Straordinaria, stupefacente Sardegna, anche per me che ci abito, anche se già per la terza volta visito la magnifica zona del nuorese, con i suoi aspri e solitari paesaggi, così maestosi, selvaggi e incontaminati, così diversi dal resto del territorio e del cagliaritano dove vivo.
Dal mare del Golfo di Orosei alle montagne del Supramonte, questa parte della mia isola è una sorpresa continua, che lascia ogni volta a bocca aperta. Stavolta ancora di più, perché il soggiorno di una settimana a Cala Gonone si è rilevato un vero e proprio viaggio, ricco di posti da vedere e cose da fare. Ho letto da numerose fonti diverse, ho imparato i nomi dei monti, dei passi, degli ovili, dei paesi e delle calette, degli antichi complessi archeologici, e ho visualizzato finalmente nella mia mente una mappa precisa e dettagliata della straordinaria geografia del posto, girando per chilometri e chilometri in macchina, e percorrendo sentieri di trekking a piedi, completando il tutto con i magnifici posti già visitati l’anno scorso a maggio.
Bisogna premettere che molte delle tappe più belle, suggestive e imperdibili della Sardegna sono proprio qua, a partire dai trenta chilometri di costa del golfo del tutto incontaminati e privi di costruzioni stabili da Santa Maria Navarrese a Cala Gonone, con un mare bello da far paura, cristallino e trasparente come ancora in nessun posto ho mai visto nella mia vita, con le fantastiche grotte del Bue Marino raggiungibili e visitabili via mare, con le calette meravigliose come Cala Luna, Cala Sisine, Cala Goloritzè, Cala Mariolu, raggiungibili solo via terra con lunghi trekking seguendo le codule o via mare nella stagione estiva tramite un servizio di barconi, e circondate da una maestosa, alta e impenetrabile falesia calcarea, meta tra l’altro rinomata di climbers sfegatati.
Esiste un solo trekking completo che attraversa tutta la costa, parecchio tecnico e lungo (ci vuole praticamente una settimana), chiamato Selvaggio Blu, che Stefano Ardito nel libro "A piedi in Sardegna Vol. 1°" definisce il più straordinario e selvaggio di tutto il Mediterraneo: sicuramente un’esperienza indimenticabile, da fare con guide competenti che sono vivamente consigliate anche per altri trekking di queste zone, davvero da non sottovalutare viste le zone impervie, i sentieri non sempre segnati e la facilità di perdere l’orientamento. Molti possono essere comunque fatti anche da soli, informandosi preventivamente, procurando una cartina adeguata e seguendo le giuste segnalazioni, come ho fatto io fino ad adesso.
E che dire dell’incredibile Supramonte, che regala paesaggi straordinari e impressionanti come la Gola di Gorropu, la più alta e imponente d’Italia e d’Europa insieme al Verdon in Francia, delle pareti verticali sopra i paesini arroccati in posti impossibili, delle voragini angoscianti come quella di Su Sterru, profonda 280 metri in un unico salto verticale, meta ambita di qualunque speleologo, dei paesaggi lunari e solitari e delle infinite grotte presenti nei posti più impensati.
Non dimentichiamo inoltre, che questa zona non è solo eccezionalmente ricca e complessa dal punto di vista paesaggistico e naturalistico, ma ha una cultura e una storia risalenti agli albori dei tempi della primissima civiltà nuragica. Si trovano ovunque insediamenti dell’antica popolazione sarda, incredibilmente evoluta come dimostra il villaggio nuragico di Serra Orrios, uno dei più grandi ritrovati fino ad ora di tutta l’isola, e ostinatamente attaccata al proprio territorio che in nessun modo è mai stato conquistato per intero da potenti civiltà a partire dall’epoca dei cartaginesi e dei romani, fino al medioevo e ai giorni nostri.
Ne è una chiara dimostrazione lo straordinario insediamento del villaggio nuragico di Tiscali, nome che ha dato così tanta fortuna alla ormai celebre tiscali sul web, costruito ai piedi di una enorme dolina crollata su se stessa in un luogo così assurdo agli occhi del visitatore, raggiungibile solo con un bellissimo trekking che dà un’idea precisa della grandezza e delle difficoltà geografiche di questi posti.
Da non perdere anche le tombe dei giganti, come quella di Sena Thomes tanto per fare un’esempio, o la fonte sacra di Su Tempiesu ad Orune, unico esempio di questo genere in Sardegna dal punto di vista architettonico, davvero affascinante e suggestiva.
