Ciao a tutti ragazzi, sono tornata! E' stato un viaggio molto interessante, diverso dagli altri effettuati sia per le modalità sia per i paesaggi e le persone incontrate. Sicuramente una realtà diversa dalla nostra, talvolta sconvolgente ma anche misteriosa e affascinante dove tutto è regolato dai riti voodoo e arcaiche credenze animiste. Persone molto allegre, generose, pronte a ballare, condividere e divertirsi ma anche inclini al litigio, al confronto fisico. Le esperienze più belle sono state quelle che casualmente si sono presentate in corso di viaggio.Un'Africa molto diversa da quella che conoscevo: diversa completamente dal nord, la zona magrebina, ma anche da quella turistica e dei parchi del Kenia. Sicuramente è l'Africa che preferisco sia per la gente sia per l'ambiente. Un'Africa che può essere girata tranquillamente per proprio conto anche con mezzi locali tranne nei villaggi delle varie etnie del nord dove sono necessari un mezzo a noleggio e una guida per chiedere il permesso di entrare nel villaggio. La guida dovrà anche fare le presentazioni al capovillaggio. Un rituale bello e intenso, per nulla finto.
Non so da che parte cominciare perchè anche i miei ricordi si accavallano e contrariamente a tutte le altre volte non ho scritto nulla sul mio quaderno di viaggio.
Questo viaggio ha avuto una modalità completamente diversa rispetto a tutte le altre volte: non è stato organizzato e gestito da me, viaggiavo con sconosciuti, altri si occupavano del dove e come si realizzavano gli spostamenti, i pernotti, le soste ecc. Per questo, nonostante le lunghe ed estenuanti ore trascorse seduta sul pulmino o in attesa di un visto in dogana non mi sono assolutamente stancata; non ho dovuto fare accordi, discutere, fare conti, contrattare ecc ecc. Ho anche conosciuto qualche persona in gamba e in grande condivisione con il mio modo di viaggiare.
Purtroppo però il rovescio della medaglia è stato dover rinunciare a tutte quelle opportunità offertecisi in corso di viaggio: feste improvisate, cene, balli, bagni, luoghi che volevo assolutamente visitare. Bisognava rispettare il programma e accontentare tutti. Peccato perchè un viaggio in queste terre più che delle mete fisse da raggiungere offre deviazioni inaspettate. Qui, più che altrove, non è importante arrivare ma percorrere.
Diciamo subito che i paesi sono molto sicuri e sinceramente si può girare benissimo in coppia affittando auto+autista o al max anche con i mezzi pubblici (solo tra le città più grandi) disponendo di tempo. Le strade sono molto buone in Ghana, discrete in Benin eccetto alcune zone e malmesse in Togo. Anche ristoranti, bar, hotel si trovano senza troppa fatica.
Fra i tre il Ghana è il Paese che sta meglio e si vede: la gente è davvero solare, ci sono buone infrastrutture, girano più veicoli, non ho visto scene di denutrizione e fame. Segue il Benin dove c'è più povertà, specie verso nord dove il paesaggio è anche più brullo e arido: è la famosa brousse. Con l'harmattan, il vento invernale che soffia dal Sahara verso il mare, si levano particelle di sabbia e terra che offuscano l'aria e la rendono nebbiosa e irrespirabile. Irrespirabile anche perchè verso nord, specie in Togo e Benin, hanno una certa propensione per il fuoco; bruciano tutto: erba, spazzatura, alberi. Avevo letto che è un metodo di coltivazione ma non credo che sia solo così perchè ho visto fuoco appiccato dappertutto anche in zone dove non è possibile coltivare. Una notte ho visto una intera collina bruciare mentre ai suoi piedi il villaggio faceva festa.
Per questo motivo mi sento di mettere in guardia tutte le persone che hanno problemi respiratori e di asma, considerate che in alcuni momenti respirare è davvero difficile.
