A Londra con i bambini? Si può!

Genitori e bimbi: una bella gara tra chi si diverte di più…

CONSIDERAZIONI
Per prima cosa devo dire grazie ad una nostra amica che guardacaso ora vive a Londra, la quale mi aveva consigliato di comperare per il mal di viaggio degli speciali polsini che evidentemente funzionano visto che posso volare mentre addirittura sto scrivendo.
Londra è una città meravigliosa, la prima cosa però da tenere bene a mente, e che io inizialmente non capivo, è che essendo questa (come avevo letto) una “megalopoli sterminata”, bisogna, usare gli efficientissimi mezzi pubblici anche per i più piccoli spostamenti, averlo capito prima ci avrebbe evitato alcuni inutili nervosismi.
I londinesi che abbiamo incontrato, sono sempre stati tutti molto disponibili a fornirci aiuto e soprattutto informazioni, facendomi cadere definitivamente molti luoghi comuni sulla loro presunta freddezza di cui avevo sentito parlare.
Ho visto Punk con piercing e capelli colorati in giacca cravatta e valigetta, recarsi al proprio posto di lavoro. Il modo di essere, vestire e concepire la vita non necessariamente rispecchia realtà violente come noi italiani siamo abituati spesso a pensare, vittime inconsapevoli delle nostre convinzioni inculcateci da culture chiuse a tutto ciò che è diverso e sconosciuto, e che in quanto tale ci spaventa. Ho visto molto più senso civico e rispetto per la propria città qui che nel mio Paese. Ho visto estrema rigidità da parte delle forze dell’ordine e da chi in genere è preposto a controllare, ma sempre applicata con buonsenso e gentilezza, la fermezza non coincide con l’arroganza, e se girando per la città non ho notato neanche una scritta, forse il sistema funziona! Certo, hanno anche loro i loro bei problemi, alcuni magari anche più gravi dei nostri, ma credo che il viaggiare serva anche a poter “rubare” quanto c’è di meglio nei luoghi che si visitano, per tentare magari poi di migliorare un po’ il posto in cui si vive.
Ho visto una città che lavora, e tanto, ed una città che sa come divertirsi, ho visto una città che sa osare, pur mantenendo una certa sobrietà, ma soprattutto ho visto parlamentari discutere quasi sottovoce, e quasi con il sorriso sulle labbra, dando sicuramente buon esempio di civiltà ed educazione.
Ma quello che i miei occhi da sognatore hanno visto di più è come potrebbe essere altrettanto bella la mia meravigliosa Roma con un po’ più di rispetto e considerazione in più per tutto e tutti.
Good Bye London non potremo mai dimenticarti, perché non si scorda ciò che ci entra nel cuore.

