Dedicato a tutti quelli che stanno scappando
Nell’anno primo dell’Era Turismozòtica, ìnsulae hellènicae divìsae fùerunt in pàrtes dùas: lato A e lato B, come fossero un trentatrè giri.
Ed è per sfuggire alle hits martellanti del lato A - quello unza unza - che ci siamo imbarcati a Naxos sull’Express Skopelitis il 24 di agosto, la prua dritta verso Koufonissi.
Alza la puntina, gira il vinile, abbassa il braccetto: quattro chilometri quadrati e poche anime in più di cantilenante e demodè lato B.
A Naxos c’eravamo arrivati la sera prima dal Pireo e appena scesi al porto già sapevamo cosa avremmo fatto da grandi, l’indomani mattina: fuggire via rapidissimi!
Via via! A scampare i clacson le moto le auto, il calpestio disordinato di tacchi e lustrini dello struscio serale sul lungomare caotico; via dalle taverne appiattite bidimensionali, tutte bianche e mediocri, tutte azzurre ed uguali, con le foto del menù all’esterno e i poveri polpi cianotici, impiccati fin dall’alba ad essiccare sotto il sole; via dai buttadentro petulanti dei bar, dalle poltroncione imbottite ciccione e i tavolini claustrofobici dei bar, via dai neon verde marziano dei bar: via dai bar.
Via da un posto dove la notte su in cielo non vediamo le stelle, perché alle stelle la luce l’hanno ingoiata le mille insegne e la paccottiglia brillocchera delle vetrine di questo luna park impazzito.
Via da una cittadina dove il suono delle onde e dei ciottoli rimescolati dalla risacca non si sente più, coperto com’è dal frastuono di musica voci marmitte sempre due o tre ottave più alto di quanto vorremmo, dopo undici mesi e mezzo di insostenibile sarabanda metropolitana.
Via da un’isola dove neppure l’odore delle alghe, della sabbia bagnata, del sale riusciamo a percepire. Ma soltanto una cappa uniforme e fumosa di griglia unta e souvlaki. E un sentore vischioso di miele, baklàva e olio solare.
Via. A cercare tutto questo dove c’hanno detto che ancora c’è: a Koufonissi ed Amorgos.
Via allora, stressati novelli Peter Pan a raggiungere le isole che non ci sono sull’Express Skopelitis,: un traghetto piccino claudicante e rollante, anziano, lento placido saggio, con le rifiniture e gli arredi interni di legno consunto. Chissà perchè, ci ricorda una pipa di radica: la vecchia aromatica pipa di un vecchissimo marinaio greco col suo berretto a visiera d’ordinanza e i baffoni, rugoso e sornione. Rassicurante.
E allora fine dei miei queruli bofonchiamenti lagnosi e di questo lungo incipit, perché è sulla colonna sonora della sirena dello Skopelitis che partono i titoli di testa. E che il viaggio finalmente abbia inizio: LP “Isole greche”, lato B, traccia uno.
Giù la puntina sul solco.
Come spostarsi
TRAGHETTI
Pireo-Naxos: HIGHSPEED 2 Hellenic Seaways, euro 57,50.
Naxos-Koufonissi: Express Skopelitis, euro 8.
Koufonissi-Amorgos: Express Skopelitis, euro 7.
Amorgos-Naxos: Express Skopelitis, euro 11,5.
Dove alloggiare
KOUFONISSI: “Anemomylos Rooms”, strada per Finikes, mrs. Bomba Panagiota, info@koufonisia-rooms.com: agosto 60 euro, settembre 35 euro. 3 letti, bagno, frigo, fornelletto, TV, A/C, cucina in comune, veranda vista mare, un gatto da nutrire.
AMORGOS: “Hotel Agdali”, Egiali: settembre 35 euro. 2 letti, bagno, frigo, fornelletto, TV, A/C, balconcino vista mare.
