Bad Durrheim, che bella scoperta!

Un viaggio a cavallo fra turismo e fede: le Confraternite religiose liguri portano il loro messaggio di fede in una delle più belle stazioni termali tedesche

Breve nota dello Staff
Dopo le apprezzate testimonianze, già presenti nel sito, sulla tradizione ligure delle processioni e sull'esperienza di Lourdes, pubblichiamo con piacere un nuovo contributo di Paolo: un altro esempio di come il viaggio possa abbinare il turismo ai valori della spritualità.

Quando, circa sei mesi fa, un membro dell’associazione “People” di Spotorno venne da noi in confraternita a proporci di partecipare al viaggio che si sarebbe tenuto a Maggio in Germania, a Bad Durrheim, per celebrare il decennale del gemellaggio, subito ci guardammo tra noi e pensammo che avesse voglia di scherzare.
Il comune di Spotorno, da dieci anni, è gemellato con questa ridente e bellissima cittadina, ai piedi della Foresta Nera, non molto distante dal confine con la Svizzera. Sono anni ormai che, due volte all’anno, i tedeschi vengono a Spotorno – preferibilmente a Maggio – e noi saliamo in Germania in occasione dei mercatini di Natale cementando ogni volta di più una amicizia ed una conoscenza intensa, sebbene… pochi di noi conoscano il tedesco e altrettanto pochi di loro l’italiano.
C’era di più. L’associazione “People”, in occasione del decennale, avrebbe voluto che la nostra confraternita partecipasse a questo viaggio portando con se uno dei tradizionali crocifissi processionali, con il quale partecipare ad una piccola processione, che si sarebbe tenuta Domenica 10 Maggio, prima della consueta Messa Grande all’interno della Chiesa del paese.
Non vi tedierò con tutte le lungaggini burocratiche che abbiamo dovuto gestire e, scusatemi, sopportare, solo per avere l’autorizzazione di poter espatriare con un’opera d’arte vincolata, giustamente, dalla Sovrintendenza alle Belle Arti della Liguria. Vi basti sapere che, dopo mille telefonate, lettere, mail, viaggi a Genova, grazie in particolare al nostro operativo vice priore, abbiamo finalmente ottenuto il nulla osta al trasferimento del Crocifisso in terra germanica, nonché alla partecipazione alla processione.
Restava solamente da trovare i “camalli” – cioè i portatori del Crocifisso – e lo “stramùo”, cioè una persona che lo spostasse da un camallo all’altro. Anche qui ci volle un po’ di fatica, perché creare la squadra, a volte, è difficile per le processioni in Liguria, figuratevi per una processione all’estero.
Alla fine, però, tutto andò a posto e, il mattino del 8 Maggio 2009, alle 5.30, ben nove confratelli, in parte di Spotorno ed in parte di Valleggia e Sciarborasca, due paesi nostri amici, eravamo pronti a partire, insieme con un autobus riempito da una cinquantina di persone, tra rappresentanti comunali, di associazioni di volontariato, i figuranti di Noli e altre personalità di spicco dei due paesi. Già, proprio così. Dei due paesi. Spotorno e Noli sono affettuosamente divisi da una antica rivalità. Ma quando il sociale chiama, i due paesi dialogano meravigliosamente, e questo è un grande merito delle associazioni di volontariato, che pensano al bene pubblico prima di pensare alle inutili beghe campanilistiche.
Itinerario
La sveglia fu dura, quel mattino. Il giorno prima il sottoscritto si era recato a ritirare il furgone dalla società di noleggio. Era stato richiesto un furgone di dimensioni medie, considerando che il crocifisso processionale era trasportabile abbastanza facilmente, smontato in quattro pezzi. Mi sono trovato di fronte un furgone da trasporto mobili enorme, all’interno del quale ci sarebbero potuti stare anche tre crocifissi. Meglio così: un antico proverbio ligure recita “nel grosso ci sta il grosso ed il piccolo”.