Infine un'ultima e importante questione voglio affrontare prima di chiudere questa breve prefazione: l’impatto del turismo su questa zona. Da questo punto di vista credo di parlare a nome di tutti gli autori delle guide che ho letto, di tutti i naturalisti e delle persone che ho sentito e che hanno visitato questi luoghi: è assolutamente fondamentale non far arrivare il turismo di massa, non far costruire strada asfaltate che arrivino fino ai monumenti più importanti, non riempire di cemento la costa e il Supramonte, tutte cose che porterebbero ad una modifica eccessiva e radicale del paesaggio e della popolazione, con la conseguente distruzione del fascino che circonda questo posto.
La bellezza di queste calette è quella di poterla condividere con pochi, circondati da una natura maestosa e straordinaria, faticare due ore di camminata per arrivarci e per goderle, non come già avviene ad agosto quando decine di imbarcazioni arrivano dal mare e si ancorano di fronte. Se il turista vuole uscire dall’hotel o dalla sua casa in affitto per le vacanze e ritrovarsi di fronte al mare, o se vuole arrivare con la strada asfaltata e parcheggiare dietro la spiaggia, sbaglia a venire qua: che vada in altri posti, ce ne sono così tanti qua in Sardegna! E se vuole vedere i monumenti (sia naturali che costruiti dall’uomo) nascosti nei luoghi più impervi, se li guadagni facendosi una bella sudata che gli darà senz’altro alla fine una ricompensa senza eguali: altrimenti se ne vada a vedere Barumini e il pozzo di Santa Cristina, altrettanto belli e interessanti ma privi della suggestione dei posti che ho menzionato prima.
Il turismo che si è sviluppato in questa zona è quello dei naturalisti, dei camminatori, degli arrampicatori e degli speleologi, e questo deve rimanere, magari più organizzato, promosso o segnalato, ma senza stravolgere niente di più di quello che già ha fatto fino ad oggi (e già qualche scempio è stato messo in atto). Non so bene a chi rivolgere questo mio monito, se ai politici, se alla coscienza dei turisti o alla popolazione del luogo.
Penso di chiedere a tutti in generale di riflettere bene, prima di compiere opere o azioni che possano compromettere definitivamente la salvaguardia di questa meravigliosa regione nella regione Sardegna.
Itinerario
1° Giorno: 16/3/2003
LA PARTENZA, IL VIAGGIO E L’ARRIVO A CALA GONONE
Dal momento che questo anno ha fatto un inverno eccezionalmente piovoso, come non lo si vedeva da decenni qui in Sardegna, io e Stefania abbiamo ben pensato che la primavera sarà più bella che mai e abbiamo deciso di fare questa vacanza di una settimana sostando come base a Cala Gonone, dove siamo stati anche l’anno scorso per un fine settimana a maggio trovandoci molto bene.
Certo, partire a marzo è non poco rischioso, il tempo è ancora instabile e si sa, in questo mese più bizzarro che mai. Del resto fino a due settimane fa eravamo davvero in inverno, ma poi la settimana scorsa è arrivato il caldo improvviso, con un sole e un cielo azzurro da prima abbronzatura al mare, che come tutti gli anni sembrano voler saltare la stagione primaverile per introdurre direttamente l’estate.
Oggi purtroppo il tempo si è guastato, sono tornate le nuvole e un venticello freddo, ma siamo fiduciosi per la settimana che ci aspetta. E’ davvero difficile a questo punto indovinare cosa portarsi appresso, dal momento che nei monti del Gennargentu ci sono ancora tre metri di neve, e potrebbero servirci sia la sciarpa e i guanti con maglioni pesanti, sia il costume da bagno per andare a mare se ripete le temperature della settimana scorsa! Per questo motivo, nonostante sia solo una settimana, la mia Fiat Brava, pur avendo un discreto cofano, è del tutto piena di valigie e buste della spesa, che abbiamo fatto preventivamente sapendo di poter usufruire della cucina nel nostro monolocale affittato dalla gentile e cortese Sig.ra Tendas.
