In viaggio negli States

Fra California, Arizona, Utah e Nevada

“Una strada, come altre già percorse. Persone vocianti tra le quali mescolarsi. Un breve sentiero poi, nascosto dai rami di un albero, di fronte a te appare un territorio immenso, che non riesci a definire, che non avevi pensato potesse esistere. In un attimo sei solo con te stesso. Le persone che hai accanto diventano mute, impalpabili, inconsistenti. Ora le emozioni hanno il sopravvento, avvolto da paesaggi che non puoi descrivere, di una bellezza che non credevi possibile. Allora non puoi contenere tutto ciò che hai dentro, e ti ritrovi a contemplare l’infinito con il volto rigato dalle lacrime.”
Il nostro viaggio è stato tutto ciò: immaginazione, attese, scoperte ed emozioni. E quando queste ultime hanno superato le attese… cosa volere di più?
Al prossimo viaggio.
Itinerario
“Una strada, come altre gia percorse. Persone vocianti tra le quali mescolarsi. Un breve sentiero poi, nascosto dai rami di un albero, di fronte a te appare un territorio immenso, che non riesci a definire, che non avevi pensato potesse esistere. In un attimo sei solo con te stesso. Le persone che hai accanto diventano mute, impalpabili, inconsistenti. Ora le emozioni hanno il sopravvento, avvolto da paesaggi che non puoi descrivere, di una bellezza che non credevi possibile. Allora non puoi contenere tutto ciò che hai dentro, e ti ritrovi a contemplare l’infinito con il volto rigato dalle lacrime.” Il nostro viaggio è stato tutto ciò: immaginazione, attese, scoperte ed emozioni. E quando queste ultime superano le attese… cosa volere di più?

GIORNO 1 – Venerdì 8 giugno 2007 LOS ANGELES
Arrivati in aeroporto e superati i controlli di rito, ci ritroviamo all’esterno ad aspettare la navetta che ci porterà a noleggiare l’auto. Le indicazioni sono pressoché perfette. Dopo poco abbiamo gia sbrigato tutte le pratiche ed intorno alle 14, ora locale, siamo pronti a metterci alla guida della nostra RAV4 nuova fiammante e con tutti i gadget che in America sono lo standard: cambio automatico, cruise control e via dicendo. Con un po’ di fatica raggiungiamo il motel che avevamo prenotato via internet a Venice (Jolly Roger Hotel, 294 Washington Blvd. Marina del Rey). Siamo decisamente spaesati a causa della stanchezza e del fuso orario, così decidiamo di andare in spiaggia per cercare di riposarci un po’. Non è molto affollata e, considerato il vento, si capisce il perché. Ci sdraiamo al sole ma rischiamo di addormentarci sino a sera. Per scongiurare ciò decidiamo di andare a cena, nonostante sia ancora presto. Ecco il primo impatto con le porzioni americane: praticamente ci portano mezzo pollo gigante a testa con una foresta di verdure saltate in padella ed opportunamente “agliate”: BEWARE GARLIC. Inutile aggiungere che ne usciamo con il favoleggiato “doggy bag”. Sono le 20 ora locale (le 5 della mattina successiva in Italy) quando si va a dormire. Tragedia…visto che alle 3 locali siamo perfettamente svegli… il fuso verrà in seguito ampiamente recuperato, anche se in genere continueremo a svegliarci decisamente di “buon’ora”.

GIORNO 2 – Sabato 9 giugno 2007 LOS ANGELES (50 mi)
Hollywood aspettaci! Puntiamo dritti verso il regno della celluloide. Arrivati in zona andiamo a fare la nostra prima colazione americana…siamo perplessi (e anche pieni) ma ci abitueremo presto a pancakes, butter, maple syrup, scrambled eggs with bacon e via dicendo…ah, ovviamente non si può non citare l’immancabile “beverone” che loro chiamano caffè, condito con il “simil-latte”. Dopo il rifornimento percorriamo “The Walk of Fame” il viale delle stelle, su cui si affaccia anche il “Chinese Theatre”. Il cielo è grigio e tutto sommato, l’effetto non è poi un granché. Gia che ci siamo diamo anche un’occhiata al Sunset Blv…al di la del nome evocatore…un lungo viale trafficato. Dopo aver vagato un po’ ci si mette alla ricerca della strada che porta nei pressi della celeberrima scritta che campeggia in collina: HOLLYWOOD… impresa disperata. Riusciamo comunque ad avere una bella visuale, anche se non cosi ravvicinata come inizialmente sperato. Nel frattempo si è fatta quasi l’ora di pranzo. Prendiamo qualche cibaria in un supermarket e poi, dritti a Beverly Hills: ville da favola, ciascuna con giardino curatissimo…insomma, come quelle che si vedono nei film! Segue una visita a Rodeo Drive, la via dello shopping di lusso, quella di “PRETTY WOMAN” per intenderci. Ancora una volta l’eccesso è la regola: come definire diversamente una via dove si può vedere parcheggiata una macchina da un milione di euro? In fondo LA è bella ma…e adesso che si fa? Torniamo in spiaggia…ci vuole un buon caffè quindi optiamo per lo Starbucks. A questo punto, dopo un giretto sul pontile, rimane invariata la domanda: che si fa? Azzardo un Long Beach con visita alla Queen Mary: approvato! In realtà era una tappa che avevo intenzione di fare sin dall’inizio, ma i compagni di viaggio sono un po’ allergici a tutto ciò che è “tecnica”…quindi meglio giocare di sponda. Proviamo inizialmente ad arrivarci con la normale viabilità ma visto il tempo che sarebbe stato necessario, optiamo per la più veloce Free-way. Impressionante! Cinque corsie ad alto scorrimento e per giunta la marcia è consentita su file parallele, come dire: si può tranquillamente sorpassare a destra. Meno traumatico del previsto. Riusciamo ad arrivare a destinazione in pochi minuti. La QM piace anche se la visita si deve limitare ad ammirarla da fuori. Alla fine rientriamo al Motel e pensiamo a dove andare per cena. Facciamo un’ottima scelta, aiutati dalla preziosa “Routard”: FIFTY’S in Lincoln Blvd. Praticamente un locale in pieno stile anni cinquanta, con tanto di tavolini ad U in simil-pelle a strisce bianche e rosse, juke-box, hamburger e milk shake al cioccolato e…ma quando arriva Fonzie? MEMORABILE!!!

