Come ogni anno, anche questa estate la nostra scelta è caduta sui paesi del Nord e finalmente siamo riusciti a realizzare un nostro obbiettivo: andare in Islanda!
Complice anche la loro situazione economica a dir poco instabile e la 'forza' dell'euro nei confronti della corona islandese, conti alla mano il costo finale della vacanza non è stato eccessivo, all'incirca sui 1.800 euro a persona, considerando voli, noleggio auto, b&bfst e le varie spese tra cui il mangiare e la benzina.
La nostra sistemazione tipo è stata, dove possibile, un b&bfst con uso cucina, di modo da poter essere liberi di organizzare le nostre giornate al meglio e anche per poter contenere le spese. Visto che siamo in tema di soldi, un suggerimento che mi sento di dare a chi ha voglia di visitare questo paese, è di prenotare i voli con largo anticipo, di modo da avere delle offerte vantaggiose: noi abbiamo scelto la compagnia aerea lowcost islandese - ICELANDEXPRESS - che però fa servizio solo da giugno a settembre, negli altri periodi dell'anno c'è la compagnia di bandiera, che ovviamente costa molto di più. Anche per gli alloggi ci siamo mossi per tempo, ovvero subito dopo aver prenotato i voli, ed è stato un bene in quanto, complice forse il crack finanziario quest'anno c'erano un sacco di turisti!
Itinerario
La partenza è stata il 13 agosto da Orio al Serio (BG) alle 9 di mattina e siamo arrivati a Reykjavik il pomeriggio alle 14.30 ora locale (ci sono due ore di fuso rispetto a qui). Dall'aeroporto prendiamo la navetta che ci porta fino alla stazione dei bus, e da li andiamo a piedi fino al nostro primo B&Bfst visto che non è distante. Tra parentesi in questo alloggio torneremo anche le ultime due notti. Una volta conosciuta la padrona di casa e sbrigate le solite formalità ci liberiamo dei bagagli e ci buttiamo subito nella vita della città. Devo dire che ci è piaciuta molto, anche se all'inizio del viaggio ci sembrava la classica cittadina nordica, con poche macchine e le casette basse (confronto a Milano non c'è neanche da parlarne!), mentre poi alla fine del viaggio dopo due settimana passate in giro a contatto con la natura ci è sembrata fin troppo caotica!
La serata passa così, tra uno spiedino di carne di balena (che a me non è piaciuto, mentre Stefano l'ha semplicemente divorato) e un giretto in centro.
Il giorno dopo, 14 agosto, abbiamo il tour che ci porterà a vedere il triangolo d'oro, ovvero Gullfoss, Geisyr e Pingrill. L'organizzazione è perfetta, il tempo è dalla nostra parte ed è tutto magnifico; questa è la parte forse più conosciuta e sfruttata a livello turistico dell'isola (per cui eviterò le descrizioni in quanto si trovano su tutte le guide turistiche), però non per questo non vale la pena di vederla. Lo spettacolo dell’acqua che scoppia all’improvviso in uno spruzzo alto più di 20 metri è una cosa che emoziona sempre!
Il 15 agosto ci consegnano la macchina a noleggio (noi abbiamo optato per una a due ruote motrici perché il Ring 1 è quasi tutto asfaltato, ma se si ha intenzione di vedere anche l'interno o di fare qualche pista, è assolutamente necessaria la 4x4) e partiamo alla volta di Vik. Arriviamo con calma verso il primo pomeriggio, nel frattempo ci fermiamo a fare foto e a ammirare i primi vulcani che incontriamo, dopo un po’ di giorni saranno ormai una costante nel viaggio, ma all'inizio tutte quelle fumarole sono veramente impressionanti. Una volta arrivati a Vik, andiamo subito a esplorare il promontorio di Dyrholaey, dove nidificano molto uccelli tra cui le pulcinelle di mare (che anche per questa volta non si fanno vedere). Lo spettacolo della spiaggia si sabbia nera che si stende davanti ai nostri occhi vale assolutamente la fatica di arrivare fin li su una strada a dir poco pessima, che ci costerà una gomma bucata che dovremo cambiare la mattina dopo!
Il 16 agosto (domenica), dopo una sosta dal gommista che ha aperto apposta per noi, ci fermiamo nella spiaggia nera di Vik. Il tempo è pessimo, ma la visione dei faraglioni che spuntano come delle dita nere dalla nebbia è molto suggestiva. Dopo una bella zuppa calda ripartiamo alla volta del nostro prossimo ostello, facendo una sosta alla cascata delle due sorelle. Ci arrampichiamo fin sulla cima della cascata, ma il paesaggio, forse per via del tempo, è piuttosto deludente.
