Eolie: isole di vento e di sole

Tutti i colori ed i profumi delle Eolie.

Il 2003 sembra proprio essere l’anno dei ritorni; dopo Sardegna e Polonia tocca ora a mio marito, nativo di Messina e trapiantato al Nord, anche per colpa mia, dal 1977, tornare in Sicilia per farmi conoscere le isole Eolie.
Le Eolie devono il loro nome al dio Eolo, signore dei venti, che qui secondo Omero aveva il suo regno; sono costituite da 7 isole che a partire da quelle più vicine alla costa siciliana, sono: Vulcano, Lipari, Panarea, Stromboli, verso nord, e Salina, Filicudi e Alicudi a ovest, oltre a vari isolotti e scogli. “Isole vaganti”: nel corso dei millenni, le eruzioni le hanno più volte modificate nelle dimensioni e nell’aspetto.
Isole di vento e di sole che hanno forgiato il carattere e l’identità degli abitanti.Cremona – Mi Malpensa – Reggio Calabria – Lipari / Lipari – Reggio Calabria – Scalea – Lamezia Terme –Milano Linate – Cremona.Martedì 2/9/2003
Partiamo da Cremona alle 5.30 per raggiungere l’aeroporto di Milano Malpensa per il nostro volo programmato per le ore 8.45. Atterriamo in perfetto orario a Reggio Calabria dopo circa un’ora e trenta minuti. Raggiunto il centro città ed in attesa di imbarcarci per Lipari, approfittiamo del tempo a disposizione per rivedere il Museo Nazionale; vediamo per prima la sezione di archeologia subacquea dove sono esposti i reperti di Porticello e soprattutto le mirabili sculture della testa di filosofo e dei bronzi di Riace; la prima rappresenta un viso di uomo anziano dai lineamenti sorprendentemente moderni, mentre la notorietà dei secondi è tale che nell’ ammirare questi capolavori non si può che soffermarsi a considerarne la bellezza e la perfezione. Intanto un esperto è all’opera per ricavare un calco dell’eroe greco, del più giovane dei due, da esporre ad Atene in occasione delle Olimpiadi del 2004. Ma il museo di Reggio è anche altro; visitando la pinacoteca posso vedere due tavolette lignee, opere giovanili di Antonello da Messina e tele dei migliori pittori della scuola napoletana. Molto interessanti sono anche alcuni reperti provenienti da chiese greco – bizantine.
Ci rifocilliamo presso il locale paninoteca “Il papero” che si trova sul Lungomare e che raccomando per l’ampia scelta di tramezzini, focacce (ottima quella con la scarola) e arancini. Sostiamo poi sul bellissimo lungomare, ricco di rigogliose piante mediterranee, tra cui imponenti ficus e oleandri e hibiscus fioriti. Dalla terrazza del lungomare, ampia panoramica sullo stretto e sulla città di Messina. Finalmente ha termine l’esasperante attesa dell’aliscafo e il nostro minuscolo gruppo, composto da 16 persone, salpa per le isole Eolie (durata della traversata 2 ore). Sosta intermedia a Vulcano: ricordo la nera sagoma che mi rimanda ad immagini dantesche e l’odore penetrante di zolfo.
All’arrivo a Marina Corta di Lipari siamo accolti nella deliziosa piazzetta dominata dalla statua di S. Bartolomeo, patrono delle isole Eolie, dalla navetta che ci conduce all’albergo scelto per il soggiorno: “A’ Pinnata” (Vedasi in "Dove Alloggiare"). La cena ha luogo in uno dei ristoranti più rinomati di Lipari: “Il Filippino”, locale situato di fronte al Municipio, con cui abbiamo la convenzione e dove consumeremo i nostri pasti quando ci troviamo sull’isola. Ecco la nostra prima cena: maccheroni “alla filippino” cucinata con melanzane e ricotta infornata (piatto del buon ricordo), pesce pauro accompagnato da caponata, parmigiana, melanzane grigliate e pomodori ripieni e per concludere biscottini della nonna ricoperti di semi di sesamo da intingere nella malvasia. Per fare quattro passi dopo cena, rientriamo in albergo a piedi (km. 1,400).

