Alyeska: veramente una ‘Grande Terra’ - Parte prima

Un memorabile viaggio attraverso l’Alaska con una ‘scappatina’ nello Yukon canadese

The Last Frontier”, si legge sulle targhe delle macchine. E in un certo senso è così! L’Alaska è una terra affascinante, dove il gusto del selvaggio, gli splendidi paesaggi montani, artici e marini con interminabili ghiacciai la fanno da padrone. L’Alaska è molto di più di quello che si può immaginare e soprattutto è il luogo dove il mondo con il suo traffico e la sua confusione sembra appartenere ad un’altra galassia!
Come ha scritto Peter Jenkins “L’Alaska è un luogo pieno di sorprese. Molte cose che pensavo prima di andarci si rivelarono il contrario di quello che mi aspettavo!” [P. Jenkins: Alaska. Il paese dell’oro e dei ghiacci. 2003 Sperling & Kupfer Editori].
La letteratura abbonda di libri, romanzi e non solo, che parlano dell’estremo nord, di questo angolo di mondo che affascina ed incanta già dalle pagine di un libro prima ancora di metterci piede, figuriamoci una volta sul posto!
Molti dei nostri amici hanno definito la scelta di questa meta ‘fredda’. Allo stesso modo la decisione di effettuare questo viaggio con la tenda è stata oggetto di molte obiezioni: “Ma in Alaska piove sempre”, “Fa freddo”, “Non potete andare in tenda, piove” sono solo alcune delle perplessità che ci sono state sollevate. Ma intanto noi siamo rimasti fermi sulla nostra posizione: in Alaska in tenda! E che sarà mai… nemmeno fosse la prima volta che usiamo la tenda in luoghi piovosi.
Piovere piove... non c’è che dire, ma l’esperienza in campeggio è stata parte di questo viaggio, di questo modo di vivere questo paese. Diversamente non sarebbe stata la stessa cosa!
I campeggi, per così dire statali, posso tranquillamente affermare che sono quasi auto gestiti. Quando si arriva si sceglie la propria piazzola tra quelle libere, si compila il fogliettino e la busta, presa all’ingresso, si include l’esatto importo da pagare, si sigilla per benino la busta e la si imbuca in un’apposita cassetta di ferro posta all’ingresso. Et voilà, la registrazione è fatta, ed il pagamento pure! Non resta che montare la tenda! Dal punto di vista dei servizi si va campeggi con i soli bagni (wc) e la pompa dell’acqua a quelli con tanto di docce calde (funzionano con monete da 25Cent). Molti campeggi si trovano in aree di particolare bellezza ed immersi nel verde e nella natura più assoluta. Ogni piazzola poi ha la sua tavola con le panche e l’immancabile spazio per fare il fuoco serale. Raramente lo usano per fare il barbecue, lo utilizzano la sera per riscaldarsi, quasi più un rito che una necessità.
In ogni campeggio si possono leggere le norme di comportamento per evitare di svegliarsi la mattina con un orso al posto del marito nel sacco a pelo di fianco. In alcuni ci sono, posti qua e là, dei contenitori in metallo dov’è possibile lasciare cibo e quant’altro potrebbe attirare l’attenzione di un orsetto. Proprio per evitare che anche l’orso apra questi contenitori le aperture sono sempre ingegnose. Sfido io che poi si mangia i turisti! Se gli nascondono i biscotti!
In estate ci sono circa 19 ore di luce. Ci abbiamo messo poco ad abituarci a questo lusso, all’idea di passeggiare tranquillamente alle 22 come se fossero le 19 o di non dover utilizzare le nostre pile per leggere la sera in tenda.
Ancora una volta siamo stati accolti dalla gente comune con estrema gentilezza e disponibilità a dimostrazione che non è giusto giudicare un popolo dai suoi politici o da quello che i media ci propinano.
E per chi si aspetta un’America fatta di McDonald’s e compagnia bella... beh, l’Alaska non è niente di tutto questo.

GUIDE UTILIZZATE:
Alaska – 3° edizione 2006 – Lonely Planet – Ed. in Inglese
Stati Uniti Occidentali – 2° edizione 2004 - EDT
Canada Occidentale – 1° edizione 1997 - EDT
Hiking in Alaska – 2° Ed. 2004 - AFalcon Guide – Morrison Book Publishing

Foto di Marco Giovo e Anna Marchisio22-lug (km.91): Arrivo ad Anchorage - Bird Creek
23-lug (km.235): Bird Creek - Visita Alaska Wildlife Conservation Centre - Seward (Kenai Peninsula)
24-lug (km:318): Seward - Palmer
25-lug (km.394): Palmer - Matanuska Glacier - Hatcher Pass Road and Trail - Trapper creek
26-lug (km.211): Trapper creek - Riley Creek (Denali National Park)
27-lug (km.272): Riley Creek - Wonder Lake - Riley Creek (Denali National Park)
28-lug (km.406): Riley Creek (Denali National Park) - Denali Highway - Delta Junction
29-lug (km.658): Delta Junction (AK) - Haines Junction (Yukon)
30-lug (km.350): Haines Junction (Yukon) - Haines (AK)
31-lug (km.274): Haines - Mount Riley Trail (AK) - Haines Junction (Yukon)
1-ago (km.475): Haines Junction (Yukon) - Sheep River trail (Kluane National Park - Yukon) -Tok (AK)
2-ago (km.485): Tok - Valdez
3-ago (km.222): Valdez - Escursione in barca al Prince William Sound
4-ago (km.299): Valdez - McCarthy (Wrangell St Elias National Park)
5-ago (km.224): McCarthy & Kennicott - Worthington River Trail (Wrangell St Elias NP) - Glennallen
6-ago (km.270): Glennallen - Sheep Mountain Trail (Matanusha Valley) - Palmer
7-ago (km.326): Palmer - Twin Peaks Pass Trail (Eklutna Lake - Chugach state park) - Seward
8-ago (km.203): Seward - Escursione in barca al Kenai Fjords National Park
9-ago (km.210): Seward - Harding Icefield Trail (Kenai Fjords National Park) - Soldotna (Kenai Peninsula)
10-ago (km.346): Soldotna - Kenay city - Portage Valley
11-ago (km.80): Portage Valley - Girwood - Crow Pass Trail (Chugach National Forest) - Portage Valley
12-ago (km.222) Portage Valley - Portage Pass Trail (Chugach National Forest) - Whittier - Anchorage - Bird Creek
13-ago (km.144): Bird Creek - Anchorage - Wolverine Peak Trail (Chugach State Park) - Bird Creek
14-ago (km.142): Bird Creek - Eagle River Valley AnchorageANCHORAGE
Atterriamo ad Anchorage una domenica pomeriggio con il cielo coperto di nuvole. Abbiamo scelto Anchorage come luogo di inizio del nostro viaggio perché proprio come si dice di Roma, che ‘tutte le strade portano a Roma’, in Alaska si dice che ‘all roads lead to Anchorage’.
Le procedure di ingresso non sono le più veloci. Tra impronte digitali, fotografie, domande varie e controllo minuzioso di ciascuna pagina e ciascun timbro sul passaporto il tempo scorre e la gente è sempre in coda. Ma alla fine ci troviamo per le strade di Anchorage con la nostra auto.
Anchorage non è la capitale dell’Alaska, come molti pensano. La capitale è infatti, Juneau, situata più a sud, nella parte di Alaska ad ovest del British Columbia canadese.
Anchorage è però la città più grande dello stato, sia in termini di estensione che di popolazione. Nasce solo nel 1915 quando l’Alaska Railroad fonda la sua sede in questa zona e grazie alla sua posizione strategica rispetto alle vie di comunicazione: la ferrovia, le strade ed il mare, è infatti posta all’inizio del Turnagain Arm e del Knik Arm, conosce una rapida e veloce crescita.
La città di per se non è nulla di particolare; il suo centro che sa di Far West, con un sistema tutto di sensi unici, è piuttosto simpatico ma nulla di che. La sua posizione affacciata sulle acque dell’oceano, ai piedi delle Chugach Mountains, contribuisce invece ad aumentare il fascino di questo posto.

