In bici sul Camino de Santiago

Un’esperienza “completa” sulle strade di Spagna

Ricordo mesi fa quando accennavamo a questo fatto.
- Dai, andiamo a Santiago de Compostela in bicicletta… - avendo letto entrambi il libro di Paulo Coelho, eravamo incuriositi da questo strano e misterioso cammino. Iniziammo con le ricerche su internet e le letture di libri per capire come fare. Sembrava una cosa così strana, quasi una pazzia ma ci siamo resi conto che milioni sono le persone che lo fanno, anche in bicicletta, ogni anno. Abbiamo iniziato a girare per negozi sportivi alla ricerca di tutto il necessario, dagli accessori per la bicicletta agli indumenti per noi. L’allenamento è stato molto scarso; abbiamo fatto qualche giro del lago d’Iseo, qualche salita del Monte di Rovato (in verità pochissime, cosa sulla quale avrei dovuto insistere di più!), e altre girate brevi. Non sufficienti però per farci (mi) un po’ di fiato e pedalare senza problemi.
È stata un’esperienza fantastica che rifarei sicuramente! Naturalmente non senza il mio compagno di viaggio Eugenio! Grazie, questo scritto lo dedico a te, perché sei unico, perché sei speciale, perché mi fai vivere emozioni ed avventure meravigliose…
Ti voglio bene!Lunedì 8 Agosto 2005
Ore 14,50: entrata in autostrada da Rovato (BS)
Il viaggio inizia qui! Non sembra vero, ci guardiamo di nascosto per scorgere sul volto dell’altro le emozioni di questo momento e quando ci scopriamo a fissarci a vicenda non servono parole, basta un sorriso, anche un po’ idiota ma è sufficiente per capire quello che l’altro vuol dire… ce l’abbiamo fatta, siamo partiti!

Martedì 9 Agosto 2005
Ore 2,30: siamo a meno 200 km da San Jean pied de Port e decidiamo di fermarci per una sosta, è meglio dormire un po’ per arrivare riposati. Tra qualche ora inizierà il “vero” cammino!
Ore 5,25: si riparte!
Ore 7,27: San Jean si sta avvicinando, si scorgono i primi cartelli della località, ancora quegli sguardi… si, ci siamo.
Ore 8,30: siamo arrivati! Parcheggiamo e andiamo a fare un giro di perlustrazione; troviamo subito Rue de la Cittadelle dove si trova l’associazione “Les amis du Chemin de Saint-Jacques” ai quali chiediamo informazioni per lasciare la macchina in un parcheggio custodito. Dopo di che decidiamo di fermarci a far colazione in una pâtisserie, meglio iniziare la giornata con un buon croissant e un caffè!
Torniamo alla macchina, andiamo in questo deposito, che non è altro che una concessionaria, e dopo esserci messi d’accordo con il proprietario, iniziamo a prepararci.
Ci dirigiamo ancora dagli “Amis du Chemin” per farci timbrare la Credential e per farci dare indicazioni per la prima tappa, la più impegnativa, il valico dei Pirenei!
Ore 10: si inforca il pedale e si va.
Per attraversare i Pirenei esistono due vie: una alta e una bassa. Date le mie scarse capacità in salite estreme decidiamo di passare per la via bassa, si presume meno faticosa: niente di più falso! Nel giro di 10 km sono caduta due volte, la strada iniziava a salire quasi subito ed io ero proprio scoraggiata.
Ore 11,15: eccoci già fermi; decidiamo di fermarci per pranzare e riposare un po’ visto che questa notte abbiamo dormito solo qualche ora.
Io sono piuttosto presa male, ce la farò a compiere il cammino?
Ore 22: le cose si complicano non poco, è evidente che abbiamo sbagliato strada; ci troviamo sulla cima dei Pirenei, nella via Alta e ci mancano ancora una decina di km prima di arrivare a Roncisvalle, il prossimo paese; c’è buio e bisognerebbe attraversare un bosco… no, stanotte si dorme qui! Ci accampiamo accanto al sentiero, al riparo di un grosso masso, nei nostri sacco a pelo.