Mercoledì 3/9
La giornata è magnifica e la vista dalla terrazza dell’albergo, superba; dopo la colazione rituale con marmellate fatte in casa (ai gusti di melone e cannella, agrumi, pomodori ecc.), faccio un rapido sopralluogo dell’hotel; proprio accanto noto uno splendido pino mediterraneo e distese a perdita d’occhio di fichi d’india carichi di frutti (che paradossalmente non vengono raccolti, mi dicono, perché in presenza di vento l’operazione è sconsigliata). Alle ore 10, proprio nel porticciolo sottostante l’albergo, ci imbarchiamo per Panarea.
La prima sosta della giornata avviene dietro a Basiluzzo per un bagno dalla barca nelle indescrivibili acque dell’arcipelago. All’arrivo a Panarea, andiamo alla scoperta dell’isola dei Vip. Percorriamo le stradine fiancheggiate dalle tipiche case eoliane con intonaco a calce in contrasto con i colori vivacissimi delle bouganvillee e degli hibiscus fioriti. Tipico elemento dell’architettura isolana è “l’E pulera”, pilastri circolari che sostengono il pergolato o la stuoia per ripararsi dal sole e dal calore. Ho anche l’occasione di vedere da vicino un albero di cappero dalle caratteristiche foglie tondeggianti. Il cappero non è che il bocciolo; il fiore, bellissimo, ha un delicato colore rosa, infine il frutto, detto in dialetto “cucunciu” viene raccolto e utilizzato analogamente ai capperi o conservato sott’olio, ma è più raro e più ricercato e costoso. Lungo l’unica stradina che consente di fare il giro dell’isola e che ci conduce alla parrocchiale, che si trova in bel punto panoramico, incrociamo numerosi piccoli mezzi elettrici che fungono da taxi.
Pranzo presso il ristorante “Cusiritati” che significa curiosità, i cui tavoli sono disposti su una terrazza con magnifica vista sul mare; il pranzo è costituito da pasta alla norma arricchita da un trito di ricotta infornata stagionata, spiedo di calamari ripieni e sorbetto al limone.
Il programma di visita prosegue nel pomeriggio per Stromboli. Ci avviciniamo con la motonave alla piccola località di Gigliostra, che ospita la più minuscola insenatura naturale del mondo detta spiaggia del “pertuso” (= buco), anche se è previsto di dotare la frazione di un porticciolo attrezzato per favorire l’evacuazione dei 26 abitanti e di altrettanti muli, in caso di emergenza.
Approdati a Stromboli, che costituisce comune a sé, indipendente da Lipari cui fanno capo tutte le altre isole, proseguiamo fino alla chiesa di S. Vincenzo che ha sullo sfondo la mole del vulcano. Ci soffermiamo a vedere i negozietti che offrono le specialità dell’isola: capperi, cucunci, ossidiana, oggetti decorativi e di abbigliamento rappresentanti la sagoma del geco, simbolo del luogo. Poi di nuovo breve sosta alla spiaggia nera per bagnarsi i piedi in mare.
All’improvviso nuvole minacciose si addensano attorno al cratere e un vento sostenuto stravolge i nostri piani. Il programma della serata prevedeva la sosta in pizzeria per un veloce spuntino e l’imbarco per ammirare dal mare lo spettacolo naturale della sciara di fuoco, con rientro in albergo per le ore 23. Viceversa, in realtà al primo accenno di possibile tempesta e sotto l’egida della guardia costiera ogni imbarcazione si affretta a ripartire verso lidi più sereni. Dopo aver recuperato con stile fantozziano ciascuno la propria pizza e la lattina di birra di spettanza, risaliamo sulla motobarca affrontando un mare scuro e minaccioso con la mole dello Stromboli incombente, per rientrare a Lipari. Sulla terrazza dell’albergo ci rilassiamo discorrendo dei film che sono stati girati in queste isole: “Stromboli: terra di Dio” di Rossellini, “Il Postino” con M. Troisi (girato anche a Procida) e “Caro Diario” di Nanni Moretti.

