PREMESSA DELLO STAFF
Per quanto inconsueto (o forse proprio per questo!), ci fa piacere pubblicare questa breve ma intensa testimonianza di Adalberto Buzzin su una terra della quale le cronache riportano in prevalenza gli aspetti negativi.
Conosciuto e apprezzato per i suoi viaggi in Siberia già relazionati sul sito, questa volta Adaberto si è recato in Albania, da lui ben conosciuta, per accompagnare due giornalisti in un reportage sul Kanun, un'antica legge medioevale tuttora in vigore in quel Paese.
Questi sono i suoi appunti, sintetici ma vividi, raccolti "sul campo".
Per noi un'altra dimostrazione, al di là di questa o quella tipologia di viaggio, che su Ci Sono Stato "si fa cultura".Villaggi senza nome o sperduti sulle montagne albanesi, il Paese delle aquile, dove sembra il tempo si sia fermato.
Scopo del viaggio era saperne di più sul Kanun, una tradizione che si perde nella notte dei tempi. Quando una famiglia subisce un omicidio si deve vendicare - legge d'onore, legge di sangue - quindi inizia una battaglia vera e propria: la famiglia che ha ucciso si chiude in casa e non esce più, la vendetta viene fatta su tutti i familiari per le prime 24 ore poi solo (così dicono loro) "sulla famiglia dove l'omicida mangia", cioè dove vive con il suo nucleo familiare.
Anche i bambini devono stare chiusi in casa e una maestra si reca tre volte la settimana per insegnare, qualche volta giocano in giardino ma con molta attenzione, perchè i telefonini (in Albania ce ne sono molti) possono aiutare e facilitare il tutto. Le donne non vengono toccate e neanche le bambine, ma anche loro sono chiuse in casa, perchè potrebbero essere molestate.
Per una vendetta possono passare anche 50 anni, ma prima o poi la si fa.
Sotto il regime comunista il Kanun aveva subito un duro colpo, ci pensava la legge a provvedere, ma con il crollo del regime tutto è ricominciato e le famiglie che dovevano vendicarsi lo hanno fatto, perchè devono essere loro a completare la vendetta, non lo stato o la legge.
Adesso la situazione è ancora viva; ci sono i conciliatori, chiesa, associazioni, stato, missionari e opere caritatevoli che cercano di pacificare le due famiglie, ma poche accettano la pace. Ho visitato una famiglia dove ci sono stati sei omicidi quindi sono coinvolte sei famiglie: come si fa? qui sarà impossibile.
In un'altra famiglia intervistata, questa doveva vendicarsi: la moglie perdonava ma il figlio no. Alla domanda "perchè non scappate?" loro rispondevano che i figli maschi devono restare per la vendetta, sarebbe un disonore scappare...
Le case sono povere e onestamente pulite, l'ospitalità e il sorriso sono unici e sinceri, si resta commossi a sentire queste storie e mi domandavo perchè i bambini devono scontare una colpa non fatta. Questo è il kanun, la nostra legge.
Il maschio deve restare, per l'onore, per la famiglia e la vendetta.
L'assassinio incombe ogniqualvolta viene meno la pratica del rispetto, anche in occasioni banali e per cose futili; la vita assume un valore leggero lasciando posto comunemente al macabro utilizzo della violenza. Una volta vendicato l'onore offeso le famiglie si rinchiudono in casa, tutti i figli maschi vi rimangono con la paura della vendetta di sangue e la speranza che qualcuno riesca a fare da riappacificatore.
La terra verrà quindi lasciata incolta e gli uomini perderanno il lavoro, mentre le donne continueranno ad accudire il bestiame, i bambini finiranno per essere inconsapevolmente travolti dal peso delle tradizioni, tanto da non poter più uscire, schiavi delle loro mura domestiche come di una prigione.
Gli anni bruceranno la loro infanzia e poi l'adolescenza, così senza alcun diritto, privati di ciò che di più elementare si possiede, il diritto alla libertà.
Bambini che cresceranno con molteplici traumi psicologici ed enormi difficoltà nel relazionarsi, che avranno il sogno di poter conoscere il mondo, di andare a giocare con il vicino nel prato di fianco a casa, custodi del sogno di imparare a scrivere almeno il loro nome, maturando giorno dopo giorno l'idea di quanto siano utopici i loro pensieri.
Dura la vita, il tempo forse sarà dalla loro parte, le giovani generazioni potranno fare molto per il loro Paese che cambia, per una vita migliore, serena e tranquilla.
L'Albania lo merita, la sua gente anche.
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Il Kanun albanese, un salto indietro nel tempo
Radicata in secoli di tradizione, un’antica e spietata legge continua ad improntare la vita quotidiana del Paese balcanico
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5 commenti in “Il Kanun albanese, un salto indietro nel tempo”
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Viaggiatore: stefanoM
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Conoscere la storia dei popoli facilita la tolleranza verso il diverso e l'ignoranza di chi non vuol conoscere favorisce la violenza! Complimenti, è molto interessante. 03/08/2010
hai perefttamente ragione
e bello vivere in italia.ma noi emigranti non dobbiamo mai dimenticare da dove siamo arrivati.non dobbiamo dimenticare la nostra storia,le nostre tradizioni,e la nostra ospittalita. mostrando sempre rispetto per le leggi e le tradizioni del italia in qui viviamo.
Il mio commento si riferisce non solo a questo viaggio ,ma in genere quando si parla dell'Albania essa viene definita come :la "Terra delle aquile" questa frase è molto bella,ma è frutto di un'errata interpretazione di Shqip( albanese ) e Shqiponjë e Shqipe ( aquila) i primi termini per designare segli albanesi furono: arbën-arbënesh- e poi nelle zone del sud albanese mutate in arbër e arbëresh , quest'ultimo termine dopo la diaspora è passato a designare gli albanesi arrivati in Italia e stanziati nel sud nel corso dei sec. XIV e XV, ma soprattutto dopo la morte di Skanderbeg. Il termine Arbanon (o arvanon ) usato dai greci per deisgnare il popolo albanese. Per ragioni poco chiare gli Albanesi hanno iniziato a definire se stessi come "shiptar" ( quello che parla allo stesso modo : shqiptoj significa pronunciare. Se si hanno altra inforamzioni a riguardo sarei ben lieto di essere contattato. Confrontarsi per migliorarsi non può essere che positivo. Antonio2007
Grazie all'autore e a cisonostato per aver voluto mettere in home page questo diario che ci fa conoscere una realtà così vicina e... così lontana!