L'incanto dell'Inghilterra del sud

Un itinerario fra giardini, scrittori, paesaggi, storia e leggenda

Rieccoci qui: Serena e Matteo 30 anni, da Bologna.
Decidiamo di regalarci questo viaggio una sera di luglio quasi per caso, guardando i costi dei voli su internet, con un solo mese di anticipo sulla partenza. Siamo già stati in Inghilterra in passato, questa volta mi piacerebbe portare Matteo in un paio di posti che lui non aveva visitato e poi vedere posti nuovi anche per me, come la celebrata Cornovaglia, almeno un giardino storico, qualche luogo delle vita di Thomas Hardy e di Jane Austen, Winchester, il tutto avendo a disposizione una sola settimana. Non ci vuole molto, grazie a Internet e avendo già una conoscenza del paese, a compilare un elenco di quello a cui sono interessata.

OSSERVAZIONI
L’Inghilterra è bella! Parlando con chi c’è stato ci scambiamo qualche wooow e un sospiro di nostalgia e subito ci si intende. Spiegarlo invece a chi non l’ha mai vista è un po’ più difficile. Riporto alcune delle cose che mi hanno colpito (a partire dal lontano 1992 ad oggi) e che più mi viene facile esprimere a parole, e anche se le ho scritte generalizzando sono solo osservazioni mie personali, non ho la pretesa di ergermi a grande esperta.
L’Inghilterra ha paesaggi bellissimi, fatti di campagna, di dolci colline, di scogliere a picco sul mare, la cosa che mi colpisce di più sono i colori e la luce, il cielo tridimensionale di nuvole che si spostano veloci. Il famigerato tempo inglese non fa che aggiungere fascino, con la luce violacea, il cielo a volte blu a volte grigio che fanno risaltare le brillantissime tonalità di verde in terra.
L’Inghilterra è zeppa di cittadine e villaggi molto curati, gli inglesi vivono raramente in palazzi, quasi sempre in casette singole o a schiera (a volte persino a Londra) con un giardino sul fronte e uno sul retro. Amano moltissimo prendersi cura della casa e del giardino, popolato di piante e di animali. Hanno un grande senso di orgoglio verso il loro posto in cui vivono, si nota anche da come dicono sempre “our village”, “our local pub” sottolineando sempre “”Il nostro”. Curiosa anche la scritta a fine paese che ringrazia di aver guidato con attenzione “attraverso il nostro villaggio”.
Anche nei paesini più piccoli ci sono spesso gruppi di attività varie, come gruppi di giovani artisti della contea o gruppi di canto.
Gli Inglesi amano la campagna e la vita all’aria aperta. Le librerie sono fornitissime di libri con itinerari di passeggiate nel verde del luogo. Nelle stradine attorno ai villaggetti abbiamo incontrato sempre famigliole in giro in bicicletta.
Gli Inglesi sono e si vantano di essere dei grandi ospiti e la nostra esperienza nei B&B lo ha sempre confermato, dalla gentilezza alla cura per i piccoli dettagli dalla preparazione della tavola alla biancheria del letto.
A proposito di gentilezza verso gli altri: abbiamo scoperto e verificato col nostro palmare che è tradizione non proteggere la propria rete wireless di casa, in modo che tutti i passanti possano navigare in internet dalla strada! Tante volte noi abbiamo cercato un B&B in questo modo. Purtroppo i provider pensano che a loro ne derivi un danno e vogliono dimostrare che la pratica non è legale e multare chi continuerà.
Le signore inglesi over 65 sono di un’eleganza fantastica, coi loro cappellini, i capelli candidi, le gonne lunghe e ampie, le spille preziose, in giro insieme alle amiche per shopping o sale da the.
Rispetto ad una decina di anni fa, la moda in materia di decorazione di interni è molto cambiata: niente più pareti dai colori intensi (rosa, rosso, verde, azzurro), moquette in tinta e mobili e complementi stipati dall’horror vacui. Ora lo stile è più minimalista e “new age”, prediligendo accostamenti tono su tono di colori pastello naturali (beige, verdino), mobili e complementi più lineari e meno affollati..
Queste sono le prime cose che mi vengono in mente, ma sono solo una minima parte dell’immagine di Inghilterra che ho dentro, se aggiungiamo un ricco patrimonio storico e culturale gestito in modo superbo e una cucina per niente male come la dipingono, è ovvio il motivo per cui ci torno ogni volta che posso.

FONTI
Guida Routard Inghilterra e Galles
Diari di viaggio di altri viaggiatori (grazie!!!)

COSTO
2 Persone, 7 notti , Volo Ryan Air Parma Stansted(€293.28), noleggio auto(€184.18), benzina per circa 830 miglia, B&B, cibo ed extra vari (£910) . (Il cambio con la sterlina era a poco più di 1.2).
TOT. Circa euro 1600.Il problema principale appare subito il riuscire a legare insieme le tappe costruendo un itinerario fattibile in termini di tempo e distanze e dalla forma approssimativamente circolare. Ecco il risultato del mio studio misto alle variazioni subite in loco a causa del maltempo (abbiamo dovuto tagliare gran parte della Cornovaglia sigh):

ITINERARIO
1) Stansted Airport
2) Cambridge
3) Warwick
4) Stonehenge
5) Great Wishford
6) East Lambrook
7) Treburley
8) Polperro
9) St. Ives
10) Padstow
11) Port Isaac
12) Camelford
13) Tintagel
14) Launceston
15) Axminster
16) Charmouth
17) Lyme Regis
18) Higher Bockhampton
19) Dorcester
20) Winchester
21) Chawton
22) HertfordDIARIO DI VIAGGIO

Mercoledì 13 Agosto 2008
Bologna-Parma-Stansted
Stansted – Cambridge (29 miglia, 40 minuti)