Ovviamente la partenza, prevista per le 5.30, avvenne dopo le 6. Ritardo accettabile. Sosta veloce a Valleggia, per far salire due degli autisti del furgone, che erano anche i nostri due validi aiutanti per il camallaggio del crocifisso, e sosta ad Arenzano: poteva mancare un valido “stramùo”? Assolutamente no. A quel punto – erano circa le 6.30 – il viaggio poteva cominciare. Eravamo tutti molto ansiosi di vedere cosa avremmo trovato, come ci avrebbero accolto. E avevamo una gioia nel cuore molto particolare. In fondo si trattava della prima volta in cui un nostro crocifisso espatriava. Era stata dura preparare il tutto, ma ce l’avevamo fatta.
Autobus nuovissimo, gran confort. Autista bravo e simpatico, compagni di viaggio entusiasti e pronti all’esperienza. Cosa potevamo volere di più? Io, per la verità, notoriamente pessimista, temevo solamente il passaggio alla frontiera del furgone con il crocifisso al suo interno. Avevamo tutti i permessi e tutti i visti di questo mondo, ma, si sa, alla frontiera con la Svizzera sono piuttosto pignoli e… in cuor mio speravo che non ci fossero problemi.
Il viaggio è durato all’incirca sette ore, comprese due soste all’autogrill per le esigenze… fisiologiche e per la sosta obbligatoria dell’autista. Veloce e rapido fino alla frontiera di Chiasso, altrettanto veloce ed interessante oltre frontiera. C’è poco da fare, cari amici: appena si entra in Svizzera, sembra subito di entrare in un altro mondo: prati ordinati e puliti, case tipiche, paesini quasi dipinti sui fianchi delle colline. E laghi. Ne avremo passati almeno quattro: alcuni grandi, altri piccoli. Sono un po’ dispiaciuto di non aver portato con me una cartina precisa, perché avrei voluto essere più dettagliato sui nomi dei laghi in questo paesaggio. Vi basti sapere solamente che il panorama era stupendo. Spero che le foto allegate a questo resoconto possano darvi una dimostrazione sufficiente di quello che dico.
Alla frontiera, ovviamente, il nostro autobus passa senza problemi, mentre un altro autobus è costretto… a scaricare tutte le valigie dal bagagliaio. Motivo? Gli svizzeri avevano trovato uno zainetto a bordo, insieme con i passeggeri. L’autista mi spiega, così, che è tassativamente vietato, al confine, portare a bordo con i passeggeri gli zaini. Ecco perché, al momento della partenza, mi ero stupito del fatto che tutti i bagagli, anche quelli piccoli, erano stati collocati nella pancia dell’autobus. Sollevato da questa paura, eccone un’altra subito! Il furgone, dietro di noi, viene invitato ad una sosta prolungata e vengono aperti i portelloni posteriori. Chiedo di scendere dal bus e di raggiungere i ragazzi alla guida del furgone: hanno tutti i fogli ma… è necessario che qualcuno spieghi la situazione. Con me viene il vice priore della confraternita – che si chiama Paolo come me – e che ha seguito più di me tutte le tiritere burocratiche. Ma, mentre ci avviciniamo, il furgone chiude i portelloni e Fabio, l’autista, ci fa cenno che è tutto a posto. Riprendiamo il viaggio, e una telefonata veloce ci spiega l’arcano: Volevano solo controllare che non ci fosse merce “strana”. Gli è stato detto che si trattava di una scultura d’arte, con tanto di permessi, ma loro cercavano la merce strana. Forse… qualche fucile o qualche… prosciutto di Parma!
Arriviamo a Bad Durrheim e… appena entrati in paese, ecco un bell’acquazzone che ci saluta. E’ venerdì. Subito pensiamo che, se il tempo sarà così, addio alla nostra bella processione! Ma il comitato locale dei festeggiamenti si fa in quattro per accoglierci in maniera veramente piacevole e, dopo un breve rinfresco a base… di ottima birra, subito ci conduce sulla piazza del comune per festeggiare l’arrivo dei ciclisti.
Un gruppo di ciclisti dilettanti era partito da Spotorno qualche giorno prima e, alternando percorsi in bicicletta a trasferimenti in autobus, era giunto fino al paese tedesco. E organizzazione voleva che l’arrivo in “volata” dovesse avvenire quasi in contemporanea con il nostro arrivo. Così è stato, fra festeggiamenti e allegria, mentre gli organizzatori del nostro viaggio e gli organizzatori del comitato locale cominciavano a prendere i primi accordi per la sistemazione negli alberghi e nei residence.
