Una giornata nel Foro

Una valle un tempo paludosa fu trasformata nel cuore pulsante dell’Urbe.

La configurazione dell’area di Roma è caratterizzata da diversi colli piuttosto alti, alternati a profonde valli. La posizione favorevole della città, sull’ansa guadabile di un grande fiume ed in vicinanza del mare, al centro delle due direttrici del transito tra Etruria e Campania e tra il mare e la montagna, facilitò lo sviluppo del centro urbano, tanto che nel VI secolo a.C. Roma era una delle maggiori città del Mediterraneo, con una popolazione tra i 30.000 ed i 40.000 abitanti.
La grande valle che si stendeva tra il Palatino ed il Campidoglio (che allora erano molto più alti di oggi) era paludosa in età antica e vi scorreva un corso d’acqua: il Velabro. In questo luogo, dalla fine del VII secolo a.C, si formò il cuore politico e commerciale della città; qui furono costruiti i principali edifici pubblici e si svolsero nei secoli gli episodi più importanti della storia di Roma.
Le prime opere pubbliche sono da attribuire ai re etruschi (la data dell’inizio del regno di Tarquinio Prisco è il 616 a.C.): in quell’epoca infatti, furono convogliate le acque del Velabro nella Cloaca Massima e fu bonificata la valle del Foro. Verso la fine del VII secolo viene realizzata la prima pavimentazione in terra battuta; ciò significa che questa zona faceva ormai parte del centro cittadino. Altre modifiche ed ampliamenti sostanziali nella piazza avvennero nel IV secolo a.C. e poi durante la dittatura di Cesare, quando il foro era diventato ormai troppo piccolo per le esigenze di una grande città. Ecco perché chi lo visita per la prima volta, calandosi nell’affascinante dimensione dei suoi antichi monumenti, deve tener presente che esso, così come si presenta oggi, è il risultato di una serie ininterrotta di trasformazioni ed è una complessa stratificazione urbana che dalle origini della città arriva alla fine del mondo antico ed oltre; gli scavi effettuati in epoche e con metodi diversi, hanno contribuito a creare l’attuale paesaggio, che è costituito da elementi di epoche diverse.
Vediamo da vicino questo insieme straordinario e lo facciamo immaginando di scendere nella zona occidentale della piazza dal Campidoglio, collegato al Foro dal Clivo Capitolino. Abbiamo appena superato il Tabularium, l’edificio dove si conservavano gli archivi dello Stato. Qui si trova il luogo più antico, il Forum Vetus, da cui inizia la Via Sacra. In questa parte si trovano le vestigia dei primi edifici pubblici della città. Del Comitium, che era il centro politico, rimangono pochi resti sopravvissuti alle trasformazioni del I secolo a.C.; questo era composto da un’area consacrata dagli àuguri, nella quale si tenevano le assemblee popolari. Lo scavo ha mostrato otto livelli sovrapposti, il primo dei quali è il pavimento realizzato alla fine del VII secolo. Il Comitium è sovrastato dal grande edificio della Curia Iulia, dove aveva sede il Senato, che aveva sostituito la più antica Curia Hostilia, incendiata nel 52 a.C. Questa viene fatta risalire dalla tradizione all’epoca del terzo re di Roma, Tullio Ostilio. La costruzione era originariamente in posizione più avanzata rispetto all’attuale e fu Giulio Cesare a farla rierigere; mentre quella che vediamo oggi risale a Diocleziano. Nel suo interno sono ancora visibili i ripiani sui quali erano i seggi dei senatori ed il podio riservato al presidente dell’assemblea. Dall’altra parte della Via Sacra, di nuovo verso il Tabularium, ecco gli avanzi del Portico degli Dèi Consenti che probabilmente è l’ultimo che Roma dedicò al culto pagano. Nei pressi si trovano i resti dei Templi di Saturno e della Concordia (forse 367 a.C.), che secondo la tradizione è stato dedicato per celebrare la pace conclusa in città tra patrizi e plebei. Poco più avanti è la Basilica Giulia, costruita quasi certamente sotto Giulio Cesare nel luogo dove sorgeva la più antica Basilica Sempronia: vi teneva le sue udienze il tribunale dei centumviri, che trattava le cause civili, in particolari quelle legate a questioni ereditarie. Accanto alla basilica si vedono le tre colonne corinzie superstiti del Tempio dei Castori; l’origine è antichissima e risale all’inizio del periodo repubblicano, per il voto dei romani fatto ai Dioscuri, venuti in loro aiuto nella battaglia del lago Regillo (499 a.C.) contro la Lega Latina. I divini gemelli furono visti abbeverare i loro cavalli alla Fonte di Diuturna, nel Foro, dove è oggi una vasca con un rilievo che li rappresenta.
