In giro tra Casentino e Val Cornia

Una vacanza in Toscana a misura di bambino, fra parchi naturali, bei centri storici, mare e buona cucina

Durante la fase di preparazione delle nostre vacanze estive, abbiamo pensato a zone d’Italia “poco affollate” e che offrissero la possibilità di godersi la Natura e di stare al mare, in modo tale da condividere le esigenze della famiglia e soprattutto di nostro figlio. Allora mi sono venute in mente le parole di un viaggiatore conosciuto anni fa in un rifugio di montagna, il quale mi parlava delle foreste della sua terra; così è nata allora l’idea della Toscana meno nota, quella dei piccoli borghi, dei boschi e delle spiagge non mondane: il Parco del Casentino e San Vincenzo in Val Cornia.
Arriviamo così, imboccando per l’ultimo chilometro una pista forestale, in uno dei Parchi Nazionali meno noti d’Italia, in un agriturismo (o meglio una vecchia casa colonica ristrutturata) a Montemezzano, un luogo che apprezzeremo essere favoloso, immerso nelle bosco, lontano dalle comodità (non prende il cellulare!) e dalle rotte turistiche.
In questa accogliente casa colonica torneremo tutti i tardi pomeriggi, di ritorno dalle nostre gite, per riposare e gustarci ottime cene sotto le stelle (accompagnati dal luccichio degli occhi degli animali selvatici al limitare degli alberi e dal rumore della coppia di ghiri che abita nel sottotetto).

Itinerario

Le gite che abbiamo studiato a tavolino sono perlopiù dirette, e speriamo adatte alle capacità del nostro bambino (3 anni e gran camminatore), e hanno l’obiettivo di coinvolgerlo nelle attività che faremo.
Così incominciamo con una bella passeggiata per la Buca delle Fate nei pressi di Badia Prataglia; come inizio non è affatto male, la foresta intorno a noi è imponente, un susseguirsi di grandi faggi, pini e abeti, e per la felicità di tutti fanno capolino un paio di cervi. Così concludiamo il picnic a Buca dell’agio per poi far visita alla proloco di Badia Prataglia dove ci sono una mostra fotografica sul parco, un esemplare di un lupo impagliato (in mancanza ahimè di avvistarne uno vivo) e l’arboreto dedicato a Carlo Siemoni, l’uomo forse che ha ideato 250 anni fa questo parco.
Sembra che vada tutto bene, visto che nostro figlio tutte le mattine si alza chiedendo : “dove andiamo oggi?”
Oggi? Abbiamo appuntamento con Marta una ragazza che gestisce escursioni con gli asini all’interno di un podere. La mattinata trascorre così in maniera veramente piacevole, in un’attività molto apprezzata dai bambini.
Dopo pranzo abbiamo il tempo di visitare anche il borgo di Poppi, e soprattutto il suo castello, dove è in programma una interessante mostra sul territorio del Casentino.
Non tutte le ciambelle riescono con il buco però… il giorno seguente partiamo per il lago di Ridracoli, nella sponda romagnola del parco. Si scende di quota per cui il caldo ci fa solo in parte apprezzare la magnificenza della diga, un pò meno la passeggiata afosa di ritorno dal rifugio Cà di Sopra (troppo costoso il pranzo).
Dedichiamo gli ultimi giorni alle due attrattive forse più famose della zona: Camaldoli e La Verna.
Il primo decido di viverlo in solitaria: dò indicazioni a moglie e figlio per Camaldoli, dove affronteranno il Sentiero Natura e dò loro appuntamento all’eremo dopo circa 6 ore, tempo che uso per vivere la foresta avvicinandomi in rispettoso silenzio.