Andando verso sud invece il suolo diventa più coltivabile, le piogge innaffiano gli alberi, la sabbia scompare e appare un paesaggio più tipicamente tropicale. Le palme ornano le spiagge molto belle ma con onde degne dell'oceano sempre irrequieto. Non siamo mai stati in spiaggia con il costume a prendere il sole perchè non ce n'è stato il tempo e non ho visto nessuno farlo ma probabilmente solo perchè per loro è inverno. Ho visto però qualche bambino e uomo fare il bagno, completamente nudi.
Il Togo dei tre Paesi è il più povero, considerate anche che c'è la dittatura e tanti ragazzi sono costretti a scappare per sfuggire alla repressione. Ho avuto l'impressione che la gente sia un po' più triste e qui comunque ho visto molti villaggi con bambini denutriti.
Comunque come dicevo è possibile viaggiare in autonomia anche perchè sono tutti disposti a darvi una mano, un consiglio, un saluto. Non parliamo poi dei bambini! Non trovo aggettivi per descrivere la loro affettuosità, la loro dolcezza e tenerezza, in più di una occasione sono andata via con un nodo alla gola. Se avessi portato i miei bambini sarebbero morti di gelosia!
Sinceramente credevo, per sentito dire e per le letture fatte, che ovunque mi chiedessero cadeau, regali, bic, che mi offrissero insistentemente cose da comprare ecc., invece assolutamente nulla di tutto ciò! Nessuno mi ha chiesto mai nulla se non passeggiare mano nella mano, parlare un po'. Solo nei villaggi molto poveri i bimbi chiedevano con molta discrezione e sottovoce qualche cadeau. E qui si apre un dibattito che non finisce più. Per scelta personale non dò mai nulla per strada per evitare inviti all'accattonaggio. Anche stavolta avevo portato vestiti, giocattoli di gruppo, materiale scolastico lasciati tutti a personale di alcune associazioni di volontariato. Eppure non sono contenta. In Togo, a nord, i villaggi Tata Somba sono patrimonio dell'Unesco. Si paga un biglietto di ingresso ma gli abitanti sono poverissimi. Il turista paga, arriva in fuoristrada o pullmino e siccome ha pagato un ticket si sente autorizzato a fotografare a raffica tutto ciò che vede: persone, case, animali, momenti di vita intimi. Gli abitanti chiaramente si sentono violentati nella loro terra e giustamente chiedono qualcosa in cambio, un qualcosa che i turisti non vogliono dare perchè hanno già pagato il ticket. E allora? Bisogna dare e distribuire? Bisogna dire che no, noi non diamo nulla? Non lo so... però ho proprio l'impressione che si stia lucrando sulla pelle di questa gente che abita nella ''zona Unesco''
Andando in gruppo poi la problematica si amplifica: qualcuno distribuisce bic per poi dire all'ennesimo bambino che no, non ne ha più, qualcuno fotografa ad oltranza anche se gli hanno detto che non vogliono essere fotografati, qualcuno riesce a fare incazzare l'intero villaggio perchè pensa di essere a casa propria e così tocca andarsene un po' di corsa... diciamo che la sensibilità non è un dono che hanno tutti i turisti.
Argomento foto: i bambini si fanno fotografare in linea generale molto volentieri. Talvolta è impossibile farlo perchè si mettono in decine e decine davanti all'obiettivo, a 5 cm dalla macchinetta, alzano le mani, si spingono e poi tutti vogliono rivedersi per ridere insieme e prendersi in giro in questo gioco improvviso. Nei posti più visitati tipo Ganviè invece non vogliono probabilmente perchè sono fotografati dalla mattina alla sera e ne avranno le scatole piene. Come dar loro torto? Gli adulti invece di solito non vogliono e vi assicuro che è meglio desistere dal momento che di solito hanno tutti in mano un coltello o un machete e il no ve lo dicono a brutto muso. Se si mette via la macchinetta invece diventano davvero gentilissimi. Qualcuno invece si fa fotografare volentieri perchè poi vuole rivedersi nella macchinetta.