Giovedì 4/9
Al risveglio la giornata è splendida, il classico cielo blu e il sole caldo, ma per questi luoghi il concetto del bel tempo è altro. Il mare grosso costringe le barche a stare al riparo e noi a variare il programma quotidiano. Per questo dedichiamo la mattinata alla visita del centro di Lipari, l’antica Meligunis. Raggiungiamo il castello, sulle cui mura cresce il cappero fecondato dalla lucertola, la zona archeologica a cielo aperto, la cattedrale di S. Bartolomeo con la statua d’argento del santo e il gruppo del Crocifisso e dell’Addolorata, che viene portato in processione durante la settimana santa, il chiostro normanno, il punto panoramico con il teatro all’aperto e i sarcofaghi di contrada Diana. Dall’alto vista sulle case dalle caratteristiche mediterranee e sulla chiesa dedicata alle Anime del Purgatorio.
Il fiore all’occhiello di Lipari è l’eccezionale Museo Archeologico che vanta fra l’altro una raccolta di crateri greci, gioielli, reperti delle varie civiltà che si sono succedute nel tempo, a partire dal neolitico, piccoli manufatti in terracotta rappresentanti le espressioni dei visi degli attori, reperti sottomarini e ricostruzioni di necropoli e di capanne rinvenute sulle isole. Ottimo pranzo dal Filippino.
Attesa fino alle 15.30 per l’aliscafo per Vulcano, unico mezzo di navigazione disponibile, considerate le condizioni del mare e unica meta possibile, considerata la vicinanza dell’isola. La percorriamo passando per la zona dei fanghi e la spiaggia di sabbie nere, ci soffermiamo ad ammirare ampi spazi panoramici su Vulcanello, sul cratere principale di Vulcano e sui faraglioni di Lipari.
Al rientro, la cena presso “il Filippino” ci ripaga di un pomeriggio un po’ sacrificato; ottima zuppa di borlotti con pezzetti di alici, finocchietto selvatico, uva passa e pinoli con possibilità di aggiungere olio extravergine e peperoncino. Per finire cassata siciliana e come sempre malvasia e biscotti della nonna.

Venerdì 5/9
Poiché il mare lo consente, partiamo per le isole più lontane: Alicudi e Filicudi. Nelle vicinanze della grotta del bue marino a Filicudi, sosta per consentire di fare un bagno tuffandosi nelle splendide acque, dalla barca. Proseguiamo per Alicudi dove l’unico mezzo di trasporto parcheggiato è… un mulo. Pranzo pantagruelico presso l’albergo ristorante “Ericusa” (tel. 0909889902), l’unico della minuscola isola.
Il tempo a disposizione a terra è limitatissimo, neanche c’è il modo di concludere il pasto: infilo il sorbetto di limone nella tasca esterna dello zaino e via, lo mangerò in barca. C’è l’opportunità di fare ancora due bagni prima di raggiungere Filicudi. Qui giunti, facciamo una bellissima passeggiata percorrendo il sentiero panoramico che conduce alle “macine”, reperti archeologici. Il tempo di acquistare i capperi sotto sale e di nuovo in barca per Lipari – Porto Pignataro. La navigazione è rallegrata dallo skipper che offre a tutti graditissime fette d’anguria, malvasia e biscotti. Al solito cena presso “Il Filippino” e rientro a piedi in albergo.

Sabato 6/9
Alle ore 10.30 ha inizio il giro in pullman dell’isola di Lipari. Passiamo in rassegna la bella spiaggia di Canneto, la cava di pomice del monte Pelato e la spiaggia bianca, il paesino di Acquacalda: qui l’acqua del mare è proprio calda. Sostiamo nei punti panoramici su Salina, Vulcano, sui faraglioni e sulla roccia detta Papa Giovanni, sulla mole del castello e della cattedrale, circoscritti entro le possenti mura. Ultimo pranzo dal “Filippino”: mi rimarrà il ricordo della mousse al gelsomino, profumatissima e squisita.
Durante l’attesa dell’aliscafo per Reggio Calabria facciamo shopping. Il tempo cambia e scende qualche goccia di pioggia. Partiamo in ritardo ed è prevista la fermata intermedia di Messina; sembra fatta apposta per consentire a mio marito di passare sotto la Madonna della Lettera che da secoli benedice la città e tutti quelli che arrivano in porto. Gli ultimi due giorni del nostro tour prevedono il soggiorno nel villaggio club S. Caterina di Scalea (CS) dove arriviamo verso le 22 provenienti da Reggio Calabria. Nessuno ci riceve all’arrivo, ma è chiaro: stasera gioca la nazionale italiana di calcio.