CONSIGLI PER IL VIAGGIO
Prenotare con Ryanair molto tempo prima, approfittando magari delle numerosissime offerte vi farà sicuramente risparmiare qualcosa; se siete sicuri di andare, conviene anche prenotare il Bus della Terravision acquistando il biglietto sullo stesso sito della Ryanair ad un prezzo inferiore, ed eviterete così inutili attese all’aeroporto, o peggio ancora, partenze anticipate. Ci tengo a precisare che non prendo soldi dalle suddette compagnie, anche se le ho usate per molti Paesi e mi sono sempre trovato benissimo; con i bimbi avete inoltre precedenza sugli imbarchi.
Una buona guida è veramente basilare, da tempi immemori noi usiamo quelle della Lonely Planet che si sono sempre rivelate a nostro personale avviso le migliori.
Alcune zone non sono prettamente raccomandabili soprattutto di sera, il mio consiglio personale è quello all’arrivo di chiedere magari alla reception quali sono le zone da evitare, e se non siete molto padroni della lingua, potete farvele cerchiare su una cartina, adotto da anni questo sistema in tutte le parti del mondo, e mi ha quasi sempre tenuto fuori dai guai.
Prendete l’autobus n.11 con una guida a portata di mano.
Usate sempre il buonsenso...PICCOLI SUGGERIMENTI GENERALI CON I BIMBI MOLTO PICCOLI
Oltre alle cose più ovvie tipo vestiti, pannolini ecc. il mio consiglio per un viaggio del genere, è quello di portare le seguenti cose:
1) medicinali e quant’altro occorre per le piccole disinfezioni, parlate con il pediatra per un’antibiotico a largo spettro che potrebbe tornare utile (per tutti) in caso di bisogno e per altri consigli, ovviamente tachipirina, termometro, ghiaccio secco e supposte pediatriche per la stipsi. Io porto sempre tutto anche a livello scaramantico.
IMPORTANTISSIMO: andate presso la vostra ASL di zona e fatevi rilasciare il modulo per l’assistenza medica all’estero, potrebbe tornarvi utile in caso di prestazioni mediche ed ospedaliere che dovreste altrimenti pagare, oppure stipulate una piccola assicurazione di viaggio.
2) Lo zainetto portabimbo l’ho sempre sognato.
3) Scaldabiberon elettrico (io l’ho dimenticato) e fornelletto elettrico (con relativo adattatore universale). Qualche volta in caso di bisogno, soprattutto in paesi dove il cibo non era proprio compatibile con le esigenze di un bimbo piccolissimo occidentale (italiano), mi sono ritrovato a preparare una pappa in camera, cosa che comunque sconsiglio vivamente, perché oltre ad essere giustamente vietato, scomodo, e pericoloso per incendi, ustioni ed odori; meglio sempre chiedere ai proprietari che difficilmente si rifiuteranno di mettervi a disposizione la cucina quando si tratta di bimbi.
4) Brodi liofilizzati, formaggini, una boccetta (in plastica) con dell’olio d’oliva, sale, parmigiano grattato, una bottiglia di latte a lunga conservazione con il tappo richiudibile a vite, un pentolino e posatine varie insomma, tutto l’occorrente per una pappa, che si possa conservare anche senza un frigorifero.
5) Un contenitore termico capiente per portare pappe e paste già cucinate.
6) Non dimenticate di far mettere con anticipo i vostri bimbi sul passaporto, o di avere documento equipollente con fotografia. Pena la perdita del volo.
7) Tanta, tantissima pazienza, calma e comprensione.03-02-2005
Dopo una nottataccia insonne passata per metà a finire gli zaini, infilando pappe, pappette e pannolini vari dappertutto, eccoci finalmente pronti.
Federica (mia figlia di 16 mesi ca) si sveglia quasi spontaneamente verso le 6.30 eccitata forse anche lei dalla partenza, avrà preso dal papà?.Mi piace crederlo, fatto sta che con un assonnato sorriso incomincia a dire “Londa, Londa”, e già solo questo basterebbe a ripagare le fatiche di chi pur con bambini piccolissimi non rinuncia all’esperienza di un viaggio.
La partenza non è comunque delle migliori, infatti dopo mezz’ora passata in mezzo al traffico con mio fratello, che avrebbe dovuto accompagnarci all’aeroporto di Ciampino, ci accorgiamo che oggi è giovedì e che ovviamente a Roma c’è il blocco della circolazione per tutte le targhe dispari, ed altrettanto ovviamente quella su cui siamo a bordo non poteva essere che tale!
Inconvenienti del viaggiatore? Forse, ma sarebbe bastato ascoltare un notiziario anziché le consuete canzoni dello Zecchino d’Oro a cui la piccola peste ci costringe, per evitare il problema.
Comunque la sana abitudine di anticipare sugli orari di uscita ancora una volta ci salva e, tornati a casa prendiamo la nostra scassatissima 500, e con quella raggiungiamo l’agognata meta districandoci nella giungla del raccordo anulare. Abbandonata l’auto nel posteggio libero, zaino in spalla, passeggino e cuore pieno di emozioni, tra l’aria piacevolmente tersa del mattino ci andiamo a prendere il nostro bel volo Ryanair.
Federica è ovviamente contentissima ed impazzisce vedendo gli autobus e gli aeroplani di cui sui suoi libri di Scarry le abbiamo (soprattutto il nonno) tanto parlato.
Non è il suo primo volo, ha già preso l’aereo per andare in Sicilia ed in Francia, ma questa volta crediamo che lo vivrà di più essendo un po’ più grandicella, e Laura (mia moglie) ed io abbiamo un bel da fare a correrle dietro tra gli sguardi divertiti degli altri passeggeri.
Nella sala d’attesa incontriamo anche Giulia una nostra vecchia compagna di liceo che ora vive a Bologna, è in giro per l’Europa con il suo coro e ci invita a trascorrere qualche giorno da lei quando sarà di ritorno. Ci andremo mai? Vedremo, a volte rimango veramente meravigliato di come la vita sia un ciclo continuo di persone che entrano ed escono nella nostra esistenza se pur per un brevissimo momento…