NAXOS: “Windmill Hotel”, Chora, mr. George, info@windmillnaxos.com, tel.: +30-69.78.08.51.05, +30-22.85.02.45.94: agosto 50 euro, settembre 30 euro. 2 letti, bagno, frigo, fornelletto, TV, A/C, terrazzino vista tramonto senile della vecchia della palazzina di fronte J
In tutti e tre, i gestori si offrono gentilmente di venirvi a prendere e riaccompagnare al porto o all’aereoporto.
In cucina
TAVERNE e BAR
Doverosa avvertenza: in fatto di cucina, secondo me, i greci sono molto legati alla propria millenaria storia e tradizione. Purtroppo più che a quella ateniese, sembrano rifarsi esclusivamente a quella spartana: spartani i soliti quattro piatti in croce e spartani i cinque o sei ingredienti che, sempre gli stessi da undici anni di vacanze, non mi inducono ormai ad un’eccessiva benevolenza. Ipotizzo inoltre che, in un’epoca remota, si sia svolta una sorta di guerra santa contro gli animali di terra e di mare, accusati evidentemente di qualche gravissima forma di eresia. Solo così può spiegarsi il processo sommario cui tuttora vengono sottoposti e al termine del quale immancabilmente carbonizzati sulla griglia. Non scottati. E neppure cotti. Letteralmente carbonizzati e poi serviti, neri neri e tosti come stufette di ghisa. Neanche polpi, calamari, polli e maiali fossero Catari, Templari o streghe condannate al rogo.
Ragion per cui, quando di seguito affermo che un certo locale è consigliato, intendo soltanto dire che si ha un’accettabile percentuale di possibilità di mangiarci senza danni permanenti all’apparato digerente e ortodontico, ma decisamente quasi mai di uscire soddisfatti appieno nel palato.
Macchisenefrega, in fondo, perché la magia della Grecia è anche questa: alzarsi ugualmente da una taverna col sorriso sulle labbra, sebbene si stia ancora tentando di sgranocchiare l’ultimo pezzo rigido di tentacolo di polpo, che ti fa croc & croc sotto i denti come fosse un cantuccino vecchio di una settimana.
KOUFONISSI
“Maria to steki”: piatti classici e pescato del giorno sempre fresco; menù a voce; prezzo medio 20/25 euro: consigliato ma discontinuo.
“Captain Nikolas”: piatti classici e pescato del giorno sempre fresco; cibo da scegliere a vista; prezzo medio 15/20 euro: consigliato ma un po’ caotico e lento nel servizio.
“To Karnaghio”: piatti classici e pescato del giorno sempre fresco; menù a voce; prezzo medio 15/20 euro: consigliato soprattutto per la location, coi tavoli lungo il molo.
“Taberna Finikes”: piatti classici a self service con vassoio; prezzo medio 10/15 euro: consigliato per la comodità del self service e per la posizione, proprio sulla spiaggia di Finikes.
“Neo Remèzo”: piatti classici e pesce; menù alla carta; prezzo medio 15/20 euro: BOCCIATO per la qualità davvero mediocre della cucina.
“Psestària ‘O Mikalios”: piatti classici e carne di produzione propria; menù alla carta; prezzo medio 15/20 euro: consigliato ma un po’ lento nel servizio.
“Psarotaberna Capitan Demetres”: piatti classici e pescato del giorno sempre fresco; menù alla carta, prezzo medio 15/20 euro: consigliato soprattutto per la bella terrazza sul mare.
“Kafeneio Kalofeggo”: bar/taverna sulla spiaggia di Pori; menù alla carta; prezzo medio 15/20 euro. CONSIGLIATISSIMO per l’ambiente freak-chic e per alcuni piatti diversi da quelli standard greci: thè freddo home made, tabuleh di riso con verdure, gamberoni marinati al lime e prezzemolo, fresella cretese con pomodoro, feta e capperi.
