La Vie en Gris

Una settimana a Parigi nel mese di febbraio

Su Parigi hanno già scritto in tanti, forse in troppi, io stesso ne ho già parlato in un ambizioso confronto LondonParis.
Ciò nonostante, un piccolo contributo lo vorrei dare ugualmente. Sono tornato a Parigi, era la quarta volta, ma stavolta con due novità importanti per me e per chi stia pensando ad un viaggio nella Ville Lumiere: innanzitutto la stagione, era febbraio, quindi la compagnia, visto che per la prima volta ho affrontato una grande città d’arte con mia figlia Matilde, anni sei.
Il mio, quindi, vorrebbe essere un resoconto del “prima” e del “durante” di un viaggio abbastanza particolare nella sua normalità, non più di tre paginette che possano essere d’aiuto non tanto agli studenti che si avvicinano entusiasti a Parigi (come io lo sono stato nel lontano 1989), ma piuttosto alle famiglie ed a quanti si chiedano se una settimana in una città d’arte con bambini al seguito sia un piacere o una sofferenza.
Perché il “prima”? Perché alcune premesse sono necessarie: il fatto che io e mia moglie avessimo una voglia matta di tornare a Parigi e di scoprire angoli ancora a noi sconosciuti; poi, il fatto che potessimo contare sulla pazienza e sulla curiosità di Matilde, al suo debutto in una classica capitale europea (Oslo, Dublino e Varsavia “non valgono”), ma già abituata a viaggiare sufficientemente da interessarsi ad altro che non fosse Disneyland; infine, la capacità irresistibile dei voli low-cost di attrarre i “malati d’aeroporto” quale io sono.

Come nessun racconto che si rispetti, anticipo la conclusione a cui sono giunto a posteriori: la scelta non si è rivelata azzeccata, una settimana a febbraio a Parigi, volo low-cost e bimbi al seguito, non è stata una buona scelta.
Perché? Provo ad andare con ordine.
Innanzitutto i trasporti, anche se lo stesso discorso vale per altri mesi dell’anno.
Per quanto riguarda il volo, ditemi quello che volete, ma la RyanAir per Parigi Beauvais è scomoda. E’ vero, all’uscita dell’aeroporto (se così lo si può chiamare) il pullmann che porta in centro è comodo e sbagliare è impossibile, però è decisamente caro (26 euro a persona a/r) ed il tragitto troppo lungo (circa un’ora e mezzo per giungere a Porte Maillot, da dove è quasi sempre necessario aggiungere taxi o metropolitana, quindi alla fine costi e tempi salgono mostruosamente rispetto alla tariffa pubblicizzata del solo volo.
Lasciando perdere la sventura del volo di ritorno cancellato e tutti i conseguenti disagi che abbiamo dovuto sopportare, io ritengo che, se proprio si preferisce l’aereo, sia meglio scegliere compagnie low-cost che volino su Orly (Easy-Jet ad oggi è quella che parte da più aeroporti italiani); a meno che non si riesca ad usufruire di quelle tariffe RyanAir talmente basse per cui alla fine si pagano solo le tasse, allora ogni confronto perde di significato.
L’opzione migliore, però, credo resti il caro vecchio treno, che per quanto mi riguarda parte da Brescia (o da Milano) alla sera, in modo che ti addormenti appena partito e ti risvegli beatamente in centro a Parigi, riposato e, a conti fatti, senza aver speso molto di più.
A destinazione, la metropolitana di Parigi è uno spettacolo di efficienza e comodità, mai avuto problemi. Può essere molto comoda la carta Paris Visite, (26 circa euro per 5 giorni, Zone 1-3); noi abbiamo preferito i carnet da 10 biglietti, visto che alloggiavamo in zona centralissima e in molti posti siamo andati a piedi. Una precisazione: i bambini hanno uno sconto significativo, da chiedere presso la biglietteria.

