Lungo la Strada Romantica

Un viaggio itinerante su uno dei più bei percorsi europei

Finalmente arriva il 14 Agosto e anche per noi iniziano le vacanze; io e mia moglie Carmen non stiamo più nella pelle, sono in fermento gli ultimi preparativi per le varie soste mangerecce, e tra le raccomandazioni fugaci della suocera, i vari saluti e gli ultimi check control dei bagagli giunge il momento della partenza.
La giornata è ottima per una guida rilassante con la nostra compagna di viaggi (la Polo) che mai ci ha tradito e che anche quest’anno le viene affidato un compito non indifferente.
Ci dirigiamo così verso l’imbocco dell’autostrada avendo cura di osservare bene il cartellone elettronico se segnalava eventuali ingorghi, ma i soliti avvisi di prudenza e invito all’osservanza delle norme stradali ci lascia intendere che tutto è tranquillo. Lasciamo l’Italia all’altezza di Chiasso e prendiamo la A2 che ci porta verso il tunnel del San Gottardo, punto di divisione del clima mediterraneo da quello continentale; e infatti all’uscita della galleria cambia anche il tempo che subito dà sul nuvoloso con temperature registrate dai cartelloni di 14 gradi e che non fa presagire nulla di buono. Proseguiamo a nord e usciamo all’altezza dello svincolo di Altdorf che ci allaccia alla A4 per Zurigo, costeggiando per un buon tratto il lago dei Quattro Cantoni, e il paesaggio che ci si para davanti è stupendo nonostante il cattivo tempo; elementi come l’acqua, contornata da montagne dalle cime innevate e il battello che compie la traversata fanno di questo luogo una cartolina.
L’autostrada finisce alla periferia di Zurigo e per proseguire verso il confine tedesco con la A1, occorre attraversare la città da un capo all’altro pensando all’inutile perdita di tempo che si sarebbe dovuto spendere per oltrepassare il centro con i vari semafori e il traffico che sicuramente avremmo trovato. Macchè; niente di tutto questo… L’organizzazione del comune di Zurigo è impeccabile sulla viabilità e con sopraelevate in periferia e veri e propri tunnel che passano sotto il centro città, abbiamo compiuto l’attraversamento in meno di 5 minuti facendoci trovare in automatico sulla A1 che conduce a nord verso la Germania. Di seguito ci dirigiamo verso la nostra prima tappa dove ci sono le cascate del Reno; Carmen è ignara di tutto questo perché le ho voluto fare una piccola sorpresa cambiando il tragitto, ma all’altezza dell’uscita delle cascate intuisce già qualcosa nonostante le scritte in tedesco.
Arrivati sul luogo, accompagnati da una pioggerellina fitta ed insistente, ci prepariamo a compiere la nostra prima visita; e pagando l’ingresso (1 € a testa) alla cassa ci dirigiamo verso le cascate. Il tragitto si compie su delle scalinate e ad ogni rampa c’è un pianerottolo con differenti punti d’osservazione; la portata del fiume crea un fitto pulviscolo d’acqua che ci lava letteralmente ed è molto difficile scattare delle foto; in ogni caso non desistiamo e alla fine facciamo un discreto servizio fotografico con non poche difficoltà causate dal continuo inumidirsi dell’obiettivo.
C’era anche la possibilità di arrivare alla base delle cascate con le barche che compievano la traversata del fiume controcorrente: pazzi…
Dopo una buona mezz’ora di contemplazioni ci dirigiamo verso la macchina con la pioggerellina che non accenna a smettere e con qualche dose di rassegnazione decidiamo di consumare i nostri viveri di conforto chiusi in macchina, anche perché erano le 14,30 e cominciavamo a sentire una certa fame.
I panini finiscono al volo accompagnati dai Kinder brioss (il nostro dessert da viaggio), dopodichè di buon grado riprendiamo la nostra passeggiata dirigendoci al confine tedesco per poi proseguire costeggiando il lago di Costanza. Giunti in frontiera il tipo della dogana ci ferma e chiede passaporti con patente; io tiro fuori le nostre carte d’identità e gliele do insieme alla patente; il doganiere mi guarda attonito, forse perché si aspettava i passaporti ma alla fine ci restituisce il tutto e ci fa cenno di proseguire: questi Svizzeri malfidati!
Dopo un quarto d’ora di strada si intravede il lago: è incredibile constatare che già dal suo inizio sia così esteso; sarà almeno tre volte più largo del lago Maggiore e man mano che si prosegue diventa sempre più grande; sembra quasi di costeggiare il mare. Il tempo và man mano migliorando e ogni tanto il sole fa qualche comparsa fugace da dietro le nuvole; il tratto di strada è panoramico e allo stesso tempo gradevole da percorrere e la prima cosa che io e Carmen notiamo, e avremo poi modo di riscontrarlo ovunque si vada, è l’ordine accompagnato da una pulizia maniacale delle strade.
Tutte le strade del territorio in effetti sono fiancheggiate sia a destra che a sinistra da altrettante stradine asfaltate a tavola da biliardo adibite sia all’uso pedonale che per le bici ed era bello vedere lungo la via tanti ragazzi che adoperavano la mountain-bike per le loro scampagnate al posto della macchina e ciò ti fa capire l’importanza che loro danno alla natura rispettandola al contempo. Man mano che si procede, incontriamo la prima cittadina da visitare: Uberlingen. Decidiamo quindi di farvi una sosta parcheggiando la macchina lungo la strada. Uberlingen è una cittadina dalle caratteristiche spiccatamente nordiche con i tetti a graticcio molto spioventi che fanno pensare a quanto possa nevicare nei periodi invernali in quei paraggi e con decorazioni che facevano da margine alle finestre e ai balconcini abbelliti da gerani e altri fiori dai colori più vivaci.
Di seguito troviamo le indicazioni per i giardini del posto e decidiamo così di visitarli, una soluzione che ben presto si rivela vincente in quanto questi ultimi sono davvero spettacolari: fiori e piante di tutte le specie con prati all’inglese curatissimi mi fanno venire in mente i giardini della reggia di Caserta. Il tempo però stringe, sono quasi le 17 e bisogna arrivare a Lindau almeno per le 18,30 altrimenti ci salta la prenotazione dell’albergo, quindi è necessario rimettersi in viaggio ripromettendoci però di proseguire le soste sul lago di Costanza il giorno dopo.
Costeggiamo così tutto il lago con alcuni tratti panoramici fantastici; oltre il lago si vedono le Alpi con le cime più alte coperte di neve, mentre lungo la strada dalla parte opposta vi sono immensi filari di frutteti (mele e pere soprattutto) e di vigneti con prati curatissimi direttamente sotto alle piante da frutta… Personalmente non ho mai visto una cosa del genere da nessuna parte; solitamente sotto alle vigne c’è solo terra! Vabbè, per tutte queste accortezze che ho avuto modo di constatare lungo la strada, noi Italiani abbiamo molto da apprendere, sia dal punto di vista dell’organizzazione in generale e sia soprattutto dall’educazione e dal rispetto che la gente del posto ha verso la natura; cosa che a noi purtroppo manca sia per carenza di infrastrutture, sia sopratutto per modi di vivere completamente diversi. La mia è stata una sorta di sfogo personale, anche perché non si può fare a meno di notare differenze così evidenti, e se si pensa che noi come la Germania facciamo parte della Comunità Economica Europea il tutto lascia a pensare…
Arriviamo a Lindau che sono quasi le 7 di sera e comunque non troviamo nessuna difficoltà a trovare l’albergo anche perché si trova proprio lungo la strada, quest’ultimo poi è grazioso visto da fuori risaltato da particolari colori che lo fanno sembrare un hotel a 5 stelle, ma una volta entrati al suo interno, l’ambiente è essenziale come in un albergo a conduzione familiare. Alla reception ci accoglie una signora robusta dai capelli rossi molto cordiale e che parla l’italiano con un forte accento tedesco che comunque è comprensibile e disbrigate le formalità di check-in scarichiamo i bagagli dalla macchina e saliamo in camera. L’ambiente di quest’ultima poi, è nell’insieme sobrio e funzionale, c’è tutto quello che serve per un buon soggiorno e comunque in generale regna una pulizia perfetta. Una cosa che però ci ha davvero colpito è il modo di come sono fatti i letti; in pratica non usano le lenzuola come noi, ma hanno un semplice sacco imbottito di piumino con un enorme cuscino quadrato e basta. Come si dice: paese che vai e usanze che trovi…
Lindau per noi è già una vecchia conoscenza in quanto ci eravamo già stati l’anno scorso, comunque un giro in città lo si fa sempre volentieri e poi il fascino di attraversare il ponte per doverla raggiungere come se fosse una piccola isola circondata dal lago è davvero bello.
I dedali di viuzze con i tipici Bacherei (le panetterie) forniti di dolci e specialità bavaresi tra le più disparate, i vari negozietti di vestiti tirolesi, e le birrerie che si trovano lungo il bel porticciolo fanno di Lindau una cittadina davvero caratteristica. Decidiamo di prenderci una birretta al Maar mor Saal, un locale che dà direttamente sulle rive del lago; ed entrandovi la prima cosa che ci colpisce è, udite udite, un vero e proprio altare con tanto di croce dietro al bancone e cameriere in tenuta da balconcino con vista panoramica… Un luogo di pagani? Ordiniamo e beviamo la nostra birra, poi stanchi e distrutti dal viaggio con il sottoscritto che faticava a tenere gli occhi aperti, torniamo in albergo per andare a dormire.

