In sella alla moto di Franz all’Elefantentreffen!

Viviamo insieme uno dei grandi eventi del mondo motoristico!

L'Elefantentreffen è - credo - il più grande e famoso Raduno invernale d'Europa. Si svolge da più di 40 anni e ha toccato punte di 10.000 persone (pardon, motociclisti) che da ogni angolo d'Europa si ritrovano in questo posto mitico dove per due giorni tempo e spazio sono come "sospesi". La storia di questa avvenimento epico la conosco per sentito dire e non vi annoierò con essa. Ho un solo consiglio per chi - frenato dai dubbi e dalle perplessità - nicchia sulla propria partecipazione. Il consiglio è: Parti. Basterà che qualcuno ti convinca a partecipare la prima volta. Per la seconda sarai tu a convincere qualche altro. Te lo assicuro.
C'è una "voce" che dice che uno dei motivi che spinge un uomo a partecipare all'Elefantentreffen è l'essere stato abbandonato dalla propria donna. Io non sono sfuggito a questa... tradizione. Ad ogni modo dedico (anche se forse non lo merita) il mio primo Elefantentreffen a Fulvia.Diario

Notte di martedì 25 (ore 0:04) gennaio
Tre giorni all'alba. Incomincio veramente a pensare che all'Elefantentreffen ci sarò. Le previsioni dicono che sarà cielo terso e molto freddo, con venti freddi da Nord. D'ora in avanti fino alla notte della partenza seguirò con sempre più cura le previsioni. Una nevicata gioved’ sera sarebbe una vera beffa. E pare che non ci sarà. Nevicherà però fino a mercoledì almeno... passeremo l'Austria nella neve. Quando penso al raid non mi pare più una cosa nella fantasia, l'emozione inizia a farsi sentire. Più passano i giorni, più penso a questa cosa con "rispetto".
Da domani inizierò a preparare la moto, e a studiare il vestiario e i cibi da portarsi dietro. Ci sono diverse cose che mi preoccupano. A parte la prudenza anche il freddo alle mani e il mio passeggero, Andrea. La mia passeggera da tempo ha cambiato pilota.. .e Andrea è un vecchio amico. Proprio per questo lo conosco e so che in lui combattono uno spirito da elefante e uno da boy-scout. Di solito vince il secondo spirito. Ad ogni modo sono molto deciso ad andare al Treffen, magari da solo. In fondo lì troverò quasi 10.000 elefanti... non dovrei sentirmi solo.

OK... meno due. Martedì notte, ore 00:20. La partenza è stata fissata per le ore 07 di venerdì, destinazione Salisburgo, o più precisamente Bad Reichenall, Germania.
Il mio "secondo" ha definitivamente tirato il culo indietro. In realtà dice di non aver mai detto effettivamente che sarebbe venuto. Vabbè, sarà che avevo capito male. OK, avrò più posto per i bagagli. Ma un po' mi spiace.
Devo ringraziare la mia ex, che mi ha messo in contatto Furio, un ragazzo che non conosco (l'unico ad aver messo un annuncio per ricercare amici con cui partire per l'Elefantentreffen, qui a Trieste). Io sono l'unico ad aver aderito al suo annuncio. Così partiremo in due. Due perfetti sconosciuti, porca miseria. Lui è piu' pazzo di me... viene su con una 125. In Italia viaggeremo per statali, allora.
Ha una mezza idea di divertirsi e partire tardi domenica. Sarà meglio fare anche il viaggio di ritorno in due giorni. Forse sarà anche meglio montare due tende. Le previsioni danno -10 circa in Germania e qualche precipitazione. Come cavolo fa a nevicare con -10? Vedremo.
La pressione atmosferica sta precipitando. Ci sta passando sopra la perturbazione atlantica che ricoprirà Austria e Alpi di neve, tra oggi e domani. Prima della partenza dovrebbe posizionarsi a sud di noi. Così dicono. Speriamo. Non sarebbe facile se noi e lei ci incontrassimo in Austria...
L'atmosfera a casa mia sta peggiorando... i miei iniziano a soffrire per questa impresa. Ho guardato le carte, i km. sono molti, per essere inverno e per non conoscere il mio vicino. Temo ancora per le mani: già questa sera, intorno a zero gradi, avevo freddo...e ho fatto solo 6 km. Bisognerà darci dentro di energia chimica (cibo) e psicologica (cattivi!). Sotto ho fatto un elenco delle cose importanti (che vi risparmio...). Chissà quante più importanti me le sono dimenticate, ma c'è sempre una prima volta.
Domani sera conoscerò Furio. Speriamo bene, mi sa che è giovane e un po' allegro. Spero che andremo d'accordo. Ci aspetta l'ultimo raduno degli Elefanti del millennio. Elefantentreffen 1999. Ci saremo.

Giovedì notte ore 00:20. Meno uno.
Sono molto contento... ma andiamo con ordine. Questa mattina c'è stato un brutto momento, durato fino all'ora di pranzo: la tensione era alta per via della preoccupazione dei miei. Già si preoccupano quando giro d’estate. Ad ogni modo a cena (grazie forse anche ad un gradito ospite) la tensione si è disciolta ed è stata un'ottima serata. Abbiamo riso e scherzato su quanto freddo prenderò.
Ho parlato con Furio - il mio compare -, dev'essere un po' fuori di testa anche lui (ma un minimo per andare al Treffen ci vuole...) ma pare simpatico. Ha 25 anni. I preparativi ormai sono agli sgoccioli... domani c'è il giro dei negozi per le ultime cose (il vino rosso, pile, cioccolata...). Ho smontato la moto nelle sue parti principali (non meccaniche) e l'ho lavata bene. Domani si passa CRC e silicone e la si rimonta. E' molto bella.
Poi nel pomeriggio ci sarà il rituale del carico dei bagagli. Ormai ci siamo. Fa strano per uno alla sua prima volta seria in inverno, fare le valige come fossero le motovacanze estive! Che pacchia.
Il mio "passeggero" (Andrea) non l'ho nemmeno sentito. Quando ho "offerto il posto" ad un altro mio amico motociclista - Cristiano - pensava che scherzassi...non voleva proprio credere che ci andassi. Tanto lo sapevo.
Le previsioni danno fino a -12 a Monaco, c'è ancora possibilità di precipitazioni nevose. Staremo attenti. Ora mio padre - che è cacciatore - mi sta perfino aiutanto ad affilare coltello e ascia. L'ascia è il pezzo forte: alta più di un metro e pesante 5 kg! Anche mia madre sta raccontando per telefono... fieramente (?) della mia impresa. Sono contento. Ora vado a dormire. Già so che domani notte dormirò poco... gli Elefanti ci aspettano.

Zero. L'ultimo giorno è passato velocissimo, in un frenetico giro per negozi di alimentari, cibi e accessori vari. In serata una mia amica mi ha procurato una tenda invernale da spedizione, ci servirà: danno sempre -10 in città e i giornali non parlano che del freddo siberiano da record ora anche delle nevicate. Le previsioni peggiorano rapidamente. Come al solito hanno "cannato" i tempi. In serata sono passato da Furio a prendermi parte dei suoi bagagli... non riesce a portarli tutti. A dire il vero non ho idea di come farà a portare nemmeno i rimanenti... con quel trabiccolo di moto e senza borse laterali... mah. Non guardo più le previsioni, voglio partire.
In serata rimonto la moto e carico i bagagli. Due tende, la cucina, tre sacchi a pelo e bombole varie (gas, grasso per la catena del mio compare, il suo olio per due tempi... cose ingombranti!). Ad ogni modo la RT permette di portare un mucchio di cose, compresa l'ascia tipo "mad max" che sbuca da una parte della moto col manico e con l'altra con la lama. Mi piace pensare che altre centinaia di motociclisti stiano facendo più o meno le stesse cose. Mi sento meno solo. Avevo detto a Fulvia (la mia ex) che sarei passato a salutarla. Poi non ho nemmeno telefonato. Non mi ha chiamato neanche lei. Meglio così. Ogni volta che la sento è un pugno nello stomaco: il tono con cui mi parla è così diverso da quello che aveva una volta. Non sarò l'unico ad aver provato 'sta cosa.

