Periodo: Marzo 1999 (24 giorni)
Partecipanti: due (Paolo e Fabio)
Organizzazione: Fai da te
Era inverno, ma riusciamo a liberarci dagli impegni; così, trovata un’offerta speciale della compagnia australiana Qantas, raggiungiamo Bangkok al mattino, volo perfetto.
Il caldo umido si fa subito sentire; non avevamo prenotato nulla, ma non c'è problema, poichè all'uscita dell'aeroporto ci sono degli stand pronti a prenotare qualsiasi cosa e capiamo subito che qui il turismo è piuttosto considerato.DIARIO DI VIAGGIO
Ci sistemiamo in un modesto albergo in città, ci riposiamo tutto il giorno e ci adattiamo al clima; usciamo solo la sera per mangiare e Bangkok ci appare una città moderna ma con delle sfumature mai viste, tipiche delle metropoli asiatiche, odori strani, bancarelle, un po’ di mendicanti, un notevole traffico intervallato da qualche elefante che cammina sull'asfalto.
Dopo aver mangiato, rompiamo il ghiaccio facendoci portare da un taxi a Pa-pong, un famoso mercato notturno pieno di vita, divertimenti ma anche ragazze che ballano nei locali pronte a prostituirsi, aspetto piaga del paese.
Il giorno seguente, riprendiamo un taxi (sono convenienti ed economici) e ci facciamo portare in zona centrale per la visita della città dei templi (così è nota Bangkok); e bisogna dire che è una fama giusta, visto che sono bellissimi, sembra di essere in un ambiente surreale dove tutto luccica e tutto è tranquillo; per noi sono le prime influenze del Buddhismo che qui regna incontrastato non solo come religione ma anche come filosofia di vita.
La città imperiale è piena di templi, Chedi, Buddha di varie dimensioni e posizioni e altre divinità. Passeggiamo tutta la mattina ma il caldo ci stronca, così ci rifugiamo in un McDonald, anche qui presente; la Thailandia infatti tra i vari paesi asiatici è decisamente uno tra i più aperti e moderni, pur conservando notevoli tradizioni.
Il pomeriggio facciamo un giro in barca sui Klong, dei canali navigabili che passano nell'antica zona fluviale tra palafitte e case rurali dove abita tanta gente che vive di pesca e commercio. Prima di rientrare in hotel passiamo nella simpatica stazione ferroviaria e ci prenotiamo due posti cuccetta per il giorno dopo in direzione Chiang Mai, 700 km. verso il nord della Thailandia.
Arriva il terzo giorno a Bangkok: al mattino facciamo un bel giro in un grosso centro commerciale nella parte moderna della città, e bisogna dire che questi centri non hanno nulla da invidiare ai nostri, anzi! Ci si mangia anche bene. Torniamo in albergo per prendere le valigie e salutiamo le simpatiche ragazze della hall, perché alle 18,00 parte il treno.
Il percorso purtroppo avviene di notte e non possiamo gustarci il panorama, ma il treno è una simpatica esperienza da fare: piuttosto lento, visto che in media non fa neppure 100 km. all'ora ma è confortevole e tranquillo.
Al mattino arriviamo nella stazione di Chiang Mai, seconda città della Thailandia; ci trasferiamo subito al Lanna Hotel prenotato da Bangkok, un po’ fuori città ma molto carino, ci riposiamo un po’ e ripartiamo alla scoperta del centro che è racchiuso e circondato da un canale a forma di quadrato, con i suoi vari templi buddhisti; scopriamo che qui la religione è ancora più sentita, ci sono molti monaci dalla tipica veste arancione.
Il caldo si fa sentire molto, così rallentiamo i ritmi fino alla cena e con il fresco ci facciamo un bel giro nel Bazar notturno: è molto caratteristico, si vende di tutto ma è molto artigianale, infatti qui si radunano i mercanti delle varie tribù e popolazioni del nord.
Il giorno successivo non perdiamo tempo ed effettuiamo una gita organizzata dall'hotel di un’intera giornata al parco nazionale del Doi Inthanon verso est, un massiccio ricoperto di foreste dove il clima è anche più fresco visto che qui c'è il picco più alto del paese.
