Ecco un viaggio di una decina di giorni alla scoperta degli aspetti salienti della Sardegna. Come si vedrà, una Sardegna vista nella stagione e nelle modalità meno abituali, vale a dire non quelle delle spiagge alla moda a luglio e agosto; una visita più articolata che, pure con numerose puntate sulla splendida costa per godere lo spettacolo di un mare strepitoso, ha avuto i punti salienti nella natura, nella storia, nell’arte, nelle tradizioni e, perché no, nelle delizie di una cucina unica.
Dove alloggiare
Le indicazioni relative alle strutture nelle quali abbiamo alloggiato sono contenute nel resoconto di viaggio, nonché nei links in fondo all'articolo.
In cucina
Il piatto che mi ha maggiormente incuriosito è stato quello dei “culurgiones” anche perché la ricetta mi è stata suggerita dai cordialissimi macchinisti del trenino verde; pur con qualche variante il ripieno è cosi fatto: si rosolano cipolla ed aglio, che si elimina, poi si uniscono patate lessate e passate allo schiacciapatate, foglie di menta polverizzate e pecorino. Si mette il ripieno in dischi di pasta che si richiudono a mano con grande maestria: il risultato è quasi una cucitura poiché la pasta per sigillare il ripieno del tortello viene alternativamente chiusa prima a sinistra e poi a destra.
Da non perdere
Davvero da non perdere sono la visita di un nuraghe, una sfilata folkloristica, il trenino verde, un giro nell’arcipelago della Maddalena, il color fucsia che contraddistingue la fioritura dei fichi degli ottentotti.
Ma ecco il diario del mio viaggio.
29 aprile 2003
La partenza è fissata da Cremona per le ore 13.30 con destinazione Genova dove ci imbarcheremo alla volta di Porto Torres.
Considerata l’ora di partenza piuttosto anticipata, rispetto all’orario della traversata, questa gita ha un prologo nella visita della zona antistante il porto di Genova. Ho l’occasione infatti di raggiungere piazza Caricamento, un tempo ritrovo di mercanti e di marinai e ora sede di un mercatino rionale e più all’interno i carruggi con le case altissime e senza sole spesso abbellite dalle “Madonnette”; mi dicono che ce n’erano più di mille un tempo ed ora molte sono state vendute o rubate, altre distrutte, espressioni di pietà popolare che si vanno disperdendo.
Percorriamo alcune vie tra cui Via della Maddalena, passiamo da Palazzo Spinola di Pellicceria, senza aver la possibilità di vederne l’interno e visitiamo la chiesa di S. Pietro in Banchi, in posizione dominante perché costruita “sopra le botteghe”, da cui deriva il nome, meta obbligata per quanti stavano per imbarcarsi ed affrontare lunghe separazioni dai propri cari.
Alle ore 19 saliamo sulla Unità veloce della Tirrenia “Janas”, con rotta Genova – Porto Torres. La nave, il cui nome evoca le domus de janas, ovvero case di fata, è stata immessa in servizio nella primavera del 2002 e può trasportare fino a 2700 passeggeri e 900 auto. Con una stazza del genere spero di non avvertire troppo il movimento del mare.
Alle 20.30 lasciandoci alle spalle le luci di Genova e in particolare la Lanterna illuminata, partiamo verso l’isola di Sardegna.
30 aprile
Arrivo a Porto Torres puntualissimi alle 6.30 e sbarco verso le 6.50. Recuperiamo ben presto il nostro pullman e alle sette di mattina diamo inizio al tour della Sardegna.
Percorrendo la superstrada “Carlo Felice”, la principale arteria dell’isola, raggiungiamo la piana di Cabu Abbas e attraverso la regione della Nurra e del Logudoro, entriamo nella “Valle dei Nuraghi”.