“Windmill Bar”: nella zona alta del paese, un mulino a vento ristrutturato con una splendida vista sul mare per aperitivi al tramonto e dopocena sotto le stelle, con sottofondo di buona musica a volume accettabile.
“Bar sul molo”: guardando il mare, lungo il molo a sinistra della spiaggia del paese ci sono due bar molto curati e che propongono musica anni ’70 e ‘80. Solo il primo è aperto anche la mattina, per fare colazione sul mare. Ambedue, la sera, valgono bene la pena di un ouzo (anche se a prezzo più caro degli altri bar: mi sembra ben 5 euro a bicchierino annacquato) e quattro chiacchiere, coi piedi praticamente nell’acqua.
AMORGOS
“To Steki chez Sophia”: a Egiali davanti alla spiaggia del paese; piatti classici, carne e pesce; menù alla carta; prezzo medio 15/20 euro: consigliato.
“O Kostaras”: a Egiali all’inizio della via pedonale; piatti classici e ottimo giropita; prezzo medio 10 euro: consigliato.
“Taberna Basilikòs”: alla Chora; solo carne, giropita compreso; prezzo medio 15/20 euro: consigliato.
“Taberna Dolphini”: in contrada Kolofana, lungo la strada che va a sud dopo Arkessini. Consigliata anche dalla Routard; prezzo medio 15 euro. In un terrazzino rustico ed essenziale, la signora Sophia vi offrirà, a voce, piatti classici in versione estremamente casalinga e soprattutto grandissima cordialità, sebbene con tempi talmente diluiti che esaspererebbero persino un bradipo.
“Moon Bar”: a Katapola lato Xilokeratidi. Divertentissimi tavoli multicolore a un passo dall’acqua; ottimo bar per un aperitivo al tramonto.
“Le Grand Bleu”: a Katapola lato Xilokeratidi. Imperdibile bar, un must, vista la continua proiezione dell’omonimo film.
“Helios Bar”: alla Chora sulla piazzetta principale. Consigliato per una tranquilla colazione sotto uno dei due grandi alberi al centro della piazza.
“’O Loudaros”: a Lagada, sopra Egiali. Vecchio kafeneio frequentato da anziani giocatori di carte e backgammon, in un terrazzo coperto da una bouganville rosa e bianca e da una grande vite. Consigliato per un aperitivo con medzedakia.
NAXOS
“Vassilis”: nei vicoli in basso, alle spalle della passeggiata pedonale. Prezzo medio 20 euro. Personale molto gentile e piatti dalla presentazione più curata della media.
“’O Apostolis”: nei vicoli in basso, alle spalle della passeggiata pedonale. Prezzo medio 20 euro. Personale gentilissimo e soprattutto una bella frittura di calamari non unta, croccante e saporita (anche se ovviamente surgelata).
“Ouzerì Limenaki”: lungo la passeggiata pedonale. Prezzo medio 20 euro. Pescato del giorno fresco. Da evitare in alta stagione per via del sovraffollamento, del carattere un po’ burbero e scontroso del proprietario barbuto e soprattutto delle sue inguardabili camicie policrome!
Da non perdere
KOUFONISSI (24-8 / 1-9 2008)
Lo capisci fin dal mare che è minuscola, una pietra rara proprio perchè di pochi carati, ma brillantissimi e puri. Quasi piatta come un foglio carta velina; quasi rossa talmente è intenso l’ocra delle rocce; la baia del porto, specchio d’acqua turchese e trasparente, incoronata da un diadema di due o tre file di casette biancazzurre, come da prassi. E nient’altro.
Ancora prima di scendere dal traghetto, come una profezia di buon auspicio, lo sai già cosa ci troverai, percorrendo quelle poche stradine assolate: nessun noleggio di auto o motorini ma solo di bici, peraltro inutili; qualche bar e taverna; rooms to let e piccoli hotel in numero sicuramente superiore al totale dei residenti invernali; tre market, di cui il primo anni ’50, i proprietari primi anni ’20, l’ultima volta che hanno spazzato per terra anni ‘80 e la merce invenduta probabilmente la stessa dagli anni ’60; un bancomat; un forno seminascosto in cima ad una scala; quattro negozietti di souvenir quasi invisibili; l’onnipresente chiesa dedicata ad Agios Georgios.