Martedì 15 Agosto
Ci svegliamo di buon mattino per proseguire il nostro viaggio e siccome che il giorno prima avevamo tralasciato gran parte dei paesini lungo il lago di Costanza, decidiamo di percorrere a ritroso tutto il tratto lacustre. Ma prima di tutto questo scendiamo per fare colazione ed entriamo in una bella sala da the con comode poltrone e tavoli rotondi abbastanza grandi per contenere anche 8 persone(???). In effetti la cosa mi è parsa un po’ strana circa i tavoli molto ampi, poi Carmen mi ha fatto notare che la sala era attigua ad un altro locale con la vetrina che dava sulla strada e al suo interno due grossi banconi contenenti svariate qualità di pasticcini destinati alla vendita per la clientela esterna…
Se fai due più due si fa presto a capire che il proprietario ha pensato di gestire una sorta di doppia attività con alloggio e prima colazione nella sala da the, mentre al pomeriggio locale sempre aperto e destinato alla vendita al dettaglio; una soluzione davvero geniale.
La nostra colazione non era a buffet, ma le varie brioche fresche con panini, burro, marmellata, succhi e un paio di specialità pasticcere che la ragazza ci portava riuscivano a soddisfare in pieno il nostro palato; e dopo una mangiata abbondante facciamo il nostro check out e ripartiamo alla volta di Meersburg. Lungo la strada facciamo delle digressioni che ci portano ad alcuni villaggi che danno direttamente sul lago e ad ogni ingresso di paese che si faceva, trovavamo la piazzetta col municipio addobbato di gerani alle finestre e intonacato con colori vivaci, la classica fontanella come quella dei villaggi alpini, e poco più spostato l’albero della cuccagna con le bandierine delle varie contrade. Arriviamo a Meersburg verso le 11 e per parcheggiare la macchina ho dovuto cristare una buona mezz’ora talmente erano pieni i parcheggi a pagamento, poi ci viene in mente che oggi è Ferragosto e che naturalmente anche il resto della gente si muove come noi. Entriamo in centro attraverso una grande porta ad arco in stile medievale e lungo la via principale, che tra l’altro è pedonale, vi sono disseminati vari negozietti di souvenir e di posticini di ristoro con arredamenti tipici del luogo e ovunque scritte in gotico antico. Carmen fa lavorare a dovere la macchina fotografica e scatta foto un po’ dappertutto incuriosita dalle novità che man mano trovava, mentre io, e chi mi conosce lo sa bene, ero alla ricerca di qualche locale dove si poteva consumare qualcosa di sfizioso. Mi fermo davanti ad un bancone che dava direttamente sulla strada e chiedendo con un inglese arrangiato dei consigli su alcune specialità del posto, il gestore mi mostra un listato riportante le varie pietanze, scritto naturalmente in tedesco. Un po’ per intuito, un po’ perché gia da casa mi ero preparato un piccolo lessico con relativa traduzione, mi faccio portare un piatto di gnocchetti che loro chiamano spatzle conditi con una crema di funghi accompagnati naturalmente da un buon boccale di birra e per contorno delle Kartofelsalat che non erano altri che le patate lesse all’insalata…
Carmen mi fa solo compagnia senza mangiare, forse perché ancora piena dei panini del giorno precedente o forse perché il cibo del posto non le andava a genio; mah, si riprenderà! Tra un boccone e l’altro ogni tanto davo qualche occhiata agli arredamenti del locale quando il mio sguardo si sofferma su una bandiera che riproduceva i classici colori della Germania riportante quattro date che rimarcavano le loro vittorie ai campionati mondiali di calcio; l’ultima data era di quest’anno!
Tutto lasciava ad intendere che evidentemente i tedeschi non avevano mandato giù il boccone amaro per aver perso la coppa del mondo in casa loro, e anche lungo la strada a volte capitava di incrociare alcune macchine con la bandierina nazionale fuori dal finestrino oppure attaccata all’antenna della radio con ostentata convinzione, e con qualche ghigno di soddisfazione e qualche occhiata fulminante della moglie che mi fa ricordare che siamo nella tana del lupo, finisco di mangiare e di seguito proseguiamo la nostra passeggiata per la città.
Lasciamo la via pedonale per raggiungere il punto più alto della città dove da qui dominano due palazzi con veduta superba sul lago; mentre nel ritorno ci avventuriamo in viuzze costellate da case con tetti a graticcio e pareti misto legno a vista e intonaco che ci faceva sembrare all’interno di un libro illustrato di fiabe.
Ci tratteniamo qui un bel po’ perché ci piace tanto il modo di come è fatta la cittadina, un po’ panoramica con scorci che davano sul lago e un po’ medievale con le casette, i negozietti di artigianato e qualche rocca situata lungo la cinta muraria; fino a quando si fanno le 4 e decidiamo di riportarci in direzione di Lindau da dove parte la strada Alpina (Deutsche Apenstrasse) che conduce a Fussen lungo un tratto di montagne.
La strada di circa 70 Km. si disloca ora con vari sali-scendi, poi a larghi e dolci tornanti, poi si addentra nelle macchie con la via alberata che riproduce una sorta di tunnel naturale, poi costeggia alcuni laghetti alpini, poi offre vedute panoramiche di piccoli villaggi immersi nelle verdissime vallate; e il tutto viene compiuto in quasi tre ore dovute alle repentine soste per godere di quei meravigliosi scenari puntualmente immortalati dalla macchina fotografica.
Giungiamo così a Schwangau che tra l’altro è praticamente attaccata a Fussen verso le sette di sera dove c’è il nostro albergo posizionato in un punto strategico da cui partono gli itinerari che conducono direttamente ai castelli reali e ad altri generi di attrazioni turistiche. Disbrigate le formalità di check-in saliamo in camera, e anche questa come quella di Lindau è carina con i letti fatti sempre alla stessa maniera, ma con in più un terrazzo da cui si gode una vista fantastica direttamente sul castello arroccato di Neuschwanstein, preso come modello da Walt Disney per le sue favole e che dicono sia il monumento più visitato di tutta la Germania.
Dopo una bella doccia prendiamo la macchina e ci dirigiamo verso Fussen per una passeggiata in centro e anche in cerca di un ristorante per soddisfare il nostro appetito (o per meglio dire quello del sottoscritto). Fussen è, come le altre città precedentemente visitate e come del resto penso lo siano un po’ tutte le altre che incontreremo durante il nostro giro, un’altra ad avere la caratteristica delle case dai colori più vivaci e dai tetti spioventi tipici delle case d’oltralpe con in più i balconi e le finestre abbellite dai fiori e le insegne dei vari negozietti scritte direttamente sul muro a caratteri di stile gotico antico come se facessero parte integrante dell’intonaco.
Giriamo a zonzo per le vie con l’intento di trovare qualche ristorante che fa al caso nostro giusto per rintanarci un pochino anche perché la serata è abbastanza fredda e ventilata e nel frattempo si guardano anche dei negozi dalle vetrine allestite nei modi più originali per la gioia di Carmen. Di seguito troviamo posto in un ristorante del centro che tra l’altro ha anche i menu scritti in italiano e quindi ci facciamo portare al volo due belle bistecche di maiale contornate da patitine, insalate condite con diverse spezie abbastanza forti e varie salse tutte nello stesso enorme piatto. In effetti a differenza della nostra cucina nei diversi paesi esteri si usa mangiare in un unico piatto e che personalmente posso assicurare, basta anche per i più esigenti in fatto di quantità, e come da ruolino non poteva mancare il classico boccale di birra che qui in Germania oltre a costare di meno è anche più buona, perché non è eccessivamente gassata come da noi. Si ritorna in albergo sazi e con la pancia piena pronti per iniziare la giornata successiva con la visita ai castelli.