GIORNO 3 – Domenica 10 giugno 2007 LOS ANGELES – NEEDLES (250 mi)
Sono le 9.30 quando, dopo abbondante colazione in Motel, arriviamo agli Universal Studios: Non sono esattamente economici visti i 60 $ a persona, oltre a 10 $ per il parcheggio, ma tutto sommato la giornata si è rivelata davvero piacevole, presi dalle varie attrazioni come il JURASSIC-PARK, THE MUMMY, BACK TO THE FUTURE…per non parlare del giro attraverso i vari set cinematografici, da non perdere. Ore 15.30: finalmente ha inizio la nostra vera grande avventura: destinazione il deserto di Mojave e la mitica Route 66. Uscire da LA non è poi cosi difficile: è sufficiente immettersi nella giusta Freeway per essere “spinti” fuori città (dopo molte e molte miglia). In effetti ci vuole un po’ di tempo per lasciarsi alle spalle questa megalopoli, veramente XXL. Finalmente la città è alle spalle ed anche gli ultimi quartieri formate dalle tipiche case basse in legno sono ormai scomparsi. Cominciano le prime piccole grandi emozioni. Leggiamo sulla cartina i nomi dei vari paesi e…giunti in zona riusciamo a vedere si e no quattro o cinque case…incredibile! Il viaggio continua: il traffico non è intenso e spesso ci capita di incrociare quegli enormi tir con il muso lungo e le vistose cromature. Fortuna la nostra macchina è fornita di cruise control, con il solo rischio di addormentarsi alla guida, ma l’eccitazione è troppa e l’attenzione per ogni minima variazione di paesaggio ci tiene ben svegli. Abbiamo percorso ormai 130 mi quando arriviamo nei pressi di Barstow. Usciamo dalla Interstate per fare una breve sosta ad una stazione di servizio e fare il pieno di benzina (poco più di 3 $ al gallone) e di caffè (il bicchiere più piccolo è di avanzo per tutti e tre) quindi, dopo un veloce consulto, decidiamo di proseguire sino a Needles. Il traffico è sempre più scarso e le strade hanno comunque altre dimensioni. Il tramonto si avvicina e non vogliamo farcelo sfuggire. Ci fermiamo a bordo strada. Il deserto praticamente ci avvolge e nel silenzio più totale, ci godiamo il calare del sole. È ormai buio quando giungiamo a Needles. Appena usciti dall’Interstate proviamo a chiedere una camera al primo motel che incontriamo. È anche il nostro primo motel “on the road”…uguale a quelli che siamo abituati a vedere nei film. Poco prima del Motel avevamo visto un ristorante in stile tipicamente western, frequentato da camionisti: ottimo l’ambiente e ancor di più le bistecche. Decidiamo di tornare la mattina successiva per la colazione (anche perché non vediamo altri posti dove poter andare).

GIORNO 4 – Lunedì 11 giugno 2007 NEEDLES – TUSAYAN (255 mi)
La colazione è stata davvero ottima. È sorprendente come siamo riusciti ad abituarci cosi in fretta ai vari pancakes con sciroppo d’acero ed american caffè con simil-latte. Penso di non essere il solo a rimpiangere ancora oggi queste favolose colazioni! La tappa odierna prevede di raggiungere il Grand Canyon cercando di viaggiare il più possibile sulla mitica Route 66. Detto ciò, ci è sembrato perfetto immetterci nella 66 non lontano da Needles, all’altezza di Topock, subito alla fine del ponte che attraversa il fiume Colorado e che ci fa passare dalla California all’Arizona. Non potevamo fare scelta migliore. I paesaggi che abbiamo attraversato, quasi del tutto privi di ogni segno di civiltà, sono stati veramente sensazionali. Certo che, il pensiero di fermarsi a bordo strada con il cofano aperto è stato un po’ angosciante. Oltrepassiamo Kingman, per proseguire sulla stessa fino a Seligman, dove rientriamo sulla I93 fino a Williams. È ora di pranzo così, affascinati dalla splendida atmosfera che trasmette questa cittadina, ci lasciamo consigliare dalla nostra Routard: “Pine Country Restaurant”…ancora una volta la scelta risulta ottima! Due passi in paese e poi si riparte, anche se il posto è veramente bello: sono le 15 quando torniamo “on the road” alla volta di Tusayan, dove arriviamo in poco più di un’ora. Il paese è in realtà una sfilata di motel ed alberghi distribuiti lungo la strada principale, molto comodo come base per visitare il Grand Canyon (l’ingresso non dista che un paio di chilometri), e non cosi malvagio come si pensava inizialmente. Trovare un motel alle 5 del pomeriggio è risultato facile e neppure cosi costoso come temuto. Sistemiamo i bagagli e poi ci precipitiamo a vedere il Grand Canyon. Si tratta del primo della lunga serie di Parchi che visiteremo, per cui acquistiamo all’ingresso il National Parks Pass, la tessera che consente l’accesso illimitato per un anno a tutti i National Park degli Stati Uniti al prezzo di 80$. Ricevuti mappe e depliant raggiungiamo in cinque minuti il parcheggio di Mather Point. Lasciamo l’auto e distrattamente ci avviamo verso il belvedere. Veramente non ci sono parole per descrivere ciò cui ci si trova di fronte. Nell’introduzione ho cercato di rendere l’emozione che ho provato al cospetto di tanta maestosità: io Max e Francesca ci siamo ammutoliti, per qualche minuto c’è stato solo silenzio, commozione e contemplazione. Eravamo arrivati con un cielo nuvolo e un paesaggio che di conseguenza risultava un po’ piatto. Ad un certo punto dei raggi di sole riescono a filtrare oltre le nuvole, creando un effetto magico: le rocce si accendono di un arancione quasi rosso e spiccano sullo sfondo di un cielo scuro, quasi da temporale. Ci mettiamo un po’ di tempo per riprenderci…o forse non ci siamo mai ripresi…

