Catalogna e Andalusia

Arte, vita, tapas… il meglio della Spagna!

Il viaggio, risalente a qualche anno fa, è stato effettuato, in compagnia del fidato amico Lino, a cavallo dei mesi di aprile e maggio, il che ha consentito di evitare le temperature estive che, specie nel sud, raggiungono livelli elevati.

Come spostarsi

Sia il trasferimento da e per l'Italia che gli spostamenti interni sono avvenuti in treno. All'epoca del nostro viaggio un servizio di cuccette da Roma con partenza da Genova intorno alle 18 terminava la sua corsa alle 5.50 al confine franco-spagnolo di Cerbère / Port Bou (non si legge Port Bu ma testualmente Port Bou, essendo catalano e non francese); di lì un treno in partenza verso le 7 consentiva di raggiungere Barcelona alle 9. Attualmente esiste una relazione diretta in partenza da Milano.

Dove alloggiare

Trattandosi di un viaggio itinerante che non prevedeva vita di albergo ma soste per il puro pernottamento, ci siamo orientati su sistemazioni che fornissero sufficiente pulizia e conforto senza inutili fronzoli. In questa fascia medio-economica c'è un'ampia scelta, oltre che tra gli Hotels, anche tra gli Hostales (HS), corrispondenti alle nostre pensioni e tra le Casas Huespedes (CH), camere per ospiti nelle abitazioni. Chi invece vuole trattarsi bene, può indirizzarsi ai famosi Paradores Nacionales, dai prezzi alti ma proporzionati al servizio offerto e al prestigio, essendo ricavati da castelli e da edifici storici. Qualunque sia la soluzione scelta, gli uffici del turismo spagnolo (sito www.turismospagnolo.it) di Milano e Roma possono fornire i relativi elenchi. Le tariffe attuali, a quanto sento, si vanno via via allineando ai livelli europei, facendo così che la Spagna non sia più quel paradiso dei viaggiatori squattrinati che era qualche anno fa.

In cucina

La cucina, molto gustosa, non delude mai, d'altra parte siamo nell'area mediterranea e l'assortimento degli ingredienti è analogo a quello italiano. Non c'è bisogno di elencare specialità che sono note a tutti, ma citazioni di merito devono comunque essere fatte per la paella, a base di riso allo zafferano con gli ingredienti più svariati; se la preferite con prevalenza di pesce chiedete specificamente Paella de pescado, in ogni caso non aspettatevi il meglio nei locali dove è esposta già pronta e la garanzia che sia espressa sta nel fatto che dobbiate aspettare una buona mezzora. Da raccomandare poi il gazpacho andaluso, zuppa fredda di verdure fresche tagliate a pezzetti, il maialino al forno (cochinillo asado), i calamari fritti o cotti nel loro nero (en su tinta), l'ottimo prosciutto (jamòn serrano) tagliato a mano, la zarzuela, simile alla nostra zuppa di pesce, e l'originalità della coda di toro (cola o rabo de toro).
Si mangia piuttosto tardi, tra le 14 e le 15 il pranzo e non prima delle 22 la cena. Per evitare collassi da crisi di fame, gli spagnoli hanno per fortuna inventato quel rituale che prende il nome di "ir de tapas" o "tapear", al quale anche i turisti si adeguano alla svelta. Andare per tapas significa spostarsi a tutte le ore da una "bodega" o "taberna" all'altra sbizzarrendosi tra i trionfali banconi che allineano una grande varietà di stuzzichini: frutti di mare, tortillas, fettine di prosciutto, insaccati, olive, sardine fritte, formaggi, peperoni saltati e tutto quant'altro si presti ad accompagnare un bicchiere di vino bianco fresco (copa de fino), che non di rado raggiunge i 15°. Se preferite i rossi, domandate espressamente vino tinto, ottimi ad esempio i Valdepeñas.
Una tra le possibili origini del termine tapa risale all'uso degli osti di porre un piattino con qualche oliva o acciuga a "tappare" il collo delle bottiglie di vino a protezione di polvere o insetti. Poi qualcuno cominciò ad allargarsi…
Tapear finisce per essere anche una vera e propria filosofia di comunicazione: in piedi al banco o seduti a un tavolino, si esprime al meglio l'indole socievole degli spagnoli ed è scontato attaccare discorso senza preamboli con i vicini come si farebbe con vecchi amici. Anche se non si conosce la lingua, ci si intende con facilità; ma non si dia per scontato che sia facile, visto che gli spagnoli si esprimono molto rapidamente, né che per farsi capire basti infarcire i discorsi di "s" finali come nelle peggiori macchiette cinematografiche e televisive. Piuttosto che rendersi ridicoli, usare l'italiano. E poi, tra popoli mediterranei, il linguaggio dei gesti funziona sempre.
Un singolare indizio per scegliere i locali migliori, oltre all'affollamento, consiste anche nella quantità di cartacce sparse sul pavimento: data l'abitudine di gettare tutto per terra e di spazzare di rado, la massa degli scarti è proporzionale alla frequentazione del locale rivelandolo così più o meno raccomandabile.