Tutti noi abbiamo ricevuto un trattamento che definire ottimo è senza dubbio riduttivo. Sistemazione in albergo o residence di ottima qualità, quasi tutti i pranzi e le cene praticamente gratuiti, tra buffet di festeggiamento e cene a tema, la possibilità di visitare il paese, ordinato, pulito, piacevole da visitare. Io in particolare ho trovato meraviglioso il bosco al limitare del residence ove alloggiavo. A tal punto che tutte le mattine, alle sei, uscivo dalla mia camera e mi incamminavo attraverso alberi quasi secolari, seguendo un percorso anche esso pulitissimo e ordinato, che mi portava poi a beare lo sguardo in un enorme campo di colza fiorita.
Vi posso garantire, amici miei, che questa passeggiata mattutina mi conciliava con il mondo e con la giornata che mi apprestavo a trascorrere. E mi faceva sentire vicina la presenza di mio padre, morto da appena poco più di un mese. Non ero partito molto sereno, per la verità. Lasciavo a casa mia madre sola e temevo che la mia lontananza avrebbe potuto provocare qualche reazione un po’ imprevedibile, diciamo così. Ma questo bosco aveva il dono di rilassarmi e di farmi pensare che, in fondo, quando una persona cara ci lascia, in realtà è solamente il suo corpo che ci abbandona. Lo spirito rimane con noi: basta saperlo trovare. Sembrerà una banalità per chi ha vissuto già da tempo questi lutti. Per me, che ancora oggi fatico a realizzare, quei pochi giorni a Bad Durrheim sono stati meravigliosi.
Grazie al comitato organizzativo abbiamo avuto la possibilità, per ben due pomeriggi, di usufruire gratuitamente delle terme del paese. La struttura, che si estende per circa 12.000 metri quadrati, accoglie al suo interno un insieme di vasche con acqua trattata, per così dire: dall’idromassaggio alla vasca dell’acqua fredda, dell’acqua calda, alla vasca per nuotare, per i bambini, insomma, ogni tipo di vasca per permettere non solamente un rilassamento totale dopo una giornata faticosa, ma anche un trattamento terapeutico per malattie circolatorie o di altro genere. Inutile dire che, oltre ai locali con le vasche, esiste anche una struttura medica ove si curano patologie più gravi o comunque più complicate. Il comune di Spotorno, che sta costruendo in questi tempi un centro per la talassoterapia, è molto interessato a mantenere i contatti con questo paese, anche per poter elaborare un progetto molto efficace, tenendo presente che, se in Germania possono contare su acque particolarmente buone per la ricchezza di sali di montagna, a Spotorno si potrà usare l’acqua di mare, i cui poteri medici sono, credo, fuor di ogni dubbio.
Inutile dirvi, cari amici, che quei pochi giorni sono trascorsi velocissimi e decisamente molto bene. Il sabato, poi, siamo entrati in ballo noi della Confraternita: avevamo ricoverato il furgone con il crocifisso all’interno della locale caserma dei vigili del fuoco, per tutelare al massimo l’opera d’arte così faticosamente espatriata. E proprio il sabato pomeriggio, durante il giro di perlustrazione sul percorso che avrebbe dovuto tenere la processione, ci accorgemmo di un “piccolo problemino”: la porta della chiesa all’interno della quale avremmo dovuto terminare la processione per assistere alla messa era… troppo piccola! Il crocifisso non sarebbe passato e avremmo dovuto smontarne una parte, per poi rimontarla successivamente in chiesa. Per noi non era un problema: si verifica spesso anche in Italia che partecipiamo a processioni nelle quali è necessario smontare e rimontare i “canti” laterali della croce. Di conseguenza informammo il comitato organizzativo con la calma più aperta. E provocammo in loro una reazione particolare: dapprima non capirono bene cosa intendessimo per “troppo piccola”: per loro era una porta enorme! Poi ci fecero capire che… non capivano ancora quanto poteva essere grande il crocifisso nostro. Ed in effetti avevano ragione: era rimasto fino ad allora chiuso nel furgone e non lo avevano ancora visto! Sorridemmo, confermando che non c’erano problemi e - questo proprio sabato sera - demmo appuntamento al paese per la mattina successiva, alle ore nove precise. E precisi saremmo stati: siamo o non siamo in Germania?

