Gli obelischi

Antiche vestigia di una Roma “capitale del Mondo”

Gli obelischi costituiscono una singolare prerogativa della città, che se ne adorna in quantità che non ha riscontro altrove.
Dei tredici antichi monoliti di granito superstiti solo sette sono sicuramente di fattura egizia, trasportati a Roma durante l'Impero, da Augusto (10 a.C.) a Costanzo II (357 d.C.).
Qui ebbero utilizzazioni diverse: molti - i più piccoli - erano allineati, all'uso egizio, lungo il viale d'accesso all'Iseo Campense nel Campo Marzio, da cui provengono anche quelli oggi nel giardino di Boboli a Firenze ed a Urbino. Quelli più grandi, invece, decoravano la spina dei circhi (Massimo, Vaticano, di Massenzio e Variano), mentre due furono posti all'ingresso del Mausoleo di Augusto e uno funse da gnomone di un'immensa meridiana.

Il più antico è l'Obelisco Lateranense, che data alla seconda metà del XV secolo a.C.; del tempo di Ramses II (fine XIII sec. a.C.) sono il Flaminio, e quelli di Piazza della Rotonda e di Villa Celimontana; i più recenti (VI sec. a.C.) quelli di Psammetico II a Montecitorio e di Apries in Piazza della Minerva.
Gli altri sono imitazioni romane dell'età imperiale: si trovano oggi a Trinità dei Monti (Obelisco Sallustiano), in Piazza Navona (sulla Fontana dei Fiumi), al Pincio, sull'Esquilino, sul Quirinale (Fontana di Monte Cavallo) ed in Piazza S. Pietro (Obelisco Vaticano); questi ultimi tre non presentano geroglifici.

Relativamente alle dimensioni, il primato spetta (come abbiamo già detto) al Lateranense (m: 31, col basamento si arriva a m. 47), seguono il Vaticano (m. 25.50) il Flaminio (m. 25, con il basamento m. 36.50), quelli di Montecitorio (m. 21.80, con il basamento ed il globo m. 29), di Piazza Navona (m. 16.50), dell'Esquilino (14.80), del Quirinale (m. 14.65), il Sallustiano (m. 13.90), del Pincio (m. 9.25), di Piazza della Rotonda (m. 6.35), della Minerva (m. 5.47) ed infine, quello di Villa Celimontana (la sola parte terminale presenta geroglifici, m. 2.70).

L'Obelisco Lateranense, che svetta al centro della Piazza di S. Giovanni, è, dunque, sia il più antico e sia il più alto di Roma. Il monolito di granito rosso fu innalzato dai Faraoni Tutmes III e Tutmes IV alla metà del XV sec. a.C. per decorare l'entrata del Tempio di Ammon a Tebe. Successivamente, venne trasportato a Roma da Costanzo II nel 357, che lo collocò nel Circo Massimo, dove crollò e venne ritrovato.
Nel 1587 venne spostato da Domenico Fontana e collocato nella sua attuale posizione.

L'Obelisco Flaminio si trova al centro della spettacolare Piazza del Popolo e dopo quello Lateranense è il più alto ed antico della città. E' un monolito di granito, eretto a Heliopolis da Ramsses II e dal figlio Mineptah nel 1200 a.C. circa e portato a Roma da Augusto, che lo collocò nel Circo Massimo. Nel 1589 il papa Sisto V lo fa spostare nella piazza attuale dall'architetto Domenico Fontana; nel 1823 fu ornato dal Valadier di una base con quattro vasche circolari ed altrettanti leoni in stile egizio.

L'Obelisco di Psammetico II (594-589) si erge su un'altura artificiale oltre il Palazzo Wedekind, ad ovest di Piazza Colonna. Fu trasportato da Heliopolis per volere di Augusto, che lo pose nel Campo Marzio come gnomone dell'orologio solare, i cui resti si trovano sotto la Chiesa di S. Lorenzo in Lucina. L'Horologium Augusti era un vastissimo impianto costruito nel 10 a.C. da Mecenate: su una platea (m. 160 x 60) pavimentata con lastre di travertino era disegnato il quadrante, con liste e scritte in bronzo, sul quale l'obelisco in questione, posto al centro, segnava l'ora con l'ombra. Questo cadde nel IX secolo e fu restaurato ed eretto qui sotto Pio VI da Giovanni Antinori (1792), che ne ripristinò la funzione: attraverso il globo di bronzo forato, recante lo stemma del papa, passava il raggio solare, mentre sulla piazza apposite selci indicavano le ore.

Il piccolo Obelisco di Ramsses II, che corona la fontana in marmo grigio africano in Piazza della Rotonda (Pantheon), proveniente dall'Iseo Campense, vi fu sovrapposto da Clemente XI nel 1711, trasferendolo dalla vicina Piazza S. Macuto.

Dalla sommità della scalinata di Trinità dei Monti svetta l'Obelisco Sallustiano, proveniente dagli omonimi "Horti" e qui eretto da Giovanni Antinori per volontà di Pio VI nel 1789. I geroglifici presenti non sono altro che un'imitazione romana di quelli dell'Obelisco Flaminio.