Partiamo alle 15,45 da Cagliari, prendiamo la circonvallazione e imbocchiamo la S.S. 131, l’arteria stradale principale che collega i capoluoghi di provincia sardi. La prima ora scorre tra i verdi e pianeggianti paesaggi della campagna campidanese fino ad Oristano, poi ad Abbasanta la statale si divide in due rami e prendiamo quello per Nuoro verso Est. Il paesaggio comincia a farsi più vario e interessante, si sale di quota fino ad arrivare allo svincolo per Nuoro ed il tempo qua è assolutamente pessimo, comincia a piovere dai pesanti nuvoloni neri e il termometro della mia macchina segna una temperatura esterna di 3 gradi!
“Il costume da bagno forse non ci servirà…” pensiamo contemporaneamente io e Ste, ma ancora non è detto.
Lasciamo la S.S. 131 allo svincolo per Bitti - Dorgali, seguendo i cartelli verso quest’ultima. Pochi chilometri ed ecco comparire di fronte a noi la magnifica vista del Supramonte di Oliena: le sue alte e imponenti pareti verticali calcaree che spiccano con la Punta Corrasi sovrastano il paese e suscitano una grande emozione.
La strada prosegue poi lasciando il Supramonte sulla destra e attraversando il Cedrino con un ponte che dà un bellissimo colpo d’occhio ancora sui Supramonte, e sale con diversi tornanti fino a Dorgali, principale centro abitato della zona.
Da Dorgali seguiamo i cartelli per Cala Gonone, che congiungono ad un tratto della S.S. 125, chiamata l’orientale sarda, continuando a salire fino ad arrivare sotto le impenetrabili creste dei monti che separano dal mare.
Dopo appena due chilometri c’è lo svincolo per Cala Gonone, che devia sulla sinistra passando in una galleria che attraversa la montagna da parte a parte. Appena all’uscita del tunnel sembra di entrare all’improvviso in un’altra dimensione: dal paesaggio tipico dell’interno con campagna e possenti catene montuose si passa ad un fantastico panorama sul mare, visibile già dallo spiazzo della prima curva.
I quattro chilometri di tornanti che scendono rapidamente verso Cala Gonone regalano superbi panorami del paese a valle dei monti e di fronte al mare, che di sera, essendo il sole alle spalle, prende il colore del cielo sfumando in un unico indistinguibile orizzonte. Una volta al centro abitato, arrivare ai locali della Sig.ra Tendas è molto semplice: si segue la via principale che scende fino al porto e poi si gira sulla destra in un piccolo tratto di strada chiusa di fronte al mare, dove ci sono diversi ristoranti e pizzerie, e termina con una inferriata che dà verso un splendido panorama della costa a nord del Golfo di Orosei. Qua c’è il nostro monolocale, comodo e funzionale, di fronte al mare e in una posizione molto panoramica dove è visibile quasi tutto il golfo da parte a parte, dalla marina di Orosei alle spiagge di Cala Luna, alla costa di Sisine e oltre ancora (le spiagge non si vedono ma chi c’è stato riconosce il singolare profilo della falesia di ogni cala).
Arriviamo alle 18,45 dopo tre ore esatte di macchina, scarichiamo tutte le valigie e sistemiamo la spesa nel nostro alloggio. Il monolocale è diviso in due ambienti più il bagno sulla sinistra; all’ingresso c’è il tavolo, la credenza con un servizio completo di piatti, posate, pentole e bicchieri (e tutto quello che occorre per mangiare) l’angolo cottura sulla sinistra, il frigorifero, una lavatrice, una stufa a gas ed una poltrona; subito di fronte una tenda separa la camera da letto con un letto matrimoniale più una credenza adattabile a terzo letto, due armadi ed un comodino.
Riposiamo un’oretta e prepariamo comodamente la cena, per poi dedicarci prima di andare a dormire ad una lettura istruttiva del libriccino di Stefano Ardito, insieme ad altri fogli stampati da Internet sui trekking da fare in zona.
2° Giorno: 17/3/2003
OLIENA; MONTE MACCIONE; ORGOSOLO; SUPRAMONTE; MONTES
Alzati con tutta calma verso le 9,30, usciamo per comprare il pane e un po’ di affettato al primo market SISA che si trova salendo sulla destra per la strada principale del paese, constatando che la giornata è a dir poco pessima. C’è vento, freddo ed è tutto nuvoloso fino all’orizzonte, e questo invita a rimanere volentieri nel nostro caro monolocale al calduccio fino all’ora di pranzo. Ci deliziamo con un bel piatto di gnocchi al pomodoro e mozzarella e decidiamo comunque di uscire nonostante persista la brutta giornata invernale, facendo un giro con l’auto nei dintorni.