Sono elettrizzato dalle aspettative di questo trekking: 12km di fitto sottobosco, passando in mezzo all’unico sentiero che attraversa due riserve integrali (Sasso Fratino e la Pietra); chissà magari vedrò il lupo …
Partenza presto dall’agriturismo e già i primi incontri non mancano… alcuni cervi che riposano dietro gli alberi si fanno osservare ma non fotografare (come rimpiango un teleobiettivo serio). Arrivo così quasi in solitaria al Passo della Calla, dove cerco l’imbocco per il sentiero 00.
Eccomi nel tratto facile ma forse più famoso del parco. Non incontro quasi nessuno, e questo mi fa respirare un po’ di Wilderness; sì anche qui in questo piccolo parco nazionale. Ovviamente di lupi neanche a parlarne, saranno negli angoli più reconditi di queste foreste denominate non a torto “sacre”. Però l’ambiente intorno a me è avvolgente e almeno fino a Poggio Scali, direi unico. Dalla cima si scorge un bellissimo panorama, da un lato la Romagna e Ridracoli; dall’altra tutta foresta, un mare verde scuro, e laggiù un piccolo spiazzo verde chiaro: un prato con in mezzo una casupola… è il nostro agriturismo di Montemezzano, una perla in mezzo a quel mare.
Riprendo la marcia, giusto in tempo per avvistare un piccolo capriolo, chiedendomi perché questi luoghi non siano così conosciuti e visitati, tanto che mi meraviglio di aver incrociato solo una decina di escursionisti. Arrivo con questi pensieri all’eremo in tempo per visitarlo con la famiglia: è sicuramente suggestivo ma forse non così spirituale come mi sarei aspettato. Stessa cosa per il monastero e la famosa farmacia che si trova in paese.
I miei mi dicono però che qui hanno mangiato una schiaccia favolosa, quella rinomata di Camaldoli… io solo un po’ di frutta e mandorle in cima a Poggio Scali… va beh, mi rifarò per cena.
Dedichiamo l’ultimo giorno al Santuario della Verna. Decidiamo però di fare prima una gita sul monte Penna; partiamo così per un facile trekking, con mio figlio alla testa, per raggiungerne la cima, non prima però di cercare il Sasso di Frà Lupo (in mancanza di quello vero fotografo questa pietra mistica veramente suggestiva). La balconata e il panorama che offre la cima di questo monte ci ripaga della salita, mi chiedo, però, perché il rifugio sia chiuso con il lucchetto, come del resto molti dei bivacchi incontrati sui sentieri. Sarà forse per il solito malcostume italiano pieno di sprechi o mancati collaudi?
Riscendiamo verso l’eremo che merita una visita approfondita; finalmente un luogo straordinario, tanto che sostiamo in doveroso raccoglimento davanti al semplice giaciglio di pietre di San Francesco, che devo ammettere è molto più spirituale di tanti luoghi di culto (e affermato da me è tutto dire…).
Questa è stata l’ultima gita; è tempo di lasciare a malincuore queste “sacre foreste” con la promessa di ritornarci; non prima però di essermi alzato prima dell’alba per fotografare i cervi nei dintorni dell’agriturismo. Nascondersi dietro gli alberi per immortalare la regalità di quei palchi è stato un “bel gioco”, almeno fintanto che non sono stato spaventato da un bramito di un cervo alle mie spalle che avvertiva i compagni della mia intrusione… è stato il fragoroso saluto del Casentino.