Mercoledì 16 Agosto
Ci svegliamo di buon mattino e il cielo è parzialmente coperto dalle nuvole che vanno man mano diradandosi; io tra l’altro accuso un mal di schiena dovuto al fatto che non sono abituato a dormire con un cuscino così grosso e morbido da sprofondarci dentro, condizioni invece favorevoli per mia moglie che le piace il cuscino morbido; così decido per le notti successive di piegarlo in due facendolo diventare di dimensioni standard.
Scendiamo per fare colazione e questa volta tutto al buffet corredato di ottime brioche ancora calde, dolciumi, marmellate, yogurt e altro ben di Dio di cui ne faccio incetta con ingordigia; dopodichè a stomaco perfettamente carburato ci dirigiamo verso la zona dei castelli pronti a soddisfare tutte le nostre curiosità riguardanti il bellissimo castello di Neuschwanstein. Arriviamo in un complesso di strutture alberghiere con bei ristoranti, la fermata del bus e dei calesse che portano i turisti al castello, ed il ticket center: l’insieme di tutti questi edifici ornati in stile barocco dai colori più impensabili li fanno sembrare un contesto del tipo Gardaland, e nelle immediate vicinanze un laghetto che vi fa da cornice. Già da qui inizia a essere favola.
Le biglietterie sono sovraffollate di persone che fanno la coda alla cassa, ma fortunatamente noi abbiamo fatto la prenotazione da casa tramite web e così superiamo tutti accodandoci allo sportello “reservation”dietro a sole due persone ritirando così i nostri biglietti recanti l’ora e il numero progressivo della visita che coincidono con la guida in italiano. L’itinerario prevede la prima visita al castello di Hohenschwangau tra l’altro in fase di restauro alle mura esterne ma comunque visitabile senza problemi, dove risiedevano i genitori di Ludwig II; purtroppo non è possibile fare fotografie ne tanto meno effettuare delle riprese ai suoi interni, quindi come archivio rimane la nostra memoria. Si visitano le varie stanze tutte comunicanti tra loro tramite un corridoio esterno destinato al passaggio della servitù, e da altrettante porte interne alle stanze stesse in modo tale che i regnanti non potevano essere notati durante i loro spostamenti da un locale all’altro; fino ad arrivare alla camera di Ludwig II, l’attore responsabile della realizzazione dei più bei castelli della Baviera.
La sua camera da letto ha una particolarità che mi ha colpito: vicino ad una finestra vi è posizionato un binocolo puntato dritto sul castello di Neuschwanstein, segno di come Ludwig seguisse con assiduità le opere di realizzazione del suo, se si vuol così definire, capriccio. La visita termina con il percorso forzato al negozio dei souvenir, ma non c’è tempo da perdere per il fatto che mancano tre quarti d’ora all’inizio della visita al castello di Neuschwanstein e occorre fare in fretta i biglietti per l’autobus che ci porta in cima, pena una terribile arrampicata di oltre mezz’ora senza sosta…
Una volta giunti a destinazione si rimane a bocca aperta non solo per l’imponente quanto particolare struttura che lo fanno sembrare un castello nel castello, ma soprattutto dalla sua posizione arroccata, cintato in parte dalle montagne come una sorta di muraglioni naturali e da un panorama mozzafiato sui laghetti circostanti; da una parte poi si nota un ponte (il Marienbrucke) con struttura ad arco posizionato a quasi cento metri d’altezza su due spuntoni di roccia da dove si ha una visione pressoché totale su tutto il profilo del castello.
Si entra nel castello per la visita che tra l’altro nemmeno qui si possono fare foto e subito ci si accorge delle differenze di arredamenti rispetto a quello precedente: ovunque regna sfarzo dato dai numerosi arazzi fiamminghi, quadri e soffitti affrescati, lampadari di cristallo enormi (quello della sala da pranzo contava 2500 candele!); il tutto preso come modello dagli interni del palazzo di Versailles ed approntato anche negli altri castelli di sua realizzazione; tutte le stanze erano poi decorate di ogni ornamento possibile e immaginabile e a volte si faceva fatica a distinguere quale fosse lo spogliatoio (pensa te) e quale la normale anticamera.
Si narra che questo Ludwig era un pazzo, ma secondo me nella sua eresia ha realizzato qualcosa da cui sprigiona fascino e romanticismo capaci di proiettarti davvero nel mondo delle favole e che difficilmente si possa trovare altrove, persino nella conosciuta Valle della Loira.
Il giro guidato termina con la visita alle cucine dotate di ogni attrezzo tecnologico di quel periodo (c’era addirittura l’acqua corrente e l’impianto elettrico); dopodichè avendo il pomeriggio a disposizione, decidiamo di proseguire lungo la Romantische strasse incontrando man mano i paesini da visitare. La strada è proprio romantica per il fatto che ovunque vi sono verdissime valli punteggiate qua e là da gruppi di caseggiati e dalle mucche al pascolo; e man mano che si prosegue lungo la via arriviamo a Schongau. Siamo fortunati, perché troviamo il paese in festa e lungo la via principale vi sono disseminate diverse bancarelle adibite a vere e proprie botteghe artigianali dove abbiamo avuto modo di assistere alla lavorazione del ferro battuto scaldato dal vecchio mantice, alla filatura della lana sui fusi e altre opere realizzate a mano come un tempo. Nel centro della piazza principale invece è allestito un palco con alcuni cantanti dal look decisamente variopinto… che suonavano musica celtica e tutt’intorno lunghi tavolati con gente allegra che mangiava e beveva di cui io e Carmen decidiamo di farvi parte. Facciamo comunella con i vicini di tavolo in un inglese arrangiato e il tempo scorre in fretta divertendoci tanto, fino a che non decidiamo di rientrare in albergo anche perché sono già le nove e percorrere la via romantica quando è buio non è così bello come percorrerla di giorno causa l’assenza totale di illuminazione.

