Essenza di Liguria: questo ho assaporato nel mio breve permanere, tre giorni, un week-end lungo, in quello che si può considerare il cuore della Liguria: il capoluogo, Genova, e poi due gioielli, Santa Margherita e Portofino.
E per un momento non sottilizziamo, non stiamo a sottolineare come alcune vie di Genova, il Portico di Sottoripa in primo luogo, siano praticamente un suk e nemmeno come i prezzi rendano inaccessibili ai più le perle del Tigullio, o ancora il fatto che a Portofino d’estate ci siano più milanesi o americani/giapponesi che liguri veri e propri.
In questo marzo 2004, con un tempo tutt’altro che accondiscendente (ma come, non era in Liguria che venivano a svernare i nonni con i nipotini?), la sensazione è stata di esserci, in Liguria, passeggiando tra genovesi indaffarati e intenti a lamentarsi, in genovese, di questo vento freddo e implacabile che per me aveva pur sempre il sapore e il piacere del vento di mare, oppure sostando al porto di Portofino a godere, ben riparati, del pallido sole in una delle baie più incantevoli del mondo, senza il solito affollamento; beh, proprio soli non eravamo, non potevano certo mancare né qualche rappresentante della Portofino che si ritrova di tanto in tanto ai caffè del porto, anche fuori stagione, con l’immancabile abbigliamento casual ricercato, che sul petto a sinistra non manchi un omino a cavallo, né il gruppo di turisti con naso all’insù, “Quella è la villa di Rita Hayworth”, spiega la guida, sennò che Portofino sarebbe?
Dove alloggiare
Essenza di Liguria. Questa è la prima cosa che senti risalendo il ripido sentiero che porta a “Il Pergolato”, l’affascinante casa posta a mezza collina della frazione di Nozarego, giusto sopra il nucleo vecchio di Santa Margherita.
Il sentiero sale tra ulivi e limoni, mimose e lavanda, profumi di Liguria, essenza di Liguria.
Il Pergolato è una delle case messe a disposizione da My Home In Portofino, un’agenzia immobiliare creata da alcuni professionisti innamorati della Liguria che si occupa dell’affitto di case di livello medio-alto in Santa e Portofino, diverse per tipologia e dimensioni (si va dalla villa singola nel verde all’appartamento esclusivo con vista sulla baia di Portofino) ma tutte accomunate dalla qualità elevata e dal perfetto inserimento nell’ambiente tradizionale del luogo.
Il Pergolato è un vecchio fienile restaurato con cura e sapientemente arredato, con un incantevole spazio esterno (da cui trae il nome) completo di camino in pietra, cucina e grande tavolo, attorno al quale accomodarsi godendo del meraviglioso panorama che spazia su tutto il Golfo del Tigullio.
Le camere sono ricavate nei due piani sottostanti in ambienti da “vecchia Liguria”, in cui gli spazi un po’ angusti finiscono per diventare un pregio, una peculiarità.
L’intera offerta di My Home in Portofino è visitabile sul relativo sito riportato in calce. Le case, va detto, hanno prezzi necessariamente in linea con quelli della zona, e quindi piuttosto alti; scontato questo aspetto, si ha la sicurezza di alloggiare in ambienti di grande fascino, con l’opportunità, tra l’altro, di trovare un utile ausilio per l’organizzazione delle proprie vacanze nei consigli dei responsabile dell’agenzia e nella breve guida messa a disposizione degli ospiti.
Itinerario
Riparto con ordine.
Innanzitutto, sono rimasto piacevolmente sorpreso della rinascita che la città di Genova ha saputo in questi anni mettere in atto: in primis la zona del Porto Antico, addirittura inaccessibile un tempo se non superando veri e propri punti di controllo che addirittura separavano i genovesi dal mare, in seguito interessata dai grandi progetti delle Colombiane del 1992. I genovesi, racconta l’amico Leandro, temevano che tali progetti rimanessero solo abbozzati, e che le opere al Porto Antico (l’Acquario, la ristrutturazione dei Magazzini del cotone) finissero per essere l’ennesima cattedrale nel deserto all’italiana. Oggi, invece, i primi a manifestare una sorta di orgoglioso stupore sono proprio loro, perché la zona del Porto Antico è un fiorire di manifestazioni e attività culturali, vitale più che mai, centro e fiore all’occhiello di una città che è divenuta polo d’attrazione turistica, conosciuta non più solo per aver dato i natali a tanti nomi illustri o per la leggendaria ombrosa fama dei carruggi.
