Alla scoperta del Brasile del nord-est - Parte II

Ancora un’infinita sequenza di bellezze, ma anche tanti spunti di riflessione, nella regione del Rio Grande do Norte

 

Si conclude il resoconto del viaggio in Brasile, la cui prima parte è già presente su Ci Sono Stato con lo stesso titolo.

Itinerario

L'escursione si conclude con lunghi tratti sul bagnasciuga deserto in buggy, bagni e musica brasiliana direttamente dalla radio.
A tal proposito è obbligatorio dire che la musica brasiliana è fantastica, hanno degli artisti davvero di gran talento e ci sono molti generi musicali. Quello che colpisce di più è che la musica è briosa, ritmata, riflette la voglia di vivere e di divertirsi che hanno i brasiliani. Peccato che in Italia questa musica non venga trasmessa, ormai mandano in onda radio solo pubblicità e musica lamentosa. Qui anche le canzoni lente e melodiche non hanno quel senso di piagnisteo che hanno le nostre.

Martedì 25 marzo 2008
L'escursione di oggi prevede un itinerario verso sud. Il nostro solito buggy giallo ci attende come ieri alle 8 del mattino. La prima tappa sarà a Pirangi per guardare l'albero di anacardi più grande del mondo. Si paga un modestissimo biglietto e c'è la possibilità di salire su una impalcatura per osservare dall'alto l'immensa chioma. Effettivamente sembra un insieme di alberi invece tutti i rami partono da un tronco unico e di piccole dimensioni.
Tutto intorno ci sono bancarelle e venditori ma i prezzi sono cari e la merce sempre la stessa.
Andando ancora verso sud si passa attraverso numerose e lunghe spiagge deserte sempre con le immancabili palme. Ogni tanto si incrociano altri buggy. Ci si ferma in un luogo con delle formazioni rocciose che creano una piccola grotta che scompare con l'alta marea e poi si fa sosta al golfo dei delfini. Questo luogo è bello ma nasconde per gran parte dell'anno un inganno. Infatti vi porteranno qui dicendovi che c'è la possibilità di osservare i numerosi delfini. E' vero che ci sono questi bellissimi animali ma il loro arrivo è condizionato dalla marea e di mattina, ora in cui solitamente si svolge il tour, difficilmente sono presenti in questa baia. Per questo è necessario quando contrattate con l'agenzia il tour prevedere di arrivare fino a Punta Domadero dove sicuramente si incontreranno i delfini. Questa località si trova circa a 30 km più a sud di Pipa ma se non vi siete accordati prima non ci arriverete.
Da queste parti inoltre c'è anche Playa de Amor, una insenatura a forma di cuore.
Proseguendo verso sud si arriva in un punto molto fotogenico, si è infatti sopra delle bellissime falesie color rosso ruggine, si vedono il golfo, il mare , le immancabili nuvole. Dopo questa sosta si prosegue per Pipa. Qui c'è una bella spiaggia super attrezzata con tavoli e sedie dove si può mangiare e bere proprio sulla sabbia. Con una bella passeggiata lungo la riva del mare potrete raggiungere le famose scogliere rosse. Però non perdetevi il paese che è molto caratteristico con le sue vie e i suoi negozi di un livello molto più alto che altrove. Anche i prezzi sono alti ma i turisti che acquistano non mancano. Se vogliamo fare un paragone possiamo dire che Pipa è la Capri italiana. Qui troverete anche molti bei locali.
Verso sera si rientra a Natal.

