Il Kenya dal villaggio turistico

L’entusiasmo dell’incontro con un nuovo continente, mitigato dalle riflessioni sulla realtà africana

Una luce accecante, un calore di piena estate ci accoglie all'aereoporto di Mombasa.
Noi, smarriti pellegrini in fuga dall'inverno e dai nostri grigi e monotoni giorni, veniamo assaliti da torme di giovani a caccia di facile denaro.
Sull'aereo neppure una parola ci siamo scambiati, eppure qui non siamo più estranei, accomunati da un simile progetto di sogno vacanziero.
Silenziosi, ci scambiamo sguardi eloquenti. Un funzionario troppo severo cerca una prebenda per lasciarci passare, un ragazzo si improvvisa facchino per portarci il bagaglio all'autobus...alla fine esausti ci sentiamo come polli allo spennatoio.

Finalmente partiamo per l'agognata meta marina.
Durante un viaggio estenuante sopra uno scassato autobus che a fatica arranca, facendo lo slalom su un nastro d'asfalto bucato come una groviera, guardiamo il panorama che si affaccia ai nostri finestrini. Fra l'esuberanza di una natura lussureggiante di verdi alberi e praterie, appaiono misere capanne di terra e arbusti. Capre e polli in terra insieme a miriadi di bambini vocianti che spesso si fermano a guardarci passare. Comincia a insinuarsi in me il disagio per il presentarmi qui, in questa terra di povertà ed emarginazione, col solo scopo superficiale e vacuo, di fare una vacanza estiva in tempo invernale, e per guardare questo paese come chi paga il biglietto per visitare lo zoo.
Dopo tre ore di viaggio, accaldati e sudanti, ancora avvolti in maglioni e giacconi pesanti, finalmente si spalancano le porte del villaggio turistico tanto sognato.
Le stanze vengono assegnate, ora possiamo riposare prima di iniziare la scoperta del mondo che ci circonda. Le camere con la veranda sono costruite e arredate con l'ausilio di pesante legno scuro intagliato a mano. Il letto ha la classica zanzariera quadrata, proprio come quelle che si vedono in ogni film sull'Africa...peccato che la mia mente, a tale vista, mi porti subito alla malaria e ai poveri ospedali locali. Anche il bagno, pur nella sua funzionaltà, è in stile vecchio e semplice, adeguato al resto dell'ambiente che peraltro io amo, perchè mi riporta al passato di questo paese, alle sue atmosfere, alle sue magie sconosciute. Al soffitto l'immancabile pala rotante, il cui silenzioso ruotare è compagno di tante notti insonni, di tanti pensieri.
Più tardi esco per vedere la sognata spiaggia e la qualità del mare. Se la prima rispetta le più rosee aspettative,fatta di sabbia bianca e finissima, altrettanto purtroppo non si può dire del secondo. La laguna, retrostante la barriera corallina, non è quell'azzurro lago che normalmente vediamo nelle isole dei Caraibi o alle Maldive, ma una semi piatta scogliera di tagliente roccia che forma una sorta di acquitrino che si riempie di pochi centimetri d'acqua verdastra solo con l'alta marea. In pratica raramente si può fare un bagno ed è quasi impossibile nuotare. Molti si inquietano per la delusione. Il depliant pubblicitario aveva foto sapientemente fatte, in cui il mare appariva ben diverso e molto allettante.
Mi sono chiesta come mai alla fine tutti tacciano e accettino di buon grado la situazione. Sarà per l'acqua di mare delle piscine? Sono più propensa a credere che il miracolo sia dovuto alla sapiente cucina del villaggio, che sforna ogni giorno prelibati piatti di pasta italiana e altri succulenti manicaretti. Fantastico il clima: caldissimo il sole, fresca e piacevole la brezza che sempre ci accarezza la pelle.
Rimane il rimpianto di non poter uscire da quest'oasi per conoscere la realtà keniota se non con fugaci e guidate visite ai bazaar dei dintorni. In pratica siamo prigionieri in un sperduto lembo di terra straniera. Una bella e comoda gabbia dorata, ma pur sempre di gabbia si tratta. Io detesto queste situazioni, ma decido di portare pazienza e adeguarmi in vista di un po’ di riposo. Ho respirato tuttavia l' atmosfera africana nella sua splendida costa selvaggia, nei suoi infuocati tramonti, nelle notti illuminate da una grandiosa luna bianca e da miriadi di stelle in un cielo tersissimo, ho ammirato l'innalzarsi in volo di nubi di bianchi gabbiani, la sua natura rigogliosa e il sorriso del suo amabile popolo.

7 commenti in “Il Kenya dal villaggio turistico
  1. Avatar commento
    patrizia
    26/03/2008 21:15

    Io ero proprio al Jacaranda, lontano da tutto. Non ricordo di aver visto dei roditori però se chiediamo la natura selvaggia non credo che di questo dovremmo lamentarci. Meglio un topo che un serpente, non credi?

  2. Avatar commento
    Mario
    18/03/2008 17:39

    Kenya, lo vedi e lo ami, i suo colori odori ( a volte sgadevoli, per il nostro nasino abituato a quelli artificiali), alle persone locali molto cordiali e altruiste, alla natura che ancora per poco risulta selvaggia. Ma non così selvaggia come ha voluto farci credere il responsabile del villaggio JACARANDA, sperduto sulla costa e molto lontano dalle zone interessanti, piccoli paesi locali, in compenso il villaggio era pieno di roditori(fotografati), quando abbiamo fatto vedere le foto alla direzione e ci siamo lamentati anche del servizio, offerto ci veniva proposto di cambiare albergo.....bella risposta del c...o

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    patrizia
    26/06/2007 13:08

    Grazie Fiorella, sei molto gentile.

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    patrizia
    16/06/2007 11:15

    Non sapendo come altro rispondervi, lo faccio qui. Sono rimasta in quel villaggio solamente una settimana e ho avuto problemi a causa del bagaglio rimasto in aereoporto per 4 giorni. Fra l'altro avevo anche una discreta bronchite. Per questi motivi non me la sono sentita di fare neppure un mini safari all'interno. Le strade sono pessime e gli spostamenti molto difficili. Dalla costa ci sono centinaia di chilometri per raggiungere i parchi. In ogni caso, come giustamente dite, l'atmosfera è talmente affascinante che la voglia di tornare ad esplorare il Kenya è davvero tanta. Vi ringrazio dell'attenzione. Saluti cordialissimi a Baraka e Sangiopanza. Ciao!

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    fiorella
    15/06/2007 10:55

    Complimenti per le tue conoscenze e sopratrutto per avere messo radici in quella terra

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    sangiopanza
    14/06/2007 13:38

    Peccato, perchè un minimo di coraggio e di iniziativa, magari trovando qualche compagno di avventura, poteva farvi uscire dal villaggio, trovando sicuramente qualcuno che su qualche scassatissima macchina vi avrebbe portato a vedere la vera realtà. Con tutte le tare del caso per qualcosa vissuta ormai 15 anni fa.

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    Baraka
    14/06/2007 08:28

    Jambo Patrizia, cosa ti ha impedito di oltrpassare il muro? Se ci sarà una prossima volta ti consiglio di andare tranquilla e scoprirai forse una realtà da amare. Questa è stata la mia esperienza, ogni giorno a piccoli passi mi allontanavo dal villaggio ed ho conosciuto una terra e un popolo pieno di contraddizioni che mi ha contagiato di una malattia incurabile!

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