Da non perdere

BARCELONA (1 giorno)
Eccoci dunque a Port Bou poco dopo l'alba. Facciamo colazione al bar della stazione, dove, in un caos da spaccio di caserma, consumiamo una brioche che ha vissuto tempi migliori e un café y leche contenente molto più agua che leche. Negli anni successivi ripasseremo di qui due volte e non ci cascheremo più: infatti si può scendere in pochi minuti al villaggio per rifornirsi alla panetteria e bere qualcosa in bar più decenti.
Due ore di treno ed eccoci a Barcelona, dove abbiamo intenzione di passare la giornata. Non potremo vedere granché ma la nostra meta primaria è l'Andalusia e facciamo sosta nel capoluogo della Catalogna giusto per spezzare un viaggio altrimenti troppo lungo. Tramite il servizio di prenotazione alberghiera della stazione di Barcelona Sants fissiamo il pernottamento in un buon hostal a non più di 500 metri dal Barrì Gòtic, il centro storico della città.
Ci vorrebbe ben altro che un giorno per una visita esauriente, magari in un altro viaggio; di conseguenza anche i miei suggerimenti risulteranno largamente incompleti e lancio ad altri visitatori di Cisonostato l'invito a completare la lacuna. Preferiamo quindi non essere dispersivi e concentriamo il nostro interesse sul Barrì Gòtic, che ha i suoi punti salienti nella Generalitat, palazzo rinascimentale sede del governo autonomo, e soprattutto nella cattedrale, magnifico esempio del gotico catalano dalla decoratissima facciata e dagli interni ricchissimi di opere d'arte. Essendo domenica, all'esterno della chiesa si concentra una numerosa folla che, al suono di una piccola banda, si esibisce nella tradizionale sardana, danza popolare dai ritmi lenti ma molto coinvolgente in cui tutti i partecipanti si tengono per mano dando vita a un enorme girotondo.
Come in tutte le principali città iberiche, anche a Barcelona si trova in edicola una pubblicazione intitolata "Guìa del ocio" (Guida dell'ozio), il che la dice lunga sulla filosofia di vita degli spagnoli. Ma questo particolare non deve indurre l'idea di un popolo di fannulloni, anzi!
Il modo più consigliato per spendere il proprio ozio in città è una passeggiata lungo le Ramblas, così mettiamo volentieri in pratica il suggerimento. Si tratta di cinque ampi viali in successione che, su una lunghezza di 1200 metri, uniscono in lieve discesa la Plaça de Catalunya alla Plaça de la Porta de la Pau, sullo sfondo del porto. La sede stradale è suddivisa in cinque fasce parallele: le due esterne sono i marciapiedi sui quali prospettano negozi e locali, verso l'interno le carrozzabili nei due sensi, mentre quella centrale, la più larga, ospita giardini, bancarelle di fiori, uccelli e oggetti di artigianato, chioschi di giornali aperti giorno e notte, oltre ai tavolini ai quali camerieri con abili evoluzioni tra le auto portano le consumazioni dai bar dei marciapiedi laterali. Come in una vetrina, si può dire che tutta la città sfili lungo le Ramblas, in un passeggio lento fatto di sguardi tra gente che viene qui per vedere e farsi vedere.
Per la cena, seguiamo il consiglio dell'impiegato dell'Ufficio Turistico e ci portiamo nella zona portuale. Non ce ne pentiamo: "El Rey de la Gamba" (vuol dire Re del gambero) offre infatti un memorabile assortimento di crostacei e frutti di mare. Una buona indicazione è anche "Los Culleretes", nei pressi della stazione della metropolitana Liceu, locale popolare dalla cucina genuina e animatissimo per la sua ubicazione nel quartiere universitario.

