In bici a New York

Una visuale inconsueta sulle due ruote della metropoli americana

Ingredienti: due ciclisti da citta’.
Un po’ di tempo libero.
Una settimana di preparazione: dati, carte, percorsi, aereo, hotel.
Molta flessibilita’ nei programmi.

Durante una uscita con treno+bici in quel di Milano, decidiamo, io e mio fratello Livio di pensare A New york in bici.
Prima cosa, prenotare l’aereo, quello che costa meno: l’Iberia con Govolo.
Seconda cosa l’albergo: zona scelta il Queens per vicinanza al centro di Manhattan e per alcune interessanti facilities esempio 3 postazioni di computer collegate a internet.
Terza cosa verificare dove si noleggiano bici, New York City pass ecc.
Passaporti ok, ESTA pure (a cosa serve, visto che nessuno ce l’ha richiesta?)
Si parte.30 marzo 2011
Ore 6,30 a Caselle, ore 8 partenza Torino Madrid, un po’ di attesa nell’aeroporto spagnolo e infine si parte per New York JFK e dopo circa 8 ore di viaggio atterriamo negli States.
Controllo passaporti, ritiro bagagli e via sull’air train fino a jamaica station dove paghiamo l’air train assieme al biglietto della metro che prendiamo in direzione Queens plaza.
Vi scrivo dal Queens dove siamo alloggiati, sono le 11,36 mentre da voi sono le 5,40, siamo in piedi da 25 ore e siamo un po’ stanchi.
Dopo aver posato la valigia in albergo, non abbiamo resistito e siamo usciti, con la metro, siamo andati fino alla stazione di Brooklin bridge, anzi al cambio di linea metropolitana a Times Square dove passano circa 10 linee, nelle due direzioni, Downtown e Uptown e le due varianti express e local, quindi ci saranno come minimo 20 binari su 3 o 4 piani, eravamo, anche a causa della stanchezza un po’ disorientati.
Una ragazza ha notato il piccolo attimo di incertezza che ci attraversava lo sguardo e con un italiano che ci suonò come un pezzo di musica classica ci chiese se avevamo bisogno di informazioni.
Ci consigliò di prendere la linea 4 express che non fermava a tutte le stazioni e saremmo arrivati dove volevamo in un attimo.
Noi abbiamo detto che erano i primi minuti a NY e a Times Square e stavamo cercando di galleggiare, lei sorrise ci disse che era abruzzese un ingegnere meccanico che faceva un master e abitava a NY, ci disse anche che la scelta di girare NY, città bellissima, in bicicletta era un’ottima idea e per ultimo su nostra richiesta controllo’ sull’iphone le condizioni meteorologiche per l’indomani.
Pioggia ahimè! Ma non disperate qui il tempo cambia velocemente e sovente sbagliano previsioni. Che gentile, ma non l’aveva detto per rincuorarci, effettivamente fu proprio così.
Allora abbiamo attraversato il ponte di Brooklin a piedi con uno spettacolo di Manhattan illuminata, mozzafiato immersi in un vento gelido solo mitigato dai nostri indumenti pesanti portati dopo aver letto le temperature di quei giorni minima –5 massima 5.
Attraversato il ponte a Brooklin ci siamo goduti la skyline di Manhattan di notte, visione veramente unica.
Livio ha fatto tante di quelle foto che vedevo gia’ il fumo uscire dalla macchina.
Poi avevamo un po’di fame e abbiamo trovato una pizzeria sotto il ponte e siamo entrati.
Era la famosa Grimaldi's pizza molto nota e citata in tutte le guide turistiche, piena di foto e dischi di Frank Sinatra.
Dopo aver mangiato, abbiamo riattraversato il ponte e ci siamo immersi nelle vie piene di grattacieli e siamo arrivati a Wall street, perche' Livio doveva toccare le palle, Oh pardon, le parti intime, al toro, statua in bronzo all’angolo della Broodway.
Poi, piu' morti che vivi, siamo saliti sulla metro ed eccoci all’albergo.
Il mio telefono qui' non funziona, mi era parso di capire che il TRI BAND andasse bene e invece no, ma, fortunatamente possiamo comunicare via email perché l’albergo è dotato di 3 preziosi computer collegati a internet.
VERVEHOTEL, 40-03 29TH STREET, LONG ISLAND CITY, NY 11101 - TEL 718 786 4545 - FAX 7187864554 Gm.NY330@choicehotels.com - wwww.vervehotel.com

1 aprile
Qui tutto bene ci siamo appena alzati e fatto colazione, ieri ero fuso, avevo scritto un bel diario di viaggio che poi si e' cancellato, adesso ecco il resoconto di ieri.