Giornata assolata e caldissima, in città e in stazione pochissime persone del luogo, molti turisti stranieri e qualche italiano in partenza per il Sud.
Il treno per Parma (5€) è un carrozzone sporco e rumoroso, con i finestrini abbassati per mancanza di aria condizionata e il frastuono e le vibrazioni che torturano le orecchie.
Scendiamo con l'odore di ferraglia sudicia appiccicata ai vestiti.
A Parma, subito fuori la Stazione, acquistiamo un biglietto dell'autobus all'uffico InfoBus (1€ anziché 1.50€ se acquistato a bordo) e attendiamo nella bella sala d'aspetto della stazione dei treni.
L'aeroporto di Parma, dopo circa 10 min di viaggio si riconosce per i cartelli e il parcheggio, mentre l'edificio è veramente piccolo.
Provo subito a infilare il nostro unico bagaglio nell'apposito attrezzo di metallo testa-dimensioni, con qualche violenta spinta mascherata da un'espressione disinvolta riesco a farlo entrare, finalmente la giornata mi sorride, avevo passato metà del pomeriggio precedente, metro alla mano, tentando e ritentando la compressione del borsone per farlo rientrare nelle misure standard, tra gli scherni di mio marito, e qualche dubbio residuo mi aveva fatto passare una notte agitata. Non volevo assolutamente imbarcarlo, avevamo fatto al scelta di un piccolo bagaglio da condividere e portare in cabina per risparmiare tempo al check-in, soldi sul biglietto aereo, e fatica a trasportarlo nel nostro viaggio itinerante. Matteo ha deciso che la prossima volta porteremo una valigia rigida a testa.
Il volo Ryan Air Parma-Stansted(€ con ZERO bagagli ZERO imbarcati e check-in online) ha un ritardo che viene annunciato di volta in volta crescente di 5 minuti, mentre attendiamo in una piccola saletta, stipatissimi tra turisti italiani col maglioncino che esaminano la cartina o la guida di Londra e turisti inglesi in boxer da mare e infradito, con la pelle chiara ustionata di sole.
Con un'ora di ritardo, correndo e sgomitando sulla pista per non finire ultimi tra gli altri passeggeri correnti e sgomitanti, saliamo a bordo e ci appropriamo con i denti di due poltrone vicine, ahh l'ansia da voli low-cost! Da notare che entrambi abbiamo in passato viaggiato da soli, e quella sì è la condizione migliore per un volo senza posti assegnati, che sensazione di libertà rispetto alle povere coppie o peggio alle famiglie di 3-4 persone.
Appena attraversata la Manica, iniziamo la discesa attraverso vari strati di nubi molto spesse, ad altezze diverse, man mano che ci abbassiamo la luce del sole diminuisce e quando finiscono le nuvole, ormai tutte sopra di noi, il paesaggio dà una forte sensazione di buio. Non vedo tutte le tonalità di verde che ricordavo, in questa zona ci sono molti campi di grano ormai maturo, di un bel giallo ramato molto più caldo del grano nostrano.
All'improvviso scorgo uno dei famosi disegni nel grano, sono due spirali scure e nette, non so se disegnate dagli UFO, ma sicuramente costruite in modo artificiale.
Dopo l'atterraggio preleviamo al bancomat, dato che non ci eravamo portati sterline, poi troviamo il banco della Budget.
La signorina bionda, bella, non scortese ma neanche gentile tenta di incuterci il terrore del segnetto per piazzarci una costosa assicurazione supplementare da 175£, dicendoci che al minimo scratch della carrozzeria dovremo pagare la cifra esorbitante di 780 pound, pari al costo della riverniciatura dell'intera auto. Io tentenno, Matteo con fermezza prende in controllo della situazione e cortesemente rifiuta, secondo lui è solo un trucco per spillare soldi in più, spero che vada tutto bene!
L'auto che ci assegnano è un minuscolo Matiz-scatolino blu elettrico, Chevrolet eh, non Daewoo, tutta un'altra cosa. Guido felice verso Cambridge, attraverso i campi dorati, felice e concentrata, l'altro lato della strada non ha segreti per me (l'ho già utilizzato in Irlanda), neanche le rotonde mi intimoriscono, peccato solo la disposizione ravvicinata dei minuscoli pedali che mi porta talvolta a spingere freno e acceleratore insieme, talvolta a mancare il freno, o peggio a rischiare di toccarlo mentre accelero, è lo stesso incubo delle mie prime uscite da neo-patentata.
Dopo un breve percorso su una superstrada circondata da campi di grano color miele dalle dolci pendenze entriamo a Cambridge. Anche se sono concentrata sulla guida mi colpisce subito la bellezza delle vie residenziali su cui si affacciano villette con stupendi giardini. Sono emozionata, sono finalmente tornata in Inghilterra ed è tutto più bello di come lo ricordassi, quasi irreale.
Arriviamo allo Youth Hostel, 97 Tenison Road, cambridge@yha.org.uk, in cui abbiamo prenotato una doppia a 36.95£ con prima colazione cooked (funghi, salsicce, uova) . La stanza è piccola, dotata di letto a castello, il bagno è in comune, l’atmosfera è giovane e vivace, non male per un ostello! Usciamo al più presto dirigendoci verso Mill Lane dove ha sede la Scudamore Punting Company, intenzionati a noleggiare una barchetta per il giro sul fiume Cam che passa sui giardini posteriori dei famosi college. Purtroppo arriviamo un po’ tardi, pioviggina e si sta facendo buio, le barche sono già tutte posteggiate per la notte, rinunciamo a malincuore, e io penso che sarà un ottima scusa per ritornare nel prossimo viaggio. Acquistiamo sapone, dentifricio e snacks in uno di quei minimarket aperti fino a tarda sera, non essendoci portati molto da casa per mantenere leggero il bagaglio. Facciamo una piacevole passeggiata nel centro, che si visita tranquillamente a piedi in poco tempo. Gli edifici più interessanti sono i famosissimi college, le facciate sono antiche e imponenti, dove possibile sbirciamo dai cancelli i loro giardini interni. Per quasi tutti è prevista una visita a pagamento. La città ha una bella atmosfera tranquilla, ci sono moltissime biciclette, la gente, tra cui moltissimi giovani, passeggia per le vie del centro pur essendo tardi, anche il grande parco Parkers Piece è affollato di persone, un gruppo fa ginnastica in pantaloncini e maglietta nonostante il buio e il vento freddo. Inutile dirlo, l’erba è così verde e perfetta da sembrare finta e affondandoci le mani dà una sensazione di grande morbidezza che inviterebbe a stendersi. Dal giorno precedente sogniamo una cena in un tipico pub, purtroppo ci accorgiamo che i numerosi locali moderni o etnici (anche italiani) hanno preso il posto di quelli tradizionali. Ci accontentiamo di un piatto a base di kebab (£9,60 in due) in un ristorantino gestito da turchi nei dintorni dell’ostello. Nella zona lungo Mill Road ci sono moltissimi ristoranti e take-away aperti fino alle 23, cosa molto strana per essere in Inghilterra, ma utilissima per turisti come noi arrivati tardi dall’aeroporto. Sulla passeggiata verso casa scorgiamo finalmente un pub vecchio stile dove brindiamo con un’ottima Guinness, origliando un po’ le chiacchiere rilassate dei locali.

Giovedì 14 Agosto 2008
Cambridge – Warwick Castle (90 miglia, 2 ore)
Warwick Castle – Stonehenge (112 miglia, 2 ore)
Stonehenge – Great Wishford (7 miglia, 20 minuti)

