Il Ghana, la costa d'oro dell'Africa centrale

Alla scoperta di un Paese africano del quale si sa poco, ma ricco di valori ambientali, culturali, storici e umani

Viaggio della durata di una settimana effettuato nel settembre del 2009 con un gruppo di amici e colleghi, in tutto 10 persone.E' un'Africa diversa, particolare quella che si incontra visitando il Ghana. Un Paese ricco di tradizioni e riti tribali, con una natura varia e affascinante, ma che rappresenta anche una triste faccia della storia del continente nero e dei suoi lunghi e travagliati rapporti con gli Europei. Furono i Portoghesi nel XV secolo i primi ad attraccare sulle zone costiere del Ghana alla ricerca, in un primo tempo, di oro e metalli preziosi. Seguirono ben presto Olandesi, Francesi, Danesi, Svedesi ed Inglesi spinti da ben altre mire.
Lo testimoniano i numerosi forti e castelli di foggia tipicamente europea che si possono ancora ammirare, tra un villaggio di pescatori e l'altro, lungo i suoi 250 km di litorale. Quello di CAPE COAST è probabilmente uno dei più visitati del paese, ed è diventato un luogo simbolo, un "luogo di memoria" emblematico, di una delle più tragiche vicende dell'umanità: la tratta transatlantica degli schiavi. Il castello infatti nel periodo coloniale, fu uno dei centri principali di questo atroce traffico, e attualmente è uno degli undici forti del Ghana dichiarati dall’UNESCO Patrimonio dell’Umanità, nel 1979.
Fu fondato dagli Svedesi nel 1653 con il nome di "Carolusburg", temporaneamente occupato da un capo locale di Fetu e poi dagli Olandesi, nel 1665 fu catturato dagli Inglesi che lo ampliarono a più riprese trasformandolo nel quartier generale della Royal African Company. È impressionante entrare nelle orribili prigioni al suo interno dove venivano chiusi gli schiavi in attesa di essere imbarcati prima di salpare per le Americhe, per il loro “viaggio senza ritorno”.
“In queste celle - spiegano con passione le guide ai tanti africani figli della diaspora che tornano qui alla ricerca delle loro radici - i prigionieri stavano ammassati completamente al buio e con poco cibo, di modo che si debilitassero e non avessero le forze per scappare”.
Una targa ricorda che nel mese di luglio del 2009 lo stesso presidente degli Stati Uniti Barack Obama, ha voluto venire a visitare questa fortezza insieme con le sue due figlie e la moglie Michelle, il cui bis-bis-bisnonno partì dall'Africa come schiavo in catene. “Un'esperienza commovente in un luogo di profonda tristezza - ha definito la sua visita Obama - Un monito a lottare contro ogni tipo di oppressione”.

Venti chilometri a ovest di Cape Coast, sorge ELMINA, un piccolo e animato villaggio di pescatori che vanta ben due antiche costruzioni, un forte e un castello. Il St George's Castle di Elmina costruito su una penisola rocciosa in posizione dominante, è il più antico del Ghana e fu completato nel 1482 ad opera dei portoghesi i quali, con Cristoforo Colombo e Bartolomeo Diaz, furono i primi a scoprire la ricchezza in oro e avorio della regione. Successivamente, nel 1637, furono gli olandesi a conquistare il castello, e allo scopo di proteggerlo costruirono il Fort St Jago (1652) diverse centinaia di metri più in là. Quando la tratta degli schiavi sostituì l'oro come principale prodotto commerciale entrambi furono ampliati.
Il castello che si visita oggi, anch'esso inserito dall'UNESCO nella lista dei siti Patrimonio dell’Umanità, quale simbolo e luogo della memoria, è il risultato dei lavori realizzati a più riprese da tutte quelle potenze europee che in 400 anni, tra il 1445 e gli inizi dell'800, si contesero senza scrupoli e con profitto la tratta transatlantica degli schiavi, coinvolgendo in questo fiorente commercio tra i 12 ed i 14 milioni di Africani.
La sottostante città d’Elmina è un tipico porto di pesca con centinaia di grandi piroghe colorate che tutti i giorni affrontano l’oceano in un’atmosfera vivace e fuori del tempo.