Risalendo verso il centro storico cittadino, sia per la pedonalizzata via San Lorenzo che per le strette vie del borgo antico, si resta piacevolmente colpiti dall’atmosfera e dal fascino della rinnovata (e ripulita) vecchia Genova: gente in giro, stupendi palazzi, musica per le strade, decisamente una piacevole immagine nelle vie che portano a piazza De Ferrari, cuore pulsante del capoluogo, anch’essa ristrutturata e chiusa in parte al traffico veicolare.
Insomma, la mia impressione è che Genova si sia veramente aperta all’Europa: un simile cambiamento, soprattutto per quanto riguarda l’area del Porto, richiama alla memoria analoghe operazioni effettuate in città del nord Europa, non certo in Italia.
La giornata a Genova è stata in gran parte dedicata al divertimento di mia figlia, 4 anni e mezzo e poco interesse per chiese e musei.
L’obiettivo era, ovviamente, l’Acquario, con tutto l’entusiasmo generato nei bambini da Nemo e amici, i pesciolini dell’ultimo cartone Disney. Forse è superfluo, comunque ci tengo a sottolineare come l’Acquario sia interessante per tutti, adulti compresi, magari con l’avvertenza di effettuare la visita a cavallo del pranzo o nelle ore pomeridiane, per evitare le numerose scolaresche.
I bambini trovano un divertimento ancora maggiore ne “La città dei bambini”, un centro di giochi didattici realizzato nei Magazzini del cotone. Gli spazi sono divisi in due sezioni, una per i più piccoli, fino a 6 anni se non sbaglio, l’altra dedicata agli anni successivi, fino ai 14. All’interno si trovano divertimenti “intelligenti” originali e meravigliosi per i bambini; giusto per ricordare le maggiori attrazioni: il cantiere in cui i bimbi più piccoli si impegnano nella costruzione di una casa con tanto di gru, mattoni (finti) e nastro trasportatore, e un vero studio televisivo in cui i più grandicelli possono realizzare trasmissioni televisive sotto la guida degli addetti.
Purtroppo non c’è stato il tempo per addentrarci nel panorama artistico e monumentale della città, come ho detto la giornata era dedicata a mia figlia…
Un fermento particolare è riscontrabile in città per un altro evento, il quarto importante negli ultimi 15 anni: dopo Italia 90 di calcio, le celebrazioni colombiane del 1992 e il G8 del 2001 (sui relativi funesti avvenimenti meglio stendere un pietoso velo…): per il 2004 infatti Genova è designata quale Capitale Europea della Cultura. Rinviando i lettori all’esauriente sito riportato nei Links per quando riguarda la grande quantità di eventi correlati, non possiamo però fare a meno di programmare una successiva visita per assistere almeno ad alcuni. Cito a titolo di esempio:
*** L’età di Rubens: dimore, committenti e collezionisti genovesi. Un’occasione irripetibile per ammirare le collezioni che adornavano le grandi dimore genovesi del Seicento. La presenza di nomi quali Rubens, Tiziano, Tintoretto, Caravaggio, Carracci, Reni, Van Dyck rendono un’idea del prestigio della mostra. A Palazzo Ducale dal 20 marzo all’11 luglio.
*** Visioni ed estasi. La singolarità delle opere pittoriche esposte è sintetizzata in questa frase della presentazione “Capolavori della pittura sei e settecentesca europea posti a confronto come particolarissime sperimentazioni ‘dell’irrappresentabile’, come notavano i mistici nel sottolineare il carattere intellettivo delle loro visioni”. A Palazzo Franzoni dal 14 febbraio al 16 maggio.
*** I transatlantici. Un percorso espositivo completato dalle tecnologie multimediali per ricostruire agli occhi del visitatore lo scenario che presentavano i grandi transatlantici, ma anche vicende umane di chi per decenni partiva “in cerca di fortuna” verso le favoleggiate Americhe. Museo del Mare e della Navigazione dal 31 luglio al 12 dicembre.
Altre Manifestazioni:
= tra febbraio e maggio “I Nobel a Genova tra letteratura e teatro”;
= dal 27 aprile al 31 dicembre all’Acquario: “I transatlantici della natura”, un’affascinante mostra sui grandi cetacei;
= tra maggio e luglio, il grande raduno delle confraternite liguri nel mondo;
= a luglio il Festival Musicale del Mediterraneo e il Festival delle musiche liguri;
Oltre a ciò, infinite occasioni che vanno dal teatro alla musica agli eventi sportivi ai convegni sui temi più svariati, secondo un fitto calendario che per tutto l’anno farà sì che né genovesi né visitatori abbiano modo di annoiarsi per un solo giorno!
