Ad ennesima conferma che la Liguria non è solo l’Acquario di Genova, Portofino, le Cinque Terre, il mare delle Riviere e il Festival di San Remo, questa volta la meta di piacevoli scoperte è la Val Neva. Ben poco nota, a torto, al di fuori dell’area ligure, essa presenta parecchie attrattive alle quali raccomando di dedicare una giornata, magari per uno stacco durante un soggiorno balneare.
Come le altre tre valli che affluiscono su Albenga, cioè la Valle Arroscia, la Val Pennavàira e la Val Lerrone, anche la Val Neva prende il nome dal fiume che la percorre e ha sempre costituito, storicamente, un collegamento tra il basso Piemonte e la costa. Proprio per questo si susseguirono, in specie nel corso del sec. XVII, lunghi conflitti per il controllo di quelle importanti vie commerciali.In partenza da ALBENGA, situata più o meno a metà strada tra Genova e il confine francese (87 km. dal capoluogo e 78 da Ventimiglia), ci si innesta sulla statale 582, che porta in 36 km. ai 621 metri di Garessio. Questa strada ricalca in molti tratti il tracciato della romana Via Julia Augusta. Si incontrano in successione una serie di centri storici, accomunati dalla tipologia urbanistica tipica di queste valli, ma ciascuno con differenti caratteri che danno loro una precisa individualità.
Lungo l’itinerario, sia muovendosi in auto che a piedi, ci si imbatte di frequente nei segnavia (rettangolo rosso-bianco-rosso con la scritta AV) dell’Alta Via dei Monti Liguri, splendido percorso di oltre 400 km. che va dalla frontiera con la Francia a ovest al confine con la Toscana a est tenendosi in prevalenza sullo sparticque tra il versante marittimo e quello padano.Lasciata Albenga, si tocca dopo 7 km. CISANO SUL NEVA, la cui fondazione risale al 1288 su un’area di proprietà del monastero dell’isola Gallinara. La posizione fu sempre strategicamente importante come difesa contro le invasioni dal basso Piemonte. Siamo infatti nel punto in cui la Valle del Neva è più stretta, fattore che più volte provocò danni per le piene del fiume: proprio un’inondazione particolarmente devastante, ma anche l’assedio al borgo da parte dei Savoiardi nel 1672, furono le cause del crollo di buona parte della cinta muraria. Nella parte rimasta in piedi si può osservare la tecnica costruttiva delle mura e delle torri, che si basava in prevalenza sull’utilizzo di grossi ciottoli del fiume; proprio da una delle torri fu ricavato il trecentesco campanile della Parrocchiale, che si affaccia sulla piazza principale del paese.
Poco fuori dall’abitato, in un tratto nel quale il fiume scorre incassato tra pareti di roccia, merita una sosta la chiesa di San Calocero, edificata nell’XI secolo dai monaci benedettini della Gallinara quale ricovero per i pellegrini. Sottoposta a successive ristrutturazioni, ha però conservato una bella serie di archi binati risalenti alle origini romaniche.
A ZUCCARELLO, ubicata 5 km. oltre Cisano, consiglio di dedicare una visita non affrettata; è quindi opportuno posteggiare la macchina su un ampio piazzale all’esterno del borgo, peraltro precluso al traffico automobilistico, e inoltrarsi a piedi lungo le stradine del paese. L’impianto urbano è caratterizzato da una via principale affiancata da portici, scanditi da tozze colonne cilindriche con capitelli romanici a cubo, sotto i quali si affacciavano i laboratori artigiani e le botteghe, in parte a tutt’oggi ben conservati.
Alle due estremità dell’asse viario sono tutt’ora presenti due torri in pietra che sormontano la porte ad arco che, una volta chiuse, rendevano difficilmente espugnabile il borgo: da un lato le case sono infatti protette da mura addossate alla collina, dall’altro poche viuzze perpendicolari hanno sbocco sul Neva che fa da difesa naturale. Uno di questi stretti passaggi coperti immette sullo scenografico ponte medioevale a schiena d’asino; raggiunta la sponda opposta del fiume, si può ammirare una delle più classiche vedute dell’entroterra ligure, con il ponte in primo piano sullo sfondo della sfilata di case che si alzano direttamente sulla riva rocciosa.
Degna di nota è la parrocchiale di San Bartolomeo, rimaneggiata nel Seicento lasciando però intatto l’elegante campanile del XIII secolo; all’interno spicca una bella “cassa” in legno dipinto da processione (tematica a suo tempo trattata in un articolo edito su questo sito, v. Links). Infine, si può salire con una breve passeggiata fino alle rovine del Castello dei Del Carretto, che dominava dall’alto la vallata.
