Sorprendente Sicilia: i Monti Sicani

Alla scoperta dell’interno dell’isola, con una serie di escursioni a cavallo fra le province di Palermo e di Agrigento

“…e non trascuriamo i Monti Sicani, questi sconosciuti”.
Questo fu quanto ci disse Giuseppe Ippolito quando, terminata l’indimenticabile settimana escursionistica del settembre 2009 nel comprensorio dei Monti Iblei, ci si consultava su quali mete approfondire nei futuri viaggi in Sicilia.
Parlo della ben consolidata consuetudine del CAI di Arenzano di trascorrere una settimana di fine estate nel meridione d’Italia, ambito nel quale da ormai nove anni ci appoggiamo a Naturaliterweb, cooperativa che opera nell’ambito del turismo sostenibile: oltre che fornitori di servizi (eccellenti!), i suoi soci/guide sono ormai annoverati nella categoria degli amici, con i quali è bello ritrovarsi da un anno all’altro.
Il citato Giuseppe Ippolito (per gli amici Ippo, per distinguerlo dal suo socio Giuseppe Geraci, per gli amici Ger), palermitano appassionato della sua Sicilia ed esperto geologo, gestisce Artemisianet, un consorzio che promuove il turismo naturalistico e culturale nelle varie zone dell’isola, operando anche di concerto con Naturaliterweb.
Sarebbero passati tre anni e, dopo le Eolie del 2010 e i Monti Lattari in Campania del 2011 (entrambi i relativi resoconti e numerosi video sono presenti su cisonostato), sarebbe giunto il momento di togliere quella “s” iniziale agli “sconosciuti” Monti Sicani. Proprio “i due Giuseppi” sarebbero stati le nostre valide guide - alternandosi nelle varie giornate - di un programma escursionistico di prim’ordine.

Mi sembra il caso di fornire una sintetica connotazione dell’area, attingendo dalla descrizione di Naturalierweb, che ringrazio.
I monti Sicani sono un vasto comprensorio a cavallo delle province di Agrigento e Palermo, in buona parte costituito da una fascia altocollinare intervallata da vasti pianori occupati da seminativi, incolti, pascoli, mentre la zona montana vera e propria (oltre gli 800 metri) è caratterizzata da pareti rocciose a strapiombo, costituite in maggioranza da gessi e stratificazioni antichissimi, in alcuni casi risalenti a 250 milioni di anni, e per questo saccheggiati negli anni ’60 e ’70 dai trafficanti di fossili. Abbastanza numerosi i rilievi oltre i 1000 metri (Rocca Busambra, 1613 m) e i complessi altorocciosi che ai visitatori infondono la sensazione di trovarsi nelle zone più aspre e desolate della Spagna, piuttosto che in Sicilia. Segnaliamo in particolare gli otto chilometri delle gole dell’alto Sosio. Ben sei riserve naturali sono comprese nei Sicani, segnaliamo: Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, Rocca Busambra e Bosco della Ficuzza. Ai margini, altre importanti riserve naturali, come Serre di Ciminna, creano una delle più importanti reti ecologiche siciliane, in intima connessione con il Parco delle Madonie e le riserve della fascia costiera.
Da qualche anno, in seguito alle pressioni di ambientalisti e studiosi, è in cantiere il progetto di istituzione del Parco regionale dei Monti Sicani, fortemente voluto per valorizzare il territorio e frenare la nuova emigrazione che negli ultimi anni ha ulteriormente spopolato questa zona.