1° tappa: 31 km
Mercoledì 10 Agosto 2005
Ore 7,20: partenza! Salita, salita e ancora salita, per fortuna dopo un’oretta si inizia a scendere. Giungiamo a Roncisvalle alle 8,50 e ci fermiamo in un hostal per la colazione, pan tostado e marmellata e poi si riparte.
Continuiamo per sentieri fra boschi, molte volte in salita; ci sono dei pellegrini che hanno avuto pietà di me e mi hanno aiutato a spingere su la bici; attraversiamo paesini, io sono molto demoralizzata, la “vacanza” si sta rivelando non molto semplice e l’esser in terra straniera, per quanto Eu sia qui con me, mi rende molto malinconica.
Inizia a piovere e così ci fermiamo un’oretta al riparo di un tetto; decidiamo poi di passare per la strada asfaltata, meno infangata e più agibile del sentiero.
Ore 18: giungiamo a Pamplona, troviamo alloggio presso un albergu del pelegrino dove con 5 euro abbiamo anche la possibilità di fare una doccia,.. la prima da quando siamo partiti da casa; per quanto riguarda il dormire, dormiamo entrambi nella parte alta di un letto a castello, io in una stanza e lui in un’altra; nella sua c’è una coppia italiana con la quale scambiamo qualche parola, loro sono lì a piedi.
Una volta puliti e cambiati andiamo a visitare la città.
C’è un gran casino a causa della festa di San Lorenzo, lì molto in voga, e dopo aver girato ed esserci quasi persi per le vie di Pamplona, troviamo un posto dove propongono il menù del dia, con 8 euro primo, secondo, contorno e dolce,.. non male!
Dopo cena torniamo all’ostello e via a nanna; alle 10,30 si spengono le luci, ci salutiamo brevemente e ognuno nella propria stanza; a domani!

2° tappa: 57 km
Giovedì 11 Agosto 2005
Ore 8: partenza da Pamplona; a differenza di quello che leggi nei libri, che i pellegrini partono all’alba per il cammino, lì c’erano certi pellegrini che alle 8,30 erano ancora a letto. Noi per guadagnare tempo decidiamo di pedalare per la carretera N-111, sbagliamo strada qualche volta, ma ritroviamo sempre il cammino.
Ore 10: colazione in un bar di Puente la Reina.
Ore 14: arriviamo a Estella; qualche foto e poi pranziamo in un bar, che fame! Anche qui scegliamo un menù del dia, dobbiamo recuperare le forze per riaffrontare il cammino.
Dopo un’oretta si riparte, decidiamo di intraprendere la via che porta al monastero di Irache, consigliato nella guida, che fa tappa alla fuente del vino; si, proprio così, vino anziché acqua. Lì troviamo un ciclista spagnolo in viaggio da solo, ci si scambia qualche frase cercando di farci capire il più possibile e poi si riparte.
Passiamo per un po’ dai sentieri tra boschi e poi per altri in salita, con panorami bellissimi ma senza anima viva se non gli animali del posto, sembra un posto incantato.
Ore 21,20: giungiamo a Viana e cerchiamo ospitalità per la notte, la troviamo in un albergue del pellegrino; essendo già tardi, dopo la doccia e aver sgranocchiato qualche nocciolina, andiamo a dormire, anche qui vige la regola del coprifuoco e alle 10,30 si spengono le luci.
Questa notte dormiamo nella stessa stanza, ci sono tre letti a castello con ognuno tre posti letto ed io e lui siamo ai due poli opposti; stasera sono un po’ più tranquilla, chissà che non riesca davvero a farcela ad arrivare in fondo!

3° tappa: 100 km
Venerdì 12 Agosto 2005
Ore 8: partenza da Viana, più o meno perché la bici di Eu è buca e così perdiamo un po’ di tempo.
Giungiamo a Logroño, dista solo una decina di km e in poco tempo siamo lì; colazione con caffè e una brioche tipica, breve visita alla città, ricambio alla camera d’aria di prima, spesa in un supermercato e da qui la decisione: siamo troppo pesanti, dobbiamo eliminare qualcosa (pensando che volesse rispedirmi a casa, ho tirato un sospiro di sollievo quando ho capito che intendeva spedire la roba superflua che stava negli zaini).
Per prima cosa cerchiamo un ufficio postale, chiediamo ad un tizio informazioni a gesti e finalmente riusciamo a farci capire: abbiamo bisogno di un “correo” (un corriere). Il signore, gentilissimo, lascia la conversazione che stava facendo con un altro signore e ci accompagna, a piedi, attraversando gran parte della città, senza voler ricompensa; “è la mia buona azione del giorno”!
Fuori dal corriere decidiamo cosa spedire: le scarpe di ricambio di entrambi, le radioline, i miei sandali, un paio di jeans di ricambio di entrambi, il mio beauty (secondo Eu pesava come un mattone) ed entriamo per chiedere lo scotch per sigillare il pacco; l’impiegato pensa che vogliamo lo scotch da bere e ride di noi; pesiamo il tutto, 5 kg e ½!
Ora si ragiona, le bici sono molto più leggere; decidiamo di fermarci in un parco lì vicino per il pranzo, tortilla e surimi e poi si riparte.
Giungiamo a Santo Domingo de la Calzada nel tardo pomeriggio; visita alla cittadina, spesa per la cena e decidiamo di ripartire per portarci un po’ più avanti.
Nell’uscire dal paese incontriamo un tizio, su una bici malconcia, che ci fa segno di fermarci: ci fa capire che abbiamo sbagliato strada, nonostante le indicazioni parlino chiaro e ci indica la via. Decidiamo di seguire le sue indicazioni ma dopo poco veniamo avvicinati da una macchina con a bordo una ragazza bionda, occhi azzurri (veramente un angelo…) con scritto Pace sulla maglietta e un ragazzo, moro, ricciolo e con un bellissimo sorriso: ci dicono che non è la direzione giusta, che stiamo sbagliando strada. Eu cerca di farsi capire... un ombre el ma dito de trabacar por a qui… ma loro, no, no e ci fanno capire che questa strada non porta a niente; e così torniamo indietro con la sensazione di aver appena incontrato i nostri angeli custodi!
Continuiamo su sentieri affiancati a campi di grano, ci fermiamo a cenare con pane e formaggio e poi ripartiamo.
Ore 21: giungiamo a Redecilla del Camino dove troviamo ospitalità in un albergue; doccia, e poi scendiamo nel cortile dove su una panchina ripensiamo alla giornata appena trascorsa; io ora sono molto più serena, sto pian piano abituandomi a questi ritmi frenetici anche se soffro ancora per il caldo torrido che c’è di giorno e per le ripide salite spacca-gambe. Per fortuna che c’è Eu con me, è lui il mio angelo custode!

