L'Urbe... dall'alto

La Capitale come (pochi) l’hanno vista

Da non perdere

Inevitabile tappa turistica è la veduta panoramica, che si raccomanda come "colpo d'occhio" di primo impatto con la città o, se si preferisce, come immagine conclusiva e riassuntiva della sua conoscenza.

I sette colli e gli altri, anche grazie all'espansione urbana, assicurano visuali da molteplici angolazioni, la più superba resta quella dalla cupola di S. Pietro, che per ampiezza ed altezza del punto di vista permette di leggere tutte le fasi di crescita e trasformazione della capitale.
Dall'ellisse berniniana disegnata dalla piazza della basilica, lo sguardo arriva ad abbracciare interamente l'immensa cupola ideata da Michelangelo, che diresse la costruzione di tutta la parte basamentale fino al tamburo, quasi ultimato alla sua morte. Questa è suddivisa da sedici potenti contrafforti, ravvivati da colonne binate di ordine corinzio, tra i quali si aprono i finestroni a timpano. Dall'attico del tamburo si slancia la calotta, realizzata a doppio guscio, divisa da nervature in sedici spicchi aperti da tre ordini di finestre, dette anche occhi. La cupola fu eretta in 22 mesi (1588-1589) da Giacomo Della Porta e Domenico Fontana, mentre in altri 7 mesi fu compiuta la lanterna cuspidata.

Un altro monumento, il sommoportico del Vittoriano, costituisce il miglior belvedere sul centro storico (ha sostituito quello della torre di Paolo III che sorgeva sull'area); precluso alla visita da una ventina d'anni, ci auguriamo la sua riapertura. Al di sopra delle sue 16 colonne, vi sono altrettante statue delle Regioni d'Italia; dal portico, decorato con lacunari in bronzo del Tonini, si può godere di un magnifico panorama del centro storico.
Dal colonnato, inoltre, si apre la vista dei rioni che occupano l'antico Campo Marzio fino al Gianicolo e al Vaticano (a sinistra) e del Pincio, del Quirinale e del Viminale - con l'asse di Via Nazionale - (a destra). Dietro, invece, si vede il Foro Romano, il Colosseo, il Palatino, l'Esquilino ed il Celio.
Tutto questo è coordinato dalla simmetrica disposizione di Piazza Venezia e dell'asse: Via del Corso e Via Flaminia.

Dalla terrazza all'angolo nord del Palatino si gode la più bella panoramica sul complesso dei Fori, con lo sfondo del rione Monti; poi, del Campidoglio col sottostante Velabro ed il nucleo del rione Campitelli scampati agli "isolamenti" del fascismo.
Dal fronte sud-ovest del colle ("Domus Augustana") si presentano, addobbati di verde, l'Aventino con la Valle Murcia (meglio conosciuta con il nome di "Circo Massimo") e la Passeggiata Archeologica fino alle Terme di Caracalla.
L'area archeologica del Palatino, insieme a quella del Foro Romano, viene considerata tra le più importanti del mondo. La tradizione indica questa collina come la sede della fondazione romulea della città e certamente non vi è luogo più adatto, nel comprensorio romano, per un insediamento stabile da dove poter controllare, senza essere troppi esposti, sia i guadi del Tevere situati all'altezza dell'Isola Tiberina, sia i punti di ritrovo e di mercato sorti presso di essi sulla riva sinistra del fiume (Foro Boario). Tuttavia, sino alla fine dell'età repubblicana, il colle fu soprattutto il quartiere residenziale della nobiltà e della classe dirigente, specie in prossimità del Foro, dove erano state le case dei re. Ben presto, finì col trasformarsi in un grandioso complesso che fu la "reggia" degli imperatori, designata col nome stesso della collina ("Palatium") diventato sinonimo di "palazzo". La fine del mondo antico segnò, salvo saltuarie rioccupazioni o marginali costruzioni di qualche piccola chiesa, conventi e torri, l'abbandono del Palatino. Verso al metà del XVI sec., il cardinale Alessandro Farnese lo sistemò in una grandiosa villa (Horti Farnesiani), che fu in gran parte distrutti, dopo la decadenza dovuta all'estinzione della famiglia.

Il Campidoglio offre vedute complementari a quella dal Vittoriano e dal Palatino: sia dai giardini dell'ex Villa Caffarelli (su Via del Teatro di Marcello e su Piazza della Consolazione), sia dalle terrazze ai lati del Palazzo Senatorio (sul Foro Romano, Colosseo e Palatino).
Il colle sorge alto sul Tevere ed isolato tutt'intorno tranne che verso il Quirinale (cui era unito da una sella smantellata al tempo di Traiano) ed in posizione dominante tra l'ampia pianura del Campo Marzio e la valle del Foro. Esso si prestò, sin dall'inizio, ad assolvere egregiamente alle funzioni di "rocca", dopo essere stato sede di uno dei più antichi insediamenti dell'età romana (tra la fine dell'età del Bronzo e l'inizio di quella del Ferro). Distinto in due sommità divise da un'insellatura chiamata "asylum" e circondato da un muro collegato alla cerchia urbana:
· il "Capitolium" propriamente detto a SE. Qui fu eretto nel VI sec. a.C. dai re Tarquini, il grandioso tempio di Giove Capitolino, che rimase sempre il luogo principale del culto ufficiale dello Stato.
· l'Arx a NO. Sulla sua cima, invece, vi era una piattaforma per l'assunzione degli auspici ("auguraculum"), ossia una sorta di magi-stregoni che analizzando gli agenti atmosferici ed il volo degli uccelli facevano previsioni sul futuro. Accanto a questa, sorgeva il tempio di Giunone Moneta, presso il quale fu costruita la prima sede della zecca (detta appunto "moneta").
Ben presto, iniziò ad ospitare piccoli santuari (di Giove Feretrio, di Terminus, di Fides e di Iuventas), fino ad arrivare alla costruzione del suddetto tempio di Giove Capitolino (e di Giunone e Minerva). Alla fine del mondo antico, il Campidoglio fu praticamente abbandonato e ridotto a pascolo (Monte Caprino) ed al posto del tempio di Giunone Moneta sorse la chiesa di Santa Maria in Aracoeli. Nel '500, i ruderi di alcuni edifici pubblici cedettero il posto al grandioso complesso realizzato da Michelangelo per Paolo III. In questo modo, l'orientamento del colle cambiava direzione e volgendosi con le spalle al Foro e verso la città papale, nasceva l'unico grande centro civico rinascimentale d'Italia e la prima piazza monumentale di Roma moderna.