VALENCIA (1 giorno)
Abbiamo notato fin dai primi giorni uno sfalsamento di un'ora o due rispetto agli orari italiani che si ripercuote inevitabilmente anche sui ritmi delle attività quotidiane degli abitanti di tutte le città spagnole. Negozi e uffici aprono infatti intorno alle nove o oltre e notiamo curiosamente che nel primo mattino tra le prime persone che si aggirano nelle città semivuote ci sono i venditori di biglietti delle infinite lotterie nazionali: gli spagnoli sono fanatici di ogni forma di gioco e penso che i relativi introiti costituiscano una delle maggior entrate del bilancio dello Stato.
Anche non volendolo, ci adeguiamo prendendocela comoda anche noi: raggiungiamo quindi Valencia nel primo pomeriggio, un po' in ritardo rispetto al programma.
Anche qui, pur non trovandoci in senso stretto in Catalogna ma più precisamente in Comunidad Valenciana, è prevalente l'uso del catalano sullo spagnolo nella lingua parlata e come a Barcelona tutte le indicazioni scritte sono bilingui.
Ideale cuore della città è la Plaza de Zaragoza, sulla quale prospetta la Cattedrale, il cui miscuglio di stili è il risultato di una costruzione prolungatasi da metà del Duecento per oltre quattro secoli. È affiancata dall'imponente torre ottagonale del Miguelete, così battezzata per la denominazione popolare data alla campana più grande.
A breve distanza spicca l'edificio in stile gotico fiammeggiante della Lonja, l'antica Borsa della seta. La sala principale, suddivisa da 24 colonne che sorreggono un soffitto a fitte nervature, è un vero capolavoro. Un concerto di musiche tradizionali a cui assistiamo la sera aumenta ancora la suggestione dell'ambiente.
Di fronte alla Lonja, si trova il grande edificio del mercato centrale coperto, i cui muri interni sono completamente ricoperti di vivaci azulejos, le caratteristiche piastrelle in ceramica diffuse in tutta la penisola iberica. Le bancarelle contribuiscono a un vero e proprio tripudio cromatico: spicca la grande varietà di insaccati di ogni forma, colore e grado di stagionatura e un inverosimile assortimento di frutta tropicale proveniente da tutti i continenti.

CORDOBA (2 giorni)
Al nostro terzo giorno in terra di Spagna, entriamo finalmente in Andalusia.
Notiamo subito gli aspetti che accomunano tutte le città che visiteremo: le case bianche allineate lungo strade strette; il trionfo di fiori alle finestre, sui portoni e sulle balconate; la quantità di azulejos che decorano i muri, i porticati, perfino la parte inferiore delle solette dei poggioli; ma soprattutto il fascino dei patios, i giardini interni che costituiscono il vero cuore della casa tradizionale andalusa, in uno splendore di piastrelle colorate, piante di aranci e limoni, fontane, vasi di fiori appesi alle pareti e ferri battuti finemente lavorati.
Delle tre grandi città d'arte dell'Andalusia, Cordoba è di certo la meno clamorosa, la più intima, ma proprio in questo sta la sua forza di seduzione. Luoghi come la Juderia, antico quartiere ebraico, la silenziosa Plaza del Potro con l'omonima Posada citata da Cervantes nel Don Chisciotte, la Plaza de la Corredera, spazio circondato da portici che ospita un vivace mercato, gli incanti moreschi che permeano la Calle Angel de Saavedra e le stradine circostanti possono far scattare un amore a prima vista per questa città.
Ma l'attrazione principale di Cordoba è il vasto complesso della Moschea/Cattedrale. La costruzione ebbe inizio nel 785 e si protrasse per oltre due secoli fino a farne la più grande moschea dopo quella della Mecca. Tutti i regnanti del mondo conosciuto collaborarono alla fabbrica inviando materiali e ornamenti. Dopo la riconquista cristiana la moschea fu in un primo tempo risparmiata, ma nel 1523 con un intervento dissennato una parte dell'interno fu demolita per fare posto al Crucero, la cattedrale barocca.
Dopo avere attraversato un ampio cortile piantato a palme e aranci, si entra nell'edificio, dove si ha un impatto davvero emozionante: ci si trova in un autentico labirinto di 850 colonne alte 11 metri che scandiscono diciannove navate in senso nord-sud intersecate da trentasei in senso trasversale. La varietà dei colori delle colonne in granito, marmo e diaspro e degli archi in pietre bianche e rosse, la preziosità dei soffitti in legno a cassettoni uniti al silenzio e alla semioscurità dell'ambiente danno una suggestione che non si dimentica facilmente. Peccato che, svoltato un angolo, si rompa l'incantesimo: l'atmosfera di raccoglimento, penombra e severità del tempio arabo lascia il posto all'esagerata ridondanza degli sfarzi barocchi del Crucero, vero e proprio corpo estraneo inserito con mano pesante in un originario corpo architettonico di raro equilibrio. Ma all'epoca funzionava così, del resto la sovrapposizione di stili e religioni differenti su uno stesso luogo di culto ebbe inizio già nell'antica Roma, quando i primi templi cristiani venivano spesso eretti dove prima si svolgevano riti pagani.
Dopo gli splendori della Moschea, può essere piacevole concedersi una digressione in una dimensione più raccolta. Ci si può portare allora sulla sponda opposta del Guadalquivir attraversando l'imponente Puente Romano, risalente al tempo di Augusto ma modificato dagli Arabi e spesso rimaneggiato: ci si troverà di fronte alla pittoresca fortezza araba della Calahorra, per poi scendere sulla riva e godere del sereno scenario del fiume costellato di vecchi mulini arabi.

