Cari amici,
questa volta il nostro editoriale è un po’ diverso dal solito.
Tratta comunque un tema importante e sicuramente assai sentito, soprattutto da due "categorie": i single e…. chi tiene famiglia!
Immaginate quindi una sorta di dialogo, quasi un confronto fra due tipologie di viaggiatori che a volte, a torto od a ragione, si sentono un po’ discriminate.
Dalla parte dei “single”
Vorrei fare il punto su una situazione che, viste le forti modificazioni della struttura familiare e sociale nel corso delle ultime generazioni, sta assumendo una rilevanza che non è più possibile trascurare. Mi riferisco, qualcuno lo avrà già capito, alla categoria dei viaggiatori singoli, dei quali faccio parte. Sì, ho parecchi amici e ottimi compagni di viaggio, ma a volte capita di trovarci in numero dispari ed ecco così presentarsi l’esigenza della famigerata camera singola; inoltre faccio talvolta vacanze da solo, che siano fine settimana in città d’arte o soggiorni in montagna, e il problema si allarga dagli alberghi anche ai ristoranti.
Riguardo a questi ultimi, ho perso il conto delle occasioni in cui, all’ingresso nel locale, mi sono sentito rivolgere la domanda “Solo?” con un atteggiamento tra l’imbarazzo e la seccatura. A volte ho scontato la mia colpa con la sistemazione a un tavolino presso la toilette o la cucina, dietro a una porta o in mezzo agli spifferi, ma un esempio di particolare peso mi toccò qualche anno fa a Venezia in una trattoria di una certa rinomanza (e la cena fu, devo ammetterlo, apprezzabile); il cameriere dopo un’occhiata alla sala deserta rispose con tono sgomento “Veramente sarebbe tutto prenotato…” seguito da “Mah, si metta un po’ lì…”. Mangiai bene, l’ho detto, ma mi pento di essere uscito senza avere preteso sacrosante spiegazioni: sapere cioè che fine aveva fatto tutta la gente che avrebbe dovuto riempire il locale un mercoledì sera di novembre, visto che non c’era nessun cartellino “riservato” sui tavoli e che, oltre al mio, solo uno era occupato da una coppia. Ma ancora prima ebbi un torto imperdonabile: non ribellarmi a quel “Mah, si metta un po’ lì…”.
Mi sono capitati altri episodi analoghi, ma ritengo sufficiente riportarne uno a titolo significativo: penso basti perché altri viaggiatori vi si possano riconoscere. E dispiace che si sia svolto a Venezia, città che adoro ma che a volte ricorre nelle cronache per comportamenti non sempre impeccabili di alcuni alberghi e ristoranti. Non volendo assolutamente generalizzare, faccio anche cenno, per par condicio, alla correttezza dimostrata due sere dopo da un altro rinomato locale, e in questo caso segnalo anche il nome, la Fiaschetteria Toscana in Salizada San Giovanni Crisostomo: entrato verso le venti e trenta, essendo la sala piena, venivo invitato a ripassare dopo una mezz’ora, quando il caposala mi faceva accomodare a un tavolo riservato commentando “Questi avevano prenotato per le otto e alle nove non sono ancora venuti, non possono mica far saltare la cena a lei”. Il tutto con l’offerta dell’aperitivo.
Ma rispetto al tema “ristorazione” non è più confortante quello “ospitalità”. Un aspetto che richiederebbe una trasparenza a mio parere non sempre riscontrabile è quello del “supplemento singola”, al cui proposito apprezzerei un intervento pertinente delle associazioni di categoria per chiarirmi alcuni dubbi. Ad esempio, se soggiorno per una settimana in mezza pensione in un albergo che non prevede, o ha esaurito, le camere singole e può assegnarmi solo una doppia, trovo legittima l’applicazione del supplemento; se però la struttura ha disponibile, e mi viene assegnata, una camera a un letto, è ancora giusto applicare la maggiorazione, specie tenendo conto che il più delle volte le singole sono talmente piccole e/o in posizione infelice da costituire un implicito fattore penalizzante?
Ad aumentare la confusione, posso invece riferire casi di hotels che, specie in bassa stagione, non mi hanno caricato il supplemento sul conto finale; devo quindi pensare che non c’è uniformità di trattamento e che ciascun albergatore si comporta a propria discrezione?
A monte di questo, vorrei avere risposta a un altro quesito, visto che mi è capitato parecchie volte, contattando alberghi telefonicamente o on-line, imbattermi in stabilimenti anche di grande ricettività che dispongono esclusivamente di camere doppie: dato che ne avuto accenni, ma sempre in termini nebulosi e mai ufficiali, qualcuno può chiarirmi se esiste una normativa che imponga agli alberghi un quantitativo minimo di camere singole, ad esempio in proporzione al numero complessivo delle stanze?
Ma soprattutto, indipendentemente dall’esistenza o meno di una regolamentazione chiara, non vi sembra discriminante, colleghi singles, penalizzare un viaggiatore che non dispone di moglie/marito, amica/amico, compagna/compagno, con cui condividere una camera? Lo sapete che solo in Italia costituiamo una categoria che annovera oltre cinque milioni di individui, quasi il dieci per cento della popolazione? Non solo, la tendenza per il futuro non potrà che essere verso un progressivo incremento, mi auguro fino a un punto in cui gli operatori non potranno continuare a ignorare la realtà del viaggiatore singolo.
