Molti potranno rimanere sorpresi da queste note riguardanti località distanti e apparentemente scollegate tra loro. Ma se c'è qualcuno che ha avuto occasione di leggere alcuni dei miei diari precedenti, sa già che per me il viaggio di trasferimento per la sede delle mie vacanze balneari, con relativo ritorno, è occasione per fermarmi a visitare posti che altrimenti non vedrei mai. E devo dire che questo mio "stile" di viaggio è stato grandemente aiutato dall'avvento di internet. Certamente era possibile anche prima, ma gli imprevisti e gli inconvenienti erano molto più probabili. Non era raro non riuscire a trovare posto lì dove ci si sarebbe voluti fermare, o, al contrario, trovarlo, sì, ma a costi extrabudget. Ora invece, dopo aver studiato un itinerario possibile, con relative tappe (e questo su una comune carta stradale cartacea), verifico la rispondenza della località scelta a quelle che sono le mie esigenze, dopodiché procedo alla selezione e quindi alla prenotazione dell'alloggio. Così sono certo dei costi e del fatto che, quando arrivo, non ho da fare altro che cercare il posto, sistemarmi, rinfrescarmi ed essere così pronto all'esplorazione del luogo.
Così partiamo nel primo pomeriggio di un sabato verso la prima meta, Corinaldo, nelle Marche, sui colli, a poca distanza dal mare di Senigallia. E, nonostante sia sabato, il traffico non ci ha dato alcun problema.
Itinerario
Corinaldo - 1° Giorno
L'aria condizionata dell'auto non ci fa presagire che, uscendo, saremmo stati accolti dal rovente alito dell'inferno. Un forte vento caldissimo, porta la temperatura a oltre 40 gradi e ci fa prevedere una visita prima ed una nottata poi, difficile. Troviamo facilmente l'albergo, anche perché Corinaldo è un paese di circa 5000 abitanti, classificato con la bandiera arancione del Touring Club Italiano. L' albergo "Il giglio" si trova sulla strada principale, proprio di fronte al Comune. E' suggestivo l'edificio, trattandosi di un antico convento, di cui conserva gli ampi e disadorni corridoi. La camera, a tre letti, è arredata semplicemente e purtroppo, durante la notte, complice il vento caldo, il riposo non è dei migliori, visto che la porta del bagno non vuole saperne di stare chiusa e continua a sbattere. La colazione, non particolarmente notevole, si potrebbe anche prendere, se non fosse per il vento, su una panoramica terrazza.
In paesi come questo, privi di monumenti rilevanti, il mio consiglio è di girare senza meta. Non mancando però nel caso di Corinaldo di effettuare un giro delle mura, per un totale di 912 metri, notevoli ed ottimamente conservate, con le torri, i camminamenti ed i bastioni. Ma la cosa più caratteristica è un pozzo a metà circa di una lunga scalinata, denominata "La Piaggia", attorno al quale ogni anno, d'estate, si svolge la contesa del "Pozzo della Polenta".
Vicino a questo, si può vedere la facciata di una casa.e solo la facciata. Racconta una tabella affissa alle pareti che il figlio di un ciabattino, alcune decine di anni fa, trasferitosi in America, inviasse al padre i propri risparmi per costruire una casa. Ma il padre, amante del buon vino marchigiano, se li spendesse tutti. Finché il figlio chiese al padre di vederla questa casa; a quel punto il padre decise di fare costruire la sola facciata, con una finestra accanto alla quale si fece fotografare, come se si affacciasse sul panorama, ingannando così il figlio. Da allora la casa rimase così. Ciò sembra rispondere pienamente a quello che dovrebbe essere il carattere dei Corinaldesi, che paiono essere dei gran burloni.
Per quanto riguarda la cena, ci siamo recati in un ristorante pizzeria caratteristico, "Ai 9 Tarocchi", viale dietro le Monache, collocato all'interno delle mura cittadine. Le pizze (calzone, calabrese e bufalina, con 2 birre piccole ed una grande), buone, ma più simili a focacce che a vere pizze, ci sono costate 29 Euro.
