Le Meteore, essenza della spiritualità greca

Straordinari luoghi di culto nel cuore di uno spettacolare paesaggio montano

Uno spettacolo della natura unito ad un mirabile esempio dell’ardimento umano il tutto racchiuso in uno spazio ristretto, incantevole, mistico: queste sono le Meteore che dal greco significano “sospesi nell’aria”.
Un posto singolare, unico al mondo con un’elevata concentrazione di costruzioni monastiche coraggiosamente realizzate su immense rupi in arenaria che sono sopravvissute nei secoli. Molti studiosi si sono affannati a spiegare questo fenomeno geologico pervenendo a conclusioni non sempre concordanti. Quella che viene ritenuta più attendibile è che migliaia di anni fa nella zona fosse presente un grande fiume che andava a sboccare nel mare e nel tempo era stato artefice di questa imponente opera erosiva.
Lasciando la soluzione del problema ai geologi quello che conta per il visitatore è lo spettacolo offerto da queste rocce grigie altissime su cui i monaci hanno realizzato nel tempo diversi monasteri.

Come spostarsi

Arrivare alle Meteore è oggi decisamente più semplice. Sarebbe decisamente preferibile arrivarci con l’auto propria e in questo caso occorre sbarcare ad Igoumenitsa. Il viaggio su Igoumenitsa dall’Italia è garantito da diverse compagnie di navigazione e da diversi porti di partenza. Nel mio caso sono partito da Ancona con la compagnia ANEK LINES. Una scelta che si è rilevata indovinata per qualità della nave e dei servizi a bordo. Il viaggio dura circa 15 ore (dal pomeriggio alla mattina seguente) per cui è consigliabile l’utilizzo delle cabine.
Da Igoumenitsa, a ridosso del porto parte la nuova autostrada denominata Egnatia highway con l’indicazione E90 - A2. Questa autostrada destinata a collegare Igoumenitsa alla Turchia, permette di accorciare notevolmente i tempi di percorrenza per Kalambaka.
Il discorso è diverso se si vuole abbinare la visita a Ioannina ed il suo splendido lago e la città montana di Metsovo. Le tappe che ho scelto sono località decisamente molto interessanti, ma queste deviazioni hanno avuto una notevole ripercussione sulla qualità delle strade. Sicuramente si guadagna in scorci panoramici (il paesaggio è tipicamente alpino con tratti innevati anche nel mese di aprile) ma si perde notevolmente in tempo di percorrenza ed in qualità del viaggiare. Da Ioannina si prende la cosiddetta strada Katara che in greco significa maledizione: dopo pochi chilometri si capisce il perché. Inutile cercare di appoggiarsi al navigatore (io ne avevo tre diversi e nessuno aveva l’indicazione della nuova autostrada e con precisione tutte la viabilità della zona) ed ai cartelli stradali (pochi e malmessi).
A Kalambaka si può arrivare anche in treno (di fatto c’è il capolinea), ma in questo caso non saprei dare consigli.

Dove alloggiare

Alle Meteore sono necessari almeno due giorni per cui occorre trovare una sistemazione in loco. Io ho optato per l’HOTEL ORFEAS, un buon 3 stelle sulla strada principale della città di Kalambaka E92 in direzione di Trikala. L’hotel si trova in prossimità di un semaforo ed ha nelle immediate vicinanze un supermercato di una nota catena per poter fare degli acquisti.
Per chi viaggia in auto c’è un parcheggio gratuito non custodito in uno sterrato adiacente all’hotel.
La sistemazione è molto comoda per visitare le Meteore e dall’hotel si ha anche una buona vista su di esse. In realtà io consiglierei le camere che danno sull’altro lato, non ci sarà la vista sulle Meteore, ma sicuramente sono molto meno rumorose perché non si affacciano sulla E92 trafficata di giorno e di notte.
Le camere sull’altro lato si affacciano su una bella piscina di forma irregolare a disposizione degli ospiti dell’hotel. Viaggiando con due bambini ci hanno riservato una mega camera (grande quanto un appartamento) con due stanze collegate ed un bagno enorme e ben fatto.
Camera eccezionale per spaziosità inusuale, ma un piccolo problema con il cigolio del letto degli adulti, decisamente migliore la sistemazione dei pargoli.
Dalla stanza un terrazzino che affaccia sulla piscina per un momento di relax alle stanche membra, decisamente sfruttate nell’ascensione ai conventi.
Buona la colazione al mattino, abbastanza variegata e di discreta qualità.