Giovedì 17 Agosto
Si parte di buon mattino, dopo l’abbondante colazione, alla volta del castello di Linderhof, altra opera commissionata da Ludwig II, sotto una stupenda giornata di sole; per arrivarci si percorre una parte del Tirolo in territorio austriaco per poi rientrare in Germania; e qui inutile dirlo, con paesaggi stupendi e carichi di poesia che mai inducono alla monotonia. Giunti sul posto si parcheggia la macchina in mezzo ad una foresta e i vari tragitti di percorrenza alle biglietterie e al castello si effettuano camminando praticamente nel bosco fino a quando, come per magia, appare il palazzotto bianco sulla sinistra mentre a destra un’immensa distesa di giardino con fiori e fontane. Il tutto fa apparire Linderhof come un gioiellino in miniatura intrappolato in mezzo alle montagne e dalla parte più alta dei giardini si gode di una vista dell’insieme davvero spettacolare anche perché l’ambiente non è dispersivo come nelle grandi regge di Versailles o di Caserta. Carmen svolge un lavoro eccezionale con la macchina fotografica e riprende il palazzotto da diverse posizioni fino a quando giunge il momento di entrare per la visita guidata e anche qui, come negli altri castelli precedentemente visitati non si possono fare le foto. Si ripete il fasto visto in precedenza al castello di Neuschwanstein con gli ambienti impreziositi dagli stucchi e dagli intarsi sulle porte in cornice dorata. Qui Ludwig trascorse il suo periodo di soggiorno soltanto per dieci giorni, dopodichè per cause sconosciute venne ritrovato deceduto lasciando dietro di sé un alone di mistero circa la sua morte… (forse levato di mezzo a causa del troppo dispendio di denaro dello stato che ne faceva per realizzare i suoi castelli?)
La sua vita malinconica, scostante per certi aspetti quanto solitaria lo inducono a strani comportamenti nell’ambito della quotidianità: davanti al suo letto fece realizzare un tavolo che con un sistema di carrucole e di botole scendeva fino in cucina; qui veniva caricato di pasti e successivamente fatto rialzare fino alla sua camera in modo tale che potesse mangiare senza essere visto nemmeno dai suoi servitori.
Fece realizzare addirittura una stanza di musica per il suo amico compositore Wagner allestendola di un pianoforte che non fu mai suonato e questo castello, come del resto gli altri che fece costruire, rimase un opera incompiuta.
Terminata la visita al castello si esce per ammirare nuovamente il giardino e seguendo le indicazioni di varie attrazioni, finiamo per arrivare all’ingresso di una grotta; quest’ultima è artificiale realizzata con struttura in ferro opportunamente ricoperta di cemento riproducendo fedelmente i vari anfratti, stalattiti e persino di un laghetto interno con ai piedi un affresco su tela; completano il tutto numerosi giochi di luce dai colori più svariati nello spiazzale principale della grotta, destinato a palcoscenico per Wagner; ed è stata fatta realizzare da Ludwig appositamente per i concerti di musica al fine di ottenere un’acustica superba.
Usciamo dal piccolo regno di Linderhof estasiati per quanto abbiamo visto e proseguiamo la nostra visita al vicino monastero di Ettal, una costruzione realizzata in stile barocco che mi fa tornare in mente l’abbazia di Einsideln visitata l’anno scorso con i nostri genitori che si trova nel cantone di Swaizy della Svizzera centrale, per poi giungere ad Oberammergau, un grazioso paesino con la caratteristica peculiare di avere le case dalle facciate affrescate; roba dell’altro mondo…
Su alcune vi erano delle figure che ricalcavano fedelmente alcune situazioni narrate nei libri di fiabe: Cappuccetto Rosso ne è un classico esempio prontamente immortalato dalla nostra macchina fotografica. Durante la nostra passeggiata tra i vari negozietti di presepi, di cui la cittadina ne è praticamente piena, si trova il tempo di entrare nei classici backerei per acquistare i prodotti tipici bavaresi da forno: i Brezel (il pane intrecciato dell’Oktober-fest) troneggiano praticamente in tutti i banconi delle panetterie, seguiti dai Cheese-cake, brioche dal profumo di cannella, altri dolciumi ricoperti di miele, nonché pane di ogni forma e tipo, spesso ricoperto di sementi dalle qualità più
svariate come sesamo, finocchio, cereali, mandorle e chi più ne ha più ne metta.
E’ ancora presto per rientrare al nostro albergo di Schwangau e cosi decidiamo di portarci in direzione di Steingaden dove c’è la chiesa di Wieskirche, monumento tutelato dall’UNESCO, la quale è interamente circondata da un verdissimo prato che tra l’altro anche qui vi sono mucche allo stato brado; l’interno poi realizzato in stile barocco, come del resto gli altri monumenti tipici della Germania meridionale (anche Austria e Svizzera condividono le stesse caratteristiche) è una delle più importanti per via della cupola affrescata e dagli interni di cui fanno dominio il marmo con pregevoli stucchi dorati.
Lo spiazzale dei pullman è affollato; c’è gente di diverse nazionalità soprattutto Belgi e Olandesi arrivati con il camper: quanto li invidio per il fatto che mi è rimasto nel cassetto un sogno incompiuto circa un viaggio da fare a Capo Nord con il camper…
Decisi a continuare le nostre visite facciamo rotta verso Landsberg am Lech guardando bene l’orario per non correre il rischio di fare la via del ritorno al buio (Carmen è molto apprensiva riguardo a strade buie che non conosce), anche perché Schwangau dista da qui un buon 70 Km di strada normale. Landsberg ci accoglie con una bella cascata artificiale del fiume Lech e lungo la sua riva vi sono disseminati diversi localini di ristoro davvero caratteristici che sfruttano il muretto dell’argine come tavolino; mentre la via principale che porta verso il centro culmina in una grossa piazza con una bella fontana in mezzo e tutt’attorno edifici con tetti a graticcio della stessa altezza messi in fila uno accanto all’altro che creano nel loro insieme un’armoniosa continuità.
Si prosegue lungo una salita che conduce al punto più alto della città da dove si gode di una visuale a 360 gradi di tutta Landsberg e vedere tutti quei tetti spioventi sparsi in giro è molto suggestivo.
Facciamo ritorno verso il parcheggio costeggiando il tratto esterno delle mura fortificate che ogni tanto vengono interrotte da belle torri con i portali d’ingresso alla vecchia città fino a che non arriviamo alla nostra macchina. Sono le 8 di sera e decidiamo di ritornare in albergo per non fare tardi mangiando qualcosa per strada senza sbatterci troppo e passando alla periferia di Landsberg, notiamo un grosso centro commerciale che comprendeva anche il Mc.Donald’s (classico ripiego per casi di emergenza dove di seguito ci rimpinziamo) e di un lavaggio macchine a self-service con annesso il distributore di carburante. La nostra Polo ha bisogno di una bella rinfrescata, così mentre io provvedo alla pulizia e al rifornimento di gasolio, lascio libero sfogo alla moglie di coltivare la sua passione dei centri commerciali dandoci appuntamento allo spiazzale del lavaggio; dove poco lontano da lì, noto un gruppo di tanti ragazzi fermi con le loro macchine personalizzate da gadgets di stile corsaiolo che facevano casino con i loro motori, imitando un raduno alla Fast and Furios.
Arriviamo a Schwangau stanchi per la giornata piena ma anche contenti a quanto abbiamo visto oggi e rientriamo in albergo per andare a dormire.

Venerdì 18 Agosto
Ci svegliamo tardi dopo una bella e lunga dormita; prendendocela con comodo ci organizziamo per il check-out dell’albergo per poi dirigerci verso Augusta, dove abbiamo deciso di soggiornarvi un paio di giorni. La giornata non è delle migliori e il cielo da sul nuvoloso: speriamo che migliori, anche perché abbiamo avuto modo di constatare che il tempo da queste parti è piuttosto variabile.
Si ripercorrono i paesi visitati in precedenza e superata Landsberg il paesaggio cambia diventando più piatto e monotono un po’ come la nostra pianura padana; spariscono i bei prati con i pascoli per dar posto a campi di frumento e a qualche zona industriale. Anche la strada cambia da collinare e ricca di curve dolci, a dritta allargandosi addirittura di una corsia in più per ogni senso di marcia. Facciamo gli ultimi 40 Km. che ci dividono da Augusta di volata e in questo frangente si nota la vera correttezza dei Tedeschi nella guida dei loro automezzi: quando c’è da andare piano specie in città, si va piano rispettando tutte le segnaletiche; ma quando c’è il cartello che indica con il taglio netto di riga nera i 120 Km/h che tra l’altro non mi era mai capitato di vederne uno del genere da nessuna parte specie sulle strade statali, si corre, e… decisi! E quando si imbocca una strada a scorrimento veloce con due corsie, quella di destra viene lasciata libera per agevolarne l’ingresso; un comportamento davvero esemplare!
In Germania in effetti su tutte le strade statali a scorrimento veloce e le autostrade che per giunta sono completamente gratuite, non esistono limiti di velocità; un fatto piuttosto singolare che fa della viabilità tedesca in generale, il paradiso degli automobilisti.
Giungiamo ad Augusta verso mezzogiorno al nostro hotel Ost am Ko segnalato da una pubblicazione su web di una appassionata di viaggi da cui ne ho preso spunto, e devo dire che la posizione di quest’ultimo risulta eccellente sia per quanto riguarda gli spostamenti in centro città che per le visite ai monumenti; in pratica tutto era a portata di mano.
Ultimati i riti di sistemazione in camera si esce per un giro di sopralluogo e questa volta il tempo ci è contro, costringendoci ad aprire gli ombrelli; ma facciamo appena cento metri di cammino che sulla nostra destra notiamo l’ingresso di un mercato permanente al chiuso. Senza pensarci due volte entriamo in un contesto enorme di banconi che vendevano generi alimentari di ogni tipo e prodotti di rosticceria e specialità con provenienza dalle cucine di mezzo mondo; una cosa che poi mi è rimasta particolarmente impressa era l’ordine preciso e squadrato degli ortaggi messi nelle cassette facendomi venire in mente un paragone della mia vita militare quando ci si doveva implotonare per l’alzabandiera…
Orario e luogo sono propizi per un pranzetto veloce e dopo qualche ricerca ci fermiamo davanti ad un bancone che preparava dei piatti caldi tipo pasta, spezzatini e verdure alla griglia, piazzandoci ad un tavolino rotondo con sgabelli come nei nostri autogrill.
Finiamo in fretta di mangiare, dopodichè usciamo dal mercato per infilarci nei vari dedali pedonali dando inizio alla visita della città.
Arriviamo ai piedi del duomo, punto di partenza della nostra escursione, e nelle immediate vicinanze alcuni resti di testimonianze romane le quali denunciano le origini di Augusta come asse di collegamento dei commerci tra l’Italia e il nord Europa lungo la via Claudia; seguendone poi il decumano, arriviamo a percorrere la centrale quanto vivace Maximilien-strasse che divide in due parti nette la città, la quale si apre dapprima in una grande piazza ove trovano posto la bellissima Rathaus e subito accanto la Perlachturm con un campanile che svetta sugli edifici circostanti; per poi proseguire lungo un filare di palazzi sempre nello stile visto in precedenza in altri posti, ma con caratteristiche più cittadine che fanno di Augusta appunto una città improntata sul moderno; si trovano infatti le varie catene dei soliti negozi di moda, centri commerciali e tant’altro. Percorriamo tutta la strada in quasi due ore per via del culto di mia moglie sui centri commerciali, per poi risalire in direzione di un quartiere chiamato Fuggerei, caratterizzato da un agglomerato di casette basse unite tra loro che formano un enorme isolato e al suo interno altre casette disposte in riga da un lato all’altro del perimetro lasciando come spazio alcune vie quanto bastano per la comunicazione tra un caseggiato e l’altro.
Rende interessante questo luogo il fatto che queste furono le prime case popolari di un tempo realizzate per le persone dalle condizioni economiche disagevoli e che tutt’oggi sono abitate da pensionati che pagano una cifra simbolica come affitto e che ad una certa ora vengono chiuse come fosse una sorta di coprifuoco pena una piccola sanzione da elargire in caso di post-rientro…
Si fa ora di cena e decidiamo di mangiare in qualche pub della Maximilien-strasse, anche perchè i tedeschi hanno il vizio di mettersi a tavola già alle 7 di sera (…) e per le 9 e mezza ti bloccano le cucine; dopodichè anche i ragazzi giovani hanno il loro coprifuoco verso le dieci di sera lasciando praticamente deserte le vie del centro!
In effetti questo strano fenomeno abbiamo avuto modo di riscontrarlo già in precedenza, anche se una valida giustificazione poteva essere quella di centri abbastanza minori, però mai si andava a pensare ad una città come Augusta e ciò conferma in pieno quanto narrato dalla nostra consigliera sul suo diario.
E così con qualche dose di rassegnazione rientriamo in albergo per andare a riposare, anche perché lo confesso, le gambe cominciano ad andare per inerzia per via della giornata piena.