Il 17 agosto lasciamo l’ostello di buon ora e dopo pochi chilometri ci fermiamo al parco nazionale di Skaftafell. La nostra meta è la cascata di Svartifoss, famosa per le colonne di basalto che la racchiudono in un semicerchio. La camminata è piacevole e per nulla faticosa, tra andata e ritorno sono circa 8 chilometri, ma si percorrono volentieri, anche perché la visuale dall’alto dei sandur che scendono fino al mare è mozzafiato (i sandur sono i letti dei fiumi che nascono dallo scioglimento dei ghiacciai che dominano il sud dell’isola, e che sfociano dell’oceano).
Lasciamo il parco nazionale e, dopo aver percorso un lungo tratto di strada costiera, improvvisamente appare ai nostri occhi il lago con gli iceberg forse più famoso e fotografato dai turisti, Jökulsárlón. Il cielo blu che fa contrasto con il ghiaccio che galleggia leggero nell’acqua è uno spettacolo indimenticabile, il divertimento maggiore è stato stare a guardare le foche che nuotavano indisturbate davanti a tutti i turisti, si vede che sono abituate a farsi fotografare!
Arriviamo a Hofn verso le 6 di sera, il tempo di depositare i bagagli ed è subito ora di cena. La specialità locale è l’aragosta all’aglio e quindi decidiamo ovviamente di provarla. Il risultato è che ci portano una pirofila stracolma di aragoste, saranno state 15 a testa, tutte belle pulite e pronte da mangiare. Inutile dire che ci siamo buttati a capofitto sulla lauta cena, e che siamo usciti dal ristorante molto soddisfatti!
Il 18 agosto lasciamo il sud dell’Isola e ci dirigiamo verso i fiordi occidentali, destinazione la cittadina di Seydisfjordur. Visto che il tempo regge decidiamo di allungare un po’ la strada e costeggiamo tutto il lago Lagarfljót (che si dice sia la dimora di un mostro come quello del lago di Lochness) e andiamo a visitare la cascata di Hengifoss, una delle più alte del paese con i sui 118m di caduta. La guida che abbiamo portato con noi spaccia la camminata alla cascata come facile e poco impegnativa, sarà stata la nostra impressione, ma non è stata né facile né poco impegnativa! Comunque dopo più di 2 ore finalmente arriviamo sotto la cascata, e ci possiamo godere lo spettacolo che offre in totale solitudine: ulteriore riprova non che non è così semplice da raggiungere! Visto che il cielo si sta rannuvolando, optiamo per una rapida discesa verso la macchina, e per fortuna inizia a piovere che ormai siamo vicini al parcheggio.
Ormai non ci resta che arrivare al campeggio e pianificare cosa fare nel resto della giornata. Una volta lasciati i bagagli, decidiamo di andare alla riserva naturale vicino a Raufarhofn per vedere le pulcinelle di mare. Il viaggio è interminabile, considerando anche che quasi tutta la strada è sterrata, ma finalmente, dopo tanta fatica, le vediamo! Tornando verso casa il tempo peggiora e sale anche la nebbia, per cui ci armiamo di pazienza e pian piano arriviamo all’ostello, dove ci aspetta, all’ingresso del paese, la scritta di ‘Seydisfjordur’ stile Hollywood, tutta illuminata e chiaramente visibile nella notte, è stata la cosa più strana che mi sia capitata di vedere!
Il giorno dopo, 19 agosto, c’è ancora nebbia e il tempo è pessimo, ma a noi non preoccupa perché quasi tutta la giornata la dedichiamo a raggiungere Akureyri e il lago Myvatn. Prima di arrivare al lago ci fermiamo vicino al vulcano Krafla e alle sue fumarole. Il paesaggio che si profila davanti a noi, e anche il tipico odore di zolfo, ci fanno capire che questa è una zona molto attiva dal punto di vista sismico. Parcheggiamo la macchina e ci facciamo forza per affrontare un giro tra le fumarole. La puzza di zolfo è veramente forte, ma armati di un fazzolettino da mettere sotto al naso, incominciamo un giro tra fumarole e pozze di fango bollente e quasi ci dimentichiamo che siamo sulla terra. Ad un certo punto comincia a piovigginare, quindi scattiamo le ultime foto e ci dirigiamo verso il vulcano vero e proprio, che si trova a neanche 5 minuti di macchina. Anche qui c’è un comodo parcheggio, dove lasciamo la macchina ormai completamente piena di fango rosso, e andiamo a camminare sul vulcano vero e proprio. Il paesaggio è ancora più spettrale, e complice la foschia creata dal fumo e la pioggerellina che scende dal cielo, non si fa fatica ad immagina l’inferno di Dante tra queste rocce. Per il primo tratta di strada ci sono delle passatoie in legno di modo da permettere anche alle persone diversamente abili di accedere alla cima, ma poi il sentiero diventa segnalato solo da dei paletti che sono l’unica traccia del percorso da seguire e vedendo come in certi punti la roccia è calda, suggeriamo a tutti di non deviare dal sentiero!