Arriviamo alla prima tappa della giornata fin troppo presto. Presso il nuraghe Santu Antine (Antine è diminutivo di Costantino) il punto di ristoro è ancora chiuso, aprirà solo alle 9. Abbiamo pertanto tutto il tempo di ammirare l’esterno del nuraghe definito “reggia nuragica”, mentre un forte vento di scirocco ci tiene compagnia. Certo limitarsi a guardare un nuraghe dall’esterno significa non apprezzare completamente le caratteristiche della mirabile costruzione. La visita dell’interno, infatti, ci mostra la torre principale e le tre minori e il geniale sistema di raccordo che permette di escludere alcuni ambienti pur collegati. Nonostante non vi sia alcun collante tra gli enormi massi, nella torre principale si trovano tre camere poste una sopra l’altra in modo tale che la pietra terminale della falsa cupola costituisce la parte centrale del pavimento del locale superiore.
Mirabile nondimeno la scala elicoidale inserita direttamente alla parete della torre, parete che raggiunge anche i 5 metri di profondità. Anche se il forte vento ci disturba notevolmente, dall’alto della torre ammiriamo un vasto panorama della campagna circostante e i resti di costruzioni romane proprio a ridosso del nuraghe.
Proseguiamo fino ad Oristano per poi deviare nella regione del Sinis; costeggiamo lo stagno di Cabras ed arriviamo a S. Giovanni in Sinis, caratteristico villaggio di capanne costruite dai pescatori, dove visitiamo la semplice e graziosa chiesa risalente al VI secolo. Ma la vera destinazione è la visita delle rovine di Tharros le cui pietre contrastano con il blu intenso del mare e i colori delle distese di fiori spontanei.
Rientrando a S. Giovanni ammiriamo da posizione sopraelevata le splendide cale del Sinis. Pranzo presso l’Agriturismo “il Sinis” in località San Salvatore, dove troviamo un ambiente piacevole ed un ottimo pranzo e dove gustiamo, primi di una serie: agnello, pecorino e mirto.
S. Salvatore è un graziosissimo villaggio religioso le cui casette furono costruite per essere abitate solamente nei periodi in cui si svolgevano i festeggiamenti del patrono, S. Salvatore appunto, e pertanto appare disabitato ed immerso in una quiete interrotta solo dai canti degli uccelli. Le case basse allineate attorno alla piazza gli conferiscono un aspetto da villaggio messicano e per questo motivo è stato utilizzato come set cinematografico per western, al punto da ricostruire perfino un saloon che, però, è stato distrutto negli anni ‘90. Ma l’interesse vero è rappresentato dalla chiesa di S. Salvatore che conserva un ipogeo, raggiungibile al fondo di una scala che si apre nella navata centrale, dedicato al culto dell’acqua.
Indi superiamo lo stagno di S. Giusta, rifugio dei fenicotteri rosa e percorrendo l’Arborea, territorio agricolo di bonifica, entriamo nel Campidano in provincia di Cagliari. Mi si perdoni il continuo richiamo alle storiche denominazioni delle regioni, ma la stessa guida ha confermato che i Sardi le utilizzano regolarmente.
Attraversiamo Villamar, uno dei paesi dei murales ed entrando nella Marmilla si presenta davanti agli occhi un’immagine veramente suggestiva: la collina perfettamente conica di Las Plassas con in cima i resti di un castello degli Arborea e delimitata sullo sfondo dal profilo della Giara di Gesturi, il regno dei cavallini selvatici.
Proseguendo in direzione di Barumini, poco prima dell’abitato, si incontra la mole del complesso nuragico di Su Nuraxi, il più grandioso della civiltà protosarda, col villaggio antistante, costruito in epoche successive. Colpisce l’apertura d’ingresso sopraelevata a 7 metri d’altezza, per ragioni di sicurezza; mi colpisce doppiamente perché anche per noi visitatori l’accesso attraverso gli originali gradini in pietra non è affatto agevole; anche qui rimango incantata dalla tecnica di costruzione.
Il luogo scelto per il pernottamento è Senorbì che raggiungiamo attraversando la Trexenta (Hotel Sporting Trexenta).