I nativi o i diretti discendenti dei nativi Americani sono solo il 20% dell’attuale popolazione dell’Alaska. Ad Anchorage si trova uno dei più importanti centri culturali dei nativi Americani l’Alaska Native Heritage Centre.
I nativi appartengono principalmente a tre gruppi etnici: gli indiani, gli eschimesi e gli aleutini. Spesso con il termine di nativi si indicano gli indiani e con il termine di Inuit gli eschimesi, ma questo non è così scontato e corretto in Alaska. L’Alaska Native Heritage Center fornisce uno spaccato di quello che sono questi cinque popoli, con le loro culture, tradizioni, lingue e soprattutto con la loro storia.

Quando si parla di Alaska non si può far a meno di pensare alle slitte trainate dai cani, ovviamente d’inverno! La Iditarod Trail Sled Dog Race è una delle corse più conosciute al mondo. Si svolge ogni anno in marzo da Anchorage a Nome coprendo un percorso di circa 1750 km con un tempo medio di percorrenza di due settimane. Per tutto questo tempo i musher se la devono cavare da soli con i loro cani. Circa un terzo dei concorrenti non arriva alla fine della gara. Non è che tutti i ritirati se li sono mangiati i lupi strada facendo (gli orsi dovrebbero essere rintanati da qualche parte, in letargo, a fare sogni tranquilli) ma le difficoltà della gara e le estreme condizioni climatiche fanno si che questa gara non si possa definire una tranquilla passeggiatina nell’affascinante immenso nord.
Nel 1985 per la prima volta la gara è stata vinta da una donna: Libby Riddles [Libby Riddles & Tim Jones: Ho vinto l’Alaska - 2003 Edizioni Piemme].
Sull’origine del nome sono state fatte più interpretazioni attribuendolo ai diversi significati che assume la parola Iditarod, o la parola da cui si presume derivi, in diversi idiomi indiani: distante, poco distante.
Per quanto riguarda invece le origini della gara, la prima fu disputata nel 1973 sul medesimo percorso dell’Iditarod Trail. Nel 1925 una terribile epidemia di difterite colpì gli abitanti di Nome. Era inverno, le condizioni meteorologiche erano tali per cui né gli aerei né le navi potevano trasportare il medicinale che era disponibile ad Anchorage. Che fare? Si utilizzarono i cani e le slitte, riuscendo così a portare a termine la spedizione e a contenere l’epidemia.
Questo episodio ha anche ispirato il cartone animato di Balto, che tutti gli anni sistematicamente, la televisione propina a Natale. La leggenda vuole che sia Balto il cane leader della spedizione, guidata da Leonhard Seppiala mentre nella realtà pare che così non fosse.
Per chi non è un musher c’è sempre la Iditarod Invitational Trail, una tranquilla passeggiatina riservata ogni anno a 50 persone che, a piedi, in bici (!?) o sugli sci percorrono lo stesso percorso della Iditarod Trail Sled Dog Race. Che coraggio!

Lasciamo Anchorage in direzione di Bird Creek, dove passeremo la prima notte. Per la nostra prima notte in Alaska abbiamo prenotato una camera in un motel, dopo un viaggio così lungo in aereo, circa 11 ore e remore dal viaggio precedente, dove il bagaglio è arrivato tre giorni dopo, abbiamo pensato che era meglio avere un giorno di margine, si sa mai… anche solo per scaramanzia!
Il motel scelto si trova a Bird Creek, ad est di Anchorage, sulla Steward Highway, una delle strade più panoramiche dell’Alaska.

TURNAGAIN ARM
La Steward Highway non è solo panoramica, offrendo splendide viste sul Turnagain Arm, sulle montagne del Chugach State Park, sui ghiacciai della Chugach National Forest e sulla Kenai Peninsula ma presenta particolari punti di interesse, quali il Potter Marsh: dove un percorso su passerelle consente di osservare uccelli e salmoni. Questi ultimi, in questa stagione iniziano a risalire i fiumi per andare a deporre le uova. Oppure ci si può fermare al Beluga Point e lasciare che il proprio sguardo sconfini nell’immensità delle acque del Turnagain Arm in cerca di questi cetacei, oppure fermarsi a Windy Point, dove tira un bel vento proprio come dice il nome, ad osservare le capre di Dall, o Dall Sheep che leccano il sale presente sulle pareti rocciose delle montagne che scendono fino alla strada.