Tra la visita alle fumarole e al vulcano passano un paio di ore, e il tempo è sempre peggio, perciò ci dirigiamo verso Akureyri senza ulteriori soste. Per fortuna il nostro B&bfst è comodo da raggiungere con la macchina, ma ha l’inconveniente di non avere la cucina a disposizione per gli ospiti, quindi per cena decidiamo di andare a piedi nel centro città e di scoprire in quali locali si può magiare qualcosa di buono senza spendere una follia. La nostra scelta cade su ‘Bautinn’ un bistrot dove è possibile trovare il menù con pasta, pesce e carne, ma anche hamburger e patatine.
Il giorno 20 agosto ci sorprende con una delle giornate più limpide che abbiamo avuto, quindi dopo una colazione fantastica alla caffetteria ‘caffè de Paris’ la nostra prima meta è Godafoss la cascata degli dei. (la leggenda racconta che le statue intagliate degli dei pagani furono gettate nell’acqua da Þorgeirr e così l`Islanda si convertì al Cristianesimo). Complice il sole a picco e il cielo terso, gli arcobaleni si susseguono numerosi, e la camminata su entrambe le sponde della cascata è veramente una gioia per gli occhi dopo il clima uggioso del giorno prima. Lasciata la cascata ci dirigiamo verso il lago Myvatn. L’azzurro del cielo si fonde con il blu dell’acqua e il verde degli pseudo crateri che sbocciano per tutto il perimetro del lago. Decidiamo di fare un giro, ben consapevoli del fastidio che ci daranno i moscerini ma per nostra fortuna spira un po’ di vento, cosicché non diventa problematico camminare in mezzo all’erba e ammirare il lago dall’alto dei crateri.
Lasciato il lato sud del lago ci dirigiamo verso Dimmu Borgir (Città nera), ovvero un sito di campi lavici dalle forme bizzarre, formazioni rocciose e profonde cave. L’estrema particolarità dell’area ha catturato da sempre l’immaginazione della popolazione, che ha fatto di Dimmu Borgir il teatro principale delle fiabe e leggende islandesi. Qui infatti, secondo la tradizione, vivono troll, elfi e fate, ma soprattutto Santa Claus! Decidiamo di percorrere il sentiero di circa 6 km che ci porterà fino alla ‘chiesa’ una grotta dalla forma a triangolo che ricorda proprio l’ingresso di una cappella gotica. Ormai è pomeriggio inoltrato, quindi decidiamo di tornare verso casa, mangiare qualcosa di caldo e preparare i bagagli in quanto domani ci sposteremo ancora verso ovest, meta Hvammstangi e le sue foche!
Il 21 agosto partiamo con calma in tarda mattinata dopo aver girovagato nei numerosi negozi si souvenir di Akureyri, e dopo neanche un paio d’ore di macchina siamo arrivati a Hvammstangi. Il b&bfst è uno dei più belli dove abbiamo soggiornato, e l’accoglienza che riceviamo da parte della padrona di casa è veramente squisita. Facciamo un pranzo veloce a base di pasta e frutta dopodiché ci dirigiamo verso la punta della penisola di Vatnsnes. La strada e' tutta sterrata dopo Hvammstangi, e con poche macchine. Arrivati a Hindisvik, il silenzio ci avvolge. Nel viaggio incontriamo solo alcuni cavalli che infilano letteralmente la testa nella nostra macchina alla ricerca di qualche cosa da magiare e delle pecore temerarie che si buttano in mezzo alla strada all’improvviso! Le foche le vediamo, ma sono un po' lontane, comunque il posto merita, anche solo per venire ad ammirare il tramonto che ci accompagna lungo tutto il viaggio di ritorno. La sera la trascorriamo piacevolmente rilassati sul divano di casa in compagnia di una famiglia di Napoli con cui condividiamo le esperienze di viaggio e le disavventure che ci sono capitate; il giro che stanno facendo è il contrario del nostro, per cui ci scambiamo consigli e suggerimenti su cosa vedere e che strade evitare, visto che come noi hanno bucato anche loro una gomma!