Rileggendo queste note mi rendo conto di quanto sia stata piena la prima giornata trascorsa in terra sarda, ma fortunatamente si tratta di un’isola che presenta essenzialmente aspetti naturalistici e paesaggistici, così i giorni successivi saranno tutto sommato distensivi e tali da permettere il proseguimento del tour in modo proficuo.
1° maggio
La mattinata è dedicata alla sfilata di S. Efisio a Cagliari, la cui durata è prevista dalle 10 alle 13.30; in attesa che inizi la sfilata, cogliamo l’occasione per vedere qualcosa della capitale dell’isola. In particolare saliamo al rione Castello di cui sono rimasti solo possenti bastioni da cui si gode una bella vista sulla città e sul golfo e al duomo.
L’interno del duomo, arricchito da marmi policromi nell’altare e nell’ambone, ha un bellissimo pulpito pisano, dono della città di Pisa e quattro splendidi leoni scolpiti, sistemati ai piedi dell’altare; molto interessante anche la cripta. La discesa dei bastioni mostra uno spettacolo veramente incivile in quanto ogni spazio libero sia sui muri sia sul pavimento e sulle scalinate è deturpato da scritte e oscenità a quanto pare indelebili: mai vista un’indecenza del genere e di tali proporzioni in un’area che dovrebbe essere riservata al passeggio pedonale.
Qualche suggerimento: per assistere alla sfilata di S. Efisio vi sono tribune a pagamento (non troppo costose), tuttavia, per evitare insolazioni, è meglio posizionarsi liberamente lungo il percorso. I Cagliaritani sono molto disponibili con i turisti e rispondono volentieri alle richieste di informazioni e chiarimenti.
Alle 10 inizia la sfilata, cui assistiamo posizionandoci in prima fila laddove il corteo compie una curva verso viale Regina Margherita. La festa di carattere religioso si svolge dal 1° al 4 maggio per onorare un voto fatto durante una pestilenza nell’anno 1656. Nei quattro giorni il simulacro di S. Efisio, giovane soldato romano martirizzato nei pressi di Nora nel 304 d.C. per non aver rinnegato la propria fede, viene portato in un cocchio dorato e laccato sul percorso che lo ha visto in vita. La sfilata ha inizio dalla piccola chiesa di Stampace, uno dei quartieri di Cagliari, dedicata proprio a S. Efisio.
Aprono il corteo decine di carri meravigliosamente addobbati e infiorati, su cui trova posto l’intera famiglia con uomini, donne e bambini nei costumi tradizionali. Le donne e le ragazze intonano il tradizionale canto del “trallallera”. Seguono i suonatori di “launeddas”, antichissimo strumento musicale a tre corde e dove le guance dei suonatori fungono da cassa armonica. Sempre tenendo presente che si tratta di una festa essenzialmente religiosa i vari quartieri di Cagliari e via via i paesi dell’isola presentano e offrono i loro omaggi: petali di rose, preghiere e canti in onore del santo. Ogni gruppo è preceduto dallo stendardo su cui è indicata la località di provenienza, indi appaiono i colori variegati e le fogge più diverse dei costumi. Ricordo tra i più caratteristici i pescatori di Cabras, scalzi, i pastori del Nuorese con pelli di pecora e bisacce e in generale gli splendidi costumi delle donne barbaricine impreziositi da scialli e gioielli in filigrana.
Un cortesissimo signor cagliaritano che ci era vicino precisava che sia i costumi che i gioielli vengono tramandati da madre in figlia e hanno ormai raggiunto quotazioni molto elevate. Sfilano successivamente i Cavalieri del Campidano su magnifici animali, i Miliziani, sfila la Guardiania in marsina e tuba, l’Alter nos in rappresentanza dell’autorità locale, la stessa che all’epoca si era impegnata col voto, le Confraternite religiose, ed infine il cocchio del Settecento, dorato, con la statua del Santo. Al passaggio di S. Efisio la via principale è ricoperta di petali di fiori e tutte le navi del porto suonano le sirene, mentre il suono delle “launeddas” si fa sempre più penetrante. Il cocchio prosegue poi la sua marcia verso la città di Nora scortato unicamente dai Miliziani e da una moltitudine di gente a piedi che mano a mano si riduce con l’aumentare della distanza dal capoluogo.
