LE TAPPE: Los Angeles, San Francisco, Sequoia Park, Las Vegas, Grand Canyon Park, Yellowstone Park, Washington, Baltimora, Philadelphia, New York City, Boston.
Viaggio con la famiglia, quattro persone, tutti adulti, per tutti è la prima volta negli USA.
Partenza da Bari e rientro a Bari.
L’organizzazione di questo viaggio è stata lunga e approfondita, a cominciare dai passaporti elettronici con impronta digitale, poi al visto ESTA che si ottiene online specificando già qual è l’albergo in cui si passa la prima notte. Attenzione a cliccare con attenzione le varie opzioni, il passaporto di mia figlia all’imbarco a Roma è risultato essere stato rilasciato dal Japan, infatti inavvertitamente avevo cliccato male sulla lista dei paesi, fortunatamente il personale moto efficiente e disponibile a Fiumicino ha, in tempo reale, provveduto a far emettere un nuovo Esta, meno male.
Mi sono fatto rilasciare anche la patente internazionale, non è servita.
Assicurazione Europ Assistance per cure mediche ecc. (euro 479), carte di credito e prepagate, contanti già dall’Italia per le piccole necessità. Anche se la carta di credito è regina.
Le guide Lonely Planet e internet attraverso siti di viaggio, Google Earth con il favoloso street view, sono state le fonti per calibrare la lunga vacanza, 28 giorni.
La prenotazione dei voli per e dagli Usa è stata fatta a Gennaio con eDream (euro 3100), così anche i 5 voli interni (euro 2000), piano piano poi sono stati scelti gli alberghi, sempre centralissimi per poter lasciare l’auto e muoversi a piedi o con i mezzi pubblici, ma a Los Angeles ci vuole l’automobile.
Per gli alberghi nei parchi ci sono più difficoltà le prenotazioni vanno effettuate mooolto in anticipo, per Sequoia il contatto è stato diretto, senza motore di ricerca.
Per le cose che si è sicuri di visitare è bene provvedere a fare i biglietti elettronici, si evitano code.
Siccome i vari biglietti erano tutti elettronici, io portavo con me le stampe, e sul cellulare, e una chiavetta USB, avevo quelli elettronici da stampare in caso di emergenza.
Mance ai camerieri intorno al 15% oppure niente se siete insoddisfatti, a me è capitato solo una volta; ricordarsi di controllare gli scontrini anche negli Usa qualcuno cerca di aggiungere cose mai chieste, però quando lo fai notare con decisione subito fanno lo storno, tutto il mondo è paese.Primo Giorno, Domenica 25/07/2010
Partiamo da Bari per Roma, volo alle 11:00, da Roma partenza per New York alle ore 14:05, dopo 10 ore di viaggio alle 17:55 locali arriviamo a New York e qui si è costretti a prendere i bagagli per fare dogana
Ci si reimbarca per Los Angeles alle 20:00, dopo 6 ore di viaggio in un aereo con l’aria condizionata a manetta, arriviamo infreddoliti a Los Angeles alle 23:10, andiamo al prelevare l’auto prenotata alla Hertz, abbiamo prenotato un Suv medio ma ce ne danno uno maxi da 7 posti (12 gg euro 600) , nuovissimo superaccessoriato, una vera chicca americana.
Ci avviamo verso l’albergo, abbiamo scelto un piccolo albergo il Rodeway Inn su Beverly BLVD di fronte alla CBS (1 camera per 4 notti euro 370), albergo modesto ma confortevole, abbiamo una stanza con due mega letti. Questo primo giorno è durato quasi 32 ore.
Secondo Giorno, Lunedì 26/07
Ci svegliamo piuttosto presto e ci tuffiamo subito in Los Angeles partendo dalla prima colazione in un locale consigliato dalle guide, il Pantry, qui cominciamo ad avere contatti con gli americani, un signore ad un tavolo accanto ci consiglia la tipica colazione americana, entriamo subito in sintonia con questa gente, che si rivelerà molto ‘friendly’ per tutto il viaggio.
Certo la colazione americana non è proprio la nostra ma ci avventuriamo comunque, uova ecc., l’entusiasmo ci accompagna, siamo nella zona di downtown, abbiamo parcheggiato l’auto e a piedi andiamo al Disney Center, di Gehry, c’è poca gente in giro sono circa le 9:00, la nostra visita, gratuita, ci porta in un’astronave argentea al cui interno c’è una magnifica sala concerti, nel giardino numerosi scorci di arte, è da visitare.
Sulla stessa strada la Cattedrale di R. Moneo.
Nelle vicinanze si trova il MOCA che visitiamo, ma senza grande entusiasmo, abbiamo però la fortuna di visitare la sua succursale nella quale è allestita una personale di Dennis Hopper, una personalità straordinariamente multiforme, un artista poliedrico.
Mentre passeggiamo per Main St un uomo che viene fuori dal parcheggio interrato della stazione di polizia ci chiede da dove veniamo, alla nostra risposta ci dice ‘let’s go, came with me’. Superato il primo momento di titubanza decidiamo di seguirlo, è Tom La Bonge, councilmenber del 4° distretto, ci accompagna nel suo ufficio e qui ci affida ad Isaac, suo collaboratore che per un paio d’ore ci porta in giro a visitare L A, prima lo stadi dei baseball, poi il Coliseum. Al ritorno in ufficio troviamo un diploma di benvenuto per la nostra famiglia. Un’accoglienza inimmaginabile, ci siamo chiesti più volte ‘come siamo capitati qui?’ se gli americani sono tutti così allora questa nazione sarà sempre grande.
Verso le 18:00 a Santa Monica visitiamo la spiaggia con il suo molo siamo di fronte al Pacifico, ceniamo con ostriche e intorno alle 22:00 torniamo in albergo.