Venerdì 28 Gennaio 1999.
06.45 Sveglia. Ho dormito meglio del previsto, addirittura al momento del risveglio per qualche secondo non mi sono ricordato che dovevo partire! Poi mi sono reso conto che era una giornata speciale e sono stato felice. Mi vesto e finisco i preparativi... i minuti corrono. Non ho nemmeno tempo di fare colazione... il rituale taglio (quasi) totale dei capelli ha preso più tempo del previsto.
Non faccio in tempo a indossare il viva-voce da casco che Furio mi telefona e mi dice che è un po' in ritardo... ok, gli dico, anche io. Solo che io ho accumulato 10 minuti, lui mezz'ora. Iniziamo bene.
Alle 8 quindi, invece che alle 07,30, dovremmo incontrarci. Ma alle 08 e 30 non succede nulla. Inizio a pensare di avere sbagliato posto d'incontro. Arrivano le nove. Inizio a pensare di aver sbagliato compagno di viaggio. Alle 09 e 30 arriva trafelato, non riusciva a far stare tutte le cose sulla moto... non so come abbia fatto alla fine. Iniziamo bene.
Si parte... macché. Passiamo in officina a far tirare la sua catena... che poi era già tirata. Eccesso di zelo. Alle 10 partiamo. Anzi, alle 10 e 2 minuti... due minuti sono dedicati ad immortalare il mitico e bellissimo momento: inizia per noi l’Elefantentreffen 1999. Bene!
Scegliamo di attraversare la città per uscire verso ovest (direzione Udine). Lui perché non può usare la superstrada, io anche per farmi "ammirare" un po'. Già la benzinaia con cui in un'ora e mezza avevo fatto amicizia aspettando Furio, avrebbe voluto venire con noi, come anche un altro ragazzo... che termine ha usato? ah... "invidia bestiale", mi pare. L'invidia che avevo provato io tante volte, fin da piccolo, per i tedesconi a cavallo delle loro BMW. Le statali ci portano pian piano fino a Udine. Tutto tranquillo come una giterella fuori porta.
Da qualche parte lì in Friuli ad un semaforo ci si avvicina il primo motociclista che vediamo. Il primo segno che l'Elefantentreffen non esiste sono nella nostra fantasia arriva da lui. Ci dice "andate su al Treffen?" Non ci vuole molto a capirlo... siamo bardati all'inverosimile, io sono carico di bagagli come un mulo. “Beh, aggiunge, mi hanno telefonato i miei amici partiti ieri: sono tutti bloccati oltre i Tauri per la neve... non si può proseguire; dovevo partire anche io ma è inutile.”
Fine dell'avventura? Giammai. Diciamo: "grazie, ok, andiamo avanti finché riusciamo". Caricato al massimo da questa cosa (tutti gli elefanti sono un minimo masochisti...) ci dirigiamo verso Tarvisio. Il tempo è bello ma freddo. Traffico zero; motociclisti anche zero. Mi aspettavo qualcuno in più per la Grande Migrazione invernale, ma saranno in autostrada, no?
In effetti, arrivati in prossimità del confine italo austriaco vediamo il primo gruppo di elefanti (4 o 5, su BMW GS e altre moto) ma... che succede? Sono sì in autostrada, ma nella direzione "sbagliata"! Stanno tornando in Italia. La cosa mi turba non poco.
Dopo un'ottima cioccolata calda e il cambio dei soldi finalmente incontriamo uno strano trabiccolo targato PD che sale verso la Germania. E' un vecchio Guzzi a tre ruote con tanto di immenso vano portapacchi di legno. Una immensa "ape" piu' che una moto. Decidiamo di proseguire insieme, ma loro hanno già fatto benzina e ci dicono "ci vediamo in autostrada, tanto ci raggiungete": mai più visti!
Entriamo anche noi in autostrada. Inizia il vero viaggio. Viaggiare in inverno con il sole è bellissimo, è speciale. E' il primo lungo viaggio che faccio di inverno. E' il primo viaggio che faccio senza la mia (ora ex) ragazza, dopo le vacanze in Spagna di questa estate. Penso spesso a queste cose quando sono da solo in moto. Lei diceva sempre (visto che avevamo una andatura da lumache, con la nostra vecchia RT) che i motociclisti che corrono come pazzi hanno da compensare chissà quali frustrazioni... non le stavano tanto simpatici i matti e i "cattivi". Beh, di frustrazione questa volta ne ho qualcuna anche io e questo mitico Elefantentreffen è il mio antidoto. Volevo e avevo bisogno di fare qualcosa che molti, ma non tutti, fanno. E mi sa che il Signore mi ha ascoltato...
Non faccio a tempo a finire questi ragionamenti che finalmente incontriamo un altro gruppo di motociclisti, tutti sullo stile grossi enduro e giubbottoni Bullson, robe "cazzute". Ma, ohimé, anche loro sono nella corsia opposta e stanno tornando in Italia. Porca miseria... e noi che ci facciamo con una RT da granturismo carica come una roulotte e un 125 due tempi? Il più espansivo dei compari incontrati, mentre ci avviciniamo da corsie opposte, solleva le mani (tutte e due) e con pollici e indici a debita distanza fa un inequivolcabile segno: "vi farete un culo cosi!". Iniziamo bene... che avesse ragione il motociclista incontrato vicino a Udine?
La temperatura è diversi gradi sotto zero. L'autostrada è asciutta e pulita e il cielo terso. Dove sta la fregatura? Comunque il tempo passa e sono già le due del pomeriggio. Noi abbiamo sullo stomaco solo una cioccolata calda (esclusa la cena del giorno prima). Saliamo sempre, direzione Salisburgo. Ci avviciniamo finalmente al primo tunnel.
Ad un distributore (in Austria ce n’è uno per entrambe le direzioni di marcia) incontriamo finalmente tre bmwisti: un R100GS PD con pilota molto tosto, un R1100S nuovo e un'altra bmw. Sporchi e sbattacchiati (moto comprese). Da dove cavolo vengono? Beh... dall'altra parte dei tunnel. C'è chi tra loro in pochi minuti è caduto tre volte, chi due. Così ci dicono. Le moto sono ammaccate e stanno tornando a casa. Per fortuna nessuno di loro ha subito la benché minima conseguenza dalle cadute. E poi non sono mica pivellini come noi... c'è chi tra loro gli Elefantentreffen se li è fatti tutti dal 1992 ad oggi. Ci consigliano di tornare indietro: l'autostrada è piena di neve (e anzi sta nevicando di brutto...). Il gioco si fa duro. Io e Furio (che è più esaltato di me) decidiamo di proseguire: ci fermeremo (forse) quando la moto non potrà stare in piedi.
Passiamo il primo tunnel: fuori siamo a -5, dentro +3: immediatamente visiera, specchietti e parabrezza fanno condensare l'aria umida e calda e non si vede più niente né davanti né dietro. Vabbe', alzo la visiera, solo che anche gli occhiali hanno subito la stessa sorte; abbasso gli occhiali sul naso tipo "vecchia professoressa" e provo a continuare così, anche perché dietro di me una fila di camion pare non essere troppo interessata ai miei problemi di vista...
Usciti da primo tunnel ci appare subito chiara la situazione: sulla corsia "sbagliata" c'eravano noi, non quelli che stavano tornando in Italia... ha nevicato e l’autostrada è abbastanza coperta di neve, solo sulla corsia destra si vede parte dell’asfalto scuro tra la nebe chiara, dove passano i camion.