2° Giorno
Vi starete forse meravigliando del fatto che, dirigendomi verso la Sicilia, abbia scelto di percorrere l'Adriatica. Il fatto è che ho calcolato e constatato già più di una volta dal vivo, che, almeno per mete sul Tirreno da Sapri in giù, la strada più corta, comoda e meno trafficata è quella che, lungo l'Adriatica, mi porta fino a Foggia, dove si devia verso Potenza e da qui, uscendo a Tito, si percorre una strada comodissima che attraversa un paese interessante, Brienza, e porta ad Atena Lucana, dove si riprende l'Autostrada del Sole. Peccato che così si sia costretti ad attraversare la provincia di Foggia, e precisamente quella zona che a scuola, almeno ai miei tempi, si chiamava la Capitanata. In realtà si dovrebbe chiamare la Caporalata, visto il sistema tuttora vigente di reclutamento della mano d'opera agricola.
Peccato perché ogni volta che passo per quella zona vengo assalito da una sensazione di squallore e desolazione che non ho mai provato in nessun altra parte d'Italia. Squallore ce n'è altrove (le file di capannoni e villette e supermercati e centri commerciali della pianura padana o delle periferie delle grosse città, o certi casermoni costruiti a pochi passi dal mare su tutte le coste italiane sono altrettanto squallidi); ma la desolazione polverosa della campagna foggiana non esiste altrove.
Detto questo, nessun problema fino a.
Il secondo pernottamento è previsto a Castrovillari. Pertanto usciamo dall'autostrada, mentre all'orizzonte si vedono colonne di fumo, all'uscita di Morano Calabro, prevedendo di percorrere i circa 5 km fino a Castrovillari, con albergo prenotato, per strada normale. Al bivio, un carabiniere ci rimanda indietro, sull'autostrada, in quanto la provinciale è lambita dalle fiamme, dicendoci di uscire alla successiva (Frascineto - Castrovillari). Rientrando in autostrada, che, ricordo, in quel tratto è libera dal pedaggio, quindi priva di caselli, vedo che, alle mie spalle, il traffico viene deviato in uscita dalla polizia. Mi fermo, dubbioso, anche se non me la sento di percorrere un tratto in contromano per uscire di nuovo o per raggiungere la polizia. Nel frattempo mi superano altre 5-6 macchine che, tra varie indecisioni, proseguono il cammino. Entra anche un furgone dell'ANAS che si ferma e, ignaro di tutto, avvertito da me, retrocede fino al posto di blocco della polizia, per chiedere informazioni. Mi aspetto che poi torni a darmi istruzioni, ma, visto che passano i minuti senza avere notizie, decido di proseguire. Dopo 3 o 4 km, all'ingresso di una galleria, un operaio dell'ANAS ci fa segno di fermarci e di accostarci in un largo piazzale, dove erano già ferme tutte le macchine che avevo visto entrare in autostrada. Impossibile proseguire. Si vedeva già infatti al di là della collina un fumo sempre più denso, che avrebbe reso impossibile la visuale all'uscita della galleria, oltre al pericolo di caduta sulla strada degli alberi bruciati. Naturalmente, nessun coordinamento tra le varie organizzazioni (polizia, carabinieri, ANAS), tanto che l'operaio dell'Anas dice solo che non si può proseguire (né tornare indietro in contromano) e che aspetta disposizioni. Fortunatamente tra le macchine bloccate c'è qualche locale, che deve avere delle conoscenze, per cui, dopo una quindicina di minuti al massimo da una sua telefonata, arriva di gran carriera una volante della polizia, che inverte la marcia, e ci dice di seguirlo in colonna. Così percorriamo quei 3 - 4 km in contromano, fino all'uscita. Intanto avevano riaperto la strada provinciale, per cui abbiamo potuto raggiungere Castrovillari, osservando però focolai ai lati della strada, a pochi metri da alcune abitazioni, con i pompieri all'opera.
Ci siamo fermati all'albergo prenotato, ma solo per avvertire che, pur spiacenti, non ce la sentivamo di fermarci per quella notte: non saremmo stati tranquilli. Infatti, il giorno dopo, per radio, abbiamo sentito che alcune case di Castrovillari erano state evacuate.
Questo è stato l'incendio del Pollino, di cui avrete senz'altro sentito parlare.