Il primo approccio è stato positivissimo.
Terzo Giorno, Martedì 27/0
Anche oggi ci svegliamo piuttosto presto e la colazione la facciamo da Toast, accolti da Shelly, bellissima ragazza che è stata 6 mesi a Milano a fere la modella, è lei che ci consiglia il ristorante per la cena.
Appena ti accomodi in un locale si parte sempre con un gran bicchiere d’acqua con ghiaccio in proporzioni americane. Colazione all’italiana, croissant, the, caffè ecc.
Ci avviamo verso Beverly Hill alla ricerca di Rodeo st, il mio tom tom non conosce bene la strada, o sono io che non imposto bene, comunque è indispensabile, senza di lui starei ancora a girare per le autostrade americane, in tutto il viaggio abbiamo percorso più di 4.000 km.
A Rodeo st palme dappertutto, trovo immediatamente parcheggio, vogliamo visitare bene Prada di Rem Koolhaas, un negozio bellissimo. Quando torniamo all’auto capisco che il parcheggio non era così libero e facile, ci è solo andata bene.
Adesso è il momento della Walk of Fame di Hollywood, tappa obbligata, noi italiani andiamo subito a ritrovare le impronte di Marcello e Sophia, non si può perdere questa tappa.
Nel primo pomeriggio subito sulle colline fuori LA il Getty Center di Mayer, ingresso libero, a pagamento solo il parcheggio, un’architettura coinvolgente, con una vista su LA impareggiabile, e tantissime opere d’arte da tutto il mondo.
A cena siamo a STK una steakhouse molto ‘in’ dove mangiamo della buona carne ma atmosfera un po’ freddina, forse perché siamo i primi avventori.
Dopo cena con i ragazzi che dormono in auto vado a vedermi Binocular, poi tutti a nanna. Abbiamo deciso di dedicare solo 2 giorni a LA per farne uno in più a San Francisco, ci hanno consigliato tutti così ed abbiamo fatto bene.
Quarto Giorno, Mercoledì 28/07
Lasciamo presto il nostro albergo e non prendiamo l’autostrada per San Francisco, ma seguiamo la costa del Pacifico, alle 7:00 guardiamo alcuni surfisti divertirsi a Malibù, poi scendiamo verso una spiaggia a caso e siamo premiati, c’è un posto dove si può fare colazione The Cove, apre alle 8 e la colazione è ancora quella americana, il bicchiere della coca è enorme, è bellissimo guardare il mare, ci bagniamo i piedi nel Pacifico. All’uscita dal parcheggio la presentazione dello scontrino della colazione ci esonera dal pagamento.
Adesso imbocchiamo l’autostrada accompagnati dalla musica country, bisogna abituarsi alle numerose corsie, ma viene tutto facile il viaggio è di 6 ore, a velocità di crociera, non mi permetto di superare i limiti imposti, il cruise control è utilissimo. Ti superano a destra e sinistra con tranquillità. Viaggio piacevole, ma per noi è abituale trovare un rifornimento ogni 20/30 km, qui sono molto più distanti e non sull’autostrada, ci avventuriamo in un paesino e chiediamo informazioni, ci dicono che a una quindicina di miglia troveremo la stazione di servizio.
Non so usare la cassa automatica per il pieno ed un simpatico motociclista telefona ad un amico che parla italiano per farmi spiegare bene come procedere, fantastici questi americani. Io comunque ho preferito usare un altro metodo: sono andato alla cassa, ho lasciato la mia carta di credito, ho fatto il pieno e sono tornato riprendermi lo scontrino e la carta. Non ho mai trovato uno che non sorridesse.
Un gallone di benzina a San Fracisco $ 3,60 in alcuni distributori in Arizona $ 2,50/2,60.
Tentiamo di pranzare in uno dei fast food lungo la strada ma ci manca il coraggio.
Ad un tratto ecco San Francisco con le sue colline.
Subito al nostro albergo in centro il Vintage Court (2 camere 3 notti euro 485) , è pomeriggio un bel sole aria tersa, ma aveva ragione Mark Twain ‘il mio inverno più freddo? Un’estate a San Francisco’.
Il pomeriggio lo trascorriamo nelle vicinanze del centro e nella piazza principale siamo attirati dalla musica dei ballabili del dopoguerra, una festa di piazza, ci buttiamo subito nelle danze è piacevolissimo, che bella accoglienza, poi arrivata la sera un buonissima cena da Kuleto’s, ottima cucina italiana, abbiamo mangiato dei cappellini al pomodoro magnifici, bellissima la cucina in vista con i cuochi che lavorano sotto gli occhi curiosi degli avventori.
Per strada un portiere d’albergo in cappotto apre la porta ad una ragazza con un abitino senza bretelle, ci sono venuti i brividi di freddo.
Quinto Giorno, Giovedì 29/07
Lasciamo l’albergo abbastanza presto e con i famosissimi tram lungo le strade a saliscendi andiamo verso i warf. Qui in un negozio devo acquistare un pile a mia moglie e delle felpe per i ragazzi, il freddo ci ha sorpresi. Colazione, all’italiana, in locale che era un antico magazzino di lavorazione del pesce, poi il mercatino dei crostacei in un’atmosfera piacevole ci sono anche coloratissime bancarelle di frutta, la nebbia avvolge i grattacieli. Dalle terrazze del warf ecco i leoni marini. Con il tram andiamo verso il pier n.5 dove ci sono bancarelle con frutta biologica. Ci informiamo sulla visita ad Alcatraz e qui scopro di aver fatto un errore a non prenotare tramite internet, le prime disponibilità sono per martedì, quando noi saremo partiti. Con il tram andiamo al Golden Gate Park ed andiamo a visitare l’accademia delle scienze progettata da Renzo Piano, un’infinità di animali, di piante di pesci, assolutamente da non perdere, qui avevo la prenotazione fatta da casa.