Arriviamo al gate con un po’ di ritardo, ma sfruttiamo uno dei pochissimi vantaggi di avere bimbi al seguito, quello di avere la precedenza all’imbarco. Non sono previste prenotazioni per i posti sui voli Ryanair, il gentilissimo stewart irlandese fa in modo però che il posto di fianco al nostro venga lasciato libero, nonostante l’aeromobile sia praticamente pieno, e così Federica ha un po’ più di spazio per giocare e noi per poggiare un po’ di borsette e borsettine che immancabilmente seguono i bambini.
Il volo è tranquillo anche se arriviamo con una buona mezz’ora di ritardo.
Dall’aeroporto di Stansted, consigliati sia da amici sia da alcuni racconti su internet, decidiamo di prendere il Terravision Bus per Victoria Station nel centro di Londra.
Il servizio è rigidamente puntuale (non attardatevi perché non baderanno a lasciarvi a piedi), anche se la biglietteria è gestita in maniera un po’ caotica da italiani; sfortunatamente non avendo prenotato da Roma (non potevamo farlo correndo il rischio di sprecare troppi soldi nel caso che nostra figlia, come spesso succede, si fosse ammalata), dobbiamo attendere mezz’ora in più il bus successivo essendo quello in partenza già pieno. Nel frattempo facendo tesoro dell’”Esperienza” che altro non è alla fine se non una delle fondamentali essenze del viaggio stesso, decidiamo di prenotarlo per il ritorno che essendo ovviamente di domenica, ci comporta di dover anticipare di almeno due ore la partenza, in quanto i due precedenti busses sono pieni.
Giusto il tempo di lasciare a terra tre italiani ritardatari, e ci troviamo catapultati nella grigia periferia di Londra, che ci appare proprio come ho visto in molti films. Fa una certa impressione attraversare zone industriali e sterminati quartieri dormitorio, il cielo cupo con le sue nubi basse e minacciose ne aumentano poi l’effetto negativo.
Tutto questo sparisce però non appena si intravede il Tower Bridge dietro uno sprazzo di sole, ma è solo per un momento prima che il bus si tuffi nei bui sottopassaggi di Victoria Station. Siamo arrivati.
Scarico i bagagli, passeggino compreso lasciando azzuffare gli altri italiani disposti a spaccarsi la testa nel basso vano del bus pur di arraffare per primi la propria valigia, assurdo ovviamente pensare che qualcuno possa impietosirsi per il fatto che abbiamo una bimba, e mi viene da sorridere pensando che una volta chiamavamo queste le terre dei cosiddetti barbari…
Lasciamo così il pullman per ultimi, veniamo però ricompensati dell’attesa da un gentilissimo signore di Prato che essendo in partenza ci regala due biglietti (day travel card) validi per il resto della giornata facendoci risparmiare una bella fila per acquistarli ed anche diversi pound.
Prendiamo così la metro (subway o tube) con un po’ di fatica diretti verso l’albergo che avevamo prenotato telefonicamente. Mi rendo subito conto che non tutte le stazioni sono attrezzate per i passeggini e carrozzine, soprattutto le linee più antiche, essendo quella di Londra la metropolitana più vecchia del mondo (1823 credo l’anno in cui fu istituito il primo tratto), mi preparo pertanto a lunghe arrampicate con passeggino e Federica “in spalla“.
Come immaginavamo il Clifton Hotel non tradisce le aspettative degli hotel medi londinesi, insomma fa discretamente schifo, definire la camera microscopica è riduttivo, c’è un solo letto di tipo queen che conosciamo (più piccolo rispetto ai nostri matrimoniali definiti king) da cui si può però accedere da un solo lato saltando sulle valige, è sormontato da un inutile televisore sotto al quale sono appese due stampelle a ricordarci che dovrebbe esserci un armadio, oltre che ad un tavolo ed un comodino che non vediamo; in compenso avendo pagato 45£ al giorno, abbiamo diritto alla suite con il bagno in camera quindi, ma talmente piccolo che nel lavandino ci si può lavare una mano per volta; anche la pulizia non è proprio accurata, ma viaggiando nei peggiori posti del mondo abbiamo imparato a sorridere di questo.
Insomma considerando il posto semplicemente come tale e cioè un luogo dove lavarci e riposarci un po’, ce ne freghiamo di tutto e riusciremo persino a cucinarci la pappa per Federica oltre al solito immancabile caffè italiano, per noi unico lusso a cui quando stiamo fuori facciamo fatica a rinunciare.
Appena arrivati decidiamo subito di fare un giro per poter tra l’altro mangiare qualcosa, la zona invero, stando a quanto ci dice la proprietaria dell’albergo, una robusta signora emigrante di Salerno, non è tra le più raccomandabili di sera, e così optiamo per un giro di Londra by night avvicinandoci a Piccadilly Circus.
Passeggino, scale… ancora scale, ed in un attimo siamo in una delle più conosciute piazze del mondo, con le sue luci e le sue risplendenti pubblicità al neon che si stagliano contro il blu della notte, dandoci il primo vero caotico benvenuto in questa meravigliosa e strana città.
Lascio alle guide il simpatico compito di fornire spiegazioni sulla storia di questa piazza e sul suo nome, probabilmente legato al “mestiere” più antico del mondo praticato qui in epoche remote da “donnine allegre”; a me il posto se pur più in piccolo ricorda tanto New York.
Nel culmine dell’ora di punta, percorriamo così per un primo assaggio tutta Regent Street fino ad Oxford Street piene dei più famosi negozi, ed affollatissime di frettolosi passanti che si catapultano nelle varie stazioni delle subway tanto da non riuscire quasi a camminare!
Mangiamo al volo qualcosa da Burghy che come sempre ci sembra meglio (o meno peggio) di Mc Donald’s, ed essendo veramente stanchi, alle 8.30pm siamo in stanza. Iniziamo a preparare con il nostro immancabile mini fornello elettrico la pappa per Federica, mentre lei gioca con il suo nuovo Teddy Bear originale comperato nel negozio omonimo, alla fine mangerà tutto d’appetito contentissima di aver preso in un solo giorno l’aeroplano il treno ed il bus.
Doccia ed a ninna presto perchè domani si trotta!