Visitiamo alcuni villaggi rurali dove la gente vive in uno stato quasi primitivo e non risulta neppure censita, poi saliamo con dei sentieri tra montagne e foreste, con una coppia di Australiani raggiungiamo una una bellissima cascata; per finire visitiamo due splendide pagode simili ma di diverso colore che sorgono su due colline l'una di fronte all'altra, dedicate una al Re e una alla Regina. La sera siamo abbastanza stanchi da crollare.
Il giorno successivo altra levataccia, stavolta la gita giornaliera ci porterà a scoprire l'estremo nord, ossia il famoso Triangolo d’Oro (The Golden Triangle).
Il percorso in pullmino è lungo: passiamo per Chiang Rai, una cittadina buddhista abbastanza nota, poi altri paesini sperduti, fino a raggiungere la zona di confine tra Thailandia, Birmania e Laos separate dal grande fiume Mekong; intorno ci sono vaste coltivazioni di papaveri con alcuni vecchietti che fumano in continuazione, è qui dove durante la stagione delle piogge la nebbiolina prodotta dalle acque del fiume favorisce (così si dice) il traffico della droga tra i vari Paesi: sembra che i governi lo combattano ma sanno bene tutto.
Il tour ci conduce fino alla cittadina di Mae-Sai che appartiene per metà alla Thailandia e per metà alla Birmania; anche qui non mancano i templi, le divinità e i Chedi che sono dei templi con una cupola conica arrotondata e terminante a punta, tipici delle popolazioni Thai. Con altre cinque ore di pullmino rientriamo in tarda sera a Chiang Mai.
Il giorno dopo ancora un'altra faticata per alzarci (e il fuso orario non ci aiuta!) ed effettuare un'altra escursione, stavolta all'Elephant Park; il mio amico Fabio comincia a perdere colpi ma quando entra nel pullmino e vede due belle ragazze danesi come compagne di viaggio si riprende alla grande!
Questa volta i km. da fare non sono molti; il parco è pieno di elefanti, così, muniti di macchina fotografica e caschi di banane, effettuiamo un percorso lungo il fiume in groppa al pachiderma; il paesaggio è bello ma mi sembra molto turistico.
Nel pomeriggio invece saliamo su una zattera di bamboo e riscendiamo un torrente: c'è un gran silenzio, si sentono solo gli uccelli, è stato molto rilassante. Per finire visitiamo un centro botanico ricco di orchidee.
Tornati a Chiang Mai, il pullmino ci lascia in albergo; Fabio è dispiaciuto di lasciare le danesi, alle quali regala un fiore e pronuncia le uniche parole in inglese di tutto il viaggio "a flower for you!".
La sera come al solito ceniamo in un bel locale lungo il canale, respirando la magica atmosfera di Chiang Mai e per finire facciamo un po’ di acquisti al Bazar notturno, uno dei più ricchi di artigianato di tutta la Thailandia: vi vendono stoffe, spezie, tappeti, pietre e splendide lavorazioni in teak, il legno pregiato del nord.
E' il momento di lasciare Chiang Mai, un posto che non dimenticheremo, e ridiscendere verso sud: così sperimentiamo gli autobus e partiamo con un torpedone scalcinato per Sokothau, l'antica culla della civiltà Thai.
Arriviamo in serata e ci troviamo un modestissimo albergo; questa parte della Thailandia è più fuorimano e non ci sono molte strutture per i turisti, abbiamo qualche difficoltà anche per mangiare, la gente è lentissima e non è abituata a vedere molti stranieri.
Comunque è un posto da vedere, perché possiede una vastissima area archeologica con i templi Thai buddhisti più antichi del Paese: noi ci facciamo portare da una bicitaxi con pedalatore umano.
Il pomeriggio decidiamo di ripartire per Ayutthaya, anche perché non c'è altro da vedere nella zona. Stavolta prendiamo un bus un po’ più moderno e in serata veniamo scaricati sulla statale vicino al paese; qualche attimo di panico, ma poi troviamo una signora in automobile che gentilmente ci accompagna in un bell’hotel per turisti giapponesi, anche la cena è giapponese ma molto buona.