Poi, la gente e il clima.
Febbraio è stato scelto per problemi scolastici di mia figlia e nella speranza di poter godere di uno scarso affollamento di visitatori.
Nella pratica, la città non è certamente deserta, anzi nei luoghi di maggior richiamo non ho notato una gran differenza nel numero dei turisti rispetto a mesi più “usuali”, compresa Disneyland, affollata come sempre, escludendo, sia chiaro, agosto, ponti vari, Natale e Pasqua.
Dedurre da una settimana il clima di un’intera stagione mi sembrerebbe quanto meno approssimativo, comunque questo è quanto abbiamo trovato noi: il disagio maggiore non è venuto tanto dal freddo, che come mi aspettavo non è stato più pungente da quello delle nostre città del Nord, semmai il contrario, ma dal vento e dalla pioggerella che hanno concesso ben poche pause.
Il risultato, ben più grave del fastidio innegabile, è che la meravigliosa Ville Lumiere risulta grigia e “spenta” e l’effetto diventa particolarmente evidente nei momenti (rari) in cui il sole illumina i palazzi e giardini, quando in pratica ci si rende conto e si ricorda il “come sarebbe”.
Non sto a sottolineare come questo tempo aumenti notevolmente le possibilità che i bambini incappino in qualche improvviso male di stagione, come a noi è capitato puntualmente; chi viaggia con bimbi al seguito sa che questo tipo di rischio è sempre presente e che c’è solo da sperare nella buona sorte…

Infine, le attrazioni.
Come in tutti i luoghi turistici, anche a Parigi si approfitta dei mesi di minor afflusso per risistemare le cose.
Questo si sa, però, così come non è una sorpresa trovare a gennaio in Versilia le spiagge chiuse per i lavori di preparazione degli stabilimenti balneari allo stagione estiva, allo stesso modo non mi aspetto di certo di trovare Place Des Vosges non accessibile in tutta la parte centrale, chiusa da una palizzata per salvaguardarne prato e alberi in vista della primavera. O, ancora, infreddoliti da ore di vento e desiderosi di un bel grande magazzino in cui rinfrancarsi, sbattere contro le porte chiuse di Le Samaritaine, chiuso per lavori fino a data da definirsi.
Ecco un altro motivo per andare a Parigi in altra stagione.

Dove alloggiare

La scelta dell’alloggio è frutto di scelte del tutto personali, Parigi d’altro canto offre infinite possibilità.
Noi stavolta abbiamo optato per l’affitto di un appartamento, potendo godere delle buone referenze di altri che vi erano già stati.
Il riferimento (vd. links) è una signora di Brescia, che mette a disposizione 2 appartamenti: il primo, quello in cui abbiamo alloggiato, è un ampio bilocale (con cucina separata dal salotto) posto in un palazzo che più centrale non si può, in una delle viuzze tra Les Halles e Rue de Rivoli, a pochi metri dal Louvre; la posizione è impagabilmente comoda, visto che le maggiori attrazioni del centro sono raggiungibili a piedi e a due passi si trova la più grossa stazione di metropolitana della città. Tra l’altro, la zona è piena di locali, ristorantini (soprattutto etnici), negozi e grandi magazzini, quindi offre molte opportunità a pochi metri da casa.
L’appartamento è grazioso e comodo, i prezzi direi più che abbordabili; a volerla dire tutta, ha anche dei nei, come le scale di accesso (si trova al quarto piano senza ascensore), il bagno senza finestra ed il fatto che ci si dorme in 4/5, ma per chi non usufruisce dell’unico vero letto matrimoniale, l’esperienza non è per nulla piacevole. In ogni caso, mi sentirei di consigliare tranquillamente questa soluzione.
Il secondo appartamento si trova nel Marais, non l’ho visto personalmente, so che è leggermente più piccolo del primo, me ne hanno parlato comunque bene.