4° tappa: 82 km
Sabato 13 Agosto 2005
Ore 8: partenza!
La giornata è iniziata percorrendo la carretera, per macinare un po’ di km e portarci un po’ più avanti. I paesini passavano uno dietro l’altro quasi senza ricordare i nomi; una chiesetta nella roccia ha attirato la nostra curiosità, poi una mega salita ci ha portato all’alto della Pedraja , a 1150 mt di altezza; più avanti un bivio, decidiamo di prendere il sentiero che porta a San Juan de Ortega, un piccolo borgo dove ci fermiamo a pranzare su delle panche di legno; visita alla chiesa e poi si riparte proseguendo per il sentiero, altro picco per arrivare ad una croce e poi giù verso Burgos.
La città è immensa; dopo molti km di periferia giungiamo nel centro storico dove la cattedrale si erge magnifica e spettacolare, decidiamo di posteggiare le bici e di visitarla; dopo un’ora usciamo, impressionati da tanto splendore e grandezza. Decidiamo di proseguire finché è ancora chiaro, attraversiamo il resto della città e continuiamo su sentieri immersi in boschi di conifere e colline di grano, solo noi e la natura! Ogni tanto si incontrava qualche pellegrino, per lo più a piedi, olà, ciao… ce ne sono di ogni etnie; è bello incontrare gli italiani (un po’ di nostalgia c’è sempre) ma anche gli spagnoli, così cordiali e calorosi… anche gli abitanti dei paesini non sono da meno, ti salutano augurandoti “Buen camino” e indicandoti la strada giusta; beh, bisogna vedere qual è la strada giusta… per me la starda giusta non esiste, ognuno compie il proprio cammino ma non è detto che sia uguale a quello di qualcun altro.
Cerchiamo alloggio per la notte presso un ostello intitolato all’armata Brancaleone, un posto un po’ losco che non ci convince molto; “fuggiamo” dall’armata e dopo molti km giungiamo a Hontanas, un piccolo paesino dove troviamo alloggio in un albergo un po’ più lussuoso; El Puntido si chiama e ci danno una stanza solo per noi con due letti singoli, sono le 22 e così dopo la doccia rimaniamo in stanza preparandoci alla prossima tappa, rileggendo la guida e aggiornando il nostro diario di viaggio. Oggi sono molto più contenta rispetto a due giorni fa, sento che Santiago si avvicina, sento meno fatica, anche dopo molti km e, nonostante le scottature e le botte, sto davvero bene!

