Non potevamo scegliere meglio la meta del nostro viaggio di nozze: l’Islanda è nei cuori di entrambi da tanto tempo, e finalmente il nostro sogno si realizza.
Un primo dubbio riguardava il periodo scelto (aprile): seppure, soprattutto al nord, non abbiamo potuto effettuare tutte le escursioni scelte, a causa di un inverno anche qui eccezionalmente lungo, la bassa stagione ci ha permesso di risparmiare un po’ e di non aver bisogno di prenotare i pernottamenti (la scarsa ricettività di un paese poco popolato è al completo nella stagione “calda”). Abbiamo inoltre goduto di paesaggi innevati rari in altri periodi, ma non accessibili in inverno. Certo, molte attrattive aprono solo a giugno, ma in fondo in Islanda si va soprattutto per la natura.
Lingua e popolazione: no problem con l’inglese, parlato bene da tutti, dal fattore di uno sperduto paesino, al bambinetto. Gli islandesi hanno il tipico riserbo nordico, ma sono comunque molto gentili e disponibili; tanto per fare un esempio, in più di un’occasione telefonavano per noi ad altre fattorie o ristoranti dove eravamo diretti.Le temperature di questo aprile (particolarmente freddo anche in Italia) sono state, al sud, tra gli 8 e i 13°C. Le temperature più basse toccate sono state di -2°C al nord, ma eravamo in mezzo ad un altopiano, sotto la bufera di neve, quindi obiettivamente neppure così terribili! Il problema è il vento forte perenne, che obbliga l’uso di giacca a vento e cappellino anche se le temperature sono intorno ai 10°C. Noi abbiamo trovato 4 giorni di tempo nuvoloso, 3 di neve, 3 di sole (che dona colori veramente stupendi), provando un po’ tutti i climi.
Siamo al Nord, e le giornate hanno ritmi anomali per noi: in aprile il sole sorge verso le 4 e tramonta alle 22, permettendoci di viaggiare sempre alla luce, in quanto il crepuscolo è dilatato e non diventa mai veramente buio (anche all’1 di notte non si distinguevano le stelle).In 11 giorni siamo riusciti a compiere agevolmente il tour completo dell’isola, partendo e arrivando all’aeroporto di Keflavik, percorrendo ben 3650 km, che non ci sono pesati, grazie al cambio automatico di cui la nostra Corolla era dotata, al traffico inesistente (si guida abitualmente a centro strada), all’assenza di semafori e rotonde. È stato sicuramente un viaggio on the road, l’ideale per godere degli spazi immensi.
Indispensabile una buona cartina e una guida (Lonely Planet per noi)!
1° giorno: Reykjavik 50 km
All’aeroporto di KEFLAVIK ritiriamo l’auto e ci dirigiamo subito verso REYKJAVIK, dove passiamo una bella serata in attesa di conoscere la vera Islanda che domani ci aspetta!
2° giorno: Reykjavik – Geysir – Gulfoss 280 km
Un breve tour di REYKJAVIK e della chiesa di HALLGRIMSKIKJA, poi ci dirigiamo verso l’interno lungo la 35. Lungo la strada siamo attratti dalle numerose fumarole che sbucano dal terreno e da una grande quantità di vapore, che si rivela provenire dalla centrale geotermica di HELLISHEIDI, che visitiamo.
Dopo un veloce pranzo (panini preparati a colazione) andiamo al sito di GEYSIR, il campo geotermale con il geyser per antonomasia, che ha dato il nome al fenomeno. Non possiamo ammirarlo in attività, ma ci godiamo lo spettacolo del geyser STROKKUR, molto più turistico perché, al massimo ogni 6 minuti, produce un getto di 15-30 m: emozionante! Passeggiamo tra fumarole e pozze d’acqua limpidissima e rovente .
Più tardi raggiungiamo la cascata GULFOSS, un doppio salto di 32 m, molto possente; ha ancora molta neve alle sponde.