Da non perdere

Cosa vedere a Parigi?
Non parlerò di certo della Gare d’Orsay, o di Montmatre, o di tutti quei luoghi e dell’atmosfera che fanno di Parigi una città unica, meravigliosa e indimenticabile.
Ogni volta che si torna in una città già visitata, si cerca ancora di più di concentrare tutto, perché si vuole vedere qualcosa di nuovo, magari qualche angolo meno conosciuto, ma non si vuole rinunciare ai “classici”, perché come si fa ad andare a Parigi e non andare a Notre Dame, o tralasciare l’ascesa a Montmatre per godere del panorama dal Sacre Coeur e per arrischirsi tra i borseggiatori di Place du Terte? Così, alla fine, ci si ritrova a correre come disperati, nonostante gli immancabili propositi tipo “stavolta però cerchiamo di viverla”, o “ci fermiamo su una panchina a leggere e a guardarci attorno”.
Niente da fare, l’offerta di Parigi è talmente ampia che sembrano non finire mai le attrazioni non viste e i luoghi ancora da visitare; mi limiterò a parlare proprio di quelle che per me erano sconosciute, non mancando di dire la mia su alcuni “miti dell’alternativo”.
- Parc de La Villette: ormai non è più una novità, ma io non c’ero mai stato. Premesso che d’inverno non si può godere dei giardini e della parte esterna, che credo contribuiscano molto alla gradevolezza del complesso, La Villette mi ha sorpreso prima di tutto per il grande affollamento in un qualsiasi mercoledì pomeriggio di febbraio, non oso immaginare cosa si scateni nel week-end o quando le scuole sono chiuse.
Al di là della grande confusione che regna nell’enorme struttura principale, il Parco mi è sembrato molto interessante e stimolante dal punto di vista didattico, però più per i ragazzini un po’ più grandicelli che per i bambini. Per farla breve, per mia figlia è stata una delusione, compresa la parte più adatta ai bambini della sua età, la Cité des Enfants, molto più “incasinata” rispetto alla “nipotina” Città dei Bambini di Genova, che tra l’altro ha il pregio di non avere entrate (e biglietti) distinte per le due zone indicate per le diverse età.
- Cour St Emilion: per una cena in un ambiente caratteristico, una valida alternativa al celeberrimo Quartier Latin può essere Cour St Emilion, fermata omonima della nuova e spettacolare Linea 14. Qui, una sapiente ristrutturazione ha trasformato alcune vecchie costruzioni industriali in una piccola via molto affascinante e frequentata più dai parigini che dai turisti, sulla quale si affacciano ristoranti e negozi. Noi abbiamo trovato dell’ottima carne in un locale che abbina il servizio di ristorazione ad un’enoteca, per cui alla fine della cena è molto probabile che si ceda alla tentazione di acquistare qualche buona bottiglia di vino, guidati dai sapienti consigli degli addetti.
- Cimitiere du Pere Lachaise, o più semplicemente di Menilmontant. Ecco a voi la più grande bufala dei turisti alternativi a tutti i costi: visitare questo cimitero a nord del centro cittadino, utilizzando tanto di cartina che viene venduta all’ingresso (2 euro se non ricordo male) che aiuta ad orientarsi nel dedalo di ampi viali e stretti passaggi, alla ricerca delle tombe di personaggi del passato più o meno illustri. Immancabile la visita alla tomba dove giace Jim Morrison, l’indimenticabile leader dei Doors, dove, in teoria, dovrebbero costantemente trovarsi radunati fans più o meno “strani”, in un’atmosfera rock-nostalgica che ben poco avrebbe a che vedere con il classico cimitero.
Be’, non è quello che ho trovato io. Certo, vagare da una tomba monumentale all’altra, magari trovare qualche fiore o qualche biglietto con dedica scritto da qualche ammiratore di grandi del passato ha un ché di affascinante; ma da Jim Morrison c’erano tre fiori e due persone, perplesse quanto me, e Menilmontant è un cimitero, nient’altro che un cimitero: quindi si incontrano funerali e la gente piange davvero, non è un museo all’aperto, e passare accanto a persone che piangono un defunto con la cartina da turista in mano è imbarazzante oltre che poco rispettoso.
No, Menilmontant non è certo una scelta interessante da aggiungere alle bellezze di Parigi.