Mattino, visita al museo delle scienze naturali e planetario dopo aver ritirato i biglietti del NY City pass prenotati via internet, al Rockfeller center.
Siamo andati a salutare buonanima a Strawberry field e davanti al Dakota dove viveva ed e’ stato ucciso John Lennon.
Museo bello, ben presentato, a seguire dovevamo salire sull’ Empire , ma visto che pioveva ci siamo incamminati sulla 5 th.
Siamo passati da Eataly c’era molta gente e il locale e ‘molto grande.
Passando per Greenvich Village, soho, tribeca, siamo arrivati a ground zero. Stanno lavorando alacremente 24h, sembra la Salerno Reggio Calabria, solo che la nostra costera' di piu' se mai verrà ultimata.
Non paghi della stanchezza accumulata, abbiamo preso il traghetto gratuito per Staten island andata e ritorno per veder il bel panorama della statua della liberta' e al ritorno quello di Manhattan e Brooklin.
Tornati, abbiamo preso la metro e via a Coney island per cenare da Nathan the famous Nathan e' un tipo Mc. Donald di altri tempi, un vecchio e famoso take away tipo americano degli anni 60, abbiamo mangiato un dietetico pasto a base di hotdog, patate fritte e soupe un po’ pesantuccia. Interessante il locale che si trova alla fine del nulla cioe’ dopo un’ora di metropolitana dal nostro albergo.
Sconcerto tra i ragazzi al banco coi quali non ci capivamo per il loro slang americano un po’ troppo spinto, interessantissimi gli avventori del locale.
In special modo Centilitro, un anziano signore che aveva una coca cola smisurata rispetto al buon senso comune.
Ritorno all'albergo, praticamente cotti e il resto e' stato sonno.
Oggi, tempo di nuovo brutto, quindi MOMA e a seguire, vedremo se migliora per salire sull'Empire.
Livio sta continuando a fare foto e ieri fotografava anche i palazzi del new Jersey, al che gli ho detto di non fotografare quelli dei Blangetti, battuta.
I Blangetti sono una piccola frazione che si trova al di la’ del fiumiciattolo di Pogliola, l’Hudson river “de noiatri” nel cuneese vicino a Mondovì, al nostro paese di origine. Naturalmente ai blangetti la casa più alta e’ a un piano fuori terra.
Comunque, ho paura, che tralasceremo di fotografare qualche grattacielo.
Altra battuta, l'altro ieri sull’aereo, stavamo volando placidamente e a un certo punto arriva un po’di turbolenza e un forte rumore sotto la carlinga: "ciapa' na pera" fortunatamente non si e’ rotta la coppa dell’olio.

2 aprile
Ciao a tutti, stanco morto! ma non dovevano essere vacanze.
Stamattina pioveva, siamo scesi a Columbus circle, cosi' Livio ha potuto fare foto ad alcuni grattacieli.
Ripresa la metro siamo andati al Metropolitan museum of art, praticamente sull'altro lato di Central park, difronte a buonanima. Molti bei dipinti di Picasso, Modigliani, Degas, Van gogh, Matisse, Cezanne, Gauguin, Lautrec, Rubens, Giotto, Botticelli ecc, poi delle belle opere di Canova. Da noi quando vai in un museo vedi qualche capolavoro qui al metropolitan la quantità di capolavori esposti è immensa.
Usciti dal museo, abbiamo capito, che con lo stesso biglietto si poteva visitare il Cloister in nord Manhattan e allora siamo andati e abbiamo trovato una chiesa, con chiostro e opere d'are medioevali di varie provenienze Francia, Spagna, Germania anche Italia, ma alla fine abbiamo scoperto che tutto questo era stato costruito ne 1943.
Metropolitana e giu' in centro, Time square, Port authority bus terminal, dove c'era, per la gioia di Livio il grattacielo del New York Times di Renzo Piano, abbastanza simile al grattacielo di Intesa s.Paolo che si sta costruendo a Torino.
A questo punto pioveva e faceva freddo, allora abbiamo preso il bus 42 che percorre andata e ritorno la 42esima (che idea, da noi sulla quarantaduesima sarebbe passato il 59) prendendolo proprio davanti a dove ero sceso la prima volta a NY quando tornavo dall’Alaska con Sandra.
Il bus, comodo e asciutto, andava pero' al passo di formica, per la stragrande quantita' di gente e taxi, che, se fossero tutte 500 ce ne starebbero tre volte tanti.