Terminata questa visita entriamo nel museo De Young, die Herzog & De Mueron, ma dopo aver fatto i biglietti nell’interrato la coda è infinita, rivendiamo tre biglietti su quattro e rinunciamo. Torniamo in centro e andiamo subito al museo ebraico di Libenskind, l’esterno è molto affascinate, l’interno meno. Dopo questa visita, piuttosto breve andiamo al museo di arte moderna di Mario Botta, alla prima impressione mi sembra datato. Abbiamo la fortuna di non trovare coda, ricordarsi che le biglietterie sono all’esterno, le opere sono belle, bello il terrazzo delle sculture. Da qui andiamo a Chinatown, negozi dove c’è di tutto. L’ingresso di Chinatown è vicinissimo al nostro albergo dove ci rifocilliamo preparandoci per la cena che non vogliamo rischiare per cui di nuovo da Kuleto’s.
Sesto Giorno, Venerdì 30/07
Colazione vicino l’albergo in un locale che dove si vendono anche i giornali, bel posto molto efficiente e variegato, poi sulla Main st nel distretto finanziario troviamo un giovane italiano che da un anno e mezzo ha aperto un locale di panini italiani. Andiamo ancora al warf dove è già in azione un musicista free, ci facciamo un mega panino con pesce da un personaggio che esegue tutte le lavorazioni sotto i nostri occhi, è un rito da vedere, che personaggio.
Visitiamo un nave museo della seconda guerra mondiale ed un museo dei giochi da bar-sala giochi, il cielo è coperto e fa ancora fresco. Arriva ora di pranzo e anche noi mangiamo sul warf i granchi bolliti e preparati al volo, buonissimi, così come i gamberoni fritti. Sulla piazzetta risuonano le note di Kevin K. Un bravissimo artista che ci fa veramente divertire. Lungo la passeggiata un personaggio particolare si è inventato un modo simpaticissimo per campare, si siede accanto ad un cestino dei rifiuti e si scherma con delle frasche, sembra un vaso da arredo urbano, così fa spaventare i passanti, simpaticamente, non ci si sottrae a regalargli qualche dollaro. Sulla spiaggia ora che siamo intorno alle 13:00 un papà con un bambino entrano ed escono dall’acqua freddina. Torniamo in centro passando per Fort Mason dove stanno preparando una festa all’aperto per una delle prossime sere, andiamo a visitare il mega centro commerciale di Market Street, va visitato. Abbiamo fatto bene a dedicare un giorno in più a SF.
Settimo Giorno, Sabato 31/07
Lasciamo SF circumnavigando la grande baia, attraversiamo il Golden Gate con i piloni che sfumano nella nebbia, un ultimo sguardo dall’altura che domina la baia, con la statua al marinaio americano, sembra Corto maltese. Ci sintonizziamo sulle stazioni radio country perché stiamo andando al Sequoia Park più di 400 km che a velocità canonica dovrebbe portare via 4,30 ore, ma non ci dispiace essere accompagnati da un bel sole appena ci siamo allontanati dalla baia di SF. Per strada ci fermiamo a pranzare dove capita, e incrociamo le prime lunghe file di Harley Davidson. Al nostro Sequoia Motel Three Rivers arriviamo alle 18:00 (1 stanza 2 notti euro 279) , una simpaticissima signora ci invita a tuffaci nella piscina del motel, cosa che facciamo volentieri, c’è un clima secco ci si asciuga prestissimo. In piscina conosciamo Tom e Nancy due insegnanti che vengono da Kansas City, sembra di essere in un film di Alberto Sordi, io parlo l’inglese di Alberto, loro ripetono di venire da Kansas City, l’allegria non manca. I nostri ragazzi conversano con la 21enne figlia di Tom e Nancy che è li con il giovane marito che di professione è un marine. Passiamo una piacevole serata a cena in un vicino locale, We Three, veramente americano, alle pareti le foto dei soldati americani, qui il patriottismo impera. Uscendo dal locale il caldo è bello secco, siamo stanchi e andiamo a dormire, abbiamo preso una camera quadrupla tipica negli alberghi americani.
Ottavo Giorno, Domenica 01/08
Al mattino colazione nello stesso locale dove il menù a noi sembra praticamente lo stesso della cena. Siamo a pochi metri dall’ingresso del Sequoia National Park, qui acquisto la tessera annuale per la visita di tutti i parchi (80 dollari), se si visitano i parchi è conveniente farla. Con l’auto si arriva praticamente a ridosso della zona delle sequoia (per i disabili ci sono percorsi speciali), infatti con una breve passeggiatasi arriva al Generale Shermann, 80 metri di altezza, impressionante, abbiamo scelto bene, è uno spettacolo da non perdere, ci soffermiamo increduli di fronte ad una natura così prorompente. Nelle vicinanze ci sono laghetti e campus per ragazzi, un ragazzino di 8/10 anni pesca con un retino e della mollica di pane, è rapidissimo. Campeggiatori sparsi sotto gli alberi. A pranzo il menù è il solito, ma la Budweiser fredda è un piacere, mio figlio mangia qualcosa e mi dice ‘non mi chiedere che cos’è’ ma è commestibile. Prendiamo una ‘cherry pai’ appena sfornata, con gelato, porzione veramente americana potremmo mangiare tutti e quattro. Ancora un incredulo sguardo alle sequoia e poi torniamo in albergo. Dopo un’altro tuffo in piscina la cena la facciamo presso una pizzeria dove fanno delle ottime pizze ben lievitate, mio figlio si avventura su degli improbabili spaghetti.