Sull’altro lato della piazza, al di là della Via Sacra, vi è la Basilica Emilia (179 d.C.); a breve distanza, su uno dei lati minori, i Rostra, ossia le tribune degli oratori che erano anticamente situate nel Comitium. Il nome deriva dai rostri delle navi conquistati dai Romani nella battaglia contro gli Anziati del 338 a.C. Accanto ad essi, sorgono l’umbilicus Urbis Romae ed il miliarium aureum: il primo, una piccola costruzione in mattoni, sembra rappresentasse il centro della città e dell’impero; il secondo è una grande colonna marmorea dove erano segnalate le distanze tra Roma e le principali città dell’Impero. Ecco l’Arco di Settimio Severo che appare ben conservato (anche perché durante il Medioevo fu incorporato in edifici dell’epoca, poi eliminati). Fu dedicato nel 203 all’imperatore di origine africana per celebrare la vittoriosa conclusione della sua campagna militare in Oriente. Nei pressi si trovano due monumenti, l’uno è legato alle origini di Roma, mentre l’altro è l’ultimo eretto nel Foro: il Lapis Niger e la Colonna di Foca, alta 14 metri e dedicata nel 608 d.C. da Smaragdo, esarca d’Italia, che riutilizzò un monumento più antico (forse del II sec. d.C.) e vi fece porre in cima una statua in bronzo in onore dell’imperatore bizantino Foca. Il Lapis Niger, la “pietra nera”, è invece un pavimento quadrangolare in marmo scuro, sotto il quale è stato rinvenuto un piccolo santuario arcaico, costituito da un altare e dalla relativa iscrizione. Vi si è riconosciuto l’antichissimo santuario di Vulcano, il Volcanal e sul cippo è conservata la più antica iscrizione in latino arcaico che ci sia rimasta; si tratta di una scrittura bustrofedica (cioè da sinistra a destra e viceversa) in cui è nominato un rex e viene citata una formula di maledizione.
Proseguendo per la Via Sacra in direzione del Palatino, si incontra il Tempio del Divo Giulio, eretto per volere di Augusto dopo la morte di Giulio Cesare. Subito dietro vi sono i resti della Regia (fine del VII sec. A.C.), la residenza del re, nel sito antichissimo della casa in legno di Numa Pompilio. Era composta da un ampio cortile e tre ambienti preceduti da un portico con quattro colonne lignee; negli scavi è stata rinvenuta anche una parte della decorazione architettonica in terracotta. A poca distanza ecco il Tempio di Vesta con l’attigua Casa delle Vestali. Vesta era venerata in quanto presiedeva al focolare domestico e proteggeva il fuoco che rappresentava la perennità dello Stato; le sacerdotesse di Vesta avevano il compito di tenere sempre vivo questo fuoco, rinnovandolo ogni anno, il primo giorno di marzo, che coincideva con il capodanno romano. Sulla Via Sacra ecco il Tempio di Antonino Pio e Faustina e quello detto “di Romolo”. Il primo fu eretto nel 141 d.C. dall’imperatore in onore della moglie, morta in quell’anno; ne restano dieci colonne di cipollino del pronao ed i muri laterali in peperino. Il secondo, un tempietto circolare in mattoni, coperto a cupola con un portale fiancheggiato da due colonne di porfido e con l’originale porta di bronzo; è generalmente considerato il Tempio di Romolo figlio di Massenzio, ma è più probabilmente il Tempio di Giove Statore.
Siamo alla fine del nostro cammino attraverso il Foro Romano. Dove la Via Sacra inizia a salire comincia la parte aggiunta del Foro, il Forum adiectum, un’area dominata dall’imponente Basilica di Massenzio e, sullo sfondo, dall’Arco di Tito e dal Colosseo: i grandi edifici della Roma imperiale.

Un commento in “Una giornata nel Foro
  1. Avatar commento
    BridgetAnjellla
    12/01/2008 14:53

    Gutes Neues Jahr 2008.!

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