Ci svegliamo presto, sapendo che ci aspetta una delle giornate più impegnative della vacanza per miglia da percorrere e posti da visitare.
La sala colazioni dell’ostello è molto accogliente, con pavimento e tavoli di un bel legno caldo e ampie vetrate sull’esterno. Siamo piacevolmente sorpresi dalla colazione che nonostante il basso costo della camera si può avere anche completa, ne approfittiamo. Ci sono un gruppo di ciclisti americani sui cinquanta già in tenuta da strada, con quei buffi costumini attillati, un paio di famiglie di turisti, e moltissimi giovani che consultano testi universitari o parlano di materie scolastiche, immagino che siano in cerca di appartamento prima del nuovo anno accademico o che debbano sostenere esami o test di ingresso.
Salutiamo Cambridge, ancora più bella nel pieno sole del mattino.
Dopo un paio d’ore arriviamo a Warwick, grazioso paese con una bella cattedrale circondata da qualche viuzza medievale, ma famoso per il castello, che è una delle attrazioni turistiche più visitate, e anche “turisticizzate” e costose (£17.95 un adulto), ma ne vale la pena. Basta dare un’occhiata al sito per rendersi conto http://www.warwick-castle.co.uk/.
Parcheggiamo a ridosso della porta d’ingresso, £2,95 per quattro ore. Attenzione: in realtà se non avete ancora tante miglia da percorrere prima di sera si può tranquillamente trascorrervi l’intera giornata.
Il castello è imponente, perfettamente conservato, molto grande con vari edifici di epoche diverse, con un grande cortile interno e uno stupendo terreno annesso con tanto di fiume e gite in barca.
All’interno si possono visitare la lussuosa ala residenziale, le prigioni, un percorso a tema sui fantasmi, uno sulla preparazione di battaglie, allestiti con minuziose ricostruzioni di ambienti, manichini in costume e riproduzione di suoni, alla maniera in cui sono così bravi gli inglesi a presentare un museo o un’attrazione (dovremmo ispirarci un po’ a loro in Italia).
Il luogo è affollatissimo dalle famiglie di locali, molte delle quali con bambini piccoli, cestino del pic-nic e cappellini in testa. Pur non amando i posti troppo affollati dai turisti qui è diverso , mi piace osservare la gente perché sono comunque quasi tutti locali. I bambini sembrano divertirsi moltissimo e si affollano alle bancarelle allestite in tendoni in stile medievale dove vendono elmetti, spade di legno, vestiti da cavaliere e da principessa. Vorrei avere la loro età per comprare qualcosa!
Nell’aria c’è un buon profumo di carne arrostita proveniente dal tendone ristorante.
Il tempo è splendido, il sole è accecante e il cielo blu intenso. Preferiamo restare all’aperto e assistere alle esibizioni medievali del personale in costume d’epoca: prima la dimostrazione del funzionamento della enorme catapulta, poi una visita alle gabbie dei grandi rapaci, poi lo show delle aquile e degli avvoltoi (davvero impressionante vederle planare fino ad un palmo dalle nostre teste ed obbedire ai comandi dell’addestratore), infine la battaglia a piedi con attori dalle doti di stuntman (e l’aspetto di modelli!) che si ammaccavano gli scudi a colpi di mazze chiodate e asce, alla presenza del re e della principessa dal lungo vestito.
Pranziamo nel bel ristorante ricavato dalle cantine del castello, l’unico piatto disponibile è arrosto (carvery, £17.85 in due) con contorno di verdure e la fila è lunga. Se si vogliono risparmiare tempo e soldi meglio portarsi un panino e pranzare su uno dei molti prati, tempo permettendo.
Uscendo ci accorgiamo che il cielo è completamente coperto e piove forte (è sempre incredibile la variabilità del tempo inglese). Visitiamo allora le parti interne, anche se in modo superficiale vista la quantità di persone ovviamente tutte riversatesi dentro per la pioggia.
Usciamo e il sole è rispuntato, per farci ricordare al meglio l’ultima immagine del castello.
Consiglio a tutti di visitare la vicinissima e bella Stratford Upon Avon, città di Shakespeare, io l’avevo già vista in passato e il tempo a disposizione era poco.
Dirigendoci verso Stonehenge avverto Matteo, che non l’ha mai visto, di non rimanere deluso dalla dimensione del sito, di solito più molto piccolo di come la gente lo immagina.
Dall’autostrada ne cogliamo in distanza la prima veduta, in uno ampio spazio disabitato e verdeggiante che si estende fino all’orizzonte. Scopriamo più tardi che è stato volutamente costruito in un punto in cui l’effetto prospettico lo magnifica arrivando, in pratica sembra lontanissimo e gigante ma poi scorgiamo in controluce le sagome dei turisti che arrivano a metà delle pietre verticali. In auto ci si passa di fianco a pochi metri, con una rete bassa come divisoria. Matteo dice di non essere interessato ad entrare perché l’ha già visto da fuori ed è deluso dalla scarsa altezza.
Lo convinco con l’argomentazione di ‘…una volta nella vita’, ‘…puoi dire di esserci stato’, ecc
Il posto è molto sfruttato dal punto di vista turistico. Si paga il parcheggio(nel mezzo del nulla), l’ingresso costa £6,50 a testa, ti propinano un sacco di spiegazioni e leggende alcune decisamente poco credibili come il fatto che anche i muschi che crescono sulle pietre sono strani e magici, ci sono moltissimi turisti, in maggioranza giapponesi e italiani. Il percorso obbligato attorno alla formazione ti lascia comunque a diversi metri di distanza anche nel punto più vicino. Insomma da un lato decisamente deludente perché caricato di troppe aspettative ma ho apprezzato molto l’ambientazione in questa vallata desolata, con le ombre rese lunghe dal sole ormai basso e in lontananza i dolci rilievi di tumuli preistorici. E’ un’area molto particolare. Con i fondi raccolti dagli ingressi stanno progettando di interrare l’autostrada in modo da ripristinare l’ambiente antico.
Siamo ormai esausti e attraversiamo una splendida campagna diretti verso il paesino di Great Wishford, dove abbiamo prenotato una doppia con bagno al Old Post House unico B&B ricavato dal vecchio ufficio postale (£59 doppia+full english breakfast). Il luogo è isolato e molto pittoresco. Un pugno di belle case di cui molte con tetto in paglia e tutte con splendidi giardini, una chiesetta in pietra, un antico pub. Sicuramente non un luogo turistico, non ci si va apposta, noi ci siamo fermati lì perché eravamo di passaggio, ma è uno dei ricordi più belli della vacanza, come spesso succede che si apprezzino molto cose inaspettate apparentemente senza interesse e meno posti rinomati. E’ un posto come penso ce ne siano molti in Inghilterra, semplice e senza pretese, ma forse per questo ci ha colpito. L’interno del B&B è curato nei minimi dettagli, dalla biancheria del letto coordinata alle tende all’attento allestimento della tavola per la colazione. La nostra stanza ha una parete “timbered” cioè con travi in legno a vista. Le finestre danno sulla campagna. Lo stile lo definirei un country-chic moderno ma molto inglese. Per cena ci indicano il Royal Oak l’unico pub del paese, ci aspettiamo un locale rustico e senza pretese e invece l’attuale proprietario lo ha ristrutturato in modo perfetto, lasciando intatta l’aria di antica rusticità della sala del bancone unita alla raffinatezza più moderna della sala da pranzo con pavimento in parquet chiaro. Anche il menu non è il tipico elenco di piatti da pub e gustiamo un ottimo pollo alla salsa di salvia e un gustoso dessert al cioccolato e ribes, tutto squisito (£45.15). Nei tavoli vicini una coppia di cinquantenni locali vestita con pesanti maglioni di lana faceva contrasto con tre coppie di amici americani elegantissimi (secondo i loro canoni) avvocati di New York con mogli impeccabili giunti in paese per un matrimonio, che discutevano del mercato immobiliare e dell’acquisto di una casa nel Kent. Dalla vicina sala del bancone arrivavano le risate di un gruppo di una decina di trentenni, uomini e donne dall’aspetto colto e vestiti in modo casual ma curato. Era la serata del quiz e abbiamo mentalmente cercato di indovinare qualche risposta ma spesso non capivamo neppure la domanda. Uscendo ci avvicina un uomo che ci invita in modo caloroso ad unirci alla loro squadra. Ringraziamo ma non ne saremmo in grado. Scambiamo due chiacchiere sulla porta del pub, il tempo di una sigaretta. Dice di abitare nella vicina e lussuosa casa con tetto di paglia, di essersi trasferito lì da SouthHampton, di adorare questo paesino e di essere fortunato perché ha un buon lavoro statale a soli 30 minuti di macchina. Ci fa qualche domanda sull’Italia e intuiamo che come molti stranieri non ha un’opinione buonissima degli italiani in genere, ma con noi si mostra molto amichevole. Lo salutiamo e attraversiamo tutto il paese in una breve passeggiata di dieci minuti, ammirando le case e i giardini prima di andare a dormire.

Venerdì 15 Agosto 2008
Great Wishford – East Lambrook(50 miglia, un’ora)
East Lambrook –Treburley - Polperro (100 miglia , non ricordo forse quasi 3 ore)

