Itinerario
25 luglio 2009
Il pullman risale la strada del Passo del Rombo, siamo nelle Alpi Breonie (Retiche) di ponente, a due passi dal confine austriaco. Attraversiamo vallate verdissime e con paesaggi che sono già bellissimi, figuriamoci cosa ci attende all’interno…
Avremmo dovuto percorrere il sentiero alto che porta al Passo del Tumolo, ma in considerazione dell’ora di arrivo (o di partenza dell’escursione), si decide di percorrere il sentiero più basso e più facile che ci permetterà di arrivare al Rifugio Monteneve in tempo per la programmata visita alle miniere accompagnati da una guida.
La meta di oggi è appunto il Rifugio Monteneve, dove pernotteremo. Si trova nel villaggio storico dei minatori di San Martino di Monteneve a quota 2355 mt. All’inizio degli anni ’90 l’ex sede della direzione della miniera viene adibito a rifugio di proprietà del CAI di Merano.
I sentieri che percorreremo si trovano in un territorio che testimonia secoli di lavoro nelle miniere locali che rappresentano il complesso minerario più alto d’Europa. Argento, rame, piombo e zinco sono stati estratti in 800 anni di attività cessata nel 1967 e nel 1996 le miniere sono state trasformate in luoghi aperti al pubblico. Vi sono 150 chilometri di gallerie e pozzi e vanta l’impianto di trasporto su rotaia più lungo del mondo con ben 27 chilometri.
L’attività estrattiva ha lasciato esempi di archeologia industriale, ma per fortuna non ha snaturato il paesaggio che è straordinario. Ci si trova in valloni circondati da cime elevate che assumono diverse colorazioni in base ai diversi minerali che le compongono. Un esempio per tutti: il Monte Cintola è di dolomia bianca fino ad un certo punto, poi si trasforma in roccia scura (quasi nera) fino alla vetta, oppure un’altra imponente formazione ricoperta di verde fino quasi alla cima, che poi lascia spazio alla dolomia quasi bianca come se fosse coperto da un eterno cappuccio di neve.
E’ tutto molto affascinante, è un anfiteatro che sembra un testo di geologia a cielo aperto. Alte cime di dolomia bianca, calcare, canaloni di sfasciume e neve abbagliante che ancora resiste al disgelo, poi man mano la quota scende tutto diventa di un verde brillante.
Dopo la sistemazione in Rifugio (molto accogliente e con ottima e abbondante cucina), ci dividiamo in due gruppi: uno sale verso il Lago Nero Piccolo, mentre il nostro si appresta a visitare le Miniere sotto la guida di un Geologo locale.
La zona è famosa anche per le pietre semipreziose chiamate “granate” che si trovano ovunque piantate in ammassi rocciosi, mentre esemplari di diverse dimensioni sono presenti nel piccolo museo.
La visita è interessante e ancora un occhio esperto può rintracciare le vene da cui venivano estratti i minerali, ma l’umidità e i cunicoli così angusti mi fanno pensare a tutti coloro che ci lavoravano tutta una giornata e che, come ci spiega la nostra guida, non uscivano all’aria aperta nemmeno per tornare alle loro case, in quanto altre gallerie li portavano direttamente dalla miniera agli alloggi per evitare le temperature bassissime dell’esterno. Qui l’inverno è tosto.
Noi invece ci ritorniamo all’aria aperta e godiamo di questa giornata fortunata con sole caldo e aria frizzante.
26 luglio 2009
La mattina molto presto ci chiudiamo nelle nostre giacche e berretti di lana (temperatura vicina allo 0) e partiamo con un bel sole che sta lanciando riflessi dorati su tutto il paesaggio rendendolo, se possibile, ancora più magico. Si preannuncia una giornata luminosa.
Saliamo per un ripido sentiero in ombra fino alla Forcella Monteneve (2690 mt) e qui giunti si apre un panorama grandioso, ma che non è altro che un ricco antipasto di ciò che ci aspetta in questa lunga giornata. Passeremo gradualmente dalla Val Passiria alla Val Ridanna.