Nono Giorno, Lunedì 02/08
Lasciamo la rigogliosa California e ci dirigiamo verso il Nevada, Las Vegas, lunghe strade con rettilinei, intorno il colore del deserto con cespugli, cittadine di casette ‘americane’, qui i prati non ci sono. Per pranzo decidiamo di fermarci a caso, scegliamo la cittadina di Tehachapi, in lontananza si vede una grandissima miniera, una selva di pale eoliche. Troviamo il ristorante Domingo’s, ristorante messicano, la cittadina è alla Paris Texas. Appena entrati l’affabile Domingo ci dice che un famoso italiano andava spesso da lui a pranzo e mi mostra la foto, si tratta dell’astronauta Roberto Guidoni, sappiamo quindi che nei pressi c’è una base aerea. Nel ristorante c’è una bella atmosfera, mangiamo meglio di quanto avessimo sperato, siamo contenti. Riprendiamo il viaggio e sulla strada che ci porta a Las Vegas (630 km) il panorama è quello classico western, il termometro segna 106/110 °F, cioè tra 41 e 42 °C, non osiamo aprire il finestrino. Il nuovo Tom Tom con le mappe USA ci porta a destinazione, l’albergo Tropicana. È pomeriggio inoltrato c’è un caldo afoso, parcheggio l’auto che riprenderò tra due giorni. L’albergo si trova sul Las Vegas Blvd, a sud, molto comodo e piacevole, abbiamo seguito il consiglio di non pernottarvi nei giorni da venerdì a domenica, ed abbiamo prezzi ridicoli (2 stanze per 2 notti euro 95), i ragazzi hanno due doppi letti nei quali si perdono. Naturalmente alla reception si arriva passano per il casinò. Ci cambiamo e appena giunta la sera ci avventuriamo lungo il LV Blvd, certo si deve venire qui a capire cos’è, il caldo si fa sentire, ma i marciapiedi risultano essere freschi parchè se si rasentano gli ingressi dei locali il condizionamento viene sparato anche fuori, visitiamo il casinò Paris e proseguiamo, ecco il Flamingo, poi cerchiamo un posto per la cena, ottima carne, prezzi buoni, ma anche qui attenti all’ora di cena, non ci sembra che tutto sia aperto 24h. Tutto è come ce lo aspettavamo, dimensioni, finiture, atmosfera. Abbiamo camminato tantissimo andiamo a dormire.
Decimo Giorno, Martedì 03/08
Giornata di relax in piscina, nel prezzo della camera è compreso tutto, telo asciugamani, sdraio ecc. tranne bevande e cibo, ci piazziamo all’ombra e ci godiamo il caldo ed il sole. Ci sono personaggi stupendi, una coppia da 400 kg che si scambia effusioni è proprio bella da vedere, anche la maschera da sub in piscina non scherza, ed i tatuaggi?, siamo in America. In serata prendiamo i mezzi pubblici ed andiamo al Circus, a nord di LV Blvd, qui vediamo gli spettacoli gratuiti che si svolgono ogni 30 min. Andiamo a cena al self service libero che chiude alle 10:00, facciamo appena in tempo, con 13 $ si può mangiare benissimo, questo è stato il migliore che abbiamo trovato, ma pare che sia straordinari quello del Bellagio.
Undicesimo Giorno, Mercoledì 04/08
Un lungo giro in macchia lungo il LV Blvd ci congeda da Las Vegas, alla luce del giorno il fascino cambia, la notte è notte. Dobbiamo percorrere 430 km per andare al Grand Canyon, abbiamo scelto il South Rim, il nostro albergo è The Grand Hotel (2 camere 2 notti euro 485). Sulla strada passiamo per la diga Hoover che forma un invaso enorme, qui c’è un po’ di coda per via dei controlli di sicurezza, questo è un obbiettivo strategico, ci si può fermare al museo della diga che mastodontica. Nel deserto troviamo, un autogrill Old America, una serie di barracchine tenute in piedi come capita, con l’immancabile bandiera a stelle e strisce. I miei comprano porcherie imbustate, io sono l’unico che ha il coraggio di farsi fare un panino, penso che questo posto abbia visto le antiche carovane di pionieri. Vero la meta il paesaggio comincia piano piano a cambiare, si sale dolcemente e appaiono alberi radi e non alti e prati. La zona del Grand Canyon è un altopiano verde non un deserto come immaginavo. A cena alcuni nativi cantano qualche canzone tradizionale, seguiti da un cantante country, il gelato chiesto da mia moglie pesa almeno 1 kg. Abbiamo fatto il bucato alla lavanderia a gettoni dell’albergo, molto comodo.
Undicesimo Giorno, Giovedì 05/08
In auto entriamo nel parco, si sono parcheggi ampissimi, è tutto pensato per l’automobile. La vista del GC ci toglie il fiato, non si può descrivere la sensazione continua di vertigini che si ha. C’è una temperatura piacevole, ci aspettavamo il deserto ed invece siamo circondati da bassi alberi, si passeggia benissimo, i percorsi sono tutti asfaltati e resi agibili per i disabili. Molti scoiattoli, qualche Ranger, molti turisti, la casa degli HOPI, ristoranti ecc.. Decidiamo di aspettare il tramonto, e facciamo amicizia con la Famiglia Hethridge dell’Oklaoma, moglie di origine italiana, dove alleva COW in un ranch di 2000 acri. Andiamo via con il buio, un posto imperdibile.
