La Galizia: ricordiamola com'era

Il racconto dei volontari, per provare a non dimenticare

Scritto da Franco Casini

INTRODUZIONE
Questo è il resoconto di un viaggio tutto particolare. Un viaggio che nessuno dei partecipanti avrebbe voluto fare, ma non perché la meta non sia una regione splendida, anzi.
Nessuno avrebbe voluto andare là e vedere la Galizia ferita, violentata, insultata, insudiciata. Tutti avrebbero voluto vederla com'era fino al giorno precedente la sciagura: Cabo Finisterre, le Rìas, Santiago de Compostela, una costa mozzafiato e le tante bellezze di una Spagna a torto meno nota ai flussi turistici.
Invece ecco le cronache proiettarla in primo piano per un disastro ambientale di dimensione difficilmente immaginabili; lo si dice ogni volta, ma poi notizie sempre nuove, talora rilevanti ma spesso anche futili, appannano giorno dopo giorno l'indignazione e il ricordo sia nei notiziari che nelle coscienze. Fino al disastro successivo.
Alcuni amici di Legambiente, riversatisi sul luogo dello scempio per dare il loro apporto a un'operazione di pulizia di dimensioni titaniche, hanno voluto mandarci qualche testimonianza "sul campo": estemporanei appunti tratti dai diari che, rubando qualche minuto al sonno dopo giornate massacranti, alcuni di essi sono riusciti a tenere.
Si tratta di semplici schizzi, impressioni a caldo, alcune firmate, altre anonime, ma questo non è rilevante. Proprio per la loro immediatezza, costituiscono un documento straordinariamente prezioso.
Chissà che in piccola misura anche questo contribuisca a non far dimenticare…

13 dicembre 2002
Da Fisterra a Muxia continua il nostro monitoraggio degli arenili alla ricerca degli uccelli. Alla "Playa de Langosteira" abbiamo trovato otto vittime del "chapapote", un neologismo galiziano che definisce il "blob" del petrolio grezzo versato dalla Prestige.
Con l'intera équipe di Legambiente, composta da 22 volontari che si muovono con tre furgoni, abbiamo incontrato i militari impegnati nella pulizia delle spiagge insieme ai pescatori e ai volontari di altre nazioni.
I pescatori sono quelli che subiscono in maniera più immediata le conseguenze economiche del disastro. Quelli che svolgono la loro attività con regolare licenza ricevono un indennizzo statale di 1.200 euro per il fermo obbligatorio; la maggior parte del popolo del mare, però, i pescatori abusivi, non può percepire alcunché.
Dalle testimonianze dei pescatori di Fisterra emerge una costante: il mestiere è stato loro tramandato da generazioni e dopo il disastro che ha colpito le acque dove prima di loro hanno lavorato i loro padri e i loro nonni, sarà traumatico e per niente facile cercarsi un altro lavoro. Ma sarà anche necessario, dicono, "perché quello che vediamo sulle spiagge è niente rispetto a quello che c’è in fondo al mare".
Siamo stupefatti dall’accoglienza ricevuta dai locali. Più di una volta ai volontari di Legambiente è stato offerto da bere e da mangiare, nelle osterie ma anche nelle case dei pescatori.

Lunedì 6 gennaio 2003
Siamo arrivati in Galizia, impazienti di cominciare a lavorare; se non fosse festa saremmo già incatramati fino al collo. Domenica, come tutte le domeniche a Santiago, nella piazza davanti alla cattedrale abbiamo incontrato un gruppo di manifestanti in tuta bianca, sotto la pioggerella fine, con una scritta a caratteri cubitali: "l'impazienza criminale", "pulizia democratica". In mezzo alla piazza delle finte macchie di chapapote con il nome di Aznar, di altri ministri ed esponenti del governo. Qualcuno dei manifestanti ci ha detto che la marea negra sulle spiagge è più facile da pulire rispetto a quella di cui si è imbrattato il governo spagnolo.
Tre di noi hanno approfittato dell'auto con cui sono venuti e si sono uniti solo per oggi a un gruppo di volontari che lavora con la guardia forestale nella raccolta di uccelli vittime della marea negra. Se fosse stato possibile saremmo andati tutti.
L'onda nera è molto vicina e la si sente attraverso l'esperienza delle persone che già ci sono state; ma ci sembra anche di non arrivare mai, tanta è l'impazienza di cominciare a dare una mano.
La Galizia è letteralmente tappezzata da bandiere con la scritta "nunca mais" (mai più nella lingua locale) dove lo sfondo bianco barrato di azzurro è diventato nero.
Aspettando l'autobus con la scritta "equipe limpieza de playas"...
...e l'emozione del primo giorno