In cucina

Dopo aver scarpinato tutta la giornata per raggiungere gli impervi monasteri delle Meteore cosa di meglio di una buona sosta ristoratrice in un buon ristorante della zona.
A Kalambaka così come a Kastraki esistono molte taverne, ma il locale che ho scelto METEORON PANORAMA (54, Patriarchou Dimitriou , Kalambaka http://www.meteoronpanorama.gr ) è da classificarsi sicuramente sopra la media.
In primis la posizione che è sicuramente il punto forte del locale. Il ristorante si trova in posizione panoramica sulla strada che conduce ai monasteri e dalla veranda all’ingresso la vista è davvero eccezionale in particolar modo d’estate quando vengono tolti i teli in plastica trasparente che riparano dai rigori del freddo nelle altre stagioni.
Il ristorante, come detto, si trova sulla strada che conduce alle Meteore ed ha un proprio accesso privato su una curva sulla destra. Imboccando la deviazione immediatamente si trova il locale con adiacente un parcheggio privato per i clienti. Ovviamente non è facilmente raggiungibile per chi non ha l’auto al seguito.
Il Meteoron Panorama appare immediatamente di buon livello tanto che l’iniziale tentazione per chi è attento al budget sarà quella di indirizzarsi verso un altro ristorante.
L’ambiente chic ed il notevole panorama non influenzano però il conto dato che in definitiva si andrà a spendere l’equivalente del conto di una nostra pizzeria.
Il ristorante ha tre diversi locali:
- La veranda con un arredamento abbastanza rustico e con vista sulle meteore. Nel periodo invernale la veduta è in parte condizionata dai teli di plastica trasparente che sono apposti per riparare i clienti dal freddo;
- Il primo ambiente sulla sinistra con un arredamento abbastanza elegante:
- Il secondo sulla destra con un arredamento tipo pub.
Nel giorno della nostra visita tutti i clienti si erano concentrati nella veranda per approfittare della vista sulle meteore all’imbrunire.
Il servizio è un altro punto forte del locale. Nel nostro caso abbiamo trovato un cameriere (quello più paffutello) che parlava un buon italiano e che ci ha dispensato dei buoni consigli sui piatti presenti nel menu.
Abbiamo preso:
- Spaghetti alla bolognese per il piccolo della famiglia che già cominciava a sentire la nostalgia della pastasciutta. La qualità del piatto doveva essere sicuramente buona dato che, della porzione decisamente abbondante, è rimasto poco o niente;
- Una grigliata mista per l’altro pargolo, abbondante ed appetitosa;
- Alcuni piatti tipici per i due adulti tra cui pomodori e peperoni ripieni di riso (eccellenti i peperoni), un piatto a base di melanzane e formaggio (buono, ma decisamente pesante) e una favolosa salsa tsatziki.
La salsa tsatkiki è onnipresente sulle tavole della cucina ellenica e viene preparata con yogurt greco, cetrioli ed aglio. Il problema principale è trovare il corretto dosaggio degli ingredienti perché spesso capita di trovare questa salsa nella quale è preponderante il sapore dell’aglio e/o del cetriolo. Al Meteoron Panorama ho trovato il giusto dosaggio gustando il miglior Tsatziki di tutto il mio viaggio in Grecia.
Dettaglio non secondario la cura, la qualità ed il livello di pulizia dei servizi igienici, fattore non comune purtroppo in molte altre taverne che abbiamo visitato.
Considerato il prezzo pagato (quello di una pizzeria italiana), la qualità della struttura, la cortesia del servizio e la bontà dell’offerta gastronomica perché non viziarsi un po’ dopo la gran fatica del giorno? Provare per credere.