SIVIGLIA (3 giorni)
Arriviamo a Siviglia a metà mattinata e ci sistemiano in una pensioncina nei pressi della stazione. Non lo sappiamo ancora, ma abbiamo avuto fortuna a trovare posto al primo tentativo: in città è appena iniziata la Feria de Abril e le strutture ricettive espongono ormai il "tutto esaurito".
Questa è, insieme con la Semana Santa, la più importante festa di Siviglia. Durante la Settimana Santa, quella che precede la Pasqua, la città è percorsa giorno e notte dalle processioni delle varie confraternite di penitenti e di incappucciati che sfilano lungo le strade trasportando i pasos, enormi baldacchini di soggetto religioso, in un'atmosfera di grande sacralità. Si dice ironicamente che i sivigliani si dedichino prima alla penitenza per poter guadagnare una sorta di indulgenza anticipata in vista della festa profana che caratterizzerà il periodo successivo alla Pasqua, la Feria de Abril appunto.
Nata secoli fa come fiera campionaria di animali e prodotti agricoli portati in città dai proprietari terrieri dell'Andalusia, è andata via via perdendo l'aspetto commerciale per rimanere solo occasione di festa. Una o due settimane dopo la Pasqua, nell'esteso Prado de San Sebastiàn, prende corpo una città nella città, costituita da uno schieramento ininterrotto di casette (casitas) di tela, in ciascuna delle quale a tutte le ore si mangia, si beve e si danza: alcune di esse, alle quali hanno accesso solo amici e conoscenti, sono proprietà delle famiglie di rango, mentre altre, gestite da gruppi di quartiere, associazioni culturali, circoli ricreativi, società sportive, corporazioni di lavoratori o partiti politici, sono aperte a chiunque trovi posto per assistere a improvvisate esibizioni di canto o danza e consumare qualcosa al banco o a un tavolo. Il reticolato di vialetti che si sviluppa tra le casitas è percorso in continuazione da carri trainati da uno fino a sei cavalli, che si riversano in città dalle tenute dei dintorni. È una coloratissima gara per esibire le più belle decorazioni dei carri, le più fastose bardature dei cavalli e i più eleganti costumi tradizionali che uomini, donne e bambini tengono in serbo per questa occasione.
In pratica la città si ferma per una settimana, dato che i festeggiamenti non hanno praticamente sosta nell'arco delle ventiquattr'ore. Bisogna anche dire che, nonostante le inevitabili commercializzazioni del turismo di massa, la Feria de Abril riesce ancora a mantenere una buona parte delle sue caratteristiche di autenticità. Per quanto ancora?
Detto che la Feria finirà per essere la nota dominante del nostro soggiorno, non bisogna però dimenticare che siamo a Siviglia, città stupenda che offre un'infinità di attrattive a prescindere dalle tradizioni popolari.
Il Museo di Belle Arti è a pochi passi dal nostro albergo. Dopo il Prado di Madrid, è la più importante galleria d'arte della Spagna, soprattutto per quanto riguarda tutti i periodi della pittura spagnola, ma non mancano ricche sezioni di dipinti italiani e fiamminghi.
Una collezione tanto rilevante finisce però quasi in secondo piano in confronto agli splendori che Siviglia offre. Sulla Plaza del Triunfo, punto focale della città, si affacciano le due principali emergenze architettoniche, la Cattedrale e l'Alcàzar. Sulla prima c'è da dire che è la più grande di Spagna e per dare l'idea della sua vastità basterà citare un aneddoto: secondo un'idea che non è esagerato definire pazzesca, si formulò il progetto di rivestire completamente in oro l'interno, ma si rinunciò quando si comprese che probabilmente non sarebbe stato sufficiente tutto l'oro esistente nel mondo. E meno male che quel manifesto del cattivo gusto non si concretizzò, visto che basta già la quantità di opere d'arte presenti nelle varie cappelle per farne un vero e proprio museo.
All'esterno si ammira la Giralda, simbolo della città. Si tratta di un minareto di finissima lavorazione eretto nel sec. XII durante il califfato arabo, al quale fu sovrapposta nel 1568 la cella campanaria rinascimentale. Sulla sommità spicca il Giraldillo, statua della Fede che ruota su stessa al minimo soffio di vento, cosa incredibile se si pensi che pesa quasi 13 quintali.
Sul lato opposto della Plaza del Triunfo prospetta la facciata principale dell'Alcàzar, una delle principali testimonianze dello stile mudéjar in Andalusia; bisogna precisare che è così definita l'arte dei musulmani insediatisi in Spagna a partire dal XIV secolo.
Tra gli ambienti di maggior rilievo, il patio de las Doncellas, circondato da due file sovrapposte di eleganti colonnine, il luminoso Salòn de los Embajadores e il patio de las Muñecas (bambole), così chiamato per le testine femminili dei capitelli. Magnifici anche i giardini, strutturati a terrazze ricche di fontane, aranci e palme.
Meno monumentale ma ineguagliabile per le suggestioni che offre è il vicino Barrio de Santa Cruz, un tempo ghetto sotto la dominazione araba e oggi reticolato di stradine e piazzette in cui domina il bianco dei muri intervallato dai portoni che prospettano sui giardini interni rigogliosi di fiori. In nessun altro quartiere di questa né di altre città credo si possa respirare l'autentica essenza dell'Andalusia.
Come privarsi poi della Plaza de España, scenografico trionfo di ceramiche, della sfarzosa Casa de Pilatos, del popolare Barrio de la Macarena, dell'atmosfera dei negozietti di Triana? Beh, insomma, non vi posso dire tutto, andate a Siviglia e gustatevi queste e altre cento meraviglie!