Sabato 19 Agosto
Avendo fatto l’orario delle galline la sera precedente, stamani ci siamo alzati molto presto e consultando i vari fogli di marcia su quali città ci sono da visitare, ci prepariamo per andare a fare colazione. Il vasto buffet dell’albergo permette una colazione di tipo continentale all’inglese con vari salumi, bacon and eggs e Wurstel alla griglia tanto per intenderci; nonchè di tipo classico alla mediterranea con brioche, marmellate e altro generi di dolciumi.
Io faccio il pieno per il metodo tradizionale mentre Carmen fa un mix da paura tra English breakfast e brioche con nutella più cioccolata calda lasciandomi letteralmente di stucco per le sue performance!
La colazione termina a pancia piena e una volta ultimati i preparativi per la gita con l’onnipresente libro del touring e macchina fotografica al seguito, ci accingiamo a percorrere il secondo lotto della via Romantica incontrando vari paesini come Donauworth, bagnato dal Danubio che da queste parti è poco più che un torrente; Harburg con la sua fortezza che sovrasta sul villaggio di casette dai tralicci in legno, fino ad arrivare a Nordlingen dove decidiamo di farvi una sosta più prolungata per via della sua caratteristica di città dai confini perfettamente rotondi per via del suo inserimento entro un cratere di meteorite.
In effetti man mano che si procede verso il centro città, la strada se pur di poco tende a scendere fino ad arrivare alla torre campanaria Daniel della chiesa di St. Georg; da qui si compie una salita di 90 metri in scalinate realizzate in legno interrotte ogni tanto da soppalchi sempre in legno che danno l’idea di trovarsi in un fienile fino ad arrivare in cima, da cui si gode di un panorama davvero unico di tutta Nordlingen e che tra l’altro si riescono a distinguere in maniera netta i segni lasciati dal meteorite precipitato milioni di anni fa dando al visitatore una visione dell’insieme davvero singolare.
Giunge l’ora per uno spuntino e optiamo per un locale con sedie e tavolini all’esterno che danno sulla piazza principale della città e mentre la cameriera ci porta il menu ordiniamo alcuni formaggi del posto accompagnati dalle loro insalate e dall’immancabile birra; per cui niente da cucinare sul fuoco minimizzando così i tempi per mangiare, o almeno così si presume…
Passano tre quarti d’ora di orologio e la cameriera, nonostante andasse avanti e indietro con celerità, ancora non ci porta nulla; cominciando a spazientirmi vado in bagno e non appena entro nel locale, scopro una quantità smisurata di tavoli con gente che mangia.
Chiedendo spiegazioni alla cameriera circa questo ritardo lei mi risponde così: This is an Hotel and they’re our guests!
Cacchio! Siamo capitati nel ristorante di un hotel senza saperlo ed è ovvio che per servire le varie pietanze si dà priorità ai clienti dell’hotel: paghiamo quasi un’ora e mezza di scotto per mangiare qualcosa di freddo (per fortuna); dopodichè proseguiamo il nostro giro per le vie della città percorrendo anche un tratto sopra la cinta muraria integralmente coperta da una tettoia in legno.
Col tempo rimasto a disposizione visitiamo altri centri minori che man mano troviamo per strada incontrando spesso e volentieri le stesse persone dei posti precedenti e quando a Dinkelsbuhl inizia a piovere facciamo rientro verso la nostra base di Augusta, anche perché comincia a fare sera e guai se si arriva tardi all’appello per la cena; si rischia seriamente di non poter mangiare nemmeno un gelato a causa della chiusura dei locali!
Per il ristoro troviamo una caratteristica gasthaus lungo la Maximilien-strasse, resa ancor più pittoresca dal folto numero di ragazzi che facevano un casino infernale intorno ad un vero e proprio distributore di carburante (la birra) posizionato sul tavolo. Questo locale propone varie specialità bavaresi tra le quali i Kasepatzle, tipici gnocchetti conditi con formaggio gratinato e pancetta affumicata che li fanno somigliare un po’ ai pizzoccheri della Val Chiavenna di cui Carmen ne prende una bella porzione; mentre io vado giù deciso per una grigliata di wurstel di diverse qualità accompagnati da ottime patate al forno che loro chiamano Kartofeller-grill.
Finiamo di cenare sotto cori da stadio calcistico che tra l’altro era bello vedere come i tedeschi si davano alla pazza gioia quando arriva il sabato sera, anche se una volta usciti dal locale si ripresenta il triste scenario della serata precedente con le strade completamente vuote; approfittiamo per scattare un po’ di foto notturne alla città illuminata dopodichè rientriamo in albergo per andare a riposare con la speranza che in altre città come Wurzburg o la più grande Norimberga offrissero qualcosa in più per la serata da trascorrere.

Domenica 20 Agosto
Si lascia l’ottimo hotel di Augusta effettuando la solita prassi per dirigerci alla successiva meta di Rothenburg ob der Tauber ripercorrendo le varie città visitate ieri. La giornata non è delle migliori e lungo la strada a volte piove, a volte esce uno spiraglio di sole lasciandoci nel dubbio di come troveremo il tempo una volta giunti a destinazione.
Avvistiamo la città già a 5 Km. di distanza con le sue mura imponenti interrotte da torrioni che svettano in alto e da altrettanti portali d’ingresso, facendola sembrare una San Gimignano tedesca.
Per arrivare al nostro albergo che tra l’altro è vicino alle mura è necessario entrare nella città vecchia compiendo un giro lungo a causa della moltitudine di sensi unici che ci mettono un po’ in difficoltà ma alla fine la spuntiamo noi trovandolo praticamente quasi attaccato alla Roder Tor, il torrione principale di Rothenburg.
L’albergo è abbastanza carino anche se datato ma pensiamo sia già una caratteristica del posto visto che la città in generale è d’impronta decisamente medievale; di conseguenza lasciamo i bagagli in camera e facciamo subito un giro di ricognizione.
Nonostante il tempo nuvoloso e qualche sprazzo di pioggia che ti costringono ad indossare indumenti piuttosto pesanti, le strade brulicano di persone per lo più giapponesi come nelle nostre città d’arte, segno che Rothenburg è di notevole richiamo turistico e in effetti da quello che possiamo vedere circa i negozietti, le varie botteghe artigianali e le classiche Gasthaus con ristorantini caratteristici, la realtà conferma la regola. In ogni esercizio commerciale che si trova, l’insegna opportunamente agganciata al muro tramite un asta e lasciata sospesa come fosse una bandiera, è decorata a mano e in ferro battuto. Le vie pedonali sono spesso interrotte dalle torri con orologio e ai lati della strada un numero consistente di pasticcerie dedicate ad un tipico prodotto del luogo: le Schneeballen, realizzate in pasta frolla somigliante alle nostre chiacchiere di carnevale appallottolate e opportunamente ricoperte di crema dai gusti più svariati; una sola di quelle ti mette a posto per un paio d’ore.
La via si apre dando luogo ad una vasta piazza dove trovano posto un bel municipio e altri edifici di notevole fattura; più a lato e in posizione decentrata una grossa fontana che fanno di Rothenburg un gioiellino tipicamente medievale davvero affascinante.
Proseguiamo lungo la via pedonale fino ad imbatterci in un particolare negozio con vetrine addobbate a sfondo natalizio: si tratta di Kathe Wolfart, negozio di Natale per 365 giorni all’anno; facciamo ingresso in un trionfo di luci colorate, alberi di Natale, presepi e svariati generi di decorazioni che ti proiettano nel mese di Dicembre dove mia moglie arriva al settimo cielo. Nel frattempo faccio un paio di foto agli interni del negozio quando mi sento toccare la spalla; mi giro e vedo una tedescona con aria severa facendomi cenno che non si possono fare foto nel negozio; apprendo l’ammonimento e annuisco come un bambino riponendo la macchina nello zaino. Usciamo dal negozio dopo qualche ora senza comprare nulla in quanto i prezzi non sono per niente accessibili e proseguiamo lungo la via pedonale fino a giungere ad un bel giardino posizionato su una vasta terrazza panoramica che dà sulla valle del fiume Tauber; la visione dell’insieme suscita una particolare bellezza, si riesce persino a scorgere un tratto di città a strapiombo contornato dalle mura di cinta.
Con il prezioso aiuto del touring visitiamo la città in lungo e in largo fino a quando, stanchi ed esausti, entriamo in una tipica locanda per cenare. Il posto, come tutti gli altri del resto, è abbellito da striscioni con le scritte in gotico antico e altro genere di adornamenti tipici medievali; persino il menu, difficile da comprendere per via dei caratteri, era con le stesse scritte.
Le pietanze del luogo sono prevalentemente a base di carne grigliata e patate cucinate nei modi più differenti sempre accompagnate da insalate condite con le loro salse speziate spesso piuttosto piccanti.
Il ritorno verso l’albergo è accompagnato da una Rothenburg illuminata che crea ulteriore fascino di cui ne approfittiamo per fare qualche foto prima di andare a nanna.