E infine galline. Sì, galline di quella silvana rude razza isolana che se, tornando a casa dopocena, scopri che sono già rientrate a dormire, ti coglie l’atroce sospetto che tu stia facendo le ore piccole, per le meccaniche locali. E ti senti quasi in colpa, quasi un bieco assassino nel buio, ad essere ancora là in giro a passeggiare chiacchierando, turbando il silenzio graffiato soltanto dai grilli e dal vento. Mentre in cielo la luna che smobilita è una lontana scorzetta d’arancia. E nient’altro.
Perchè nient’altro è quasi esattamente quello che c’è.
Nient’altro che il mare.
Che va passeggiato, allora, partendo dalla spiaggia del porto - la snobbiamo, ma se l’avessimo sotto casa in città saremmo più sculati di mille Gastoni - e risalendo la costa verso destra, dove c’è un mulino a vento a picco sul mare, restaurato e in affitto, e un piccolo suggestivo cimitero di marinai, presidiato da una tomba senza nome, coperta di mesembriantèmo in fiore e ornata semplicemente da due rami legati a croce con una gomena. E poi calette su calette, quasi tutte accessibili dall’alto, fino al porticciolo turistico, saggiamente posizionato fuori dall’abitato e dotato di taverna.
Proseguendo lungo la costa si arriva poi fino al desalinizzatore dell’isola. E lì siamo tornati indietro, ostacolati dalle raffiche di meltemi, che ci hanno accompagnato per l’intera vacanza con una fedeltà canina degna di Argo.
Al porto esiste un servizio di taxi boat che, oltre a condurre turisti scarsamente semoventi alle spiagge, arriva anche a Kato Koufonissi, isoletta semideserta con una bellissima spiaggia a ridosso di una scogliera, selvaggia per natura e frequentatori abituali (alcuni campeggiatori fricchettoni, sulla cui igiene personale e rispetto dei luoghi nutro qualche acida perplessità da turista di mezz’età): non c’è taverna né ombra, per cui non va assolutamente dimenticata una bottiglia d’acqua, pena la disidratazione a tempo di record olimpico.
Le quattro lunghe spiagge sabbiose dell’isola si trovano invece in fila indiana sul lato sinistro del porto, guardando il mare, ed è una passeggiata rilassante e splendida di un’ora circa, il caldo alleviato dal vento, fra macchia mediterranea bassa di lentisco, corbezzolo, timo e gigli di mare, in mezzo a rocce e terra che variano dal senape tenue al porpora scuro. E un mare anche lui di mille colori, grazie alle varietà di fondale, mentre gli odori aspri e salini assalgono arrembanti le narici e riconciliano con l’estate sognata per un anno intero. Quella del Lato B.