"Entriamo" nella scia delle ruote destre e proseguiamo piano piano...non si può né entrare né uscire da lì, il solo sfiorare il "bordo" di questa rotaia provoca poco raccomandabili spostamenti della forcella. Stiamo sui 40 all'ora, i camion prima ci avvicinano poi si spostano sulla neve più fresca a sinistra e ci superano, sollevando una bufera di neve, come se quella che già viene dal cielo non bastasse. Ad ogni modo c'è ancora luce e si vedono le tracce lasciate dai camion. Ho freddo a mani e piedi, siamo a -4 e i piedi devono sempre strisciare nella neve ai lati delle ruote per darmi un minimo di stabilità. Ogni tanto li poggio sui cilindroni del boxer a allora friggono. E' tutto bellissimo ed incredibile. Penso ad Andrea, il mio amico rimasto a casa. Non lo ammetterà mai ma voglio credere che nella parte più primitiva del suo sistema nervoso mi sia invidiando. Non potrebbe essere diversamente. Mi regalassero in questo istante una Porsche Carrera4 al benefattore gli riderei in faccia.
Quando giungiamo al secondo tunnel la luce inizia a scarseggiare, si avvicina il pomeriggio inoltrato. Lo stomaco inizia a lamentarsi...sono 20 ore che non si fa un pasto decente. Fa sempre più freddo e c'è sempre più neve. Motociclette che superiamo o che ci superano o che vediamo: zero via zero. Nel tunnel si ripete la faccenda della visione, ma ormai ho imparato.
Fuori dal tunnel è un vero casino. Il sole è agli sgoccioli e c'è una nevicata di quelle tipo "film di Natale": ormai le corsie dei camion non riescono a far intravedere il nero dell'asfalto, tutta l'autostrada è completamente bianca, dalla corsia di sorpasso a quella di emergenza, l'unica differenza è che le macchine e i camion sprofondano nella neve fresca e lasciano intravedere uno strato di neve più compatto e scivoloso al di sotto. L'asfalto non ci ricordiamo nemmeno cos'è... procediamo coi piedi a terra a nemmeno 30 km all'ora, forse 20. E procedere così richiede tanto ma tanto tempo e tanta concentrazione. Ogni minimo movimento (e quando dico minimo intendo minimo) provocherebbe pericolosi sbandamenti dell'avantreno; oramai per vedere se dietro ho ancora il mio compare o un camion, devo spostare solo gli occhi, e piano... se sposto anche il collo già la moto esce dalla traiettoria ideale, che poi è l'unica e quella che fa stare il baricentro della BMW RT esattamente al suo posto, con precisione millimetrica. Senza rendermene conto stiamo facendo un'esercizio di alto equilibrismo, .coi camion che ci tallonano, benedetti loro.
Ormai molto stanchi (questo tipo di guida mi stressa molto...) e decidiamo di raggiungere un'area di servizio. Maledizione... quando l'area di servizio è dall'altra parte bisogna percorrere delle lunghe circonvallazioni: la nostra era piena di neve perfettamente vergine. E ovviamente la strada aveva dei saliscendi per passare sotto l'autostrada. Usciremo mai da questo inghippo? Alla stazione facciamo benzina di nuovo (meglio avere il pieno, almeno i cilindri ti tengono caldo in una notte passata fuori) e mangiamo una piccolezza. Incontriamo tre milanesi che giurano che non si schiodano da lì prima che venga la... bella stagione. Sono decisi di piantare lì la tenda; tentiamo di convincerli a proseguire con noi, almeno fino alla prossima stazione di servizio, che è aperta 24 ore, mentre questa chiude alle 23. Niente da fare, sono inchiodati alle sedie. Quando capiscono che noi proseguiamo da soli verso la prossima stazione (questo è quello che hanno capito) ci dicono che siamo pazzi.
Quando ci chiedono delle moto e gli diciamo che abbiamo una BMW RT di 17 anni e carica come un camion, e una 125, ci dicono che siamo completamente fuori di testa. Infine, come gran finale, gli sveliamo che vogliamo andare fino a Salisburgo; nemmeno ci rispondono e ci guardano come dire "chissà se qualcuno li ritroverà..."
In effetti non hanno tutti i torti. Ormai è buio e la tempesta di neve è al suo massimo, non si vede assolutamente niente. Procediamo senza occhiali (impossibile usarli) e a visiera alzata, in prima a passo d’uomo in autostrada con i soliti maledetti camion, ma come fanno a correre tanto? (in realtà andranno a 50 all'ora...) Se non fosse per i due potenti antinebbia gialli che ho sul paracilindri, con il solo faro centrale sarebbe impossibile muoversi. Furio infatti sta dietro di me, vicino, e con quattro fari riusciamo a proseguire. Pochi km. dopo aver lasciato l'area di servizio di Radstadt c'è una lieve discesa nell'autostrada. Tento di mettere in seconda, la ruota dietro slitta anche se sfriziono, l'aderenza è quasi nulla, siamo in piena neve fresca, non tantissima ma bella fresca. Non ho idea di quanta strada ci sia alla mia destra, il guard rail è invisibile, le luci delle auto si vedono a qualche decina di metri (o no) di distanza, ma il resto è tutto completamente bianco, e il cielo ormai nero.
Per qualche motivo (a dire la verità bastava anche un fiocco di neve più asimmetrio degli altri) la ruota anteriore sbanda e la moto scivola sotto di me. Non posso dare colpi con lo stivale sull’asfalto: l’aderenza delle suole fa ridere e per il peso della moto è meno che zero… Io mi rialzo subito, la moto prosegue strisciando per un po’ nella neve con il paracilindri e le borse krauser. Si posiziona miracolosamente, facendo testacoda, con i tre fari puntati esattamente contro i camion che ci seguono, così la moto è molto visibile e i bisonti cambiano traiettoria senza rendere la mia RT una sottiletta. Mi sarebbe dispiaciuto. Io ovviamente appena "sceso" dalla moto mi sono fiondato a margine della corsia; per fortuna (devo ancora chiedergli come ha fatto) Furio riesce a schivare me e la moto (vabbè che la sua pesa sì e no 110 kg). Ci fermiano e insieme ad un "motociclista" di passaggio (che era in auto!) in tre - scivolando sulla neve - rimettiamo in piedi la RT, che vuota pesa 230 (senza benzina) e piena oltre i 280 kg.
Riprendiamo piano piano... andiamo avanti sempre a passo d'uomo, visibilità zero; aderenza zero, moto incontrate zero. Temperatura... zero... sì, magari... si sta a meno 6 o meno 7. Ormai sono le sette di sera. Siamo in viaggio da nove ore, mai viaggiato in condizioni così proibitive. D'altra parte ho fatto finora solo 80.000 km e nessun Treffen.
A questo punto... sorpresa, veniamo raggiunti, pochi metri prima della famosa area di servizio aperta 24 ore, da Christian, il nostro "padrone di casa" che è partito nel pomeriggio anche lui da Trieste e sta andando a casa sua a Bad Reichenall (un po' oltre Salisburgo), dove ci ospiterà. Ovviamente è in macchina. Non fa fatica a riconoscerci: siamo le due uniche moto che ha incontrato in tutta l'autostrada da Trieste a Salisburgo! ...anzi, a Salisburgo mancano ancora qualche decina di km. Non posso nascondere che la cosa mi rende pieno di orgoglio, anche ingiustificato, razionalemente. So bene che non siamo gli unici e che altri non li avrà visti poiché erano in Autogrill o da qualche parte, ma certo la cosa ha il suo fascino.
Beh... le facce di chi ci vede in moto alla stazione di servizio sono veramente mitiche... Ci scaldiamo un po' e mangiamo uno schifoso cheeseburger surgelato che nel microonde dell'autogrill quasi esplode. Il nostro "padrone di casa" se ne va veloce e noi proseguiamo da soli verso Bad Reichenall. Per fortuna la neve smette un po' di cadere (o meglio cade meno) e scendendo verso i 400 metri di altitudine Salisburgo (dai mille dove eravamo) la strada diviene leggermente più praticabile... riusciamo addirittura a mettere la terza e toccare i 50 all'ora.