Le giornate successive sono trascorse nella serenità del Golfo del Tigullio.
Intendiamoci, non siamo stati proprio fortunati, visto che per tutta la giornata del sabato una pioggia insistente e davvero poco mediterranea ha fermato (e raffreddato) ogni entusiasmo.
Quindi ci siamo tappati nella splendida casa in cui eravamo alloggiati e dedicati all’arte culinaria, preparando il pesce acquistato (a prezzi, ahimè, astronomici) al mercato del pesce sito sul lungomare.
Certo, due passi a “Santa”, come i genovesi chiamano Santa Margherita, ce li siamo fatti e ne abbiamo potuto apprezzare sia il centro storico che l’elegante lungomare; più di così non si poteva proprio…
L’indomani, approfittando del tepore di un sole malaticcio, siamo tornati a Portofino, da dove mancavamo da più di dieci anni.
Portofino, come Paraggi che la precede di un paio di chilometri, è uno di quei luoghi che costringono alle affermazioni tipo “Certo che posti così all’estero non li trovi…”, o “Cerchiamo chissà cosa in capo al mondo, ma l’Italia resta sempre il posto più bello del mondo”, a cui anche il più accanito degli esterofili non può sottrarsi, pur consapevole di dire le trite e ritrite banalità.
Non è quindi il caso che mi soffermi a decantare questi luoghi incantevoli, mi limito ad un paio di consigli: il primo è di andarci se possibile fuori dalla stagione turistica, Portofino senza folla e senza barche miliardarie in porto ha un sapore retrò, sapientemente trasandato, molto affascinante.
Il secondo, più pratico, è di non provare ad arrivare in paese con la macchina: c’è in effetti un parcheggio, ma costa carissimo (4,50€ l’ora) e sinceramente non ne vale la pena; meglio lasciare la macchina a Santa e prendere uno degli autobus che fanno la spola tra Rapallo e Portofino, molto frequenti ed assai più economici.
Meglio ancora, secondo me, scendere a Paraggi e percorrere a piedi l’ultimo tratto di costa, come abbiamo fatto noi, godendo della bellezza del panorama e respirando a pieni polmoni la brezza marina (a meno che, nella stagione più frequentata, il traffico non renda pericolosa la stretta strada).
Peccato non avere avuto la possibilità di prendere la barca per quel gioiello incantato di San Fruttuoso, ne conservo un vago ricordo d’infanzia e mi piacerebbe tornare, tra l’altro mi dicono che dopo la ristrutturazione sia ancora più bello.
Un week-end, anche se di tre giorni e lo chiamiamo lungo, dura veramente poco. Chiusa la parentesi marina, sulla strada del ritorno scegliamo di fermarci per una visita, consigliatissima, alla basilica di San Salvatore dei Fieschi, sita sulle colline alle spalle di Lavagna.
La chiesa, risale al 1200 ed è il più importante edificio monumentale realizzato con la nera pietra locale, l’ardesia; insieme al paesino che la racchiude, San Salvatore di Cogorno, merita sicuramente la deviazione, non fosse altro perché il casello dell’autostrada è proprio a breve distanza.
Dalla chiesa dipartono i “Sentieri dell’ardesia”, che tra gli ulivi conducono sul monte Sangiacomo, luogo della più antica estrazione della preziosa pietra.
L’intera zona, troppo spesso scavalcata in quanto sita giusto tra due rinomate attrazioni come le Cinque Terre ed il Golfo del Tigullio, ci è sembrata davvero invitante, vuoi vedere che la prossima volta…
Note dolenti
Non posso negare di essere stato spiacevolmente sorpreso dal livello dei prezzi riscontrato in zona per gli acquisti effettuati nei negozi di alimentari, per non parlare del pesce, vendutoci a prezzi mostruosi non nella migliore pescheria-boutique del paese, ma al porto, in una bancarella del mercato.
E non è che, malcostume inaccettabile ma purtroppo comune in Italia, abbiano voluto infierire sui soliti turisti allocchi, perché eravamo in compagnia di un genovese, quindi con parlata autoctona.
E fortuna che eravamo a marzo…