04-02-2005
Nottataccia anche questa, ovviamente insonne, preso tutto il tempo a calci in faccia da mia figlia che probabilmente sognava di correre per Hyde Park.
Sveglia alle 6.30, caffè per noi, biberon, ci si veste scontrandoci nella piccola stanza e si va a fare colazione nel seminterrato del nostro hotel/b&b, anche questo deludente come ambiente ma, tutto sommato, bacon fagioli uova e salsiccia mi mettono sempre di buon umore, a Laura un po’ meno, ma comunque si parte.
Prima tappa servendoci ovviamente della metro all’Horse Guard per il consueto cambio della guardia fissato per le 11.00am, delle guardie a cavallo della regina, da non confondersi con quello di Buckingham Palace.
In realtà se non forse per l’unicità delle appariscenti divise, non ci sembra niente di particolarmente spettacolare, ma è comunque caratteristico e molto formale, all’inglese insomma.Trovandoci inoltre proprio sulla White Hall, mentre aspettiamo la parata, diamo uno sguardo ai vari numerosi palazzi dei ministeri, e soprattutto al blindatissimo n. 10 di Downing Street; mi viene da sorridere pensando che nell’immaginario collettivo dovrebbe essere una normalissima porta vigilata da un Bobby disarmato, dove ci si aspetta che bussando, venga quasi ad aprirci il primo ministro in persona, quando nella realtà è impossibile accedere anche soltanto nella strada rigorosamente transennata, e con un numero indefinibile di poliziotti in assetto da guerra, tanto da rendere la stessa porta praticamente invisibile. Potere della televisione!
Per fortuna il caratteristico dolce e rilassante suono del Big Ben che troneggia alle nostre spalle ci riporta nel nostro mondo di fiabe e camminando ancora un po’, arriviamo fino a Trafalgar Square, dove sotto la statua del mio amato Horatio Nelson è in atto una singolare cerimonia commemorativa in onore di un certo Joyce, ma non crediamo si tratti dell’omonimo scrittore irlandese.
Giro di rito per un po’ di foto, e poi via indietro verso il palazzo del parlamento con stop, e relativa fila per impressionare la pellicola con l’immagine in una classica cabina telefonica rossa, oramai sempre più rare a trovarsi. Accurato giro del palazzo illuminati dalle preziose spiegazioni della nostra guida (tascabile), e poi come gli altri ci mettiamo in un’ordinata fila per entrare ed assistere ad una seduta.
E’ fantastico osservare come ci guardano tutti, non tanto per noi quanto per il passeggino (e poi capiremo il perché).
I bobbies sono invece gentilissimi, e pur sottoponendoci ad un rigidissimo controllo, ci fanno poi prendere un ascensore riservato ai parlamentari, evitandoci numerosissime anguste scale, ma soprattutto una enorme coda; e come per miraggio, ci ritroviamo catapultati all’interno della Camera dei Comuni.
Assistere ad un dibattito in pieno atto è un’emozione fortissima, l’unica raccomandazione che ci viene richiesta è quella di allontanarci immediatamente qualora Federica dovesse decidere di dire la sua, ma lei sembra capisca ed adeguandosi all’ambiente inizia a parlare sommessamente, ed anzi, non contenta, in perfetto english style, inizia a salutare tutti i vicini dicendo: ”Hello!” cosa che ripeterà poi all’infinito anche nei giorni successivi ogni qualvolta prenderemo la metro facendoci morire dal ridere.
Usciti dal parlamento circumnavighiamo la limitrofa Westminster Abbey, limitandoci però ad ammirarla esternamente, anche a causa di un piccolo scoppio di nervosismo credo abbastanza comprensibile dovendo girare con una slitta carica di roba al seguito, dove però sono io a fare la parte di Zanna Bianca (tanto per citare il grande Jack, guarda caso London).
Diverse scalinate della metro dopo, arriviamo alla mitica Torre di Londra suggestiva per la sua travagliata storia e, di conseguenza, per quella dei vari fantasmi che la popolerebbero, e che insieme ai simpatici folcloristici Beef, farebbero la guardia ai gioielli della regina, qui gelosamente custoditi.
Qualche foto con il London Bridge in lontananza, avvolto già nelle luci del tramonto,e via verso le ultime innovazioni del millennio, tra cui ovviamente il London Eye (la grande ruota panoramica) che tutto sommato non stona poi così tanto tra il Big Ben ed il Tamigi.
Questo apparente stridore tra nuovo e antico ci ricorda anzi che questa è una città se pur attaccata alle sue tradizioni, incredibilmente aperta alle innovazioni, dove convive ancora la monarchia con i suoi splendidi palazzi ed i dispendiosi fasti di Buckingham Palace, accoppiata a futuristiche zone, dove imperano i magnati della borsa sotto l’ombra dell’imponente Millennium Bridge, attraversato il quale ci rituffiamo nel passato, portandoci verso il Globe theatre, rifacimento fedele del teatro di Shakespeare.
Nell’edificio completamente di legno e con il tetto fatto di canne, il pubblico (al massimo mille posti) può sedere anche per terra ascoltando gli attori che, assolutamente senza microfoni, si aggirano spesso anche tra la gente.
E mi viene da sorridere pensando che per poter entrare ai tempi del grande William, bisognava portarsi dietro un’arancia munita di chiodi di garofano, al solo fine di rendere più sopportabile il puzzo di tante persone ammassate, in un epoca in cui l’igiene personale era un lusso per pochi.
Tutto questo praticamente dietro la meravigliosa Tate Modern Gallery, vero caveau di opere d’arte, ma ci arriviamo talmente stanchi ed affamati da riuscire a darle a malapena un’occhiata e, dopo aver mangiato discretamente male in un fish and chips consigliatoci da un amico, ci trasciniamo in stanza dove cuciniamo una pastina per Federica che ci fa quasi invidia. E così per metà rifocillati ci addormentiamo entrambi mentre Federica che non ne vuol sapere di dormire continua a saltarmi addosso gridando: ”Aeroplano… aeroplano… autobus granne granne tutto blu!” Perché poi blu proprio qui a Londra, rimarrà un mistero insoluto…