Itinerario

Sabato 29 settembre 2012
La lunghissima giornata ha inizio con la solita levataccia: ritrovo alle 2,30 ad Arenzano per il trasferimento in pullman all’aeroporto di Malpensa, abbondantemente in tempo per il volo easyJet delle 7.00 che atterrerà a Palermo alle 8,30. Il sacrificio di alcune ore di sonno sarà ripagato con l’utilizzo pieno della prima giornata, dato che, incontrata la nostra guida Giuseppe Geraci, intorno alle 9,30 partiamo con il pullman riservato verso il punto d’inizio della prima escursione.
Già siamo stati informati della variazioni di programma: causa i recenti incendi che hanno devastato la prevista Riserva dello Zingaro, effettueremo un anello intorno a Monte Cofano, un’area protetta meno nota di quella programmata che comunque non ci deluderà.
Superate Castellammare del Golfo e Custonaci, alle 11,15 eccoci al punto d’inizio dell’escursione: una lunga spiaggia sabbiosa sulla quale incombe l’imponente piramide di Monte Cofano, alla base del quale percorreremo il giro completo in senso antiorario.
Il caldo umido, ben poco mitigato da un forte vento altrettanto caldo, non è il miglior viatico (non dimentichiamo che in pratica stanotte non abbiamo dormito) per lo strappo in salita di 300 metri che porta allo scollinamento sul versante opposto: siamo su un terreno un po’ brullo popolato di bovini al pascolo, mentre sulla nostra destra si notano le cave dalle quali viene estratto il pregiato marmo di Custonaci.
Dopo avere ammirato il vastissimo panorama verso il promontorio di San Vito Lo Capo che si estende dal versante opposto, ci attende il tratto più spettacolare: una gola fra due pareti rocciose verticali che si discende con numerosi tornanti su un sentierino immerso nella vegetazione mediterranea fra cui spicca il prezioso endemismo della Palma Nana.
Raggiunto il livello del mare, si arriva in pochi minuti alla pittoresca Tonnara del Cofano, luogo ideale per il pranzo al sacco.
Da qui in avanti il sentiero corre pianeggiante pochi metri sopra il mare, con belle vedute a sinistra sulle falesie di Monte Cofano e a destra sulla costa ricca di insenature. Chiudiamo l’anello intorno alle 16, ci concediamo una fresca birretta e con il pullman guidato dal “terzo” Giuseppe dirigiamo verso il luogo dei previsti primi tre pernottamenti. Si tratta dell’Alpe Cucco, un agriturismo ricavato dalla ristrutturazione di un insediamento rurale del 1890 composto da diversi edifici: situato alla quota di 980 metri ai piedi dell’imponente Rocca Busambra, si rivelerà eccellente sia per ospitalità sia per ristorazione.

Domenica 30 settembre 2012
La meta odierna è la Riserva Naturale Orientata Serre della Pizzuta. Non ci troviamo ancora nei Sicani propriamente detti, ma più precisamente nell’area nota come Monti di Palermo: insieme alla Pizzuta che è la cima più alta, essi comprendono anche Maja, Pelavet (m.1279) e Serra del Frassino (m.1310).
Lasciamo l’Alpe Cucco per raggiungere Piana degli Albanesi (m.660), zona di bilinguismo, e la chiesetta dell’Odigitria, punto di partenza dell’escursione.
Imbocchiamo un sentiero che sale con pendenza costante rasentando muretti a secco e grossi massi fra macchia mediterranea, conifere e i tipici agrifogli della Pizzuta. Un ultimo tratto in cui si procede con un po’ di fatica nella vegetazione incolta e molto compatta introduce a un pendio più dolce in cui ormai prevale la roccia: superate un paio di anticime e qualche elementare passaggio fra i massi, tocchiamo la panoramicissima cima della Pizzuta (m.1333, due ore e 30’ dalla partenza).
Consumiamo il pranzo al sacco in una sottostante insellatura, dopodiché intraprendiamo la discesa per il versante nordoccidentale, un tratto in cui sono di grande interesse storico e ambientale le Neviere (strutture peraltro esistenti anche nel nostro entroterra ligure): si trattava di grosse conche in cui la neve veniva compattata per ricavarne ghiaccio, di solito affiancate da un edificio (Casa Neviera) che fungeva da base per le attrezzature e il personale addetto a curare il procedimento. Il tutto, per quanto in abbandono, è tuttora ben riconoscibile e meritevole di una sosta.
Continuiamo a perdere quota su un’agevole mulattiera che offre ampi panorami sulle cime circostanti, fino a concludere l’escursione agli 850 metri di Portella della Ginestra: è questa la sella tra i Monti Pelavet e Kumeta, ma il luogo è prevalentemente noto per la strage del 1947 contro la folla radunata per la festa dei lavoratori del 1° maggio, con undici morti e numerosi feriti. Il contesto storico è la lotta dei contadini poveri e dei braccianti per la riforma agraria: i proprietari terrieri e la mafia, preoccupati dal successo delle sinistre alle prime elezioni del dopoguerra, contrastarono il movimento con omicidi di sindacalisti e con la strage di Portella, attuata dalla banda del bandito Giuliano schieratasi dalla parte degli agrari e della mafia.
Oggi sul luogo sorge una serie di cippi commemorativi del sanguinoso evento.