Il viaggio nasce e finisce ad Accra, capitale del Ghana. No, in verità il viaggio inizia sul volo aereo, pieno di nigeriani che tornano a casa: tutti si salutano, si parlano, ridono, bevono, per almeno un paio di volte si sfiora la rissa dove tutti prendono le difese dell'uno o dell'altro dei contendenti, tutti commentano come se fossero amici o parenti fra loro. Uno di loro ha dato fastidio ad una hostess perchè aveva bevuto ed è stato notato da un conterraneo: immediatamente è stato pesantemente redarguito e obbligato a sedersi dagli altri. Per la prima volta non ho ascoltato la musica nè visto film perchè tutto intorno accadeva di tutto. Guardandoli non potevo fare a meno di pensare che solo qualche giorno prima ne erano morti a decine in diversi attentati fatti nelle chiese cattoliche: i morti erano uomini, donne, bambini con l'unica colpa di essere cristiani e di essere andati alla messa di Natale. Lo scorso anno era accaduta la medesima cosa: chiese bruciate e cristiani uccisi in vari attentati in tutto il Paese. Li vedevo con la croce al collo, quasi tutti mostravano i segni del loro credo, una croce, una madonnina che in quella terra possono costare la vita.
Dall'aereo è impressionante l'immensità di Lagos. Il mio vicino mi dice con orgoglio che la capitale della Nigeria conta 15 milioni di abitanti ufficiali solo nella zona ''città'' a cui si aggiugono catapecchie, capanne, bidonville, senzatetto. E per l'ennesima volta penso che i paesi africani ricchi di risorse nel sottosuolo sono anche i più colpiti dalla miseria e dalle guerre.
Anche Accra è estesa ma nella notte si indovinano i diversi laghi e corsi d'acqua che le danno un aspetto più accattivante. L'afa si fa sentire: 30 gradi e altissima umidità, sembra quasi che voglia piovere!
Già dalla prima notte mi accorgo di essere in un Paese votato alla musica e alle danze: alle 5 del mattino siamo svegliati da uno stereo che a tutto volume - e intendo dire proprio a tutto volume - trasmette canzoni da disco music. Che sarà? Mah, sta di fatto che vanno avanti per circa due ore e a nulla serviranno i tappi per le orecchie!
La scena si ripeterà quasi tutte le notti: ovunque ballano, suonano, cantano con i tamburi o con gli stereo a palla, talvolta per tutta la notte, talvolta fino all'alba o dall'alba in poi. Capiremo che tutte le cerimonie tipo funerali, matrimoni ecc. sono accompagnati dalla musica per giorni e giorni interi. Dicembre/Gennaio è periodo di vacanza anche per loro e quindi si festeggia ancora di più.
Il viaggio proseguirà verso ovest e nord: Elmina, Cape cost, le Kintampo Falls, Kumasi, Tamale per poi toccare il nord del Togo con Kara e la zona dei villaggi Tata-Somba, proseguirà quindi verso il Benin con la zona dei villaggi Somba, e l'Atakora, Natitingou, le cascate Kota, Abomey con il suo regno delle amazzoni, Cotonou, Ouidah, Ganviè, Lomè e poi di nuovo Accra.
Insomma un giro ad orologio che vedrà due monete, due fusi orari, due lingue ufficiali diverse, tante, troppe dogane. In effetti se avessi potuto stabilire io l'itinerario avrei certamente visitato solo due Paesi perchè il tempo è stato troppo poco. Ore e ore trascorse sul pullmino e soprattutto alle varie dogane poichè non avevamo i visti e ogni volta toccava inventarsi qualche espediente per poter passare. Quindi un ulteriore consiglio che vi do è quello di munirvi di visto per accelerare i numerosi passaggi della frontiera. Tanto alla fine spenderete lo stesso ma ci guadagnerete in tempo e tranquillità.
Ma in questo viaggio non è importante la meta ma tutto ciò che capita lungo la strada. E sarebbe stato bello seguire gli inviti dei locali, partecipare alle loro feste, fare il bagno con loro sotto il getto delle cascate, organizzare una bella partita di calcio o pallavolo, ballare a ritmo sfrenato... qualcosa riuscirò a farla ma staccandomi con una compagna dal resto del gruppo.
Cosa mi è piaciuto di più? Cosa meno? È difficile rispondere. In assoluto mi sono piaciute le esperienze. Esperienze che non avevo mai fatto, magari avevo letto qualcosa ma non pensavo di poterle vivere.