P.S.: al ritorno abbiamo percorso lo stesso tratto di autostrada. Verso nord si vedevano le tracce di bruciato che avevano letteralmente lambito le colonnine di gasolio dell'area di servizio, che per noi non era stata raggiungibile. E abbiamo osservato che la piazzola sulla quale avevamo sostato mentre aspettavamo che la polizia ci venisse a prendere era circondata fino al bordo dai segni dell'incendio.
Così proseguiamo per circa un'altra ora, arrivando a Cosenza, senza alcuna informazione preventiva su eventuali sistemazioni alberghiere. Così ci affidiamo alle pubblicità stradali, ed al primo tentativo ci va bene.
L'albergo è il Centrale, che, come dice il nome, si trova nel centro moderno di Cosenza e ci assegna una tripla abbastanza spaziosa, con aria condizionata, colazione compresa, per 85 Euro.
Purtroppo gli inconvenienti di percorso ci impediscono di godere turisticamente della sosta a Cosenza, per cui la nostra passeggiata si limita a raggiungere, nel centro storico, il ristorante che ci ha consigliato il portiere dell'albergo. Si tratta della "Bella Calabria" che è situato molto suggestivamente nella Piazza del Duomo. E, non bastasse questo, si mangia anche bene ed a prezzi accettabilissimi. Prendiamo un antipasto tipico calabrese, tanto ricco di specialità locali, da essere più che sufficiente per noi tre. Altrettanto abbondanti e gustosi primi:2 cavatelli cozze e fagioli e 1 fusilli al ferro con salsiccia e funghi. Concludiamo con un tartufo di Pizzo ( è lì che è nato il tartufo gelato) e delle crocette al cioccolato (fichi con mandorle, ricoperte di cioccolato), il tutto annaffiato di un eccellente e fresco Cirò rosato, servito dalla bottiglia, ma pagato al consumo. Il totale? 49 euro. Ben spesi.
3° Giorno
E' vero: percorrere la Salerno - Reggio Calabria è come fare una continua gimcana. Però fino a poco tempo fa, si era costretti a frequenti cambi di corsia e rallentamenti a causa di manutenzione ordinaria ed alla chiusura della corsia di uno dei due sensi di marcia (che però, in alcuni punti, sembra non essere mai esistita), ora invece fervono i lavori per l'allargamento, che in alcuni tratti è stato già completato. Ci sono settori in cui la stanno rifacendo del tutto ex-novo, su un percorso totalmente diverso. Chissà: forse tra qualche anno anche il nostro Sud sarà collegato in maniera civile al resto d'Italia.
E' per questo che nel tratto che sembrava più sconquassato, decidiamo di uscire e percorrere la strada statale. Per cui, da Palmi, transitiamo su una tranquilla e panoramica strada percorsa solo dal traffico locale. Passiamo davanti al Monte Sant'Elia, che domina Palmi, senza fermarci, dato che l'abbiamo già fatto in un'altra recente occasione, ma voi, se passaste di là, non potete mancare di fare una deviazione dalla statale di poche centinaia di metri per affacciarvi ad uno dei più bei balconi panoramici d'Italia.
Proseguiamo fino a Scilla, dove trascuriamo la pur attraente spiaggia principale, piena di vita e di locali, distesa in una baia con vista sulla Sicilia, anche questa già goduta in anni precedenti, in quanto l'obiettivo era vedere l'altre volte trascurata Chianalea. Questo è il borgo di pescatori di Scilla, che si raggiunge dalla strada che costeggia la spiaggia, girando sotto la rocca, e fermandosi subito dopo una breve galleria, nel parcheggio del porticciolo. Da qui potrete fare una camminata tra le vecchie case dei pescatori, molte delle quali ristrutturate ed adattate a B&B o a ristoranti, godendo, nell'intervallo tra una casa e l'altra, di brevi scorci di un mare percorso da barche, sulla sfondo della dirimpettaia Trinacria,. E, se sarete fortunati, qualcuna di queste barche sarà una spadara, specializzate nella pesca al pesce spada, e caratterizzate da un alto albero sulla cui cima sta appollaiata una persona con il compito di avvistare la preda.