Rientrando verso la farmhouse scopriamo l’incredibile sito del vulcano spento KERID, riempito da un lago, ora ghiacciato. Alto come una collinetta, dalla strada agilmente si arriva in cima a piedi in 2 minuti.
3° giorno: Laguna Blu – Smaratun – Hvolsvollur 330 km
Dopo aver percorso una splendida strada costiera in parte sterrata (427), dedichiamo buona parte della giornata alla famosissima LAGUNA BLU. Con 9°C molto ventosi si sta veramente bene a mollo nell’acqua calda (38-40°), tra saune, cascatelle massaggianti, maschere di argilla e relax. Molto rigenerante.
Lasciamo la penisola del REYKJANES e in 2 ore siamo a HVOLSVOLLUR al complesso SMARATUN, una specie di hotel-agriturismo con maneggio, deserto, in mezzo alla campagna, dalla cui sala da pranzo domani godremo di una splendida colazione con vista panoramica su prati, monti innevati e cavalli liberi.
Lungo la 261 attraversiamo la pianura alluvionale, tra campi, maneggi e cime in lontananza. Nei prossimi giorni rimpiangeremo di non aver approfittato proprio in questa valletta dell’occasione di una passeggiata a cavallo. Come altre sere, in mancanza di alternative, ceniamo con una squallida pizza.
4° giorno: Seljandfoss – Skogafoss – Vik – Kirkjubaejarklaustur 335 km
Diretti a est, dalla Ring Road notiamo la cascata di SELJANDFOSS. L’ammiriamo sia da davanti che da dietro, grazie ad un umido e scivoloso sentiero che conduce ad una grotta dietro il getto.
Con il paese di SKOGAR entriamo nel regno di ghiaccio della costa meridionale. Abbandoniamo campi e pascoli per uno stretto lembo di terra tra ghiacci e mare. Ecco la famosa cascata di SKOGAFOSS, con un salto di 62 m. Salendo la scalinata ammiriamo il panorama dall’alto.
Dopo alcuni km di sterrato parcheggiamo presso DYRHOLAEY, l’altopiano roccioso con l’enorme arco di pietra. Raggiungiamo la splendida spiaggia nera tra faraglioni e gabbiani. Ancora più bella sarà la passeggiata da REYNISFJARA, spiaggia vulcanica ornata da incredibili colonne basaltiche simili ad un organo.
Nel centro di VIK I MYRDAL ci scaldiamo con un kaffi (normale caffè lunghissimo: a me tutto sommato piace questo caffè islandese per il suo aroma particolare) e passeggiamo lungo la costa. Questa zona ci piace moltissimo, ma è tempo di andare.
Ci spostiamo verso l’impronunciabile KIRKJUBAEJARKLAUSTUR, dove c’è un pavimento in basalto (KIRKJUGOLF) che emerge per 80 m2nel bel mezzo di un prato, che sembra davvero una distesa di piastrelle.
Vista l’ora tarda, ci fermiamo al LITLA-HOF: un nugolo di case in mezzo al niente, dove le lingue del ghiacciaio si incuneano nelle valli rocciose che sovrasta. Il primo sole islandese del nostro viaggio ci saluta, con un lungo tramonto. Caratteristica la chiesetta con tetto in torba e il cimitero. Oggi cena vera con stufato di agnello.
5° giorno: Jokurllsarlon - Hofn – Egilsstadir 460 km
Riprendiamo la Ring Road alle pendici del VATNAJOKULL. Ci fermiamo a JOKURLLSARLON, la laguna glaciale che ci incanta. Trascorriamo un po’ di tempo passeggiando lungo la laguna ed ammirando gli iceberg che impercettibilmente si dirigono verso il mare. Purtroppo in questo periodo non è disponibile il tour sul mezzo anfibio.
Pranziamo sul mare di HOFN. Riprendiamo il lungomare su una strada stretta tra cascate di ghiaia multicolore e il mare, lungo spettacolari fiordi. Scorgiamo qualche renna e molte oche selvatiche. Tocchiamo altri 2 borghi di pescatori: DJUPIVOGU0 e BREIDDALSVIK. Poi ci dirigiamo verso l’interno tra valli innevate. Per buona parte della strada siamo nella bufera e tocchiamo la temperatura di1°C.