OK... dài che stiamo arrivando al confine con la Germania, aggirando Salisburgo. Ma la Cagiva del mio compare si impianta. Il motore si è preso la "calda" e si è bloccato. Furio pensa che sia finito l'olio del miscelatore... Ovviamente l'olio lo ha dato a me. Ovviamente mi ha detto che gli sarebbe servito dopo i primi 1000 km. Ovviamente l'ho messo in fondo alla valigia (quale delle due?) e per aprirle devo slegare tende e compagnia; lavoriamo a mani nude per quasi un quarto d'ora a -7; al buio, anzi no, a dire la verità ogni tanto passano (vicino, porca miseria a loro) i camion che ci illuminano e ci riempiono di neve... Ad ogni modo ora nevica poco poco, almeno dal cielo.
L'olio non mancava, il motore misteriosamente decide di ripartire. Ormai sono le 10 di sera, sono 13 ore che siamo partiti. E pensare che di estate arrivo a Salisburgo in 4 ore e mezza. Ormai mancano circa 15 km alla casa; ma ci sono due problemini, la casa è nella periferia imbucata di un bellissimo paese imbucato e se le autostrade sono conciate così pensate le stradine di campagna... Riprende a nevicare forte, 'sto benedetto buio è sempre più buio e ci alziamo di nuovo di quota. La strada è una perfetta pista da sci; per trovare la casa (tutti i cartelli stradali sono coperti di neve, infatti c'era anche un po' di vento, il benedetto vento siberiano delle previsioni...) ci mettiamo più di un'ora.
Arriviamo dopo le 23: considerato il tempo messo da casa mia al meeting con Furio sono passate 15 ore. Alle 23 e 30 il nostro carissimo amico Christian ha un appuntamento con amici... non faccio in tempo a scendere dalla moto, togliermi il casco che ci fa salire in auto e ci porta in questa specie di ristorante elegante, dove per arrivarci stiamo in auto per 15 minuti. Vestito come sono per stare bene a -10 (a parte mani e piedi mezzi gelati) in auto per poco non mi prende un collasso totale.
Davanti agli avventori (per fortuna a quest'ora sono pochi) del locale mi spoglio di 10 strati e mi butto a pesce su un piatto di salsicce, maiale e succo di mela. Tutti mi guardano ridendo e parlando in tedesco... devo essere molto buffo. Poi Christian mi traduce e mi dice che sembrava avessi molta fame. In fondo - spiego - ero a digiuno dalla sera prima (escluso il cheeseburger... ma era cibo quello?). Poi Christian spiega che siamo due "motorrader" che sono partiti questa mattina "aus Trieste, Italien" per raggiungere l'Elefantentreffen. Dalle facce credo che nessuno di loro sappia cos'è questo Elefantentreffen, ma hanno tutti un'aria molto ammirata. Dovrei essere fiero e baldo, ma invece ho una strana espressione. Mi chiedono cos'ho: spiego che dopo questo viaggio e questa abbuffata record il mio corpo non riesce a capire se sta tanto tanto bene o tanto tanto male... e' una sensazione strana, in effetti non so se sto per vomitare anche l'anima o se ho raggiunto uno stato di coscienza superiore. Opto per la seconda ipotesi. Ce l'abbiamo fatta!
La notte passa presto, in un sonno profondo. La mattina facciamo colazione con Christian e con sua mamma, sempre gentilissima. Ha nevicato ancora tutta la notte, è tutto bianchissimo: per uscire dal box dobbiamo spalare la neve. Per fortuna nella strada passano le macchine (ma spazzaneve mi pare di no...) e la neve è piu' bassa. Sblocchiamo a calci la ruota anteriore della Cagiva-Java le pastiglie dei cui freni si sono incollate al disco per il freddo. Arrivare a Passau con queste strade sarà dura. Ad ogni modo è solo il secondo giorno e viaggiare sotto la nevicata ci pare già normale. Io avrei preferito prendere l'autostrada, ma la mamma di Christian (che vive lì e possiede la stupenda Gasthouse nella quale abbiamo dormito) ci consiglia la statale. Va bene, proviamo la statale.
Nevica sempre e procediamo piano, molto piano. Percorriamo sotto la neve e con le strade molto sporche una ventina di km. Mettendoci più di un'ora, forse una e mezza. Ad un semaforo incontriamo un altro cavaliere... più solitario si noi. E' di Treviso e ha una Tenerè 600. Come mai solo? gli chiedo. Il motivo è semplice: il suo amico, con una grossa Harley, dopo una o due scivolate si è arreso (al secondo giorno di viaggio, oltre Salisburgo) e lui ha deciso di continuare da solo. Viene il verde ma il 125 del mio amico non parte. Lo aspettiamo per un po' e poi vediamo che succede: lo scarico si è rotto (non sarà l'unico con gli scarichi aperti), ma non è quello il problema. La moto non si accende, non ne vuol sapere. Per fortuna non nevica più.
Smontiamo la candela, la sostituiamo, proviamo a spinta, proviamo di tutto ma niente da fare. Dopo più di un'ora di spinte e chiavi inglesi ci arrendiamo: fa molto freddo e Passau è ancora molto lontana. C'è un meccanico a due km di distanza. Furio porta la moto li a spinta, e si fa una bella sudata. Io mi carico sulla MW tutte le sue valigie, ora per il peso e l'ingombro diviene molto difficile sia scendere che salire sulla moto, ed è impossibile "tenerla" se si piega su un fianco... come cavolo farò? Riccardo (il buon samaritano lo chiamerei) si carica sul sellino posteriore Furio e via di nuovo verso Passau.
Miracolosamente mentre ci addentriamo nella pianura tedesca,lasciandoci alle spalle le montagne del Salisburghese, il tempo migliora e le strade sono molto pulite. Non nevica.
Dopo qualche decina di km sono addirittura asciutte. Povero l'amico con l'Harley: in pratica ha passato il peggio e si è arreso a pochi km. dalla strada asciutta. E si passerà due giorni segregato da solo in una "zimmer frei" senza potersi muovere e aspettando il suo amico per il ritorno.
L'incontro con Riccardo è stato provvidenziale, è un gigante buono. Io con i bagagli non avrei potuto portare Furio né avrei potuto lasciarlo a metà strada da solo. L'unico vantaggio che ha avuto Riccardo incontrandoci è che se ne stava andando al Treffen senza tenda ma solo con il sacco a pelo... meno male che la tenda l'avevamo noi.