Martedì 7 gennaio 2003
Che casino! Dobbiamo mettercene molto del nostro per fare un buon lavoro, ma fortunatamente l'impegno e le forze dei volontari non si fanno certo desiderare.
Dal primo istante in cui ho visto gli scogli insudiciati di veleno nero è sparito dalla mia memoria il piacevole ricordo della candida coltre di nubi attraversata in aereo.
Quella colla nera ti si attacca addosso e ti tira proprio giù, fortuna che c'è la solidarietà tra volontari e l'affetto degli abitanti che incontriamo.
Oggi ci hanno offerto un pranzo in un tendone, cucinato dalle signore del paese e con prodotti forniti dagli abitanti. Ce le siamo baciate tutte quelle donne ai fornelli!
L'immagine di oggi è quella di uno striscione appeso nel tendone: un cuore nero barrato di azzurro come la bandiera della Galizia.
È l'aiuto che viene dal cuore della gente che è qui, tutti dalla stessa parte; si dice che capita di rado di lavorare coi militari, i soldati preferiscono stare per conto loro.
Scherzando di "intimidad militare" a noi sono sembrati pochi, ma c'è di buono che non è ancora capitato di lavorare a fianco di "mala persona": anche coi militari si lavora in armonia.

8 gennaio 2003
Persone ordinarie in luoghi straordinari. Così si può riassumere la presenza dei volontari italiani di Legambiente in Galizia, impegnati in prima persona per far fronte al disastro ambientale causato del naufragio della Prestige. Un gruppo di uomini e donne animati dalle stesse motivazioni si confronta con l'oceano, che appare a chi lo vede per la prima volta una distesa immensa e increspata, forte e nonostante tutto viva. Fa venire i brividi, e non solo per il freddo. È dura raccogliere il petrolio mentre piove e tira un vento gelido. Separarlo dall’acqua è ancor più duro, ma è necessario toglierlo dalle coste prima che contamini in profondità le spiagge condannandole a morte. Noi siamo qui per questo.
(Lorenzo Clementi)

9 Gennaio 2003
Oggi mi sono passate tra le mani 18 tonnellate di petrolio, denso, colloso, maleodorante, maledetto. Oggi, giorno di riposo dell'esercito, noi, i volontari italiani di Legambiente, abbiamo avuto accesso ad una delle spiagge più contaminate.
Lo spettacolo macabro che ci si è presentato non ha nulla a che fare con ciò che abbiamo potuto vedere sinora, nemmeno con quello che abbiamo visto il primo giorno, quando era così difficile strappare il chapapote al mare.
Oggi si fa sul serio, anche l'organizzazione ha finalmente compiuto il salto di qualità necessario a dar concretezza alla voglia di intervenire dei nostri volontari. Alcuni di Legambiente sono andati in prima linea a staccare spessi strati di fuel oil dalle rocce della spiaggia di Lira, altri sono stati impegnati in una lunga catena umana per trasportare le pesanti ceste fino ai trattori.
Con un altro gruppo mi sono occupato di svuotare le ceste piene nei container e di ripulirle per poterle riutilizzare. Quello che abbiamo raccolto è purtroppo niente rispetto al danno irreparabile che devasta le coste galiziane. Ci vuole pazienza, per tutto ci vuole pazienza. Siamo stanchi ma contenti, anche se per poche frazioni di secondo, finché con il pensiero non si ritorna alla realtà di quanto c'è ancora da spaccarsi la schiena. Speriamo di essere in tanti.
(Stefano Farina, Responsabile del gruppo di Legambiente)