Dodicesimo Giorno, Venerdì 06/08
É la giornata di trasferimento dal Grand Canyon a Yellowstone, andiamo al piccolo aeroporto di Flagstaff, riconsegniamo l’auto e ci accorgiamo che durante la notte ci hanno procurato qualche piccolo danno, abbiamo la copertura completa della Hertz, per cui non ci preoccupiamo di nulla. Dobbiamo prendere tre aerei, il primo un piccolo bimotore turboelica ci porta da Flagstaff a Phoenix (64 min), a Phoenix abbiamo 2 ore di sosta, poi alle 14:55 partenza per Denver (1,45 h), un’oretta di sosta e alle 18:55 partenza per Cody, capitale del Wyoming. Arrivo alle 20,20, noleggiamo l’auto e ci danno la stessa vettua che avevamo a LA marchiata Chevrolet. Tra Cody e il nostro albergo alle porte dell’ingresso ovest di Yellowstone ci sono 45 miglia. Arriviamo al Pahska Resort alle 22:30 (1 stanza per 4 notti dollari 640), ci danno la nostra camera e qui ci accorgiamo che ho fatto un grandissimo errore, questo posto è uno schifo. É un posto per chi dorme vestito, ho una prenotazione di 4 giorni, la cosa non mi va, ma è mezzanotte.
Tredicesimo Giorno, Sabato 07/08
Mentre facciamo colazione al ristorante del Pahaska faccio vedere alla responsabile le foto della nostra camera e lei emette un ‘my Good’ che mi lascia sperare. Nel parcheggio imperversano le Harley, una con tre ruote è guidata da un simpatico veterano del Vietnam con le gambe in bloccate, questi si che hanno voglia di vivere. Via verso Yellowstone, andiamo alla zona dei geiser, ci si arriva a ridosso con l’auto, i parcheggi sono ampissimi, tanto che al ritorno dobbiamo cercare l’auto per un po’. Lo spettacolo è unico, non ci si stanca di guardarlo, mentre aspettiamo che Old Faithfull faccia la sua esibizione facciamo amicizia con un labrador da pet terapy un animale spettacolare. Terminiamo con la vista al museo dove ci accoglie un ‘please touch’. Al ritorno in albergo capiamo che nella stanza è cambiato pochissimo, così decido di andare a Cody a cercare un altro albergo, ma è il periodo di massima presenza di turisti, una signora mi vuole scannare per una stanzaccia, quando dispero trovo un discreto motel Grizzly Bear (1 camera 3 notti 360 dollari), e riesco ad avere una stanza buona. Torno a prendere il resto della squadra e con sollievo generale andiamo a dormire.
Quattordicesimo Giorno, Domenica 08/08
Torniamo al parco e questa volta vogliamo vedere i bisonti. Prima ci fermiamo a sistemate il pagamento della stanza al Pahaska, abbiamo spiegato che eravamo andati via e ci fanno pagare solo 2 notti, correttamente. La valle dei bisonti mi riporta a Tex Willer e a Balla coi Lupi, si è avverato un sogno infantile, i bisonti sono enormi ed affascinanti, pranziamo in un ristorante nel cui parcheggio c’è la targa più americana che abbiamo visto ‘IMAMA’.
Si torna a Cody, la città che prende il nome da Buffalo Bill, ed andiamo avere il rodeo, preceduto da bandiere ed inno nazionale dal vivo, ci spiegano che questo è lo stato dei cowboy, qui il cavallo è stato sostituito dalle Harley. Durante il rodeo c’è un interessante intermezzo, tutti i bambini presenti possono entrare nell’arena e inseguire tre torelli ai quali sono applicate delle coccarde che danno diritto ad un premio, sono sicuro che mai nessuna mamma italiana ha permesso al proprio ‘gioiello’ di farlo, mia moglie conferma che hanno comunque fatto bene, può essere pericoloso. Abbiamo passato più di due ore divertendoci molto.
Andiamo a cena nel ristorante consigliatoci dall’albergatore, ottimo consiglio, arriviamo quando il locale si sta svuotando, ci accolgono benissimo e ci accontentano nel darci un tavolo meno colpito dal condizionamento glaciale. Mangiamo ottima carne, mio figlio ha voluto il filetto di bisonte che a suo avviso è stata la miglior carne mangiata negli USA. Mia figlia invece ha voluto dei gamberoni in pastella leggermente piccante che a suo dire sono stai i migliori che ha mangiato. Al dolce arriva tutto lo staff che canta ‘happy birthday’ è il compleanno di mia figlia. Si sono meritati un ottima mancia.
Quindicesimo Giorno, Lunedì 09/08
Visitiamo la ricostruzione del villaggio dei pionieri, visitiamo il museo delle armi, poi andiamo a pranzo (modestissimo)all’Irma Hotel, quello dove alloggia Buffalo Bill, dalla veranda assistiamo al viavai di Harley, che qui ha naturalmente uno store. Visita al museo di Buffalo Bill, con molte belle cose dell’artigianato dei nativi. Verso le 18 davanti all’hotel Irma c’è uno spettacolo old west, alcuni attori dilettanti inscenano alcune gags in costume con la bella tenutaria del saloon, il poker, l’arrivo dei cattivi, la sparatoria finale, protagonista assoluta la pistola. Poi foto con i protagonisti. La cosa più bella che mi sia capitata è aver incontrato quattro avvocati americani con le loro harley, ed uno mi ha permesso di mettere in moto la propria, 400 kg, che di fronte ai 180 della mia Suzuky fanno impressione. Il giorno dopo li abbiamo rincontrati, questa volta con borchie, teschi e bandane da veri harleysti, una trasformazione notevole rispetto al giorno prima. A cena, per non sbagliare torniamo al ristorante della sera precedente e mangiamo benissimo.
Sedicesimo Giorno, Martedì 10/08
Dobbiamo andare a Washington. Giornata di trasferimento, all’aeroporto di Cody alle 11:40 ci imbarchiamo per Salt Lake City, su un piccolo turboelica argentato, poco più di un’ora e mezza e siamo a SLC. Dall’alto sembra tutto deserto, avendo 4 ore per l’imbarco chiediamo informazioni per visitare la città, ci consigliano di utilizzare il servizio gratuito dei fratelli mormoni che ci portano fino al loro tempio, che è la cosa più importante della città. Sicuramente non ci verrei apposta ma il tempio è interessante e mi fa scoprire il loro 2° profeta. Ho provato ad immaginare la fatica dei primi pionieri in questo posto con un lago salato puzzolente, davvero avranno avuto uno spirito di unione ed una saldezza di principi ammirevole. Non manca la poverissima capanna dei pionieri.
