Venezia: la festa del Redentore

1576: una terribile pestilenza infierisce su Venezia, le vittime non si contano più, la gente è prostrata; il senato della Serenissima fa voto di innalzare, alla Giudecca, un tempio in onore di Cristo Redentore, affinché sia scacciata la piaga che grava sulla città.
Il tempio s’erge in men che non si dica sotto l’egida del doge Sebastiano Venier; costruita su progetto di Andrea Palladio, la chiesa fa bella mostra di sé alla Giudecca. La gente festeggia fra canti balli e danze, viene allestito un ponte di barche sul canale della Giudecca; la ricorrenza viene a perpetuarsi negli anni, la terza domenica di luglio.
Queste sono le origini della festa più amata e sentita dai Veneziani, festa che ogni anno coinvolge in una gioiosa atmosfera Venezia e la sua gente; quest’anno le date sono quelle di sabato 17 e domenica 18 luglio.
Cosa rappresenta oggi “il Redentore” per i Veneziani?
Un’occasione unica per festeggiare, su barche fantasiosamente addobbate con frasche e variopinti palloncini, degustando i piatti tipici della tradizione in attesa del fantastico spettacolo pirotecnico che dal 1978 dà un’impronta più moderna ad una festa dalle radici antiche.
Per rievocare l’antico ponte di barche il comune allestisce dei pontoni galleggianti che attraversano il canale della Giudecca; il ponte è percorribile fino alle 22.30 e finisce, naturalmente, di fronte alla facciata della chiesa del Redentore.
Il bacino di San Marco viene peso letteralmente d’assalto da centinaia di pittoresche imbarcazioni: ad un occhio attento non sfuggono quelle dei “foresti”, lucide ed ordinate, quelle dei veneziani D.O.C.,quelle dei pescatori, soprattutto i chioggiotti, dove si cucina il pesce in mille maniere.
Parlo della festa con un’amica veneziana che non abita più da tempo nella città lagunare: le si illuminano gli occhi, quasi si commuove mentre mi descrive i “fagioli accompagnati dalle cipolle, le sarde in saor, i bovoeti (le lumache) con l’aglio, la pasta e fagioli e l’immancabile anguria”; si scalda quando mi parla dei fuochi, anzi “i foghi più belli del mondo” e mi descrive le baruffe per accaparrarsi i posti migliori; le passa un’ombra sul volto (tristezza? nostalgia?) quando ricorda un ragazzo “che ora chissà dove sarà e cosa farà”.
Festa dei Veneziani per i Veneziani, quindi… e noi, turisti e curiosi?
Beh, se proprio non ci vogliamo far catalogare subito come “foresti”, evitiamo di assieparci sul molo di san Marco o in riva degli Schiavoni e scegliamo piuttosto la Giudecca, dove le famiglie dei veneziani da tempo hanno preparato grandi tavolate all’aperto; da qui gustiamoci lo spettacolo, tenendo conto che, complice il vino che scorre a fiumi e l’inevitabile affollamento, spesso l’atmosfera tende ad essere molto “calda”, a volte sfociando in qualche piccolo battibecco che generalmente si risolve in un bel brindisi.
Lo spettacolo pirotecnico, la notte del sabato, è veramente indimenticabile, complice lo scenario unico del bacino di San Marco e la bellezza dei fuochi artificiali, che durano all’incirca per 45 minuti.
Terminato lo spettacolo dei fuochi le barche scemano lentamente dal bacino di San Marco… mentre c’è chi torna a casa, tuttavia, c’è chi prolunga la festa: per gli irriducibili l’appuntamento è al Lido, ad aspettare l’alba ed attendere il magico sorgere del sole sulla città più bella del mondo!
Il giorno susseguente è dedicato alle cerimonie religiose vere e proprie ed all’immancabile regata con cui Venezia suole festeggiare le sue ricorrenze.