05/02/2005
Solita sveglia alle 6.30.
Oggi anche per rispetto di Federica decidiamo per un ritmo più blando, inoltre a metterci maggiormente di buon umore è uscito un meraviglioso sole che rende la temperatura molto più mite di quella che abbiamo lasciato a Roma.
Abbuffati con la colazione all’inglese, ci rituffiamo nelle gallerie della Subway, riemergendo soltanto per andare a prendere un grazioso trenino che ci condurrà a Greenwich.
La gita ovviamente si rileverà estremamente gradita per nostra figlia, perché a parte il maestoso veliero Cutty Sark che tanto ambivo vedere dai tempi delle medie, c’è un bellissimo parco con scoiattoli e daini liberi ovunque.
Per fortuna la concezione degli inglesi per i parchi e luoghi di divertimento per i bimbi è molto alta, e questo, mentre lei scorrazza sui verdi prati, ci permette di visitare se pur a turni alterni la bellissima cappella, la White House (ebbene si! Questa è l’originale, da cui gli americani hanno copiato, ovviamente ingrandendola ,la residenza per il loro amato presidente). La mattinata scorre così piacevolmente ed all’ora di pranzo ci rechiamo al Regatta Caffè (proprio dietro al museo marittimo) che consiglio vivamente, perché attrezzatissimo per i bimbi anche piccolissimi, con un menù a buffet dove è possibile mangiare decisamente bene a prezzi abbastanza contenuti, ed infatti è strapieno di famiglie di ogni parte del mondo.
Terminato il pranzo, ci azzardiamo a visitare il Maritime Museum (ingresso a donazione libera) sperando che Federica si addormenti, invece con nostra grande sorpresa scopriamo che c’è un’intera ala dedicata ai bimbi, dove imparano i segreti del mare, delle navi e marinai, con giochi interattivi di ogni genere.
Lei ovviamente è ancora troppo piccola e non li capisce tutti, ma si diverte tantissimo seguendo gli altri bambini, e vederla piangere mentre la portiamo via, è una vera sofferenza.
Fortunatamente appena usciti, si addormenta, e noi possiamo vedere con un po’ di pace il forse più famoso osservatorio del mondo attraversato dall’omonimo meridiano.
Solita foto-ricordo alla giapponese con un sorriso un po’ imbecille stampato sulla faccia (non me ne vogliano gli amici giapponesi) stando a cavalcioni sulla linea del meridiano, e poi via per un rapido giro tra il mercatino della cittadina qualche minuto prima di rientrare nella grande metropoli.
Dalla tranquillissima e solare Greenwich trovarsi nei magazzini Harrod’s in pochissimo tempo è un’esperienza unica, unico è anche l’inconveniente di non riuscire praticamente a camminare data l’immensa folla, tanto che per comperare del the dobbiamo praticamente aggrapparci alla cassa per non essere trascinati via dal flusso; non oso immaginare come possa essere a Natale...! Potenza del consumismo!
Stessa situazione più o meno anche in Piccadilly Circus, dove entriamo nel Trocadero Center, e ci fermiamo nel Rain Forest Caffè con annesso ovvio negozio di giocattoli sul tema della foresta. Cenare qui sarebbe molto carino, ma la lista d’attesa è lunga e,se pur i prezzi non siano altissimi, ci rendiamo conto che Federica è ancora troppo piccola per poter capire appieno l’ambientazione; non troppo piccola però per capire che ci troviamo all’interno di un negozio di giocattoli, e pertanto anche noi ne usciamo con la nostra bella famigliola di animali di plastica selvatici che si vanno ad aggiungere al Teddy Bear comperato il giorno precedente.
Vorremmo cenare in qualche tipico anche fumoso (per una volta) pub inglese, ed andiamo ovviamente a Soho, ma scopriamo che i bimbi così piccoli non sono ammessi ed i gestori sono inflessibili, così, un po’ delusi, ci giriamo il caratteristico quartiere, con i suoi locali a luci rosse, per poi sfociare senza quasi accorgercene a China Town, accecati dalle sue allegre luci, colori e festoni, e con i suoi immancabili odori che sono identici penso in tutte le China Town che abbiamo avuto la fortuna di vedere nel mondo.
Torniamo quindi al solito Burger King salvatore delle nostre finanze e nemico del nostro fegato, acquistiamo del latte fresco in un vicino market per Federica, solita metro, solite scale, e al solito distrutti rientriamo alla base. Pappa per la piccola, doccia per tutti e ninna.
Piccola chicca della giornata: affaticato dalle numerosissime scale, su quelle di Burgher King mi sono esibito in un triplo avvitamento carpiato, facendo un volo a mezz’aria con tutto il passeggino, e mi sono ritrovato ai piedi della rampa in ginocchio con Federica che non si è praticamente accorta di nulla essendo fortunatamente legata. Rossore in faccia dopo lo spavento e via di corsa a smaltire la figuraccia appena fatta in “mondovisione” a Piccadilly Circus mentre alle mie spalle mezza Londra dopo un primo attimo di silenzio esplodeva a ridere!