La città mi sembra ricca, vediamo parecchi matrimoni di coppie giovanissime. Anche questo andava visto, dovunque la parola FAMILY domina. I fratelli mormoni ci riaccompagnano in aeroporto ed alle 17:12 ci imbarchiamo per Washington, 4 ore di volo ed alle 23:30, grazie al fuso orario, siamo nella capitale. Ritiriamo l’auto (3 gg dollari 331) e andiamo in albergo, lo abbiamo voluto vicino all’aeroporto, Hyatt Place (1 camera 2 notti euro 260), molto confortevole. Abbiamo impiegato un giorno per arrivare qui, può sembrare molto ma vi faccio presente che in automobile ci sarebbero volute 35 ore consecutive di viaggio, guidando 12 ore al giorno 3 giorni.
Diciassettesimo Giorno, Mercoledì 11/08
Siamo a Washington, in centro lasciamo l’auto in un parcheggio e passeggiando per la città ci avviamo presso il museo aerospaziale. Wash è una capitale seria, anche McDonalds rinuncia al suo classico logo per una sobria insegna con caratteri classici, da non crederci. La visita al museo è coinvolgente, vedere l’aereo di Francesco Baracca, insieme a Snoopy, al Red Baron. C’è anche lo Spirit of Sant Louis, l’aereo dei fratelli Wright, il LEM, i motori del razzo Saturno. Cosa particolare è che il nome Von Braun si può leggere solo accanto alla V2 tedesca, c’è anche una zona interattiva. Il pranzo all’enorme McDonald ci fa scoprire che le bevande si possono ricaricare senza pagare ancora, in pratica si paga il bicchiere, poi puoi bere a piacimento; l’America. Accanto a questo museo c’è quello dedicato ai nativi, la visita comincia con delle suggestive proiezioni accompagnate da canti. Finita questa visita, via in taxi verso il Lincoln Memorial, fa caldo e bisogna ricordarsi che il Mall è lungo 3 km, di fronte al Memoria c’è il Campidoglio con la sua cupola, vista e rivista in tv, credendo che fosse la Casa Bianca. Qui in questa città interamente progettata per essere una capitale il simbolismo è forzatissimo, agli estremi del Mall il Campidoglio e il Lincoln Memorial, al centro un imponente obelisco, sulla perpendicolare al Mall all’altezza dell’obelisco più defilata ecco la casa bianca, una modesta villa suburbana. È bello vedere che non ci sono imponenti forse di polizia a presidiare e che sulla piazzetta i ragazzi stanno giocando tranquillamente a baseball, c’è un’atmosfera serena, per noi italiani non veder sfrecciare auto blu con sirene spiegate che trasportano il nulla è proprio spaesante. Cena il in buon ristorante del centro ed un cameriere francese di colore ci dice che si sul tardi a volte Barak Obama si presenta nei locali della zona con alcuni collaboratori per magiare qualcosa.
Diciottesimo Giorno, Giovedì 12/08
Da Washington, in un’oretta siamo a Baltimora, vado in albergo e scopro che la mia prenotazione per la notte l’ho sbagliata, l’ho fatta per il giorno 20, confondendo Baltimora con Boston. Non ci sono posti, così telefono in Italia ad eDream che riesce a trovarmi posto nell’albergo di Philadelphia nel quale dovremmo pernottare il 13. Sistemata la cosa e parcheggiata l’auto presso il porto andiamo a pranzo e poi all’acquario, straordinariamente organizzato, ampissimo e coinvolgente, la visita dura qualche ora, e assistiamo anche allo spettacolo dei delfini che è indimenticabile. Della città abbiamo visto nulla, non importa ci avviamo verso Philadelphia 2 ore di auto. Abbiamo l’albergo in centro The Windsor Suites (1 camra la prima notte e 2 camera la seconda euro 450), Chestnut St. Ci accorgiamo subito di aver avuto fortuna, perché a cena siamo al ristorante LaScala’s dove ci hanno servito dei primi superiori anche a moltissimi ristoranti italiani.
Diciannovesimo Giorno, Venerdì 13/08
Di primo mattino io e mia moglie lasciamo dormire i ragazzi e andiamo a fare il bucato in una lavanderia a gettone. Quando siamo pronti tutti fuori dall’albergo siamo accolti da tamburi, flauti e bandiere, questa è la città della costituzione, tutto il centro è dedicato a questo, c’è la famosa ‘Liberty Bell’, tutti i grandi della terra sono venuti a visitarla. Visitiamo il centro, moltissimi personaggi in costume, cantano canzoni storiche. Visitiamo il Constitution Center, qui c’è una sala con le statue in grandezza naturale dei padri della costituzione, non è una parata di statue ma i personaggi sono raggruppati in conversazione.
Anch’io faccio il giuramento da presidente degli USA.
Nella piazza è appena terminato il cantiere di un nuovo edificio, che è stato edificato secondo i dettami della architettura contemporanea, è comunque molto sobrio ed elegante, ma il mio pensiero è andato all’Italia dove moltissimi ‘colti’ ignorantoni avrebbero avuto sicuramente da ridire, vedi quello che è successo all’Ara Pacis di Mayer a Roma. Il mondo ci ride dietro. Visitiamo il primo Municipio e tutte le costruzioni storiche. Ci avviamo alla zona dei moli e scopriamo che per la sera sono previsti fuochi d’artificio.
Ci organizziamo per non mancare. Andiamo ancora a cena a LaScala’s e dopo cena ci godiamo dei bellissimi fuochi d’artificio.