Raggiungiamo Dorgali e svoltiamo a sinistra per il bivio di Oliena, distante poco più di una ventina di chilometri di strada pressoché rettilinea, superando il bivio per Su Gologone e Tiscali (dove parte il trekking per il villaggio nuragico da Lanaitto). Arriviamo in paese dopo circa venti minuti e siamo piacevolmente sorpresi dal fatto che nel frattempo la giornata si è radicalmente trasformata: è uscito un forte sole e le nuvole si sono volatilizzate lasciando spazio ad un bel cielo azzurro!
Dalla deviazione che porta all’agriturismo “Camisadu”, dove sono stato una notte con i miei carissimi amici Carlo e Mario e il nostro maestro “sensei” Marco a visitare questi posti nel 1999 dopo aver fatto un’indimenticabile esperienza di trekking di due giorni a Cala Sisine, prendiamo una stretta stradina con una pendenza da brivido che sale su per Monte Maccione, uno splendido hotel situato nel bel mezzo di una lecceta, proprio sotto la maestosa ed impressionante parete verticale del Supramonte. L’hotel pare chiuso ma io l’avevo già visto proprio quando ero venuto qualche anno fa e ricordavo la particolarità del posto, punto di partenza di numerosi gruppi di trekking che sostano qui.
Proseguiamo ancora più su per la strada che diventa a tratti sterrata, fino a degenerare con vertiginosi tornanti e diventare impraticabile. Scendiamo dalla macchina e facciamo due passi, ma non proseguiamo molto visto la gelida aria di montagna, giusto il tempo di scattare qualche foto al vastissimo panorama e al paese di Oliena interamente visibile sotto di noi. Siamo proprio sotto Punta Corrasi, raggiungibile proseguendo ancora per un po’ su questa strada, e da dove iniziano anche diversi trekking di cui parla la mia guida.
Sono le 16,30, abbiamo ancora due ore di luce e così continuiamo per la strada che collega Oliena a Orgosolo, distanti tra di loro appena sedici chilometri. Orgosolo è famoso per i suoi magnifici murales, e mentre facciamo un giro in macchina per ammirarne qualcuno finisco per prendere una deviazione che porta fuori dal paese, attratto dal cartello stradale che cita “punto panoramico”.
La strada si rivela molto più lunga del previsto, e giunge proprio sopra il Supramonte di Orgosolo, regalando panorami veramente strepitosi e suggestivi, molto diversi tra loro nel giro di pochi chilometri.
Ci fermiamo inizialmente su un vasto altopiano, di fronte al cartello del bivio per Fonni e Lanusei. Tra gli evidenti tratti ancora ricoperti di neve dello splendido bosco, scendiamo un po’ dalla macchina rischiando il congelamento non essendo preparati alla temperatura di 2°, come segna il termometro della mia macchina!
Proseguiamo nella strada del tutto desolata, priva di abitazioni, incrociando pochissime macchine, andando piano e divertiti dalla presenza continua di animali che costringono a fermarci, come mucche, pecore e maiali. Non mancano anche i cavalli, che pascolano liberamente più lontano dalla strada. Sembra di tornare indietro di secoli, guardando qualche film western al cinema ambientato nelle sterminate lande americane, tra fattorie, pascoli e terre tanto vaste quanto incontaminate e selvagge.
La strada si dirige verso Sud ed il paesaggio cambia nuovamente nei pressi della vista del bacino di un lago, dove lo sfondo dei monti diventa ricoperto interamente di bianco, che impallidisce al calar veloce della luce.
Qualche curva e chilometro ed ancora un altro stravolgimento, con lunghi rettilinei che tagliano l’altopiano e con la magnifica vista di quello che dovrebbe essere, secondo la mia lettura, il profilo del monte Novo di San Giovanni. Una mandria di mucche in mezzo alla strada mi costringe a fermare la macchina, e ci vuole un po’ prima che si decidano a spostarsi. Del resto questa è terra loro ed è meglio non disturbarle troppo, così ne approfitto per scattare qualche foto. Agli occhi di un cittadino come me, può sembrare davvero incredibile vedere tutti questi animali pascolare completamente liberi su una strada, senza recinzioni o vincoli, senza pensare che nessuno li tocchi. Ma qui nessuno si azzarderebbe, come è giusto che sia, visto che tra l’altro siamo in una regione tutto sommato considerato “calda”, dove si incontrano ovunque volanti dei carabinieri e tristemente nota, purtroppo, per passati di sequestri. Per fortuna questa regione è anche famosa, in netto contrasto con quanto appena detto, per la sua ospitalità e per i suoi sapori genuini, dal momento che da nessuna altra parte dell’isola si possono trovare pecorino, salsiccia e porceddu buoni come qua, e si può deliziare un pranzo indimenticabile in uno dei tanti agriturismo della zona.