CASTELVECCHIO DI ROCCA BARBENA, il paese alla sommità della Val Neva a quota 430, può essere, ovviamente, raggiunto in auto ma anche percorrendo a piedi la storica mulattiera di 2,5 km. da Zuccarello che regala belle vedute su entrambi i borghi.
Come ci si può aspettare, il nome del paese è dato dal Castello che domina il paese e tutta la sottostante vallata; eretto con evidenti scopi militari, visse le ripetute dispute legate alle dominazioni dei Clavesana e dei Del Carretto fino alle vicende dell’era napoleonica. A partire dal 1997 provvidenziali interventi conservativi hanno consentito si salvaguardare dal degrado l’imponente complesso, un ottimo esempio di residenza fortificata.
Una veduta di grande suggestione si ha dal piazzale panoramico nella parte bassa del paese: verso la bassa valle, con le fasce coltivate a vigna e ulivo, si notano con evidenza le stratificazioni di roccia sedimentaria molto antica che prende il nome di “verrucano”; verso l’alto ci si può invece fare un’idea della struttura del borgo, con le case digradanti “a cascata” dal Castello, tipiche per le facciate scure sulle quali spiccano le finestre incorniciate di bianco.
Addentrandosi nell’abitato, ci si trova in un vero labirinto fatto di “carruggi” stretti e tortuosi, scalinate ripidissime, sottopassi angusti e bui che talvolta obbligano ad abbassare il capo, case-fortezza collegate da tratti di mura e da archi, a formare un tutt’uno di straordinaria compattezza. Raggiunta, con un po’ di fiatone, la sommità del borgo, si possono individuare alcune torri di guardia che si alzano tra i tetti del paese, la cui struttura originaria è rimasta per fortuna inalterata nel corso dei secoli, e ben si comprende quanto potesse essere ardua la conquista del castello da parte di eventuali assedianti.
Una deviazione di 8 km. lungo una strada di grande valore paesaggistico sale fino al Colle Scravaion (m. 820) e da qui un sentierino porta in un’ora ai 1142 metri della cima di Rocca Barbena, massiccio montuoso di rocce impervie, torrioni e pareti verticali che fanno pensare a forme dolomitiche. La facile escursione non è di particolare difficoltà, ma per la gioia degli appassionati non mancano le vie di arrampicata fino al quarto grado.Anche se siamo in Liguria, la gastronomia delle valli è tipicamente “di terra” e molto legata alle produzioni locali, più di qualità che di quantità. L’ulivo e la vigna danno oli e vini di grande rilievo, mentre la piana di Albenga è tra le aree italiane più rinomate per gli ortaggi; ottimo anche il miele.
Nelle valli sono numerosi i ristoranti e le trattorie, che propongono i piatti semplici ma gustosi della tradizione: spiccano le paste fatte in casa, i ripieni, le torte di verdure, i funghi, le carni bovine, ovine e di cacciagione. Dei locali della zona cito solo quelli di cui ho esperienza diretta, ma in linea di massima è difficile mangiar male:
A Zuccarello, Usteria du Burgu, tel. 018279100;
A Castelvecchio: Antica Osteria alla Posta, tel. 018278282
A Balestrino: La Greppia, tel. 0182988020** Nel Castello di Zuccarello nacque Ilaria Del Carretto, esponente di una delle famiglie (un’altra fu quella dei Clavesana) più importanti nella storia del Ponente ligure. Andata in sposa a Paolo Guinigi, signore di Lucca, è immortalata nel celebre sepolcro marmoreo di Jacopo della Quercia del 1408, uno dei massimi capolavori dell’arte scultorea che si può ammirare nel Duomo della città toscana.
** Nella struttura urbanistica di Castelvecchio di Rocca Barbena si possono osservare alcune strutture curiose; una è costituita dalle coperture a terrazza o “a volta sfuggente” spesso sovrastate da essiccatoi, localmente denominati “vissà”; un’altra consiste nei forni sporgenti in forma di cupola dai muri esterni, ingegnoso espediente per non togliere spazio ai locali interni già piuttosto piccoli.
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La Val Neva, una delle “altre Ligurie”
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3 commenti in “La Val Neva, una delle “altre Ligurie””
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Non conosco l'outlet di Cisano. Però mi pare eccessivo dire "peccato che il TUTTO sia rovinata..." Un outlet è una realtà anonima, estranea ai valori ambientali di una valle che rimane bellissima. Ciao!
Il paesaggio devo ammettere non è niente male peccato che il tutto sia rovinata dai negozianti con la loro ostinata maleducazione (anke quando in un negozio si spendono circa 500 Euro in abiti, come ho fatto io stupidamente nell'outlet di cisano al neva)
Ma che meraviglia! Perchè nessuno parla di luoghi come questi?? O forse no.... è meglio che lo sappiano in pochi e non li invadano troppi turisti... Ciao, Giovanna