Ventesimo Giorno, Sabato 14/08
È il giorno più atteso da mia figlia, con 1,40 h di viaggio siamo a New York City. Abbiamo prenotato al New Yorker (2 camere 6 notti euro 2430) , angolo tra 8th Ave e 33th st, di fronte al Madison Square Garden, nello stesso isolato dell’albergo c’è la Hertz dove riconsegniamo l’auto. Siamo subito fuori dall’albergo, ci tuffiamo per le strade, i nostri occhi sono attratti da tutto. Decidiamo di cominciare con la circumnavigazione di Manhattan, andiamo al molo della Circle Line, e ci imbarchiamo, dalla nave abbiamo un’idea di cosa ci aspetta, individuiamo pezzi di città, palazzi da vedere, cominciamo ad immergerci nell’atmosfera. Al termine della crociera andiamo a Time Square, siamo nel pomeriggio, facciamo parte del fiume di gente che fa di questo posto il centro del mondo, ci affasciniamo a guardare le facce, passiamo alla 7th A ed andiamo a cena, mia figlia trova la sua zuppa di lenticchie, fortunella. Ripassiamo da Time Square, è sera le luci sono frastornanti, tutto il mondo è concentrato qui. Al ritorno in albergo, la cui hall è sicuramente a -40 °C, speravo di far riposare le orecchie dal rumore, ma quello continua a seguirti ovunque, incredibile.
Ventunesimo Giorno, Domenica 15/08
Siamo in strada presto ed in bus andiamo verso Little Italy, in una fornitissima salumeria ci facciamo un panino con la mortadella, profumo d’Italia. Bancarelle, pescherie, rivendite di magliette, siamo accanto a Chinatown, c’è un miscuglio di razze esaltante. Percorriamo i ponte di Brooklyn, un classico da non perdere, foto dal parco ai piedi del ponte. Rifacciamo la passeggiata e andiamo a Ground Zero, qui costruiscono velocemente, poche chiacchiere e molti fatti. Visitiamo Macky’s con le scale mobili in legno. Ceniamo, per volere di mio figlio, ad un prezzo fisso, meglio evitare.
Ventiduesimo Giorno, Lunedì 16/08
Abbiamo trovato un bar vicino all’albergo dove possiamo fare colazione all’italiana Anderw’s 7th A con 35th St, caffè, the, cornetti, certo ci guardano come se fossimo esotici, ma non troppo, i proprietari sono sicuramente di origine italiana. Oggi siamo al MoMA, ci facciamo la strada a piedi, lungo la 7th, la chiesa di St Patric, le vetrine di negozi, ne visitiamo qualcuno e poi al museo. A me il nuovo allestimento piace molto, a mia moglie meno. Le opere presenti sono indescrivibili, è chiaro che siamo a rischio di sindrome di Stendhal. C’è anche il plastico del nuovo Graund Zero. Il pranzo non piace affatto a mio figlio e concordo. Ci fermiamo fino all’ora di chiusura. Andiamo a cena da Crudo, negativo.
Ventitreesimo Giorno, Martedì 17/08
Dopo la colazione da Andrew’s abbastanza presto siamo pronti per l’Empire State Building, ho prenotato i biglietti con internet, conviene farlo, si evita la coda di ingresso, siamo fortunati non c’è gente, andiamo avanti spediti, il biglietto vale per la prima terrazza, per l’osservatorio i biglietti vanno fatti sul posto 15$. La vista dall’osservatorio è emozionante. Ci percorriamo Broodway Ave verso Graund Zero, e qui una doppia mega coda ci attende per acqustare i biglietti e poi imbarcarsi verso Ellis Island, ci aspettavamo ore di attesa invece procede tutto piuttosto celermente, comunque bisogna rassegnarsi ai controlli che sono continui. La visita ad Ellis Island è commovente ed affascinante, forse qui si può un po’ capire perché questa nazione è così affascinante, capace di accogliere e dare speranza a tutti.
Al rientro percorriamo Wall Street, dove andiamo a toccare i c.. al toro. È il momento di ripercorrere il ponte di Brooklyn, ci avviamo al crepuscolo ed aspettiamo di veder tramontare il sole, un panorama da ricordare.
Ci hanno consigliato di farci una pizza da Ignazio, dove si mangia una buona pizza, ma ci si congela perché il condizionamento è a palla. Ripercorriamo il ponte perché mio figlio non vuole prendere la metro, per cui dobbiamo prendere il bus a Manhattan. Andiamo a dormire distrutti.
Ventiquattresimo Giorno, Mecoledì 18/08
È una giornata particolare per me, stamane andiamo al Guggenhaim un desiderio che avevo da anni. Percorriamo le vie della moda ed ecco apparire quest’immaginifica opera di F.L. Wright. Non si può andare a NYC e perdere questo posto che è esso stesso opera d’arte. Ne rimaniamo affascinati, facciamo subito il percorso canonico, ascensore fino all’ultimo livello e poi scivoliamo lungo l’ininterrotta rampa, di un bello mozzafiato. Mentre scrivo mi riguardo il filmato. Ci tratteniamo a lungo per farci entrare nell’anima questo luogo sognante. Ritorniamo più volte sui nostri passi non vogliamo andare via. Nei pressi pranziamo in un locale alla E. Hopper, dove ancora mia figlia trova la zuppa di lenticchie, c’è un’atmosfera penso solo Newyorkese, ci sono turisti, operai, una elegantissima e sofisticata signora, un mondo che ai nostri occhi può esserci solo qui.
Una visita al museo del design, dove mi aspettavo molto di più.