Ad esempio mi sono imbattuta casualmente nel nord del Benin in un funerale di una persona abbastanza importante per quel villaggio. In realtà quando ho sentito i canti e la musica ho chiesto se fosse un matrimonio e invece mi hanno spiegato che era un funerale e che sarebbe durato tre giorni e tre notti. Non mi hanno permesso di entrare nel piccolissimo quartiere ma sbirciando vedevo una grande concitazione, gente che andava e veniva con delle stoffe. Mi hanno suggerito di aspettare perchè il morto sarebbe uscito in processione per la strada del villaggio. E così ho aspettato credendo di assistere ad una piccola processione con la bara come si usa da noi. Invece nulla di tutto ciò: la gente è uscita per strada cantando a squarciagola e dimenandosi a più non posso con una musica frenetica e ritmata a tutto volume. Guardando bene mi accorgo che almeno 5 o 6 persone tengono in alto qualcosa, qualcosa che viene issato, girato, abbassato, roteato... eh sì, era proprio lui, il defunto. Avvolto con delle stoffe o una stuoia aveva piedi e parte della testa scoperti. Lo facevano danzare come se fosse vivo e rendevano così l'ultimo omaggio a quel corpo che, sapremo in seguito, poteva essere stato anche disseppellito. In questa zona infatti i funerali sono l'evento più importante della vita. Tutti i risparmi vengono spesi per i funerali e se non ci sono i soldi sufficienti si aspetta fin quando non è possibile organizzare una festa degna di tale nome. In quel momento il morto può essere quindi disseppellito e gli si può rendere finalmente l'omaggio che si merita. Pensate che qui la vita media di una persona è di circa 45 anni!
Avevo letto di questi particolari funerali che fanno parte delle cerimonie animiste ma non credevo di riuscire a vederne uno. È stata una esperienza molto forte. Naturalmente è stato impossibile fotografare, mi tenevano d'occhio e se avessi solo accennato a prendere la macchinetta mi avrebbero linciato! Mi dispiace non avere neanche un ricordo di questo momento ma è giusto così, non si può fotografare tutto. In cambio ho avuto la possibilità di rimanere sulla strada potendo osservare da vicino quello che accadeva attorno a me.
Un'altra bellissima esperienza è stata quella della notte di Capodanno. Anzi due belle esperienze. Ad un certo punto della cena io e una ragazza ci siamo allontanate dalla tavolata perchè ci stavamo annoiando: ci dispiaceva che si sentisse gente cantare e ballare mentre noi eravamo chiusi in un ristorante anonimo. Allora siamo uscite in strada un po’ titubanti sul da farsi. Di fronte all'hotel c'era un piccolo assembramento di musulmani, seduti su delle sedie di plastica. Guardiamo meglio nell'oscurità e vediamo che in realtà si tratta di uomini e donne. Allora ci avviciniamo scambiando qualche saluto e subito si fanno avanti. Ci porgono due sedie e uno ad uno vengono a salutarci e a presentarsi. Si tratta di una associazione di volontariato che lavora per portare sollievo ai malati in ospedale. Parlano tutti sottovoce, ci indicano il presidente, il vicepresidente (donna), il tesoriere (donna), ecc. E' una scena davvero commovente, ci sentiamo davvero lusingate di tanta attenzione. Decidiamo di lasciare loro parte degli abiti portati dall'Italia. Non vi dico i ringraziamenti! E' la prima volta che personalmente vedo uomini e donne musulmani che siedono vicino e ridono e scherzano tra loro. Capiscono al volo che ci stiamo annoiando e che ci piacerebbe andare a ballare e quindi ci consigliano la festa che si sta svolgendo in una chiesa vicino. Ci assicurano che è divertente ed è aperta a tutti. Così assieme al gruppo, terminata la cena, andiamo verso la chiesa seguendo la musica.
