Ero proprio curiosa di arrivare finalmente in Val Venosta, così lontana, tranquilla e così “svizzera”.
Abbiamo avuto due giornate con caratteristiche nettamente diverse: la prima improntata alla sfortuna, per il viaggio che si è allungato a dismisura causa un gravissimo incidente in autostrada che ha bloccato il traffico, poi necessario cambio di programma per il ritardato arrivo e per di più con cielo bigio e pioggia incipiente.
Ma il secondo giorno ci ha ripagato regalandoci luoghi inaspettati e particolari in una giornata luminosa e fresca.
Itinerario
21 e 22 Luglio 2012
Saremmo dovuti partire per la prima escursione dal paese di San Valentino alla Muta per il Lago Verde e conseguente panorama, invece ci accontentiamo di raggiungere il Rifugio Haider Alm nella Valle Lunga e subito fare ritorno in albergo. La Valle Lunga è naturalmente bucolica, serena e verdeggiante, con il classico torrente che la percorre nella parte centrale e il bel sentiero che lo costeggia, ma purtroppo abbiamo dovuto tagliare la parte alta più interessante. Nemmeno le alte cime che la circondano si lasciano vedere e la Pala Bianca con il suo ghiacciaio si presenta coperta da nuvoloni che ogni tanto di aprono, ma forse complice il nostro umore e la stanchezza del lungo viaggio, tutto ci appare con i colori smorzati e opachi. Scendiamo verso il lago artificiale di Resia per vedere almeno il famoso campanile del paese sommerso, che sbuca dalle acque non lontano dalla riva del lago.
Ormai l’aspettativa è tutta per il secondo giorno e per le romantiche e selvagge Gole della Val d’Uina.
Raggiungiamo Kastellazt dove il gruppo percorre il primo tratto in seggiovia, poi sentiero a mezza costa fino al Rifugio Sesvenna, mentre in quattro partiamo da Slingia e percorrendo il sentiero di valle raggiungiamo lo stesso Rifugio per congiungerci con gli altri (non per pigrizia, ma il cane non può salire in seggiovia).
Raggiunto il Rifugio, tutti abbiamo fretta di proseguire verso il Passo Slingia, confine di Stato tra Italia e Svizzera. Siamo in una grande piana in continuo saliscendi, circondata da alte cime montuose che sembrano cullare e proteggere la valle con il suo torrente, le sue tante mucche al pascolo ed una delle più grandi torbiere alpine dell’Alto Adige. Il sole per fortuna ci accompagna, anche se l’aria è frizzante e ci costringe ad indossare giacche e berretti. Il Passo costituisce un naturale spartiacque, da un lato i torrenti vanno verso l’Adige e l’Adriatico, dall’altra finiscono nell’Inn e nel Mar Nero.
Costeggiando sempre il nostro torrente (l’Uina che va verso la Svizzera) arriviamo finalmente alle sorprendenti GOLE DI UINA. Improvvisamente la valle si chiude fra le rocce, il torrente scorre prima quasi in piano, poi gradual-mente scende fino a formare una profondissima forra.
Sono due possibilità di passaggio: o si segue il percorso del torrente rotolando fino alla base della forra, o si segue la cengia scavata artificialmente nella roccia di una parete alta 800 mt. imponente, suggestiva, austera.
Tutto è grigio, anche se la giornata è soleggiata e luminosa, ma il cielo quasi non si vede tanto la gola è stretta e le pareti sono alte e anche questo contribuisce a dare un che di misterioso e vagamente claustrofobico all’insieme.
La cengia è protetta da cavo d’acciaio ed abbastanza larga, scavata per permettere il passaggio degli animali al pascolo e successivamente usata dai contrabbandieri dalla Svizzera all’Italia. E’ un tratto di circa 30/ 40 minuti. Una lunga ferita nella roccia viva, impressionante vista nel suo insieme.
La partenza è dolce perché il sentiero è parallelo al torrente, poi man mano si procede, la parete di roccia diventa più alta e a strapiombo sulla forra, si procede con la dovuta cautela, ma è tutto in sicurezza.
Si ripercorre lo stesso sentiero per il ritorno e alla fine quasi dispiace abbandonare questo ambiente così diverso dal solito, questo sipario roccioso che divide due amene e verdeggianti valli, una svizzera ed una italiana.
Ripercorriamo la piana ed ora abbiamo il tempo di fotografare gli innumerevoli fiori, le alte cime e la grande torbiera circondata dai bianchi fiocchi degli eriofori, che volutamente abbiamo trascurato all’andata per la fretta di arrivare alle Gole. Anche al Rifugio ci concediamo una bella sosta, poi riscendiamo verso Slingia,
Il Rifugio Sesvenna e tutta la vallata in saliscendi che abbiamo percorso fino alle Gole, in realtà si trovano su un altipiano compreso tra le Gole stesse da una parte ed una parete rocciosa a picco dall’altra, dalla quale scende una bella cascata con buona portata d’acqua. Con la luce del mattino e con una ripida salita da affrontare, non era particolarmente interessante, ma ora con i raggi del sole più obliqui e la luce calda del tramonto, assume un fascino diverso e più invitante. Alla base di questa parete e della cascata, si apre la verdissima valle di Slingia che percorriamo sulla bella strada bianca che la attraversa e che in inverno diventa una pista da sci di fondo. Il paesino composto di poche case naturalmente ben curate, ci attende insieme al nostro pullman per il doveroso, ma non desiderato rientro.
Esperienza particolare, inconsueta e molto interessante che rimarrà a lungo impressa nella memoria, inoltre durante il viaggio di andata e ritorno in pullman abbiamo potuto ammirare la bellezza classica di una vallata alpina abitata, curata ed amata dai valligiani, con borghi piccoli e grandi, ognuno col proprio appuntito campanile, ben inseriti nel paesaggio e mai invasivi. Cittadine antiche come Glorenza ancora con le mura di protezione, castelli e santuari che uniscono la loro preziosità ad un ambiente naturale già di per sé ricco di bellezza, fascino e solennità, ma nello stesso tempo discreto, vero.