Una montagna, una possente fortezza: lo Chaberton

Una vetta storica a cavallo tra Italia e Francia

Itinerario

E' sabato e come ogni sabato che si rispetti, il programma escursionistico prevede un 1500, ma questa volta francamente esagero, anche se non per mia responsabilità.
Andiamo con ordine: la meta è il Chaberton, una vetta storica al confine tra la val di Susa e la Francia. Dopo la visita alla splendida Valle Stretta, desideravo visitare altri posti da quelle parti. L'occasione nasce leggendo la guida "In cima in Valle di Susa" dove vengono descritte 77 ascensioni ad altrettante cime.
Comincio a studiare la salita al Rochers Charniers, che sta proprio di fronte allo Chaberton. La meta sembra interessante: si va oltre i 3000 metri, il che non è male con il caldo di questi giorni, la zona mi interessa e, partendo da Fenils, mi si offre anche il dislivello richiesto (1500 metri tondi tondi, recita la guida). In realtà mi interesserebbe di più il Chaberton, ma dato che salendo da questo versante si farebbe la nord, non so se c'è ancora neve o meno.
Con Roberto decidiamo di arrivare al passo di Chaberton, che sta proprio in mezzo alle due cime, e da lì giudicare quale fare: se non c'è neve proviamo lo Chaberton, se ce n'è facciamo il Rochers Charniers lungo il suo versante sud, probabilmente già sgombro dalla neve.
La partenza è di stampo masochistico: alle 5 di mattina. Ma in questo modo viaggiamo con il fresco e in poco più di 2 ore siamo già con gli scarponi ai piedi.
La zona è verdissima, con tanti alberi e altrettanti prati e questa vista rende meno noiosa la salita lungo la ex strada militare che arriva fino in cima allo Chaberton.
Vi dicevo che è una vetta storica: da quassù infatti gli italiani bombardavano il sottostante territorio francese durante la seconda guerra mondiale. Ancora oggi sono ben visibili le costruzioni militari che hanno violato la cima, oltre a numerose casematte lungo il percorso.
Il sentiero passa prima per la frazione di Pra Claud (m.1589) e poi segue pedissequamente la strada militare: larga, poco pendente, con numerosissimi zig-zag per tagliare il pendio e con il fondo coperto di sassi, che rendono la progressione una pena.
Ma i nostri eroi, nonostante le condizioni del sentiero e la canicola che si abbatte anche qui, proseguono lentamente.
Giunti ad un bivio senza segnalazioni, decidiamo di andare diritto seguendo quella che ci sembrava essere la strada militare: passiamo un canalino di neve e ci spostiamo sempre più a ovest... troppo a ovest!
Quando ce ne accorgiamo, non ci rimane che tornare sui nostri passi per prendere il sentiero che si staccava sulla destra.
Ma questa sbadataggine da parte nostra, ci viene ricompensata dalla vista di un gallo cedrone in volo radente, disturbato dalla nostra presenza, lungo il sentiero sbagliato (evidentemente ben poco utilizzato).
Ora si sale con i soliti lunghi tornanti, la meta è ben visibile davanti a noi e dopo 4 ore di cammino Robi comincia a cedere. Decidiamo di dividerci: io cercherò di salire sullo Chaberton, già sgombro dalla neve, e Robi punta al Colle. Poi si vedrà.
Da questo versante sale poca gente, perché ci sono pochi deficienti che per salire allo Chaberton sfruttano il sentiero da 1500m di dislivello, quando salendo dalla parte opposta (appena dopo la frontiera del Monginevro) ci si becca solo 900m di dislivello!
Ingrano la quarta e parto. Poco prima del colle si passa per il piano dei Morti (glom!) sormontato da bellissime guglie. Passo il Colle da dove si comincia a gustare il panorama, in particolare la parete sud del Rochers Charniers con le sue particolari conformazioni geologiche, la croce del Vallonetto e il Colle di Chaberton.
Da qui inizia la vera e propria salita alla cima. Il caldo è soffocante e solo marginalmente mitigato da una brezza leggera. Dopo 5 ore dalla partenza in valle sono in cima. Beh, anche qui i genieri militari hanno fatto il loro lavoro, tanto che la cima è diventata a colpi di mine e di piccone una piattissima piazza d'armi, da dove sbucano vari torrioni di difesa/offesa.
Robi, dopo una pausa pranzo al colle, mi raggiungerà sulla cima e qui ci godiamo il fantastico panorama, peccato che solo a fatica identifico qualche cima grazie alla cartina tipo la Roche Gautier.
Non resta che il lungo, pallosissimo ritorno lungo lo stesso percorso dell'andata, durante il quale Robi mi ha martoriato per il troppo dislivello. In effetti non aveva tutti i torti: alla fine ci siamo sparati 1731 metri "regolari" (cioè dal parcheggio di Fenils alla vetta) + un centinaio circa per l'errore di rotta. Ma come dicevo all'inizio, non è colpa mia.
Evidentemente la guida dava per scontato che si arrivasse con la macchina ben più in su di dove abbiamo parcheggiato, dove tra l'altro c'è un bel cartello di divieto di transito.

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