Il tempo è bello, un’ultima passeggiata per salutare Great Wishford e partiamo per East Lambrook per visitare il giardino creato da Margery Fish a partire dagli anni ’40 e considerato uno dei primi e più importanti esempi di cottage garden. All’ingresso c’è una cassetta per il pagamento del biglietto (3£ a testa), una honesty box. Siamo gli unici visitatori presenti. Il posto è carino, un cottage con qualche altra casetta nei dintorni immerse nella campagna. Il giardino si rivela abbastanza deludente, anche se si considera il periodo non proprio favorevole di estate avanzata ci appare comunque non abbastanza curato, molto al di sotto dello standard dei giardini inglesi. Ripartiamo alla volta della Cornovaglia, Cornwall in inglese (che buffa italianizzazione del nome), mentre il cielo si fa grigio. Da molto tempo mi incuriosiva questa regione, da quando bambina la sentii nominare per la prima volta nei romanzi di Agatha Christie, a quando la vidi raffigurata in modo idealizzato nei film tratti dai romanzi di Rosamunde Pilcher, che da lì proveniva, ai documentari sul mito di re Artù e Tintagel. Poco dopo aver attraversato i confini della regione, definita isola nell’isola per le scarse vie di comunicazione che la collegavano al resto dell’Inghilterra e il carattere a sé che questo posto dimostra rispetto al resto delle Gran Bretagna, ci fermiamo per il pranzo in un pub di campagna sperduto, lo Springer Spaniel a Trebury (£16,85). Il posto è frequentato da persone del luogo piuttosto anziane che pranzano e chiacchierano con il personale.
Ripartiamo ed inizia a piovere. Man mano che procediamo il paesaggio si fa più aspro e le strade sempre più strette. Il problema è che sono sempre circondate da alti cespugli potati a siepi giganti e talvolta la larghezza è talmente ridotta da lasciar passare una sola auto per volta e non riuscendo a vedere oltre le curve siamo costretti a procedere molto lentamente. La pioggia aumenta. Nei rari tratti in cui non ci sono cespugli riusciamo a scorgere un paesaggio molto bello, vecchi mulini, pecore e qualche croce celtica. Le case sono molto più modeste di quelle viste nei giorni scorsi, sono spesso dipinte di bianco e penso siano appartenute a famiglie di pastori o di pescatori. Cerchiamo il Trethevy Quoit un grande dolmen di cui avevo letto nel sito http://www.stonepages.com/england/trethevyquoit.html, ma le indicazioni sono sommarie e non riusciamo a trovarlo. Arriviamo nella famosa e turistica Polperro a metà pomeriggio. Il posto è un antico villaggio di pescatori incastonato tra le montagne con un porticciolo tuttora attivo. Le strade sono molto anguste e data l’affluenza di turisti non si può farvi ingresso con la macchina (a meno che non si risieda in un albergo con parcheggio che rilascia il permesso) ma si deve parcheggiare nel grande spiazzo a pagamento (5£ fino alle 9 della mattina dopo) che si incontra all’ingresso del paese. Ci incamminiamo verso il centro, la strada è in salita, il vento è forte, la luce grigia, il luogo affollato ma desolato al tempo stesso. Le casette sono per lo più dipinte di bianco e abbastanza modeste, mi colpiscono i colori delle Ortensie che riempiono ogni giardino. Anche i gerani ( sì proprio i pelargoni, quelli tanto snobbati in Italia dai “veri” appassionati di giardinaggio che guardano all’Inghilterra come ad un esempio da imitare) vi si trovano bene. E nelle aiuole o piccoli spazi pubblici trionfano le surfinie. La Cornovaglia si differenzia dal resto dell’isola anche nelle essenze giardinicole!
Il centro di Polperro è composto da una manciata di stradine strette e curve ricolme di negozi per turisti e ristorantini e poco lontano dal porto di pescatori in un’ansa tra le rocce su cui si affaccia un magazzino per il trattamento del pesce pescato. Non nego che il posto possa vere un suo rustico fascino ma probabilmente il tempo è così deprimente che mi ha impedito di coglierlo in pieno, e a me piace la pioggerellina inglese trovo che doni moltissimo al paesaggio nel contrasto tra il verde brillante dell’erba, il grigio dorato delle pietre delle case e il grigio-viola del cielo con strati di nuvoloni che si muovono veloci…ma oggi è un unico piatto grigiume e un pioggia battente che pare non debba passare mai. Per le strade incontriamo molti turisti inglesi in pantaloncini e infradito e italiani infagottati come noi.
Qui non avevamo prenotato e molti alberghi ci informano di essere al completo, siamo sollevati quando troviamo una camera al The Old Millhouse Inn (60£ per la doppia con bagno, full breakfast incluso), uno strano posto comprendente un bar che ricorda quelli americani di campagna dei film, un albergo e una sala colazioni col soffitto ricoperto di tulle che all’occorrenza si trasforma in…sala matrimoni! Si vantano infatti di essere l’unico posto in paese ad avere l’autorizzazione per la celebrazione del rito civile. Siamo un po’ dubbiosi, chi si sposerebbe qui? E invece: www.polperroweddings.co.uk.
Tra i negozi di souvenir, tutti in chiave marittima (fari, gabbiani ecc) o celtica (statuette, gioielli,..) troviamo un bel negozietto gestito da volontari che si prefigge di promuovere l’artigianato dei locali e compriamo due regali: una spilla di lana cotta e una paperella dello stesso materiale (£11.50 in tutto), che hanno un cartellino scritto a mano che dice “sono stato creato a Polperro da Claire”. Un’idea simpatica. Non ricordo l’indirizzo né il nome ma sicuramente lo si trova, il paese è minuscolo.
La sera ceniamo in un grazioso ristorantino specializzato in pesce, io prendo una zuppa di vongole, ho bisogno di scaldarmi, Matteo sceglie il piatto tedesco, un trionfo di tre diversi tipi di wurstel , un po’ fuori luogo ma buono (tot per due £16.30).
Prima di dormire beviamo una birra al bar dell’albergo che nel frattempo si è trasformato in locale notturno con le luci colorate, un musicista dal vivo, turisti ubriachi che ballano e qualche giovane del luogo che applaude. Non deve essere facile avere vent’anni il venerdì sera a Polperro, anche avendo la macchina dove puoi andare a divertirti?

Sabato 16 Agosto 2008
Polperro – St. Ives (57 miglia, circa due ore)
St. Ives – Padstow (41 miglia, circa un’ora)
Padstow-Port Isaac (15 miglia, 20 minuti)
Port Isaac – Camelford (10 miglia, 10 minuti)

Per oggi avevamo in previsione di visitare tutta la parte sud della Cornovaglia, girando poi verso la costa nord fino a arrivare a St Ives. Forse era pretendere troppo ma comunque da quando ci svegliamo capiamo di essere costretti ad una variazione di percorso. Il tempo fuori è ulteriormente peggiorato, il rumore del vento è forte, la pioggia fitta. Non certo la giornata ideale per guidare per impervie stradine e visitare villaggetti in riva al mare, neanche con k-way ed ombrello. Decidiamo di andare subito verso St Ives che essendo più grande pensiamo possa offrire più visite di posti all’interno (come la Tate Gallery, sorella del museo londinese ). Dopo un paio di chilometri in una stradina da labirinto (con le siepi ai lati) larga quanto la nostra Matiz, al primo incrocio con una strada appena più larga decidiamo di non ascoltare il navigatore e di imboccare le strade solo se in apparenza abbastanza percorribili e abbiamo più fortuna e i percorsi, seppur difficoltosi, sono meno impossibili.
Consiglio vivamente a chi visita la Cornovaglia di munirsi di cartina oltre che di navigatore, in modo da evitare le mulattiere più strette quando possibile (non sempre purtroppo).
St. Ives, località balneare divenuta famosa dagli inizi del ‘900 per gli artisti che la frequentavano, tra cui Virginia Wolf che vi ambientò To the Lighthouse, si mostra subito nel suo splendore, con la sua forma a ferro di cavallo, le abitazioni eleganti e la grande spiaggia dorata. E’ un posto elegante e un po’ snob, anche i turisti inglesi sembrano più alla moda e più ricchi di quelli visti altrove.
La cittadina , oltre alla bellissima vista sul mare ha anche un centro di stradine piene di negozi non solo per turisti, ma anche di elettronica ed abbigliamento. Visitiamo il centro di arte e artigianato, non interessante quanto immaginavamo. Siamo indecisi se visitare la Tate Gallery ma poi pensiamo che dato il tempo e le nostre condizioni, siamo fradici per la pioggia e infreddoliti, convenga procedere verso la prossima tappa così, nel caso domani non fosse bello, potremo lasciare la Cornovaglia troppo esposta agli elementi. A malincuore salutiamo questo posto che avrebbe meritato una visita più approfondita e che col sole immaginiamo stupendo.
Ci fermiamo per il pranzo nel paesino di Padstow, purtroppo il bel pub locale ha già chiuso la cucina quindi optiamo per il vicino ristorante specializzato in pesce (ottimo fish&chips per due £20.50).
Con una certa emozione guido verso Nancherrow o meglio Prideaux Place, grandioso palazzo location del film Ritorno a Nancherrow tratto dal romanzo di Rosamunde Pilcher. Non che il film sia uno dei capolavori del cinema, ma l’ambientazione mi aveva colpito molto.
La Cornovaglia, coi suoi paesaggi grandiosi e i suoi pittoreschi villaggi si è prestata come set per parecchi film, date un’occhiata: http://www.cornwall-calling.co.uk/film-tv-locations.htm
Essendo in anticipo di un giorno sulla nostra tabella di marcia oggi la casa non è aperta al pubblico.
Decidiamo di cercare di vederla comunque da fuori. All’ingresso il cancello è aperto ma vari cartelli vietano di entrare nei giorni di chiusura al pubblico per rispettare la privacy degli abitanti e avvertono di fare attenzione ai cani da guardia che circolano liberi. Da quel punto la villa non si scorge nemmeno. Che fare? La curiosità è troppa, quando ci tornerò qui poi? Decido di entrare comunque, ovviamente a piedi. Per fortuna non c’è traccia dei cani. La grandiosa villa Elisabettiana è immersa in una vasta tenuta ed è in una posizione elevata, dal giardino si gode una splendida vista verso l’estuario del fiume Camel. Sinceramente non provo quella sensazione di riconoscimento di quando si vede dal vivo una cosa ammirata in foto o in televisione, me la ricordavo diversa! Ma è comunque molto bella. Scattiamo qualche foto e ce ne andiamo velocemente, prima che qualcuno possa riprenderci!
Dopo un breve tratto arriviamo a Port Isaac, paesino decantato dalla guida per la sua bellezza. L’ubicazione in effetti è davvero spettacolare, con l’ansa di alte scogliere verdi, le casette affacciate sul mare e le barche dei pescatori. Il paesino in sé non ha niente di particolare ed è piuttosto piccolo.
I turisti sono numerosi (non gli italiani). Qualcuno addirittura fa il bagno, mentre ancora pioviggina e noi abbiamo freddo con felpa e k-way. Ci sono relativamente molte strutture ricettive e un paio di alberghi sulle cima delle colline che dominano il paesaggio. In uno, per curiosità, mi sono avventurata a chiedere il prezzo di una stanza vista mare…110£! Ed era un 3 stelle abbastanza modesto. Ho ringraziato e mi sono diretta al parcheggio dove mio marito aspettava col motore acceso pronto a sgommare via! Non avendo prenotato ed essendo sabato non siamo riusciti a trovare una camera, e comunque i prezzi sono più elevati che altrove. Avevamo dei numeri di Tintagel e abbiamo chiamato ma anche li, nonostante i proprietari molto gentili ci abbiano dato numerosi altri numeri di telefono, era tutto pieno. Intanto si stava facendo tardi. Decidiamo di salire in macchina e di andare a Camelford. Siamo nel paese che per alcuni corrisponde al leggendario Camelot. Il posto è grazioso, molto tranquillo, autentico e poco turistico.
Con nostro grande sollievo, alle 20:00, dopo aver chiesto in altri due posti, troviamo una camera al CountryMan Hotel per “soli” £60, ormai eravamo disposti a spendere anche di più. L’hotel è ricavato da una bellissima casa ed è gestito da una gentilissima coppia di quarantenni con due figli. Il marito, forse di origini Pakistane e dall’accento incomprensibile, è molto cordiale, ci indica dove andare a cena, ci parla un po’ dei paesi vicini da visitare e ci mostra le foto della terribile alluvione che colpì la vicina Boscastle il 16 Agosto 2004., esattamente quattro anni prima.
Ceniamo nell’affollato Maison Arms, pub del paese con buon ristorante, £34,25 per due piatti a base di agnello e un aperitivo per trascorrere l’ora di attesa per il tavolo. Bello l’arredamento e piacevole l’atmosfera di festa da sabato sera.
Breve passeggiata e poi a letto, grati di essere capitati per caso in questo paesino e speranzosi di incontrare meno pioggia il giorno dopo.