GIORNO 5 – Martedì 12 giugno 2007 TUSAYAN
Giornata intensa. Ci prepariamo per il trekking che arriva a Cedar Ridge. Ci portiamo al punto di partenza del South Kaibab Trail o almeno, questa era la nostra intenzione iniziale. Ovviamente sbagliamo direzione e raggiungiamo invece il belvedere di Yaki Point. Poco male! Restiamo in contemplazione a goderci in quasi completa solitudine quella vista. Tornati indietro verso il punto di partenza, ci caliamo lungo il sentiero che conduce alla capanna verde di Cedar Ridge, che è poi la nostra meta. Da li si intravede il sentiero che porta sino a fondo valle dove si trova il Phantom Ranch, che è poi l’unica struttura che consente di pernottare in fondo al canyon. Certo la tentazione di proseguire è forte ma basta un’occhiata verso la strada che ci attende al ritorno, per indurci a più miti consigli! Intraprendiamo quindi la risalita, mentre il sole è ormai alto e si comincia a rimpiangere di esserci attardati la mattina: acqua! Nel pomeriggio decidiamo di passeggiare lungo la cresta sino a raggiungere l’estremità ovest. Fortuna ci viene in aiuto il servizio di navette, veramente efficiente. Rientriamo alla base…decisamente acciaccati. È tardi e dopo una giornata così impegnativa, non vogliamo rischiare di restare senza cena. Sembra strano ma alle 21, la maggior parte dei ristoranti chiude! Rimandiamo la doccia e ci precipitiamo in un locale dal tipico sapore western: pelli di vacca, banconi e tavoli in legno massiccio, oggetti stravaganti appesi alle pareti, atmosfera da saloon, musica country, camerieri vestiti da cowboy e... bistecche da favola servite con tanto di pannocchie imburrate, proprio quello che ci voleva dopo una giornata cosi intensa. Concludiamo la serata con una breve passeggiata sino al motel, dove alcune renne stanno pascolando tranquillamente.

GIORNO 6 – Mercoledì 13 giugno 2007 TUSAYAN – PAGE (180 mi)
Dilemma: andare direttamente a Page sul Lake Powell oppure spingersi a sud per raggiungere Sedona? Alla fine, prevale la prima soluzione, anche se non mancheranno recriminazioni…ma la deviazione era veramente lunga. Eccoci quindi diretti verso Page. Il viaggio è come sempre accompagnato da una varietà di bellissimi paesaggi. Arrivati a destinazione rimaniamo subito piacevolmente colpiti per la scelta fatta. La cittadina, decisamente estesa rispetto alle località sino ad ora visitate, sorge a poche miglia dal lago. In effetti quello che ci colpisce particolarmente è la via delle chiese, non tanto per il numero di edifici, quanto per la varietà di confessioni rappresentate: ne contiamo più di dieci dai nomi più disparati…viva la tolleranza! Sono le 14 quando, dopo aver sistemato i bagagli nel motel ed aver fatto un leggero pranzo a base di panini e frutta, siamo pronti per un bagno nel lago. La spiaggia che raggiungiamo, con un po’ di fatica, è davvero bella. Per accedervi bisogna entrare nel Glen Canyon park, ma tanto abbiamo il pass. All’ingresso (una isolata postazione in legno lungo la strada) una simpatica sorvegliante ci invoglia descrivendo la sua bella nuotata nel lago appena fatta. In effetti l’acqua è fresca e piacevole. Restiamo tranquillamente a nuotare e prendere il sole. Poi, rientrando al motel, scorgiamo un belvedere da cui si domina una vasta porzione del lago: è impossibile non godersi il tramonto, visto anche la temperatura perfetta. Abbiamo infatti stabilito che: “se esiste un Paradiso, questa è la temperatura che ci sarebbe alle 8 di sera!”. Cena al ristorante messicano e poi…dritti a vedere una magnifica stellata!

GIORNO 7 – Giovedì 14 giugno 2007 PAGE – CHINLE (190 mi)
Stamani colazione in motel…se così si può chiamare visto che ormai siamo abituati bene. Anche il pranzo è previsto “al sacco”. Dobbiamo rientrare dei 25$ a testa spesi per prenotare la visita guidata all’Antelope Canyon: soldi benedetti! 10.30: appuntamento per l’escursione. Le visite sono solamente guidate, essendo in territorio Navajo. Con un fuoristrada ci fanno percorrere una pista di sabbia che ci conduce all’ingresso del canyon. Un nuovo ambiente ci attende. Praticamente una gola strettissima, con pareti levigate e modellate dall’acqua, dalle bellissime striature nelle infinite tonalità di rosso. La luce filtra a fatica dall’alto, infatti le ore migliori per la visita sono quelle centrali quando i raggi del sole creano giochi di luce fantastici. Certo le guide aiutano un po’ gettando in aria manciate di sabbia, creando in questo modo i tipici effetti che si ritrovano in ogni cartolina (bisogna solo fare attenzione a non danneggiare l’obbiettivo delle macchine fotografiche!) Sono le 14 passate quando ci mettiamo in viaggio, destinazione Canyon de Chelly. Abbiamo programmato una sosta per mangiare i panini, opportunamente tenuti in fresco nel nostro frigo di polistirolo colmo di ghiaccio (ora sappiamo a nostre spese che il polistirolo lascia filtrare l’acqua quindi, per non ritrovarsi con il bagaglio umido, abbiamo cura tutte le volte di riempire dei sacchetti sigillati con il ghiaccio… per pochi dollari in più, era meglio comprare quello in plastica). Cerchiamo invano un albero alla cui ombra mangiare i panini ma al massimo vediamo dei cespugli. Ci arrendiamo ed alla fine consumiamo il nostro spuntino a bordo strada, sotto un sole cocente. Si prosegue. Sosta per un caffè beverone e ancora “on the road”. Certo non ci si annoia mai visto i paesaggi sempre vari e affascinanti, non fosse per i limiti di velocità da mantenere che in fondo non rispettano poi in molti. Sappiamo che dormire a Chinle sarà molto costoso, quindi cerchiamo di fermarci prima. L’unico centro abitato non lontano è Many Farms, una distesa di case e baracche sconvolgente. Sulla Routard abbiamo letto che in una scuola, vengono adibite alcune aule a B&B. Ci proviamo ma, dopo alcune ricerche, le persone che dovrebbero accoglierci ci dicono in maniera nemmeno poi molto gentile che non ci sono camere disponibili in questo periodo. Sarà ma ci sembra strano, visto che il gigantesco campus sembra essere deserto. Mettiamo una croce su Many Farms e proseguiamo verso Chinle, sperando che le nostre informazioni circa l’alloggio, fossero in parte inesatte. Sfortunatamente erano molto precise. Non abbiamo molta scelta, cosi prendiamo una camera all’Holiday Inn: 140$! Ci spostiamo subito al Canyon. Già dal primo dei numerosi overlook ci colpisce la notevole diversità rispetto ai luoghi sino ad ora visti. Non ci sono molti turisti e il silenzio sembra la nota predominante. Ogni tanto ci fermiamo e, se si esclude la presenza di qualche indiano Navajo che espone sul cofano della macchina oggetti di artigianato, non si vede anima viva o quasi. Sarà per il fatto che le dimensioni sono ben diverse da quelle viste sino ad ora, per il verde che spesso sostituisce il rosso essendo il fondo del canyon coltivato ancora oggi, o forse anche per il tramonto ormai vicino, ma tutto emana un gran senso di tranquillità, diciamo che ha un effetto assolutamente rilassante. Proseguiamo sino alla fine della strada che dall’alto costeggia il canyon per arrivare all’ultimo dei punti panoramici, quello decisamente più famoso. Dopo un breve sentiero, dall’alto di un belvedere, ecco la Spider Rock, la roccia dimora della Donna Ragno, la divinità che, secondo la leggenda Navajo, vive alla sua base. Il tramonto rende questo luogo veramente unico. Diciamo che ci ripaga in parte della lunga deviazione fatta per arrivare sino a qua. In tutta franchezza (e questo è un giudizio personale), col senno del poi avrei preferito restare un altro giorno a godermi le bellezze del Lake Powell, magari per noleggiare una barca ed arrivare sino al “Rainbow Arch”…sarà per la prossima volta! Visto che però siamo qua, pianifichiamo per la mattina successiva il trekking che ci porterà sino al fondo del canyon, lungo l’unico itinerario consentito senza le guide autorizzate.