Scendiamo a Central station, foto, giro in stazione e poi a piedi fino al palazzo ONU dove dopo una perquisizione tipo aeroporto entriamo per vedere,a dire il vero, poca cosa.
A, dimenticavo c'erano fuori una cinquantina di libici pro Gheddafi che con slogan tipo “no blood for oil” manifestavano.
Riprendiamo il 42, ripercorriamo a ritroso la 42esima e arriviamo al Pier 83 dove si partira' per la cruise, il giro completo dell'isola di Manhattan, di fianco c'e' ormeggiata la portaerei Intrepid trasformata in museo, che andremo a vedere nei prossimi giorni.
Ritorniamo in centro, a Times square dove c'e’ una quantita' di gente impressionante, con luci e video e immagini dappertutto, tale da confondere il reale con il virtuale.
Intanto ha smesso di piovere e qualche raggio colpisce la punta dei grattacieli allora, anziche' andare a cena decidiamo per l'Empire.
Fantastico,favoloso in notturna, una meraviglia con un vento gelido che spazzava via tutto non mi dilungo nella descrizione perche' certe cose vanno viste non si possono raccontare. Scesi dall'Empire sono ormai le 9,30 e decidiamo che qualunque cosa commestibile da mangiare va bene e allora andiamo da SBARRO, mentre mangiavamo in religioso silenzio immersi in una marea di gente, il silenzio era solo per la fame, alzo gli occhi dal mio riso e vedo che... sorpresa eravamo sotto il madison square garden.
A NY queste cose succedono piu' che da altre parti.
Metropolitana, ritorno accompagnati da un'aria gelida ma fortunatamente pare che sopra di noi ci sia il sereno.
Domani e' un'altro giorno, questa frase l’ha già detta qualcun altro mi pare.

3 aprile
Giornata pesante, come se le altre fossero state leggere. Ore 7,30 sveglia, colazione abbondante e via in metropolitana per times square dalla metro, passiamo al bus 42 e via al pier 83 dove c'e' gia' qualche mattiniero che aspetta per la cruise line. Imbarco, mezz'ora di attesa per caricare tutti i passeggeri e si parte, giornata bellissima ma freddina.
Il traghetto va verso lower manhattan e guardando un panorama unico si lascia alla sinistra il financial district e si prosegue per la statua della liberta'.
Giro, davanti alla statua della liberta' e ritorno verso Manhattan, panorama superbo e passaggio sotto il Brooklin bridge, proseguimento sotto il Manhattan bridge, il Williamsbourg bridge, passaggio davanti al palazzo dell'ONU e, prima del Queensboro bridge ci siamo girati per il ritorno sempre immersi in uno spettacolo eccezionale.
Livio continua a fare foto e fotografando le varie street che appaiono dall'acqua come dei tagli netti nella grande mela, torniamo al molo 83.
Discesa dalla nave salita sul bus 42, 4/5 fermate e immersione nella fiumana di gente che popola la 5 avenue, la 7 avenue e times square.
Ci fermiamo con altre 200 persone a vedere uno spettacolo di tre rapper neri guidati da un rapperone ancora piu' nero, sono decisamente esilaranti. Ballano finche' arrivano due polizziotti con due z uno per agente, che li fanno smettere e allora ci spostiamo di 10 metri dove c'era un altro assembramento e si girava uno spot della Cathay airways con macchina da presa su rotaia e ogni altro amenicolo.
Livio, per mettersi in mostra, avvicina un operatore anche lui nero e gli fa capire che se vogliono due italian stars noi eravamo disponibili. Al sentire italiani il regista alza la testa e ci dice che lui e' nato e cresciuto a Carisio vicino a Biella e adesso vive e lavora a NY.
Camminata o meglio, corteo fino al Rokfeller center dove entriamo e saliamo al 66 piano in un ascensore con il tetto trasparente che faceva vedere le luci e la velocita' dell'ascensore. Arrivati sulla cima del Top of the rock la vista, data l'altezza e la giornata, e' insuperabile. E ci risolve un grosso problema che e' quello dei grattacieli, mi spiego meglio, Livio ha la preoccupazione di non fotografarne qualcuno, e qui' facendo delle dosi americane di panoramiche sostanzialmente li prende tutti. Sempre originali, facciamo pure le foto tarre, tipo fotografre l'empire che mi buca il dito che gli ho messo sopra ecc.
Piccolo snack con panini portati appresso e un po' di frutta al 66 piano, un fast food, ma in una location da paura.
