L’idea e’ nata come nascono sempre le cose piu’ belle: all’improvviso quando meno te lo aspetti!
Il destino mi fa rincontrare una ex compagna di scuola che da anni coltiva lo stesso mio sogno: il Mont Saint Michel e le sue maree.
L’occasione e’ da prendere al volo: girovagando su Internet scopriamo che all’interno dell’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi c’è una stazione ferroviaria dell’alta velocità e... detto fatto, dopo un breve sguardo alla cartina della Francia, decise le località da visitare, ci siamo ritrovate a prenotare volo alberghi e treni on line.
Raggiungiamo Parigi con un volo low cost, questo comporta il fatto che abbiamo dovuto portare l’essenziale, un solo bagaglio a mano delle misure indicate, in cui abbiamo stipato borsa, ombrello, k-way, scarpe,cambi, insomma l’occorrente per una settimana in un paese notoriamente piovoso e ventoso con un clima comunque caldo, dato il periodo estivo.
La stazione dell’alta velocità è super facile da trovare, ci sono indicazioni ovunque, si trova tra il terminal 1 e il 2, subito dopo i nasti trasportatori. Un panino veloce e una bibita ed eccoci nella sala d’aspetto, dolcemente accompagnate dal sottofondo di un pianoforte a dsposizione dei viaggiatori su cui chi già sa suonare si può esibire. Il treno parte con 40 minuti di ritardo, ma non ci prende l'ansia: abbiamo preventivato un margine di tempo tra l’arrivo a Rennes e il cambio per Vannes, ma comunque non avremmo rischiato di perdere il treno successivo, perché qui le “corrispondance” aspettano i passeggeri! Giungiamo a Vannes in serata, l’hotel e’ piccolo, ma ci sembra accogliente fino a che il nostro “good evening, we reserved a room” si scontra con un impenetrabile ”je parle francaise” che non dà adito a nessuno spiraglio d’intesa.
In Bretagna il sole tramonta tardissimo e questo ci permette di raggungere il centro per un giro e per assaggiare le famose galette di grano saraceno, una specie di crepe salata all’interno della quale i Bretoni sono capaci di mettere di tutto, rendendole un vero e proprio piatto completo; é qui che vediamo sulla tavola apparecchiata le tazze tipiche del caffelatte e ci chiediamo a cosa servano: sono per il sidro, una dolcissima bevanda a base di mele, buonissima, che usano bere a tutte le ore del giorno.
L’idea di prendere l’hotel vicino alla stazione si rivela strategica, perché é da lì che parte il bus per Carnac, un paesino di villeggiatura famoso per i suoi 3000 megaliti, un sito preistorico che per nulla al mondo avremmo voluto perderci e che raggiungiamo dopo circa mezz'ora attraversando paesini deliziosi ricchi di fiori coloratissimi con piccole case dal tetto spiovente,ma con enormi cattedrali gotiche che accarezzano il cielo.
Scendiamo a Carnac Plage, ma la spiaggia è lunghissima e dobbiamo percorrerla tutta a piedi per trovare le petit train, il trenino turistico che ci porta in una rilassante passeggiata attraverso il sito megalitico, di cui non si conosce esattamente l’utilità, forse è un enorme orologio astronomico, forse un simbolo religioso, si sa però che è il sito più antico d’Europa e risale al neolitico, curiosità e meraviglia ci accompagnano lungo il tragitto insieme ad un timoroso rispetto per questa testimonianza di vita ancestrale e misteriosa, conservatasi fino ai nostri giorni.
I negozietti intorno alla spiaggia sono una vera scoperta: souvenir, abbigliamento, ma anche borse, cappelli, decorazioni varie, scrupolosamente fatti a mano e realizzati con stoffe simpaticissime e coloratissime, Carnac è una vera scoperta con le sue secche, coperte di sale, che ci fanno già assaporare il meravilgioso fenomeno delle maree, la sorpresa e l’emozione per quello che vediamo non si spegne nemmeno quando ci accorgiamo che il bus del ritorno non passa. All’uffico del turismo ci spiegano, questa volta in inglese, che l’orario che ho scaricato da Internet è quello scolastico, quindi il bus successivo sarebbe partito nel tardo pomeriggio, così decidiamo di farci chiamare un tassì per raggungere Auray, da cui partono numerosi bus per Vannes, concordiamo il prezzo e saliamo su una belissima auto blu dai vetri scuri e aria condizionata, autista bellissimo ed impeccabile che prima di lasciarci si preoccupa di indicarci quale bus prendere per proseguire. Ci sentiamo finalmete turiste vip, coccolate e riverite, ma soprattutto felici di ritornate in hotel per poter riposare un po' e poi ritornare in centro per la visita alla città con le petit train di Vannes.
Vannes è una citta’ medievale con le case a graticci, la cattedrale e i vicoletti, il castello e gli antichi lavatoi e il canale che sfocia nel golfo del Morbihan. Piove, ma ciò non ci impedisce di godere di queste meraviglie e di rifugiarci in un ristorante del centro antico per la cena.