GIORNO 8 – Venerdì 15 giugno 2007 CHINLE – BLUFF (170 mi)
Raggiungiamo il punto di partenza del White House Ruin Trail intorno alle dieci. La discesa è tranquilla e decisamente piacevole, la risalita un po’ meno. Dopo un tratto che fiancheggia campi coltivati, tra caprette che ci osservano con aria curiosa, si passa oltre un corso d’acqua (senza acqua) e si raggiunge il punto terminale della passeggiata, ai piedi della White House. Ci concediamo un po’ di relax, curiosando tra i manufatti Navajo venduti in zona dagli abitanti. Con la risalita termina in pratica la visita al Canyon De Chelly. Prossima meta sarà la tanto attesa Monument Valley. Facciamo ancora una breve sosta in paese ad un negozio definito “equo e solidale” dove si vendono prodotti Navajo, e dove facciamo anche alcuni acquisti. Ripercorriamo la strada che avevamo gia fatto sino a Kayenta, considerata la “porta” sud della Monument Valley. Vista l’ora, sono da poco passate le 13, decidiamo di visitare la Monument per poi dormire oltre, magari verso Bluff. Ci fermiamo però al supermercato di Kayenta per fare provviste, in particolare frutta per il pranzo. Una nota curiosa: nel supermercato c’è un ampio reparto di frutta e verdura disposta in contenitori frigo aperti, del tutto simili ai nostri. Quello che ci ha fatto sorridere è che, ad intervalli regolari, la merce viene nebulizzata con acqua fresca…Che c’è di strano? Lo strano consiste nel fatto che l’operazione avviene tra lampi (flash) e tuoni (emessi da casse stereo) riproducendo in pratica un temporale… troppo americano! Recuperata la frutta ad uragano finito, si prosegue verso la Monument. La vista che si ha dal Visitor center rappresenta l’icona tipica del Far-West, in pratica è la sintesi del nostro immaginario: pensi a cowboy ed indiani ed in automatico hai di fronte l’immagine dei tre monoliti…e magari aggiungiamo anche un John Wayne in primo piano…che poi io ho sempre fatto il tifo per gli Indiani! Peccato essere un po’ in anticipo rispetto all’ora ideale per la visita (ammetto dovuto alla mia eccessiva solerzia). Riusciamo a trovare un posto, all’ombra del visitor center, dove poter mangiare la frutta e le cose comprate poco prima. Ci dilettiamo poi nello shop-center, anche per cercare di far passare le ore più calde. Alla fine ci addentriamo con la nostra SUV per la Scenic Route (17 mi) che costituisce un vasto e vario itinerario all’interno del Parco, accompagnati dalle colonne sonore di Morricone dei tanti spaghetti-western. Ovunque viste mozzafiato e panorami unici. Ci spingiamo per sentieri poco battuti, ed al termine di uno di questi, avvolti da un paesaggio in cui non si fa fatica ad immaginare una carovana di pionieri o indiani a cavallo, siamo immersi nel silenzio più assoluto. Riusciamo a percepire un battito d’ali che richiama la nostra attenzione, quasi fosse un rumore assordante. Un’ultima vista d’insieme e poi, un saluto alla Monument. Sono quasi le 19 quando ci spostiamo verso Bluff. Per strada passiamo da Mexican Hat, ed ancora una volta ci chiediamo come si possibile definire questo luogo una piacevole cittadina: primo perché si tratta di poche case lungo la strada e secondo perché di piacevole non troviamo proprio nulla. Vediamo in lontananza la famosa roccia a forma di cappello messicano in equilibrio precario, da cui prende il nome il paese. Proseguiamo verso Bluff . Poco prima troviamo l’indicazione per la Valley of Gods, che abbiamo previsto di percorrere la mattina successiva. Arriviamo a Bluff alle 20.30, il tempo di trovare il motel e si fanno le 20.50…con il risultato di trovare tutti, ma proprio tutti, i ristoranti chiusi…che ad onor del vero non sono poi molti. Fortuna riusciamo a comprare qualche cosa in un mini market da mangiare mestamente chiusi in camera…qua le zanzare abbondano e sembrano essere particolarmente assetate!