Domenica 06-02-2005
Oramai abituati alle alzatacce, prepariamo i bagagli in pochi minuti, e scendiamo a fare colazione, siamo un po’ contrariati perché la saletta è piena e dobbiamo aspettare ben quarantacinque preziosissimi minuti prima di poter mangiare, abbiamo poco tempo perché a mezzogiorno abbiamo il bus per l’aeroporto, e in più dobbiamo tornare a prendere i bagagli che abbiamo deciso di lasciare momentaneamente alla reception.
Andiamo così a vedere Camdem Town di cui avevo sentito tanto parlare, ed in effetti il suo variopinto mercato non ci delude! Qui si trova veramente di tutto, ed è una vera manna per Dark e Punk con ogni sorta di negozi specializzati, ci sono persino dei funghetti definiti magici che sconsiglierei però di fare con panna e prosciutto.
Rubo qualche foto perché so che molti non gradiscono, ed in Camden Lock Market è addirittura vietato, ma una volta tanto, forse avere una bimba aiuta, a condizione di porci nei confronti degli altri in una posizione di assoluto rispetto.
Il mercato è comunque interessantissimo e lungo la via è pieno di locali alternativi che rappresentano una delle tante facce di questa infinita città. Facciamo un bel giro acquistando anche qualche piccolo souvenir, ma prima di andar via non posso fare a meno di notare il fatto che moltissime bancarelle sono gestite da cinesi con le loro tipiche mercanzie a bassissimo costo standardizzate; non ho assolutamente nulla contro di loro, ma in cuor mio spero che non monopolizzino il posto rendendolo sterile delle sue caratteristiche peculiarità, distruggendone la vera anima ed il tipico clima di ribellione agli schemi che qui si respira, come è già avvenuto per tanti bei luoghi nel mondo.
Incredibile! Ci rimane ancora il tempo per un giro panoramico in bus! Vorremmo prendere il n. 11 che abbiamo letto su un giornale di viaggi, fa il giro di tutti i monumenti di maggior importanza, ma non passa, ed il tempo stringe, pertanto optiamo per il 24 che pur facendo un giro simile, ci lascia però vicino all’Hotel.
Oggi salire e scendere dai mezzi è un gioco da ragazzi, perché abbiamo mollato il passeggino, in compenso Federica dopo un po’ decide che si sta tutto sommato meglio a cavalluccio del sottoscritto, con mia estrema soddisfazione, ma la sua faccia non appena saliamo sull’estremità dell’autobus a due piani e le sue grida di gioia non appena ci affacciamo sulla strada, valgono da sole tutte le intere fatiche della vacanza… Bellissimo!
Rientriamo in Hotel per prelevare i bagagli e con la solita rapidissima metro in un attimo siamo a Victoria Station dove pranziamo in un fast food ovviamente velocemente, prima di prendere il bus. Rifiatiamo soltanto dopo aver superato i severi controlli del gate, dove ci concediamo una bella sosta in una lussuosa tea room sorseggiando un ottimo the accompagnato dagli immancabili profumatissimi Muffins e, mentre anche Federica si gode il suo biberon di latte, io tento di aggiornare questo mio diario dove faticosamente riesco a scrivere, visti i ritmi abbastanza frenetici di questi bellissimi giorni.
Oramai ci siamo… manca poco a Roma, la nostra bimba dopo una prima esaltazione per l’aeroplano, quasi dorme in braccio alla mamma, mentre due bimbi dietro di me per non farmene sentire la mancanza riempiono di calci il mio sedile… e come per incanto, la nostra cicogna ci riporta a terra!Lascio l’indirizzo dell’hotel/b&b soltanto per dovere di cronaca, ma devo dire che essendo gli alberghi qui in genere carissimi dato anche il cambio svantaggioso, tutto sommato forse si è rivelato una soluzione abbastanza economica, a patto di essere pronti a stare in camera il meno possibile. Parlano inoltre un accettabile italiano qualora aveste problemi con la lingua. Noi francamente lo abbiamo scelto perché non pretendono alcun anticipo per la prenotazione telefonica, cosa che dovendo viaggiare con una bimba che specialmente in inverno è spesso soggetta a frequenti febbri e raffreddori, ci ha allettato non poco, consentendoci di non rischiare di perdere null’altro se non il costo del biglietto aereo.
L’indirizzo comunque è il seguente:
Clifton Hotel
7 st Chad’s Street wc1h8bd
King Cross
Tel.:+004402078374452
Non hanno sito internet