Il giorno 22 agosto, dopo aver fatto un po’ di spesa nell’unico supermercato della cittadina, partiamo alla volta della penisola di Snaefell destinazione Stykkisholmur. Arrivati li scopriamo che è in corso la festa del popolo danese che vive in Islanda, e che quindi la sera ci saranno i fuochi d’artificio e anche un concerto all’aperto. Dopo aver fatto conoscenza con la nostra ospite, una simpatica signora di 70 anni di nome Maria, decidiamo di girovagare senza fretta per gli stand e di riposarci un po’ dal viaggio, che adesso comincia a farsi sentire. Verso le 7 ci dirigiamo verso un ristorantino che avevamo adocchiato nel pomeriggio, e difatti la prima impressione non è stata smentita perché ci servono una trota in crosta alle erbe fini che ancora oggi ricordiamo con immenso piacere!
Il 23 agosto il clima non è dei più clementi con nuvole basse e pioggerellina costante, ma decidiamo di fare comunque il giro della penisola di Snaefell per vedere l’omonimo vulcano e il ghiacciaio Vatnajokull. La sua cima innevata ci accompagnerà tutto il giorno, difatti è visibile da ogni punto della strada che costeggia il perimetro della penisola. A questo proposito segnaliamo che ultimamente la strada è stata tutta asfaltata, e che quindi rispetto a quanto scritto nelle guide è facilmente percorribile per tutti i tipi di veicoli. Ci fermiamo a fare qualche foto lungo il percorso anche se la nostra meta principale è la spiaggia di Djupalonssandur, dove proviamo a sollevare le 4 pietre per testare la nostra forza e la possibile ammissione a bordo di un barca come marinai. Stefano riesce a sollevare facilmente quella da 23kg e anche quella da 54kg, ma comincia ad avere qualche difficoltà con quelle da 100kg e da 154kg, io mi arrangio con quella da 23kg, ma con le altre butto subito la spugna, ahimè non sono tagliata per la vita da lupo di mare!
Percorriamo l’ultimo tratto di strada che ci separa dal b&bfst sotto una pioggia costante e non vediamo l’ora di arrivare per concederci una bella doccia calda e una cena ristoratrice.
Il 24 agosto abbandoniamo la guesthouse di buon ora e ci dirigiamo verso Reykjavik scegliendo di percorrere la strada costiera che ci permette di vedere questo tratto di territorio caratterizzato da montagne a picco sul mare sferzate da un vento talmente forte che riesce anche a spostare la macchina stracarica di bagagli. Nel primo pomeriggio arriviamo in città e decidiamo di visitare il museo Perlan ovvero il museo dedicato alle saghe islandesi. L’esposizione che narra le origini della cultura islandese è molto interessante e l’audio guida è veramente ben fatta. Nel pomeriggio dobbiamo restituire la macchina, per cui ritorniamo al b&bfst, scarichiamo i bagagli e lasciamo la macchina in strada, con le chiavi nascoste nel vano porta oggetti e con le portiere non bloccate (quando ce l’hanno detto al momento del noleggio pensavamo di aver capito male!).
La serata trascorre tranquilla, girovagando senza meta per il centro città e comprando qualche souvenir dell’ultimo minuto. Andiamo anche a vedere la famosa chiesa Hallgrímskirkja con le tipiche colonne bianche che ricordano le colonne di basalto frequenti in Islanda, ma purtroppo l’esterno della chiesa è in ristrutturazione.
Il 25 agosto è un giorno di relax totale, e per concludere degnamente questa bellissima vacanza non c’è niente di meglio che la Blue Lagoon! Il tour che abbiamo prenotato parte alle due dalla stazione degli autobus, e arriviamo alla laguna all’incirca un’ora dopo. Il tempo di prendere un accappatoio, metterci il costume e farci una doccia e siamo pronti per entrare in acqua. L’impatto con l’aria fredda che c’è fuori è molto forte, ma tolto al volo l’accappatoio ci buttiamo letteralmente nell’acqua a 38 gradi! C’è da dire che io sono una specie di habitué con le beauty farm, però per Stefano era la prima volta, e praticamente l’ho dovuto togliere da li dentro perché si stava lessando! Il nostro consiglio è di fare una tappa alla Blue Lagoon, perché per quanto turistica sia, è veramente un’attrazione da non perdere! Dopo circa 4 ore, completamente rilassati, torniamo in città per la nostra ultima notte in Islanda, in quanto, purtroppo, il giorno dopo si torna a casa.
Come vacanza è stata veramente bella e rilassante, abbiamo incontrato gente ospitale e visitato una terra magica e piena di meravigliosi paesaggi tutti da scoprire, insomma la consigliamo a tutti!