JEREZ DE LA FRONTERA (1 giorno)
Dire Jerez de la Frontera equivale a dire cantine. La città, ben lontana dagli splendori e dalla monumentalità di Siviglia che abbiamo appena lasciato, ha però il fascino della tranquillità, dovuto alla dimensione raccolta del suo non esteso centro storico: di conseguenza, per la sua visita bastano poche ore.
Il cuore popolare della città è la piacevole Alameda Vieja, grande piazza alberata e principale punto di ritrovo degli abitanti. Su di essa si affaccia il massiccio Alcàzar, oggi proprietà privata ma visitabile su prenotazione. Tra l'architettura religiosa merita una citazione la chiesa di San Miguel, notevole realizzazione quattrocentesca del gotico-isabellino.
Jerez ha grande rilevanza per l'allevamento dei cavalli, in particolare alla Escuela de Arte Ecuestre. La Feria del Caballo di fine aprile, purtroppo terminata da pochi giorni, è la più importante di tutta la Spagna
Ma, come già accennato, il punto focale della visita sono i quartieri sud-occidentali, dove sono concentrate le bodegas, vale a dire le cantine di produzione del famoso Xérès o Sherry, il vino bianco secco di alta gradazione rinomato ed esportato in tutto il mondo.
Per evitare di uscire completamente ubriacati dagli assaggi delle numerose varietà che vengono offerte durante la visita, è raccomandabile rifornirsi di pane, salatini o crostini da sgranocchiare tra un sorso e l'altro, limitando così gli effetti del vino che, essendo piacevolissimo e servito ghiacciato, si manifestano quando ormai la ciucca è compiuta!
Per la Pedro Domecq è giorno di chiusura, così ci orientiamo sulla Gonzales, Byass e C. (vedi Tio Pepe). La simpatica guida, un omone poliglotta, ci conduce attraverso le varie parti dello splendido edificio storico che ospita le cantine, illustrando le varie tecniche di produzione: analogamente al Porto, un sistema di rabbocchi attraverso botti sovrapposte fa sì che il prodotto finale sia la mescolanza in parti uguali del vino di cinque anni successivi, il che ne assicura la qualità costante. Solo piccoli quantitativi delle annate migliori vengono invecchiati singolarmente e sono infatti le sole bottiglie in cui è indicato l'anno di vendemmia, le più pregiate e di conseguenza le più care.