10 commenti in “A Londra con i bambini? Si può!
  1. Avatar commento
    zainoescarponi@libero.it
    24/01/2010 22:05

    Cara Sonia, cosa vuoi che ti dica, io sono in partenza per Oslo proprio questa settimana con due bimbe, quindi affronto un freddo peggiore, so già che ci saranno momenti duri e scoraggianti, momenti in cui mi pentirò di essere partito. Ma so anche che una volta tornati, i ricordi delle fatiche e disagi svaniranno, lasciando in noi solo la bellezza di un viaggio comunque unico, e nei tuoi bambini una crescita a livello di esperienze che nessun altra cosa se non un viaggio può donare. Buon viaggio ed in bocca al lupo.. ps.: Pazienza, e tolleranza ne serve tanta.. portane un bel po'!:-)

  2. Avatar commento
    sonia c.
    22/01/2010 09:49

    Ciao Domenico. Ho letto il tuo diario e mi sono fatta un pò di coraggio...Stiamo pianificando un viaggetto a Londra proprio adesso tra febbraio e marzo con i nostri bambini di 2 e 4 anni (ma non siamo mai andati oltre la casa dei miei in sardegna!). Viaggiando in febbraio avete trovato molto freddo? Inoltre temo che i bambini si annoino e diventino nervosi...Però vorrei proprio ricominiciare a fare qualche viaggetto...