Il pomeriggio è dedicato alla scoperta di alcune tra le più belle spiagge del Sud. Lasciamo Cagliari e, dopo aver attraversato la zona degli stagni, incontriamo il centro turistico di S. Margherita, immerso nella splendida pineta, comprensorio turistico costituito da sette alberghi, con strutture ricettive di prim’ordine di cui la più famosa è Forte Village.
La strada panoramica della bellissima Costa del Sud conduce alla torre di Chia, del XVII secolo; salendo sulla torre si possono ammirare la penisola di Capo Spartivento e a destra e a sinistra le insenature di uno splendido mare di colore verde smeraldo. In questa località il richiamo al passato è fortissimo, perché proprio qui sorgeva la città cartaginese di Bithia.
Proseguendo oltre scendiamo su una spiaggia di sabbia bianchissima e dune (Porto Pino). Affrontando il rientro a Senorbì passando per Carbonia ed Iglesias, abbiamo la fortuna di imbatterci nelle meravigliose distese di euforbie arboree dalle calde tonalità di colore. La forma a cupola dei cespugli colorati posati su declivi suggeriscono in lontananza l’immagine di soffici e colorati cuscini appoggiati sul pendio: visione magnifica e tipica del sud dell’isola. Cena sarda con salame nostrano come antipasto, malloreddus, porceddu, pinzimonio di verdure crude, caffè e mirto. L’indomani lasceremo Senorbì e l’albergo Sporting Trexenta che ci ha ospitato per 2 notti (tel. 0709809383).
2 maggio
Col trenino verde escursione in Barbagia. Per informazioni tel. 070 580246 – ufficio di Monserrato vicino a Cagliari.
Raggiungiamo Mandas per prendere il treno, costituito da un’unica carrozza, che ci condurrà fino ad Arbatax. La corsa straordinaria avviene con un treno d’epoca del 1934; la carrozza di 3^ classe ha sedili di legno e reticelle in corda per i bagagli e gli sfiatatoi sul tetto. Alle 9 puntuali lasciamo la piccola stazione.
Sui binari a scartamento ridotto il trenino inizia la sua corsa in uno splendido paesaggio definito dal depliant illustrativo “la linea più bella del mondo” perché sul percorso sono riunite tutte le meraviglie che si trovano nelle più famose linee ferroviarie. Si tratta di un percorso all’interno della Sardegna che lambisce la Barbagia alla scoperta di luoghi incantevoli altrimenti irraggiungibili: paesaggi lunari si alternano a fitti boschi secolari, montagne rocciose, pascoli collinosi, laghi, corsi d’acqua, viadotti imponenti e minuscole stazioni. Costeggiamo il lago del fiume Flumendosa e prima di mezzogiorno facciamo sosta nelle vicinanze di Ussassai. La sensazione di avere un treno tutto per sé che si ferma e riparte quasi a comando è meravigliosa. Alla stazioncina della località di sosta chiamata Niala siamo ricevuti da una guida che, in attesa venga predisposto il pranzo, ci conduce a visitare l’oasi naturalistica della Foresta di Montarbu. Ciò che mi colpisce, oltre agli spiedi in funzione per predisporre il nostro pranzo, è la splendida vegetazione del bosco e le macchie di colore intense di moltitudini di ciclamini fioriti precocemente. La piacevole camminata ci conduce ad un laghetto di sorgente.
A pranzo abbiamo vicino a noi i due macchinisti e i due addetti al trenino i quali ci ragguagliano volentieri sulla composizione del ripieno degli ottimi tortelli chiamati “culurgionis”. Il pranzo, che si svolge all’aperto, comprende anche antipasto, malloreddus, spiedo di maialetto e agnello, pinzimonio di verdure, ottimo formaggio fresco e dolcetti di mandorle, nonché mirto e limoncino.