Al mattino ci dirigiamo verso l'interno per tuffarci nella rigogliosa natura del Ghana e visitare il KAKUM NATIONAL PARK. Già costituito nel 1932 come area naturale protetta non aperta al pubblico, è questo oggi uno dei più grandi parchi naturali attrezzati per le visite del Paese. L'area del parco si estende su una superficie di oltre 350 km², principalmente coperta da foresta pluviale, nella Regione Centrale del Paese. Le escursioni guidate a piedi, organizzate dal visitor center, forniscono informazioni sulle principali specie di alberi del parco e sul loro ruolo economico, sociale, culturale e medicinale. La biodiversità della flora è tale che - ci spiega la nostra guida/ranger - in alcune zone del parco si possono contare più di 200 diverse specie vegetali per ettaro.
La principale attrazione del Parco è il Canopy Walk, un percorso costruito nel 1995 lungo ben 350 metri e costituito da ben 7 ponti di corda, sospesi a un'altezza variabile tra i 30 e i 40 metri, dai quali si ha uno splendido e inusuale punto di vista della foresta. Invece di mostrare i loro tronchi, gli alberi offrono allo sguardo le loro sommità slanciate alla ricerca di cielo e di sole.
Sebbene i grandi mammiferi siano in genere difficili da incontrare, la nostra guida ci assicura che il Parco ne ospita ben 40 specie, oltre a 275 specie di uccelli e numerosi rettili, anfibi e invertebrati, tra cui circa 250 specie di farfalle.

A KUMASI, l'antica capitale del regno degli Ashanti, e tuttora il cuore della regione omonima, o attesi dal Re in persona. Nel calendario degli Ashanti infatti in determinate giornate, chiamate Akwasidae, i sudditi possono recarsi dal proprio sovrano per esporre i propri problemi e far dirimere le proprie controversie. Un'occasione rara per i visitatori stranieri di condividere un'esperienza autentica e molto suggestiva, in cui tutti vestono il costume tradizionale, un largo panno dai colori scuri portato come una toga.
Gli Ashanti infatti, i grandi signori dell’oro, rappresentano una monarchia ancor oggi molto importante. L’Asantehene, re di tutti gli Ashanti, è tuttora il garante ed il depositario dei valori spirituali che fondano l’unità e la forza del suo popolo. La sua influenza va al di là dalle frontiere del Ghana per suscitare ammirazione nel resto della diaspora africana dispersa nel mondo. In queste occasioni, di fianco al re seduto sotto una tenda si dispongono gli anziani e i consiglieri capeggiati dal porta-parola regale che porta in mano i simboli del potere ricoperti in oro. Davanti a loro si apre uno stretto corridoio formato dai dignitari con diverse funzioni. Durante la cerimonia i cortigiani prima offrono i loro regali, dopodichè espongono la loro problematica che il re dovrà risolvere dando prova di saggezza ed equilibrio.
Per farci capire la storia e l'importanza della monarchia Ashanti, nel vicino Kumasi Cultural Centre assistiamo ad uno spettacolo di musiche e danze tradizionali che intende riproporre in forma teatrale le varie fasi attraverso cui si svolge l'investituta del nuovo re, l'Asantehene. La successione al trono avviene da parte di madre: tant'è che gode di un grande prestigio tra i propri sudditi. Il regno Ashanti venne fondato alla fine del XVII secolo e, grazie soprattutto al commercio dell'oro e degli schiavi con gli europei, si arricchì notevolmente.
Lo splendore artistico del regno ashanti e l'abilità degli antichi artigiani non si è del tutto persa con l'affermarsi della civiltà moderna. Ne abbiamo la riprova visitando nel pomeriggio, nei dintorni di Kumasi, tre villaggi che conservano la ricchezza artigianale del regno e della civiltà Ashanti, e pertanto sono stati inseriti dallUNESCO nella lista dei siti Patrimonio dell'Umanità.