Dormiamo a EGILSSTADIR alla farm-house SKIPALAEKUR. Cena alla stazione di servizio.
6° giorno: Krafla - Hverir – Husavik 415 km
EGILSSTADIR non è certo una bellezza essendo un nodo di trasporti regionali e la lasciamo senza rimpianti. Prima di partire, però, la signora della fattoria ci fa visitare un puledrino nato quella notte stessa!
Ora attraversiamo un altro altipiano in mezzo alla bufera (scendiamo a -3°C); saliamo alle pendici del vulcano KRAFLA. A causa della molta neve, possiamo vedere solo il cratere di esplosione STORA-VITI, con un lago ghiacciato nel centro. Possiamo consolare le nostre curiosità geologiche nel campo geotermale di HVERIR, dove il paesaggio è letteralmente infernale: ci aggiriamo, soli, tra rumorose fumarole, depositi sulfurei, pozze di fango ribollenti, terra che fuma, puzza di zolfo. Ci teniamo ben all’interno dei sentieri segnalati, qui anche la nuda terra può arrivare a temperature considerevoli!
Mangiamo i nostri panini sulle sponde del lago MYVATN. Dopo una visita alla chiesetta di GRENJAJARSTADUR troviamo alloggio all’hotel RAUDASKRIDA sulla 85.
Ci dirigiamo subito ad HUSAVIK per informarci per il whale-whatching, ma per i prossimi giorni non sarà possibile a causa del brutto tempo e del mare mosso. I musei del paese (cetacei, fallologico, regionale) sono purtroppo chiusi. Proseguiamo un po’ verso nord per toccare quello che per noi sarà il punto più settentrionale mai raggiunto. Durante una manovra l’auto si impantana nella neve, ma subito 2 divertiti uomini del posto in maniche di camicia (noi ben chiusi nella giacca a vento!) la trainano col loro trattore.
Ceniamo ad Husavik con ottimi zuppa di mare, merluzzo, trota e gelato.
7° giorno: Godafoss - Myvatn - Akureyri – Sandarkrokur 340km
Nevica. Diretti verso il lago Myvatn, ci fermiamo ad ammirare la maestosa cascata degli dei, GODAFOSS. Il lago MYVATN è parzialmente ghiacciato, le sponde innevate. L’unica zona che possiamo apprezzare anche con la neve e la scarsa visibilità è il campo di lava di DIMMUBORGIR: percorriamo un suggestivo sentiero tra strane formazioni, crepacci, archi ed insidiose pozze ghiacciate. Nevica forte e ci dirigiamo volentieri verso i bagni termali di Myvatn (2 ingressi 23€). È la risposta settentrionale alla Laguna Blu, e ci piace ancora di più: siamo soli, in 3 livelli di piscine e sauna, acqua fino a 42°C mentre ci nevica in testa (3°C) , vista che spazia dal vulcano Krafla al cratere di Hverfell al lago Myvatn.
Ad AKUREYRI facciamo un po’ di shopping. Proseguiamo fino a VARMALID, dove troviamo la farm LAUFTUN in SEYLUHRREPPUR, con pecore e cavalli. Il cielo si è un po’ aperto e ci godiamo questa ampia vallata con i monti innevato che la contornano.
Dopo una sosta alla famosa GLAUMBAER (ricostruzione di complesso di edifici e fattorie con tetto in torba), ceniamo a SANDARKROKUR con zuppa vegetariana, pesce al forno, merluzzo e dolci.
8° giorno: Hindisvik - Fiordi Occidentali 600 km (!!)
Imbocchiamo la 711 e ci apprestiamo ad esplorare la penisola di VATNSNES. Ammiriamo i faraglioni di HVITSERKUR; dopo una lunga camminata fino ad un tratto di mare lontano dalla strada, finalmente scorgiamo una quindicina di foche curiose. Qui a HINDISVIK c’è il sito di riproduzione della più grande colonia di foche d’Islanda. Infreddoliti ma molto soddisfatti, rientriamo sulla 1.