Lunedì 1 ottobre 2012
La parte iniziale della giornata è di stampo turistico, con meta il trecentesco castello di Cefalà Diana e le Terme Arabe. Del castello restano solo delle rovine, comunque suggestive per la posizione e il vasto panorama circostante; i vicini bagni arabi, molto ben conservati, sono così definiti per i decori interni in stile arabeggiante, ma secondo recenti studi sarebbe una struttura di epoca normanna (XII secolo).
Ci trasferiamo nell’area dell'escursione odierna, un anello che consente di apprezzare le principali emergenze naturalistiche e geologiche delle Serre di Ciminna: precisiamo che “serre” è il termine locale per definire i gruppi montuosi della zona. È un itinerario assai vario che raggiunge le Serre in corrispondenza della sella di quota 721 per proseguire in cresta passando dalla punta più alta (m.777) e chiudere poi l’anello tornando al punto di partenza in circa tre ore e 30’ complessivi.
In partenza da Contrada Santa Caterina, il primo tratto del percorso riprende un’antica mulattiera che consente il valico delle Serre in corrispondenza di contrada Cerami. Alla destra di questa sono subito visibili due ampie doline la più grande delle quali, in parte coltivata, ospita in inverno anche una raccolta temporanea d’acqua. Una volta valicato il versante, dal rilievo di m.680 che domina su Cerami si ha la vista più esauriente delle Serre: si possono infatti ammirare le imponenti pareti di gesso selenitico costituite da grossi cristalli geminati a forma di ferro di lancia, minerale del quale si trovano sul terreno numerosi campioni significativi.
Superata la vetta, si oltrepassa la stretta di Carcaci, altro valico storico tra i due versanti delle Serre, e proseguendo in cresta sull’orlo delle pareti di gesso si incontra la Grotta del Teschio: accessibile solo con attrezzature da speleologia, consta di un pozzo verticale profondo 10 metri che porta a una stanza con una finestra sulla parete esterna e prende il nome da un teschio umano incastrato in una fessura sopra l’ultima stanza.
Analogamente è per l’Inghiottitoio di Ciminna, la forma carsica più importante dell'area, che incontriamo a margine di una dolina proseguendo il nostro itinerario dopo aver abbandonato la cresta: l’accesso è costituito da un pozzo di 12 metri e la cavità poi continua tortuosamente per circa 180 metri.
Per chiudere l’anello si scende lungo il pendio, apprezzando ancora l’aspetto più spettacolare della zona, cioè il contrasto fra la dolcezza di questo versante e i vertiginosi strapiombi che precipitano su quello opposto.
Raggiunta con il nostro pullman Ciminna per l’abituale “sosta birretta”, dirigiamo poi alla volta di Vicari: l’abitato è dominato da un’altura con i resti del castello dell’XI secolo che visitiamo su appuntamento fissato da Ippo con il custode, ma abbiamo anche il tempo per una passeggiata fra le case tradizionali del suggestivo centro storico, nel quale si è piacevolmente immersi nei ritmi tranquilli della quotidianità di un paese del sud.