RONDA (1 giorno)
È una delle più suggestive città dell'Andalusia, nel cuore di uno scenario selvaggio a 723 metri di quota. La caratteristica più evidente è la vertiginosa spaccatura di quasi duecento metri, sul cui fondo scorrono le scarse acque del torrente Guadalevìn, che divide in due parti l'agglomerato urbano. Il burrone è scavalcato dallo spettacolare Puente Nuevo, costruito nel 1784 e lungo una settantina di metri, che è sostenuto da due monumentali pilastri appoggiati ai fianchi della fenditura.
Vale la pena di recarsi subito nella parte più antica della cittadina, a sud del ponte. Qui risulta evidente l'origine araba del centro storico, in un labirinto affascinante di stradine strettissime. Percorrendo la Calle Tenorio, si raggiunge l'orlo del precipizio, punto dal quale si gode di una vista estesissima sulla regione circostante.
Un altro esauriente colpo d'occhio sul burrone si può avere da una terrazza a nord della Plaza de Toros che, risalente al 1748, è la più antica della Spagna. Ci troviamo nel Mercadillo, quartiere nuovo di strade spaziose sulle quali si affacciano case imbiancate a calce con bei patios e balconi in ferro battuto.
Un sentiero un po' dissestato porta fino ai piedi del Puente Nuevo, completando così le prospettive su questo sito così particolare: le sovrastanti case a filo dello strapiombo danno l'impressione di poter precipitare da un momento all'altro. Qui si ha la sensazione di un improvviso salto indietro nel tempo, osservando una fila di antichi mulini arabi, le casupole di pastori, le greggi al pascolo e i carretti trainati da asini, alcuni dei quali, unica concessione alla modernità, si reggono su precarie ruote di automobile incrostate di ruggine.