GIORNO 9 – Sabato 16 giugno 2007 BLUFF – MOAB (220 mi)
Colazione veramente ottima ed abbondante al Twin Rock caffè. Tra l’altro, il gentilissimo proprietario (va detto che difficilmente abbiamo incontrato persone che non fossero gentili e disponibili) ci da ampi consigli sull’itinerario che abbiamo in mente di fare, arrivando a disegnarci una mappa tutta per noi. Ora siamo pronti per la Valley of Gods. La strada è sterrata e il percorso ci porta attraverso una piccola monument valley, sicuramente non meno suggestiva anzi, visto che alla fine ci siamo solo noi, risulterà una bellissima deviazione. Proseguiamo fermandoci qua e là ad ammirare gli splendidi paesaggi e le numerose rocce modellate dall’erosione, simili a tante divinità a guardia dei luoghi… chissà se deriva da questo il nome della valle. Tornati sull’asfalto, percorriamo una strada molto tortuosa che si arrampica sulla “montagna”…anche se il termine forse non è dei più corretti. Arriviamo alla sommità di un belvedere da cui si domina tutta la valle sottostante. Certi panorami continuano a stupirci, pensavo che alla fine ci avrei fatto l’abitudine, invece… Si prosegue verso Moab, la nostra base per L’Arches National Park. Verso l’ora di pranzo vediamo un laghetto e, memori dell’esperienza di Lake Powell, decidiamo di fermarci per pranzare e magari fare un bagno: ottima scelta. Si prosegue tra paesaggi decisamente più verdeggianti, oltrepassando graziosi paesini. Quello che maggiormente ci colpisce è Ponticello, che mai avevamo sentito nominare. Lungo la strada troviamo un carinissimo caffè dove fanno l’espresso: impossibile non approfittarne! Oltrepassiamo l’ingresso per Canyonlands famoso, oltre che per il paesaggio, anche perché è stato il set della scena finale di “Thelma & Louise” quella della macchina che precipita nel vuoto. Sfortunatamente il tempo scarseggia ed a malincuore andiamo oltre. È pomeriggio quando arriviamo a Moab. Alle 17, dopo aver sistemati i bagagli in motel, siamo pronti per il trekking che ci porterà al Delicate Arch. Impegnativo quanto basta ma…godersi il tramonto di fronte a questa meraviglia della natura, sarà uno dei ricordi più belli del nostro viaggio, assolutamente da consigliare. Ovviamente la cosa ha come controindicazione la cena. Anche in una cittadina decisamente turistica come questa, dopo le 21 diventa difficile reperire cibo. Dobbiamo accontentarci di una pizza in un ristorante Italiano…ogni commento è superfluo!

GIORNO 10 – Domenica 17 giugno 2007 MOAB
Abbiamo deciso di dormire ancora una notte a Moab quindi la mattina, neppure cosi all’alba, ci prepariamo per il trekking che ci porterà a vedere le zone più belle dell’Arches N.P. Passiamo accanto alla bella vista di Park Avenue e poi ancora alla Balanced Rock e proseguiamo sino in fondo alla strada asfaltata. Da li parte il nostro sentiero che conduce in prossimità di tutti gli archi naturali più belli, primo tra tutti il Landscape Arch simbolo del parco oltre che l’arco più lungo del mondo. È quasi l’una quando rientriamo alla macchina, capendo perché questo trekking fosse consigliato per le ore mattutine: le zone in ombra, frequenti all’andata, sono del tutto sparite, e il sole a picco è veramente ustionante. Rientriamo al paese stravolti ed andiamo subito a mangiare “Da Miky”: ottimo come sempre. Pomeriggio di relax. Un tranquillo riposino, poi un po’ in piscina a nuotare e prendere il sole, cosa che non manca: notiamo le ruote della nostra SUV letteralmente affondate nell’asfalto! Ci “carichiamo” anche con la lettura della Routard: Las Vegas….sarà veramente cosi pazza? Sono quasi le 18 quando usciamo per passeggiare in centro, ovvero lungo la strada principale. Stasera niente pizza ma, una tranquilla cenetta americana.

GIORNO 11 – Lunedì 18 giugno 2007 MOAB – TROPIC (290 mi)
La mattina partenza in direzione Bryce Canyon. La strada è molto lunga, anche perché abbiamo deciso di passare per la “Scenic Route 12” descritta come molto bella: peccato per il limiti di velocità davvero bassi. Incontriamo anche dei lavori sulla strada per riasfaltare il manto. Niente semaforo che regola il senso unico alternato come da noi. Ci ferma invece una graziosa ragazza con giubbotto giallo e cartello di stop. Ci fa aspettare un furgone che fa da “Pace Car“. Questo, dopo aver “traghettato” le macchine all’altro capo dei lavori gira e fa altrettanto con noi in direzione opposta…curioso! Sono quasi le 14 quando ci fermiamo in una stazione di servizio per mangiare qualcosa e fare benzina. Riesco anche a fare degli hamburger con una macchina self-service…tutto sommato sono piaciuti. Riprendiamo il viaggio per arrivare a Tropic alle 15.30. Sistemati i bagagli nel motel, ci dirigiamo subito verso il Canyon. Sono ormai le 17.30 e, scendere sino al fondo ci sembra un azzardo. Optiamo per il Crest Trail che ci permette di osservare le maestose guglie che svettano nell’Amphitheatre sottostante. Dopo aver percorso oltre 2 miglia, restiamo tranquillamente a goderci il panorama da uno dei numerosi overlook. Peccato che ci rendiamo conto solo alle 20.30 che il servizio navetta, sul quale contavamo per rientrare alla macchina, terminava alle 18! Ci tocca ripercorrere il sentiero a velocità sostenuta, onde evitare di essere sorpresi dal buio in mezzo al bosco…senza contare il faccia a faccia con orsi, leoni ed affini. Comunque il tramonto offre dei colori stupendi, davvero unici. Come sempre abbiamo fatto tardi, fortuna all’ingresso del parco ci sono alcuni locali, tra i quali un Best-Western al cui ristorante riusciamo a mangiare uno splendido stufato di manzo con patate…come i veri cow-boy!

GIORNO 12 – Martedì 19 giugno 2007 TROPIC – SPRIG DALE (80 mi)
Non abbiamo intenzione di farci scappare la discesa in fondo al Canyon con annessa passeggiata tra le guglie, così in mattinata siamo al punto di partenza. Il sole è decisamente caldo, il paesaggio nuovamente diverso e indimenticabile: camminiamo tra i pinnacoli con colori che variano dall’arancio intenso al bianco, passando da zone in piena luce ad altre dove probabilmente non è mai arrivata. Il tutto reso magico da un cielo sullo sfondo, di un azzurro mai più incontrato. Risaliamo e ci concediamo il pranzo al solito Best-Western, uno splendido buffet. Sono le 13 quando ci mettiamo in macchina diretti allo Zion, non molto distante. Arriviamo intorno alle 15. L’ingresso al parco è spettacolare. Si arriva dall’alto per poi scendere in macchina tra ripide pareti rocciose, sino al fondo valle. Ancora un paesaggio diverso! Trovato posto in un motel a Spring Dale… tutto sommato carino, facciamo un breve trekking che ci porta lungo il fiume, tra le alti pareti del Canyon. Passeggiata meno spettacolare rispetto a quelle cui eravamo abituati, ma comunque piacevole. Al rientro abbiamo un incontro ravvicinato con un alce che sta tranquillamente brucando l’erba ai margini del sentiero. Cena ottima ed abbondante, anche se l’aria condizionata ci massacra pesantemente. Concludiamo la serata con una passeggiata per ammirare qualche stella.