Domenica 17 Agosto 2008
Camelford – Tintagel (6 miglia, 10 minuti)
Tintagel – Launceston (19 miglia, 30 minuti)
Launceston – Axminster (72 miglia, 1ora e 10minuti)
Axminster – Charmouth (6 miglia, 10’ minuti)

Appena sveglia scosto le tende con trepidazione. Ho già rinunciato a molte delle cose che volevo visitare in Cornovaglia ma il castello di Tintagel non lo vorrei proprio perdere. Il cielo è grigio ma almeno non sta piovendo, è già qualcosa. Decidiamo di approfittare della tregua del tempo e di andare di corsa verso il castello, saltando la visita di Boscastle e di un altro dolmen. La decisione si rivela giusta, scopriamo che il castello lo chiudono col maltempo perché il percorso di gradini diventa scivoloso, la mattinata seppur fredda e ventosa ci regala qualche raggio di sole, mentre il pomeriggio ricomincia a piovere.
Il castello di Tintagel, è un castello in stato molto avanzato di rovina che comprende anche tracce di antiche abitazioni vicine, del giardino di corte, di una chiesetta e che secondo la leggenda fu il luogo del concepimento e della nascita di Re Artù. In realtà si sa che fu costruito nel XIII secolo da Riccardo Duca Di Cornovaglia, che decise questa ubicazione proprio per allacciarsi alla leggenda di Re Artù che indicava il luogo come a lui collegato ed essere più benvoluto agli abitanti della Cornovaglia. Il castello non aveva nessuna funzione strategica tanto più che la sua posizione è sul picco della roccia o meglio di due rocce separate, in una posizione molto esposta agli elementi e vicinissima al mare che erode inesorabilmente la falesia. Appena un secolo dopo la costruzione cadde in rovina.
Il sito si raggiunge in dieci minuti a piedi dal paese di Tintagel (parcheggio £2, £4.70 ingresso per un adulto), all’ingresso si può vedere l’audiovisivo con la spiegazione della storia del luogo. Raggiungere la cime delle due scogliere e passeggiare sui prati circostanti è abbastanza faticoso ed è meglio avere scarpe comode e antiscivolo perché i gradini sono alti, ripidi e un po’ scivolosi.
Il castello in sé è abbastanza affascinante per chi ama le rovine, ma la cosa più bella è il paesaggio stupendo che si gode da qui: mare e alte scogliere verdissime a picco e poco distante dal castello, in una insenatura, la caverna di Mago Merlino.
Ovviamente ci sono moltissimi turisti. Dopo un paio d’ore ritorniamo al villaggio di Tintagel e curiosiamo per i negozietti di souvenir, in uno di questi che è specializzato in miniature trovo bellissimi soldatini di piombo e ne acquisto uno per soli £4.20, spesso costano molto di più. In una piccola libreria trovo invece una bellissima guida tascabile illustrata alla flora spontanea europea per soli £3.99.
Per pranzo scegliamo due piatti tipici nella Tea Room - Ristorante del paese: un Cream Tea composto di scones (pasticcini al burro), tea, marmellata e ovviamente cream (questa specialità si può trovare in tutta la Gran Bretagna ma quella Cornish è particolarmente rinomata per la bontà della cream che è una sorta di burro soffice misto a panna) e per Matteo un appetitoso Pastry fatto a mano, che è una specie di calzone fatto di pasta frolla ripieno di carne e verdure (tot £17.10).
Prima di lasciare questo grazioso villaggio diamo una sbirciata con foto di rito al famoso Old Post Office che ha ben 600 anni e decidiamo di spedire da qui le nostre cartoline.
A questo punto siamo in anticipo di un giorno sul programma, decidiamo di andare verso la prossima tappa, in modo da accorciare il viaggio di domani, fermandoci se vediamo qualcosa di interessante. Poco prima di lasciare la Cornovaglia, dei cartelli turistici ci attirano a Launceston che la nostra guida non riporta nemmeno. E’ una piccola città dotata di antiche mura di cinta e di un grande castello dell’undicesimo secolo che purtroppo non abbiamo visitato perché era già chiuso.
Proseguiamo verso il Dorset ma ci fermiamo ad Axminster nel Devon. Passeggiamo un po’ per le sue strade, vediamo un ex mulino dalla forma strana che assomiglia ad una fabbrica, ci godiamo il verde paesaggio circostante, le vie sono deserte, le uniche persone in giro sono nei pressi del pub. Non troviamo B&B e decidiamo quindi di proseguire ancora verso il Dorset, avvicinandoci al mare che, nonostante siamo di ritorno dalla Cornovaglia, non abbiamo ancora visto abbastanza.
Arriviamo nella cittadina di Charmouth, famosa per le spiagge ricche di fossili del Giurassico, frequentata dal turismo balneare e provvista di enorme campeggio. Cerchiamo un B&B e siamo molto fortunati a trovare The Wind In The Willow di Richard e Janet Wyatt, alla fine di Lower Sea Lane. E’ un cottage appena costruito, in una stradina stretta parallela alla spiaggia che è subito dietro. Per 65£ ci offrono una doppia con bagno e con balcone vista mare e un ottimo full breakfast con aggiunta di frutta fresca (uva, more, ribes, mandarini). L’arredamento è accogliente, moderno romantico e curatissimo, sul comodino c’è persino una profumata crema idratante oltre ai kleenex e alle riviste di arredamento e di giardinaggio. Il materasso è il più morbido che abbia mai provato, altissimo, deve essere uno di quei nuovi materiali. I padroni di casa sono gentilissimi (ma dove mai abbiamo trovato gente che non lo fosse?) e la signora ci consiglia molto insistentemente di visitare la vicina Lyme Regis. Ci mostrano orgogliosi il nido di rondini sul nostro balcone da cui spuntano le testoline dei piccoli e ci pregano di non accendere la luce esterna la sera per non disturbare. Usciamo brevemente per una cena prima che chiudano (George Arms, £19.80) poi ritorniamo in camera per approfittare della doccia elettronica con regolazione luce e dei prodotti di bellezza per il corpo.