GIRWOOD
Girwood, situata 40 miglia a sud di Anchorage, è una delle più importanti stazioni sciistiche della zona, ci sono molti impianti di risalita e grossi alberghi a pochi passi dalle piste e da questi impianti. Il paese di per se è piccolo, lo attraversiamo una mattina presto e, forse per l’ora, forse per il tempo leggermente piovoso, in giro non si vede nessuno. Ad un certo punto, da un gruppo di case spunta, alla nostra sinistra, un orso nero. Tranquillamente attraversa la strada e lo vediamo passare davanti alla nostra auto per infilarsi nuovamente tra le case e proseguire il suo cammino. Bellissimo! Fantastico! In Alaska c’è la più alta concentrazione di orsi: orsi neri, bruni e grizzly e siamo venuti qui con la speranza di vederne qualcuno anche noi! Ci sono anche gli orsi polari, ma per questi occorre andare molto più a nord, ma non in questa stagione.

ALASKA WILDLIFE CONSERVATION CENTER
Siamo diretti a Seward, nella Kenai Peninsula. Lungo la strada incontriamo l’Alaska Wildlife Conservation Centre, un ente che si dedica alla conservazione della fauna selvatica dell’Alaska. Ci sono bisonti, buoi muschiati, alci con il palco in velluto, cervi, caribù, wapiti, coyoti, orsi neri e grizzly. Un orso nero dorme su un albero mentre tre cuccioli di grizzly giocano in un pozza d’acqua.
Avevamo deciso di iniziare il nostro itinerario dalla Kenai Peninsula, ma le disastrose previsioni del tempo, che annunciano pioggia per buona parte della settimana, ci fanno cambiare i nostri programmi decidendo di avviarci verso nord, dove le previsioni sono un tantino meno pessimistiche. Il brutto tempo in Alaska, in particolare sulla costa, non è un fatto anomalo od eccezionale, per cui bisogna abituarsi e prenderla con filosofia. Noi intanto andiamo verso nord, lui, il tempo, faccia un po’ quel che vuole!

PALMER
Palmer situata una sessantina di chilometri a nord di Anchorage è una cittadina rurale posta in una delle poche aree dell’Alaska dedite all’agricoltura.
Nasce durante la presidenza di Roosevelt per far fronte alla Depressione che aveva colpito il resto della nazione. Circa 200 famiglie di agricoltori si trasferirono in questa zona dell’Alaska dando così origine ad una fiorente comunità di agricoltori che, ancora oggi, coltiva queste terre coprendo parte del fabbisogno di prodotti agricoli del paese. I paesaggi con campi coltivati, serre e fattorie sono caratteristiche di questa zona.
Ci fermiamo per la notte in un campeggio tranquillo poco fuori dal centro abitato. Trovarlo non è per niente facile, in città sono in corso molti lavori stradali con relative strade chiuse per cui trovare un percorso alternativo non è facile. Ci da una mano uno sceriffo, ormai vicino alla pensione, che gentilmente ci accompagna fino al campeggio, poiché la spiegazione non sarebbe stata semplice.
Il Matanuska River Camp è un posto tranquillo. Ci sono pochi camper e poche tende. L’area ad uso delle tende è immersa nel bosco: si sentono gli uccellini cantare, lo squittio, se così si può definire, degli scoiattoli e tante zanzarine fastidiose.

HATCHER PASS
Il tempo non si è ancora assestato ma se non altro non piove e ogni tanto si intravede del celeste nel cielo. Lasciamo l’Highway principale per prendere la strada che attraversa le Talkeetna Mountains e ci porterà all’Hatcher Pass. Questo itinenerario è poco affollato e spesso ci fermiamo ad ammirare e fotografare questi splendidi paesaggi montani che si perdono a vista d’occhio.
Una delle principali attrazioni di questa zona è l’Indipendence Mine State Historical Park. Aperta nel 1930 fu per molti anni la seconda miniera di oro della zona. La miniera venne chiusa definitivamente nel 1955. Attualmente è possibile visitare la miniera e quel che resta degli edifici di quell’epoca.
Proseguendo verso Hatcher Pass, la strada diventa sterrata ed il transito è consigliato solo alle auto. Lungo la strada dai guardrail, spuntano i testini delle marmotte. Sembra quasi impossibile, con tutto lo spazio che hanno a disposizione questi simpatici mammiferi se ne stanno lungo la strada. Forse vogliono un po’ di compagnia!
Arrivati in cima al colle ci accoglie un vento fortissimo e freddissimo. Le nuvole in cielo corrono che è una meraviglia. Che fare? Ci prepariamo i nostri zaini e ci incamminiamo su un sentiero che parte poco distante dal colle e sembra portare in punta ad una montagna. Salendo si incontrano dei piccoli laghetti. Il paesaggio è molto bello e la camminata piacevole. Sulla cima alcuni scoiattoli di terra corrono tra le rocce.
Ritornati alla nostra auto proseguiamo in direzione di Willow. La strada è tutta sterrata ed in alcuni punti non è proprio perfetta. Lungo la strada ci fermiamo un attimo ad osservare un laghetto con alcune costruzioni che indicano la presenza del castoro. E mentre io scatto qualche foto un bel castoro fa la sua comparsa nel lago. E non era solo! I castori solitamente sono animali più notturni che diurni, ma si vede che la tana necessitava di una riparazione urgente, così i tre castori che abbiamo visto indaffarati nel loro lavoro di ricerca e spostamento di rami non si sono accorti della nostra presenza sulle rive del lago! Fantastico!