GIORNO 13 – Mercoledì 20 giugno 2007 SPRING DALE – LAS VEGAS (180 mi)
In mattinata ci concediamo ancora un’escursione per visitare un paio di cascatelle…carine ma vista la fatica, decisamente non ne valeva la pena. Alle 12 siamo in macchina diretti alla favoleggiata Las Vegas. Il viaggio non è particolarmente lungo ma i luoghi che attraversiamo sono decisamente desertici. Intorno alle 14 proviamo ad uscire dalla I15 per mangiare qualcosa. Finiamo in una stazione di servizio con un minimarket dove non c’è praticamente nulla, mentre il bar accanto è frequentato da vecchietti alcolizzati, (ovviamente anche qua non vendono alcunché di commestibile), il tutto condito da un temperatura esterna di 40 gradi. Riprendiamo la marcia rimandando il pranzo. Alle 15 (abbiamo recuperato un’ora di fuso) avvistiamo Las Vegas…una gigantesca “cattedrale nel deserto” che fa un certo effetto anche di giorno, figuriamoci la notte! Siamo euforici. Andiamo diretti al Venetian: parcheggiamo al quarto piano e…impossibile non fare un giro in garage per godersi la vista delle varie Ferrari, Aston Martin e Limousine varie. Alla fine Max e Fra mi trascinano letteralmente via (a loro le macchine non interessano) per scendere nella Lobby: impressionante! Sembra di essere nel salone delle feste di Palazzo Ducale. Peccato che le “migliaia” di camere siano tutte occupate. Riproviamo al Mirage e poi ad un altro con gli stessi risultati…sembra ci siano dei congressi in città…brutto affare. Cominciamo a disperare quando, appena deviato dallo strip all’altezza del Bellaggio troviamo posto al Tuscany, che per 85 $ ci da una camera che sembra un appartamento. Cominciamo a girare per la città, avvolti dai soliti 40 gradi. Las Vegas non si può descrivere, è una cosa folle ma assolutamente fantastica. Sembra un enorme parco giochi, praticamente un viaggio attraverso le più belle città in scala nemmeno così ridotta. Il Paris, con la torre Eiffel, l’Operà e l’arco di trionfo, il Venetian, il New York e mille altri. Gli interno sono poi favolosi, praticamente un enorme casinò ambientato tra le strade della città riprodotta in scala…pazzesco! Anche il cielo è finto, essendo il tutto interno all’hotel. Siamo davvero presi da queste meraviglie. Ci stupiscono i giochi d’acqua, luci e musica del Bellagio…mai visto nulla di simile. La sera buffet al Luxor, un “all you can eat” che con 19$ a testa ci riempie all’inverosimile! Fuori gli oltre 40° C si mantengono anche se è ormai notte. Giriamo ovunque, decisi a non perderci nulla di questo baraccone di follia pura. Sono passate le 3 del mattino quando issiamo bandiera bianca.

GIORNO 14 – Giovedì 21 giugno 2007 LAS VEGAS
Fortunatamente abbiamo pianificato di fermarci a Las Vegas due notti. La mattina ci alziamo decisamente tardi, sono le 11 passate quando scendiamo in strada. Girovaghiamo un po’ poi, non avendo fatto colazione, alle 12 ci precipitiamo al buffet del Montecarlo Hotel. Come sempre ne usciamo soddisfatti: chi ha detto che negli USA si mangia male? Il pomeriggio è dedicato in parte allo shopping (in gran parte per comprare gli stivali di Max). Poi ottovolante al New York…da brividi ma…che bello! Girovaghiamo ancora: i giochi d’acqua del Bellagio sono un’attrattiva ipnotica, poi giro per i casinò dove regaliamo ben 5$ alle slot-machine, un rito a cui è impossibile resistere: chiedi qualcosa da bene e ti rendi conto che anche il bancone del bar è formato da macchine da gioco. Gli hotel dentro sono uno più stravaganti e pazzi dell’altro. Arriviamo gia nel tardo pomeriggio al Venetian: Praticamente al suo interno è ricostruito un canale con tanto di calle, acqua e gondole…e turisti che si fanno portare come fossero a Venezia. Il tutto sotto un cielo finto essendo non solo all’interno, ma anche al primo piano: FOLLIA PURA. Rientriamo verso il nostro hotel con la Monorotaia (non è gratuita come avevamo letto ma ben cara) e ci fermiamo a mangiare una crepes al Paris. Una mezz’ora per riprenderci e poi di nuovo fuori, per vedere lo spettacolo di luci nella parte più vecchia di Las Vegas: Freemont. Non poteva mancare una salita allo Stratosphere, una torre da cui si domina l’intera città e sulla cui sommità sono installate alcune attrazioni stile lunapark: no-comment! All’una cediamo alla stanchezza.