Lunedì 18 Agosto 2008
Charmouth-Lyme Regis (3 miglia, 5 minuti)
Lyme Regis – Higher Bockhampton (30 miglia, 45 minuti)
Highert Bochampton-Dorchester (3,5 miglia, 5 minuti)

Dopo l’abbondante ed ottima colazione facciamo una passeggiata sulla spiaggia. Il vento è fortissimo e il posto deserto. Notiamo con stupore che in questo tratto è vietata la balneazione a causa dell’inquinamento delle acque, ma allora tutti quei turisti in campeggio vengono qui solo per il paesaggio e i fossili? Decidiamo di seguire il consiglio della padrona di casa e di fare un salto a Lyme Regis. E’ un paese affascinante con un’ampia e bella spiaggia di sassi. In questo luogo amava venire in vacanza anche Jane Austen.
Dopo un breve percorso arriviamo nei dintorni di Dorchester, la Casterbridge del The Major of Casterbridge di Thomas Hardy. Ci addentriamo in strette stradine di campagna per arrivare ad Higher Bockhampton, dove c’è la casa della nascita e della giovinezza del grande scrittore. Il posto è molto sperduto. Sulla stretta strada principale attorniata di alberi convergono i sentieri sterrati che portano alle fattorie e spesso in bella mostra vediamo sacchi con cartelli “Fresh Manure £5”, in pratica concime organico appena prodotto da cavalli o a volte anche da mucche. Chi vuole si ferma e li carica in macchina, lasciando il denaro nella cassettina, sicuramente è un prezioso elemento nel giardinaggio o nella coltura di piccoli appezzamenti.
Con un po’ di difficoltà troviamo il parcheggio per i turisti (stavolta gratis). Nello spiazzo ci sono cartelli che illustrano la flora e la fauna del bosco adiacente, mentre altri cartelli riportano la biografia di Thomas Hardy, notizie sulla sua casa natale e una mappa con la corrispondenza tra i luoghi dei romanzi di Hardy e i paesini reali del Dorset. Un cartello dà due indicazioni per la casa storica, uno attraverso il bosco e uno attraverso una stradina. Decidiamo di prendere per il bosco, non immaginando la grande quantità di fango, la lunghezza del percorso (almeno 20 minuti a piedi) e il rischio di perdersi per i molti bivi mal segnalati. Ma il bosco è suggestivo, deserto e risuonante di diversi canti di uccelli.
Ecco finalmente l’Hardy’s Cottage(adulto £3.50 ), una casetta di campagna immersa in uno sfavillante cottage garden, e sullo sfondo gli alberi del bosco. Sono emozionata, proprio qui, in questo luogo così isolato, è nato Hardy, e da qui ha iniziato a sviluppare la sua grande sensibilità verso la natura e l’animo umano, la sua malinconia, ha iniziato a sognare e a scrivere le sue prime opere, guardando fuori da quella finestrella del secondo piano. L’interno colpisce per la modestia ed essenzialità, le stanze sono anguste e piuttosto buie, pavimentate di roccia, i soffitti bassissimi.
Il padre e il fratello lavoravano come costruttori e scalpellini (come fa Jude in Jude The Obscure), la madre gli ha trasmesso la passione per la cultura. Lo stato sociale ed economico della famiglia era quindi modesto ma senza povertà. Hardy in vita ottenne grande riconoscimento, prima come architetto poi soprattutto come romanziere e poeta, divenne ricco e fu sepolto tra i grandi poeti nell’Abbazia di Westminster. Ciò che mi ha colpito è il fatto che egli abbia sempre tentato di nascondere le sue umili origini, come si apprende nei musei a lui dedicati, proprio quelle origini che hanno tanto arricchito il suo animo e che permeano dai suoi romanzi.
Il giardino del cottage meriterebbe di per sé una visita, per come è disegnato e curato dal National Trust.
Alla porte di Dorchester visitiamo Max Gate la casa dove Hardy trascorse gli ultimi quarant’anni della sua vita, che lui stesso progettò, nel cui studio compose le sua maggiori opere e in cui ricevette come ospiti grandi personaggi. La casa è abitata (che fortuna certa gente) e gli orari di apertura ridotti. E’ molto bella ed elegante ma mi ha colpito di più la casa delle sua giovinezza, delle sue origini, del periodo di “povertà”.
Dorchester è una cittadina con testimonianze del periodo Romano. Ha un centro storico affascinante, un paio di centri commerciali, una zona residenziale molto verde e pieno di belle case.
Visitiamo il Dorset County Museum (adulto £6,50), interessante museo che tratta la storia locale (dai fossili ai ritrovamenti da insediamenti preistorici, al periodo romano, fino alla sezione dedicata agli usi e costumi del secolo scorso, con tutti gli oggetti di uso comune). La sezione dedicata al personaggio più famoso della contea, Thomas Hardy è vasta ed interessante. Troviamo oggetti personali, dal vestitino da neonato fino agli occhiali della maturità, manoscritti, oggetti foto e cartoline che illustrano la storia della famiglia e della sua vita, la ciocca di capelli (che era tradizione conservare come pegno di un fidanzato/a o come ricordo di un parente defunto). Addirittura in una stanza è ricostruito fedelmente lo studio di Max Gate. Sono tanto entusiasta che non avverto la fame nonostante siano quasi le tre e Matteo è costretto a trascinarmi fuori. Pranziamo in un locale del centro ricavato in quella che ci sembra una chiesa sconsacrata (Nappers Mite £19,25). Passeggiamo per il centro, la zona pedonale è molto affollata. Troviamo l’edificio che Hardy descrisse come la casa del sindaco in The Major of Casterbridge. Verso le sei raggiungiamo in auto il B&B Bay Tree House che si trova abbastanza fuori. La casa è molto bella, con arredi moderni, costosi e un po’ troppo modaioli. I proprietari sono molto gentili e ci mostrano la camera padronale arredata in modo lussuoso e con una bagno enorme. Ci riposiamo un paio d’ore prima di uscire per la cena, il vicino pub non serve cibo il lunedì, per andare in centro è ormai tardi, siamo costretti a ripiegare sul vicino The Original Thomas Hardy, un locale pacchiano con tanto di lucine natalizie, di stile misto tra inglese e americano, con cameriere giovanissime e svogliate, dove mangiamo un paio di insipidi starter per £12.45 e appena finito filiamo a letto, la giornata è stata intensa.

Martedì 19 Agosto 2008
Dorchester – Winchester (60 miglia un’ora)
Winchester – Chawton(17 miglia, 30 minuti)
Chawton-Hertford(76 miglia, due ore e mezza)