Dopo centinaia di km riproviamo finalmente l'ebbrezza della velocità; è incredibile la sensazione che si prova sull'asfalto asciutto dopo tanta neve e ghiaccio... pare di avere le ventose sotto le gomme, continuiamo così fino al villaggio di Turmansbang-Solla, luogo mitico dell'incontro. Fa molto molto freddo... siamo sui -7 o -8. Oramai sta calando la sera. Ma il bello deve ancora venire...non c'è uno straccio di indicazione per il raduno. A posteriori capiamo che è una "stecca" che i pivellini devono pagare... All'inizio (beata ingenuità!) seguiamo tranquilli i gruppetti (molto sparuti e scarsi a dire la verità) che si aggirano come noi. Solo dopo molto ci rendiamo conto che anche loro vagano come noi nella completa ignoranza. Dopo quasi un'ora finalmente troviamo una benedetta stradina che porta fuori della zona di Turmansbang-Solla, verso il Parco naturale della Baviera. Qui la strada si sporca per bene di nuovo, però siamo emozionati, siamo solo in tre ma stiamo per raggiungere altre migliaia di motociclisti. Però non vediamo ancora nessuno; ho il terrore che sia tutto un immenso scherzo, mi aspettavo l'autostrada brulicante di moto e le statali intasate dal grande esodo... mentre invece sono quasi tutti arrivati giovedì o venerdì, mentre quasi tutti i "gitanti" del venerdì e del sabato sono stati bloccati o si sono arresi alle condizioni atmosferiche veramente bestiali. Comunque finalmente arriviamo fino al primo punto "ufficiale" dell'Elefantentreffen 1999. Ci fermiamo un attimo perché non sappiamo se c'è da pagare l'ingresso. Ma poi si procede verso il basso, lungo una stradina stretta piena di neve e di moto posteggiate. Ma abbiamo fatto 30 e faremo 31: le moto verranno dentro con noi! Man mano che si scende il casino aumenta; qui sì che ci sono sidecar e altri mezzi, moto e strani individui; finalmente giungiamo presso le “colonne d’Ercole del raduno. Paghiamo il dazio d'entrata e - consegnatoci il mitico libercolo e l'ancora più mitico adesivo - entriamo. E' una parola, la strada non c'é più, c'è solo neve e questa valle davanti a noi che pullula di moto, tende e fuochi, è impressionante. Siamo proprio arrivati.
Io ovviamente sono come al solito in equilibrio instabile, la moto è pesantissima. Non faccio a tempo a entrare che un sidecar mi precede passando con la ruota laterale sul mio piede sinistro: gli stivali e specialmente la neve sotto la suola attutiscono la compressione, ma chi la portava via la moto da lì se avevo un dito rotto (manco il destro, ma l'alluce sinistro serve a cambiare le marce)?
Entriamo felici e stanchissimi nella bolgia. Troviamo (più per fortuna che per giudizio) un posto per le moto, abbastanza vicino all'entrata, senza scendere per il sentiero innevato. Il che si rivelerà provvidenziale per la mattina dopo; l'unica controindicazione è che la mia moto offre le terga al lato della stradina che per l'appunto scende nella valle, percorsa in continuazione da moto e sidecar che scivolano sculettando qua e là... meglio non fare la prova del palloncino ai centauri. Ad ogni modo anticipo che la moto rimarrà illesa e in piedi fino alla mattina dopo.
Sta scendendo velocemente il buio e la temperatura è a -9. Il cielo è abbastanza terso, l'atmosfera veramente medievale o post-atomica, a scelta. Comunque bellissima. Ripaga di tutte le fatiche. Tutto è bianco, comprese moto e tende, in quanto nella notte è nevicato. I fumi arancioni si alzano dai falò, pare veramente di essere in un film incredibile. Ma non c'è tempo per essere poetici... c'è da montare la tenda. Non c'è uno spazio piano a disposizione (almeno nella zona dell'entrata, ma non volevamo abbandonare le moto e addentrarci nell'imbuto della valle): con la mitica accetta spacchiamo cumuli di neve e ghiaccio e ci creiamo un "piano". Montiamo la tenda vicino a un grosso cerchio di paglia con fuoco in mezzo e partecipanti seduti nella paglia. Unico inconveniente, il fumo fumosissimo: a distanza di 5 giorni ogni oggetto che era lì puzza ancora di carne affumicata nonostante i ripetuti lavaggi.
Furio ci dice che siamo stati invitati "a cena" presso il grande falò dei polacchi. Lì con loro si trovano gli "amici triestini" di Furio. Loro hanno conosciuto per caso i polacchi l’anno scorso e per caso li hanno rivisti quest'anno. Si diventa facilmente amici all'Elefantentreffen, è un'amicizia credo speciale, rafforzata dal freddo e dalle difficoltà. Sono contento che Furio ci abbia procurato l'"aggancio", ma voglio anticipare come l'abbiamo trovato. All'entrata due triestini mi hanno rivolto la parola, io ho risposto sovrapensiero poiché ero abbastanza sconvolto. Furio mi sa che nemmeno ci ha parlato con loro. Poi ci hanno chiamato, insomma l'"aggancio" erano state due parole dette che nemmeno mi ricordavo, ed eravamo già amici. Questa è una cosa bella dell'Elefantentreffen. Mai fatto amicizia così velocemente.
I polacchi sono forti: vestiti di pelle (ma non muoiono di freddo?) sono arrivati qui con i trikes coi motori di maggiolino Volkswagen, portando birre in quantità e tutto il materiale per cuocere alla grande sopra il falò. Ogni tre parole citano due volte il termine "stara curva". All'inizio pensiamo si parli di strade e neve, poi più semplicemente i triestini ci spiegano che già l’anno scorso tutto il discorso era a base di "stara curva". Niente di stradale, o quasi... significa "vecchia puttana"!
Iniziamo a mangiare; abbiamo portato salsicce e liquori e vino. Le salsicce sono qualcosa di squisito (ovviamente non abbiamo pranzato...) e l'unica cosa per innaffiarle che trovo è il barbera che ho portato da casa. Io non bevo mai alcoolici, ma quando inizio... in un'oretta avevo fatto il pieno di pane e salsicce, e un litro abbondante di barbera. Devo dire che stavo benissimo, anche se barcollavo un po'… Mai stato meglio.
Ad un certo punto una "ola" fatta dai polacchi richiama la nostra attenzione: da un versante della valle, dei geni, oltre a portare cibo e bevande, hanno innalzato un lenzuolo a mo' di schermo cinematografico e stanno trasmettendo un film porno super8 fatto in casa; la gioia generale è molta, visto il freddo (siamo oramai a -12) e la mancanza cronica di donne. Quando il cortometraggio finisce, inutile che descriva gli insulti che si levano da molti falò... i cineasti improvvisati sono costretti a riportare la pellicola all'inizip, e così per numerose volte. Veramente mitici.
Gli amici triestini che sono dei veterani (uno è al sesto e uno all'undicesimo Treffen) ci dicono che non hanno mai visto questa faccenda del "cinema all'aperto". I polacchi sono particolarmente agitati: è che hanno bevuto certo più di noi e forse in Polonia la TV è più seria della nostra... Cosa che ci fa ben più piacere è sapere che almeno da 11 anni (ossia da quando il "vecchio" triestino partecipa) non c'è stato un Treffen così cazzuto per arrivarci: siamo alla nostra "prima" e abbiamo iniziato alla grande! Sono molto fiero della mia moto e anche un po' di me!
Pieni di di salsicce e vino ce ne andiamo a fare un giro in fondo alla valle: c'e' di tutto. Moto da enduro e da strada nei posti più impensati, buttate nella neve e quasi invisibili per via della nevicata di ieri. Accampamenti con grandi tende e piccole monotelo estive... sidecar BMW (pochi) e Dnepr (tanti). Alcuni hanno una vasca da bagno al posto della cabina del passeggero. C'è un folto e pittoresco gruppo di padovani (uomini) con una donna di colore, mah... Oltre a lei le donne che ho visto si contavano sulle dita di due mani. Molti esseri pittoreschi girano vestiti di pelle con il bicchiere attaccato ad una gamba col moschettone, classico. Io inizio a barcollare qui e là e cado spesso... è tutto molto bello (devo essere ubriaco). C'è un tizio che per tagliare la legna ha smontato la ruota posteriore e ha avvitato sull'asse una sega circolare. Geniale. C'è un italiano che ai lati di un TDM o cosa so io (effetti del vino) aveva montato due sci: esagerato, però così non cadeva.