Al mattino visitiamo una delle aree storiche e archeologiche più interessanti di tutto il sud est asiatico; la visita necessiterebbe di molte ore, noi lo facciamo un po’ velocemente grazie a un simpatico tassista che ci scarrozza tutta la mattinata in giro facendoci anche da guida: visitiamo prima il Bang-Pa-In, bellissima residenza reale (a proposito, sembra che il re di questa nazione sia adorato e rispettato da tutti). Poi visitiamo vaste aree archeologiche ricche di templi, Buddha seduti e distesi in tutte le posizioni, Chedi etc., tutte molto belle ed affascinanti e per finire ci facciamo accompagnare alla stazione del treno per raggiungere nel pomeriggio di nuovo Bangkok. Prima di salire sul treno salutiamo il simpatico tassista e mangiamo un buon pollo con le mani acquistato in una bancarella locale.
Il treno è un locale, pieno di gente del posto che ci guarda con curiosità come se fossimo degli extraterrestri.
Arriviamo presto nella già visitata stazione di Bangkok; possiamo dire che siamo alla metà del viaggio, sia con i tempi (11 giorni dedicati al nord) sia geograficamente, visto che da ora stiamo andando verso il sud cioè verso i mari caldi (Fabio non vede l'ora).
Il treno per il sud parte alle 22,00; prenotiamo ma non troviamo il posto cuccetta, pazienza! Visto che dobbiamo attendere ancora per ore andiamo a visitare il Lumphini Park, cuore verde della capitale; è stata una ottima idea, il parco è molto bello, pieno di gente che fa sport, non solo footing ma anche palestra e body building all'aperto; scopriamo che i thailandesi cittadini sono molto sportivi, comunque lo sport più in voga è la "Thai Boxe".
Prendiamo il treno per Surat Thani, 600 km. lungo la stretta penisola meridionale e arriviamo al mattino; qui il paesaggio cambia volto e scopriamo un'altra Thailandia, decisamente più tropicale ed esotica e le palme da cocco cominciano a dominare.
Da questa cittadina del sud prendiamo un altro bus che ci porta all'imbarco sui traghetti per Ko Samui, una delle isole più belle e più note sul versante del Mar Cinese Meridionale; dopo un paio di ore di navigazione vediamo l'isola, è molto circolare ed è ricoperta totalmente da palme di cocco che emergono dalle spiaggie bianche coralline.
Quando siamo arrivati eravamo esausti dal lungo viaggio durato complessivamente quasi due giorni. Raggiungiamo un residence di bungalow presso la località di Hat Chaweng; mi avevano detto che su quest'isola un tempo c'era poco turismo, ma ora ci sono molti alberghi anche se tutti non devono costruire edifici più alti della palma da cocco (per fortuna!).
Dopo un po’ di riposo, assaporiamo le acque della Thailandia: sono caldissime, limpide e azzurre mentre le spiagge dell'isola sono molto belle, bianche e contornate di palme; ci sono molti ristoranti sulla spiaggia dove si mangia del buon pesce, anche se nel servire sono molto lenti, ma tutti i ritmi qui sono così.
Anche il giorno seguente, ci rilassiamo tra mare, spiaggia, sole e qualche violento acquazzone; cominciamo infatti a far conoscenza con i monsoni, che qui sono in grado di allagare interi paesi con soli dieci minuti di pioggia, ma la gente è abituata, si toglie le scarpe e continua come se niente fosse.
Il giorno successivo è una splendida giornata di sole, così ne approfittiamo e affittiamo un motorino per fare il giro dell'isola; andiamo a visitare il grande Buddha che domina su uno splendido panorama di palme da cocco, molto suggestivo, poi percorriamo la costa nord che secondo me è la più bella e incontaminata con spiagge stupende e ci fermiamo a mangiare ottimo pesce in un ristorantino con vista sull'isola di Ko Panghan (quasi disabitata).
Poi nel pomeriggio facciamo una escursione all'interno dell'isola dove ci sono delle belle cascate, ma per raggiungerle bisogna camminare molto e il caldo umido non aiuta di certo; arriviamo in cima fradici di sudore e facciamo un bagno, intorno tanto per cambiare ci sono piantagioni di palme di cocco con scimmie addestrate alla raccolta.