L’alba di Vannes ha colori bellissimi vista dalla stazione, è prestissimo ma dobbiamo arrivare a Pontorson per poterci godere l’intera giornata al Mont Saint Michel, Pontorson è un posto strategico per visitare il monte, ci si arriva in treno da Rennes e dalla stazione partono in coincidenza le navette che portano direttamente sotto il monte. Il tempo di posare i bagagli e di meravigliarci per questo piccolo hotel con il giardino pieno di fiori che sembra una cattedrale nel deserto, intorno a cui c’è praticamente il nulla ed ecco la navetta che ci porta finalmente alla nostra meta.
Credo che non dimenticherò mai più l’emozione che ho provato scendendo dal bus, la consapevolezza che quel posto studiato a scuola tanti anni fa, e rimasto nella mia mente come un sogno irraggiungibile, era davanti ai mei occhi....
Il tempo per qualche foto e cominciamo la nostra salita verso l’abbazia, sono 350 gli scalini, il sole e’ a picco e la folla è tanta, ma il panorama che si mostra a noi è da togliere il fiato: 360 gradi di spiaggia bianchissima che acceca la vista percorsa da tante formichine che si dirigono verso un isolotto: sono gli escursionisti che impavidi sfidano le sabbie mobili accompagnati dalla guida. L’abbazia benedettina in stile gotico fiammeggiante è costruita su 3 livelli piu’ in basso ci sono i dormitori e i refettori più in alto la chiesa con le sue splendide vetrate artistiche e le sue guglie che sembrano toccare il cielo ed il chiostro con delle vetrate trasparenti, che nulla nascondono allo sguardo, il tutto circondato da giardini, ma qui non si sente la spiritualità, non c’è silenzio, solo un chiacchiericcio di turisti che seguono il percorso di visita ...e comincia la discesa. Il clima è festoso nelle piazzole, ci sono canti e danze che attirano lo spettatore, questa volta lasciamo le scale e ci addentriamo sui bastioni; da qui si vede bene la marea, ma noi preferiamo andare sulla spiaggia ad aspettare. La marea è puntualissima alle 17 e 20 scorgiamo una increspatura bianca, sarà l’oceano? Sì, sì, e’ l’oceano che si insinua nella baia e che l’abbraccia dolcemente riempendola dapprima nelle sue profondità e poi ingurgutando le spiagge; strano, non si odono le sirene come ci aspettavamo, nessuno scappa, anz,i gli escursionisiti che tornano dall’isola si lasciano lambire le caviglie dalle piccole onde che non provocano risacca, ma avanzano e si trasformano in un torrente che vuole rompere gli argini, quando l’acqua giunge a riva e la baia si va lentamente riempendo, solo allora, le forze dell’ordine ci fanno cenno di allontanarci. Ce ne andiamo seguendo la marea e mentre aspettiamo il bus la baia è quasi completamente riempita, quando sarà finito il ponte sopraelevato che stanno costruendo, sembrerà di nuovo un' isola....
Qui il cibo non è costoso, tutti i ristoranti offrono primo e dolce oppure antipasto e secondo a 15 euro, il problema è ancora una volta la lingua, si sceglie a caso sperando di essere fortunati. L’agneau salè è un tipo di agnello particolare, le sue carni sono più saporite perchè le povere bestioline mangiano l’erbetta innaffiata dal mare che quindi e’ salata, ma qui c’è abbondanza di cozze e di ostriche provenienti da Cancale e l’abbondanza comporta che il prezzo è decisamente bassissimo, moule marine (cozze bollite con le cipolle), moule frite (cozze bollite con le patatine fritte), huitre (ostriche crude), sono su tutti i menù. Per quanto riguarda i dolci, i francesi sono maestri e poi ci sono le crepe farcite in mille modi diversi...
Il sidro è stata una scoperta per noi, una volta assaggiato capisci perchè’ in estate lo bevono fresco ed in inverno lo gustano caldo....ci adegiuamo e anche noi ne sorseggiamo un po' tranquillamente sedute nel giardino del nostro delizioso hotel aspettando che faccia buio, stanche ma felici per quello che avevamo visto e per l’inaspettato l’affiatamento trovato tra noi.
Lo spostamento tra Pontorson e San Malo è di pochi minuti, ancora una volta il nostro albergo è proprio di fronte alla stazione, siamo lontani dal centro, ma da qui passano numerosi bus che ci portano alla città corsara. E per il biglietto? No problem! Si fa a bordo.