Mercoledì 26 marzo 2008
Oggi c'è l'escursione di un'intera giornata dedicata alla riserva indio del Paraiba. Questa è una regione che si trova a sud rispetto a Rio Grande e la sua città principale è J. Pessoa. E' un'escursione molto interessante ma intensa e la consiglio molto a coloro che amano fotografare specialmente le persone e a quelli che hanno interesse a capire un po' la storia e la situazione sociale del Paese. Non è adatta ai bambini nè a coloro che cercano nuove spiagge.
Appena partiamo, stavolta con un fuoristrada, colpisce molto il fatto che la strada che percorriamo è la stessa che arriva senza interruzioni fino a Florianopolis, spina dorsale del lato costiero del Brasile, eppure si tratta di una semplice strada a due corsie percorsa da numerosi carretti trainati da asinelli e buoi, camioncini di ogni sorta e innumerevoli persone a piedi e in bicicletta. L'andatura quindi è lenta ma non permette distrazioni.
Notiamo subito numerosi militari dell'esercito che lavorano sotto il sole con badile, pale e altri attrezzi e la nostra guida peraltro molto arguta ci spiega che nel primo mandato Lula aveva promesso la costruzione di una superstrada lungo tutta la fascia costiera. Durante il suo governo non è stato iniziato alcun lavoro e per le elezioni successive era stata promessa di nuovo la medesima infrastruttura. Purtroppo il governo di Lula ha suscitato numerose delusioni e polemiche e siccome in Brasile non è possibile appaltare alcun lavoro pubblico durante gli ultimi mesi di legislatura del governo, la costruzione di questa sospirata strada è stata dichiarata una emergenza pubblica. Per questo il governo ha avuto la possibilità di iniziare i lavori immediatamente utilizzando l'esercito. L'esercito e tutti gli apparati che dipendono dallo stato sono ben pagati e quindi la popolazione non si è affatto risentita per questo utilizzo un po' indebito del corpo militare.
Dopo circa un'oretta arriviamo ad un villaggio chiamato ''Che Guevara'' che altro non è che un piccolo agglomerato di capanne dove vivono i sine tierra. I sine tierra sono ex contadini e coltivatori a cui negli anni è stata tolta la terra che coltivavano perlopiù in maniera indebita o con sotterfugi o ricatti. Rimanendo per questo senza un lavoro e senza fonte di sostentamento si ritrovano in piccoli agglomerati sostenuti con pochi fondi dal governo.
Sono persone molto gentili e cortesi, ci hanno mostrato le loro capanne, le piccole camere dove oltre al fuoco della cucina troneggia sempre lo stereo. Le capanne sono pulite ed ordinate e mai ho visto spazzatura in giro. Ci sono dei piccoli orti attorno alle capanne , qualche magro cane e una miriade di bambini. Le donne prendono l'acqua chissà dove trasportandola in bilico sulla testa con enormi recipienti e con quella cucinano, lavano i panni e loro stessi. Non sono persone che si affannano nel lavoro ma non ho mai visto scene di indolenza. Ognuno è intento a far qualcosa, con calma e sempre pronto ad un sorriso, a scambiare due parole, a farsi fotografare volentieri. Qui ho scattato molte belle foto e i bambini si sono divertiti molto a rivedersi sul display della digitale. Mi è davvero dispiaciuto di non aver portato con me degli abiti e dei giocattoli dei miei bambini da lasciare al capo villaggio, senz'altro sarebbero stati graditi. Ci spiegano che i bambini vanno a scuola ma con grandi sacrifici per via delle distanze, che la sanità è a pagamento per loro e lo scotto viene pagato maggiormente dalle donne che devono partorire e dai bambini piccoli. Quello che mi colpisce, come mi accade sempre nei paesi poveri, è la mancanza di pianto dei bambini, non si vedono scene di capricci, di violenza, grida. Penso ai miei figli, alla loro fortuna nell'avere una casa, del cibo, la salute. Eppure ridono poco, sono già stressati, poco solidali, poco generosi con i coetanei.
Ma questo è un discorso lungo e con molte sfaccettature e comunque le cose stanno così. La guida ci spiega che questa gente quando non viene ascoltata dal governo, che promette loro continuamente ed invano nuove terre da coltivare, come forma di protesta invade le strade e le occupa anche per giorni. Il traffico così va in tilt e iniziano le trattative per ottenere ciò che è stato promesso loro. Naturalmente mai nessuna promessa viene mantenuta. Penso subito ai nostri produttori di latte e all'occupazione delle strade e autostrade degli anni scorsi. E' proprio vero che ogni mondo è paese!
Dopo questa bella pausa proseguiamo verso una fazienda antica ma ancora funzionante. Lungo la strada vediamo sia sul lato destro che sinistro immensi campi di canna da zucchero. La canna da zucchero ci accompagnerà per tutto il viaggio per km e km.