  3. Avatar commento
    domenico
    25/11/2009 22:27

    Ciao Arien, non so che dirti.. io/noi il pannolino lo abbiamo sempre cambiato sul passeggino,o su un qualunque piano, in Svezia ho trovato fasciatoi ovunque, a Londra molto molto meno. Cmq se ti attrezzi con un asciugamanetto, magari al chiuso che problemi ci sono a cambiare la tua bimba? Per il fornello non so, dipende da dove alloggerai, ma non credo che nessuno ti negherà di scaldare una pappa o un biberon, poi dipende molto dallo spirito di adattamento vostro e della vostra cucciola, mia figlia a tre anni mangiava hot dog passeggiando per Stoccolma, ogni tanto si può fare, ed ancora oggi ne va pazza. Parti sempre dal presupposto che vai in una megalopoli tecnologicamente più avanzata del nostro paese, e che anche li i bimbi sopravvivvono!:-) Quello che fa più male sono sempre le nostre paure..Buon Viaggio... Londra è meravigliosa io l'adoro! Enjoy your trip.

  4. Avatar commento
    Arien
    25/11/2009 14:54

    Ciao Domenico, sono arrivata al tuo diario cercando informazioni sullo stare a Londra con la nostra bimba che ha 19 mesi. Martedì 1 dicembre partiremo per stare 4 giorni lì e sono un po' preoccupata x la gestione della bimba, cioé pappa e pannolini... Non mi è possibile portare un fornellino, che fare? Poi, ci sono luoghi attrezzati per il cambio pannolino? Sarei lieta se tu potessi darmi qualche informazione in più, anche se è passato un po' di tempo...

  5. Avatar commento
    zainoescarponi
    01/02/2006 21:58

    Grazie per il commento, è sempre un piacere riceverne. La meravigliosa Irlanda era tra le mie mete favorite, l'avevo anche preparata, ma parlando con chi c'è stato, ho scoperto che soprattutto in agosto è molto piovosa e ventosa, per tanto valutate bene perchè con una bimba piccola rischiereste di passare molto tempo in auto o peggio in camera e, per esperienza so che potrebbe essere un po' stressante lottare contro la sua grande e giusta voglia di sgambettare e vivere. Lungi da me tuttavia il voler smorzare qualunque entusiasmo... buon viaggio e leggerò volentieri il vostro resoconto qualora decideste di scriverne uno. Grazie ancora Domenico

  6. Avatar commento
    Federache
    01/02/2006 13:06

    Proprio un'esperienza magnifica...complimenti! Anche noi con la ns bimba non ci siamo mai fermati e per quest'estate ...lei avrà 18 mesi, abbiamo in programma 15 giorni in Irlanda!

  7. Avatar commento
    sangiopanza
    23/01/2006 11:35

    Hai ragione: scusa se non ho precisato. Lo so che un anno fa nessuno aveva ancora ricevuto la tessera. La mia osservazione voleva essere un'informazione per i futuri viaggiatori. Downing Street l'ho vista sia prima che dopo. Ed è vero: c'è un abisso e vedere quelle sbarre che chiudono la strada fa sembrare la residenza del premier inglese, la gabbia di uno zoo.

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    Leandro
    23/01/2006 11:31

    Direi che questo è un ottimo esempio di utilizzazione dello spazio commenti. Con il passare del tempo certe informazioni possono essere superate ed è sempre gradito chi interviene aggiornando. Il risultato è una Banca Dati in continua evoluzione, a tutto vantaggio dei lettori. Grazie sia a Sangio che a Domenico!

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    zainoescarponi
    23/01/2006 11:04

    Grazie Sangiopanza per le tue ossevazioni,a cui vorrei rispondere: purtroppo dal momento in cui ho inviato il diario fino alla data di pubblicazione, sono intercorsi diversi mesi, ed all'epoca del nostro viaggio non era ancora arrivata a nessuno la tessera sanitaria, per tanto non potevo scrivere diversamente, su Downing Street sicuramente posso dire che ora non è un bello spettacolo. Grazie di nuovo

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    sangiopanza
    23/01/2006 07:26

    Prima osservazione: chi ha ricevuto la nuova tessera sanitaria plastificata, con il numero di codice fiscale, non ha più bisogno del famoso mod.111 per l'assistenza sanitaria all'estero, per i paesi dove questo già valeva prima. Seconda osservazione: in effetti il n° 10 di Downing Street era proprio come nell'immaginario collettivo fino a qualche anno fa: ci si poteva avvicinare all'uscio fino ad un passo. Ora, purtroppo, non più.

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