Concludo con una provocazione rivolta ai gestori di strutture ricettive. Visto che non mancano iniziative, sia in Italia che all’estero, da parte di catene o gruppi alberghieri che offrono agevolazioni in certi periodi o nei confronti di determinate categorie di turisti (mi viene in mente ad esempio una bella pubblicazione curata da un consorzio di hotels austriaci nei quali si parla italiano con proposte di formule interessanti ai nostri connazionali), perché non istituire un marchio del tipo “Singles welcome” da attribuire agli alberghi sensibili a questo tipo di clientela e da pubblicizzare su depliants, annuari, riviste del settore e siti Internet? È un’idea che vi butto lì gratis, c’è qualcuno che vuol provare a raccoglierla?
Leandro
Dalla parte dei genitori
Cosa scrive, dopo un appello accorato come questo, un “padre di famiglia” abituato a viaggiare con prole (numerosa) al seguito?
A parte gli scherzi, devo dire che le provocazioni di Leandro sul tema mi trovano pienamente d’accordo: bisogna tuttavia ammettere che neanche viaggiare con i bambini è semplice e che spesso si sperimentano difficoltà assurde che con semplicissima buona volontà sarebbero sicuramente evitate.
Purtroppo ancora una volta devo confermare la mia spiccata predilezione per il Nord Europa,dove chi viaggia con bimbi al seguito si sente veramente un signore, un privilegiato; d’altra parte l’attenzione per le categorie, diciamo così, più deboli è evidentissima viaggiando in queste aree : sto pensando ad esempio a chi soffre per qualche handicap fisico oppure alle donne sole.
In Italia invece la situazione è ancora anni luce indietro e, sia nella ristorazione che nell’accoglienza alberghiera così come nelle attrezzature poste nelle aree di servizio, nelle stazioni, negli aeroporti paghiamo lo scotto di anni di indifferenza e pressappochismo.
Classico esempio è il ristorante: quasi sempre se hai con te dei bimbi vieni guardato come un alieno o un pazzo, comunque come un potenziale “disturbatore” di una tranquilla e per certi versi comoda routine; spesso cogli sguardi disperati del personale che cerca una collocazione il più possibile appartata in modo da non intralciare la (frenetica?) attività.
Senza scendere su un terreno minato (quello dell’educazione dei propri figli) sono costretto ad ammettere che a volte si assiste allo spettacolo di bambini che sono degli autentici Unni, tuttavia la stessa cosa si può dire per certe comitive di turisti “adulti” che, in quanto a barbarie, non hanno proprio alcunché da invidiare a nessuno.
Da sempre sono un sostenitore delle “piccole realtà” in campo turistico: prediligo il buon albergo a conduzione familiare alla grande catena alberghiera così come la semplice trattoria alla ristorazione preconfezionata dei fast food ma devo riconoscere a denti stretti che nei Paesi in cui la tutela dei baby viaggiatori non fa parte del comune retaggio culturale proprio presso le grandi strutture (pensate per esempio a Mc Donald’s ) si trova la migliore accoglienza per i bimbi.
Un altro esempio che posso proporre sono le “family room” degli alberghi della catena Best Western: stanze accoglienti pensate per la famiglia e proposte ad un prezzo decisamente abbordabile.
Già, il prezzo: un problema non da poco quando ad esempio si viaggia in cinque come capita a noi….in Italia le riduzioni per i bimbi che dormono in camera con i genitori sono spesso inesistenti oppure ridicole; fanno eccezione due regioni a spiccata vocazione turistica come ad esempio il Trentino Alto Adige e la Romagna.
Concludo proponendo dei flash-back di alcune mie esperienze passate: questo mi auguro possa riservare il futuro anche nel nostro Paese per chi ama spostarsi insieme ai propri figli.
Islanda, Akureyri: all’ingresso del Museo Cittadino un’area speciale riservata ai bimbi attrezzata con giochi e sorvegliata da una gentilissima ragazza che si preoccupa di rintracciarci quando Giulia, la nostra bimba di tre anni, viene colta da un irrefrenabile……bisogno: è a disposizione un bagno riservato ai bambini dotato di ogni comfort ed attrezzatura.
Ancora Islanda: personale apposito sorveglia ed intrattiene il tuo piccolo mentre fai la coda allo sportello bancario!!!
Isole FarOe: all’interno della Casa Nordica, sede di un centro congressi, di un auditorium, di un teatro dove sta provando una inappuntabile compagnia lirica esiste un’area dove i tuoi bimbi possono divertirsi sperimentando giochi di costruzioni ed altro, mentre comodamente sorseggi un caffè e leggi i giornali provenienti da tutto il Nord Europa.
Traghetto Finnjet, tratta Rostock- Tallin- Helsinki: a bordo esiste una splendida area riservata ai bambini con giochi per i più piccoli, videogames per i più grandi, proiezioni di film appositi, spazi per attività ludiche svariate; periodicamente vengono organizzati spettacoli d’animazione per intrattenere i baby viaggiatori.
Si potrebbe andare avanti con Austria, Germania, Danimarca, Svizzera: ci arriveremo finalmente anche noi?
Ricky