Arriviamo sulla porta della chiesa e qui inizia un'altra strana esperienza. Proprio in quel momento la musica si era fermata, io che ero alla testa del gruppo mi affaccio per entrare e vedo una sala piuttosto grande gremita di persone di ogni età con le facce sudate, per terra tre donne, distese sul nudo pavimento e sembrano morte o svenute. Una specie di prete/santone con il microfono in mano parla di Dio e del diavolo. Spaventata mi fermo sulla porta ma il santone mi invita ad entrare e le donne con nonchalance si alzano e si rimettono in piedi come nulla fosse. Ci fanno spazio ma ci mettiamo in un angolo perchè non comprendiamo bene cosa succede. La musica che prima era tipo disco music diventa strana, ritmata, ripetitiva, un bum bum di tamburi che sembra di entrare in trance. La gente inizia a muoversi avanti e indietro di qualche passo, ripetendo le stesse parole, chi piano , chi forte, qualcuno chiude gli occhi, qualcuno inizia a roteare gli occhi, a roteare la testa, il santone anche lui ripete le stesse parole con il microfono a tutto volume, è una specie di coro dissonante, ognuno è concentrato su di sè ma è allo stesso tempo un tutt'uno con il gruppo. Nessuno osa tirare fuori la macchinetta fotografica finchè il prete non ci invita a farlo. Siamo comunque piuttosto titubanti perchè capiamo che questo rito cristiano è molto distante dal nostro modo di celebrare la messa e l'anno nuovo. Potrebbe accadere qualsiasi cosa...
È tutto un crescendo e finalmente (almeno per noi che iniziavamo a stare in ansia) inizia il conto alla rovescia. Evviva, finalmente mezzanotte, baci e abbracci, musica a tutto volume ballabile, tutti saltano, si salutano, ballano. E anche noi finalmente balliamo con loro questa musica bellissima, viva, allegra. Decine di bambine si stringono a me e mi seguiranno per tutta la notte.
Quando sarà il momento di andar via mi faranno quasi piangere: baci e abbracci, coccole, parole dolcissime sussurrate come se io fossi la loro mamma! ''Non andar via'', ''che Dio sia con te'', ''pregherò ogni giorno per te'', ''chiederò al Signore di proteggerti sulla strada'' ecco cosa mi dicevano, e intanto si stringevano a me, mi accarezzavano.
Nel frattempo il prete/santone continua a gridare con il microfono che Dio è buono, che bisogna combattere il diavolo ecc. e inizia l'ora della benedizione. In fila indiana tutti aspettano la benedizione che viene fatta con una generosa dose di olio non ben identificato sulla fronte e non solo. Molte donne fanno finta di svenire e sono prontamente sorrette da due o tre uomini addetti a questa azione. Un altro continua a pulire il pavimento e proteggere le persone (cioè quasi sempre noi) dalle piroette travolgenti di queste donne.
Chiaramente gli svenimenti erano finti ma non era finta l'intenzione. Voglio dire che le donne subito dopo aver ricevuto l'imposizione delle mani del prete e l'olio sulla testa fingevano di svenire o entrare in uno stato di incoscienza o trance e tutti sapevano che fingevano ma le loro intenzioni erano serie, cioè lo facevano seriamente. Una specie di teatro alla Stanislavsky. Naturalmente siamo stati invitati anche noi a ricevere la benedizione per il nuovo anno. Il prossimo Dicembre vi dirò se ha funzionato o no!
Ma che posto è? E' un posto di una genuinità disarmante, di una apertura al prossimo che non riusciamo ad immaginare. Si fa fatica a lasciarsi andare, a stringere tutte quelle mani, non siamo abituati noi occidentali ad un contatto fisico così stretto con gli altri. E quando finalmente riusciamo a contraccambiare non andremmo più via, è troppo bello amare ed essere amati in questa maniera così pulita, disinteressata. Purtroppo gli altri hanno sonno, la festa inizia a scemare è l'ora di andare... E' stato un ultimo dell'anno memorabile, non posso fare a meno di pensare che devo tornarci con mio marito.
Ho dei video di questa serata e al più presto ve li mostrerò!
Tutto ciò in Ghana.
Presto seguirà la seconda e ultima parte di questo appassionante resoconto. Sempre su Ci Sono Stato, naturalmente!