10 Gennaio 2003
Il solo fatto di stare a contatto, aiutare, incrociare gli sguardi di poveri volatili colpiti dal "chapapote", ripaga a pieno le dieci ore di lavoro. Siamo i volontari di Legambiente arrivati fino qua per far lavori semplici ma importantissimi. Qui al centro di recupero per volatili di Pontevedra ci impiegano per pulire le piscine che ospitano due o più pennuti in via di guarigione, per inserire in ogni singolo pesce una pastiglia di vitamina B1, oppure lavare tutte le siringhe utilizzate per la somministrazione di liquidi energetici ai nuovi arrivati, con tutte le piume ancora imbrattate di petrolio.
Ma l'esperienza che stiamo vivendo è unica e irripetibile. Nel pomeriggio siamo stati gli assistenti dei veterinari facilitandoli nel lavoro: tenendo fermi i volatili, aprendo loro il becco per inserirvi le piastrine di riconoscimento. È un lavoro molto impegnativo e stancante, ma la gioia di vedere un animale recuperato alla vita ripaga ampiamente la fatica.
(Christian Gabrielli)

21 gennaio 2003
Una mattina da lupi con pioggia e raffiche di vento. L'autobus viene a prenderci alle nove in punto, due ore di viaggio e siamo sulla costa. Il tempo di indossare stivali, tute e mascherine e via sulla spiaggia tra le rocce vestite di nero e la sabbia sommersa dal chapapote, che ha cancellato ogni colore e forma di vita.
Siamo tanti; oltre ai volontari del Cigno Verde ci sono ragazzi e ragazze che hanno lasciato i loro libri a Barcellona o Madrid per venire fin qui a imbrattarsi di catrame. Visti da lontano, chini a raccogliere il bitume puzzolente, sembriamo un gregge di pecore al pascolo.
Sono le quattro del pomeriggio e, neri come la pece, ci liberiamo degli indumenti maleodoranti per indossare la nostra cerata gialla, mentre intanto la marea sale. È di colore scuro. Domani saremo di nuovo qui, quando partiremo altri ci sostituiranno finché l'oro della sabbia tornerà a splendere e le rocce saranno di nuovo nude a prendere il sole.
(Franco Casini, Responsabile di campo)

27 Gennaio 2003
È l'ultimo giorno del gruppo di Legambiente in Galizia; anche oggi insieme ai volontari di tutti i Paesi riempiamo secchi del bitume nero che a perdita d'occhio ricopre gli scogli di questa spiaggia; anche oggi ci ritroviamo tutti sotto il tendone del porticciolo di Lira per la cena, ma è il momento degli addii, un forte abbraccio alle mamme che ogni sera ci hanno rinfrancato con i gustosi piatti preparati per la loro grande famiglia, un addio a Pete, Miguel, Gina, Lola e Pamela, a tutti gli altri senza nome che hanno condiviso questa incredibile avventura.
L'autobus si allontana dalla costa per riportarci a casa, guardiamo il mare per l'ultima volta, vorremmo potergli dire che un giorno tornerà come prima insieme ai pesci e agli uccelli che l'hanno abbandonato.
Siamo al bar per la solita "cerveza", ma l'imminente partenza ci rende muti, spaesati. Entra un gruppo chiassoso di ragazzi, sono studenti di Madrid che domani riempiranno di catrame i secchi che noi abbiamo lasciato. Questo mare ha già nuovi amici.

Lascia un commento
Devi essere connesso per inviare un commento, contattaci per ottenere il tuo account

© 2024 Ci Sono Stato. All RIGHTS RESERVED. | Privacy Policy | Cookie Policy