LA PROCESSIONE: il mattino successivo, di buon ora, andammo a ritirare il furgone dalla caserma dei vigili del fuoco e, prima ancora delle 8.30, ci trovavamo sulla piazza del comune, intenti a montare il nostro crocifisso, sotto lo sguardo prima incuriosito e poi molto attento dei primi, mattinieri, cittadini di Bad Durrheim. Quando la croce fu pronta, ci posizionammo per alcune fotografie, mentre la piazza andava riempiendosi di cittadini in costume locale, bambini, qualche turista, tutti sinceramente interessati al nostro crocifisso. Potevamo capire che tutti si domandavano come lo avremmo trasportato in processione. Dopo circa mezz’oretta la cosa fu chiara per tutti: all’arrivo del sacerdote che avrebbe guidato la processione, il crocifisso fu preso in crocco dal nostro buon Fabio, validissimo “camallo” di Valleggia, che si avvalse di Marco, abile “travasatore” di Sciarborasca,e la processione era così pronta a partire. “Crante”, fu il commento, per noi divertente, del sacerdote: intendeva dire, ovviamente, “grande”, nel senso di voluminoso, ma noi sorridemmo al comunque generoso tentativo di parlare italiano.
La processione durò circa 45 minuti, per 500 metri grossomodo, e avemmo tutti modo di portare il crocifisso, fermandoci più volte per far vedere l’arte dello spostamento del crocifisso da un camallo all’altro. E, con nostra grande gioia, fummo oggetto di molte fotografie, alcune persino di un giornale locale, che il giorno dopo ci riportò a grandi caratteri nelle pagine interne del quotidiano.
Giunti in chiesa, poi, in pochi minuti smontammo il “canto” che impediva l’ingresso del crocifisso in chiesa e, entrati lo rimontammo in brevissimo tempo, mentre un delizioso organo a canne salutava l’inizio della celebrazione. Fu questo il momento più toccante di tutto il viaggio, specialmente per me, devo confessarlo. Mi scuserete, amici miei, ma alla mente mi tornò improvvisamente mio padre, scomparso appena poco più di un mese prima. Mio padre suonava l’organo nella chiesa di Stella San Giovanni, suo paese natale; aveva sempre avuto la passione per questo strumento e per la musica religiosa in generale. E sentire le musiche, che erano state sue per molti anni, suonate in quella circostanza mi commosse molto. Al punto che dovetti, per un buon periodo, ascoltare la celebrazione facendo attenzione a non bagnare di lacrime la croce che cercavo di tenere ferma a fianco dell’altare…
La funzione fu molto interessante, sebbene, in realtà, ben poco si riuscì a capire. Tutta in tedesco, oltre a tutto differiva anche in alcuni aspetti liturgici e perciò, se da un lato l’interesse per la liturgia diversa ci aveva attirato, dall’altro la lingua ci creava qualche problema. Alla fine facemmo un po’ di fatica ad uscire dalla chiesa, poiché molti residenti volevano fotografare quel crocifisso le cui dimensioni avevano colpito tutti.
Alla fine fummo molto soddisfatti tutti. La celebrazione aveva colpito come speravamo e si poteva dire che erano state gettate le basi per un futuro rapporto di gemellaggio ancora più stretto, a giudicare dall’entusiasmo con cui il Borgomastro e le autorità del paese ci circondavano. Senza contare che, oltre a noi, si erano esibiti in maniera molto piacevole, nelle serate precedenti e la stessa sera di Domenica, i Figuranti di Noli, che avevano rappresentato i balli medioevali, ovviamente in costume, che caratterizzavano l’antica Repubblica Marinara.
Il viaggio volgeva al termine. Dopo una piacevolissima serata domenicale, il lunedì mattina fu dedicato a piccoli acquisti - i soliti “regalini” che, dovrei dire purtroppo, non mancano mai in queste circostanze e ai quali anche io ho ceduto piacevolmente - e, successivamente, si riprese il viaggio di ritorno. Che avvenne nuovamente senza nessun problema, neanche alla frontiera, dove il furgone, con il crocifisso smontato all’interno, fu di nuovo fermato per accertamenti, che peraltro si risolsero molto velocemente.
Arrivammo a Spotorno nella serata di lunedì. Stanchi, affaticati, ma felici di essere riusciti a realizzare un qualcosa di non molto facile: la cultura e la tradizione della parte migliore della Liguria era andata fino in Germania ed aveva riscosso un discreto successo. Si realizzava, almeno in parte, un nostro sogno: quello di poter esportare le tradizioni di un nobile popolo e di farle conoscere a popoli altrettanto nobili ma di tradizione diversa.
Ora il nostro sogno si ingrandisce: vorremmo tornare l’anno prossimo, con altri confratelli, quelli che quest’anno, per un motivo o per l’altro, non sono potuti venire. E non hanno potuto godere di questa meravigliosa esperienza. I presupposti ci sono tutti. Se il nostro sogno si realizzerà, amici miei, potrete presto leggere un altro resoconto. E, magari, andare anche voi a visitare questo meraviglioso paese che risponde al nome di Bad Durrheim.

Bad Durrheim, 8, 9, 10, 11 Maggio 2009

Un commento in “Bad Durrheim, che bella scoperta!
  1. Avatar commento
    roberta
    11/08/2009 11:23

    Grazie Paolo, sono contenta che il paesino ti sia piaciuto e pure di aver condiviso questa esperienza con noi e di averla fatta conoscere a tante persone di questo sito che grazie a te ho scoperto. Grazie mille. Roberta

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