Terminata la breve passeggiata, in poco più di un quarto d'ora, lungo la strada costiera, raggiungiamo Villa San Giovanni. Ma prima di imbarcarci, poiché è ancora abbastanza presto, decidiamo di dissetarci. Per cui, percorrendo il lungomare, ci fermiamo in un bar – pasticceria - gelateria, La Voglia Matta. Ed ecco che, al momento di ripartire . non partiamo più. La macchina non si avvia, nonostante i tentativi. E qui abbiamo modo di constatare, ancora una volta, la disponibilità e la gentilezza della gente del Sud. Infatti una coppia che esce dal bar si informa subito di cosa ci sia capitato, e, saputolo, mette subito mano al cellulare e ci mette in contatto con un meccanico di loro fiducia. Purtroppo è ormai ora di pranzo, per cui non può venire a soccorrerci subito, ma ci dà appuntamento alle 14.30. Ma la coppia di prima, visto che l'attesa si fa lunga, si premura anche di mandarci subito un elettrauto, per verificare che non si tratti di un problema elettrico. Che non è.
Per passare un po' di tempo e, visto che è già ora di pranzo, abbiamo la malaugurata idea, invece di fermarci al bar davanti al quale abbiamo l'auto immobilizzata, dato che offrirebbe anche spuntini, di cercare un ristorante nei pressi. Troviamo lì vicino un locale che sembra una specie di pub, ma che al piano di sopra, dove ci fanno accomodare, è di un kitsch pacchiano che non ho mai visto da nessun altra parte. Ed è anche l'unico posto, durante tutta questa vacanza, dove il rapporto qualità/prezzo è decisamente negativo. Il nome, tanto perché sappiate chi dovete evitare nel caso vi recaste da quelle parti, è "Lighthouse". Tre scarse porzioni di un pretenzioso antipasto misto, 2 bottiglie di minerale, 2 porzioni di macedonia, di quelle da scatoletta, con una pallina di gelato ciascuna, ci costano 60 Euro.
Ma intanto alle 14,30 in punto arriva il meccanico, che, ironia del nome, si chiama Freno, e ci traina presso la sua officina. Bene: nonostante abbia un camper olandese in riparazione urgente come noi, ed il fatto che debba recarsi fino a Reggio Calabria a prendere una pompa del gasolio nuova, alle 18.00 ci permette di essere già a bordo del traghetto per la Sicilia.
Ho descritto questa mia disavventura anche per evidenziare come siano dei luoghi comuni molte delle cose che si raccontano sul nostro Sud, e come la disponibilità della maggioranza delle persone sia esemplare.
E così, senza ulteriori intoppi, se non il fatto di arrivare alla meta, Avola, alle 21.15 invece che alle previste 16.00, ci sistemiamo nella sede delle nostre vacanze balneari per le prossime due settimane.
Ma questa è un'altra storia.
1° giorno del ritorno
Ormai sono passate le due settimane di soggiorno al mare, e riprendiamo la dura strada di rientro verso nord. Nessun intoppo, se escludiamo l'ora abbondante di attraversamento di Messina, dato che la strada che porta ai traghetti privati è chiusa per lavori. Ed è a causa di questo che, quando sbarchiamo a Villa San Giovanni, è già ora di pranzo. Così, per non correre rischi di spiacevoli sorprese, andiamo nel bar (La Voglia Matta) che ci aveva cordialmente ospitato all'andata nelle quasi tre ore di attesa del meccanico. E quando al barista abbiamo chiesto se si ricordava di noi, ci ha risposto che non avrebbe potuto certo dimenticarci, con tutto il tempo che avevamo trascorso lì. Ci propone, considerando che dobbiamo rimetterci in viaggio, quelli che chiama "aperitivi", che in realtà sono degli appetitosi e vari assaggini, più che sufficienti per un pranzo leggero e veloce.
Così, tranquillamente, arriviamo a Morano Calabro, presso l'agriturismo "Pegaso", ad un chilometro circa dall'ingresso del paese, selezionato con internet e prenotato telefonicamente. Ci accoglie il proprietario, un simpatico veterinario, che ci fa vedere le due camere (le uniche finora), che ha ricavato nella struttura rimodernata della casa di campagna. Al primo piano c'è il soggiorno- cucina, dove alla mattina ci si prepara da soli la prima colazione, e, se si vuole, anche i pasti, mentre al primo piano le due graziose camere, una ampia, e l'altra un po' meno, ma ugualmente confortevole, ammobiliate con gusto grazie a tipici mobili di vecchia casa di campagna. L'agriturismo ha 30 cavalli, con cui effettuare lezioni di equitazione, passeggiate nei boschi del Pollino (quando non brucia, dato che l'incendio a cui ho accennato più sopra è arrivato a meno di 500 metri dalla struttura), ed anche ippoterapia. In più danno un'ulteriore aria bucolica il gregge di 200 pecore, che però la mattina dopo vedremo che verranno caricate su un camion per essere vendute e trasportate altrove. Infatti, volendo fare anche ristorazione, le mosche attirate dalle pecore non sarebbero molto gradite ai commensali. E, a memoria futura, sono di prossima apertura alcune altre stanze, per un totale di 25 posti letto.