All’uscita, lungo Central Park una lettrice di tarocchi tiene avvinta una ragazza. Proseguiamo sulla 5th Ave e poi prendiamo il bus, che bello salire sul bus con la metro card, tutti salutano il conducente che risponde al saluto, poi quando si scende lo si ringrazia e lui immancabilmente augura una buona giornata, proprio come da noi. Sui bus tutti molto cordiali, noi italiani siamo accolti benissimo, tutti ci parlano della nostra bella Italia e della eleganza italiana, che però a NYC costa meno che da noi, è curioso. Vicino al Madison S. G. andiamo a cena la ristorante Lugo, dovrebbe promettere bene, ma è tutto chiacchiere e distintivo. Passeggiamo in Madison Ave, negozi bellissimi, la staccionata di protezione dei lavori a Dior è la riproduzione delle loro classica borsa impunturata. I negozi sono illuminati in maniera veramente elegante e suggestiva, le strade sono meno illuminate che da noi. Arriviamo al cubo della Apple sulla 5th Ave, con il suo store sotterraneo, un inserimento rigorosissimo in un contesto circondato da palazzi in vari stili, da noi si griderebbe allo scandalo, si direbbe ‘troppo moderno’ come se significasse qualcosa. La giornata si conclude qui.
Venticinquesimo Giorno, Giovedì 19/08
Per quattro giorni ho seguito le previsioni del tempo in tv per organizzare le giornate e visto che oggi è prevista pioggia abbiamo un itinerario con spostamenti in bus e visite al coperto. Infatti al risveglio c’è un sole magnifico, nonostante un canale tv dedicato solo al meteo hanno fatto un flop clamoroso. Cominciamo la giornata con la visita all’ONU, daq vedere senz’altro. Poi ci spostiamo al Metropolitan, ingresso ad offerta, c’è di tutto, non ci vogliono ore per visitarlo, ma giorni. Ci soffermiamo a lungo e pranziamo qui, non ci aspettiamo molto e non lo abbiamo. Si va in confusione.
Andiamo via all’ora di chiusura, all’uscita performace di attori da strada, non possiamo andare via senza tuffarci nelle strade della moda e senza ripassare a da Time Square, in giro c’è sempre gente fantastica, tutto il mondo è qui. Non parliamo dei personaggi stravaganti come il cowboy in mutante supergettonato dalle donne, o del tipo, prete coopto, che dirige il traffico con una croce.
È l’ultima serata a NYC la faccia di mia figlia dice tutto.
Ventiseiesimo Giorno, Venerdì 20/08
Noleggiamo l’auto per andare a Boston (3 giorni dollari 420), 360 km. È una città completamente diversa da NYC, qui siamo in Europa, c’è una zona di centro storico tutto infarcita di ristoranti, in buona parte italiani. Sono venuto qui per vedere la realizzazione di un progetto da 5 miliardi di dollari. Una mega autostrada cittadina è stata interrata per 1,5 km e al suo posto oggi ci sono dei mega parchi cittadini è la Greenway Rose Kennedy. L’atmosfera è piacevolissima, presso il nostro albergo Harborside Inn (2 camere 2 notti euro 700), centralissimo, evitare assolutamente le camere sulla strada principale rumorosissime, c’è una zona di vecchi magazzini, Quincy Market, trasformata in ristoranti e locali. Appena arrivati abbiamo prenotato la gita in battello per Cape Cody non ci perdiamo la vista delle megattere. Passeggiamo per la città un po’ fuori del canonico itinerario turistico, poi ci reinseriamo nel percorso guidato classico, nelle piazzette ci sono numerosi spettacoli da strada, un mercato della frutta da vedere. Visitiamo la base navale con il veliero scuola della marina. Ristoranti italiani a gogò, facciamo la conoscenza di un ristoratore che ha anche un agriturismo a Sulmona, ci offre un ottimo caffè. A Quincy Market c’è un’atmosfera goliardica, moltissime performance di artisti da strada, musica, giochi di prestigio ecc. tutto questo non lo abbiamo trovato a NYC. A cena scegliamo uno dei numerosissimi ristoranti ed io faccio fuori due aragoste per 28 $.
Ventisettesimo Giorno, Sabato 21/08
Dopo colazione in uno degli innumerevoli locali ci imbarchiamo per la gita in battello che credevamo fosse di 2 ore in realtà dura 4,30 h. siamo stati fortunatissimi, mare calmo e avvistamento delle megattere, emozione indescrivibile. In attesa della cena riprendiamo a passeggiare per Boston, mangiamo le ostriche al classico Union Oyster House. Per la cena finale negli USA ho scelto il più rinomato ristorante: Umbria, ma l’unica cosa speciale è stato il conto, inutilmente caro come mi aveva detto lo stesso cuoco mentre attendevamo per la sistemazione. Non importa.
Ventottesimo Giorno, Domenica 22/08
Lasciamo Boston per l’aeroporto Newark di NYC, consegniamo l’auto, pranziamo e alle 17:25 ripartiamo per l’Italia, arriveremo a casa, domani 23/08 alle 12:00.
La nostra esperienza è stata positiva, i piccoli inconvenienti sono stati facilmente superati, non abbiamo mai avuto difficoltà, negli aeroporti ci si destreggia bene, c’è molto personale cortese ed efficiente, servizi adeguati.
Attenzione alle distanze, lì non bisogna usare i parametri di distanza che usiamo da noi, tutto è veramente distante e grande. Abbiamo visto moltissimo, ma molto poco rispetto a quanto si può vedere ancora.
La prima stesura del viaggio era senz’alto più completa, ma un passo della guida Lonely mi è stata d’aiuto: ‘se avete organizzato un viaggio negli USA, dimezzate le cosa da vedere e raddoppiate il budget’.
Le distanze è bene trasformarle in ore di viaggio e le cose si ridimensionano.
Sperando che questi appunti possano essere di aiuto ad altri viaggiatori saluto tutti. Tonio