Il risveglio è come al solito seguito dall’ottima full cooked breakfast a cui stavolta si aggiunge anche yoghurt e ottima frutta fresca. Condividiamo la sala da pranzo con una coppia di ragazzi con un grosso zaino e tutto il look da backpackers, strano che poi abbiano scelto un B&B all’apparenza così lussuoso, e c’è anche un signore inglese in città per lavoro, cliente abituale dei nostri ospiti.
Abbiamo finito il programma visite con un giorno di anticipo, e dobbiamo scegliere dalla lista di posti aggiuntivi che ho compilato per casi come questo, ovviamente tenendo conto di non allontanarci dall’hotel già prenotato per stasera. Decidiamo per Winchester, cittadina ricca di storia, che in passato è stata anche capitale del regno sassone. Parcheggiamo alle porte della città per £3. Dopo una breve passeggiata in una via stretta sbuchiamo in una grande strada larga che quasi assomiglia ad una piazza. All’inizio c’è un vecchio mulino con museo visitabile. Poco più avanti spicca la maestosa Guildhall, il municipio, edificio particolare ed insolito. Davanti si erge la grande statua di Guglielmo il Conquistatore. Procedendo ci immettiamo nella caratteristica ed affollata via pedonale di negozi, su cui si affacciano numerose case a graticcio. Entriamo all’ufficio turistico, come al solito fornitissimo, per raccogliere maggiori informazioni. Scopro che poco lontano si trova l’ultima casa in cui ha vissuto per pochi mesi Jane Austen, e in un paese non distante c’è la casa dove ha trascorso gli ultimi otto anni della sua vita. Meglio sbrigarci allora. Troviamo quel che resta del vecchio castello, costruito ai tempi di Guglielmo il Conquistatore e usato nel secolo scorso come tribunale, ed entriamo nella Great Hall per vedere la famosissima Tavola Rotonda dei cavalieri di re Artù. In realtà è stato dimostrato che il reperto è più recente, ma è comunque antico e molto bello, e colpisce per le grandi dimensioni e per le notizie sul suo peso e sul numero di alberi usati per costruirla. E’ appesa ad uno dei lati corti del salone, mentre sull’altro è dipinto un gigantesco albero genealogico della famiglia reale che parte da Guglielmo e arriva ai giorni nostri. Sul retro c’è la gradevole ricostruzione di un giardino medievale, con tanto di tunnel di rampicanti.
Con qualche difficoltà, non essendo i cartelli molto chiari, troviamo finalmente la celebre Cattedrale, la più lunga d’Europa dopo la basilica di S.Pietro. L’aspetto è affascinante ma ciò che la fa risaltare maggiormente è il grande parco che le sta attorno, con immensi alberi centenari e il solito prato soffice e perfetto. Non entriamo ma ci spingiamo oltre per vedere gli edifici medioevali annessi al complesso della cattedrale e il college. Nella stessa viuzza di fianco alla Cattedrale troviamo la casa in cui Jane Austen ha trascorso i suoi ultimi giorni, prima della prematura scomparsa a causa del morbo che la affliggeva da qualche mese. Purtroppo la casa è privata e attualmente abitata e non visitabile. Passeggiamo lungo il parco del fiume fino a tornare al parcheggio e ci dirigiamo verso Chawton.
Il minuscolo paesino è una perla, col suo pittoresco pub al centro del paese, le antiche case dai tetti di paglia con le facciate rallegrate da rampicanti di rose, glicine e hanging baskets di annuali coloratissime. Per prima cosa, prima che si faccia tardi, entriamo al Greyfriar per pranzare (£16.90).
Anche l’interno del pub è molto bello, il personale gentile e cordiale, ai tavoli molta gente del luogo. Mi diverto a curiosare tra i volantini disposti su una mensola, riportano notizie sul paese, uno è una specie di giornale della parrocchia.
Dopo pranzo entriamo nel cortile di casa Austen, dove Jane visse tra il 1809 e il 1817 con la madre, la sorella Cassandra e un’amica di famiglia. Qui ha riveduto e corretto Pride And Prejudice, Sense and Sensibility, Northanger Abbey mentre ha scritto per intero Emma e Mansfield Park, considerati lavori di maggior spessore. Il cortile è affollato di inglesi, uomini e donne in piccoli gruppi oppure soli, tutti coi capelli candidi e vestiti con grande stile. Matteo mi prende bonariamente in giro dicendo che i miei interessi sono quelli dei settantenni inglesi (senza offesa ai settantenni inglesi ovviamente). Visitiamo il cortile, come al solito perfettamente disegnato ed accudito, coi suoi perennials and herbaceous border sul davanti e le erbe aromatiche sul retro, dove si accede alla rimessa con la carrozza originale della famiglia e si visita inoltre il pozzo e la fornace. Prima di entrare Matteo dice che preferisce aspettarmi fuori, magari torna nel pub per una birra e una navigatina gratis tramite wireless. L’ingresso costa £6, sono i soldi spesi meglio della vacanza, quel museo è una meraviglia! Prima di superare la sala introduttiva il distinto e colto custode (anche lui ampiamente over 70) che pare uscito da un film, mi chiede se sono mai stata lì prima, e quando gli rispondo di no mi racconta la storia del paese di Cawton, dell’edificio in cui ci troviamo e della famiglia Austen e risponde volentieri ad alcune mie domande. Ascolto affascinata, grata di tanta cortesia e conoscenza, e un po’ stupita che il signore abbia dedicato il suo tempo a me, che evidentemente non sono inglese, nonostante la presenza di molti altri visitatori locali.
La casa è piena di tesori per chi, come me, stima tanto la scrittrice e ha letto tutti i suoi romanzi. Dagli arredi originali, agli abiti d’epoca provenienti dal museo del costume, ci sono molti oggetti di uso quotidiano e gioielli da cui Jane ha tratto ispirazione per descrivere nei suoi libri. Tanti anche gli oggetti appartenuti all’inseparabile sorella e alla madre. Commoventi i numerosissimi scritti originali: manoscritti di parti di opere, lettere tra le due sorelle, dediche ai nipoti, libro dell’infanzia decorato da Cassandra. Il pezzo forte (secondo me, ma sono molti in realtà) è il tavolinetto originale sui cui Jane scriveva di nascosto i suoi romanzi, pronta a scattare in piedi all’ingresso di chiunque non appartenesse alla famiglia. Sono rapita, scatto foto in continuazione arrivando ad un centinaio, mentre le altre persone mi guardano in modo strano. In quella casa museo ci si crea una vivida immagine della vita della famiglia, dei loro rapporti con la società, del carattere di Jane, sembra di poterla conoscere, donna forte, indipendente, determinata, forse un po’ capricciosa, vanitosa e solitaria. Mi rendo conto che si sta facendo tardi e mi sforzo di scendere, voglio avere il tempo di dare un’occhiata al bookshop. Anche quello è una meraviglia, romanzi e opere in diverse edizioni, alcune molto carine, saggi di critici sul suo lavoro, la vita, la famiglia. Una fortunata turista acquista un bellissimo libro rilegato in pelle con le pagine profilate d’oro con tutti i romanzi per soli £30, io sono tentata ma non saprei come riportarli a casa col nostro ridottissimo bagaglio. Non mi accorgo che l’addetta alla libreria se ne va dalla stanza, continuo a curiosare tra i libri finché sento il rumore del portone di ingresso che si chiude e la voce della commessa che dice all’anziano signore di aspettare un momento, che c’è ancora una ragazza in libreria (oooops sarà meglio che vada!). Uscendo ringrazio tanto e saluto, e mi accorgo di un grande cartello all’ingresso che vietava le fotografie (ecco perché gli altri mi fissavano in quel modo!). Mi vergogno abbastanza, ma penso che sia stata una fortuna non averlo visto perché non avrei mai avuto il coraggio di ignorarlo, mentre così ho il ricordo di ogni centimetro di quella casa. Mi sembra doveroso però non pubblicare nemmeno una foto.
Esco come appena svegliata da un sogno, trovo Matteo un po’ in apprensione, sono sparita per due ore e mezza mentre tutti gli altri uscivano, ha detto che stava per venire a cercarmi.
Mi metto al volante e partiamo per l’ultimo alloggio del viaggio. Io non potrei fare a meno di quella stupenda invenzione che è il navigatore, ma quel pomeriggio avrei voluto avere l’accortezza di utilizzare anche una cara vecchia cartina. Per accorciare il percorso lo strumento pensa bene di farci immettere nella cintura esterna di Londra, ed essendo le sei del pomeriggio vi lascio immaginare il traffico e le code. Un tratto dell’autostrada è addirittura a 6 corsie. Entriamo nella zona a ridotta emissione con telecamere di sorveglianza e preghiamo che la nostra auto sia in regola e non ci aspetti una multa. Ad un certo punto l’autostrada si fa strada di periferia, vediamo le fermate della metropolitana e addirittura, per un secondo tra i palazzi, il London Eye! Siamo a pochissimi chilometri dal cuore di Londra, stolto di un navigatore(e noi che ci siamo fidati)! Dopo due ore e mezza, sfinita dalla tensione di un percorso così trafficato e complicato, parcheggio sul retro del White Horse Hotel di Hertingfordbury, frazione di Hertford, e penso con un po’ di tristezza che siamo al capolinea. L’albergo(£60 doppia con colazione continentale), dall’esterno abbastanza rustico e caratteristico è in realtà un freddo hotel per uomini d’affari, pulito e con il tutto il necessario ma totalmente privo del fascino a cui ci eravamo abituati nei giorni scorsi. Ceniamo nel ristorante annesso, i piatti caldi sono terminati, ci portano dei sandwich stantii preparati ore prima con contorno di patatine dal sacchetto più due birre per £14.90. Nel controllare il percorso per la mattina dopo ci accorgiamo che il navigatore ci ha abbandonato (così imparo ad offenderlo) , in sé funziona ancora, ma si è inspiegabilmente cancellata la mappa inglese. Per fortuna non è successo prima, la nostra vacanza sarebbe stata sicuramente peggiore, ma siamo abbastanza preoccupati perché non abbiamo idea di come raggiungere l’aeroporto. Per fortuna la receptionist, quanto l’ho adorata, è stata gentilissima offrendoci il suo pc per stamparci da internet le indicazioni, con l’elenco di ogni singola svolta.
Mettiamo in ordine bagagli e documenti e andiamo a dormire, sfiniti dalla giornata e sapendo di doverci alzare presto la mattina dopo.