L'Obelisco Vaticano, che si leva al centro di Piazza di S. Pietro tra due grandiose fontane, è privo di geroglifici ed è posato sul dorso di quattro leoni di bronzo agli angoli dell'alto piedistallo. E' la leggendaria aguglia del medioevo, quando si credeva che al vertice, in un globo bronzeo, fossero deposte le ceneri di Cesare; attualmente, in alto, dov'è l'emblema bronzeo con i monti e la stella dei Peretti Montalto, si dice che vi sia racchiusa una reliquia della S. Croce (la sommità della croce è a circa 41 metri dal suolo). Dopo essere stato impiegato per decorare i "Forum Iulii", di Alessandria d'Egitto, fu trasportato da Caligola nel 37, per ornare il circo detto poi di Nerone e si trovò così sempre al lato della basilica. Tra l'aprile e settembre del 1586, Sisto V lo fece spostare da Domenico Fontana nel sito attuale (in questa occasione fu rimosso anche il globo sulla sommità, ora nelle collezioni capitoline).

L'Obelisco di Piazza Navona sormonta, invece, la fontana centrale detta "dei 4 Fiumi", opera del Bernini. Si tratta di un'imitazione romana del tempo di Domiziano (I secolo d.C.), proveniente dal Circo Massimo. Alla sua sommità si trova una colomba bronzea che porta col becco il ramoscello d'olivo, poiché il papa Innocenzo X della famiglia Doria Pamphilj, oltre ad aver commissionato la fontana e posizionato l'obelisco, viveva nell'omonimo palazzo vicino ad essa. Oggi l'edificio è la sede dell'Ambasciata del Brasile.

Il piccolo Obelisco Esquilino fu posizionato da Domenico Fontana per ordine del papa Sisto V (1587) proprio al centro della piazza e sistemato in asse con la prima metà del rettifilo della strada Felice. Questa era stata ideata dal papa per congiungere Trinità dei Monti con la Basilica di S. Croce in Gerusalemme.
L'obelisco è un'imitazione romana di quelli egizi, che ornava, insieme a quello gemello (ora in Piazza del Quirinale), l'ingresso del Mausoleo di Augusto.

L'Obelisco del Pincio, che svetta su Piazza Bucarest, fu dedicato da Adriano al favorito Antinoo ed è stato rinvenuto presso la Basilica di S. Croce in Gerusalemme nel XVI secolo. Nel 1822, Giuseppe Marini lo sistemò nel sito attuale per volere di Pio VII.

L'Obelisco di Piazza S. Maria sopra Minerva, più noto come "Pulcin della Minerva", è composto da un obelisco egizio del VI secolo a.C. (trovato nel 1665 nell'area dell'Iseo Campense) e da un elefante marmoreo che lo sostiene e che fu concepito da Gian Lorenzo Bernini e poi scolpito da Ercole Ferrata nel 1667.

L'Obelisco di Villa Celimontana, sistemato sul Viale Cardinale Spellman, è egizio e risale al tempo di Ramsses II. Un tempo si trovava presso il convento di S. Maria in Aracoeli ed è stato donato nel 1584 dal Senato romano a Ciriaco Mattei (famiglia proprietaria della villa), che vi riunì una ricca collezione di antichità. L'obelisco viene qui collocato nel 1817.

Il recupero degli obelischi crollati e sepolti (ad eccezione di quello Vaticano) e la loro riconversione in eccezionali elementi di "arredo urbano" iniziarono con Sisto V - che tra il 1586 ed il 1589 collocò uno per anno, in stretta relazione coi rettifili realizzati e previsti dal suo programma urbanistico - e ripresero in piena età barocca con "invenzioni" più complesse e fantasiose ad ornamento degli spazi pubblici. In età neoclassica, Pio VI riattivò la tradizione richiamandosi sia alla concezione sistina degli obelischi come fulcri di assi viari, sia alle scenografiche sistemazioni barocche. Sempre in questo periodo si collocano le uniche di iniziativa privata: nuovo posizionamento dell'obelisco di Villa Celimontana e dei due eruditi "falsi", in granito di Baveno di Villa Torlonia (1842). All'età umbertina spettò l'ultimo ritrovamento di un antico obelisco ed il suo modesto reimpiego nel monumento ai Caduti di Dògali (1887). A quella fascista, risale l'ultima importazione dal suolo africano (non dall'Egitto ma dall'appena conquistata Etiopia), stiamo parlando della Stele di Axum, (1937) e delle due interpretazioni novecentesce del tema, in marmo di Carrara: il monolito dedicato a Mussolini all'ingresso dell'omonimo foro (oggi Foro Italico, 1932) e la Stele a Marconi al centro dell'EUR (1939-59). Per finire, però, non ci dobbiamo dimenticare degli incredibili obelischi-lampione di Via della Conciliazione, che sembrano rifare il verso a quello Vaticano...

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