L'Aventino presenta, oltre alla spettacolare "complessiva" dei Palazzi Imperiali - da Piazzale Ugo La Malfa - quella sul Tevere, dal parco Savello (più noto come "giardino degli aranci"; dal quale poco oltre, in piazza dei Cavalieri di Malta, vi è la celebre inquadratura dal "buco della serratura" della cupola di S.Pietro) fino a Trastevere, al Gianicolo ed a Monte Mario.
Questo colle ebbe da subito un carattere popolare, soprattutto quando con la "Lex Icilia" del 456 a.C., venne permesso ai plebei di costruirvi case da trasmettere in proprietà. Nel Medioevo tutta la zona, sede di ordini monastici e di insediamenti fortificati, fu destinata per lo più ad usi agricoli, mentre le successive vicende edilizie, fra le quali assai significativo è l'intervento del Piranesi al complesso dei Cavalieri di Malta, riguardarono modifiche e rifacimenti delle strutture già esistenti. Solo dopo il 1931 la zona si andò trasformando nell'attuale quartiere residenziale.

Sul fronte orientale della passeggiata del Gianicolo (da piazzale Giuseppe Garibaldi e, più a nord,, da piazzale del Faro) si trova il più classico panorama della città papale, con l'espansione della prima periferia che ha divorato buona parte della cornice verde.
Sul fronte opposto è godibile, con aspetto non troppo lontano da quello decantato fino ad un secolo fa, la visuale sul Vaticano e su Villa Doria Pamphilj, che maschera con la sua massa arborea l'urbanizzazione novecentesca di Monteverde.
Il quartiere gianicolense, tra i maggiori di Roma per estensione e popolazione, è articolato in due nuclei: Monteverde Nuovo e Monteverde Vecchio, così chiamati per la presenza del tufo verdognolo usato già dall'antichità come materiale da costruzione.
Una volta arrivati in Piazza Garibaldi si può osservare al centro la famosa statuta equestre in bronzo dell'eroe italiano Giuseppe Garibaldi, mentre se ci si avvicina alla terrazza, si possono osservare da lontano i maggiori monumenti della città e dove, tutte le domeniche a mezzogiorno si ascolta il rumore del colpo sparato da un cannone situato nella parte bassa della balaustra.

Altri celebri punti di vista sono offerti dalla passeggiata del Pincio prevista nel piano degli abbellimenti della città (1811), in asse con la quale è l'attraversamento del quartiere umbertino di Prati, verso S.Pietro, Monte Mario e Gianicolo.
Questa venne progettata, inoltre, come opera di carattere sociale secondo le concezioni della Francia post-rivoluzionaria. Il complesso venne realizzato da Giuseppe Valadier (1834) con gradinate prospettiche e nicchie con statue allegoriche di ispirazione classica. Imboccato Viale D'Annunzio s'incontra la prima prospettiva: Igea con ai lati il Genio della Pace di Alessandro Massimiliano Laboureur ed il Genio delle Arti di Filippo Gnaccarini (le due colonne rostrate di granito grigio, con trofei, provengono dal Tempio di Venere e Roma - Foro Romano -). La salita di destra porta alla seconda prospettiva con la Fama che corona i Geni delle Arti e del Commercio di Achille Stocchi e Felice Baini (1831). Dopo il successivo tornante, si arriva all'imponente loggia coperta a tre arcate, con mostra d'acqua centrale: ai lati, due gradinate portano alla loggia panoramica (1832-34). Al termine della salita converge da sinistra Viale Mickiewicz; sul muraglione vi è una lapide in ricordo di Pio VII che completò la passeggiata, la quale ci porta fino a Trinità dei Monti e ci permette di guardare sopra un mare di tetti, altane, cupole e campanili del "quartiere barocco".

Infine, i panorami la cui recente fama è strettamente connessa alla collocazione strategica di frequentatissimi bar:
· quello su Monte Mario presso l'Osservatorio, la cui ampiezza fa quasi dimenticare l'opprimente edilizia sottostante;
· e quello di piazza delle Muse sui Monti Parioli , aperto verso il limite settentrionale della città attuale, dove la valle del Tevere tra Villa Glori e l'Acqua Acetosa non ha ancora perduto il respiro paesistico.

Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento, contattaci per ottenere il tuo account

© 2024 Ci Sono Stato. All RIGHTS RESERVED. | Privacy Policy | Cookie Policy