Verso sera giungiamo a Lamai, che è una delle località balneari più note e frequentate dell'isola, e facciamo un bel bagno nelle acque caldissime. La circumnavigazione è andata bene, l'unica difficoltà la troviamo nel tratto prima di casa per allagamenti e chiusura di una strada. La sera ceniamo e andiamo a dormire tra i rumori e i versi degli animali tra gli alberi sopra i bungalow; al mattimo ce ne andremo.
Il mattino successivo ci alziamo presto e lasciamo Hat Chaweng con un taxi, traghetto per la terraferma e pullman con destinazione Krabi; praticamente ci spostiamo dalla costa orientale a quella occidentale bagnata dall'Oceano Indiano.
Dopo alcune ore arriviamo al paese di Krabi, dal quale prendiamo una barca che ci porta in un posto fuori dal mondo, raggiungibile solo in barca: non ci sono strade e siamo costretti a scendere in acqua con le valigie in spalla, sembra di essere in un paradiso, ci sistemiamo in un bungalow a palafitta e facciamo il primo bagno nelle acque calde e verdi dell'Oceano Indiano.
Rimaniamo a Krabi altri due giorni e facciamo anche qualche buona amicizia; qui la natura regna incontrastata, ci sono rocce marroni ricoperte dal verde tropicale che scendono a picco sulle belle spiagge bianche; ci sono molti animali, abbiamo visto uccelli, grossi gechi, serpenti e scimmie (quest'ultime ci hanno rubato le bucce di banana). Il tempo anche qui è variabile, sole alternato a violenti scrosci di acqua, ma ormai ci siamo abituati al clima monsonico. La vita scorre lenta, anche per mangiare bisogna pazientare un po’, ma poi si è ricompensati da buon pesce, come il "tuna fish".
Dopo quasi tre giorni di permanenza, lasciamo a malincuore questo splendido posto con la speranza di tornarci, così fermiamo un barcaiolo e ci facciamo riportare nella cittadina con una lancia a motore dal tipico aspetto andamano.
In città facciamo un biglietto per imbarcarci sugli aliscafi la cui destinazione finale (che è anche la nostra) è l'isola di Phuket, con uno stop-over sulla famosa isola di Phi Phi Island, una delle gemme dell'Oceano Indiano che si trova a metà del percorso.
Dopo più di un'ora di navigazione infatti ci appare di fronte: l'isola è piuttosto piccola ma bellissima, colorata dal verde intenso delle palme, dal bianco delle spiagge e soprattutto dai colori del mare che variano tra il celeste e il verde esaltati dal sole.
Scendiamo e facciamo un giro nel mercatino all'aperto: vogliono venderci di tutto, ma dopo un quarto d'ora siamo già in spiaggia, nella stupenda baia interna racchiusa dalla forma a farfalla dell'isola; l'acqua è caldissima e limpidissima.
In serata siamo tentati di trovarci un albergo e rimanere un altro giorno ma poi decidiamo di riprendere il viaggio per Phuket.
Saliamo di nuovo sull'aliscafo, e qui abbiamo un piccolo inconveniente: ci dicono che il biglietto acquistato a Krabi per Phuket non è valido e dopo varie discussioni in inglese siamo costretti a pagarlo di nuovo (non c'è altra scelta); abbiamo preso una "sola thailandese" ma devo dire che è stato un' episodio singolare, per il resto le agenzie sono state sempre chiare ed oneste.
Arriviamo finalmente a Phuket in serata; un tassista prenotato ci viene a prendere al molo e ci accompagna in un albergo di Patong Beach.
L'isola come sapevamo è molto grande e variegata, ci sono posti tranquilli e posti movimentati pieni di divertimenti; noi venendo da posti tranquilli (quali Krabi e Samui), abbiamo optato per Patong Beach che è il massimo del casino e della vita notturna.
La spiaggia è bella ma sembra di essere a Rimini; il mare non è un gran che, anzi ha un colore marrone che ci lascia perplessi, per il resto è pieno di locali, bar, night, ristoranti e massaggi di tutti i tipi, ma soprattutto è pieno di ragazze adescatrici che scendono qui da tutto il Paese (ma anche dalla vicina Cambogia) per prostituirsi con i numerosissimi turisti uomini che arrivano a frotte con voli charter da vari Paesi, non ultimo l'Italia.