TALKEETNA
Proseguiamo in direzione di Talkeetna, dove avevamo ipotizzato di passare la notte, ma poiché i campeggi non ci convincono ci fermiamo per cena e poi riprendiamo il nostro viaggio in direzione del Denali, tanto in Alaska è giorno fino a tardi, quindi…
Talkeetna, racconta la guida, è esattamente il tipo di paese che la gente si aspetta di vedere in Alaska. Ma qual è il tipo di paese che la gente si aspetta di vedere in Alaska?
La città, il paesino forse è meglio, non è nulla di che. Una via principale polverosa, poiché le strade sono tutte sterrate, un susseguirsi di negozi e ristoranti con un aspetto fermo all’epoca della corsa all’oro. Il negozio di alimentari ha un interno che ricorda un po’ l’emporio degli Oleson de ‘La casa nella prateria’! Per le strade un brulicare di turisti.
Talkeetna è la base per tutte le spedizioni sul monte McKinley, o in lingua Athabasca Denali, che significa “il più alto”, infatti è la più alta montagna del nord America (6744 m). Il Denali è una piramide di roccia, neve e ghiaccio molto difficile da scalare!
Sempre da Talkeetna decolla la stragrande maggioranza dei velivoli turistici che ogni giorno accompagnano i turisti, che se lo possono permettere, alla scoperta del Denali National Park e ovviamente anche gli alpinisti poiché l’avvicinamento non è fatto a piedi, viste le immense distanze, ma in aereo direttamente al campo base.
La prima spedizione che ‘guadagnò’ la vetta nel 1913 fu quella guidata da Hudson Stuck, un arcidiacono e grande esploratore dell’Alaska. Ogni anno, in tarda primavera, circa 1000-1300 alpinisti cercano di conquistare la vetta del Denali. Se le condizioni del tempo saranno favorevoli circa la metà di loro raggiungerà lo scopo mentre se le condizioni meteorologiche saranno negative la percentuale di coloro che raggiungeranno la vetta scende sotto il 40% e alcuni di loro moriranno. Che prospettiva!
Nel cimitero, un memoriale elenca i nomi e le età di tutti gli scalatori che inseguendo un sogno sono morti tentando di scalare il monte McKinley o le vicine punte.
Poco fuori dal paese ci dovrebbe essere una vista strepitosa sul monte McKinley e l’Alaska Range. Si dovrebbe… perché anche oggi non la si può proprio definire un’incantevole giornata di cielo sereno, anzi la si potrebbe definire una triste giornata di quasi pioggia. Bisogna anche ammettere che spesso e volentieri la cima del McKinley è coperta da nuvole o nebbie, per cui non dobbiamo farci troppe aspettative in merito.
Lasciamo Talkeetna e la sua gente per riprendere la strada verso nord. Alla fine ci fermiamo a dormire in un campeggio, che non è un campeggio. A Trapper Creek c’è una stazione di servizio con il suo piccolo negozio, un prato con qualche tavolino da picnic. Mentre montiamo la tenda mi immagino la faccia dei nostri genitori al pensiero che dormiremo nel prato antistante alla stazione di servizio, ma in fondo cosa ci manca in questo posto? Niente… all’interno della stazione di servizio ci sono perfino le docce calde: più di così…
Anche se vicino ad un Highway il traffico è pressoché inesistente e con l’arrivo del buio sembra fermarsi del tutto. Durante la notte sento un animale, muoversi fuori dalla tenda, lo sento mangiare l’erba, brucare e di tanto in tanto spostarsi. Non dovrebbe essere un orso, mi dico! Insomma, questa è la seconda notte che passo in tenda in Alaska e non mi sono ancora abituata all’idea che gli orsi scorazzino fuori come se niente fosse. Adesso però, mi trovo a ripensare a questi momenti con molta nostalgia.

PARK HIGHWAY
Riprendiamo il nostro viaggio verso nord: verso il Denali National Park. Il cielo non è ancora completamente sereno, le nuvole vanno e vengono e ci sono buone speranze di vedere le montagne dell’Alaska Range e soprattutto la vetta del monte McKinley. Lungo la strada ci sono molti punti panoramici, in particolare due di questi consentono di ammirare, anche se da lontano, l’immensità di questa montagna e della catena di cui fa parte. Ci fermiamo a lungo, nel primo di questi due punti, ma ne è valsa la pena, perché le nubi si sono alzate e il McKinley si ergeva in tutta la sua maestosità dinnanzi a noi! Bellissimo!
Riprendiamo così, appagati, la strada verso il Denali National Park.
Mentre l’auto corre veloce sulla strada, di fianco a noi passano paesaggi unici: distese di foreste, fiumi, laghi e montagne a perdita d’occhio; un mondo che non finisce di affascinare ed incantare.
Prima di arrivare al Denali National Park si incontra il Denali State Park che offre innumerevoli possibilità di fare trekking, canoa, e di esplorare un po’ di questo mondo selvaggio godendo delle splendide viste sul McKinley. Ci fermiamo spesso e volentieri anche noi ma il tempo passa e la nostra meta di oggi ci attende.

DENALI NATIONAL PARK
Il Denali National Park è un'enorme distesa di terra subartica con al centro, come già detto, la più alta montagna del nord America: il monte McKinley. Ma non sono solo gli splendidi paesaggi selvaggi, e va detto che non ci sono villaggi all’interno del parco, a fare grande questo parco ma anche le innumerevoli specie di animali che vivono al suo interno: marmotte, alci, caribù, volpi, aquile di mare testa bianca (Bald Eagle), Dall Sheep, grizzly ed orsi neri.
Ogni anno più di 400.000 visitatori si addentrano in questo parco, e pensare che nel 1922 si registrarono ben 7 visitatori! In quegli anni soltanto i turisti più temerari e avventurosi si potevano permettere l’ardire di visitare il Denali National Park and Preserve.
In tutta questa immensità esiste un'unica strada di 147 chilometri che attraversa il parco. Un po’ come dire: una goccia in mezzo al mare. La strada, costruita tra il 1922 ed il 1938, non è percorribile con auto private. Veramente esiste una sorta di lotteria per cui il fortunato vincitore di questa lotteria è autorizzato a percorre questa strada con la propria auto. Insomma una di queste soluzioni un po’ troppo americane. Per tutti quelli che non hanno partecipato alla lotteria o che vi hanno preso parte ma non sono stati estratti è possibile usufruire degli innumerevoli bus navetta che ogni giorno percorrono questa strada.
Arrivati all’ingresso del Denali National Park ci ritroviamo in mezzo a tanti turisti e tanta confusione. Quasi non ne siamo più abituati. Macchine che cercano parcheggio, turisti che vagano e attraversano senza guardare, gente che non sa bene dove andare, insomma gente per tutti i gusti. Ci preoccupiamo di andare subito al Wilderness Access Centre. Nonostante fosse ovunque consigliato di prenotare in anticipo, sia il pernottamento che la visita al parco, noi non abbiamo fatto né uno né l’altro. Riusciamo a prenotare l’escursione, in bus nel parco per la giornata seguente e per la tenda nessun problema, ci sono ancora un bel po’ di posti liberi nel Riley Camp.
Montata la nostra tenda in una piazzola che ci aggrada, in questo immenso campeggio, ce ne andiamo a piedi, fino al visitor centre del parco. Sembra una piccola città: c’è il campeggio, l’emporio, il centro visitatori, un ristorante (che però alla sera chiude piuttosto presto, mah...), la stazione ferroviaria, certo qui passa l’Alaska Railroad e perfino l’ufficio postale. Ma in Alaska ci sono uffici postali perfino nelle zone più remote, qualcuno in Italia dovrebbe prendere esempio invece di accentrare sempre in città!
Un sistema di sentieri collega i vari servizi del parco evitando così ai turisti di camminare lungo la strada asfaltata dove il traffico è piuttosto intenso.
Una volta cenato scegliamo di rientrare al campeggio passando per uno di questi sentieri, percorriamo prima il Meadow View Trail dove incontriamo qualche patito dello jogging serale, per poi finire sulla parte terminale del Roadside Trail e prendere il McKinley Station Trail per tornare al campeggio. Passeggiare con il silenzio e la pace della sera lungo questi sentieri è piuttosto piacevole, ogni tanto uno scoiattolino corre veloce da un albero all’altro. Ma le sorprese non sono finite: poco lontano dal campeggio incontriamo sul sentiero mamma alce con i suoi due piccoli. Rimaniamo ad osservarci, quasi a voler decidere chi di noi dovrà cedere il passo… ma poi mamma alce decide di lasciare il sentiero per entrare nel bosco seguita dai suoi piccoli. Le gambe dei piccoli certe volte sembrano non sostenerli e ricordano quelle di un burattino o delle renne di Babbo Natale.