Lungo la strada, prima della spiaggia di Finikes, attrezzata con taverna e adatta a famiglie con bambini, ci sono alcune abitazioni in affitto da segnalare per posizione e gradevolezza. Geitònia tes eirènes, che approssimativamente significa “Condominio della pace”: un complesso di sedici piccole abitazioni cubiche celeste pallido, in stile cicladico fine XIX secolo, immerse nella vegetazione; Aperànto Galàzio (+30-69.78.08.51.05), un’accogliente villetta con grande patio e vista sul mare; infine, quella dove abbiamo abitato noi: Anemòmilos Rooms, indelebilmente contraddistinta da un micro mulino a vento un po’ kitsch all’ingresso del viale. Dalla veranda si gode un panorama imperioso, sulle spume bianche di un Egeo perennemente stizzito e sull’isola disabitata di Keros; e così bastano trenta metri, la mattina, per farsi il primo tuffo della giornata. Unico inconveniente: la proprietaria, mrs. Panagiota, gentilissima ma che non parla altro che il greco; però è ansiosa di fare conversazione. Vi potrebbe pertanto accadere di ascoltarla per dieci minuti sani, annuendo sorridenti e stolidi, mormorando ogni tanto un efkaristò – grazie – per poi scoprire che, in realtà, vi sta solo raccontando che non dorme da due notti a causa di una persistente sciatalgia. Per comunicare in modo fruttuoso, a un certo punto, sono ricorso al famoso greco “mimato e pittato”, che consiste nel gesticolare disarticolatamente, emettere fonemi onomatopeici ed aiutarsi con disegnini esplicativi, tipo una piccola nave con fumaiolo e un bocchettone da doccia per chiederle se fosse stato possibile darsi una rinfrescata prima di riprendere il traghetto.
Subito dopo Finikes, il sentiero prosegue costeggiando il camping abbandonato, tuttora adibito (credo abusivamente) a campeggio libero, e sbuca sulla seconda spiaggia, Fanos, anche questa servita da una taverna. Aldilà c’è Italides, l’unica senza punti di ristoro, e subito dopo inizia il tratto migliore: la stradina sale leggermente, costeggiando una serie di calette e piscine naturali dove tuffarsi è irresistibile, vista la bellezza che ti cattura come il canto delle sirene.
Si giunge così all’ultima spiaggia, la più selvaggia e bella per vegetazione, sabbia e colori dell’acqua, Pori, situata in un’ampia baia alle cui spalle ci sono altissime scogliere battute da onde e vento teso e dalle quali lo sguardo spazia lungo tutto il versante costiero opposto dell’isola.
Seguendo una pista che si arrampica alla fine della spiaggia, infine, si raggiunge abbastanza agevolmente un’ennesima piscina naturale, incastrata fra le rocce e con un piccolo sbocco al mare aperto che facilmente diventa sottomarino in caso di alta marea.
Ecco: l’isola è tutta qua e nient’altro.
Tutta dentro a un ricordo: la notte, alzando gli occhi, la Via Lattea ci appariva nel cielo netta e improvvisa come non la vedevamo più da tanti anni. Quasi una striscia dipinta a calce viva su un fondale d’inchiostro.
Mi piace pensare che fosse una delle tante magie di cui è capace il genius loci - il nume tutelare - di Koufonissi: come se l’isola intera si tramutasse in una sala in cui le luci si spengono all’improvviso e cala il silenzio; poi, con un colpo di teatro, miliardi di stelle si accendono come un occhio di bue e disegnano in cielo, punteggiandolo, un kalinìkta.
Buonanotte, Koufonissi.
AMORGOS (1-9 / 5-9 2008)
…E buonanotte anche allo stomaco. Balla, lo Skopelitis, madonna se balla! Lo scalo intermedio a Donoussa, dal finestrino, mi appare come in un primo piano rimbalzante, effetto cinematografico che si ottiene legando la telecamera a un pallone da basket. Così, giunti ad Amorgos, scendiamo precipitosamente e barcollando al primo attracco - Egiali - invece che a Katapola e qui troviamo alloggio. Ci accorgeremo in seguito che, data la conformazione dell’isola e la posizione di Egiali, molto a nord, sarebbe invece stato preferibile abitare alla Chora, assai più centrale per gli spostamenti: ci vedremo infatti costretti dalle distanze (circa 40 km da nord a sud), dalla montuosità del territorio e soprattutto dal vento a raffiche violente, a noleggiare una Punto (40 euro al giorno). L’uso di un’auto su un’isola greca secondo me è una squallida barbarie da ragionieri del catasto in gita ferragostana, ma di necessità virtù…
Coi sensi ancora filtrati e obnubilati dal meraviglioso nulla turistico di Koufonissi, persino il tranquillo lungomare di Egiali ci appare di primo acchito degno del vituperato Lato A, per poi ricrederci invece in breve: anche qui c’è ben poco, oltre ai soliti bar e tavernette nella microzona pedonale e lungo la graziosa spiaggia con tamerici; e forse il silenzio e la pace sono favoriti da condizioni climatiche non esattamente da alta stagione.