- Altra destinazione che non ho gradito è il quartiere di Belleville descritto come impedibile per gli amanti di Pennac (lo ammetto, non sono tra questi), come la Parigi “nuova” dell’immigrazione, come una sorta di casbah, di suk e di mercato indiano tutti insieme. Sì, ci sono ristoranti pakistani e pasticcerie palestinesi, fruttivendoli turchi e panettieri afgani, ma io, che pure amo le botteghe straniere e le atmosfere esotiche, non ho trovato l’insieme di particolare fascino: un grande vialone, Bd de Belleville, su cui si affacciano questi negozi e ristoranti, un sacco di gente straniera e un insieme di vie che dipartono dal viale principale per nulla attraenti, anzi, mi sembra che l’invito chiaro sia di starne alla larga. Forse, il mio errore è stato proprio quello di non addentrarmi per quelle strade per risalire la collina.
- Non ho ecceduto in itinerari specifici, però da lettore del Codice da Vinci, non potevo mancare almeno una fugace occhiata a St.Sulpice: diciamo che ne vale la pena, non fosse altro per il fatto che la chiesa è inserita in un attraente contesto urbano fatto di eleganti vie e bei negozi, nei pressi di St.Germain. Comunque, lo ammetto senza vergogna: ritrovare, solo nel silenzio della chiesa, la linea dorata che l’attraversa è stato abbastanza emozionante.
- Marché aux puces (Linea 4, capolinea Port de Clignancourt): già meta turistica per molti, il Mercato delle Pulci di Saint Ouen per me era una novità. Certo, i soliti esperti, affrettandosi ad elencare mercati più “intelligenti” e alternativi, diranno che gli affari non si fanno più qui, che i prezzi sono più da antiquario che da rigattiere e le fregature numerose, però, per me è divertente e affascinante.
E’ enorme, molto più grande di quanto pensassi, tanto che ci si può tranquillamente dedicare ad una delle zone che compongono questo grande agglomerato di vicoli ombrosi e botteghe polverose; e poco importa, io non sono un esperto, se il “mercato “ non è più quello di una volta, io l’ho trovato davvero interessante e sono particolarmente soddisfatto dei miei acquisti.
- Nella stagione invernale, nella piazza antistante l’Hotel de Ville viene allestito un piccolo parco divertimenti che comprende una pista per il pattinaggio sul ghiaccio e alcuni brevi scivoli ghiacciati da percorrere su una sorta di bob. Questa è un’ottima opportunità per sentirsi parte della città e per divertirsi in un ambientazione molto suggestiva.
- Qualche idea per lo shopping?
Io preferisco i piccoli negozi, dal sapore di bottega di “una volta”, gli ampi open-space dall’arredamento minimale mi mettono da sempre a disagio, quindi, per me i posti migliori sono i quartieri del Marais e di Saint-Germain. Una zona interessante e che trovo originale è quella delle stradine intorno al Palais Royal e in particolare i portici che ne circondano l’ampio giardino interno: qui sopravvivono curiosi (e spesso costosissimi) negozi, botteghe e atelier fuori dal nostro tempo, non ci passa mai nessuno, ti chiedi come possano restare aperti…
Sotto gli stessi portici, stavolta ho trovato un negozio molto interessante: Le Prince Jardinier, una boutique dell’arredamento e dell’abbigliamento da giardino, un vero paradiso per gli amanti del country-style; a proposito i prezzi erano abbordabili, ma solo perché eravamo in stagione di saldi!

Conclusione. Qualche giorno dopo il nostro ritorno, la pediatra di mia figlia mi diceva con un bel sorriso: “Dici che andare a Parigi a febbraio è una “st….ta”? Bastava che me lo chiedessi prima, te l’avrei detto io, visto che ci ho abitato per un anno”.

2 commenti in “La Vie en Gris
  1. Avatar commento
    daiana
    22/09/2006 10:49

    Le ultime due volte che sono stata a Parigi è stato a gennaio degli ultimi due anni (2005, 2006). Non l'ho mai trovata grigia, fredda sì ma comunque ci sono state anche giornate di sole. Una città sempre bellissima, sempre viva che d'inverno assume anche quel senso di mistero in più che me la fa amare!

  2. Avatar commento
    silviaf26
    22/09/2006 09:07

    anch'io ho visitato Parigi a febbraio, forse perchè per me è stata la prima e (per ora) unica volta non mi è sembrata grigia... fredda certamente ma, venendo da Bologna nè più nè meno dei meno dei nostri nebbiosi inverni! ;-)

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