Poi usciamo ed andiamo visitare il paese, che dista poche centinaia di metri dall'agriturismo. Morano C. si presenta con una struttura particolare, riconoscibilissima, in quanto è arrampicato sul fianco di una collina con forma quasi perfettamente conica, senza che si intraveda uno spazio libero tra le case, che termina all'apice con i ruderi del castello normanno-svevo.
Poco prima dell'ingresso dell'abitato si trova la Chiesa di S. Bernardino, preceduta da portico e portale gotico. Subito si incontra la Collegiata della Maddalena, che visitiamo guidati dal vecchio sacrestano, che pare sentirsi il proprietario di quella chiesa. E ci mostra anche il polittico di Bartolomeo Vivarini, custodito nella sacrestia. Prima di visitare la chiesa, per avere qualche indicazione, eravamo entrati nell'edicola/tabaccheria/negozio di souvenir. Il proprietario è un fotografo professionista, Renato Pagliaro, che pubblica le sue opere, dedicate a Morano ed al Brasile, dove spesso si reca. E lui ci aveva avvertito che il sacrestano era un personaggio un po' "particolare", anche se non ha specificato in che senso. Ma le donne se ne accorgeranno presto!
E poi, se ne avete le gambe ed il fiato, si percorre il paese in salita fino al castello, da cui si gode una vista superba sul dirimpettaio massiccio del Pollino e sulla pianura sottostante. Ma non temete: al castello si può arrivare anche con l'auto,evitando di attraversare le strettissime vie del paese, ma percorrendo la strada che porta a Mormanno e deviando seguendo le indicazioni. E qui sopra scopriamo per caso la presenza di un Museo diffuso, curato dall'Associazione "Il Nibbio" che occupa alcuni ambienti di vecchie case recuperate, che altrimenti sarebbero andate in completo deperimento, ed il cui ingresso costa 3 euro. Sono presenti collezioni di animali impagliati che vivono nell'ambiente del Pollino, una sezione mineralogica ed una discreta collezione di insetti e farfalle, anche inseriti in dei bei diorami. Infine la persona che vi accompagnerà vi farà entrare in alcuni locali che erano adibiti ad antichi lavori, di cui sono colà conservati gli attrezzi.
Ormai è arrivata l'ora di cena e, purtroppo, dobbiamo constatare che il locale poco sotto il castello che tutta la gente del luogo ci aveva indicato come il migliore, ed in cui si sarebbero potuti assaggiare piatti tipici calabresi, e ad un prezzo ragionevole, è chiuso per ferie.
Per cui ci indicano un'altra pizzeria-ristorante, vicino alla Chiesa principale, "Nannolo", dove per un piatto di cavatelli alla ricotta dura, 2 pizze calabresi, e quindi piccanti, 2 birre piccole ed una media spendiamo 20 Euro.
2° giorno di ritorno
E così, a malincuore, dopo un'occhiata al gregge di pecore ed alle stalle dei cavalli dell'agriturismo, proseguiamo la nostra lenta marcia di avvicinamento al nord.
Ma i primi chilometri li facciamo fuori autostrada, percorrendo la statale che costeggia i primi contrafforti del Pollino, arrivando a Mormanno, dove effettuiamo una sosta per dare un'occhiata a questo paese. Praticamente ci limitiamo alla piazza centrale, su cui s'affaccia la chiesa di Santa Maria del Colle, a lato della quale la torre campanaria è aperta alla base per permettere di entrare in un quartiere del paese.
Finita la rapida occhiata, proseguiamo verso la meta della giornata. Abbiamo fissato il pernottamento presso l'albergo "Antico Borgo" situato in quella che era la foresteria dell'Abbazia di Fossanova. Questa Abbazia si trova a circa 5 km da Priverno, ed è situata all'interno di un minuscolo borgo, nato per fornire tutti i servizi necessari ai frati che la popolavano ed ai pellegrini che vi si recavano.