Da non perdere

Le rocce sono circa una sessantina ed i monasteri rimasti sono solo sei dei 24 eremi costruiti dagli ardimentosi monaci sulla sommità delle rupi.
Già pensare ora di realizzare delle costruzioni sopra rocce granitiche di oltre 300 metri sarebbe considerata un’opera di altissima ingegneria dai costi proibitivi. Il solo pensare a come gli eremiti siano riusciti a raggiungere la sommità delle rocce ed a trasportarci i materiali da costruzione costituisce uno di quei misteri che solo la forza della fede può spiegare. Solo una volontà sovrumana di avvicinarsi al divino trascorrendo la loro vita in meditazione e preghiera può giustificare gli sforzi ed i rischi compiuti dai monaci per realizzare i loro conventi.
Ed i monaci, sospesi nel vuoto tra il volteggiare delle aquile, hanno dedicato la loro vita alla contemplazione ed alla preghiera pagando spesso con l’estremo sacrificio questa volontà di avvicinarsi a Dio.
Basta dare un’occhiata ai sistemi utilizzati nel passato per trasportar i monaci sulla sommità per capire i rischi ai quali gli stessi si sottoponevano. Nell’antichità ovviamente non esistevano le scalinate realizzate ai giorni nostri ad uso e consumo dei visitatori ed i monaci venivano issati sulla sommità grazie a scale di corda o ancor più spesso con una sorta di cesta sospese con le corde. Queste ceste venivano issate in cima con un argano posizionato nei pressi di una torre a strapiombo denominata torre del vrizoni (dell’argano).
Per tutte queste considerazioni la visita delle Meteore (i cartelli che si trovano portano però l’indicazione Meteora) non può essere considerata una semplice escursione turistica, magari da realizzare in pochi minuti come tappa d’avvicinamento al mare greco. Per godere in pieno della bellezza del luogo occorre avvicinarsi con rispetto a queste rocce sacre cercando di non disturbare le comunità monastiche che ancora dimorano nei conventi.
Con il rispetto dei luoghi e della sacralità delle rocce si avrà modo di percepire delle emozioni uniche che lasceranno un ricordo indelebile della visita alle Meteore.
La vita dei monaci è fatta di silenzi, di spiritualità estrema, di una ritualità sconosciuta dalle nostre parti, di suoni e musiche avvolgenti e di profumi inebrianti. Per questo è preferibile visitare questi posti o all’apertura o all’imbrunire quando le chiassose comitive hanno abbandonato questi luoghi sacri per dedicarsi allo shopping nelle vicine cittadine di KASTRAKI e KALAMBAKA. Per lo stesso motivo la primavera e l’autunno sono i periodi migliori per la visita anche in relazione alle condizioni climatiche che, con un’eccessiva calura, possono rendere particolarmente difficile l’ascesa ad ogni monastero.
Forse il periodo migliore in assoluto per visitare i monasteri è quello pasquale. La Pasqua è sicuramente la festa più sentita dalle popolazioni di religione ortodossa e in questo periodo si percepisce ancor più intensamente la spiritualità che ammanta questi luoghi. Esiste anche una motivazione molto più materiale che porta ad indicare la settimana santa come la migliore per visitare questi luoghi. Gli orari di apertura sono a volte ridotti al solo mattino e sono previsti dei giorni di chiusura. In questo periodo i fedeli ortodossi nel pomeriggio affollano i monasteri per le preghiere della settimana di Pasqua. Se ci si pone con rispetto e con un abbigliamento adeguato (i fedeli arrivano con abiti eleganti) anche i non ortodossi potranno assistere alle cerimonie fatte di una ritualità del tutto particolare. Nel corso delle stesse si potrà assistere ai tipici canti medievali uniti ad una spiccata gestualità (il segno della croce con l’ordine delle spalle invertito viene fatto centinaia di volte iniziando con una sorta di inchino verso il basso), ed invocazioni ripetute fino ad arrivare a profumi inebrianti che vengono sparsi per il luogo sacro con modalità che nella religione cattolica vengono usate per l’incenso.