Scendiamo e veniamo intrappolati in un'altro assembramento e scopriamo di essere alla pista di pattinaggio del Rockfeller center.
Metropolitana e salto in albergo perche' Livio manco a dirlo ha finito le batterie della macchina foto. Qui' si gioca pesante con le fotografie.
Posati gli zaini e preparato il solito caffe' da un litro "la Lambuia'" noto slang monregalese per indicare bevanda annacquata ,che io, tra l'altro, trovo niente male,soprattutto quando fa freddo, con il bicchierone e la cannuccia ci riavviamo alla metro.
Il freddo qui non scherza con la corrente del labrador, il lato positivo che non mi pare esserci molto inquinamento.
Non solo la macchina fotografica fuma, ma anche le tesserine del nostro abbonamento 7 giorni della metropolitana e bus.
Tutte le volte che passiamo il tesserino nel lettore ottico delle porte girevoli della metro emette un lamento con accento americano come per dire ”adesso basta”.
Arriviamo ad Atlantic/pacific avenue dove al sabato c'e' un bel mercato delle pulci.
Qui' a Brooklin pulci poche, ma parecchia roba strana e vintage, ho controllato dei vinile che c'erano ma niente Beatles, solo Rolling, Petula Clark, i Pretender, Elvis, Dylan ecc.
C'erano anche banchetti di roba da mangiare e ci siamo presi una confezione di frutta gia' pulita e affettata tipo Buqueria di Barcellona. Veramente squisita, anguira, ananas, mango, papaia ecc.
Visita per Brooklin, bellissimo, la 5 th e tutte le stradine che la attraversano e che erano
i vecchi quartieri operai, adesso sono veramente deliziosi.
Cerchiamo un ristorante dove farci una bella steak, mangiamo, passeggiamo ancora un po' e poi prendiamo il bus 63 che dovrebbe portarci al ponte di Brooklin.
Ci lascia un po’ prima e ci incamminiamo al solito posto della skyline notturna, bellissima, ripassiamo davanti a Grimaldi pizza e ci sono ben 70 persone in coda; decisamente l'altra sera ci e' andata bene.
Attraversiamo il ponte, metropolitana e stanchi ma vivi, arriviamo in albergo dove dopo una veloce doccia eccomi qua' a scrivere.
A domani.
Dalla lettera di bruno ai torinesi

3 aprile
Si a ben vedere dovremo pensare a una eventuale risuolatura delle scarpe.
Colazione, metropolitana, breve sosta a Central park e poi di nuovo metro fino ad Harlem.
Essendo domenica bisogna andare a cantare le lodi al signore, anzi a farsi cantare le lodi e allora ad Harlem alla Mother african methodist episcopal zion churc dove alle 11 iniziava una funzione gospel di ben 2 ore equivalente a circa una ventina di nostre messe. Dobbiamo dirlo a nonna.
A parte gli scherzi le due ore sono volate, c'erano 2 cori gospel e un organo pazzesco: nel coro piu' classico c'erano un tenore e una soprano veramente eccezionali l'altro coro piu' rock con batteria era anche questo molto bello sopratutto piu' vivace. Finita la cerimonia da Harlem abbiamo deciso di fare un salto al Bronx passando davanti allo yankee Stadium e proseguendo in mezzo a case molto squallide, ci siamo fatti a piedi la grand concourse, una Brooklin molto piu' popolosa e popolare. Qui' sono nati e cresciuti Colin Powell e Jennifer Lopez.
Dopo il Bronx, metropolitana fino a Little italy dove di italiano, oltre ad alcuni negozi che vendono prodotti italiani e alcuni ristoranti, non c'e' piu’ nulla, tutto territorio occupato da cinesi, loro sono molti di piu' di noi in tutti i sensi.
Allora Chinatown fin giu' sotto il ponte di Brooklin dove i cinesi aumentano e vendono cose sempre piu' strane, pesci secchi, radici di ogni tipo, verdure mai viste altrove.
Continuiamo a camminare sotto il ponte di Brooklin con difronte oltre il mare o Est river c'e' il quartiere di Brooklin e proseguendo arriviamo fino al pier 17 ormai molto turistico con le strade vicine e tutti palazzi ex magazzini, ben ristrutturati in mattoni rossi. Sicuramente qui’ hanno girarto un film.