San Malo è una città molto particolare, appare come una città moderna, poi entrando nelle mura antiche si subisce una spostamento spazio–temporale. Negozi, figuranti vestiti da corsari, piazzette dove si esibiscono artisti di ogni tipo, ristorantini tipici, pescherie fornitissime, la cattedrale, le antiche librerie, negozi di dolciumi a tema piratesco, sembra di essere in un’altra epoca o in un parco a tema, poi si sale sui bastioni e qui la musica cambia: di fronte a noi l’oceano...anzi no, perchè anche qui c’è la marea, quindi nel primo pomeriggio l’oceano si vede all’orizzonte, ma davanti a noi c’è una distesa di sabbia su cui passeggiare fino al Fort National o al Gran Be’ o al Petit Be’, da cui fa bella mostra di sè una piscina artificiale con il suo trampolino, dove fare qualche foto accanto a questi enormi pali che indicano fin dove la marea arriva alla sua massima altezza, passeggiamo e aspettiamo che la piscina si riempia, che scompaia alla nostra vista, che il ponte sparisca sott’acqua e i monumenti diventino isolotti, che i bagnanti delle prime file sloggino, che le carene delle navi si immergano e le barche tornino a galleggiare...
Dopo cena ci aspetta il favoloso spettacolo del tramonto sull’oceano sono le 10 e un quarto e fino alle undici c’è ancora luce, ci affrettiamo verso il bus che ci condurrà in hotel... ma perchè affrettarsi? L’autista ci aspetta e per nulla infastidito ci saluta gentilmente con un ”bonsoir madame!”.
La mattina successiva prendiamo il bus per Dinan, una bellissima cittadina medievale che visitiamo comodamente con le petit train il paesino, ha una parte alta che è il centro storico dove ci sono una cattedrale gotica, una torre dell’orologio, un castello, tanti negozietti e piazzette con gli artisti di strada che suonano strumenti bretoni e una parte bassa che è il porto che offre un panorama notevole da cui sarebbe stato interessante raggiungere San Malo con il battello, ma è domenica e qui sabato e domenica i mezzi viaggiano a scartamento ridotto. Ritornando in alto, percorriamo una stradina che ci porta sugli antichi bastioni, la visita alla cartteristica cittadina medievale ci impegna l’intera giornata così ritorniamo in hotel e la mattina seguente partiamo per Rennes.
Rennes è il capoluogo della Bretagna e meritava una visita, decidiamo di visitarla approfittando del fatto che partiemo da Parigi alle sei di mattina del giorno successivo e passeremo la notte in un hotel all’interno dell’aeroporto. Il nostro treno per Parigi parte in tarda serata abbiamo tutta la giornata davanti, ma qui nasce un piccolo inconveniente. La stazione di Rennes non è fornita di deposito bagagli! No panic! L’ufficio informazioni è così gentile da fornirci la soluzione: prendendo la metro al centro di Rennes avremmo trovato l’ufficio del turismo dove ci sono gli armadietti con il codice per conservare borse e valigie...detto? Fatto! Finalmete siamo libere di perlustrare la città anche se ci accompagna una pioggrellina fastdiosa.
Rennes, come quasi tutte le altre città medievali, ha subito un incendio e le case a graticcio costruite in legno sono andate quasi tutte distrutte, alcune sono state ricostruite, ma la differenza si vede, anche i palazzi moderni hanno i graticci finti sulla facciata. Rennes non ha una cattedrale gotica, ma una basilica del '700, le piazze sono grandi. Passiamo davanti al Parlamento e raggungiamo le Jardin de Tuborh, subito ci appaiono stupendi per la varietà di fiori, la maestria nell' assemblarli, ma anche per questa cascata che sgorga dalla roccia, per la voliera enorme, poi i vari giardini, l’orto botanico e il roseto, ci smarriamo nel senso letterale della parola in cotanta bellezza per cui non ritroviamo più la nostra uscita tra le tante, ma un angelo ci viene in aiuto ...e ci accompagna in Rue Victor Hugo da cui possiamo agilmente raggiungere la metro e dopo aver recuperato i nostri bagagli partire per Parigi.
La stanchezza e l’apprensione ci fanno vivere attimi concitati prima di capire dove avremmo trovato la navetta che ci avrebbe portato all’hotel dell’aeroporto, un hotel a 5 stelle dotato di piscina termale che avrebbe meritato un po' più tempo rispetto alle poche ore di sonno che ci aspettavano. L’impresa più ardua è stata quella di far entrare tutto di nuovo nella valigia, compresi i pochi suvenir che abbiamo comprato. Il viaggio di ritorno sembra sempre più corto, ma in aereo non è solo una sensazione: mi hanno spiegato che il volo di ritorno dura una mezz’ora in meno rispetto a quello di andata perchè viaggiamo contro il verso di rotazione della terra e così ritorniamo a Napoli felici di aver realizzato un sogno, ci sentiamo più ricche interiormente, abbiamo gli occhi pieni di colori, siamo ancora accompagnate dal profumo dei fiori,e restiamo cariche di meraviglia soprattutto quando scopriamo che il tragitto da Capodichino a casa in tassì costa di più del volo Napoli - Parigi: misteri della vita!