GIORNO 15 – Venerdì 22 giugno 2007 LAS VEGAS – WELDON (370 mi)
Che tristezza lasciare questo posto folle! Ma la Death Valley ci attende. Alle 10 siamo in macchina, nuovamente immersi nel deserto. Costeggiamo la celeberrima Base 51 l’immensa area militare in cui si dice siano custodite navicelle aliene. Giriamo sulla 160 West ed intorno alle 13.30 siamo alla meta. Tralasciamo la deviazione per Dante’s View e arriviamo direttamente a Zabriskie Point. Parcheggiata l’auto, proviamo ad uscire per arrivare al vicino belvedere: il termometro segna 110°F (42°C). Il paesaggio è lunare! Curioso notare un cartello che indica “trail”…l’idea di un trekking in zona non ci è venuta neppure per un istante! La tappa successiva è al Visitors Center di Furnace Creek, dove con il nostro National Park Pass ci danno la mappa del Parco ed un bollino da appiccicare alla macchina…ancora ci chiediamo quale funzione poteva avere. La temperatura continua a salire. Prendiamo un po’ di frutta nell’unico minimarket e ci mettiamo a mangiare in macchina, rigorosamente con l’aria condizionata accesa. Poi partiamo per un giro delle valle: arriviamo al Devil’s Golf Corse dalle spettacolari rocce di sale e poi a seguire sino a Bad Water dove raggiungiamo lo stagno di acqua salata a -86 metri sul livello del mare. Non risulta difficile capire il perché dei vari nomi. È ormai l’una quando il termometro raggiunge il nostro record personale: 122°F ossia 50°C tondi e la sensazione che si ha, uscendo dall’auto è veramente impressionante: strano a dirsi ma si provano brividi di freddo! Impossibile resistere più di qualche minuto. L’evaporazione è talmente veloce da lasciare disidratati in poco tempo e, anche se si resta fuori dall’auto solo per pochi minuti, al rientro si continua a portarsi appresso gli effetti della canicola. Facciamo il Loop Artists Palette: montagne con rocce colorate messe ancor più in risalto da un cielo azzurro. Ogni tanto ci fermiamo ad ammirare questi paesaggi che hanno un fascino tutto loro, e di nuovo ci regaliamo i brividi di un’uscita dall’auto. Sperimentare queste temperature estreme è un’esperienza unica, addirittura trovo che capitare nell’ora più calda sia tutto sommato una condizione da consigliare…ovviamente facendo attenzione all’efficienza del mezzo. Basta pensare che, nell’affrontare un breve tratto di sterrato in salita, abbiamo dovuto fare una sosta perchè il termometro dell’acqua della nostra SUV (come gia detto nuova ed in piena efficienza) aveva preso a salire inesorabilmente. Sono quasi le 17 quando ci muoviamo in direzione Sequoia N.P. Il trasferimento si rivela molto lungo e pesante perché i tratti di Freeway sono pochi e i passi da superare sono tanti…in aggiunta Max e Fra dormono per quasi tutto il percorso (in effetti non è che io fossi poi tanto più sveglio). Alle 19, dopo aver percorso ben 100 mi, usciamo dalla zona montuosa che delimita la Death e finalmente riusciamo a fare benzina (cominciavo a temere il peggio). Continuiamo nel tentativo di avvicinarci il più possibile, però la sera si avvicina e i paesi che passiamo sono formati al massimo da poche case, e di motel neppure l’ombra. Sono ormai le 20.30…siamo un po’ in ansia quando, sul Lake Isabella, nei pressi di Weldon, vediamo un campeggio. Proviamo a chiedere e…si, hanno una “cabin”. Riusciamo anche a mangiare un’ottima bistecca nel vicino ristorante. Siamo davvero fortunati perché ancora 5 minuti ed avrebbero chiuso…in fondo sono ormai le 21!

GIORNO 16 – Sabato 23 giugno 2007 WELDON – OAKURST (310 mi)
Non è stata propriamente la notte migliore ma…un minimo di adattamento era previsto. Proseguiamo sino alla più vicina cittadina dove scopriamo esserci anche alcuni motel. Speriamo almeno nella colazione però, l’unico locale in vista è una cosa tipo “Mell’s”…ma molto più bettola. Insomma da dimenticare se non fosse per lo spaccato di vita americana che offre: persone che a noi appaiono trasandate, decisamente non più giovani, che sedute al bancone, sono alle prese con un piatto stracolmo di cibo…e salse. Proseguiamo verso il Sequoia National Park dove arriviamo nel primo pomeriggio. La strada che dall’ingresso del Parco porta alla Foresta è decisamente lunga, oltre che stretta e tortuosa. Più si sale di quota, più il paesaggio varia, ed alla fine ci si ritrova a passare su una stretta strada all’ombra di sequoie decisamente imponenti. Parcheggiata l’auto scendiamo lungo il sentiero che conduce ai piedi del General Sherman. L’ambiente è ancora una volta magico. Se gia percorrere la strada in macchina era impressionante, il poter passeggiare ai piedi di questi giganti è un privilegio davvero unico. Abbracciare uno di questi “esseri” è come abbracciare la Madre Terra per farsi a sua volta coccolare e noi non perdiamo l’occasione per farlo. Un vero ritorno alle proprie origini che ci segna ancora una volta. Certo il Generale ci stupisce, ma è l’ambiente nel suo complesso a lasciarci una sensazione di benessere interiore difficilmente riscontrabile altrove. Ci spostiamo ancora nell’altra zona meno frequentata dove si trova il General Grant: le sensazioni restano le stesse! È pomeriggio inoltrato quando proseguiamo verso lo Yosemite. Arriviamo in serata ad Oakurst, dove l’unico Motel disponibile è un alto di gamma ma…non ci resta che prenderlo. Cena al messicano e poi il meritato riposo.

GIORNO 17 – Domenica 24 giugno 2007 OAKURST – BUCK MEADOWS (85 mi)
Facciamo tardi e, complice il percorso per arrivare al parco più lungo di quanto previsto e la folla domenicale, parcheggiamo la macchina che sono le 12 passate. Pranzo alla meno peggio e poi ci concediamo una passeggiata sino al Mirror Lake. Trascorriamo un tranquillo pomeriggio sonnacchioso in riva al laghetto, in un ambiente da “Paradiso Terrestre”, osservando qua e la gli scoiattoli avvicinarsi per chiedere cibo e gli altri animali del parco…ma niente orsi ne leoni di montagna! Visto che non sappiamo ancora dove dormire, lasciamo il parco abbastanza presto, in direzione San Francisco. A Buck Meadows, a circa 20 mi dall’uscita, troviamo un motel dove passare le due successive notti…riusciamo pure ad ottenere un sostanziale sconto. Cena ottima nel vicino ristorante, che diventerà un piacevole punto di riferimento.

GIORNO 18 – Lunedì 25 giugno 2007 BUCK MEADOWS (130 mi)
Oggi ci aspetta una giornata intensa, così optiamo per la colazione americana nel ristorante della sera prima: scrambled eggs, bacon, pancakes with butter, maple and blueberry syrup ed ovviamente l’immancabile American caffè and milk… burp! Fantastica, ma anche un po’ pesantuccia… di mangiare per me se ne riparlerà a cena. Scendiamo in valle, pronti per il nostro trekking alle cascate. Davvero magnifico anche se impegnativo. Ci lasciamo prendere dalla bellezza dei panorami e decidiamo di arrivare sino alla sommità della seconda cascata. Da li si gode di un panorama grandioso, veramente unico e suggestivo. Nel sentiero di rientro facciamo l’incontro con un serpente a sonagli…tranquillo ma meglio tenersi a distanza! Arriviamo all’auto che sono le 17, abbiamo impiegato in tutto 6 ore ma, nonostante la stanchezza, siamo più che soddisfatti. Ci manca ancora il punto panoramico di Glacier Point…un po’ lontano da raggiungere in macchina ma dicono essere imperdibile. In effetti il panorama è grandioso: da lassù si domina tutta la valle, dall’Half Dome al The Captain, alle cascate appena scalate…Al solito, rientrando verso il motel, ci rendiamo conto di quanto sia tardi per cenare al nostro ristorante, così ci adattiamo a mangiare un hamburger per strada.