Un po’ stanchi dobbiamo pero' andare a vedere gli orari del ferry per Ellis island, allora prendiamo il 15 verifichiamo gli orari c'e' ancora un po' di sole che domani ahime' non ci sara piu', facciamo alcune foto e cominciamo a pensare alla cena. L'idea e' di andare dagli Amish, si proprio loro quelli dei carretti che vengono dalla Pennsylvania. Ebbene loro hanno messo su’ una specie di Eately proprio nei pressi di ground zero e vendono ogni sorta di prodotti alimentari di qualita' tra cui molti italiani e c'e' anche la possibilita' di mangiare cibi caldi, freddi seduti a dei tavoli fatti da loro e a prezzi molto buoni. Per chi viene a new york saperlo e' una manna, scriveremo alla planet per segnalarlo questo posto lo avevamo trovato tre giorni fa quando siamo andati a ground zero e ci avevamo mangiato una papaya.
Quindi cena minestra (buona) salcicce (buone) e ben 3 kg di frutta preparata tagliata a pezzettini, fragole,melone, ananas, uva ecc il tutto per 32 dollari in due, 22 o 23 Euro, non male vero a New york!
Intanto abbiamo rivisitato ground zero dove i lavori vanno avanti tutta la notte. Secondo me i newyorkesi non si sono ancora ripresi del tutto dall’11settembre e passeggiando li attorno ci siamo fatti un'idea di quello che puo' essere successo per strada quel giorno terribile.
A questo punto decidiamo di fare una cosa che non andava fatta e cioe' ritornare in bus anziche' in metro. E' stato un po’ piu' faticoso ma ormai ci siamo abituati.
E ora siamo appena rientrati, finisco il diario mi bevo un the e a letto aspettando domani con la pioggia e andremo a vedere il MOMA.
Ah dimenticavo peregrinando dopo cena siamo capitati nella s. Paul church aperta, siamo entrati e c'era una funzione molto suggestiva solo con candele accese e canti.
Interessante la chiesa, il piu' antico monumento di new york ancora in uso del 1766 sfuggito all'incendio del 1776, quando e' stata inaugurata l'ospite d'onore era Giorgio Washington ed e' sopravvissuta all'11 settembre e si trova proprio da quelle parti.

4 aprile
Oggi titolerei il pezzo che, Ruggero Orlando, ve lo ricordate il vecchietto, alias Bruno vi propone da Nuova York, con il titolo di TRACCE. Di seguito capirete perche'.
Livio stamattina e' andato al museo dell'immigrazione io non avevo molta voglia di musei e allora ho fatto il newyorkese. Colazione, bus fino a Central park e poi altro bus il 5 che taglia in due la grande mela proprio sulla 5th avenue fino a Battery park.
Anzi ho fatto una discesa alla public library ma era troppo presto, apriva alle 10.
Breve fermata per vedere la Trinity church, veramente un gioiellino, dove nel cortile c'e' una scultura radice, grande, che un artista ha fatto prendendo spunto dal racconto che l'11 settembre un sicomoro che era nei pressi della chiesa e' stato trovato a isolati di distanza allora l’artista ha preso le radici dandogli un chiaro significato simbolico forte, ha fatto la scultura e l’ha posta nel cortile della Trinity.
Vedendo il traghetto per Staten island non ho resistito a fare un'altro giro per vedere NY dal mare.
Ritornato riprendo il 5 uptown che anziche' la 5 th, percorre la 6th e vado alla public library
Entro in questo bellissimo edificio e vado alla sala lettura giornali, chiedo se hanno Repubblica o la Stampa, mi dicono che oggi c’è solo il Corriere e seduto in un ambiente di altri tempi mi sono letto il newspaper.
Continuando a girare per questa immensa biblioteca vedo un computer e digito svogliatamente il mio cognome MARABOTTO e mi compare Marabotto Giuseppe "un prete in galera" ovvero il libro che nostro zio aveva scritto nel 1953 l’anno che sono nato io. Chiedo se si tratta di una recensione e la ragazza al bancone mi dice che se voglio c'e' proprio il volume e gentilmente mi compila il form.
Mi manda al secondo piano, consegno il foglio e dopo pochi minuti mi arrivano i due volumi della prima edizione de ''un prete in galera". Non vi dico l'emozione e capirete anche perche' il titolo della mia diretta stasera e' TRACCE. Un conto e' trovare questo libro alla biblioteca civica di Torino e un conto e' trovarlo alla P.L. di NY.
Avevo appuntamento con Livio all'Intrepid, una portaerei ancorata al molo che funge da museo con annesso un sommergibile e il concorde. Abbiamo visitato il museo e poi ho portato Livio a vedere la scoperta fatta alla public library.
Fatte le foto al libro dello zio decidiamo di andare nella sala computer internet, diamo un documento non essendo residenti a NY, e ci danno un’ora di computer dalle 5.