Senza entrare in discorsi troppo complessi mi limito a pensare, conoscendo un po’ usi e costumi della Sardegna, che qui lo “straniero” che voglia stravolgere, modificare, e in qualunque modo non rispettare la natura di queste terre, non sia davvero ben visto da queste parti, e qui non si va tanto sul leggero per queste cose. Per intenderci, nonostante io sia sardo e venga da Cagliari, sono anche io uno straniero qua… Probabilmente è per tale motivo che questa è considerata, a pieni voti, la Sardegna più vera e integra, quella che è riuscita a conservare con tenacia il proprio territorio, quella che non è mai stata conquistata nel corso dei millenni e ha saputo conservare magicamente le proprie straordinarie tradizioni, usi e costumi.
Liberato il passaggio dalle mucche, continuiamo ancora a seguire la strada che termina, dopo qualche chilometro, alla caserma forestale Montes. Tutto questo versante è all’ombra ed è ricoperto da un bellissimo fitto bosco con alberi d’alto fusto, a loro volta ricoperti interamente di neve che si sta lentamente sciogliendo. Scendiamo qualche minuto dalla macchina, osservando i due sentieri di strada sterrata percorribili a piedi che partono dalla caserma e che costituiscono l’inizio di qualche trekking con cui è possibile arrivare alla vicina Funtana Bona o più lontano agli splendidi nuraghe Mereu e Gorropu. Fa veramente freddo, il termometro segna ancora 2° ed il tramonto è ormai prossimo, una buona ragione per tornare velocemente all’auto e riprendere la strada in senso contrario.
Sostiamo nuovamente per osservare il suggestivo tramonto al lago, e ripercorriamo i magnifici paesaggi all’indietro, raggiungendo nuovamente Orgosolo, dove proviamo ad avventurarci in macchina nelle strettissime viuzze del paese alla ricerca di qualche murales, per poi proseguire per Oliena, Dorgali e finalmente Cala Gonone. Arriviamo al nostro monolocale alle 19,30 dopo una memorabile gita in auto, prepariamo la cena e scegliamo le tappe di domani.
3° Giorno: 18/3/2003
S.S. 125 VERSO SUD: GOLA DI GORROPPU; BAUNEI, GOLGO; VORAGINE SU STERRU, AS PISCINAS, CHIESA DI SAN PIETRO; PEDRA LONGA; ARBATAX E LE ROCCE ROSSE
Consumiamo la colazione alle 9,30 e, vista la bellissima giornata primaverile, non perdiamo tempo a salire in macchina per un’altra magnifica gita. Dopo aver fatto benzina al distributore all’ingresso di Cala Gonone, saliamo per i quattro chilometri di tornanti, attraversiamo la galleria, e svoltiamo a sinistra nella S.S. 125, verso Baunei. Sono 46 chilometri di strada di montagna, con parecchie curve e panorami mozzafiato, nessun centro abitato e solo qualche caseggiato isolato.
Il primo tratto è il più tortuoso e costeggia ad alta quota la cresta dei monti sul lato sinistro, mentre sulla destra la visuale spazia nel vastissimo panorama della valle, tra la catena montuosa dove passa la S.S. 125 e l’opposta parallela del Monte Oddeu, caratterizzata da enormi e vertiginose pareti verticali.
Sostiamo in una prima piazzola ad osservare per qualche minuto questo spettacolo: sulla destra si vede dall’alto tutto il centro abitato di Dorgali mentre di fronte a noi in lontananza è riconoscibile la Scala Surtana, punto obbligato di passaggio nelle pareti verticali per il trekking che porta al villaggio di Tiscali.
Dopo qualche chilometro compare maestosa e stupefacente la Gola di Gorropu, la più alta e grande d’Europa insieme a quella del Verdon in Francia. L’imboccatura è davvero mastodontica e la spaccatura della roccia impressionante! Il trekking che porta alla gola passa proprio sotto le pareti verticali del Monte Oddeu, e si ferma poco dopo l’ingresso dove un salto di venti metri costringe all’uso delle corde, mentre lo sviluppo completo del canyon si prolunga per oltre venti chilometri ed è un percorso tecnico che richiede l’utilizzo di canotto per attraversare i laghetti e corde doppie con salti di terzo grado.