Ad ogni modo l'atmosfera è "calda" (anche per via degli immensi falò), accogliente e amichevole. Non c'è nessuno dall'aria cattiva o falsa. Molte meglio degli stupidi raduni estivi pieni di finti cattivi su finte moto cattive. Qui è tutto vero. Anche troppo. Ci sono anche pochi che si divertono con gli scarichi aperti, a dire la verità ne ho visto uno solo (ironia della sorte attaccato alla nostra tenda...) che con il motore al massimo riusciva a fare una specie di suono di sirena, stranissimo.
Nel frattempo le mie cadute si fanno sempre più frequenti, mi sa che il barbera è entrato bene in circolo… subito dopo avere comprato lo scontrino per acquistare nuova legna da ardere, lo perdo nella neve e mi metto a cercarlo senza convinzione. Non capisco moltissimo e faccio ridere molto gli addetti alla legna... non ricordo esattamente cosa devo aver fatto. Comunque ora sono quasi le 23 e siamo a -14. Furio e Riccardo cedono e si infilano in tenda. Io rimago a bere ancora un po' di una mistura bollente che i nostri vicini tedeschi che bruciano legna e paglia si stanno preparando. Verso mezzanotte trovo vicino alla tenda il mezzo litro di latte e cacao che (nelle più buone intenzioni) mi ero portato da casa. Lo scongelo sulle braci e me lo bevo. Mischiato a quella specie di vin brulé bollente mi dà il colpo di grazia. Mi sa che è ora di andare a nanna. Dopo aver lottato per convincere lo "zip" della tenda ad aprirsi (chissà perché di solito si apriva facile...) uso le ultime forze e il fiato per gonfiare il materassino. Mi tolgo giubbotto e stivali e mi infilo in due sacchi a pelo. Fa un freddo cane. Come ultima cosa spengo il "riscaldamento" (una lampaga a gas). Ora siamo veramente nella notte e nel freddo. Siamo a -16 circa. Nella notte deve aver toccato -18. L'atmosfera è tranquilla, c'è poca gente che fa casino. Incredibilmente (ma poi non tanto) mi addormento. Un pensiero va al buon Dio che ci ha dato una mano ad arrivare fin qui.
La mattina mi sveglio contemporaneamente al buon Riccardo (un amico veramente speciale, devo dire), anzi forse lui era già sveglio. Furio dorme ancora. Prendo due "fazzoletti" di "caldo chimico" e mi scaldo le mani, facendomi coraggio prendo i pantaloni da moto e i guanti (duri dal freddo) e li metto con me nel sacco a pelo per "scongelarli". Dopo un po' li vesto... il grave è inserire i piedi negli stivali che sono rimasti fuori (non che dentro la tenda fosse caldo). Inserisco il "caldo chimico" negli stivali, ho paura di rovinarli camminando per quanto sono rigidi, chissà come se la caverà la pelle (sono nuovi) e chissà come se la caveranno i miei piedi...
La mattina presto lo spettacolo è stupendo.. Il sole non è ancora sorto da dietro le montagne e tutto ha sfumature bianche e azzurre. Spiccano i fuochi arancioni e rossi., ma già il fumo torna ad essere azzurro. La vita ricomincia, si riattizzano i focolai, si scalda il caffè sul fuoco, si salutano i vicini di tenda, non abbiamo fatto a tempo a vederli e conoscerli la sera prima. Finalmente l’atmosfera si fa rosa e spunta l’amato sole! Intanto c'è tutto un susseguirsi di scambio di informazioni... da dove venite, per quale strada tornate? E' la prima volta per voi? Sì? anche per noi. Siamo forti. Nessuno pare abbia voglia di tornare nel cosiddetto "mondo civile". Ma bisogna. Chiediamo a dei ragazzi di Torino di "prestarci" il fuoco per scaldare il caffè. Gli impresto un po' di petrolio per accendere meglio il fuoco.
Riccardo va a scalciare sulla sua Tenerè, e (mitico!) riesce ad accenderla. L'orologio Casio con termometro digitale dice –14: non male... L'atomsfera si sta scaldando. Non soffro più il freddo. Questo è uno dei vantaggi del Treffen; quando torni in Italia e trovi +6 gradi sei contento come una pasqua e ti pare primavera, ora viaggio con la T-shirt, il paraschiena e il giubbotto da moto...
Ad ogni modo finalmente il sole inizia a farsi vedere sopra le montagne che ci circondano. La luce appare subito più calda, anche se la temperatura temporeggia ancora... Ormai in tutta la valle a perdita d'occhio è un brulicare di attività, di moto che stentano ad accendersi e di colazioni e di mitici esseri umani che sembrano poco umani ma solo più umani degli altri. Con le dita traccio sul parabrezza innevato e ghiacciato il soprannome della mia bella ex, non avevo dedicato questo Elefantentreffena lei? Mi viene in mente quando eravamo in moto sul Canyon del Verdon: mi pare un secolo fa.
Con un po' troppo ottimismo attacco la seconda batteria (di scorta) alla prima. Contatto... zut: Niente. Riprovo ancora ma senza successo. I cilindroni del boxer sono immobili. Proviamo con il ponte con il Tenerè. Nulla da fare. La neve è molta e dura, ogni minimo movimento delle moto (la mia senza motore...) è un lavoro di equilibrismo, non sto ad annoiarvi, è immaginabile. Per fortuna (veramente!) non siamo scesi al centro della valle con la moto. Chi l'avrebbe portata su dov'è arrivata con puntualità tedesca la Range Rover dell'assistenza con due cavi grossi come dita e con pinze da camion? Già per spingere su per il sentiero innevato la moto e raggiungere la Range servono 3 persone...
Attacchiamo i cavi (non senza difficoltà, le pinze sono grossissime) ma... niente. Porca miseria, e ora come si fa? Riproviamo per quasi un'ora, intervallandoci con le altre moto che regolarmente riescono ad accendersi. Uffa. Lascio la RT nelle mani di Riccardo, e vado a raccogliere le cose che mi hanno lasciato fuori dalla tenda, già messa a posto. Finalmente la moto si accende. La tengono su di giri per un bel po'. Scendo di qualche metro e provo (con la batteria appena svegliata) ad aiutare uno dei pochi Harleysti che ho visto, un ragazzo di Milano. Niente da fare. Dovrà cercare di spostare la moto e raggiungere la Range. I preparativi sono lunghi, il motore è molto caldo e non resisto alla tentazione di spegnere la moto, non vorrei che si surriscaldasse. Non l'avessi mai fatto... dopo poco provo a riaccendere ma niente. Batteria morta. Non ho nemmeno coraggio di dirlo a Riccardo, gli dico che si è spenta accidentalmente. La spingiamo di nuovo dalla Range, ma questa volta per fortuna riparte subito. Ora non posso più spegnerla.
Carichiamo i bagagli (ma come cavolo fanno ad essere tanti?); siamo meno organizzati e la moto pare veramente carica come un mulo, pendono cose dappertutto, bottiglie di succo, cavi per fare ponte, buste di cibo, sacchi nylon, fa veramente schifo, pare una rat-bike.
Muoversi con questo peso tra i cumuli di neve e ghiaccio è difficile: mi aiutano in due a posizionarmi nella direzione giusta. Grazie (credo) al peso incredibile che grava sulla ruota posteriore riesco, sfrizionando e sgommando allegramente, a percorrere la breve ma ripida salita innevata che separa l'entrata dal primo spazio piano. Mi sto chiedendo ancora come ci sono riuscito. Furio e Riccardo mi dicono di aspettare lì che vanno a prendere la moto. Ma il flusso di moto e sidecar che lasciano il raduno oramai è imponente e io intralcio alquanto, con le mie dimensioni e la benedetta ascia da Conan il Barbaro che sporge dai due lati della moto: tra i motociclisti il record dell'ascia più grande l'ho vinto sicuro... a pari merito con alcuni sidecaristi.