Aspettiamo il nostro turno e appena possibile mi metto a scrivere il diario. Il computer aveva qualche difficolta’ sul copia e incolla e anche nella spedizione delle email. Allora vado a chiedere informazioni, la ragazza giovane, di colore, in servizio in quel momento viene e si interessa al mio problema e per venti minuti tenta tutto quello che era nelle sue possibilita’ per aiutarmi a salvare quanto avevo scritto.
Purtroppo non ci siamo riusciti e ho poi rifatto il diario ma mi e’ rimasto impressa la disponibilita’ e l’attenzione riservatami, purtroppo non ho potuto non fare il paragone con cosa sarebbe successo in Italia con frasi del tipo Non so che dirle, mi dispiace, e io che ci posso fare. Che tristezza.
Cosi' anche un'altra giornata interessante e' trascorsa sotto un po’ di pioggia, ma qui' fa parte del gioco domani pare faccia bello e allora bici a Brooklin e dintorni.
Per Federico, mio figlio, facciamo un salto alla 6th all’angolo con la 53esima a fare le foto di questo angolo dove viveva un artista, ho letto su Wikipedia che l'angolo e' quello, dove viveva un cantautore cieco: Moondog.
Troviamo dei fiori appesi al traliccio che porta le indicazioni stradali, allora chiedo al venditore di borse che staziona lì all’angolo e mi dice che 2 anni fa una donna che anche lei aveva il banchetto in quell’angolo improvvisamente si e’ sentita male ed e’ morta.
Le bici non le abbiamo ancora affittate perche' pioveva e ieri avevamo il gospel.
Comunque NY e' stupenda sia per le luci, la modernita', l'efficienza ma anche per tutte le storie che ha dietro; pensate, fondata dalla compagnia delle indie e da commercianti olandesi, difatti qui' un po' di commerce or business c'e'.
Altra storia interessante, la costruzione del Brooklin bridge. Anno 1867, mentre da noi si era appena fatta l’unita’ d’Italia, l'ingegnere, produttore di cavi di acciaio segue la progettazione ed esecuzione del ponte e muore di tetano. Allora prende il posto il figlio (non perche' raccomandato) ma perche' anche lui era uno dei migliori ingegneri in America in quel periodo e muore anche lui, allora la moglie/madre si mette a studiare matematica e ingegneria e lo porta a termine. Eravamo appunto nel 1867 quando da noi si faceva l'unita' d'Italia.
L'Empire state building e' stato terminato invece nel 1931 quando mia mamma oggi novantenne aveva 10 anni ed è stato costruito in circa 430 giorni.
In realta' la storia dei grattacieli e' anch'essa interessante. C'era un tipo che costruiva automobili di nome Chrysler (non era Marchionne) che faceva a gara con un altro spaccone di wall street, gare della serie io ce l’ho piu' lungo del tuo e si mettono a costruire grattacieli e vanno avanti di pari passo nella costruzione volendo tutti e due fare il grattacielo piu' alto. Verso la sommita', il furbastro Chrysler nasconde un'antenna d'acciaio all'interno e quando Rockfeller finisce il tetto lui tira fuori l'antenna e tac il grattacielo piu’alto è suo.
10 anni dopo arriva l'Empire, costruito in, udite, 430 giorni, proprio come la nostra Salerno Reggio calabria e diventera' l’edificio piu' alto.
Noi dormiamo in un albergo nel Queens a tre fermate di metro da Central park. Il Queens e’ un quartiere di lavoratori ed entrare in metropolitana al mattino e' un'esperienza unica. E' come se uno entrasse in un mappamondo, un atlante: dal nero al vietnamita, al neozelandese, all'italiano al cinese (tanti) ecc e' una cosa unica e facendo tutti le stesse operazioni, le stesse cose sembriamo tutti uguali (sembriamo tutti uguali, in realta’ non e' proprio cosi').
Ma dalle farneticazioni di Bossi siamo veramente lontani mille miglia, di padani pochissimi anche perché io che teoricamente sarei un padano preferisco dichiararmi italiano.
L’altra cosa unica da vedere e' la quantita' di gente nella metropolitana e sulle strade, solo Londra e Parigi assomigliano in modo vago, ma niente di simile. Se tutta la gente che c’è in metropolitana d’improvviso salisse in superficie la metropoli si bloccherebbe.
Costruendo grattacieli, dal materiale di scavo, la superficie di Manhattan e' cresciuta del 30%.
Be adesso basta, vi lascio e vado al MOMA.