L'albergo, per cui paghiamo 119 Euro per una tripla, non appare nella forma migliore, anche se la localizzazione meriterebbe molto di più. Sembra alquanto trascurato da parte della gestione affidata dal Comune di Priverno che ne è proprietario, ad una cooperativa. Ci si può dormire per una notte, ma il sito internet a cui mi sono affidato lascerebbe sperare qualcosa di più. Come modestissima risulterà la colazione della mattina dopo.
Ed è una delusione anche il fatto che non sia visitabile la chiesa, in quanto sono in corso, e mi dicono da molti anni, lavori di restauro. Per cui siamo costretti a farcene un'idea solo attraverso le cartoline vendute all'interno del punto vendita del convento che, per il resto, è comunque visitabile.
Una volta data un'occhiata al resto del borgo, piccolissimo, ci dirigiamo a Priverno, per visitare questa cittadina laziale, con una chiara impronta medievale. E' caratterizzata da un lungo corso, a circa metà del quale si apre la piazza con gli edifici dell'autorità civile ed il Duomo. Dal corso partono perpendicolarmente numerose stradine molte delle quali con degli stretti gradini al centro della carreggiata. Percorrendo una di queste in salita, si arriva alla chiesa di S.Giovanni, molto interessante per il fatto di avere le pareti coperte da affreschi medievali.
Piacevole cittadina quindi, ma che, anche questa, non richiede molto tempo per essere visitata. Per cui, essendo ancora presto per cercare un posto dove cenare, decidiamo di percorrere la decina di chilometri che ci separano dal paese più vicino, Roccasecca dei Volsci, alta su un colle. E quando vi arriviamo, già ci rendiamo conto che ne valeva la pena per il panorama che si gode da lassù: si domina la piana sottostante, fino ai colli laziali verso l'interno, mentre lo sguardo arriva fino al mare di Terracina e più a nord domina il Circeo.
Ma il paese, anch'esso molto piccolo e, credo, sconosciuto ai più, mi conferma nella mia opinione che l'Italia sia piena di luoghi trascurati, ma che invece valgono la pena di essere visti, per le loro caratteristiche e le loro bellezze. Non aspettatevi nulla di spettacolare, panorama a parte. Ma la struttura urbanistica è molto particolare. Quando arrivate posteggiate sotto il castello, e se da qui partite costeggiando gli edifici che delimitano il centro storico pensando di trovare una stradina che vi ci faccia inoltrare, resterete delusi. Riuscirete ad entrare solo quando arriverete sul lato corto del triangolo il cui vertice è segnato appunto dal castello, e qui vi troverete subito nella piazzetta con gli edifici civili e la chiesa. Per il resto il paese è caratterizzato da graziosi vicoletti, dove, almeno d'estate, la gente sosta fuori dalla soglia di casa chiacchierando cordialmente.
Per la cena avevamo già adocchiato nel borgo dell'Abbazia un locale caratteristico e dal nome particolare: "Forno del Procoio". Per primo chiediamo cosa sia il Procoio, e ci spiegano che è una tipica stalla della zona, di forma circolare e dal tetto di paglia. Qui, oltre alla scelta alla carta, c'è la possibilità di scegliere un menù degustazione, che comprende un assaggio di antipasti locali di formaggi e salumi, ed un primo a scelta. Io scelgo degli gnocchetti con ricotta di bufala, pere e noci. Più un bel bicchiere di rosso locale. Il tutto a 20 Euro. I proprietari inoltre ci informano che sono in grado di offrire ospitalità, e che la stanno anche ampliando.
3° giorno di ritorno
Allontanandoci da Priverno, percorriamo una bella strada boscosa tra i colli, fino ad arrivare a Segni, dove avevamo previsto una breve sosta. E' giorno di mercato, localizzato nella parte nuova, ma noi ci avviamo verso la porta che immette nel centro storico, dove, al contrario, i negozi sono momentaneamente chiusi per uno sciopero dei commercianti (in realtà si dovrebbe chiamare serrata), per protestare contro una delibera comunale che chiude il centro storico a qualsiasi tipo di traffico a motore. Non riescono ad avere l'apertura mentale per capire quanto ne guadagnerebbero da una circolazione pedonale dei loro clienti non ostacolata da auto e camion che disturbano alquanto nelle strette strade di un centro medioevale. Il quale è caratterizzato da un corso il salita, privo di monumenti notevoli, piazza del Duomo esclusa.