GRANADA (3 giorni)
Sul muro di fianco a una delle porte d'ingresso dell'Alhambra si legge questo verso del poeta Francisco Icaza: "Fagli l'elemosina, donna, perché nella vita non c'è niente come il dolore di essere cieco a Granada".
È difficile esprimere in modo migliore il senso del meraviglioso che ci si sente incollato addosso fin dal primo impatto con questa città. Per quanto mi riguarda, ho visitato molti luoghi in Italia, in Europa e altri continenti, ma in una ipotetica classifica delle città più belle, spesso rimaneggiata ad ogni nuovo viaggio, Granada non si è mai spostata dai primi quattro-cinque posti.
So già che avrò grosse difficoltà a farne un concentrato in poche decine di righe, del resto nei miei resoconti cerco di non sostituirmi alle guide turistiche né di stilare dei freddi elenchi di cose da vedere. Ci provo.
Situata a quasi settecento metri di quota ai piedi delle colline dell'Albaicìn e dell'Alhambra sullo sfondo delle montagne innevate della Sierra Nevada, Granada offre un colpo d'occhio magnifico prima ancora di scendere nei particolari.
La Cattedrale, di grandiosità pari a quella già citata di Siviglia, è anch'essa una vera e propria galleria d'arte, al cui interno spiccano la fastosa Capilla Real, praticamente una chiesa a sé, e la Sacrestia, un museo nel museo ricco di pregevoli dipinti di scuola spagnola, italiana e fiamminga. Tutt'intorno alla Cattedrale si estende una vasta zona pedonale, in un'alternanza di palazzi monumentali e quartieri popolari con le consuete viuzze e case fiorite tipiche di tutta l'Andalusia.
L'Albaicìn si estende sul fianco della collina omonima e ricalca, nella sua parte superiore, il quartiere dei Mori dopo la conquista cristiana. Prima di inoltrarsi del reticolato di stradine, passeggiata da fare a piedi per osservare le numerose case che presentano tuttora spiccati caratteri arabi quali i cortili, gli archi moreschi e le decorazioni in azulejos e stucchi dipinti, è raccomandabile percorrere la Carrera del Darro, stretta via che costeggia l'omonimo torrente, dalla quale si godono vedute spettacolari sulle mure esterne dell'Alhambra. Prima di raggiungere la sommità della collina, è d'obbligo la sosta sulla Plaza de San Nicolàs, dal cui mirador (belvedere) si apprezza la più classica veduta sull'Alhambra.
Volendo proseguire in direzione est si può raggiungere l'Abadia del Sacromonte, lungo un percorso caratterizzato dalle cuevas (grotte), le abitazioni dei gitani scavate nella roccia. Un tempo questa escursione era considerata rischiosa e si consigliava di effettuarla con una guida o almeno farsi accompagnare da un tassista; oggi siamo nell'era della massificazione e ci sono pericoli ben più consistenti che l'eventualità di essere borseggiati da uno zingaro. L'avrete già capito, i canti e le danze gitane, per quanto pittoresche, fanno ormai parte del campionario di attrazioni del turismo organizzato.
Ne abbiamo ammirato l'imponenza e le dimensioni dall'esterno, la cui mole massiccia è sottolineata dal prevalente uso del mattone a vista: quindi non rimane che inoltrarsi all'interno per immergersi in un autentico concentrato di meraviglie. Parlo ovviamente dell'Alhambra (dall'arabo "la rossa"), vera e propria città a sé che domina Granada dall'alto di un colle; sorta come fortezza già prima del sec. IX e più volte ampliata e ristrutturata, ci è pervenuta praticamente intatta.
Una robusta cinta muraria intervallata da tozze torri, ciascuna con un differente nome e una propria storia, circonda le varie parti della costruzione: un percorso lungo il perimetro dei bastioni regala vedute sempre nuove su palazzi e giardini. L'edificio più sfarzoso è l'Alcàzar, in uno splendore di marmi pregiati, decorazioni in azulejos, strette finestre con eleganti colonne, soffitti a stalattiti e pareti decorate a stucchi policromi con versetti del Corano.
I luoghi di maggiore suggestione sono il Patio de los Arrayanes (dei mirti), luminoso cortile pavimentato intorno a una vasca e circondato da portici fioriti, e il meraviglioso Patio de los Leones, che deve il nome alla fontana centrale sorretta da dodici leoni di pietra bianca, delimitato da gallerie di raffinate colonnine. Questi cortili, come tutti gli spazi esterni e interni dell'Alhambra, denotano una tecnica architettonica di prim'ordine, in particolare nel creare zone di frescura per sfuggire a temperature estive in questa regione molto elevate.
E non si può non provare ammirazione per la sapienza ingegneristica facendo una passeggiata nei giardini del Generalife, residenza di campagna dei re arabi; le opere idrauliche, le fontane e i giochi d'acqua, per quanto ammodernati, ricalcano ancora oggi gli impianti originari, cosa incredibile se pensiamo che risalgono al sec. XIII.
Analogamente a quanto avvenne nella moschea di Cordoba, anche nell'Alhambra fu inserito un elemento di architettura occidentale: si tratta del Palazzo di Carlo V, costruito a metà del Cinquecento sullo stile del Rinascimento italiano. Anche se lo spazio centrale, costituito da un arioso cortile circolare attorniato da due livelli di colonne in marmo, è grandioso e innegabilmente scenografico, si tratta comunque di una nota stonata nel contesto di una reggia araba.
Osservando le fotografie dell'Alhambra, capita spesso di scorgere sullo sfondo un paesaggio di alte montagne innevate: la cosa può stupire, se pensiamo che ci troviamo nel sud della Spagna. In realtà, a meno di trenta chilometri in linea d'aria in direzione est-sud-est, si eleva il Mulhacèn, con i suoi 3482 metri la cima più alta della penisola iberica. Così, nel nostro ultimo giorno di permanenza in Andalusia, prendiamo l'autopullman che da Granada sale fino ai 2500 metri di Solynieve, stazione sportiva in piena espansione. Il percorso lungo la strada panoramica di 36 km è molto tortuoso ma ricco di punti panoramici, lo scenario verso le cime più alte decisamente grandioso, ma gli orridi casermoni in cemento del comprensorio sciistico ci fanno capire che gli scempi edilizi non sono solo prerogativa di alcune zone delle nostre Alpi.
Domattina lasceremo l'Andalusia per raggiungere in treno Madrid. Dedicheremo una decina di giorni alle città storiche della Castiglia: oltre la capitale, Toledo, Avila e Segovia. Una Spagna parecchio differente, ve ne riferirò in una prossima relazione.

14 commenti in “Catalogna e Andalusia
  1. Avatar commento
    Leandro
    22/04/2005 18:40

    Io mi ero rifatto alla guida del Touring Club, edita negli anni 90, in cui si leggeva: "Plaza de Zaragoza è il cuore della città storica, di fronte alla Cattedrale". Ma nel sito Turisvalencia, dalla mappa si vede chiaramente che è la Plaza de la Reina. Evidentemente il nome della piazza è stato cambiato. Grazie per la precisazione! ;-)

  2. Avatar commento
    crikkia
    22/04/2005 17:03

    Ciao! Questo viaggio e' stupendo e spero di seguire le tue orme...solo una precisazione la cattedrale di valencia sta in plaza de la reina...plaza zaragoza e' una grossa rotonda...scusa la precisazione ma valencia e' un po' la mia casa!