Oltre quella del paese, Egiali ha altre due spiagge sabbiose, incastonate in calette raggiungibili percorrendo sentieri e scogli lungo la sponda opposta a quella del molo dei traghetti. Intorno e più in alto, inoltre, ci sono altri tre piccoli agglomerati: Tholaria, Potamos e Lagada, zeppi di vicoli e localini sfruttabili per l’aperitivo al tramonto.
La Chora, esattamente al centro dell’isola, è fra le meglio conservate e ristrutturate di Grecia. In puro stile cicladico, bianchissima e sormontata dall’ennesimo castello veneziano, è un dedalo di vicoli in cui è piacevole perdersi. E se anche non fosse piacevole, tanto vi ci perdereste ugualmente per quanto è intricato. Gatti, bambini e vecchietti ne sono i padroni assoluti, ma la dividono garbatamente coi turisti che, più che visitarla con inapplicabili schemi razionali, si limitano a rimbalzare a casaccio sbatacchiati dal meltemi.
Dalla Chora, si dipartono tre strade: una porta a sud, fino alle spiagge di Muros Beach, una lingua di sabbia grigiastra in fondo ad una scogliera impressionante, Kalotaritissa, ampia baia riparata e semicircolare, attrezzata con ombrelloni e lettini e, poco distante lungo la strada, la baia del relitto, raggiungibile a piedi in dieci minuti lungo un sentiero e dove si può ammirare da vicino il rottame arenato di un grosso mercantile.
La seconda strada conduce ad Agia Anna, due belle calette di scogli e ciottoli, e al fotografatissimo monastero di Hozoviotissa, duecentocinquanta scalini di lacrime e sudore ben spesi sopra al livello del mare. Per visitarlo, non sono più a disposizione gli stracci “coprivergogne” e gli uomini devono indossare pantaloni lunghi, mentre le donne esclusivamente gonne, anche corte sopra il ginocchio (Bah?!?).
L’ultima strada arriva a Katapola, centro principale dell’isola diviso in tre agglomerati: quello di sinistra col molo d’attracco dei traghetti, piuttosto turistico e colonizzato da esercizi commerciali; quello centrale, con spiaggetta di tamerici e vegetazione lussureggiante, e quello più gradevole sulla destra, Xilokeratidi, con un affascinante molo pedonalizzato disseminato di taverne e bar a un pelo dall’acqua. Imboccando la parallela in salita dal molo, al termine della via asfaltata si imbocca un sentiero che, fra scogli e sterrati agevoli, in una mezz’ora conduce prima a due spiagge di ciottoli e infine ad una placida baia di sabbia fine, il cui calore infernale è mitigato dalla presenza di un bar con ombrelloni di paglia e lettini e dal servizio di un taxi boat per i consueti pigroni.
E anche ad Amorgos, nient’altro da segnalare. Un bel poco, se non un quasi nulla, montuoso, scuro e su cui passano veloci le nuvole e i falchi. Diversa da Koufonissi, ma ugualmente affascinante e perciò, di diritto, la traccia due del mio Lato B.
NAXOS (5-9 / 8-9 2008)
Lato B che si rivolta sulla via del ritorno, sempre con lo Skopelitis, passando per gli attracchi di Donoussa, Schinoussa ed Iraklia, che fanno ben sperare viste le dimensioni ridotte e l’apparente selvaggia solitudine dei luoghi.