Lunedì 21 Agosto
Mi alzo molto presto e decido di fare qualche giro per strada prima di fare colazione lasciando riposare Carmen ancora un po’. Il risveglio della città con le varie panetterie che cominciano ad essere rifornite dei vari prodotti ancora caldi e profumati; le commesse che iniziano a pulire le vetrine e i marciapiedi antistanti il negozio e i primi mattinieri che si recano al lavoro è una cosa che mi ha da sempre attirato; e in ogni luogo di vacanza in cui mi reco, compio sempre questo rito.
Di seguito prima di rientrare in albergo, da buon appassionato di meccanica, faccio un controllo al motore della Polo ispezionando i vari livelli di olio e liquido per sincerarmi che tutto sia a posto, dopodichè aspetto che Carmen si prepari per scendere a far colazione.
Tutto è pronto per la solita battaglia lungo le trincee del buffet; prendiamo posto vicino ad una famigliola di Rimini e attaccando discorso con loro, scopro che il ragazzo ha le mie stesse attitudini in fatto di strade ed itinerari, così mi abbandono con lui in una lunga chiacchierata lasciando le rispettive mogli a discutere del loro.
Ci congediamo augurandoci un buon proseguimento di vacanze, e iniziamo la nostra giornata dirigendoci a nord verso Wurzburg, imboccando il terzo e ultimo tratto della via Romantica.
Il percorso si snoda lungo la valle del fiume Tauber lasciando la Baviera per entrare nella regione del Baden-Wurttemberg, la terra dei vini della Franconia. Lungo la strada infatti si trovano varie aziende vinicole e ad ogni paesino che si fa ingresso c’è un cartello caratteristico in legno recante il benvenuto (grus- gotte) col nome del villaggio accanto all’istogramma del grappolo d’uva e del barile. Oltrepassiamo alla spicciolata diversi paesini finche arriviamo a Weikersheim dove visitiamo il castello dei conti di Hohenlohe con il bel giardino in stile di Versailles; l’interno di questo palazzo rinascimentale ha la caratteristica peculiare di avere diversi affreschi in visione tridimensionale: alcune parti del corpo come ad esempio le teste o gli arti, sono realizzate in gesso dando la sensazione di voler uscire dal dipinto. Finiamo di visitare il castello per proseguire lungo la strada incontrando vari paesini che danno il gusto di terre del Senese, ideale per chi vuole orientarsi per un turismo gastronomico con assaggi di vini accompagnati dai vari prodotti di pastorizia come i formaggi del posto, ma non per visitare altri siti dai monumenti di particolare importanza; quindi la nostra giornata viene trascorsa con una passeggiata in macchina, “scollinando” qua e la tra i vari vigneti facendo poi sosta per girare qualche piccolo centro di villaggio, approfittando del fatto di avere questa giornata di totale libertà anche per spedire le cartoline e per acquistare alcuni souvenir da portare a casa.
Rientriamo in albergo abbastanza presto avendo esaurito tutto quello che c’era sul nostro “foglio di marcia”, di conseguenza approfitto per rimettere un po’ di ordine le foto scaricate sul portatile e di aggiornare il bozzetto del mio diario di bordo; dopodichè scendiamo per cenare concludendo così la nostra giornata da girovaghi.

Martedì 22 Agosto
Come è volato il tempo! Guardo la data e mancano solo quattro giorni alla la fine delle nostre vacanze e al solo pensiero mi viene l’angoscia.
Carmen finisce di preparare i bagagli mentre io controllo a che punto siamo arrivati con le finanze e, devo dire con sorpresa che mi aspettavo di essere più all’asciutto; in effetti ci siamo accorti che in Germania si spende poco per mangiare: in media 22-25 € in due per cenare e uscire con la pancia piena. Sfido io che i tedeschi hanno più grana di noi…
Oggi lasciamo l’albergo di Rothenburg per dirigerci a quello di Wurzburg; il tempo è come sempre variabile e con queste condizioni ci siamo oramai assuefatti portandoci l’ombrellino pieghevole sempre appresso. Arriviamo a destinazione verso mezzogiorno e l’albergo che ci accoglie non è dei migliori in quanto troppo essenziale (c’è appena il telefono e un televisore sospeso a mezz’aria a cui do anche una tremenda cozzata con la testa…) e datato; tuttavia è posizionato ad appena un isolato dalle vie pedonali che portano direttamente in centro.
Iniziamo con il solito giro di ricognizione e ben presto ci accorgiamo che la città è per i nostri gusti anche fin troppo moderna: lungo le vie si trovano numerosi centri commerciali, nonché svariate catene di fast food e di boutique.
Spariscono le belle casette con i tetti spioventi dando spazio ad edifici imponenti quanto moderni che fanno sembrare Wurzburg un po’come Milano, risultando sotto vari aspetti addirittura noiosa; le uniche attrattive, se così si possono definire, sono la fortezza di Marienberg che è posizionata su di un’altura da cui si gode di un bel panorama della città e del fiume Meno; nonchè la Residenz, una reggia dagli interni in stile barocco con un bel parco. Passiamo il pomeriggio a visitare questi due monumenti; di seguito giriamo a zonzo per le vie fermandoci a prendere un gelato da una nostra connazionale. Parliamo del più e del meno con la padrona del locale di origini vicentine e ci racconta che è qui da quasi 40 anni sposata con uno di Monaco; ci facciamo consigliare dove si mangia bene e ci indica il nome di un locale gestito da un suo amico. La scelta si rivela davvero azzeccata in quanto non solo vi sono diverse specialità che non avevamo mai provato prima, ma anche gli arredamenti del posto sono davvero originali: ricavato da una vecchia autorimessa e rimodernato in stile pub inglese dalle luci soffuse, il ristorante attira un sacco di gente di qualsiasi età; e alla fine decidiamo di ritornarci anche la sera dopo.
In serata facciamo un giretto per le vie del centro e anche qui si ripresenta lo scenario di Augusta con il coprifuoco serale delle 10; cosa faranno i tedeschi per staccare un po’ la spina, questo ancora non lo abbiamo capito!