Quasi tutto quello che vediamo è proprietà di una unica società. Questa era una zona di foresta atlantica, antichissima e rara perchè composta da numerosi tipi di piante con un ecosistema molto vario. Questa foresta è stata quasi cancellata già dai primi coloni che arrivarono su questa terra: Portoghesi ma anche Olandesi ed altri. Negli ultimi anni lo scempio è continuato, anzi aggravato. Rimangono piccole isole di grandi alberi perchè i coltivatori di canna da zucchero hanno scoperto che gli animali che danneggiano le coltivazioni ed i parassiti preferiscono vivere nel bosco piuttosto che in mezzo al campo coltivato. In questo modo riescono a limitare l'uso di veleni e anticrittogamici.
Il problema del latifondo in Brasile si è aggravato negli ultimi anni. Il governo di sinistra di Lula, figlio di povera gente e diventato politico per le sue grandi doti di uomo carismatico, aveva come cavallo di battaglia l'abbattimento del latifondo. Purtroppo gli interessi dei proprietari terrieri sono immensi e il loro potere non è stato minimamente scalfito. Infatti in molti vi diranno che il governo Lula ha fatto meno confische di Cardoso, ex presidente del Brasile e sostenitore dei latifondisti. C'è un altro motivo per cui si sta allargando il latifondo e soprattutto la monocoltura della canna da zucchero. Riguarda infatti l'utilizzo dei biocarburanti. In Brasile l'uso dei biocarburanti è una realtà già da anni e da questa pianta si riesce ad estrarre molto etanolo. Ormai questa pianta cresce ovunque, si coltiva facilmente e la manodopera viene pagata pochissimo. Molti stati stanno chiedendo al Brasile di incrementare la produzione di biocarburanti e si sta pensando di raddoppiare la coltivazione della canna. Questo vuol dire che interi ecosistemi saranno distrutti, ci sarà solo monocoltura e i prezzi degli alimenti base aumenteranno. Sinceramente la mia fiducia nell'utilizzo di biocarburanti per il prossimo futuro ha avuto un grande momento di ripensamento. Credo che l'uso dell'energia abbia comunque un grosso conto da presentare.
La raccolta della canna da zucchero è inoltre massacrante: molti non sanno che le sue foglie sono taglienti come coltelli per questo i raccoglitori devono vestirsi con stivali di gomma, pantaloni e maglie lunghi e resistenti, cappello, foulard, guanti lunghi e pesanti. Tutto ciò è infernale sotto il sole caraibico o tropicale. Inoltre c'è il rischio di tagliarsi con la falce o il macete. Questi contadini lavorano sotto il sole tutto il giorno, dall'alba al tramonto per pochi soldi. Eppure hanno lo spettro del licenziamento perchè sembra che il Brasile voglia fare dei grossi investimenti per acquistare nuove macchine agricole per la raccolta di questa pianta.
Li incontriamo lungo la strada, si vede che sono stanchi, si sciacquano con un tubo di gomma eppure ci salutano, ci sorridono, sono sorpresi dal mio fotografarli perchè non capiscono probabilmente che interesse e importanza possono mai avere per un turista.
La fazienda funziona pochissimo ma dalla struttura si capisce che doveva avere un ruolo centrale nella comunità. Probabilmente qui girava tutta la vita del circondario. Ci mostrano la lavorazione della canna da zucchero che ormai ha suscitato in noi una grande antipatia. Con la melassa e il lavoro degli schiavi, prima indio e poi africani i coloni portoghesi crearono immense fortune.
Si riparte alla volta della riserva indigena. Qui lo stato ha creato una zona dove vivono molte comunità indio. Molti di loro hanno caratteri degli abitanti dell'Amazzonia, qualcuno ha i capelli biondi, altri sembrano africani. Insomma c'è una grande varietà di caratteri somatici. Fortunatamente non è possibile accedere alla riserva senza una guida e comunque è possibile contattare solo alcuni villaggi più esterni che hanno una vita quasi simile a quella di tutti gli altri brasiliani. All'interno della riserva ci sono coltivazioni per l'uso alimentare locale, ogni villaggio ha un capovillaggio con poteri decisionali riconosciuti dallo stato. Una specie di regione a statuto speciale. I bambini vanno a scuola e non sono denutriti. Qualcuno vende monili di semi o denti di animali ai turisti. Ne ho acquistato qualcuno perchè mi è sembrato un bel modo per ricambiare la loro disponibilità a farsi fotografare e la loro gentilezza. Abbiamo sempre lasciato gli zainetti nell'auto aperta e mai nessuno ci ha rubato nulla o ci ha importunato in nessun modo.
Sinceramente mi aspettavo molta più delinquenza o insistenza nell'atto del vendere invece mi sono sempre sentita a mio agio, non ho mai avuto la minima impressione di essere in pericolo o di essere scrutata. Tutti sono stati gentilissimi, quasi imbarazzanti e disarmanti.