Decidiamo di estendere la visita anche ai fiordi occidentali. Alle 17.30 siamo a REYKHOLAR dove vorremmo pernottare, ma non è possibile (non avevamo prenotato, scioccamante visto che è isolata). Il gestore è gentile e chiama la farmhouse successiva per comunicare il nostro arrivo, ma mancano altri 140 km. Ci aspettano 2 ore e mezzo di strada spesso sterrata, tra magnifici fiordi che però per la stanchezza non apprezziamo appieno. Indimenticabile è un tratto di 2-3 km molto esposto e che, essendo in quota, è spazzato dalla neve alzata dal vento, pur essendo sereno. C’è addirittura un piccolo rifugio d’emergenza rosso in mezzo al nulla, per qualsiasi evenienza. Sono talmente terrorizzata dalla visibilità pressoché nulla da non riuscire neppure a scattare una foto.
Finalmente arriviamo alla RAUSDALURA a BARDASTROND, poco ospitale, con stanze fredde e con colazione scarsa (l’unica farm poco soddisfacente del nostro viaggio), ma con una vista davvero magnifica a un passo da mare. Ci attende un’altra brutta sorpresa: il posto più vicino per cenare è PATREKSFIORDUR, altri 50 km più a nord. È un paesino incantevole, affacciato su un placido mare in cui sta tramontando il sole (alle 22.05 si tuffa nel mare!). L’unico ristorante è chiuso e ingolliamo una pizzetta fredda in un negozio. Esausti andiamo a nanna.
9° giorno: Snaefell 390 km
Eviteremmo volentieri il lungo tragitto che manca per la prossima tappa, ma il traghetto che porta alla penisola di Snaefell non è attivo in questo periodo. Ennesimo ma ultimo imprevisto: il distributore più vicino è chiuso e ci mancano 135 km al prossimo! Saranno percorsi quasi tutti in riserva, sotto un vento fortissimo, per la stessa strada di ieri sera. Finalmente gli avventurosi fiordi occidentali sono terminati e la Corolla ci porta vittoriosi al rifornimento. Solo ora comprendiamo l’utilità delle tanichette di pochi litri di benzina che vendono, e di cui non ci eravamo provvisti.
Eccoci finalmente nella penisola di SNAEFELL; il tempo sereno rispecchia il nostro sollievo. Tocchiamo OLAFSVIK e siamo nel parco nazionale di SNAEFELLJOKULL, dove è ambientato l’inizio del “Viaggio al centro della terra” di Verne. Dopo IRSKIBRUNNUR (= pozzo irlandese, con un cranio di balena come architrave e resti di balena poco oltre), siamo a SKARDSVIK, una colorata spiaggia con sabbia dorata contrastata dalle nere scogliere. Deviamo fino al faro giallo di FALKI, il punto più occidentale toccato nel nostro viaggio, attraverso un campo lavico e con vista sul cratere vulcanico di VATNSBORG. La vera sorpresa è però DJUPALOSSANDUR, la spiaggia nera con i faraglioni rocciosi, insolitamente priva di vento e piena di attrazioni: le storiche pietre di sollevamento usate dai pescatori per saggiare la forza degli aspiranti uomini di mare (chi alzava quella pesante circa 54 kg era ritenuto gracile), i relitti del motopeschereccio inglese Eding naufragato nel ’48, la pozza d’acqua dolce con l’arco roccioso GATKLETTUR.
Pernottiamo alla guesthouse SNJOFELL di ARNASTAPI, un villaggio su un mare splendidamente blu. Ceniamo nel suo ristorante con tetto in torba e ci togliamo un po’ di sfizi ittici: insalata con salmone, zuppa d’aragosta, pescato del giorno gratinato.