Patong Beach comunque rappresenta solo un aspetto dell'isola di Phuket, che comunque possiede dei posti bellissimi, e noi ce ne siamo resi conto nei giorni successivi, quando abbiamo cominciato a girarla.
La prima uscita è una gita organizzata che ci porta nel nord dell'isola a vedere le grotte del Buddha, molto caratteristiche e piene di scimmie e pipistrelli; dopo ciò ci siamo diretti verso la baia di Pang-nga, uno dei posti più noti e turistici del paese, dove ci attendeva una lancia a motore con cappotta antipioggia con la quale abbiamo affrontato il mare leggermente mosso e minaccioso.
La baia divenne ancor più nota dopo che vi venne girato un famoso film di James Bond, ed è un posto dal paesaggio davvero straordinario: vi sono grosse rocce ricoperte da un forte verde lussureggianti di vegetazione che emergono dalle acque tropicali, alcune formano anche degli archi naturali o danno origine a piccole insenature; per finire visitiamo un villaggio di pescatori costruito interamente su palafitte, sono i cosiddetti "zingari di mare" che vivono grazie alla pesca giornaliera.
La sera lasciamo l'Hotel e troviamo una sistemazione più economica, da un milanese sposato con una thailandese trasferito qui, che ora gestisce camere e un ristorante nel quale riassaporiamo alcuni piatti di casa nostra (addirittura mozzarella e pomodoro fresco!) e Fabio può finalmente ordinare in lingua italiana.
Il viaggio volge al termine. I due giorni successivi affittiamo un bel motorino per visitare le spiagge di Phuket: il primo giorno ci dirigiamo verso sud e scopriamo Kata, Karon e Rawai, tutte belle e a volte nascoste; indosso la maschera subacquea e vedo vari tipi di pesci, l'acqua è sempre calda e credo che tra pochi giorni ci mancherà, per finire la giornata saliamo su un'altura per vedere il panorama e il tramonto di un sole rossissimo. Durante il ritorno Fabio si brucia la caviglia con il tubo surriscaldato del motorino, così ci fermiamo e chiediamo un po’ di disinfettante ma a gran sorpresa gli danno da applicare una foglia tropicale dai poteri magici!
Il giorno successivo invece puntiamo verso nord; dopo vari acquazzoni ci togliamo il k-way e ci tuffiamo nel mare di Kamala, dove mangiamo in riva al mare del buon pesce, poi Leasmin, la bella e lunghissima Bangto Bay e per finire l'ultimo bagno a Naitong, una delle spiagge nelle quali le tartarughe nascondono le uova; un ultimo sguardo al mare andamano mentre il sole va giù e ci riempie di malinconia.
Arriva così l'ultimo giorno e facciamo un po’ di acquisti con gli ultimi bath rimasti: a Phuket si trova di tutto, tutte le marche famose vengono riprodotte in falsi ben fatti, vestiti, scarpe, orologi etc. ma attenzione a non pagarli troppo!
Così prendiamo il volo interno della Thai (buona compagnia) durante il quale ho memorizzato le ultime immagini aeree della lunga e stretta penisola ricca di spiagge bianche e torniamo all'aeroporto di Bangkok; Fabio ritira fuori il suo maglione a collo alto e lo indossa, con tutti i thailandesi che ridevano perche non ne avevano mai visto uno simile!
La sera, in perfetto orario, riparte il nostro Boeing verso casa!
CONCLUSIONI
E' stato un viaggio perfettamente riuscito; le infrastrutture turistiche del paese consentono di muoversi con relativa facilità, si trova di tutto e spesso a buon mercato, la gente è molto cordiale e non ci sono stati problemi di sicurezza personale. Inoltre credo che la Thailandia rappresenti un'ottima porta di entrata per chi si reca nel continente asiatico per la prima volta, riservando ambienti e culture di vario aspetto.Volo Qantas, Taxi, Treni, Bus, Traghetti, Aliscafo, Elefante
Non è a mio parere lo stile giusto per godersi la Thailandia,fermatevi di più e godetevi quello che un posto ha da offrire...Altrimenti è uno stress..o sponsorizzate le agenzie che organizzano tours? L'inglese poi aiuterebbe molto... per non parlar del thai...Vedreste che le tentazioni per fermarsi sarebbero ben maggiori