5 aprile
Colazione, metropolitana e sosta all'apple store in 5th all'angolo con Central park. Ho cercato di inviare alcune e mail da li, ma ho l’ipad è troppo complicato per me o semplicemente visto che l'avevano toccato migliaia di persone il touch screen e' diventato un battere altrimenti non succede niente.
Comunque bello il cubo di vetro con la mela e il salone al quale si accede con una scala dalla 5 th Girato l'angolo siamo andati al MOMA. Una quantita' di gente impressionante, comunque visita ai Picasso, Monet, Miro', Matisse ecc e poi al design con la caffettiera Bialetti e la mitica vespa 150 progettata da Celestino d'Ascanio.
Ah non vi ho detto la novita', anche oggi c'era il sole, allora di corsa a noleggiare la bici da Mybikeheven prendendo il bus e facendo due passi a piedi (qui' costavano meno).
Affittate le bici ci siamo portati al Central park dove facendo lo slalom tra gli scoiattoli, abbiamo girato in lungo e largo il parco in questa, finalmente tiepida, giornata primaverile
Siamo andati a fare le foto sopra IMAGINE di buonanima. Un piccolo panino per sopravvivere e giu' fino all'Hudson river che poi e' mare comunque lasciamo perdere, vuoi mica metterti a discutere.
Abbiamo costeggiato tutto l'Hudson fino alla punta di Lower manhattan, piccola sosta e poi sotto il ponte di Brooklin. A questo punto abbiamo deciso di scalare il Brooklin da sopra, un vero gran premio della montagna, alcune foto e giu' dall'altra parte verso Brooklin per poi ritornare dal Manhattan bridge. A questo punto non ci rimaneva che pedalare decisi per portare i tempo le bici.
Allora giu' in mezzo ai cinesi fino a raggiungere la ciclopista che costeggia il mare. Pedala e pedala siamo arrivati al palazzo dell'ONU e da qui' ancora 20 blok e siamo arrivati a consegnare le bici.
Totale dai 25 ai 30 km.
Consegnate le bici siamo tornati in centro: Livio alla Central e io a Times square per vedere al tkts se si trovavano ancora biglietti per un musical. L'appuntamento era per la cena dagli Amish alle 7 e alle 7 in punto eravamo a cena.
Sempre buono il cibo, riso, pollo, yogurt e i soliti 2kg a testa di ottima frutta varia e pulita uva, anguria, melone, papaia, mango ecc.
Stasera abbiamo deciso di ritornare presto, quindi subito dopo cena, metroplitana linea 1 poi linea N ed eccoci qui', vi saluto, sono le 9,30 e vado a dormire

6 aprile
Giornatona, affitto bici, sole splendente e via.
Queen waterfront fino a Broooklin, Dumbo (non è un elefante ma è il Downunder Manhattan bridge overpass) fermata ad ammirare la skyline di Manhattan. Proseguiamo su una ciclabile waterfront fino ad arrivare al, vecchio porto principale di New york il Red hook dove hanno girato il film “fronte del porto” con Marlon Brando. Enormi edifici di mattoni rossI e serramenti spessi neri in legno, edifici alti anche 20/30 metri; questi erano i magazzini delle merci che salivano con degli argani posizionati sul tetto che tiravano su delle piattaforme che scorrevano in apposite guide per distribuire la merce al piano desiderato. Veramente un posto suggestivo.
A questo punto ci incamminiamo verso il Verrazzano bridge, purtroppo e' lontanissimo e c'e' un traffico pazzesco, allora decidiamo di non andare, anche perche' si puo' solo vedere da sotto, le bici non possono passare, e il ponte e' a pagamento, per le auto.
Allora ci dirigiamo a Brooklin che e' un bellissimo quartiere pieno di gente e negozi e case vecchie alcune molto belle.
Attraversiamo tutta Brooklin per arrivare al Manhattan bridge e attraversare l'Est river che e' mare, ma non stiamo a discutere, e arrivare a Manhattan. Il Manhattan bridge e' veramente bello, meno vecchio e turistico del Brooklin bridge ma ha una ciclabile da favola, che ti fa planare nella seconda meta' del ponte, direttamente su Chinatown. E'come se scendessi con un paracadute su una moltitudine di cinesi che si affannano a vendere delle cose impossibili, verdure stranissime, radici secche di ogni tipo, pesci vivi, morti e secchi e se potessero te li venderebbero anche liofilizzati.
Ci portiamo sul water front per andare al pier 17 e finalmente c'e un po’ piu' di tranquillita', anziche' le decine di migliaia di cinesi ci sono solo piu' alcune migliaia di persone di ogni parte del mondo Un posto ideale per rieducare uno come Bossi.