10° giorno: Snaefell – Pingvellir 360 km
Uscendo da Arnastapi scorgiamo la lunga scarpata di colonne basaltiche GERGUBERG ed il vulcano ELDBORG a forma di portauovo. Ci dirigiamo verso sud a visitare BORGARNES e AKRANES perché segnalate dalla guida, ma sono deludenti cittadine. Attraversiamo il tunnel di HVALFJORDUR e ci dirigiamo verso il parco nazionale di PINGVELLIR. Il cielo è limpido e godiamo di un’ottima vista sull’intero lago PINGVALLTN, il maggiore d’Islanda. Passeggiamo nelle paludi tra anatre selvatiche e pernici, passiamo in mezzo alla fenditura che divide le zolle atlantica e europea, vediamo la prima sede dell’ALPING, l’assemblea nazionale dal 930 al 1271. Di questo primo Parlamento “democratico” del mondo in realtà si vede un anfiteatro naturale, era all’aperto.
L’ultimo pernotto è a EYRARKOT in KJOS, panoramico. Ultima cena in un fastfood e ultimo tramonto sul fiordo.
11° giorno: Keflavik 82 km
Raggiungiamo KEFLAVIK e lasciamo l’auto. Si torna a casa!
Rimpianti/motivi per tornare
Una passeggiata a cavallo in campagna
Whale - whatching
Fare scorta di salmone
Un po’ di tempo sereno al nord e una serie di attrazioni saltate a causa della neve
La cascata di Svartifoss
Qualche gita nell’interno (es. Landmannalaugar)
L’aurora boreale delle gelide e lunghe notti invernali
Il sole di mezzanotteAbbiamo sempre alloggiato in farmhouse, pagando 44 € a notte a testa in doppia con bagno e colazione, comprando in Italia degli open voucher validi in un circuito di fattorie di cui avevamo una guida.Beh, non si va in Islanda per la buona cucina, ma può essere utile togliersi qualche sfizio ittico: salmone, aringa e merluzzo la fanno da padroni, con prezzi pari o inferiori a quelli della carne.
Un capitolo a sé meritano le abbondanti colazioni che ci venivano servite, con vari tipi di pane e cereali, burro, marmellate, frutta fresca e secca, formaggi, affettati, pomodori, cetrioli, uova sode, ed il fantastico SKYR, uno yogurt più liquido e meno acido di quello che conosciamo. La proposta è sempre uguale in ogni posto tranne piccole varianti: una volta ci è stato offerto del salmone ed un’altra dell’aringa in agrodolce (ottima con il pane nero).
Noi buongustai capitiamo male in Islanda, perché molto spesso siamo costretti a mangiare nei fast food, in alcune località unico punto di ristoro nell’arco di molti km.
Come prezzi a testa ci aggiravamo sui 7-8€ nei fastfood e 20-30 nei ristoranti con menu costituito in genere da zuppa o antipasto e piatto unico.Volo Milano - Reykjavik con scalo a Copenaghen (tot 5 ore di volo).
Affitto di auto Hertz categoria 1 (Toyota Corolla con gomme termiche, cambio automatico, autoradio, 630 € per 11 gg): la categoria più bassa è più che sufficiente per un viaggio in due lungo la Ring Road, la Statale 1 che compie tutto il periplo dell’Islanda, e le sue numerose diramazioni asfaltate. Avevamo anche considerato l’idea di un fuoristrada 4x4, che ci avrebbe permesso di percorrere anche le numerose piste sterrate, ma si tratta di itinerari che attraversano zone disabitate per centinaia di km, comunque difficoltosi da attraversare in periodi diversi dall’estate; gli alti consumi di un fuoristrada, inoltre, avrebbero creato problemi per il rifornimento (le stazioni di servizio sono rare, a volte chiuse fuori stagione). A causa dei tratti molto accidentati in cui, comunque, ci si può imbattere, si rende indispensabile l’assicurazione per danni accidentali all’auto!
Ho sentito di qualcuno che vuole visitare l’Islanda in pullman, ma non esistono trasporti pubblici, solo tour di un giorno che partono dai centri principali. E, nel valutare l’ipotesi bici, tenete presente l’onnipresente vento!