La puntina ricade nuovamente sul rumoroso e trafficato Lato A, quello di Naxos quindi, ma non ho voglia di parlarne - o sparlarne - se non per citare un episodio significativo: noleggiato un quad, correvamo (a 20 km/h!) lungo la litoranea verso sud, saltando a pie’ pari le affollate e organizzatissime spiagge di Agios Georgios, Agios Prokopios, Agia Anna, Plaka. Slalomando fra case su case, cubi in vendita e cubi in costruzione, hotel, pensioni, residence a perdita d’occhio lungo la costa. Uno sviluppo ipertrofico cui i disastri italiani dagli anni ’60 ai ’90 sembrano non aver insegnato nulla di come trattare una ricchezza facilmente deperibile come il proprio mare. Ed è così che, arrivati in fondo alla strada asfaltata, ci appaiono come un miraggio la cala e la splendida spiaggia di Aliko, immerse in un contesto da salvaguardia dell’Unesco: alte dune di sabbia perlacea, macchia mediterranea e cedri. Un mare da applausi. Finalmente una pace quasi irreale, dopo tanto trambusto.
C’è un però: il promontorio che separa la cala dalla spiaggia appare irrimediabilmente deturpato dallo scheletro di un gigantesco hotel, i cui lavori devono essere stati bloccati in un sussulto di legalità o di indignazione, ma che resta là come un invasore cicatrizzato, ormai. Una colata di cemento devastatrice dove da sempre c’erano le dune e la vegetazione a dieci metri dall’acqua.
E allora mi coglie il sospetto malinconico che sia tardi, ormai, per quest’isola. Troppo avanzata la sua era turismozòtica per fare marcia indietro e ripensarci. Troppi gli interessi economici che spingono verso uno sfruttamento invasivo e non più regolamentabile del territorio. Fino alla sua consunzione stremata.
Continueranno anche a scendere le sere su Naxos, allora, ma la Via Lattea così netta e pulita, così commovente come a Koufonissi, qui è difficile che possa ormai brillare.
A Naxos non si esce più a rivedèr le stelle.
Le stelle belle del mio Lato B della Grecia.
LE INFORMAZIONI DAVVERO UTILI (mica tutte quelle scemenze di prima) negli appositi paragrafi
@antodora: ciao, grazie per aver trovato interessanti i miei appunti su Koufonissi. Come giustamente ti ha suggerito lo Staff, potresti iscriverti al forum dove troverai tantissime informazioni su tutte le isole greche, fra cui proprio Schinoussa: c'è un topic con info e foto aperto da poco da Bea, che è appena tornata entusiasta. un saluto e buone vacanze
Ricordiamo ad Antodora che può trovare tantissime informazioni sulle mete che le interessano anche nel canale Europa - Isole Greche del nostro forum. L'iscrizione è rapida e gratuita!
Ciao, ho letto con estremo interesse il tuo diario di viaggio e alla fine mi sono convinta che koufonissi è la destinazione giusta per staccare da tutto e rigenerarsi. Non mi piacciono i rumori, la confusione, spazi troppo strutturati, la calca. Preferisco luoghi selvaggi, ancora non raggiunti dal turismo di massa e benvenuta sia la gallina che ancora razzola nei paraggi. Sempre ispirata dal tuo racconto, ho contattato Anemomylos rooms ma ho trovato posto solo per 10 giorni. Considerato il viaggio dall'Italia, lungo ed estenuante, sono davvero troppo pochi. Volevo abbinarci Schinoussa, sembra sia altrettanto bella. Hai qualche informazione a riguardo? Ti ringrazio per avermi letto, ancor di più se avrai la bontà di rispondermi, ed ancora complimenti per il tuo diario, ironico ed esaustivo, Ulisse non avrebbe potuto far di meglio! Antonella
scusa ma Naxos è anche la splendida Chora medievale, la chiesa di Panagia Drossianì tra Chalki e Monì, Ipsilotera, la cappella Theotokaki del monastero di Agios Chrisostomos, il paesino di Chalki,le spiagge sabbiose a ovest, il tempio di Demetra....
complimenti! bellissimo diario!