Decidiamo di andare a fare merenda dagli Amish, ma anziche passare da Battey park, decidiamo di intrufolarci con le bici in mezzo alle stradine del financial distric, wall street, dove Livio fa le ultime (si fa per dire) foto al toro.
Io penso che tra i suoi trascorsi di bancario e le foto fatte al toro in tutte le parti del corpo ci sia una qualche relazione.
Arriviamo da Amish, che noi usiamo ormai come punto di riferimento anche solo per andare ai servizi, facciamo merenda e ci dirigiamo verso Central park percorrendo la 7th avenue. Un tiro di 15 minuti in mezzo al traffico di taxi e a una moltitudine di gente pazzesca. Non facendo pero' la ciclabile costiera ma tutta la Huston che poi diventa la 7th avenue.
Sulla ciclabile in mezzo a una moltitudine di taxi e a un impressionante numero di persone
Arriviamo a Columbus circle e ci infiliamo in central park lo attraversiamo tutto e ci portiamo all'altra estremita' e andiamo a fare un giro ad Harlem. Prendiamo la Malcom x, larghissima, tutti rigorosamente coulored, molte chiese, dove alla domenica si cantano i gospels e incomincia a piovere. Veramente le prime gocce c'erano gia' a central park ma abbiamo fatto finta di niente. Livio fa ancora alcune foto a delle belle vecchie case di Harlem e iniziamo il ritorno. Anzi decidiamo per un ultimo passaggio da buonanima dove c'e' sempre un assembramento di gente che posa dei fiori coloratissimi. E' impressionante che ragazzini di 10 - 15 anni che si raccolgono in meditazione davanti al ricordo di una persona che e' morta molto prima che loro nascessero. Diciamo che il vecchio John, una TRACCIA l'ha lasciata.
Ormai piove deciso, ci addentriamo in Central park per arrivare alla 5th avenue, alla mela, tanto per intenderci quella della Apple e prendiamo una strada praticamente bloccata da macchine, noi andiamo sempre avanti mentre gli altri stanno fermi e arriviamo a imboccare il Queensboro bridge. Ultime pedalate per arrivare sulla sommita' del ponte dove si vedono una moltitudine di case di mattoni rossi, perche' questo e' un quartiere di lavoratori e poi giù nella discesa dove rilasciamo le bici all'ispanico che ce le aveva affittate. E' stato onesto 60 euro due bici con ottimi cambi, una nuova di zecca, per tutta la giornata. Ho trattato ancora un pò e mi ha tolto le tasse il 17%.
Torniamo in albergo e vi sto scrivendo questo racconto da nuova york come diceva il vecchio Ruggero Orlando con la erre strisciante.
Domani lasceremo l'albergo per l'aeroporto alle 17,30. Domani cosa facciamo?
Faremo probabilmente un riassunto dalla top ten di NY per esaurire definitivamente l'abbonamento Metro.

Last day
Sveglia, colazione, metro.
Ultimo giro a Staten Island. Poi a piedi risaliamo Manhattan,la Broadway, Union square, molti scoiattoli, panino sulle panchine immersi negli alberi che mettono su le prime foglie.
Livio rientra in albergo per prepararsi psicologicamente alla partenza io proseguo nella camminata e arrivo fino a central park passando per la 5th dove entro a curiosare nella S.Patrik Church.
Veramente bellissima, saluto questo angolo di NY che ormai conosco come le mie tasche, salgo sulla metro, albergo, ritiriamo le valigie e via verso jamaica station, proseguiamo con l’air train per JFK. Imbarchiamo i bagagli, un po’ di attesa e partenza per Madrid dove arriveremo dopo 8 ore. A Madrid abbiamo ben 6 ore da far passare, allora prendiamo il bus fino in centro a Plaza Cibele e cominciamo a camminare per plaza mayor, palazzo reale, la cattedrale (chiusa), Plaza de Espagna con Don Chisciotte e il fido Sancho Panza, proseguiamo per la gran via e ritorniamo a plaza Cibele.
Bus, aeroporto,attesa con giochino che consisteva nel farci andare dal gate 89 al gate 85 per poi tornare all’89 e di nuovo all’85, diciamo che non avevano le idee chiarissime sul volo per Torino.
Alla fine chiarite le idee si parte con un’ora e qualcosa di ritardo e dopo due ore siamo a Torino dove Federico con la vecchia panda e il giovane Indy (il suo cane) è venuto a ritirarci.

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