Il giorno seguente, con il dovuto anticipo, ci facciamo trovare alla fermata del bus alle 7.00. Abbiamo così modo di vedere le altre persone con cui divideremo questo viaggio. C’è un assortimento di gente e abbigliamenti da far sorridere. C’è perfino la signora che si porta il cuscino da casa e quella che per gran parte del viaggio ha lavorato ad una specie di uncinetto, o quella con il cappellino a visiera preso in prestito da un casinò di Las Vegas.
Il bus parte e l’autista, una donna, racconta un po’ del parco. In teoria questo sarebbe solo un trasporto passeggeri, una sorta di navetta. L’autobus fa una serie di fermate, volendo si può scendere e prendere i bus successivi, sia all’andata che al ritorno. Il problema è che i bus sono sempre pieni e il posto lo si ha riservato solo su quello che si è prenotato. Non è previsto il viaggio in piedi pertanto l’autobus ti fa salire solo se c’è posto a bordo.
In ogni caso il bus effettua delle soste più lunghe in alcuni punti e si ferma, durante la strada, per avvistare o fotografare gli animali. Avremmo preferito poter visitare il parco per conto nostro, ma non abbiamo partecipato alla lotteria, quindi…
La giornata non è delle migliori, anzi fa piuttosto freddo e il cielo è grigio.
147 chilometri sono tanti e il paesaggio cambia continuamente, foresta, tundra, prateria, ghiacciai. Il McKinley, non è visibile ovunque dal parco, ma solo da alcuni punti, a dover di cronaca l’entrata principale non è tra questi.
Il Wonder Lake, il punto di arrivo del bus, è chiamato così perché nelle sue acque si specchia il McKinley, evento piuttosto raro, un po’ perché per le solite nebbie che celano la punta e un po’ perché il tempo non è mai molto collaborativo! Il bus si ferma giusto il tempo per fare due passi sulle rive del lago e per fare uno spuntino per pranzo; è un peccato, il posto meriterebbe una visita più approfondita.
Se il tempo ha un po’ guastato lo splendore dei paesaggi che abbiamo visto, ha per così dire, contribuito a rendere, da un punto di vista faunistico, unico questo viaggio. Non solo volpi, caribù, aquile ma finalmente anche qualche grizzly!
Il Denali è uno dei parchi che conta il maggior numero di grizzly sul suo territorio. Fisicamente sono leggermente meno grossi dei loro parenti che vivono sulla costa, e questo sembra che sia dovuto alla diversa alimentazione. Quelli sulla costa si fanno delle vere e proprie mangiate di salmone e altro pesce, mentre questi in prevalenza mangiano piccoli mammiferi e vegetali.
Ma torniamo al nostro primo grizzly… lo abbiamo visto da lontano, il bus si è fermato, la gente ha tirato fuori macchine fotografiche e binocoli. Piano piano si è fatto meno lontano. Un cespuglio attira la sua attenzione, ci gira intorno, ci infila il muso dentro, rovista con la zampa e poi inizia a saltarci sopra. È un’enorme orso grizzly marrone, il cespuglio si schiaccia, un piccolo scoiattolo di terra terrorizzato, schizza letteralmente da quel cespuglio ad un altro. L’orso lo vede e lo insegue. Un altro cespuglio, lo stesso scoiattolino da stanare, la dura legge della natura. L’orso lo cerca, rovista ma lo scoiattolo è ancora un volta più veloce e senza essere visto come un missile scappa correndo lontano dal cespuglio. Il grizzly non se ne accorge, lo cerca ma non lo trova. Rovista nel cespuglio, si alza dritto su due zampe, ci gira intorno, ma la sua preda è scappata. Alla fine, sconsolato, riprende la sua strada. Le sue zampe, il suo muso, il suo muoversi, il suo essere cacciatore, il suo mondo! Solamente per questi istanti per questi momenti è valso il viaggio fin qui.
Incontreremo altri grizzly, due cuccioli che si rincorrono e un orso solitario che passeggia.
Tutto il viaggio, A/R dura circa 11 ore, per la maggior parte passate su questo bus che non si può proprio definire confortevole considerato poi che la strada è tutta sterrata.
Oltre a Wonder Lake e a qualche sosta ‘tecnica’, sono previste soste al Polychrome Overlook, da dove si gode di una bella vista sulla valle e sulle montagne e se si ha un po’ di fortuna si possono vedere le capre delle montagne rocciose pascolare sulle pendici delle montagne aldilà della valle; e nei pressi del Tiklat River dove c’è anche un piccolo visitor centre con un po’ di trofei e pelli esposte.
E così un altro giorno si è concluso.

Oggi avremmo voluto percorrere il Mt Healy Overlook Trail, ma purtroppo, all’ufficio informazioni del parco ci hanno detto che il sentiero è chiuso a causa di alcuni problemi con un orso che staziona da quelle parti. Alla nostra domanda se esistesse un altro sentiero simile il ranger ci ha risposto che non ce n’erano altri, ma che avremmo potuto scegliere un’altra vetta e farci un percorso da soli. Sono rimasta un tantino perplessa… se non posso percorrere un sentiero segnato perché ci sono problemi con un orso, cosa gli fa pensare che il percorso che mi invento non passi proprio sui piedi di un altro orso? Per il momento decidiamo di abbandonare il proposito di fare i piccoli esploratori e di riprendere così il nostro viaggio verso lo Yukon canadese.