Domenica 7/9
Giornata trascorsa sulla spiaggia del villaggio. Dopo cena breve giro per farci un’idea della cittadina di Scalea: torre cinquecentesca di guardia detta Torre Talao, e poi il centro abbellito dalle luminarie per i festeggiamenti dedicati alla Madonna del Lauro della chiesetta omonima.

Lunedì 8/9
Alle 7 sveglia con cannonate a salve (così sembrano): è il saluto ai pescatori, e con le campane della vicina chiesa di San Giuseppe Lavoratore. Oggi cielo grigio; non potendo andare in spiaggia, andiamo a zonzo per Scalea, così chiamata per la posizione a gradinate sulla collina. Ci imbattiamo nel mercato della frutta e della verdura: peperoncini di varia grandezza, fichi, zucche lunghe, cedri, melanzane, origano: un tripudio di colori cui si accompagnano quelli dei fiori.
Salita al centro storico e alla splendida scalinata ornata da ficus, ibiscus e bouganvillee, fino al castello normanno dell’XI secolo. Numerosi si contano gli scorci pittoreschi e i punti panoramici sulla torre di Talao e la riviera. Ai piedi del borgo sorge la parrocchiale di S. Nicola, il monumento ai caduti e il moderno lungomare. Rientriamo al villaggio sotto un’acqua battente. Dopo pranzo, passiamo il pomeriggio in spiaggia a guardare il via vai delle nuvole.
Conclusa la cena, gli animatori del villaggio intrattengono gli ospiti con il “cabarietà”; visto che è la mia prima volta mi diverto mentre Marte e la Luna compaiono e scompaiono alla vista dall’anfiteatro.

Martedì 9/9
Ultimo giorno, si parte. Imbarco sull’aereo a Lamezia Terme, per Milano Linate alle ore 13.25. A Milano alle 14.40, arriviamo a Cremona nel pomeriggio.

Concludendo, il soggiorno alle Eolie avrebbe dovuto essere prolungato di un paio di giorni per consentire la visita di Salina e l’approfondimento di alcune escursioni o semplicemente per godersi il meraviglioso mare di laggiù. Le due giornate trascorse a Scalea, graziosa cittadina ricca di storia, mi hanno fatto conoscere i ritmi della giornata in un villaggio che può ospitare fino a 1150 persone.L'albergo scelto per il soggiorno alle Eolie è stato “A’ Pinnata”. Si tratta di un piccolo hotel di charme con terrazza su Porto Pignataro, con i profili di Vulcano e della costa siciliana di Milazzo di fronte. Le camere sono contraddistinte ognuna da un segno zodiacale che ricorre anche nella decorazione dell’ambiente. L’albergo è di recente costruzione e non è ancora dotato di ascensore perciò la posizione sopraelevata impone di fare una ripida salita.
In Calabria abbiamo alloggiato presso il villaggio club S. Caterina di Scalea (CS).Le descrizioni dei menù di pranzi e cene se non devono far pensare ad un soggiorno il cui fine era solo quello culinario, dimostrano, al contrario, ampiamente, la bontà e la genuinità della cucina locale. La cucina calabra con la moltitudine di verdure (eccezionali quelle fritte in pastella) ci delizia. A Scalea scopriamo anche il liquore alla liquirizia.La fede eoliana, con la particolare lavorazione dell’oro che a oltre mille gradi di temperatura viene fuso sulla lava unendo le due materie prime, simboleggia l’unione dell’amore.

3 commenti in “Eolie: isole di vento e di sole
  1. Avatar commento
    lampy
    26/10/2007 19:13

    io sono stata al ristorante "Filippino" nell'Agosto del 2003 e mi sono trovata molto bene!

  2. Avatar commento
    Etta
    13/09/2005 20:46

    Grazie Cicia! E' fondamentale e doveroso che le critiche pervengano da chi vive nei luoghi trattati piuttosto che dai visitatori.

  3. Avatar commento
    Cicia
    13/09/2005 02:12

    A) Il ristorante "Filippino", da isolana, lo sconsiglierei a chiunque: è risaputo che offrano solo pesce congelato, almeno x 2-3 mesi in estate... per il resto non è male ma c'è di meglio ^^ b)Non è Gigliostra, ma GINOSTRA C) Non è Stromboli l'isola autonoma dal Comune di Lipari, ma SALINA (che ha ben 3 comuni)

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