E’ tempo di spostarci nella seconda parte del viaggio: San Vincenzo in Val Cornia. Località di mare (soprattutto per il bambino) e di partenza per le “incursioni” nell’entroterra toscano.
Scopriremo con piacere che questa località è poco mondana rispetto alle rinomate cittadine di mare della zona, per cui adatta al nostro modo di essere. Riusciamo quindi ad assecondare la voglia di mare di mio figlio (dopotutto la vacanza è di tutti, no?) condividendo dei piacevoli momenti di gioco in spiaggia e poco relax per noi. In fin dei conti siamo molto soddisfatti dal mare di questo litorale, ricordiamo piacevolmente le passeggiate serali lungo il porto per cercare di avvistare i pesci attratti dalle luci delle barche, dopo un buon gelato e un giretto sulla giostra a due piani.
C’è tempo però anche di visitare le bellezze di questa zona. Decidiamo di tralasciare le grandi città, poco adatte al periodo afoso agostano, soffermandoci ai vicini piccoli centri.
Incominciamo dai luoghi carducciani: proprio qui vicino ci sono i famosi cipressi monumento nazionale che a Bólgheri alti e schietti van da San Guido in duplice filar. Questi impressionanti ricordi scolastici ci conducono al borgo per 5 chilometri di un dritto viale (una vista dall’alto di questi alberi avrebbe sicuramente un colpo d’occhio incredibile). Beh, a mio parere comunque si sono perse nel tempo le cose reali di questo villaggio; ora è tutto artificiale, un susseguirsi di bellissimi ristoranti ed enoteche… troppo curato per essere vero.
Meglio Castagneto Carducci che mantiene di più la propria cultura di borgo contadino. Peccato che il museo carducciano non abbia orari compatibili ai nostri (non sapevamo che anche ad agosto di lunedì è tutto chiuso!).
E’ ferragosto, meglio lasciare la spiaggia affollata per oggi, ci dirigiamo così a Suvereto attraverso una bellissima strada panoramica tra le campagne curate; facciamo una piccola sosta imprevista ad un allevamento di bufale per una foto, almeno fintanto che i cani da guardia ci fanno capire che non è il caso fermarci ancora.
Scopriamo Suvereto come un attraente borgo, curato, sistemato, sicuramente più vero e vissuto di quelli visitati finora. Il palazzo municipale è una delizia e la lenta salita alla rocca offre dei particolari del paese molto apprezzati; credo che questa cittadina, sconosciuta ai più, sia stata la più bella di tutta la vacanza.
Tra le offerte turistiche reclamizzate dalla proloco della Val Cornia c’è il parco minerario, che decidiamo di visitare con il trenino che attraversa la vecchia miniera. Questa soluzione scopriremo essere quella più adatta a chi ha dei bambini (l’alternativa è la camminata di 2k circa in un’altra galleria), ma soprattutto essere molto interessante. Prima di arrivare alla stazioncina si attraversano delle vecchie postazioni rivisitate a museo, dove gli attrezzi e i macchinari “odorano” ancora della fatica e della dura vita di quelle persone: i vecchi documenti, i turni di lavoro o gli appunti degli operai fanno parte della storia della nostra Italia. Certo la galleria fa impressione, ed è stata molta apprezzata da nostro figlio, ma credo che ricorderemo per molto tempo la vita vissuta di quella miniera. Peccato solo non aver potuto visitare il museo principale, in quanto viene chiuso alle 18 con le visite ancora in corso (!!!)
Abbiamo appena il tempo per una veloce visita a Campiglia Marittima, prima di arrivare ad un grazioso agriturismo dove ci concederemo un’ottima cena.
Decidiamo di effettuare le ultime gite fuori dalla Val Cornia, ma comunque in una distanza da San Vincenzo di non più di 40km. Certo è vero che la Toscana offre dei luoghi celebrati in tutto il mondo a distanza di poco superiore, ma abbiamo convenuto già da mesi che, per la condivisione di un bel viaggio con un bambino, era meglio evitare le grosse città e i viaggi in auto prolungati.
Eccoci allora a Casale Marittimo, meritatamente bandiera arancione del TCI, che scopriremo non avere edifici particolarmente famosi e artistici, ma apprezzeremo nel suo insieme, per la sua architettura e per il suo stile medioevale. Abbiamo il tempo per una veloce visita a Cecina, non tanto per la cittadina, ma per la straordinaria mostra fotografica organizzata lì dal National Geographic.
Siamo ormai agli sgoccioli della nostra vacanza; ci rimane l’ultima gita in Maremma, a Massa Marittima, città dove incontreremo più turisti stranieri che italiani nel luogo “più affollato” dell’intera nostra permanenza. Il borgo medioevale è molto suggestivo, specialmente se visto dall’alto della torre del Candeliere (indimenticabile e molto divertente la prima rampa di scala). Il Duomo poi, è artisticamente stupendo nel suo insieme con una nota di merito in più per la fonte battesimale. La sera poi il centro si anima grazie ai ristoranti con i tavoli sulla strada pedonale e gli artisti di strada che si dividono il pubblico seduto sui gradini del sagrato della Cattedrale.

Ripensiamo alla nostra vacanza dalla spiaggia dell’oasi di Rimigliano (che mi dicono che solo poco anni fa ha dovuto resistere alle solite speculazioni edilizie) poco a sud del comune di San Vincenzo, convenendo, soprattutto osservando le espressioni di nostro figlio che ogni mattina si svegliava chiedendoci cosa avremmo fatto, che anche in Italia sono possibili “viaggi in libertà”. Il nostro paese offre meraviglie, anche naturalistiche, che vanno tutelate e difese. Certo per noi il ritorno in Africa rimane un sogno che si avvererà lontano negli anni, ma anche questi viaggi li consideriamo appaganti per tutta la famiglia.

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