DENALI HIGHWAY
La Denali Highway è una strada sterrata, lunga 216 chilometri che collega Cantwell Junction sulla Parks Highway a Paxson sulla Richardson Highway. Ci permette così di spostarci da ovest ad est in mezzo a splendide catene di montagne che offrono spettacolari panorami: l’Alaska Range, le Talkeetna Mountains e le Wrangell Mountains. Un opuscolo, distribuito gratuitamente all’imbocco della strada, ne descrive i punti di interesse.
La parte più spettacolare della strada è sicuramente quella più ad est, le vedute sull’Alaska Range sono uniche, vuoi perché il tempo in questa zona sembra essere migliore, vuoi perché questi paesaggi selvaggi ci incantano e ci affascinano. I ghiacciai, dell’Alaska Range, il Susina, o il West Fork, le vette del McGinnis (3420 m) del Moffit (3906 m) del monte Hayes (4150 m) e altri ancora vengono immortalati dalle nostre macchine fotografiche. E nelle giornate veramente serene si riesce a vedere anche le Wrangell Mountains.
Percorrendo questa strada incontriamo pochissime auto, nessun motorhome, ma questo era prevedibile, le strade sterrate dell’Alaska non sono pane per i denti, o meglio per le ruote, di queste enormi case vaganti.
Ci fermiamo per pranzo in un'area attrezzata, in perfetta solitudine, in mezzo ad un enorme distesa verde di prati che con il vento e l’azzurro del cielo mi ricordano tanto la campagna toscana.
Ci sono sentieri e piste che partono dalla strada principale, peccato non conoscere la zona, peccato non avere altre informazioni, chissà in che remoti e affascinanti luoghi conducono queste piste. Il fascino del selvaggio, del remoto colpisce anche noi.
Quello che da sempre ci ha affascinato e che non smette di stupirci di questa terra sono tutti questi spazi aperti, lontani, immensi e pensare che in un certo senso sono irraggiungibili, inavvicinabili. Il sentirsi piccoli di fronte a tanta grandezza.

A circa 25 km da Paxson si attraversa un’area chiamata Tangle Lakes Archaeological District. In questa zona sono state trovate molte testimonianze che dimostrano che più di 10.000 anni fa questa zona era abitata.
Arrivati sulla Richardson Highway la prendiamo in direzione nord. Per molto tempo l’enorme serpentone del pipeline ci tiene compagnia. Si tratta del Trans-Alaska Pipeline Terminal, un oleodotto che attraversa tutto il paese da nord a sud, da Prudhoe Bay a Valdez trasportando circa un milione di barili di greggio al giorno, coprendo così il 15% del fabbisogno degli Stati Uniti. Fu costruito nel 1975. Lungo la strada ci sono perfino dei punti di interesse dove una serie di pannelli descrive questo esempio di modernità come se fosse un monumento. Beh certo… un monumento al progresso e allo sfruttamento delle risorse terrene.
Dal 2001 è considerato un obiettivo sensibile per il terrorismo, infatti, fino ad allora era possibile visitare la parte finale di questo oleodotto a Valdez, da quella tragica data non sono più ammessi visitatori. Nel 1978 non lontano da Fairbanks qualcuno, con dell’esplosivo, causò un danno che fece uscire dall’oleodotto circa 670.000 galloni di greggio. Nel 2001 un alcolizzato gli sparò contro con un fucile causando la fuoriuscita di altro greggio.
A Valdez, nel 1989 un incidente causò un vero e proprio disastro ambientale. 11 milioni di galloni di greggio si riversarono nelle acque del Prince Willam Sound, danneggiando 2240 km di costa, uccidendo uccelli marini, otarie, lontre di mare, aquile di mare e milioni di salmoni e pesci. Un bel disastro ecologico!

DELTA JUNCTION
La nostra tappa di oggi finisce a Delta Junction, dove troviamo un supermercato che vende le fette biscottate per colazione, proprio come quelle che si vendono in Italia! Evviva! Non dobbiamo più spalmare la marmellata su questa sottospecie di pane sintetico! Al supermercato veniamo fermati da un signore di origine est europea. Sentendoci parlare ha riconosciuto la nostra provenienza europea. Ci racconta, in un inglese stentato quasi come il nostro, che sono anni che vive in Alaska con la moglie.
Delta Junction, come tante altre cittadine in Alaska e nel vicino Yukon deve la sua ‘nascita’, all’inizio del 1900, alla corsa all’oro.
Nel 1923 furono reintrodotti 23 bisonti provenienti dal Montana. Gli ultimi bisonti, per così dire, indigeni, morirono circa 500 anni prima. Attualmente si contano circa 500 animali nella zona; per questo motivo Delta Junction è anche conosciuta come Buffalo Centre.

ALASKA HIGHWAY
Oggi ci aspetta un bel po’ di strada da percorrere. Attraverseremo il confine con il Canada ed entreremo così nello Yukon spostando avanti l’orologio di un’ora.
Prendiamo subito la Alaska Highway, l’unica strada asfaltata che collega l’Alaska con il Canada, da Delta Junction a Watson Lake: 2450 chilometri di strada asfaltata. Venne costruita nel 1942 in soli otto mesi sfidando non solo le difficoltà dell’epoca nel realizzare un'impresa del genere ma soprattutto le difficili condizioni climatiche del posto. Vi lavorarono migliaia di militari americani e canadesi ed anche molti nativi. A differenza di altre strade in America, l’Alaska Highway non è il solito rettilineo. Sono state fatte molte ipotesi sul perché ci siano così tante curve, c’è chi dice che le curve servivano per impedire ai piloti giapponesi di utilizzare la strada come pista di atterraggio, in fondo la seconda guerra mondiale era in corso, oppure chi sostiene che gli stretti tempi per la costruzione impedirono la valutazione e la scelta di percorsi migliori.
Anche la scelta del nome non fu cosa facile, ora il suo nome è Alaska Highway ma per molti rimane Alcan, abbreviazione di Alaska-Canadian Highway.
La strada non è particolarmente trafficata, ci eravamo immaginati un traffico molto più intenso. Incontriamo qualche motorhome, parecchi camion e alcune auto. La strada è tutta asfaltata anche se il manto stradale non è dei migliori e in alcuni punti, a causa dei lavori, alcuni tratti sono sterrati. Questi, purtroppo, sono gli effetti del gelo e disgelo e di quello che viene chiamato permafrost, tipico di queste zone.