5° tappa: 95 km
Domenica 14 Agosto 2005
Ore 7,30: partenza. Al mattino, fino alle 10 circa, il clima è perfetto per pedalare, fresco, attraversiamo campi di girasoli bellissimi, giungiamo a Castrojeriz dove ci fermiamo per la colazione. Qui Eu ha dato il meglio di se chiedendo, nel suo “ottimo” spagnolo, una fetiña di lemon... il barista l’ha guardatato un po’ incerto, non capendo bene cosa volesse e chiedendo aiuto alla moglie per la traduzione; che ridere!
Ripartiamo; più avanti ci aspetta una forte salita che io ho fatto tutta a piedi e poi giù in discese impervie, ancora via per sentieri tra campi assolati. Ci fermiamo per il pranzo a Fromista, pane e formaggio e poi continuiamo fino a Carrion de los Condes dove ci fermiamo per la siesta, dopo mezzogiorno fa troppo caldo per pedalare.
È qui che incontriamo per la prima volta Juan, un ragazzo spagnolo in bici che sta percorrendo anche lui il cammino; ci chiede se ci fermiamo in quel paese o se continuiamo, stupendosi che noi vogliamo continuare.
Ora 15. si riparte, sotto il caldo sole, su stradine quasi deserte; la tappa di oggi è piuttosto pianeggiante anche se sembra non finire mai.
Ore 19: ci fermiamo per la cena in un campo, luogo di tutte le nostre cene e ripartiamo per Sahugun. Incontriamo per la seconda volta Juan, è alloggiato nell’ostello del paese ma non c’è più posto per dormire lì e così continuiamo.
Ore 21,30: arriviamo a Calzada de Coto dove troviamo posto per dormire in un rifugio auto-gestito, non ci sono ospedaleri, non si paga niente, ci sono 2 stanze con 12 posti letti ciascuna (6 letti a castello), due bagni con acqua calda e termos con caffè e latte per la mattina; l’ultimo che al mattino se ne va deve riconsegnare le chiavi ad un bar lì vicino. Sistemiamo la nostra roba, cercando di fare il meno rumore possibile per non disturbare chi già dorme, doccia e poi usciamo un attimo nel parco che c’è lì davanti per telefonare un attimo ai nostri cari: mia mamma è un po’ preoccupata ma è normale, qui è tutto un’incognita! Siamo a circa metà cammino… Santiago arriviamo!

6° tappa: 103 km
Lunedì 15 Agosto 2005
Ore 7,30: dopo aver salutato due ciclisti che, come a noi, piace dormire al mattino, riprendiamo il cammino. Ad un certo punto incontriamo un sacco di gente, ragazzi giovani perlopiù, tutti mascherati e vestiti in strani modi che stanno praticamente disboscando una parte del campo; ci vedono e ci fermano, ad un primo momento ci siamo un po’ preoccupati, ci sentivamo un po’ vulnerabili a confronto di tutta quella folla ma poi ci siamo tranquillizzati quando ci hanno spiegato cosa stavano facendo, stavano preparando un falò per la sera per rievocare un’antica guerra. Ci siamo ricordati poi che questo è il giorno di ferragosto ma non so se coincideva con le loro tradizioni; continuiamo il nostro viaggio, non prima di aver scattato una foto con uno di loro, un tipo che ci ha fatto una fantomatica multa perché non avevamo il caschetto; ci fermiamo nel paese vicino per fare colazione in una casa adibita a bar, molto accogliente; la signora che gestiva ci ha dato caffè con leche e the con lemon con pan tostado e marmelada… mmm, che bontà!
Attraversiamo km e km di sterminati sentieri sterrati fra campi di grano e giungiamo infine a Leon, grande città, dove ci fermiamo a mangiare un panino in un parco; visitiamo il centro storico, qualche foto e poi cerchiamo le frecce che ci porteranno fuori da questo grande casino che è la città, per ritrovare ancora la quiete del cammino. Continuiamo sempre su sentieri sterrati e paesino sperduti; arriviamo ad Astorga verso l’ora di cena e affamati ci fermiamo in un fast-food dove divoriamo patatine fritte con uova e calamari fritti, una vera prelibatezza! Decidiamo di proseguire per ancora qualche km, nei rifugi cittadini c’è molto caos, meglio cercare in quelli piccoli.
Ore 22,30: arrivo a Murias de Rechivaldo, 4 km da Astorga;.. il rifugio sembra già chiuso ma il cancello è aperto e così ci accampiamo in giardino con i nostri sacco a pelo; questa si che è un’avventura!