Lasciata la vista di Gorropu la S.S. 125 cambia direzione verso Est attraversando il passo di Genna Silvana a 1017 metri. Tra splendidi panorami e vallate, arriviamo in prossimità del bivio per Urzulei, riconoscibile dal caratteristico promontorio che lo sovrasta, dove in un caseificio sperduto tra i monti compare il cartello: "Caprino fresco”, il quale tenta non poco sia me che Stefania a portare via una forma del buonissimo formaggio: più fresco e genuino di questo posto non può esserci nient’altro! Decidiamo di prenderlo al ritorno, visto che lasciarlo in auto con questo caldo non è davvero una buona idea, e così proseguiamo superando dopo qualche chilometro anche il bivio per Teletottes, da dove parte il trekking che passa per la codula di Luna e arriva alla meravigliosa Cala.
La varietà di paesaggi è considerevole e le curve pure, anche se nell’ultimo tratto diminuiscono sensibilmente. Arriviamo dunque a pochi chilometri da Baunei, con una vista che si apre improvvisa e spazia per decine di chilometri sulla vallata, i monti e il mare in lontananza fino ad Arbatax. Entrati in paese, arroccato verticalmente in modo impressionante sul versante del suo Supramonte, i ricordi di questo posto cominciano a tornarmi in mente. Ricordo persino l’incredibile campo di calcio costruito vicino allo strapiombo, e mi pongo la stessa domanda che mi feci allora: “ma se cade il pallone oltre la rete chi va a recuperarlo?!”
Dal paese un cartello indica “il Golgo” su una stradina che sale ripidissima, con una serie di stretti e impressionanti tornanti, sino all’altopiano. Da qua si gode una vista magnifica su tutta la zona ed è obbligo fare una sosta! Più avanti la strada continua asfaltata e pianeggiante per una decina di chilometri circa, dando un primo assaggio della bellezza incontaminata di questo posto.
Arriviamo ad un quadrivio, il punto cruciale dell’altipiano. Svoltiamo prima sulla sinistra su una strada sterrata che dopo qualche centinaio di metri porta al caratteristico e rustico ristorante “Il Golgo”, aperto solo da Pasqua fino a ottobre. Poi torniamo al quadrivio e svoltiamo sulla destra dove si raggiunge la zona chiamata As Piscinas, per i suoi piccoli laghetti e pozze d’acqua, fonte primaria di abbeveramento per gli animali. Ci sono parecchi tavolini in pietra per fare un tranquillo spuntino sotto gli alberi, ed è pieno di mucche e suini che circolano liberamente dappertutto.
Parcheggiamo l’auto in un piazzale e seguiamo il cartello per Su Sterru, un’impressionante voragine con un unico salto verticale di 280 metri: spaventoso! Un breve sentiero porta alla recinzione, doverosa per evitare spiacevoli incidenti al bestiame e agli uomini, e da una balconata ci si affaccia sulla bocca di questa enorme caverna, riuscendo ovviamente a vedere solo i primi metri di profondità prima del buio totale. Un cartello spiega le caratteristiche della voragine, e mostra con una foto degli speleologi che si avventurano all’interno: deve essere davvero una grande emozione!
Torniamo ai tavoli e sostiamo per pranzare, dopodiché ci divertiamo a dare gli avanzi agli agguerriti maialini che scorrazzano nei dintorni. Il posto è davvero bello e suggestivo, e la splendida giornata non fa che esaltarne ulteriormente i colori vivaci e i profumi primaverili.
Saliamo nuovamente in macchina continuando la sterrata verso la Cooperativa Goloritzè, da dove parte il trekking per l’omonima cala. Quindi torniamo al quadrivio e proseguiamo sulla strada principale, che diventa anch’essa sterrata e si biforca con diverse parallele. Un cartello indica la deviazione per Cala Sisine, ma so per certo che la strada che porta alla codula degenera velocemente fino a diventare impraticabile. Là avevamo parcheggiato ed iniziato uno dei più bei trekking che abbia mai fatto, nonché il primo e il più lungo, verso l’indimenticabile spiaggia di Sisine, con i miei cari amici Carlo, Mario e Marco, quest’ultimo anche nostra guida profonda conoscitrice di questi luoghi. Col mitico pandino ci eravamo avventurati fin dove la strada lo permetteva e poi a piedi, in circa tre ore e mezzo di cammino, prima su strada sterrata e poi su sentiero e su ciottolato, avevamo percorso tutta la Codula di Sisine fino alla spiaggia, dove piazzammo la tenda per passare una notte solitaria e straordinariamente stellata.