YUKON (CANADA)
Passare il confine con il Canada non ci ha creato nessun problema. Un doganiere donna ci da il benvenuto nello Yukon e ci augura buon viaggio.
Di tanto in tanto ci fermiamo ad ammirare qualche paesaggio, a fotografare qualche lago, qualche animale, a goderci questi paesaggi e questa immensità.
Per questioni di tempo la nostra visita dello Yukon si limiterà a ben poco, giusto il Kluane National Park. Ma questa immensa regione, grossa circa un terzo dell’Alaska, merita di essere conosciuta più a fondo: sarà per un'altra volta. Non è soltanto un’arida tundra artica, come si è soliti pensare quando si immagina l’estremo nord di questo continente, ma è una terra ricca di montagne, foreste e tanta fauna. Insieme ai Territori del Nord-Ovest, avendo entrambi una bassa densità di popolazione, in parlamento non hanno una piena legittimità come gli altri stati canadesi. La regione vive oltre che di turismo, in prevalenza grazie alle miniere di oro, piombo e zinco. Il Klondike con tutto quello che ha rappresentato per la corsa all’oro qui è una realtà. Non solo per l’architettura di alcuni edifici ma anche per i musei e quanto ancora resta a ricordo di un'epoca ormai lontana.
La capitale dello Yukon è Whitehorse, che però noi non visiteremo.
Tanto per curiosità nel mese di febbraio ha luogo la Yukon Quest International Sleg Dog Race, un’altra gara di slitte trainate dai cani che si dice sia una delle più dure ed impegnative. Si percorrono circa 1.600 km in una quindicina di giorni su un percorso che porta da Whitehorse (Yukon) a Fairbanks (Alaska).

HAINES JUNCTION (CANADA)
La strada costeggia, per molto, l’immenso Lake Kluane, il lago più vasto dello Yukon. Se devo essere sincera, mi aspettavo non solo molto più traffico su questa strada ma anche molti più servizi, invece è in perfetta sintonia con il resto dei due paesi: chilometri e chilometri di nulla.
La prima cittadina che incontriamo e Haines Junction, dove decidiamo di fermarsi per la notte. La piccola cittadina è anche un’ottima base per visitare il vicino Kluane National Park, che però visiteremo al ritorno.
Con la costruzione dell’Alaska Highway, nel 1942 ha inizio, per così dire, la storia moderna di Haines Junction, posta lungo questa strada. Negli anni successivi venne costruita la strada lungo il Chilkat Pass consentendo così di collegare Haines (AK) ad Haines Junction su quello che era conosciuto come il Dalton Trail ossia un percorso che un certo Jack Dalton, nel 1897, aveva tracciato basandosi su antichi percorsi indiani per collegare Haines ai giacimenti di oro del Klondike.
Originariamente, prima della costruzione della strada che decretò quindi la nascita ufficiale di Haines Junction, vi era un insediamento indiano conosciuto con il nome di Dakwakada. Un opuscolo, distribuito gratuitamente, ripercorre un po’ la storia degli edifici presenti in città consigliando un piacevole itinerario a piedi.

Il giorno dopo prendiamo la strada in direzione di Haines. Ma subito facciamo una prima sosta al Kathleen Lake. È un lago di origine glaciale contornato dalle montagne.
Il punto più alto della strada è il Chilkat Pass, è quasi strano il paesaggio che abbiamo intorno, cambia continuamente ed in fretta. Gli alberi hanno lasciato spazio a questo straordinario paesaggio montano. La strada non è per niente trafficata, e più di una volta, percorrendo queste strade principali quasi deserte ci siamo chiesti dove fossero gli altri turisti, dove fosse tutta la gente descritta su guide e opuscoli. Ma tutto sommato.. meglio così. Man mano che la strada dal colle scende verso Haines le montagne si colorano del verde degli alberi e del bianco dei ghiacciai, questa è una zona molto ricca di ghiacciai e quello che si può vedere percorrendo questa strada è solo la minima parte di quello che questa zona ha da offrire, basti ricordare il non troppo lontano Glacier National Park, un’immensa distesa di ghiaccio.

HAINES
Andando verso Haines si incontra la Bald Eagle Preserve è stata fondata nel giugno del 1982 con lo scopo di proteggere la più grossa concentrazione di aquile di mare testa bianca (Bald Eagle) ed il delicato ecosistema del loro habitat. La riserva è formata da circa 48.000 acri di terreno attorno ai fiumi Chilklat, Kleheni e Tsirku. In questa zona vi è la maggior concentrazione di aquile in particolare durante il tardo autunno e in inverno quando c’è anche una significativa concentrazione di salmoni. Com’è noto i salmoni iniziano d’estate a risalire i fiumi per deporre, le femmine, e fecondare, i maschi, le uova. La loro corsa continua fino all’inizio dell’inverno. Dopo tutta questa fatica i salmoni muoiono diventando così cibo per le aquile. La combinazione di spazi aperti tipica di questa zona e quest’abbondanza di pesce fa sì che vi sia, ad Haines, un’altissima concentrazione di aquile tale da fare unica quest’area. Tra il 28esimo ed il 33esimo chilometro della Haines Highway è possibile vedere questo delicato ambiente.
Haines è una tranquilla cittadina situata al fondo di uno dei più lunghi fiordi del nord America. È un posto piacevole, particolare. Haines è circondata dalle montagne e dal mare, alcune di queste montagne sono ricoperte da ghiacciai che arrivano a perdersi nelle acque del mare.
I primi, a parte i nativi Tlingit, ad insediarsi nella zona furono una coppia di missionari accompagnati da un naturalista nel 1879 dando così inizio alla storia di questo paese. Nel 1902 venne insediato il primo avamposto militare permanente dell’Alaska: “Fort William H. Steward” dove ora vi è un centro di arte indiana.
Prima di arrivare da Haines si incontra il bivio per il vicino villaggio di Klukwan. Questo posto, ricco di fascino e di storia, conserva ancora molti ricordi del passato è tiene viva la cultura degli indiani.
Dopo un rapido giro della città andiamo a vedere la zona del lago Chilkoot dove c’è anche un campeggio. Nel centro di Haines ci sono due campeggii, uno solo per i motorhome e l’altro anche per le tende, ma ci siamo abituati un po’ troppo bene ad avere il nostro spazio e la nostra quiete che questo campeggio, un po’ troppo simile ai nostri, con la gente quasi ammassata uno sull’altro, non ci ha convinto per niente. La zona del lago Chilkoot è affollatissima. Il fiume che esce dal lago è un susseguirsi di pescatori. Mi sa tanto che ci sono più pescatori che salmoni lungo le rive di questo fiume. Mentre ci avviamo per tornare indietro dal bordo della strada spunta un orso bruno, ma subito, disturbato da tutte le auto, fugge nel bosco.
Scegliamo invece il campeggio del Chilkat State Park. È un po’ fuori mano e proprio per questo ci colpisce. Immerso completamente nel verde e nel bosco, è un angolo di pace e di silenzio. C’è pochissima gente, c’è da dire che per arrivarci bisogna percorrere una strada sterrata con una ripida discesa; i motorhome non se la possono permettere!
Il parco si affaccia sulle acque del fiordo, ci sono bellissime vedute sul fiordo e sul Davidson e Rainbow Glacier. Alcuni avvisi invitano a prestare particolare attenzione perché in zona girano alcuni orsi. Sebbene mi sono già abituata a questo genere di avviso, al calar del buio, quando da sola ho dovuto percorrere un centinaio di metri per andare in bagno, beh… al minimo rumore aguzzavo la vista. Si sa mai…