7° tappa: 110 km
Martedì 16 Agosto 2005
Ore 7,30: riusciamo ad alzarci dal suolo umido e duro ed ad uscire dal sacco a pelo; scopriamo quindi che il rifugio era praticamente vuoto, solo due ragazze. Iniziamo la giornata sistemando per la seconda volta la camera d’aria di Eu, che sfiga!
Ore 8,30: partenza. Dopo circa 10 mt ci fermiamo a far colazione, c’era un albergue molto carino proprio dietro l’angolo e così chiediamo se c’è possibilità di fare colazione: una mega colazione devo aggiungere. Lì una ragazza ci chiede un piacere, una sua amica ha lasciato la credential lì e dato che noi siamo in bici (probabilmente pensa che siamo veloci, niente di più falso) ci chiede se possiamo portargliela, lei ci aspetta a Rabanal del Camino. Inizia così la ricerca di Monica, la strada poi non è così semplice, inizia a salire un poco ma la voglia di svolgere la buona azione del giorno ci fa pedalare più velocemente; la ruota di Eu sembra ancora buca, così la gonfia e continuiamo finche non arriviamo a Rabanal e troviamo Monica. Ci fermiamo quindi a cambiare questa volta il copertone, probabilmente la causa di tutte le forature, sgranocchiamo qualcosa e poi riprendiamo il cammino. Da qui si sale, e molto; per fortuna c’è Eu mi spinge altrimenti non ce l’avrei fatta; arriviamo in cima alla Cruz de Hierro (croce di ferro), un palo di legno, alto tra l’azzurro dell’aria e il verde del bosco, in cima una croce di ferro, ai piedi una montagna di pietre portare dai pellegrini, insieme a bandane, fogli, foto. Incontriamo degli italiani che con i loro bambini partivano in bici da lì.
Da qui è discesa per circa 20 km, uno spasso! Passiamo El Acebo, Molinaseca e giù ancora finche non si scorge la città, Ponferrada: la visitiamo brevemente, pranziamo in un bar con pulpo alla gallega con patate, ottimo! Ripartiamo ma dopo circa 20 km si mette a piovere; siamo in prossimità di Villafranca del Bierzo e così ci fermiamo al rifugio del paese, un mega rifugio, già molto pieno. Eu vorrebbe continuare se solo smettesse un po’ di piovere; decidiamo di proseguire ancora per qualche km e, anche se poi riprende a piovere, arriviamo a Pereje, un paesino di poche anime; in un piccolo rifugio troviamo per fortuna due posticini, ci sistemiamo, facciamo la doccia, e facciamo il bucato, dietro la casetta c’è una tettoia per stendere e poi ci fermiamo lì a mangiare qualche merendina presa nel rifugio precedente. Facciamo conoscenza con dei pellegrini italiani, una di Varese, uno di Bologna, due di Roma e Lorenzo di Firenze, un tipo un po’ pazzoide che ha acceso un focherello e lì attorno l’abbiamo ascoltato parlare di lui e del suo cammino. Questa sera siamo andati a dormire tardi, erano passate le undici da un bel po’: è stata proprio una bella serata! Parlare al chiaro di un falò con persone sconosciute, quante cose meravigliose si fanno sul cammino, cose che non penseresti mai di fare, troppo assurde pensi, ma qui no, tutto è possibile!

8° tappa: 83 km
Mercoledì 17 Agosto 2005
Ore 8: partenza da Pereje. Non essendoci bar aperti lì, ci siamo fermati nel paese dopo a far colazione; lì abbiamo incontrato due italiani, un tipo veneto e una bergamasca in cammino a piedi, abbiamo scambiato qualche parola sul viaggio e poi ognuno ha ripreso il proprio cammino. Ci aspettava la ripida salita per raggiungere O Cebreiro, 1300 mt, durante la quale a volte sono scesa dalla bici e a volte Eu mi ha spinto.
Ore 13: pranzo in vetta. Il paesino è davvero carino, tutto in pietra; ci siamo fermati in un bar per mangiare e qui abbiamo rincontrato Juan, si è fermato un poco con noi, anche qui ci ha chiesto dove avevamo intenzione di fermarci e noi gli abbiamo risposto che finche ce la facevamo andavamo avanti; lui ha scosso la testa dicendo che lui no, era stanco e sarebbe arrivato ad un paesino qualche km più in là e poi si sarebbe fermato. Ci siamo salutati e lui ha ripreso il suo cammino; poco dopo ci sistemiamo e ripartiamo anche noi, da qui ci sono alti e bassi fino ad arrivare a Sarria e poi ancora avanti passando fra boschi incantati, su e giù dalla bici perché non sempre i sentieri sono agibili. Ci fermiamo in un bar e incontriamo un tipo che percorreva il cammino in un modo strano; era venuto per supporto al fratello che stava facendo il cammino a piedi con altre persone e lui in auto si muoveva avanti per km, poi in bici tornava indietro e ritornava avanti verso la macchina, e così ogni giorno.
Continuiamo il cammino e dopo un po’ ci fermiamo in un bar a prendere qualcosa da mangiare, e chi ci sfreccia davanti… Juan! Noi urliamo per salutarlo (aggiungendo un “falsù” tanto non capisce la lingua) e lo inseguiamo; dopo poco lo vediamo fermo a telefonare e così lo risuperiamo e poi ancora lui ci riprende…
Ore 21: giungiamo insieme a Portomarin; la prima cosa che vedi di questo paese è il bacino artificiale che anni dietro sommerse il paese, che venne poi ricostruito più in alto, dove è tutt’ora, e del quale vennero spostati e ricostruiti pietra su pietra i monumenti principali; visitiamo brevemente e poi salutiamo Juan che decide di fermarsi per la notte (questa volta sul serio). Facciamo anche una foto insieme per immortalare quel momento.
Noi decidiamo di proseguire finche le forze ce lo permettono; inizia a far buio, continuiamo a pedalare tra dossi e discese, tra piccoli paesini e cani randagi che ci abbaiano dietro; io avevo un po’ paura, ma anche Eu mi confidava di averne e l’un l’altro ci sostenevamo, illuminati dalla luna piena.
Ore 00,45: fine corsa; io non ce la faccio più, ho sonno e sono stanca; arriviamo a Palas de Rei e ci infiliamo in un rifugio municipale aperto, ci accampiamo nella lavanderia e stremati ci addormentiamo nei nostri sacco a pelo, sorridendoci felici; anche questa volta l’abbiamo scampata bella! Mancano ormai pochi km a Santiago, l’emozione è tanta e con questi pensieri ci addormentiamo!