  3. Avatar commento
    daiana
    14/04/2002 10:23

    Ciao a tutti. Io sono stata in Spagna qualche anno fa in gita con la scuola... certo non ho potuto vedere ed approfondire tutto ma è stato comunque indimenticabile. Ricordo come se fosse ieri tutto il viaggio di andata, i vari scali negli aereoporti ma sopratturro le bellissime cose che ho visto... Siviglia (con la cattedrale immensa con tanto di tomba di Cristoforo Colombo a cui si deve toccare un piede della statua, dicono porti fortuna), Cordoba (con la moschea incantata e i vicoli tanto carini), Granada (i fantastici giardini dell'Alhambra, sembrava di perdermi), Malaga, Marbella, Torremolinos (con le spiagge affollate) e... basta, sembra abbastanza, no?

  4. Avatar commento
    Leandro
    14/04/2002 10:23

    Caro Noisy, nel raccontare questo mio viaggio in Spagna ho esposto alcune notizie generiche sui trasferimenti, sui pernottamenti, sulla cucina, sulle abitudini di quel Paese, su ciò che ho visitato e sulle sensazioni che ho provato. In effetti fin dalla sua nascita Cisonostato si è proposto nel mondo di Internet come "Il sito dei viaggi che fai tu", di essere cioè un sito costituito esclusivamente da resoconti di viaggi effettuati dai suoi stessi lettori: quindi non un tour operator, né un elenco di alberghi o un atlante stradale o una guida di viaggio, ma un'alternativa a tutto ciò. Cisonostato vuole invogliare al viaggio proponendo esperienze realmente vissute senza essere un doppione di tutti questi strumenti, che sono numerosi e svolgono ciascuno un compito ben preciso nel fornire servizi al viaggiatore. Per notizie pratiche sui costi e i tempi degli spostamenti (non so quanti giorni hai a disposizione, che tipo di alloggio ti interessi, da quale città parti, se vuoi usare l'aereo, l'auto, il treno) ti invito quindi a consultare agenzie di viaggio, atlanti e guide turistiche. L'indicazione del sito del Turismo Spagnolo rimane pure molto valida. Buon viaggio!

  5. Avatar commento
    noisy
    14/04/2002 10:23

    quello che avete scritto qui sopra,è molto interessante ,e sicuramente alternativo.io volevo però sapere come faccio per sapere cosa mi viene a costare ,o sapere quando si parte e quando si arriva xkè così riesco ad organizzarmi con le ferie al lavore.grazie ciao

  6. Avatar commento
    Leandro
    14/04/2002 10:23

    Prego, Mirtilla! Leandro (sempre quello del Forum)

  7. Avatar commento
    Mirtilla malcontenta
    14/04/2002 10:23

    Grazie Leandro! Mirtilla (quella del forum)

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    Leandro
    14/04/2002 10:23

    In effetti mi manca (per ora) e a quanto pare è una città splendida; tra l'altro dicono che a Salamanca si parli lo Spagnolo più puro. Se tu la conosci, perché non fai un pensierino a scrivere un bel resoconto per Cisonostato? Ci farebbe molto piacere. A presto!

  9. Avatar commento
    uollaro
    14/04/2002 10:23

    Complimenti per i racconti sulla Spagna! Ti manca però Salamanca... eheh..

  10. Avatar commento
    Leandro
    14/04/2002 10:23

    Cara Anna, ne avrai visto di cose in cinque giorni! Perchè non provi a scrivere un resoconto della tua visita? Magari potresti darci qualche notizia aggiornata su ristoranti, hotel e intrattenimenti su una città che è sempre tra le mete più richieste. Facci un pensierino! Leandro

  11. Avatar commento
    anna
    14/04/2002 10:23

    Ddici bene che per Barcellona non basta un giorno... a me non ne sono bastati 5! El dia es magnifica y la noche es loca..(spero che sia scritto giusto). Da ricordare anche che gli spagnoli sono adorabili, hanno un carattere... come dire... SOLARE... sempre con il sorriso sulle labbra... spero di ritornarci presto! Anna

  12. Avatar commento
    Ricky
    14/04/2002 10:23

    Allora mi aggiungo anche io. Hai convinto un innamorato del nord a fare una escursione nel sud europa. In agosto però farà molto, molto caldo!

  13. Avatar commento
    Leandro
    14/04/2002 10:23

    Ringrazio Cindy. Gli apprezzamenti fanno piacere, ma soprattutto mi sembra che in commenti come questo stia una delle chiavi di lettura auspicate da coloro che mettono tempo ed entusiasmo al servizio di Cisonostato: che ogni articolo diventi per i lettori un “invito al viaggio”!

  14. Avatar commento
    cindy
    14/04/2002 10:23

    visiterò la spagna sicuramente, dopo aver letto questo bell'articolo!

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