Mercoledì 23 Agosto
Oggi c’era in programma il proseguimento della visita di Wurzburg, ma visto che quest’ultima ha poco da offrire decidiamo di cambiare tabella di marcia. Sul libro del touring c’è la città di Bamberga che ci ha incuriosito e la cosa può essere fattibile in quanto dista da Wurzburg una settantina di chilometri; per giunta oggi è una bella giornata di sole e quindi l’ideale per camminare leggeri e senza il giubbino* che lascio nell’armadio. Decidiamo di farvi rotta con la speranza che ci sia qualcosa da visitare almeno lì, visto che la guida turistica la nomina con due stellette azzurre e quindi di particolare interesse.
Arriviamo a Bamberga in mattinata e una volta parcheggiata la macchina nel silos, con l’aiuto della piantina cominciamo la nostra visita. La città è solcata da diversi canali con altrettanti ponticelli che fanno da contorno e gran parte di essa è isola pedonale; attraversando uno di questi ponti poi, si intravede una costruzione particolare quanto suggestiva con le fondamenta che poggiano solo per circa una metà sulla terraferma, mentre il resto è sospeso a pelo d’acqua: si tratta del vecchio municipio di Bamberga, il biglietto da visita di questa città degno di nota! Carmen inizia il suo lavoro e scatta diverse foto alla rathaus da più posizioni per via della sua curiosa architettura; poi proseguiamo lungo le vie pedonali che sono infinite facendo sembrare Bamberga un unico centro senza periferia e finalmente torniamo a vedere le case con i tetti a graticcio a cui io e mia moglie ci siamo tanto affezionati. Giriamo senza sosta lungo le strade riempite da panetterie, birrerie, negozietti dai prodotti caratteristici e tant’altro; poi come se non bastasse quasi in ogni piazza che incontriamo nel nostro cammino, c’è un mercato allestito con bancarelle di ortaggi e frutta che come al solito sono disposti secondo tradizione tedesca.
Scopriamo ben presto che Bamberga ha più attrattive rispetto a Wurzburg e di conseguenza ci troviamo amaramente pentiti di non aver prenotato l’albergo in questa città così viva.
Per la sosta mangereccia entriamo in una enorme backerei di tipo self-service: in pratica ti prendevi il vassoio e scorrendo lungo i vari banconi potevi scegliere tutti i tipi di prodotti da forno, sia dolci che salati e infine accomodarti lungo tavoloni di legno insieme ad altre persone.
Nel primo pomeriggio lungo le vie si iniziano ad allestire veri e propri stands delle birre dalle diverse marche e numerosi striscioni di varie contrade; solo più tardi apprendiamo che il giorno dopo a Bamberga sarebbe iniziata la festa della birra: che sfiga! Si cominciava già a sentire aria di Oktoberfest e purtroppo domani siamo a Norimberga; e con qualche dose di rinuncia proseguiamo il nostro cammino lungo i canali della città.
Capitiamo per caso lungo un porticciolo di battelli attraccati che facevano il giro turistico dei canali; la tentazione di fare questa escursione mi balena in testa e quindi mi precipito a fare i biglietti all’ultimo minuto anche se Carmen era piuttosto scettica all’idea. Il giro inizia costeggiando varie casette di pescatori per poi allacciarsi al canale principale che porta fuori città; si passa lungo parchi ricreativi dove si vedono tanti ragazzi che fanno footing o andare in bici lungo il canale fino a quando si giunge ad una chiusa. Un po’ perché incuriosito da queste nuove esperienze e un po’ perché fanatico di opere di alta ingegneria, seguo in prima fila tutte le operazioni di rinvaso attimo per attimo raccomandando a mia moglie di fotografare ogni particolare legato all’apertura delle porte e al misuratore di livello d’acqua della chiusa. Scendiamo di livello come se fossimo all’interno di un montacarichi virtuale e al semaforo verde, superiamo la chiusa proseguendo il nostro giro fino a raggiungere l’asse di comunicazione dei fiumi Reno-Meno-Danubio che a loro volta attraversano oltre il novanta per cento di tutte le maggiori città tedesche. Il paesaggio cambia drasticamente: si vede un agglomerato di industrie di siderurgia e di riciclaggio di varie materie prime situate in prossimità della riva e direttamente comunicanti con la ferrovia, segno di come i tedeschi smistano il traffico delle merci sfruttando la viabilità fluviale come via di comunicazione per alleggerire il trasporto su gomma anche se con conseguente degrado ambientale.
La passeggiata sul battello dura quasi due ore facendoci assistere di prima persona a nuove esperienze mai provate prima d’ora, come ad esempio le operazioni di stoccaggio e di successivo carico delle merci sulle chiatte effettuato con argani e altre operazioni che in genere si vedono nei porti marittimi di Genova o di Napoli; dopodichè una volta ringraziato l’equipaggio della bella gita, proseguiamo verso le vie del centro già addobbate a festa facendo un’ultima passeggiata prima di lasciare questa bella città.
Rientriamo a Wurzburg verso le 8 di sera per cenare in tempo… e per poi andare a nanna!

Giovedì 24 Agosto
Ci svegliamo verso le nove con (strano ma vero) una bella giornata di sole anche stavolta; per poi lasciare l’albergo e dirigerci verso la nostra ultima meta di Norimberga.
Il trasferimento risulta molto rapido, in quanto le due città sono collegate dall’autostrada A3 che collega direttamente il sud-est della Germania con l’Olanda passando per l’interland industriale tedesco (la Ruhr) più popolato di tutta la nazione. Percorriamo la tangenziale della città, dopodichè ebbene si, per la prima volta mi perdo e non riesco a trovare l’hotel per causa di un uscita sbagliata.
Deciso a continuare le ricerche senza l’ausilio di cartografie, anche perché tutte le vacanze che organizzo sono curate nei minimi dettagli soprattutto per quanto riguarda i percorsi e le vie cittadine che imparo a memoria; ma nonostante ciò giro a vuoto per quasi un’ora senza concludere niente.
Carmen mi suggerisce di attaccare il navigatore satellitare, ma la mia cocciutaggine mi porta ad essere ingiustamente brusco nei suoi confronti per il fatto di non voler vedere il mio spirito da viaggiatore vanificato in un aggeggio elettronico che sta nel palmo di una mano; ma alla fine sono costretto ad abbassare la testa e una volta impostato l’indirizzo dell’hotel in meno di cinque minuti la vocina elettronica mi sconfigge annunciando l’arrivo proprio davanti alla porta girevole di quest’ultimo con somma soddisfazione di mia moglie.
L’hotel dalla struttura ultramoderna e principalmente dedicato a gente di transito per lavoro, si trova nel contesto di un centro direzionale un po’ come Milanofiori ad Assago per cui fuori da Norimberga; di conseguenza per i trasferimenti in centro occorre la macchina e che comunque ciò non rappresenta un problema per il parcheggio in quanto ci sono silos un po’dappertutto.
Purtroppo la ragazza della reception ci avverte che la nostra camera non verrà pronta prima delle 3 del pomeriggio, così decidiamo di andare subito a Norimberga per poi rientrare in albergo nel primo pomeriggio. Norimberga ci dà il benvenuto con le sue imponenti cinte murarie e i suoi torrioni che hanno un aspetto familiare già visto a Rothenburg e addentrandoci tramite la Konig-strasse, la via principale, ci dirigiamo verso il centro.
Lungo la via pedonale sono disseminati svariati botteghini che preparavano panini imbottiti di wurstel accompagnati da varie salse e patatine fritte di cui approfittiamo subito per fare uno spuntino. Proseguiamo dritto incrociando la chiesa di S. Lorenz che attualmente si trova in fase di restauro ai suoi interni, quindi chiusa al pubblico fino ad arrivare al ponte che attraversa il torrente Pegnitz da cui sulla destra si gode una vista sul medioevale ospedale di S. Spirito di cui ancora oggi si svolgono funzioni assistenziali.
Di seguito troviamo il municipio adiacente alla chiesa di San Sebald di cui sono notevoli le vetrate ed il coro per poi giungere ad una salita che conduce al Burg, la fortezza che domina dall’alto tutta la città di Norimberga. Di questa fortezza si visitano la residenza imperiale, la cappella e parte dell’edificio adibito a museo nazionale di cui sono esposti alcuni arazzi, mobili, armature ed altro genere di antichità medievale.
Terminiamo la nostra breve visita per ritornare in albergo, in quanto non avendo ancora preso possesso della camera dobbiamo ancora disfare i nostri bagagli e una volta ritornati alla reception, la ragazza ci fornisce di due card per la camera dicendo che tutto è a posto.
Giunti in camera faccio appena in tempo a contemplarne l’arredamento che accade l’imprevisto…
Dov’è finito il mio giubbino*? Faccio mente locale e realizzo quasi immediatamente di averlo abbandonato nell’armadio dell’albergo a Wurzburg, porca miseria! Incavolato come una bestia nera a quanto sono stato idiota per tale dimenticanza decido al volo di ritornare a Wurzburg per riprenderlo, tranquillizzando mia moglie di rimanere in hotel a riposarsi, perché senz’altro ci sarebbe voluto un po’ di tempo; non volevo di certo farle fare altri 220 chilometri di andata e ritorno anche se lei insisteva di voler venire per farmi compagnia, ma sarebbe stato troppo stressante per Carmen.
Parto immediatamente imboccando la tangenziale di Norimberga che mi avrebbe condotto al bivio dell’autostrada per Wurzburg-Francoforte e ben presto mi imbatto in un traffico da paura con l’autostrada piena di Olandesi e di Tedeschi delle parti del Reno che ritornavano a casa dalle loro vacanze. Tra la mia stizza e il mio stato d’ansia che purtroppo in certi momenti non mi permettono di ragionare con calma, mi viene l’idea fortuita di telefonare in reception all’hotel di Wurzburg con la speranza che mi avesse risposto almeno il ragazzo, visto che solo lui a differenza degli altri conosceva un po’ l’inglese. Caso vuole che dall’altra parte del telefono ci sia proprio lui (che culo!) e spiegandogli la mia situazione, il tipo mi tranquillizza dicendomi che il giubbino l’avrei ritrovato giù in reception insieme a due bottiglie di vino destinate come regalo a mia sorella Katia e a suo marito; pensa te che mi ero scordato anche di quelle!
Arrivo davanti all’albergo di Wurzburg alle 7 e mezza di sera e il ragazzo, che tra l’altro si è dimostrato molto cordiale nei miei confronti, mi consegna subito il giubbino con le due bottiglie chiuse in busta sigillata e un biglietto affrancato recante il mio nome e cognome; successivamente mi augura un buon rientro a Norimberga: servizio e cortesia proverbiali!
Faccio rientro a Norimberga con la strada abbastanza libera arrivando in hotel verso le nove di sera ed entrando in camera non trovo mia moglie: penso che sia scesa a fare qualche giretto nei paraggi; ha ragione poverina, si sarà anche scocciata di stare lì da sola. E così dopo una giornata struggente entro in bagno e mi faccio una bella doccia; nel frattempo poi, rientra anche Carmen dicendomi che era rimasta giù seduta sulla panchina del parco ad aspettarmi… che donna favolosa che ho sposato!
Mi preparo in un battibaleno con l’intento di portarla a cena in un bel ristorante del centro, sempre con la speranza di trovare le cucine ancora aperte, ma lei mi precede dicendomi di aver trovato qualcosa di tranquillo proprio in zona dell’hotel. E così facendo, capitiamo in un locale di ritrovo di una squadra di calcio che fa sia da bar che da ristorante; e una volta entrati la ragazza ci viene subito incontro facendoci accomodare in un ampio salone dove al centro vi sono quattro file di tavoloni lunghi con una ventina di posti a sedere per lato, mentre lungo il perimetro del salone stesso vi trovano posto tavoli da quattro persone al massimo. Dopo una giornata movimentata come quella di oggi una bella rimpinzata è proprio quello che ci vuole, quindi ci facciamo portare subito il menù per scegliere qualcosa di buono della cucina della Franconia e alla fine optiamo entrambi per specialità di salsicce e wurstel alla griglia con doppia razione per il sottoscritto.
Fa da contorno alla serata un’allegra quanto chiassosa banda di ragazzi arrivati poco dopo dai loro allenamenti di calcio, con fiumi di birra che scorrevano sui loro tavoloni.