9° tappa: 125 km
Giovedì 18 agosto 2005
Ore 6,49: stiamo per prepararci per affrontare l’ultima tappa, gli ultimi 69 km che ci separano da Santiago. Decidiamo di partire prima per giungere presto, ma la strada sembra non finire mai. Sali-scendi che ti spaccavano le gambe, fino alle dieci la nebbia copriva tutto, pedalavamo con felpa e cerata e ancora faceva freddo; ci fermiamo a berci un dan’up e poi ancora per boschi e sentieri stretti giungiamo sul monte di Gozo, il monte del gaudio e pian piano scendiamo verso Santiago (sono le 14).
Mi aspettavo di provare una sensazione diversa, pensavo di vedere dal monte di Gozo le guglie della cattedrale, e poi tutta quella gente… una volta in piazza Obraido ci siamo diretti subito all’ufficio del pellegrino per farci rilasciare la Compostela, un “attestato” che certifica che abbiamo fatto il cammino; andiamo poi all’ufficio del turismo per cercare un posto per la notte e ci indirizzano in un albergo dove i pellegrini hanno un prezzo agevolato (15 Euro); cerchiamo l’albergo, ci sistemiamo un po’ (doccia, erano due giorni che non ci lavavamo) e poi cerchiamo una soluzione per le bici: dopo tanti pensieri, decidiamo di spedirle con il corriere al confine Spagna-Francia (costa molto meno che spedirle a casa) e il giorno seguente raggiungeremo con il pullman la nostra automobile (2 giorni di viaggio), da lì andremo ad Irun (il paese dove arrivano le bici) per riprenderle; un bel casotto ma è l’unica soluzione.
Usciamo per comprare i ricordini e le cartoline per gli amici e famigliari (43 cartoline), ci dirigiamo verso la cattedrale ed eccolo lì… Juan! Lo sapevo che l’avremmo rivisto, lo salutiamo e sembra che anche lui non si stupisca di vederci; sono tanti i fatti strani del cammino di Santiago! Ci chiede informazioni per avere la Compostela, è arrivato da poco, è alloggiato all’università, dove sono stati adibiti nella palestra dei letti per i pellegrini. Lo indirizziamo all’ufficio del pellegrino e ci salutiamo, chissà se il destino ci farà rincontrare… Inizia a piovere, cerchiamo un ristorantino per mangiare il pulpo alla gallega, specialità del posto; dopo cena giriamo un po’ per le vie della città, ci sono concerti e spettacoli in ogni parte, camminiamo verso l’albergo e una volta in camera inizio a scrivere le tante cartoline, mentre Eu piano piano si lascia andare a Morfeo e si addormenta; finisco di scrivere le cartoline e poi spengo anch’io la luce; ci aspettano giorni distruttivi. Rimaniamo con il rammarico di non aver potuto visitare l’interno della cattedrale (era già chiusa quando siamo riusciti ad andare in centro) e di non esser andati a Finisterre: sarà per il prossimo anno!