Mentre questi memorabili ricordi mi tornano alla mente, arriviamo con la macchina di fronte alla chiesetta di San Pietro, una vera “cattedrale nel deserto” come si suol dire, una costruzione che pare completamente fuori luogo e fuori tempo, veramente caratteristica ed interessante.
Mentre siamo fermi ad ammirare la chiesa, recintata e chiusa da un muretto esterno in pietra, due asinelli si avvicinano incuriositi alla macchina e per niente disturbati dalla nostra presenza. Al contrario, con un incredibile intraprendenza, appena apro il finestrino infilano tutto il muso dentro il mio abitacolo, dando vita a una esilarante scena che Stefania non manca di immortalare con la mia fotocamera digitale! Scendiamo con cautela dalla vettura (non si sa mai!) ma ben presto ci rendiamo palesemente conto che gli animali sono del tutto innocui, e preleviamo dal cofano qualche pezzo di pane per elargirlo agli affamati asinelli che in realtà, sono già ben rotondetti e splendidi esemplari ben curati. Ovviamente, alla vista di tanta grazia, risvegliamo l’intero vasto altopiano, in questo tratto molto ampio e pianeggiante, con la conseguenza immediata dell’arrivo di altri quattro asinelli e diversi maialini! Poveri noi, conviene rientrare in macchina prima di essere assaliti del tutto!
Proseguiamo fino all’ingresso della chiesa e scattiamo qualche foto al paesaggio meraviglioso che la circonda, dopodiché lasciamo questo luogo solitario ed incontaminato tornando indietro per l’unica strada fino a Baunei. Da qua continuiamo la S.S. 125 verso Sud, essendo solo le 16 e avendo ancora due ore e mezzo di luce abbondanti.
Appena qualche chilometro più avanti leggiamo il cartello che segnala la deviazione per Pedra Longa, un grandioso monumento naturale della Sardegna, e svoltiamo per andare a vederlo. Una ripidissima e lunga discesa, per fortuna su strada asfaltata, scende velocemente fino al livello del mare, regalando magnifiche viste su quest’ultimo colorato di un azzurro intenso, merito anche del forte vento, e termina ad un parcheggio da dove si può ammirare questa colossale colonna che si erge imponente e verticale sopra le nostre teste. Il suo bianco calcareo contrasta magnificamente con il profondo blu del mare, che a sua volta mette in risalto le fioriture gialle della macchia mediterranea sulla costa creando un turbinio di colori.
Dopo una breve sosta risaliamo nuovamente sulla S.S. 125 e percorriamo i venti chilometri che portano ad Arbatax. Il paesaggio cambia notevolmente e dai selvaggi e maestosi supramontes si passa ai coltivati rilievi collinari ed infine pianeggianti di questo tratto della costa orientale, che regala splendide spiagge, più grandi e accessibili di quelle del Golfo di Orosei, che termina proprio qui nei pressi di Santa Maria Navarrese.
Raggiungiamo quindi Arbatax, famosa per un altro caratteristico ed importante monumento naturale: le Rocce Rosse. Si accede facilmente, una volta entrati nel centro abitato, seguendo i cartelli che conducono al porto e quindi alle rocce che si trovano alle spalle di quest’ultimo, dove si può arrivare praticamente in auto parcheggiando di fronte. Il colore è davvero di un rosso particolare, accentuato caldamente dall’arrivo del tramonto, ma il forte freddo vento non incita a passeggiare in questa zona esposta, così sostiamo giusto per le foto e restiamo ad osservare il bel panorama dall’abitacolo.
Rimane ancora un po’ di luce a disposizione, ma scegliamo di tornare ormai stanchi indietro, per i settanta chilometri che ci separano da Cala Gonone, dove giungiamo alle 18:30. Compriamo un po’ di spesa in un market e riposiamo finalmente nel nostro monolocale.
la sardegna e bellissima fatelo sapere a tutti e stupenda e venite a visitare pure il sulcis inglesiente non vi pentirete parola di martixedda sono donna non uomo