Anche qui si è allungata l'ombra dei proprietari terrieri: le zone che gli indio lasciano incolte per far ruotare i campi da coltivare e per diversificare le piante e creare habitat per gli animali che loro rispettano molto sono coltivate illegalmente a canna da zucchero. Chi si ribella subisce gravi conseguenze e anche dietro la denuncia della comunità lo stato non prende alcuna iniziativa. Inutile dire che queste zone si allargano ogni anno e si vedono chiaramente boschi tagliati selvaggiamente per lasciar spazio al carburante del futuro.
Parliamo con un giovanissimo capovillaggio. Ci spiega che qualche anno fa organizzava delle piccole cerimonie religiose per i turisti ma che in generale la cosa veniva presa come un gioco divertente e per questo non è più disponibile a mostrare alcunchè agli estranei. Si è sentito messo alla berlina e sminuito. Ci spiega i progetti che ha: vorrebbe incrementare l'afflusso turistico ma senza mettere a repentaglio la sua identità di indio. Ascoltiamo interessati e capiamo che ha delle idee chiare e lungimiranti. Speriamo che riesca nel suo progetto.
Intanto una delle sue figlie di non più di 2 anni fa il bagno da sola nel lago. Io la osservo terrorizzata aspettando che scompaia sott'acqua da un momento all'altro. Lui se ne accorge e mi rassicura dicendomi che i genitori non hanno il tempo di seguire sempre i figli. Questo i figli lo sanno e capiscono che non devono sfidare il pericolo e l'autorità dei genitori. Se un genitore comanda di rimanere a riva, loro rimangono a riva anche se nessuno li osserva. Penso ai miei figli e alla mia autorità: ogni ordine è eseguito esattamente all'opposto. Sfidare l'autorità genitoriale è scontato. E' anche vero che però la loro giornata è scandita da continui divieti e alla fine non si capisce più cosa sia davvero importante o pericoloso.
Qui invece la vita è semplice e gli ordini sono pochi e semplici.
Il ragazzo poi ci dice che è in lite con alcuni abitanti limitrofi al suo villaggio. Nelle ultime settimane infatti qualcuno sta usando il territorio della riserva come discarica abusiva. Ogni giorno arrivano camion carichi di rifiuti e scaricano tutto sul suolo. Lui teme che a breve arriveranno anche rifiuti tossici. Effettivamente lungo il tragitto di ritorno ci imbatteremo con questo sito abusivo che effettivamente è esteso e preoccupante: plastica, gomme, calcinacci, un po' di tutto. Secondo il capovillaggio c'è qualche indio della riserva che è stato pagato per far entrare di nascosto i camion e che li protegge durante le operazioni di scarico di rifiuti. Ce ne andiamo davvero amareggiati sperando per queste persone che la globalizzazione e tutti i problemi ad essa correlati non danneggino irrimediabilmente il loro stile di vita.
Con il buio che a queste latitudini arriva sempre troppo presto, torniamo verso il resort. E' stata una giornata faticosa ma non tanto fisicamente quanto per la complessità sociale che ci siamo trovati di fronte. Tante persone, tanti problemi, tante realtà.
Giovedì 27 marzo 2008
È l'ultimo giorno: dovremmo ripartire in prima serata ma il volo è in grande ritardo. Il resort ci offre la cena e ci lascia le stanze fino in ultimo. Addirittura verso le 20 ci vengono a cambiare gli asciugamani. Devo dire che quelli del D Beach si sono comportati da gran signori dandoci assistenza fino in ultimo con un occhio di riguardo alle famiglie con bambini. Inoltre non ci hanno mai nascosto i ritardi del volo di rientro, aggiornandoci continuamente.
Questo lo voglio sottolineare perchè mi è capitato in precedenza di fare un viaggio in Honduras con Alpitour e sebbene al villaggio sapevano che il nostro volo di rientro non era ancora partito ci hanno portato in aeroporto con circa 12 ore di anticipo. Lì ci hanno lasciato senza alcuna assistenza o informazione nonostante la presenza di molti bambini (compreso il mio), cibo e bevande a spese nostre. Quindi devo fare davvero i miei complimenti a questo tour operator che fa del servizio ai clienti la sua punta di diamante.

Naturalmente i miei figli sono stati felicissimi di questo viaggio e sinceramente anch'io sono rimasta piacevolmente sorpresa e soddisfatta. Il Brasile mi ha incantata con i suoi insospettabili paesaggi, con la sua gente, la sua musica e il suo cibo. Certamente verso sud e nelle grandi città la situazione è ben diversa come molti di loro mi hanno confermato, ma in questo angolo fatto di grandi spazi disabitati, di villaggi sonnecchianti, di gente semplice, dell'oceano davanti e del deserto alle spalle, tutto è a misura d'uomo e… di turista.
Il Brasile merita di essere scoperto!

 

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