Mercoledì 20 Agosto 2008
Hertford-Stansted (22 miglia, 20 minuti)
Stansted-Parma-Bologna

Consumiamo la nostra misera colazione continentale e ci dirigiamo verso l’aeroporto di Stansted, Matteo alla guida e io che faccio da navigatore, coi fogli con le indicazioni saldamente in mano. Per fortuna il percorso è abbastanza semplice, breve e non trafficato.
Salutiamo la nostra fedele macchinina, l’addetto dell’autonoleggio la esamina con grande attenzione e con nostro immenso sollievo dice che va tutto bene, evviva, la nostra cauzione torna indietro!
Il volo è leggermente in ritardo. Riconosciamo gran parte delle persone dell’andata. Riecco quella strana coppia italiana di mezza età che pensa di essere più furba degli altri e all’andata si lamentava di tutto, la coda al gate è lunga, loro arrivano quasi per ultimi, si separano, la moglie con aria indifferente supera tutta la coda e si pone quasi in testa, restando un po’ esterna, il marito, lasciato trascorrere un adeguato periodo di 10 minuti di ambientamento, la raggiunge restandole leggermente distante. Sull’aereo capitiamo casualmente nella fila di fianco a loro. I seggiolini sono tre per parte, loro fingono di non conoscersi e di dormire e si siedono uno all’interno e uno all’esterno sperando che nessuno si sieda in mezzo a loro. Che tattica sopraffina! Con mia soddisfazione questo secondo trucco non va però a buon fine.
Di fianco a me c’è una giovane signora dall’aspetto simpatico che per tutto il tempo fa schizzi sul suo blocchetto disegnando strani personaggi da illustrazione di libri per bambini, penso si sforzi di concentrarsi su quello per allentare la sua visibile tensione per il volo. Dietro di noi una fila di due ragazzi e una ragazza di poco più di venti anni che hanno trascorso periodi variabili a Londra, lavorando e passando la notte in discoteca, si raccontano le reciproche esperienze ed esprimono la loro tristezza di tornare a casa ai loro studi universitari, nella casa dei genitori, dopo il periodo di libertà e divertimento di Londra. Mi ricordano molto i miei discorsi di qualche anno fa.
Arriviamo a Parma nel caldo afoso del pomeriggio. Impieghiamo un’eternità a raggiungere la stazione in autobus (mi sembra logico diminuire i collegamenti per l’aeroporto proprio in agosto!).
Dal nostro palmare apprendiamo con grande tristezza dell’incidente aereo appena successo in Spagna. Sentire i racconti dei disastri aerei mi fa sempre venire i brividi, ma quando sei appena sceso dall’aereo ha un impatto maggiore.
Torniamo a Bologna alla nostra casetta, grati e soddisfatti degli splendidi ricordi che ci ha lasciato questa vacanza quasi inaspettata ma così intensa e varia.Decidiamo di prenotare solo alcune notti, in particolare la prima e l’ultima per motivi di comodità, lasciandoci la libertà per gli altri pernottamenti in caso di variazioni sull’itinerario.
1) Youth Hostel, 97 Tenison Road Cambridge
http://www.yha.org.uk/find-accommodation/east-of-england/hostels/cambridge/index.aspx
doppia con letto a castello, bagni in comune al piano, prima colazione completa inclusa
£36.95
Considerando che si tratta di un ostello ci aspettiamo già di doverci adattare un po’, pulizia del bagno carente, begli ambienti comuni, posizione non centrale ma buona (20 min a piedi per il centro e vicinanza di locali in cui mangiare aperti fino a tardi).
Parcheggio sulla strada adiacente, gratis dal tardo pomeriggio alle 9 di mattina.
Voto 7 considerando il rapporto qualità prezzo.
2) The Old Post House B&B, South Street, Great Wishford
http://www.theoldposthouse.harling.biz/
doppia con bagno in camera e colazione completa a £59.00
Non ci si va apposta ma se vi capita di passare nelle vicinanze il paesino è molto carino, l’edificio antico e caratteristico, bello l’arredamento e la cura dei particolari, ottima la pulizia, la gentilezza e la colazione. Parcheggio gratuito sulla strada adiacente.
Voto 9
3) The Old Millhouse Inn, Mill Hill, Polperro
http://www.oldmillhouseinn.co.uk/
doppia con bagno in camera e colazione completa a £60.00
Decente e centrale, niente di più. Qualche problema idraulico. Pub e ristorante annessi.
C’è anche la possibilità di parcheggiare.
Voto 6,5
4) The CountryMan Hotel, Victoria Road, Camelford
http://www.thecountrymanhotel.co.uk/
doppia con doccia in camera, WC esterno in comune e colazione completa a £60.00
Bell’edificio, arredamento antiquato, materasso abbastanza scomodo, buona pulizia anche del bagno comune, buona colazione, proprietari gentilissimi.
Possibilità di parcheggio gratuito.
Voto 6.5
5) The Wind In The Willow, Lower Sea Lane, Charmouth
Doppia con bagno in camera e colazione completa a £65.00
Bella casa nuova, bella vista sul mare col rumore del vento e delle onde, balcone privato, bell’arredamento, ottima cura dei particolari, ottima pulizia e cortesia, prima colazione comprendente anche frutta fresca.
Parcheggio fuori la casa.
Voto 9
6) Bay Tree House, 4 Athelstane Road, Dorchester
http://www.bandbdorchester.co.uk/index.php
Doppia padronale con bagno in camera e colazione completa a £65.00
Bella casa inglese con finestre a bovindo, arredamento lussuoso e moderno ma forse un po’ carente in gusto e carattere, grande pulizia e gentilezza, ottima colazione con tanto di frutti di bosco, posizione un po’ decentrata e non molto silenziosa. Parcheggio antistante la casa.
Voto 7
White Horse Hotel, Hertingfordbury Road, Hertingfordbury, Hertford
http://www.whitehorsehotelhertford.com/Whitehorsecontactus.aspx
Doppia con bagno in camera e colazione continentale a £60.00
Albergo molto freddo e anonimo, a dispetto delle foto su internet che lo rendono più accogliente e rustico. Al primo piano si sentono fino a tardi i rumori della sottostante lavanderia dell’albergo. Pieno di lavoratori gravitanti attorno a Londra. Pulito. Receptionist gentile e collaborativa (ci ha risolto un paio di problemi concedendoci l’uso del suo pc).
Ristorante annesso di qualità scadente (contorno di patatine chips da sacchetto!). Nessuna attrattiva nei dintorni.
Comodo per la posizione relativamente vicina all’aeroporto di Stansted.
Parcheggio privato.
Voto 6Chi ha detto che in Inghilterra si mangia male?
Si parte con un’ottima full cooked breakfast: antipasto di cereali/frutta fresca/pane e marmellata e poi piatto principale di uova, salsicce, fagioli, funghi o pomodoro, bacon (delizioso), a volte pudding (se non sai di cosa è fatto quello nero è molto buono). Il tutto condito da abbondante tea o caffè e succo di arancia (ma non ci stava meglio una Guinness allora?). Un affronto al colesterolo e alla dieta ma per il tempo della vacanza si può affrontare, è molto buona e consente di risparmiare sul pranzo quando basterà uno starter (consiglio assolutamente potato wedges, patate arrosto a spicchi, con aggiunta di formaggio fuso oppure il garlic bread, pane tostato al forno con burro agliato).
I pub sono una fonte di cibo relativamente economico (6-10£ per un piatto unico abbondante, ma attenzione in alcuni posti può essere anche abbastanza costoso, meglio controllare il menù esposto all’esterno) e molto appetitoso. Io adoro gli Shepherd’s Pie (torte di pasta sfoglia ripiene di carne e verdure), sono buoni anche i vari spezzatini, o i piatti a base di carne, spesso si utilizza l’agnello, oppure pollo e manzo, sempre accompagnati da mix di verdure lesse oppure insalata mista cruda (molto usati rafano, rape, barbabietola, trifoglio, erba cipollina, onnipresente la cipolla). Imperdibile il fish & chips presente ovunque, dagli ambulanti ai pubs ai ristoranti di pesce. In Cornovaglia abbondanza di pesce: dal salmone alle cozze, alla zuppa di pesce.
Buonissimi i dolci, dai muffin alle torte con frutti di bosco, al fudge (mattonella di cioccolato e caramello) per chi non si stanca dello zucchero facilmente, da non perdere il cream tea con gli scones (sorta di tortini al burro su cui spalmare marmellata e il cream ovvero burro e panna).

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