GIORNO 19-Martedì 26 giugno 2007 BUCK MEADOWS-SAN FRANCISCO (180 mi)
In mattinata, dopo abbondante colazione (senza uova), partenza per Frisco. Arriviamo nei pressi che sono le 12 passate. Seguiamo il flusso del traffico sulle enormi HWY a 5 corsie. Stiamo sfrecciando a ben 75 mph quando a bordo strada, vediamo una pattuglia di chips che sta ammanettando un malcapitato, ovviamente disteso a terra: meglio rallentare un poco! Riusciamo ad azzeccare tutte le uscite giuste. A un certo punto ci ritroviamo ad attraversare il ponte di Oakland. Vedere i grattacieli e la sagoma della città è un’emozione davvero forte! Ancora una volta “navighiamo” con estrema precisione verso il nostro Hotel, a due passi da Union Square. Dobbiamo riconsegnare la nostra SUV. Avevo previsto che l’Alamo fosse in zona ma non pensavo essere proprio di fronte all’hotel (Grant Hotel, 753 Bush Street). Meglio cosi. Lasciamo la macchina con un certo rimpianto, dopo aver percorso oltre 3200 mi (quasi 5200 km). Dobbiamo ambientarci e scegliere le mete da visitare. Dopo una discesa ad Union Square ci spostiamo verso il Municipio. Ci colpisce subito la presenza massiccia di “home-less”. Dicono essere tranquilli ma la cosa fa riflettere sugli aspetti negativi della società americana. D’altro canto, va detto che le persone che abbiamo incontrato, si sono dimostrate tutte estremamente gentili e disponibili, sempre pronte ad aiutarti per toglierti d’impaccio. Insomma, gli americani ci hanno stupito piacevolmente, anche se certi aspetti, come la mania per le regole (positivo) e la incapacità di far fronte ad un qualsiasi fuori programma (negativo) ci hanno lasciato alcune perplessità. Girovaghiamo a piedi. La città è tutto un sali-scendi…per giunta le pendenze sono decisamente elevate. Sfortunatamente ciò che maggiormente ci colpisce è il clima: freddo…ma proprio freddo e per di più con un vento pazzesco. Dubitiamo di riuscire a passare tre giorni in questo luogo. Ci rifugiamo nella cattedrale, più che altro per ripararci dalle intemperie. Torniamo in zona hotel e ci ristoriamo con un piacevole caffè caldo, approfittandone per pianificare i giorni successivi. Riprendiamo strada facendo l’ingesso nel quartiere cinese dal grande portale. Arriviamo sino sotto la Transamerican Pyramid, il famoso grattacielo a forma piramidale, per poi spingersi nella “Little Italy”. È ora di cena e, decisi a non farci tentare dalle specialità italiane, ci affidiamo alla nostra Routard. Troviamo un posto dove si mangiano fantastici hamburger…giganteschi e ottimi. La serata si conclude con una passeggiata in zona ed una visita ad una bellissima libreria.

GIORNO 20 – Mercoledì 27 giugno 2007 SAN FRANCISCO
Alle 9.30 scendiamo in hotel per fare colazione. Poi verso Union Square. Abbiamo deciso di fare il biglietto che con 18 $ ci permettere di prendere tutti i mezzi pubblici per 3 giorni. Ci dirigiamo quindi verso Fishermans Wharf, il molo che si affaccia sulla baia e sull’isola di Alcatraz. Riusciamo a vedere in lontananza anche il Golden Gate, parzialmente coperto dalla nebbia. Il molo è molto turistico ma comunque piacevole. Pranziamo da Bubba, un ristorante che si rifà al film “Forrest Gump”, infatti mangiamo gamberetti. Nel pomeriggio restiamo in zona per poi arrampicarsi sino a Lombard-street, la famosa discesa piena di ortensie, uno dei simboli di San francisco. Da qui prendiamo il cable-car (il tipico tram a fune) che ci riporta ad Union Square. Meglio evitare di prendere il cable-car ai capolinea, si perde solo tempo…è molto meglio appostarsi ad una delle tante fermate lungo il percorso e salire li, in mezzo all’incrocio! Gita sino a Twin-Peaks, dalla cui sommità (deserta, fredda e ventosa) si dominata la città (ma perché ci siamo venuti?). Ridiscesa quasi immediata (fortuna il bus non era ripartito subito) sino a Castro. Girovaghiamo in tutta tranquillità per il quartiere gay, simbolo riconosciuto della tolleranza di questa magnifica città (non fosse per il clima) ed a sera ci fermiamo in zona per la cena.

GIORNO 21 – Giovedì 28 giugno 2007 SAN FRANCISCO
Ultimo giorno di vacanza…la tristezza è inevitabile. Siamo diretti al Golden Gate, vagando un po’ per i tipici quartieri della città…avete presente le case a schiera che si vedono nella serie televisiva “Streghe”? Riusciamo a prendere il bus che ci porta al ponte. Ne percorriamo anche un tratto a piedi. È impressionante come in pochi minuti il ponte venga completamente nascosto dalla nebbia. Facciamo rientro al Fishermans e da li riprendiamo il cable-car sino ad Union. Gia che siamo in zona ne approfittiamo per verificare il bus che domani ci porterà in aeroporto. Poi visita al Moma…carino ma, l’arte moderna non fa per me. In serata ottima cena nel vicino ristorante Tailandese ottimamente frequentato. Facciamo ancora un giro dopo pranzo per la zona dei grattacieli sino a casa, dove seduti su una panchina in Union Square, ci congediamo da San Francisco.

GIORNO 22 – Venerdì 29 giugno 2007 SAN FRANCISCO
Lasciamo i bagagli in Hotel. Abbiamo bisogno di un’ultima colazione a base di pancakes e maple syrup. Poi dritti a fare shopping. Pranzo e poi pronti al rientro. Alle 15.20 partenza per l’aeroporto in bus. Check-in alle 17.00: il volo di rientro parte alle 18:55.

GIORNO 23 – Sabato 30 giugno 2007 TORINO
Viaggio davvero lungo: arrivo a Milano Malpensa alle 22.30, poi si torna a Torino…
”See you” o se preferite…”That’s all folks”!

Un commento in “In viaggio negli States
  1. Avatar commento
    Stefano To-Rm
    11/04/2010 18:31

    Senza dubbio un gran bel viaggio. Se solo l'autore fosse stato un po' PIU' dettagliato, si sarebbe afferrato ancora meglio il tutto... :-))) Scherzi a parte, complimenti davvero. S.

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