Martedì 2 ottobre 2012
Oggi niente avvicinamento stradale: dopo l’ultima colazione all’Alpe Cucco, l’ascesa alla Rocca Busambra - l’escursione la più lunga e spettacolare del programma - parte proprio dall’agriturismo. Per l’occasione, avremo per guide entrambi i Giuseppi (oltre al fedele Angelo di Naturaliter, sempre presente anche se non citato).
Il massiccio di Rocca Busambra presenta sul versante dell’Alpe Cucco una possente bastionata rocciosa che appare invalicabile, mentre da quello opposto risulta più “morbida” e quindi accessibile a ogni comune escursionista. Dopo un tratto nel folto del Bosco della Ficuzza, suggestivo per la fitta vegetazione di alberi secolari dalle radici contorte e una quantità di massi ammantati di muschio, l’ambiente si fa più aperto fino ai 1200 metri del Piano della Tramontana, già in vista della lastronata stratificata che adduce alla cima, ma rimane peraltro ancora lungamente nascosta: ci troviamo presto immersi in una densa nebbia e solo quando dista pochi metri vediamo il cippo sommitale (m.1613, tre ore esatte dalla partenza).
Per il ritorno, ci dividiamo in due gruppi: vista la scarsa visibilità, alcuni preferiscono rientrare dalla stessa via, la maggior parte prosegue invece l’anello e una schiarita sempre più ampia dà loro ragione. Un lungo tratto in discesa si svolge su terreno pietroso un po’ dissestato e senza segnavia, poi un ampio arco consente vedute grandiose su una serie di torrioni che caratterizzano il massiccio e richiamano le forme dolomitiche.
Toccate la Sella di Alpe Ramusa (m.1170) e la Fonte Ramusa, l’escursione ha termine alla Real Casina di Caccia: edificata nel parco della Ficuzza a inizio Ottocento per conto di re Ferdinando IV di Borbone, si caratterizza per una larga facciata rettangolare dalle linee neoclassiche dell’architettura siciliana, che prospetta su un curatissimo prato. All’intorno andò poi sviluppandosi il piccolo centro di Ficuzza.
Il palazzo è stato riaperto al pubblico nell’aprile 2009 come centro visitatori della Riserva Naturale di Ficuzza.
Ricompattati i due gruppi, è quanto mai gradita una sosta ai tavoli dell’unico bar per la consueta birretta (oggi gustiamo la locale “Corleone”, potremmo mai perdercela?). Ci trasferiamo poi in pullman a Palazzo Adriano, nelle cui vicinanze è situato il Casale Borgia, la struttura che ci ospiterà per tre notti: si rivelerà amichevole e accogliente, sia come alloggio che come ristorazione.

Mercoledì 3 ottobre 2012
Teatro dell’escursione odierna sarà la Riserva Naturale Orientata Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, uno degli ambienti naturali più variegati e ricchi di Sicilia, gradevolmente movimentato dalla presenza di vallate, gole, dirupi e radure: un ambiente di natura calcarea, attraverso cui scorre il fiume Sosio, fra scoscese pareti di roccia spesso coperte da boschi.
Il primo luogo di visita è la cosiddetta Pietra di Salomone, una gigantesca roccia che racchiude fossili fra più antichi della Sicilia, risalenti al Permiano, vale a dire circa 300 milioni di anni.
Seguiamo le indicazioni per “Chianu Insitati”, salendo in un ambiente analogo a quello delle Serre di Ciminna: dolci pendii sul nostro versante, imponenti pareti verticali che precipitano sulla piana opposta. Prendendo quota, il panorama si fa sempre più ampio, impreziosito da belle vedute sull’abitato di Palazzo Adriano e su quello di Prizzi costituito da una suggestiva “cascata di case”.
La quota più alta è la cupola erbosa di Pizzo Gallinaro, che dai suoi 1220 metri domina tutta la Riserva. Il ritorno avviene lungo un sentiero alla base dei pendii dei quali all’andata avevamo percorso la panoramica cresta.
Rientrati alla base, intraprendiamo la visita di Palazzo Adriano, sapientemente guidata dalla gentilissima signora Illuminata Profeta, titolare del Casale Borgia. Il paese si rivela davvero bello, ricco di scorci affascinanti lungo le stradine che si diramano dalla scenografica Piazza Umberto I, sulla quale prospettano la Chiesa Maria Santissima Assunta e quella di Maria Santissima del Lume, rispettivamente di rito latino e bizantino. Interessantissimo il Museo con numerose testimonianze del periodo in cui Palazzo Adriano fu la location del film del 1988 “Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore, premio Oscar per il miglior film straniero.