Sabato 20 Agosto 2005
Pensavate fosse finita… e invece no. Ieri mattina, dopo esserci svegliati e aver sistemato ogni cosa, ci siamo diretti a piedi verso la stazione degli autobus per prendere il pullman. Giunti lì abbiamo appreso che ci voleva la prenotazione e che fino a stasera non c’era posto (tra l’altro con quello dovevamo fare molti cambi).
Siamo allora andati alla stazione del treno, ci sarà un treno per tornare a casa! Anche lì c’era da prenotare e fino a stamattina non c’era posto; abbiamo così preso il biglietto che ci avrebbe portato a Bayonne, un paese vicino a San Jean Pied de Port.
Ed ora cosa fare in queste 24 ore? Eu ha avuto la brillante idea di noleggiare un’auto per avere un po’ di autonomia negli spostamenti e per poter così avere un posto dove dormire. Destinazione della giornata, Finisterre! Non potevamo non andarci… Eu ci teneva parecchio ma per problemi di tempo avevamo dovuto rinunciarci.
Abbiamo così preso la palla al balzo e siamo partiti seguendo le indicazioni dell’impiegata dove abbiamo noleggiato la macchina. Abbiamo praticamente costeggiato l’oceano e in un paio d’ore siamo arrivati. Durante il tragitto abbiamo incontrato una coppia italiana che alloggiava nel nostro albergo a Santiago. Loro erano in moto, avevano attraversato il nord della Spagna ed erano intenzionati a seguire il cammino di Santiago al contrario, fermandosi in qualche città. Ci siamo dati così appuntamento a Finisterre e abbiamo passato il pomeriggio insieme. Abbiamo scoperto in loro due personcine davvero simpatiche e ci siamo accordati per cenare insieme a Santiago. Nel tragitto di ritorno a Santiago ci siamo fermati in una spiaggetta incantevole! Sabbia bianchissima, mare che sfumava in varie gradazioni di blu, vento da paura (come dice Eu), non si poteva non fare il bagno! Ho comprato un costume in una merceria (il mio l’avevo messo nelle borse che avevamo mandato via insieme alle bici) e ci siamo diretti in una spiaggetta, tra l’altro quasi deserta. L’acqua era gelida ma Eu si è tuffato parecchie volte, io solo un po’ le gambe ma è stato bellissimo! Non ho mai visto Eu così felice, che posto meraviglioso! Ci siamo poi asciugati velocemente in auto, cambiati e tornati a Santiago (un po’ in ritardo, dovevamo trovarci con Roberto e Betty, la coppia italiana, per le sette e mezza; sono stati carini, non hanno fatto storie per il ritardo, dovuto in parte anche dal traffico).
Cena al “O Gato Negro” a base di Pulpo alla Feria. La serata è trascorsa così, tra risate e aneddoti divertenti del nostro cammino e del loro viaggio in moto, tra prese in giro (alla sottoscritta) e momenti più seri. Roberto ha 47 anni e Betty 38 (gliene davo 10 di meno) e nonostante la differenza d’età (lui diceva che poteva essere mio padre) mi sono trovata benissimo e a mio agio; anche Eu ha avuto modo di dialogare molto, appassionati entrambi di moto e di bici. Loro abitano a Como e ci siamo accordati per rivederci in Italia. Tornati in hotel ci siamo salutati e scambiati il numero di telefono.
La notte abbiamo dormito in auto, nel parcheggio dell’hotel e stamattina siamo venuti in stazione per prendere il treno. Colazione al bar, attesa che la “stordi” del noleggio auto aprisse l’ufficio (l’abbiamo sollecitata ad aprire prima perché partiva il treno ma lei, già dentro da 10 minuti, ha fatto finta di niente; arrivato il treno Eu ha messo le chiavi della macchina e il biglietto del parcheggio nella cassettina accanto alla porta e tanti saluti).
Ora siamo sul treno, sta viaggiando, insieme alle nostre menti che ricordano queste due settimane appena trascorse, emozioni bellissime e indimenticabili!
Eu sembra sereno, un po’ rammaricato che le vacanze siano finite, ma contento. Anch’io lo sono e ancora ora non mi sembra vero!

Domenica 21 Agosto 2005
Eccoci sulla nostra auto; siamo arrivati ieri sera alle 21 circa alla stazione di Hendaye. Da lì il treno per S.Jean non c’era fino al mattino successivo e così, incontrando un’altra coppia italiana con il nostro stesso problema, ci siamo accordati per dividere il prezzo di un taxi. Alle 23 circa eravamo a S.Jean; l’altra coppia aveva la macchina in un parcheggio non custodito e ci hanno gentilmente accompagnati al garage dove avevamo la nostra auto. Abbiamo svegliato il proprietario ma non aveva le chiavi della macchina, le aveva un suo socio che non abitava lì e che non poteva rintracciare a quell’ora. Ci ha concesso quindi di dormire per terra in un garage; va beh che siamo abituati, però… Stamattina il proprietario ha avuto le chiavi e, saldato il conto, siamo ora diretti verso Irun per riavere le nostre bici. Ieri sera abbiamo scambiato il numero di telefono con la coppia italiana, abbiamo fatto un pezzo di cammino anche con loro.
E il cammino continua!