Essendo privo di cartina del paese, mi rivolgo pertanto ad una giovane per chiedere cosa ci fosse di interessante nella sua cittadina. E lei, con grande gentilezza, ci accompagna lungo le mura, fino al punto in cui si rientra nel dedalo di viuzze, per osservare la loggetta medioevale, ed un palazzo gentilizio.
Finita la breve visita, ci rimettiamo in auto per giungere a Montepulciano.
Troviamo l'albergo "La Terrazza", situato in pieno centro storico, dove il simpatico ed esuberante proprietario, prima di accompagnarci in camera, ci fa visitare, entusiasta, il suo albergo, che assomiglia più ad un'antica casa privata, che ad un hotel. Una notte, per la camera a tre letti, che in effetti è un appartamentino con la camera matrimoniale ed un salottino dove è sistemato il terzo letto, con prima colazione, ci costa 114 euro.
Montepulciano è una cittadina di 14.000 abitanti, molto frequentata da turisti, per cui nel corso principale sono numerosissimi i negozi che vendono souvenir, soprattutto alimentari. Ma, nell'insieme, non sono ancora contaminati da paccottiglia "made in chissadove". Ovviamente il corso va percorso in tutta la sua lunghezza, dato che vi si incontrano palazzi interessanti, tra i quali la casa natale di Angelo Poliziano, umanista, tra i padri del Rinascimento italiano. Inoltre, di fronte alla chiesa di Sant'Agostino, una torre campanaria è sormontata da un automa in legno che batte le ore, raffigurante un personaggio alquanto strano per queste latitudini: Pulcinella.
Lungo la strada potrete fare una sosta al Caffè Poliziano, uno dei caffè storici d'Italia. Dai suoi terrazzini potrete ammirare il panorama fino al Lago Trasimeno. 2 cedrate ed un long drink analcolico, seduti al tavolo, 12,50 euro. Terminato il corso, alla fine della salita, S.Maria dei Servi chiude il centro urbano, per cui, tornando indietro per la strada che costeggia la fortezza, ci si ritrova in quello che è lo spazio più spettacolare di Montepulciano: la Piazza Grande. Il palazzo de' Nobili Tarugi, innanzi al quale c'è il pozzo de' Grifi e de' Leoni, il Palazzo Comunale ed il Duomo, chiudono questa piazza, facendone un esempio eclatante di quella che fu l'armonia costruttiva del Rinascimento. Che però non abbiamo potuto godere pienamente, in quanto era allestito sul sagrato del Duomo il palcoscenico per una rappresentazione teatrale. Proseguendo, credo che valga la pena di affacciarsi sulla terrazza antistante la chiesa di San Francesco, che offre una splendida vista sulle colline tipiche di questa zona.
Su consiglio dell'albergatore per cena ci siamo recati in un locale vicino all'albergo (e per fortuna, visto il diluvio che ci ha colto all'uscita), sia con tavoli all'aperto, e mal gliene incolse a quelli che avevano scelto il tavolo lì, sia nelle sale di una costruzione medioevale, con la ben fornita cantina (vini fino a 250 euro alla bottiglia!) in una grotta naturale. Il posto ha anche un nome simpatico ed originale: Godimento DiVino. Anche qui resoconto del menù con relativo conto finale. Un piatto di pici con sugo toscano, due tagliate con un solo contorno, uno sformatino di verdure, due tiramisù ed un cheese-cake, con una bottiglia di rosso di Montepulciano, senza applicare coperto né servizio, con il tutto sicuramente consigliabile, 64 euro.
4° giorno di ritorno
E qui finisce la vacanza per questa estate 2007. Riprendiamo la strada di casa e non sarebbe neanche valsa la pena di aprire questo capitolo, se non fosse per segnalare il magnifico panorama tipico collinare toscano che si gode nella quindicina di chilometri che si percorrono tra Montepulciano e Torrita di Siena, dove riprendiamo l'autostrada.
Ed ora attendiamo il 2008!