Giovedì 4 ottobre 2012
Per l’ultima escursione di questa settimana sicana, ci immergeremo in un ambiente ancora differente. Ci portiamo in località Filaga dove, in corrispondenza di un abbeveratoio, hanno inizio i contrassegni del sentiero 913 che seguiremo per la salita: la meta è Pizzo Potorno, un rilievo conico calcareo di 980 metri, coperto in gran parte da una fitta foresta di leccio, che dal basso dà l’impressione - che si rivelerà infondata - di non essere valicabile escursionisticamente.
Lasciato il parcheggio, prendiamo a scendere, avendo alla nostra destra pendii erbosi culminanti in roccioni frastagliati rossastri e a sinistra prati con bovini al pascolo. A quota 674 ci troviamo nei pressi delle Sorgenti di Monte Scuro e dell’edificio dell’omonimo Acquedotto: da qui ha inizio la salita.
Il percorso nel cuore della lecceta, assai suggestivo, si sviluppa su ripetuti tornanti che aggirano in sottobosco il “cono” di Pizzo Potorno prima sul versante est e poi su quello sud: frequenti sono i tratti con muretti a secco e di tanto in tanto incontriamo cavità naturali probabilmente usate come riparo da pastori e contadini.
Una radura fra gli alberi con paletti segnaletici prelude a una mulattiera in ambiente più aperto per la mezzora finale che adduce alla cima: da qui, in prossimità di un osservatorio della Forestale, si ammira un ampio panorama, in particolare si individua bene la parte iniziale dell’escursione con il ben riconoscibile Acquedotto di Montescuro.
Torniamo alla radura, ambientazione ideale per il pranzo al sacco, dopodiché intraprendiamo la via del ritorno lungo il lato ovest del Potorno in una successione di begli scorci sulle montagne circostanti. Chiudiamo l’anello sbucando sul lato opposto dell’Acquedotto, dal quale ci separa l’ultima salita che ci riporta all’abbeveratoio di Filaga e al pullman del fedele “terzo” Giuseppe per l’ultimo ritorno a Palazzo Adriano. Salutiamo degnamente la simpatica cittadina con un po’ di “struscio” e una chiacchierata con i cordiali abitanti ai tavolini di un bar in piazza: tema dominante è naturalmente il periodo in cui fu girato “Nuovo Cinema Paradiso”, un momento che procurò al paese un’inaspettata notorietà e riguardo al quale ciascuno ha aneddoti da raccontare.

Venerdì 5 ottobre 2012
Lasciamo definitivamente Palazzo Adriano e i Sicani in direzione di Agrigento per una giornata prettamente turistica dedicata a due siti fra i più straordinari dell’intera Sicilia: la valle dei Templi e la Scala dei Turchi.
Poco da dire sulla magnificenza di entrambi e non scenderò in descrizioni dettagliate che nulla aggiungerebbero a quanto già arcinoto: la Valle dei Templi è una testimonianza archeologica celebrata a livello mondiale, mentre la Scala dei Turchi con le scenografiche falesie bianche che digradano sul mare è uno dei tratti di costa più spettacolari di tutto il Mediterraneo.
L’ultimo pernottamento avviene in un residence di Capo Rossello, l’estremità occidentale della spiaggia ai piedi della Scala dei Turchi. Sistemazione e cena senza infamia e senza lode.

Sabato 6 ottobre 2012
Lasciamo il residence per raggiungere Palermo, cosa che facciamo con tutto comodo visto che il nostro volo è in serata. Abbiamo quindi tutto il tempo per dedicare qualche ora al capoluogo, che ancora una volta si conferma città di grande bellezza.

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