Ore 19,20
Siamo a Irun, stanotte si dorme qui, in macchina per fortuna; sembra che tutte le sfighe si siano concentrate su di noi. Stamattina siamo arrivati qui per ritirare le biciclette. Abbiamo provato e riprovato a telefonare al numero del deposito ma non rispondeva nessuno; qui nessuno sa indicarci dove possa essere. Tramite due tizi di un distributore di benzina abbiamo saputo che il numero è proprio di Irun (in stazione ci hanno detto che era di S.Sebastian) ma che essendo domenica non ci sarebbe stato di sicuro nessuno e di riprovare domattina. Non ti dico la rabbia, mia ma soprattutto di Eu… abbiamo girovagato per tutto il pomeriggio per i paesini tra S.Sebastian e Hendaye; abbiamo poi trovato un colle, sopra il quale c’era un eremo e un parchetto e abbiamo fatto un pic-nic con pane, tonno e formaggio, oramai il nostro cibo quotidiano.
Eu sembra un po’ più rilassato, abbiamo giocato a Mastermind con come premio le briochine comprate in paese, ho vinto io 2 a 1! se mai più tardi facciamo la bella con il kit-kat…
Ora siamo in macchina a riposare un po’, domani ci aspetta una giornataccia; speriamo che le cose si sistemino perché così come vanno rischiamo di rovinare le due settimane appena trascorse!

Lunedì 22 Agosto 2005 Ore 11,15
Resoconto della mattinata. Ci siamo svegliati verso le 7,30 e una volta pronti siamo scesi in paese per telefonare al deposito: ancora nessuna risposta e allora ci dirigiamo dalla polizia locale, lei forse può aiutarci!
Lì, un’impiegata gentilissima, ha provato a telefonare ma secondo lei fino alle 9 non ci sarebbe stato nessuno. Siamo andati a far colazione e poi ritornati alla polizia, ha riprovato e le è stato dato l’indirizzo del deposito, sito in un centro commerciale a Oiartzun, un altro paese fuori Irun. Seguendo le sue indicazioni e chiedendo qua e là nel nostro “impeccabile” spagnolo siamo giunti al centro commerciale Mamut. Abbiamo atteso che arrivasse il corriere facendo la spesa per il pranzo e abbiamo poi riavuto senza altri problemi le nostre biciclette. Non ci sembrava vero!
Ora siamo sulla via del ritorno, i brutti pensieri sembrano svaniti e si ride e si scherza su tutta la faccenda!
Oggi sono esattamente due settimane che siamo via e abbiamo voglia di rivedere i nostri cari, di dormire nel proprio letto e di fare una doccia. Eu domani dovrebbe riprendere il lavoro mentre io ho ancora una settimana per riprendermi da tutto, per far sviluppare le foto, per vedere le amiche ancora a casa in ferie e raccontare tutte le mie avventure.
Nel ritorno ci fermeremo a Lourdes, un cero e una preghiera se la merita proprio la madonna che ci ha protetti e guidati nel nostro cammino!

INSEGNAMENTI DI QUESTA VACANZA
Non comprare le tessere del telefono se non sai come si usano. (abbiamo comprato due scheda da 5 euro ciascuna per telefonare in Italia anche dal cellulare, niente da fare, non funzionavano)
Metti le seconde chiavi della macchina a tua disposizione, eviti di dormire all’aperto (la macchina era sotto una tettoia vicino alla concessionaria ma giustamente era chiusa a chiave; se avessimo avuto le chiavi di scorta, invece che lasciarle in macchina, avremmo potuto perlomeno dormire in macchina sul materasso)
Parti leggero, meno cose hai e meno cose ti devi portare dietro (altrimenti devi perder via una mattinata per mandare a casa il superfluo, senza contare i 27 euro per spedire il pacco)
Informati prima di partire per il ritorno. (non stai lì con l’ansia di non sapere le cose e vivi più serenamente)
Occhio agli angeli birichini, sono sempre in agguato e ringrazia gli angeli buoni (che senza i quali avremmo perso tempo prezioso, senza contare il pericolo dell’ignoto).
Il cammino è il cammino, ognuno ha il suo! E non è mai finita finché non arrivi a casa (vedi tutto quello che ci è successo una volta giunti a Santiago).
Vai solo con le persone con le quali puoi essere te stesso! Questa è la cosa più importante, il tuo compagno di viaggio deve saper rispettare i tuoi spazi, non deve criticarti, deve saperti spronare a continuare anche quando sei scoraggiata ma nello stesso tempo non forzare il tuo passo; con lui devi sentirti libero di fare ciò che vuoi e di essere ciò che sei.

E a tutti auguro un BUEN CAMINO!

2 commenti in “In bici sul Camino de Santiago
  1. Avatar commento
    daniele
    02/01/2012 21:35

    ciao ragazzi bellissima avventura ...che faremo anche noi a giugno in mtb domanda quante tappe? ciao

  2. Avatar commento
    Tommy BS
    07/11/2006 22:56

    Siete stati veramente forti, un complimento per l'avventura

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