Dopo pranzo, dopo aver salutato calorosamente i nostri anfitrioni del punto di ristoro “Su Ponti ‘e Irtzioni” che sorge nelle vicinanze di un ardito viadotto, riprendiamo a fatica (per le laute libagioni). il viaggio verso il mare attraverso le propaggini del Gennargentu, la Barbagia di Seulo ed infine l’Ogliastra fino a quando giungiamo in vista del mare, (che si vede dall’alto già a 20 km. di distanza).
La stazioncina di Arbatax è proprio in riva al mare e appena arrivati ci dirigiamo ad ammirare le strepitose scogliere rosse. Durante l’ultimo scorcio di giornata imbocchiamo la strada statale n. 125, orientale sarda, che da Arbatax – Tortolì passando per Baunei e il passo Genna Silana ci condurrà fino a Dorgali e Cala Gonone dove alloggeremo per le due notti successive, mentre il Supramonte ci accompagna per un lungo tratto.
3 maggio
Dal porto di Cala Gonone saliamo sulla motobarca “Tio Pepe” per navigare lungo il golfo di Orosei. Prima sosta alla Grotta del bue marino (nome dato dagli abitanti alla foca monaca il cui verso caratteristico ricordava un muggito) per la visita alle fantastiche concrezioni che si rispecchiano in laghetti interni, creando effetti altamente suggestivi come nella sala degli specchi o alla spiaggetta dove le foche si riproducevano e, in seguito, minicrociera per vedere dal mare le famosissime cale del golfo: Cala Luna, Cala Sisine, Cala Mariolu (denominazione sempre riferita alla foca monaca) fino a Cala Goloritzè, dominata dalla slanciata guglia. Le rocce che scendono ripide, il verde della macchia e il colore a tratti turchese del mare trasparente sono indescrivibili e siamo consci di trovarci in una delle più suggestive aree dell’isola.
Il pomeriggio riprendiamo la s.s. 125 e da Dorgali in direzione Oliena, fiancheggiamo il lago del fiume Cedrino e arriviamo alla sorgente carsica di Su Gologone. La sorgente sgorga da una fenditura naturale della roccia e defluisce in un profondo e limpidissimo lago immerso in un romantico boschetto di oleandri; proprio sopra la sorgente la semplice chiesetta di Nostra Signora della Pietà esalta la suggestione del luogo.
A Nuoro rendiamo omaggio al premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda visitando la casa-museo trasformata in un percorso letterario. Sia nella via sia negli ambienti della casa, sono riportate infatti citazioni dalle opere della scrittrice. In particolare sono stati ricostruiti gli ambienti descritti nel libro autobiografico “Cosima”: la cucina, la dispensa, l’orto da cui si vede il Monte Ortobene; mi rendo conto come in quella casa fosse racchiuso tutto il semplice e genuino mondo di Grazia Deledda.
Proseguiamo per Orgosolo dove ammiriamo i murales: nati per dar voce alla protesta del paese nei confronti dello Stato negli anni ’70, sono ora diventati una curiosità e un richiamo per i turisti. Aggiornatissimi, i più recenti si ispirano a Saddam Hussein e alla guerra dell’Iraq.
Assistendo alla S. Messa vediamo le donne di Orgosolo nel tradizionale costume nero arricchito da splendidi scialli con alte frange di macramè o a filet. Mentre rientriamo verso Dorgali e Cala Gonone dò un ultimo sguardo al Supramonte e ai panorami di Orgosolo e di Oliena ridenti sotto l’ultimo sole della giornata.