Per il giorno seguente avevamo scelto il Mount Ripinsky, una bella camminata che ci portava in punta ad una delle montagne che sovrastano Haines da cui si sarebbe potuto godere di una splendida vista sulle montagne circostanti, sui canali e si sarebbe perfino visto Skagway; così recitava la guida. Ma appena svegli, ci accorgiamo che le nebbie sono basse e gran parte del monte Ripinsky se ne sta nascosto nella nebbia. Così ripieghiamo sul Mount Riley Trail, una tranquilla passeggiata che ci porta sulla punta del monte Riley, le cui viste, dalla sommità sono comunque molto belle. Certo le punte delle montagne sono nascoste dalle nebbie ma nel complesso il panorama non è niente male. Per gran parte del tempo il sentiero attraversa una fitta foresta. Ci sono alberi altissimi e piante che sembrano arrivare da una foresta tropicale con enormi foglie verdi. Quasi in vetta il paesaggio cambia, gli alberi e la foresta fanno posto a bassi arbusti. Seduti su un masso ci godiamo il nostro pranzo.
Prima di lasciare definitivamente questo posto, ci fermiamo all’American Bald Eagle Fondation. Ci accoglie il fondatore, un gentile signore che ci racconta un po’ di questo museo, del filmato che proiettano e delle tante aquile che arrivano in questa zona in inverno. Il filmato è interessante, e ci permette di scoprire che a Juneau esiste un centro per il recupero di questi animali, le riprese autunnali di Haines con milioni di aquile ci fanno invidiare tutti coloro che, in autunno, avranno la fortuna di vedere tutti questi animali. Oltre al filmato, il museo è ricco di animali imbalsamati. Sono sistemati in maniera da formare delle splendide scene reali, qualcosa di unico nel suo genere.
Lasciata la Bald Eagle Fondation riprendiamo la strada per il Canada, il nostro obiettivo è nuovamente Haines Junction.
Lungo la strada, quasi in prossimità del Chilkat Pass incontriamo una volpe che corre lungo la strada. La sorpassiamo e ci fermiamo per fotografarla, pensando che lei avrebbe deviato il suo percorso verso l’interno abbandonando così il bordo della strada. Invece niente, passa di fianco alla nostra auto e ci supera. Ci spostiamo avanti un altro po’ e lei nuovamente ci supera. Andiamo avanti così per un bel po’ di tempo, io sarei quasi intenzionata a salutarla e ad andarmene ma Marco è curioso di capire perché continua a correre lungo la strada nonostante la nostra presenza. Beh, mentre stavamo aspettando che per l’ennesima volta superasse la nostra auto, improvvisamente si avventa su un povero sventurato scoiattolo di terra che passava di lì. Ed ecco spiegato il mistero,,. stava cercando merenda! Spesso questi piccoli mammiferi si trovano lungo la strada e nonostante il traffico sia molto scarso riescono lo stesso a farsi investire questo qua invece di farsi investire si è fatto sorprendere dalla volpe.
Lasciata la volpe alla sua merenda riprendiamo la nostra strada, ma non per molto. Poco lontano un girifalco sta banchettando con uno altro povero scoiattolo di terra. Giornata nera per questa specie! È un esemplare di girifalco giovane, il suo piumaggio è ancora in parte marrone con qualche spruzzatina di bianco. È un rapace piuttosto raro.
Una volta rientrati a casa, Marco ha contattato il Wildlife Service in Alaska per avere conferma della specie dell’esemplare che abbiamo visto e fotografato. Ci ha risposto un falconiere molto gentile che non solo ci ha ringraziato per la segnalazione dell’avvistamento ma ci ha anche fornito qualche utile informazione e ci ha inviato una foto dell’esemplare adulto, uno splendido rapace dal piumaggio bianco!

Per la notte ci fermiamo al medesimo campeggio di Haines Junction, forse l’unico campeggio. Qualche piazzola più in la della nostra una famiglia di Amish in vacanza con la roulotte ed un pickup. Ma non andavano solo in calesse questi?
I loro abiti parlano di altri tempi. Gli abiti neri delle donne messi a confronto con i miei pantaloni rossi e neri ed il mio pile sembrano appartenere ad ere differenti. Gli uomini poi, con le loro barbe e i loro pantaloni neri con le bretelle mi sembrano usciti dal set di “Witness il testimone”. Alla sera si sono ritirati presto nella loro roulotte ma al mattino hanno iniziato a far casino con le loro pentole molto molto presto.

Sta per terminare la breve puntata nello Yukon, per poi rientare in Alaska. Il seguito del diario di viaggio nella seconda parte sarà pubblicato prossimamente, sempre sulla pagine virtuali di Ci Sono Stato.I prezzi sono, se non diversamente indicato, espressi in Dollari Americani.

Bird Creek: Bird Ridge Motel 69$
Bird Creek: Bird Creek State Campground 15$
Delta Junction: Smiths Green Acres RV Park 18,50$
Denali N.P.: Riley Creek Campground 13,20$
Glennallen: Dry Creek State Recreation Site 12$
Haines: Chilkat State Park Campground 10$
Haines Junction (Yukon): Kluane RV Campground 16,96$CAN
McCarthy: Glacier View Campground 18$
Palmer: Matanuska River park 10$
Portage Valley: Williwaw Campground 13$
Seward: Waterfront Campground 8$
Soldotna: Swiftwater Park Campground 14,65$
Tok: Gateway Salmon Bake Campground 12$
Trapper Creek: Trapper Creek Gas Station 5$
Valdez: Eagle's Rest RV Park 25$

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