NTONSO è il villaggio famoso per la produzione dei tradizionali tessuti “andinkra”. Si tratta di tessuti usati soprattutto per cerimonie pubbliche o in occasione dei funerali; in questo caso sono di colore marrone scuro, rosso o nero a seconda del grado di parentela con il defunto. Per facilitare l'operazione di stampa spesso sono suddivisi in varie strisce larghe 30-50 cm. Ciascuna: l'artigiano, infatti, lavora seduto a terra e stampa singolarmente ogni simbolo utilizzando degli stampi in legno impregnati di inchiostro ricavato dalla bollitura di erbe e cortecce insieme a residui di ferro. Le varie strisce sono poi cucite a mano l'una accanto all'altra.
Pochi chilometri ci separano da AHWIA, il villaggio Ashanti specializzato nella realizzazione delle sculture in legno. Anche qui gli abili artigiani si ritrovano ogni matttina all'interno di uno spazio comune per realizzare con calma e precisione statuine, maschere, sgabelli, che poi vengono venduti nei negozietti che si affacciano lungo la strada principale, portando così avanti una tradizione secolare che viene tramandata con orgoglio da padre in figlio.
L'ultimo villaggio che visitiamo è quello di BONWIRE/ADAWONMASE, dove vengono tessute le famose stoffe “kente”. Ad attenderci avvolto nel suo splendido Kente è il capo del villaggio che, dopo averci dato il suo benvenuto, ci invita ad assistere ad uno spettacolo di danza realizzato da alcune bambine del posto. Durante la visita al centro artigianale ci viene spiegato che il tessuto “kente” è composto da strisce larghe 10-12 cm. cucite una accanto all'altra; questo perché vengono usati telai, completamente manuali, con cui non è possibile ottenere altezze maggiori del tessuto; e, com'è tradizione in tutta l'Africa Occidentale, anche in Ghana i tessuti vengono lavorati esclusivamente dagli uomini. Il tessuto “kente” poi, nella sua dimensione completa, viene usato come toga avvolta intorno al corpo e appoggiata sulla spalla sinistra. Mentre quelli indossati dalle donne sono suddivisi in due o più parti: una come gonna, una come scialle e spesso un'altra per portare il bambino sulla schiena.

Altro prodotto di punta del Ghana è il cacao, di cui il Paese è, insieme alla Costa d'Avorio, il primo produttore al mondo. Pertanto è d'obbligo la visita ad una delle piantagioni che si trovano nei pressi del Centro Nazionale per la Ricerca e la Conservazione di questa importantissima risorsa agricola, introdotta nel Paese dai missionari presbiteriani intorno alla metà del XIX secolo e diffusa in tutto il paese dal 1879 in poi. La coltivazione del cacao in epoca coloniale era praticata quasi esclusivamente dalla popolazione locale, che però doveva vendere i suoi prodotti ai prezzi fissati dai commercianti europei, spesso inferiori a quelli stabiliti dal mercato mondiale.

Per noi è ora di raggiungere ACCRA, la capitale del Ghana, caotica ed interessante città in rapida evoluzione che con i suoi due milioni e mezzo di abitanti è anche una delle più popolose dell'Africa Centrale. Quella che fu la più prosperosa delle colonie britanniche d’Africa ha saputo tuttavia conservare una sua identità, che si riflette nei quartieri moderni, come anche in quelli vecchi, dove si moltiplicano le attività tradizionali.
Per trovare un po' di pace visitiamo il KWAME N'KRUMAH MEMORIAL PARK, un giardino con tanto di fontane dedicato a colui che fu il primo presidente del Ghana indipendente e il primo leader dell'Africa nera a far ottenere al suo Paese l'autogoverno nel 1957. Morto in esilio in Romania nel 1972, Kwame Nkrumah fu una figura di spicco nella storia della decolonizzazione e del panafricanismo e ancor oggi è molto popolare tra i suoi connazionali, tant'è che sono molte le coppie di sposi che vengono a visitare il Parco per utilizzarlo come sfondo per il loro album di nozze.
Davanti a una scuola osserviamo un gruppo di bambini giocare a pallone. Ognuno di loro sogna di diventare un campione come Appiah, Essien o Muntari. D'altra parte i Mondiali di calcio sono vicini e tutti qui si preparano a gridare: Forza Ghana!

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