4 maggio
Il mattino è dedicato al trasferimento verso nord. Riprendiamo la s.s. 125 che offre magnifici scorci sul Supramonte e sostiamo al Capo di Coda Cavallo, bellissimo promontorio dalla forma curiosa, con tempo grigio e foschia che a stento permette di vedere il profilo dell’isola di Tavolara, quasi un pezzo di Supramonte finito in mare, e l’isola di Molara. Arrivo a Palau per pranzo.
Il pomeriggio è dedicato ad un giro orientativo della Costa Smeralda: Porto Cervo con la celebre piazzetta, Capriccioli, il Villaggio del Bagaglino, Poltu Quattu, la spiaggia del Pevero, l’isola dei Gabbiani con i surfisti che praticano il Kitesurf (il surf con l’aquilone). Tutti gli insediamenti si inseriscono nel paesaggio in maniera gradevole e quasi inavvertita. Completiamo il giro giungendo a Baia Sardinia e a Palau dove pernottiamo per due notti presso il Palau Hotel. Dall’alto magnifica vista sull’arcipelago della Maddalena, porto Rafael, le saline e la Roccia dell’Orso.
5 maggio
Giornata dedicata all’arcipelago maddalenino. Affrontiamo subito i 10 minuti di traversata da Palau alla Maddalena e attraverso la diga di Passo Moneta giungiamo a Caprera per la visita al Compendio Garibaldino. Purtroppo l’organizzazione non ha tenuto conto del fatto che il lunedì è giorno di chiusura; ma la mancata visita ci permette di vedere il Centro Studi Ricerche sui delfini, la chiesetta della Pace e di fare il giro completo dell’isola arrivando fino alla sommità, in vista di un forte per un percorso splendido perché selvaggio fatto di massi erosi dagli agenti atmosferici e macchia mediterranea frustata da venti impetuosi, sicuramente mai affrontato da un pullman prima di noi.
Rientrando alla Maddalena percorriamo la strada panoramica che consente di fare il giro completo dell’isola e ci soffermiamo ad ammirare scogliere e spiaggette, come Cala dello Spalmatore, detta così perché era il luogo dove si spalmavano le barche di grasso.
Verso mezzogiorno ci imbarchiamo per una minicrociera alle isole dell’arcipelago, ma ancora in porto pranziamo sulla barca con pasta, pecorino, caffè e mirto: pranzo frugale in previsione della navigazione.
La prima isola che incontriamo è S. Maria. Ammiriamo la trasparenza e i colori indicibili dell’acqua delle lagune, il passo degli Asinelli che unisce l’isola di S. Maria a quella di Razzoli, caratterizzata, quest’ultima, dalle rocce di granito giallastro. Mentre navighiamo e godiamo di un favoloso pomeriggio di sole, frastornati dalla luce, dai colori e dal vento, alcuni delfini si producono in allegre evoluzioni al nostro seguito. Ci viene incontro l’isola di Budelli con la sua spiaggia rosa, che in questa occasione rosa non è per uno sfavorevole gioco di correnti, ma è ugualmente splendida. Infine Spargi con le sue famosissime spiagge: Cala Corsara, Cala Soraia ecc. Sostiamo volentieri sotto il sole di una spiaggetta di Spargi. A conclusione della minicrociera, passeggiata nel centro della Maddalena per shopping e rientro a Palau.
6 maggio
Partenza alle ore 8 verso il fantastico Capo Testa col faro e resti di fortificazioni militari per ammirare le rocce granitiche ritenute le più belle della Gallura; all’orizzonte il profilo della Corsica. Proseguiamo per Isola Rossa, paesino turistico che deve il nome all’isola rocciosa che lo fronteggia; la baia, dominata da una torre spagnola, è molto suggestiva per le bellissime scogliere. Costeggiamo distese sorprendenti di coltivazioni di carciofi e nei pressi di Castelsardo sostiamo alla roccia dell’Elefante: è una roccia di trachite, posta lungo la strada per Sedini, masso particolarmente interessante perché vi sono scavate alcune domus de janas. Arrivo a Porto Conte, località in cui pernotteremo per l’ultima volta in Sardegna. Il pomeriggio escursione nella Nurra.