La visita delle Meteore richiede almeno due giorni anche perché occorre tener presente che i diversi monasteri osservano delle giornate di chiusura. Bisogna fare attenzione anche agli orari di chiusura, differenti per ciascun monastero con alcuni di essi che limitano la visita alle sole ore antimeridiane.
Per l’ingresso ad ogni monastero si lascia un’offerta di due euro e per le donne è obbligatorio indossare delle ampie gonne che sono messe a disposizione degli ospiti prima di entrare all’interno.
Salendo da KASTRAKI immediatamente il paesaggio offre scorci panoramici impressionanti con le rocce grigie che regalano immagini indelebili in special modo nelle ore serali della primavera prima che il sole si nasconda dietro il monte Pindos.
Il primo monastero che si incontra, salendo sulla sinistra, è quello di SAN NICOLA ANAPAFSAS. Attraverso alcuni scalini scolpiti nella roccia si sale al convento fatto di chiese piccolissime (come quella di Sant’Antonio di soli 4 metri quadri), di quella principale di San Nicola ornata da pregevoli affreschi e e di altri ambienti al piano superiore.
La vista che si ha sul prospiciente monastero di Rossanou è davvero eccezionale.
Abbandonato il Monastero di SAN NICOLA si trova quello di Rossanou. Il monastero sembra un tutt’uno con il monolite sul quale è stato costruito ed offre gli scorci panoramici migliori. Si arriva al monastero dopo una lunga scalinata, decisamente comoda comunque da percorrere. Il monastero ospita una comunità di suore. All’interno si trova la chiesa della Metamorfosi (trasfigurazione) famosa per il ciclo degli affreschi dipinti dagli iconografi della scuola di Creta. In questo monastero si assiste all’esempio più memorabile della spiritualità delle suore fatta di preghiere, salmi ed un aroma di un profumo inebriante
Salendo ancora la strada si biforca e pendendo la direzione sinistra si raggiunge per primo il monastero di VARLAAM. Il monastero prende il nome dal suo primo fondatore che nel quattordicesimo secolo salì sulla sommità della rupe e vi costruì una piccola chiesetta dove visse completamente da solo fino alla fine dei suoi giorni. Il vero monastero risale agli inizi del 1500 ed attualmente è raggiungibile attraverso una passerella ed una scalinata.
La chiesa si caratterizza per un mirabile ciclo di affreschi di rilevante importanza artistica recentemente restaurati.
Continuando la salita si raggiunge il convento della Trasfigurazione meglio noto come MEGALO METEORO (Grande Meteora).
E’ stato il primo monastero costruito nella zona ed anche quello situato più in alto 623 metri. Fu costruito da Atanasio ed all’ingresso c’è la grotta dove visse all’inizio il monaco.
I primi eremiti salirono sulla sommità attraverso ponteggi che si appoggiavano a travi conficcate in buchi nella roccia. In seguito furono sostituiti da scale a pioli molto lunghe che non erano particolarmente stabili. Per gli altri non è che la situazione fosse migliore dato che venivano tirati su con la rete in una salita che durava circa mezzora fatta di scricchiolii e di movimenti circolari sicuramente non rassicuranti.
Dall’anno 1922 sono stati realizzati dei gradini scolpiti nella roccia ed ora la salita, seppur faticosa, è sicuramente sicura e comunque abbastanza agevole. La rete viene ancora utilizzata per il trasporto delle masserizie necessarie per la vita del convento.
Scendendo al bivio e prendendo ovviamente la strada verso sinistra (a destra si ritorna indietro) ci si dirige ad uno dei monasteri più fotografati delle Meteore quello di AGHIA TRIADA o SANTA TRINITA’.
La vista è davvero eccezionale. Con due enormi monoliti di oltre 350 metri separati da un precipizio di circa 600 metri. Sulla sommità di uno dei monoliti è stato costruito il monastero e proprio da là sopra si godono i più incantevoli panorami sulle meteore e sulla città sottostante.
Sulla sommità della rupe si trovano le due chiese, il refettorio, le celle, le cisterne ed altri spazi. All’esterno anche un rudimentale bagno per i visitatori.
Per raggiungere il convento si salgono circa 150 scalini non propriamente agevoli, ma nulla a che vedere con i sistemi utilizzati in passato. Ora viene utilizzata una rudimentale cabinovia che collega il primo monolite al secondo evitando la discesa e la salita successiva. La possibilità dell’utilizzo di questa specie di cabinovia è comunque riservata ai residenti.
Continuando la salita fino a che non finisce la strada si arriva al monastero di Santo Stefano (AGIOS STEFANOS), un convento abitato da monache. Quello di Santo Stefano è il monastero più comodo da raggiungere, vi si arriva direttamente in auto e non si fa quindi alcuna fatica per raggiungere l’ingresso.
Ora è stato costruito un ponte che supera il crepaccio e fornisce un comodo accesso al monastero. Molto ricco l’interno in special modo con il ciborio in legno di elevato pregio e gli affreschi della piccola chiesa. All’interno un piccolo museo, un bel cortile panoramico e le celle delle suore.

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