Venerdì 25 Agosto
Oggi è l’ultimo giorno di vacanza, si intravede qualche velo di tristezza in noi, accompagnato da un cielo grigiastro che presagisce pioggia: decidiamo quindi di trascorrere la mattinata in giro per centri commerciali comprando alcuni ricordi da portare a casa per noi e per i nostri cari.
Acquistiamo diverse confezioni di marmellata e anche alcuni vasetti di wurstel sott’olio di cui non mi era mai capitato di vederne in giro conservati con quel sistema; poi ci imbattiamo in un vero e proprio labirinto di casse di birra dalle marche più disparate specie quelle monegasche come Lowenbrau, Paulaner e tant’altro col prezzo di, udite udite, 45 centesimi la bottiglia da 50 cl di qualsiasi marca e qualità!
Da noi l’acqua costa di più… uno sguardo d’intesa con mia moglie e facciamo il carico da portare a casa per tutti senza curarci tanto della quantità di alcol che avremo dovuto trasportare in quanto per il ritorno a casa avevo già deciso di fare il Brennero, per cui niente dogane o altro genere di controlli. Finiamo di visitare la città di Norimberga entrando nei vari negozi del centro e anche qui, come a Rothenburg c’è il negozio di Kathe Wolfgang con le vetrine adornate in tema natalizio; dopodichè verso il pomeriggio ci portiamo fuori città dirigendoci verso Erlangen, una piccola città segnalata dal Touring dove risiede il colosso tedesco della Siemens.
Percorrendo la cittadina tramite una lunghissima via pedonale, notiamo man mano che tutte le strade sono intitolate ai familiari e ai fondatori della Siemens. Si culmina con la zona industriale di quest’ultima dove trovano posto enormi strutture in vetro e cemento dall’aspetto avveniristico con spazi verdi e numerose fontane dall’architettura moderna facendola sembrare una sorta di Defense parigina. Di seguito facciamo un giro in macchina tanto per tirare sera, considerando il fatto che oramai abbiamo esaurito praticamente tutto il nostro pacchetto personale delle escursioni e prima di rientrare in hotel, ceniamo presso il ritrovo sportivo della serata precedente dove ci siamo trovati benissimo sia con l’ottima cucina che con il celere servizio della cameriera, pagando il tutto una cifra irrisoria per un pasto davvero abbondante.

Sabato 26 Agosto
Ahimé siamo alla fine; ci svegliamo presto a causa del lungo viaggio di rientro che ci attende e cominciamo a preparare le valigie prendendomi personalmente la briga di ispezionare tutta la camera centimetro per centimetro per non ripetere l’amara esperienza di Wurzburg.
Quando tutto è pronto scendiamo per fare colazione e nel frattempo mi ripasso l’itinerario di rientro stampato con Autoroute dando contemporaneamente un’occhiata alla cartina del touring fino a che mi balza all’occhio un particolare che non avevo mai preso in considerazione…
A pochi chilometri di distanza dal bivio con la A93 che porta nel Tirolo austriaco c’è il lago di Chiem, dove l’instancabile Ludwig II fece realizzare l’ennesimo castello su modello della reggia di Versailles con tanto di canale; e come se non mi bastasse mai, nella mia mente contorta sto ruminando la folle idea di fare una digressione da quelle parti senza dire nulla a mia moglie per farle una sorpresa come all’inizio delle nostre vacanze.
Si parte con una bella giornata di sole, l’autostrada libera e dritta come un chiodo invita a tirare e approfittando come un ladro del fatto che Carmen dorme, do pieno gas al motore per anticipare i tempi. I risultati danno i loro frutti e verso le dieci sono già in prossimità del lago di Chiem; quindi lascio l’ottima A8 all’altezza di Rosenheim mentendo spudoratamente a mia moglie di aver sbagliato uscita e per giustificarmi le dico che occorre fare un pezzo di strada statale per porre rimedio al mio sedicente errore.
La strada finisce a Prien, piccola cittadina situata in riva al lago dove c’e un porticciolo con alcuni battelli che conducono alle isole di Herreninsel (dove c’è il castello) e di Fraueninsel (l’isola delle donne). Parcheggio la macchina in uno spiazzale con Carmen che mi guarda di sbieco e sorride dicendomi: Un’altra delle tue trovate? Le rispondo che mi ispirava una gita in battello sul lago e una volta arrivati a destinazione poteva esserci qualcosa d’interessante da vedere; ma a mia moglie non le si può nascondere nulla perché aveva già capito che si trattava del castello di Ludwig.
Una volta sbarcati sull’isola si percorre a piedi una via in mezzo ai boschi che mi fa tornare in mente Linderhof e dopo una decina di minuti come per incanto appare il castello in tutta la sua maestosità con i giardini fioriti adornati da bellissime statue e fontane e più in fondo il canale che sfocia direttamente sul lago.
Ludwig aveva ancora colpito nel segno, ed essendo assiduo ammiratore del Re Luigi XIV di Francia, crea l’ennesima copia dei fasti di Versailles. Visitando gli interni di questa reggia, ci colpiscono il grandioso scalone che conduce ai ballatoi laterali adornati di ogni genere di ricchezza e la galleria degli specchi con enormi lampadari dall’incredibile profusione di sfarzo.
Anche quest’opera rimane purtroppo incompiuta data dal fatto che mancano numerose stanze da realizzare; ne denunciano il tutto i muri perimetrali ancora con i mattoni a vista.
Proseguiamo la visita imbattendoci nel salone da bagno, e dico salone perché in esso vi è compresa una vera e propria piscina capace di quasi 60000 litri d’acqua che sbaraglia ogni sorta di concorrenza con Jacuzzi e Teuco…
Terminiamo la visita al castello per proseguire il nostro giro all’adiacente museo dove sono esposte diverse testimonianze riproducenti le varie fasi della vita di Ludwig II da quando era giovanissimo fino a pochi giorni dalla sua morte.
Usciamo all’aperto per scattare le ultime foto di ricordo del nostro bellissimo viaggio, dopodichè pienamente soddisfatti di tutte queste visite prendiamo il battello che ci riporta alla terraferma; lì ci attende la nostra Polo carica di bagagli e di ricordi, con dulcis in fundo assistendo alla partenza di un vero e proprio treno a carbone che lasciando la sua scia di fumo grigiastro si allontana dalla piccola stazione salutando a tutti con il suo caratteristico fischio.
Andrea & Carmen.

3 commenti in “Lungo la Strada Romantica
  1. Avatar commento
    elena
    28/04/2010 16:38

    complimenti per il racconto super dettagliato, mi sto organizzando per farlo quest'estate, spero di mettermi in contatto con te per avere altri consigli

  2. Avatar commento
    antony
    10/06/2009 11:32

    Veramente un bellissimi ed utili racconto. Grazie

  3. Avatar commento
    novarra
    17/08/2008 22:45

    vorrei ringraziare l'autore del diarioin quanto mi è stato di grande aiuto nel fare il viaggio: grazie

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