Raggiunto il borgo di Stintino, proseguiamo verso la spiaggia della Pelosa, dove, tuttavia, il forte vento non ci permette di ammirare lo splendore dei colori del mare; di fronte l’isola dell’Asinara e l’isola Piana con la rada di Fornelli. Fioriture da sogno a Capo Falcone. Sosta a Capo Ferro: spiaggia magnifica circondata da una vasta pineta dove si trova il lago di Baratz, unico lago naturale della Sardegna. Rientrando in albergo ho modo di vedere la caratteristica palma nana.
7 maggio
Ultimo giorno in terra sarda. Abbiamo un cambio di programma perché il mare grosso non ci consente di andare da Alghero alle grotte di Nettuno. Rimandiamo la visita al pomeriggio con la speranza che il mare si calmi e proseguiamo per la Basilica della SS. Trinità di Saccargia. La basilica che secondo la leggenda deriverebbe il nome da “vacca dal pelo macchiato” apparsa miracolosamente nel luogo dove venne costruita una precedente piccola chiesa, riporta su uno dei capitelli che sorreggono le colonne del portico il motivo ornamentale della mucca. La chiesa, una delle più belle del romanico sardo con influssi pisani nella decorazione, colpisce particolarmente sia per il ciclo di affreschi dell’interno sia perché sorge in aperta campagna e l’alto campanile si scorge da lontano.
Segue poi una breve visita di Sassari. Da piazza d’Italia con il monumento a Vittorio Emanuele II, uno dei pochi non equestri, passiamo a visitare il Palazzo della Provincia con l’aula consiliare e l’appartamento della Regina, allestito in occasione della visita a Sassari dei Reali per i quali è stata istituita la Cavalcata Sarda.
Pomeriggio ad Alghero, per la visita della chiesa di S. Francesco con il chiostro, i vicoli e gli scorci pittoreschi, la casa catalana, il duomo, la chiesa della Misericordia e i bastioni spagnoli, ultima passeggiata d’obbligo. Per raggiungere Porto Torres attraversiamo gli estesi vigneti della Sella e Mosca.
Imbarco alle 19 a Porto Torres sulla Bithia in partenza alle 20.30 per Genova.
Nel dormiveglia procuratomi dalla traversata non posso far altro che ripensare alla vacanza trascorsa e trarne un bilancio; l’itinerario studiato per chi non era mai stato in Sardegna o per chi, come me, c’era stato un secolo fa, ci ha consentito di vedere aspetti peculiari, affascinanti di una terra veramente unica ma ci invoglia anche a tornare appena possibile (non fosse altro che per visitare la grotta di Nettuno).
Curiosità
Qualche indicazione riguardo gli acquisti: in tema di oggetti preziosi il corallo rosso e l’oro hanno solleticato la mia vanità femminile, ma ciò che mi ha colpito di più sono le fedi sarde. Il primo tipo è un anello caratterizzato dalla particolare lavorazione a puntinatura con nel mezzo la rappresentazione di un cuore. Il secondo tipo, detto fede di Seulo, paese della Barbagia, è costituito da tre anellini lisci, fissati da un cuoricino che viene nascosto dalle due mani intrecciate, motivo quest’ultimo forse di derivazione fenicia.
E' con soddisfazione che segnalo una notizia che può rivelarsi di qualche interesse; ho avuto infatti occasione a seguito di uno scambio di mail con una gentile lettrice di Seulo, incuriosita da quanto ripoetato nel paragrafo intitolato curiosità a proposito della fede nuziale, di sapere che trattasi dell'antica fede nuziale sarda quasi completamente scomparsa, ma che l'interessata ha scovato e prontamente acquistato presso un orefice di Iglesias.
Complimenti. Bel viaggio, in splendide località, nel periodo migliore, S.Efisio è uno spettacolare caleidoscopio di colori e suoni (da cagliaritano, l'ho vista decine di volte), ottima descrizione, stupende le foto.