Decido quindi di salire pian piano verso la strada principale, loro hanno un'enduro e mi raggiungeranno subito (si naviga sempre nelle neve, ovvio). Giungo in cima alla stradina e aspetto. Avranno immaginato che sono salito se non mi vedono lì; aspetto aspetto ma niente. Non posso spegnere il motore, ho davvero paura che fonda, è acceso da fermo da quasi un'ora. Decido di fare alcune centinaia di metri, tanto la strada è unica, in quel punto. Vado un po' avanti e un po' indietro, per non allontanarmi. Ma non arrivano. Maledizione. Ormai il flusso delle moto che risalgono dalla profonda valle è imponente, ma ho un'unica possibilità: ridiscendere agli "inferi", ovviamente "controcorrente". Tutti sono molto comprensivi ma la discesa nel sentiero innevato e "contromano" non è per nulla facile. Collezionando qualche imprecazione giungo giù ma... nulla. E non è finita, la polizia mi costringe (e con me molti altri) a uscire dall'ingorgo dantesco da un'altra strada.
OK, dopo un'ora e mezza persa possiamo considerarci ufficialmente persi. C'è un'unica soluzione, dirigersi di nuovo verso la Gasthouse del mitico Christian, nei dintorni di Salisburgo. Tanto la statale che scende è una sola (questo è quello che credono gli ingenui...). La prima parte della strada è pulita e c'è sole. Dopo Passau però il cielo si scurisce e riattacca a nevicare, e anche tanto. Le strade hanno il fondo molto pulito e cammino tranquillamente sui 90 km/h. Oramai alla neve ci ho fatto il "callo".
Fa molto freddo (tanto per cambiare). Sono senza colazione e molto dispiaciuto per aver perso i compagni da qualche parte. Subentra quello che chiamo "freddo psicologico", quello che ti prende quando non sei "carico". Devo fermarmi ad una stazione di servizio. E' molto casalinga. La signora abita in una casetta attaccata al distributore. Entro e mi tolgo i due sottocaschi. A cenni chiedo se mi posso sedere su una sedia del piccolo bar e mi tolgo gli stivali gelati. Ci devo mettere dentro il caldo chimico. La signora entra nel salottino attiguo e senza che le chieda nulla mi porta le sue pantofole e mi mette gli stivali sul calorifero. Non ho parole per ringraziarla. Solo tanti "Danke" e tanti sorrisi. Capisco che mi chiede che cavolo ci sto facendo sotto la neve in motociclietta in Germania alla fine di gennaio. Io so solo rispondere, con malcelato orgoglio: "Elefantentreffen, Elefantentreffen". Non so se sappia cos'è ma pare soddisfatta della perentoria risposta. in fondo il termine "Raduno degli Elefanti" è un termine intuitivamente molto esplicativo, almeno mi pare.
Incredibile: come guardo fuori vedo che si sono fermati allo stesso distributore (non che ce ne fossero molti...) anche i due amici sul Tenerè. Siamo felici di esserci ritrovati. Viaggiavano qualche km dopo di me. La loro sosta dev'essere breve: l'amico Harleysta sta aspettando Riccardo da due giorni nella sua stanzetta, poveraccio. Decidono di ripartire subito. Io mi rivesto con più calma, decidiamo di trovarci alla Gasthouse dell'Harley. OK, la riconoscerò perché è sulla strada e lasceranno in vista le moto.
Mi rimetto in moto, dopo aver salutato e ringraziato l'anziana signora, e corro verso sud. Qualcosa però non quadra. All'andata sono passato attraverso un paese con due grosse porte medievali... dove cavolo è? Mi avvicino sempre di più a Salisburgo, che succede? Prima o poi ci passerò per questo paese. I km corrono veloci, ha smesso di nevicare e la strada è buona. Ad un certo punto un maledetto cartello mi dice che sono alle porte di Salisburgo. Com'è possibile? Dove cavolo è il paesetto? Dove sono i miei amici? Che posso fare? Mi prende una rabbia e uno stupore difficili da descrivere. Non riesco minimamente a capacitarmi dov'è il trucco.
Torno indietro, ma quanto? Su quale maledetta strada mi trovo? Esistono due statali da Salisburgo a Passau? Pare di no, dalle carte. Cerco un paese per il quale anche all'andata dobbiamo essere passati. E' vicino ma tra raccordi e altri accidenti raggiungerlo è un'impresa. Alla fine ci riesco ma non mi dice niente. Di qui non siamo passati. Pare veramente un incubo. Non so come ritrovare gli amici, e non sono sicuro che loro sappiano dov'è la Gasthouse di Christian. Fa un maledetto freddo e sta scendendo il buio. Non so veramente cosa fare. Non capisco che maledetta strada ho preso. In un impeto di testardaggine e masochismo, anche se sta scendendo il buio, decido di risalire a Nord magari fino a Passau. A raccontarla così pare una cazzata, ma vi giuro che raramente sono stato così smarrito e senza certezze. Non riesco a capire dov'è il problema, pare abbiamo cambiato cartelli e paesi. Corro sempre di più per queste benedette statali, siamo ben sotto zero e sono sempre sopra i 120. Io che non corro mai.
Sono veramente incazzatissimo e quasi spaurito. Che sia un brutto incantesimo del Treffen? Decido di giocare l'ultima carta prima della disperazione: cercare una persona in gamba che sappia bene l'inglese o un poliziotto. Ho intenzione di dirgli "caro mio, domandina: vivi da sempre in queste zone? bene. Parli inglese? bene. Allora: trovami (visto che finora non ho mai avuto allucinazioni) - sulla strada che da Salisburgo va a Passau - un paese con due porte medievali e un bel ponte verde distante qualche km da un'altro paese più piccolo con altre due belle porte e una cicogna come simbolo". Non possono averli cancellati in due giorni. Probabilmente il mio interlocutore mi avrebbe preso per pazzo. Assorto in questi cattivi pensieri passo a velocità smodata (modello Balle Spaziali) davanti a un distributore di benzina, con due moto ferme. Che me ne frega... almeno fosse una Tenerè sola. Poi con la coda dell'occhio capisco (non ho mai ringraziato tanto la mia coda dell'occhio) e inchiodo (in senso figurato, siamo ben sotto zero, non è il caso). Santo Dio, sono il Tenerè e la Harley ritrovata.
Se non li avessi incontrati probabilmente sarei ancora in quelle lande... e pensa che prima o poi avrei trovato la mitica casa di reclusione dell'Harleysta ma senza più ne lui né i miei amici: probabilmente sarei diventato matto! Cerco di farmi dare spiegazioni. La strada l'hanno sbagliata anche loro e sono dovuti tornare indietro, essendo in due ed avendo osservato i paesi con più attenzione (uno perché aveva lasciato lì l'amico, l'altro perché aveva lasciato lì la moto rotta...) erano riusciti a romprere il maledetto incantesimo.
Spiegazione pratica, ora ci vuole: da Salisburgo (anzi da Bad Reichenall dove avevamo dormito) se seguite le indicazioni per Passau vi immettono su una maledetta strada che non è la statale principale (infatti anche il Tenerè e l'Harley erano finiti su questa strada). Ma - poichè a quanto pare contro la logica non vale la proprietà commutativa dei segnali stradali (sebbene il doppio senso di marcia ci sia) - se da Passau seguite le indicazioni per Salisburgo questi maledetti vi immettono in una strada che dovrebbe essere la stessa, ma… sorpresa! non lo è minimamente. Che simpatici.