Scendiamo rapidamente nella valle sottostante la Forcella, cominciamo la serie dei guadi e le marmotte ci vengono a dare il buon giorno con i loro fischi e lasciandosi anche fotografare. Ora si riprende a salire per raggiungere il Passo dell’Erpice, ma prima costeggeremo uno dei tanti laghetti che incontreremo oggi con le acque dai colori incredibili, questo è di un blu lapislazzuli che passa gradualmente ad un blu notte, è circondato da sfasciume di calcare candido come neve che ne esalta il colore. Noi lo sfasciume lo attraversiamo e saliamo, saliamo fino ad arrivare al Passo dell’Erpice e tornare a 2693 mt.
Altro cambio di panorama, siamo nella valle superiore dell’Erpice e siamo circondati da vasti nevai che ancora resistono e che finiscono nell’immancabile coloratissimo laghetto che chiude la conca. Naturalmente il Peter Pan che è in tutti noi si scatena, gli scarponi diventano sci in una improbabile discesa e qualche palla di neve sfreccia, ed a volte si infrange, sulle nostre teste (o lungo le schiene). Siamo incantati: sole caldo, neve, cascate ovunque e roccia che brilla sotto i raggi luminosi, anche i più frettolosi sono costretti a fermarsi davanti a questo spettacolo.
Si riparte per iniziare a scendere, la valle si allarga e incontriamo un vasto pianoro che il recente disgelo e le innumerevoli cascate hanno trasformato in un “prato mollo”, cioè camminiamo su uno strato erboso intriso di acqua.
Più avanti altro panorama suggestivo costituito da meandri di acqua che si insinuano tra l’erba, la concentrazione di minerali di ferro disciolti colora l’acqua di rosso e complice il riflesso di un cielo terso e reso blu dall’aria di altra quota, abbiamo l’impressione di guardare un quadro impressionista con i colori che sfumano uno nell’altro in un cromatismo perfetto.
I sentieri di oggi sono lunghi e pieni di sassi, a volte non agevoli, ma quasi non ce ne accorgiamo, perché siamo continuamente attratti da qualche nuovo spettacolo. Prima di arrivare ai piedi della Vedretta Piana ad esempio, molto sotto di noi, compare un lago abbastanza ampio che sembra un turchese incastonato nelle rocce, o il lago precedente ancora circondato di neve le cui lingue, specchiandosi nell’acqua, formano una freccia che sembra indicarci la via.
Ultimo strappo in salita verso il Rifugio Vedretta Piana, poi si inizia la lunga discesa verso Masseria in Val Ridanna su un sentiero che merita tutta la nostra attenzione in quanto è a ridosso della montagna, con tante radici e sassi e soprattutto con un fiume che scorre impetuoso nella gola sottostante. Inoltre dopo tante ore di cammino la concentrazione diminuisce, mentre bisogna essere vigili fino all’ultimo metro.
Da lontano iniziamo a vedere la malga che troveremo alla fine della discesa, ma è piiiiiiiccola.
Dopo la necessaria sosta di rifornimento energetico a base di speck, imbocchiamo una strada bianca e in leggerissima discesa che ci porterà al paese di Masseria.
Almeno così credevo e invece si riprende un sentiero con radici, sassi ecc. ecc. tanto per finire in bellezza, dopo aver guardato il panorama da un balconcino naturale.
Io non sono ancora molto esperta di montagna, ma ritengo che il comprensorio visitato in questi due giorni, sia tra i più belli che le nostre Alpi possano offrire. Certamente due splendide giornate di sole ed aria frizzante hanno aiutato, tuttavia quando il paesaggio non è mai monotono, ma cambia in continuazione, quando vorresti fermarti ad ogni passo per fotografare o anche solo per fissare nella mente le immagini che hai davanti agli occhi, significa che quello ti circonda è veramente un capolavoro di Madre Natura.