Sfiniti e stufi ci dirigiamo finalmente alla Gasthaus. Io e Furio ci fermiamo lì, Riccardo e l'Harleysta decidono di proseguire per l'Italia. Cerco di trattenerli ma non c'è verso. Rimaniamo di nuovo in due. Grazie di tutto Riccardo.
La domenica sera la passiamo a tirar tardi a Salisburgo, in compagnia di un mio caro amico di Bad Reichenall, Hanns (Christian è già ripartito in macchina per Trieste dove lavora). La sera metto in box la moto, con la batteria sotto carica.
La mattina dopo iniziamo bene: non sentiamo la sveglia. Ad ogni modo prima o poi ci svegliamo. Ci aspetta una corsa senza bagagli fino al paese "fantasma" del giorno prima, dove la moto di Furio è stata riparata (è lunedì mattina). Wow...il termometro segna -9, evvai! Per la solita storia dei segnali non biunivoci non è difficile trovare la "falsa statale" e con essa la moto. Paghiamo il meccanico promettendogli di tornare a salutarlo (si spera con le moto intatte...) il prossimo Elefantentreffen. Torniamo indietro, altra galoppata a -9, porca miseria.
Nella Gasthouse mi ricarico tutti i bagagli sulla mia RT ed eccoci finalmente sulla strada di casa. Le autrostrade sono pulite, e tiriamo la povera 125 a 110 km/h per quasi tutto il percorso. In effetti l'autostrada fino a Villach è lunga... ci fermiano un paio di volte per benzina e cibo caldo. Infine gran sosta tecnica all'ultima stazione austriaca prima del confine. Compro qualche regalino per la ex mia Fulvia. Ci pappiamo salsicce e dolci. Ormai è buio pesto e fa un freddo cane, ma il cielo é sereno. Niente neve. Metto il caldo chimico nei guanti. Veramente ottimo.
Passiamo in confine, ormai la vacanza (???) volge al termine. Ci fermiamo a fare benzina sulla statale di Tarvisio. In effetti le 19 sono passate da qualche minuto, ma per fortuna i gestori sono ancora nel bugigattolo a chiacchierare. Meno male, così posso sfruttare la tessera regionale per la benzina agevolata: 1200 lire al posto di 1800, fortune dei triestini in Friuli Venezia Giulia. Al confine ho riattaccato il cellulare col viva voce e puntualissima nel momento peggiore arriva la telefonata di mio padre, il che ci fa perdere qualche minuto prezioso; siamo attaccati alle pompe ma non esce una goccia, stanno chiudendo. Pensavo che stessero uscendo dal bugigattolo per aiutarci (scendere dalla moto per me è in pratica impossibile visto il carico eccezionale) invece stanno per andarsene.
Porca miseria, avevano anche il diritto di andarsene, ma insomma, un minimo di elasticità e di passione per due reduci...
Il resto della strada scorre tranquilla, oramai fa caldo (zero gradi / +1... pare primavera e c'è anche la luna piena). A Trieste ci sono più di 4 gradi, inizio ad avere caldo. La motoradio ritrova le emittenti locali, sono proprio a casa. Attraverso la via principale della città mi permetto una acrobazia tanto spontanea quando mai provata: in piedi sulle pedaline, alzo tutte e due le braccia al cielo con due V. La gente che sta lì non capisce bene... ma vista la mole di bagagli e lo strato di fango e sale che mi porto dietro penso immaginino che sono tornato da un posto cazzuto.
Ci vediamo all'Elefantentreffen 2000.
Live to ride,ride to live!Consigli sparsi, vari ed eventuali:
- forse in caso di tempo brutto è più facile fare la strada Villach - tunnel dei Tauri - Salisburgo piuttosto che Brennero-Innsbruck-Salisburgo:
- la statale tra Salisburgo e Passau non è impossibile, l'autostrada è piuttosto più lunga;
- attenti alle indicazioni se lasciate moto o amici lungo la strada: i segnali stradali da e per Salisburgo/Passau tendono a portare su due strade "parallele";
- evitate le stradine "imbucate" e se possibile non viaggiate di notte;
- in Autostrada bene o male in qualche modo si riesce a procedere; prima o poi gli spazzaneve passano (forse);
- state attenti ai camion: di solito guidano bene, ma sono grossi...
- dal Raduno verso Salisburgo sulla statale non ci sono tantissime stazioni di servizio;
- arrivati in località Turmansbang-Solla non cercate in Raduno lì ma seguite le indicazioni per il Parco Nazionale della Baviera. Se vi capita chiedete a Polizia o a quelli dell'"anas": non seguite motociclisti a casaccio che sono più persi di voi;
- con la neve andando piano non è impossibile muoversi, peggio è il ghiaccio;
- evitate di presentarvi lì con pneumatici "slick" o con GoldWing, avreste dei problemi; di Goldwing non he ho vista manco una, come anche poche supersportive e poche Harley;
- montate paracilindri e paracarenatura: se le strade sono piste una scivolata magari da fermo si può anche mettere in conto...
- c'è molto sale sulle strade, anche con -6 non si forma ghiaccio; ma sempre piano e occhi aperti (le eccezioni che confermano la regola ci sono...);
- portatevi eventualmente un'ascia per la legna (se non avete spazio non fa nulla, ve la impresteranno quelli arrivati coi sidecar o trikes), petrolio;
- la legna viene venduta in fasci da 10 vecchi DM;
- in fondo alla valle vendono bevande e souvenir;
- all'entrata - per 25 vecchi DM - vi consegnano il libercolo esplicativo (al 95% in tedesco), il mitico adesivo e la targhetta con l'"anno", da appendere sotto lo stemma metallico che è in vendita separatamente;
- sabato pomeriggio / sera l'altoparlante racconta in varie lingue un po' di storia e convenevoli di ben-arrivati;
- se volete divertirvi partire mercoledì e piantate le tende giovedì o venerdì entro le 12;
- venerdì pomeriggio specialmente se il tempo è OK l'affluenza al raduno dev'essere impressionante!
- il raduno il sabato sera è abbastanza tranquillo: domenica si parte! venerdì sera dev'essere la sera più casinista;
- non scendete troppo con le moto nella valle posta dietro l'entrata dove si paga: chi vi porta su per la salita innevata la moto se non parte per il freddo, la mattina dopo? La Rover dell'assistenza si ferma presso l'entrata;
- dopo le 10 il casino per uscire dal raduno è notevole, alle 8 sarete i primi...
- attenti se e dove tira vento: potreste venirne fuori affumicati (com'è capitato a noi) se mettete la tenda sottovento, o peggio le "falische" potrebbero rovinare la tenda...

3 commenti in “In sella alla moto di Franz all’Elefantentreffen!
  1. Avatar commento
    franz
    26/01/2010 10:06

    ciao mitico!!!! fatti vivo te.... mi trovi su facebook nel gruppo istrialand 4x4 & tunisialternativa o sui relativi siti web, o al gsm 00385 98 9976290 ciaooo!

  2. Avatar commento
    Furio
    26/01/2010 00:11

    caro il mio franz è stato un immenso piacere e divertimento rivivere il racconto della nostra incredibile e meravigliosa avventura,tanto che stò partendo dopo 10 anni di nuovo per il treffen 2010 !sarebbe bello che ci sentissimo...fatti vivo!

  3. Avatar commento
    sephirot
    05/01/2006 13:58

    Mitico Pazzo Incosciente e tanti altri aggettivi . Un esperienza sicuramente molto particolare

Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento, contattaci per ottenere il tuo account

© 2024 Ci Sono Stato. All RIGHTS RESERVED. | Privacy Policy | Cookie Policy