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Una delle tante leggende che circolano sul Palio di Siena narra che, quando nel 1961 la Contrada della Torre vinse il suo 43° Palio, durante i festeggiamenti furono spennate vive 43 oche: ciò in riferimento alla Contrada dell’Oca che è l’acerrima avversaria della Torre.
Questo agli “ocaioli” non piacque affatto e il parroco del rione, don Bani, contradaiolo appassionato e senese sanguigno, lanciò ai “torraioli” un anatema augurando loro di non vincere il Palio per almeno 43 anni, tanti quante le oche spennate.
Naturalmente si può crederci o meno ma in effetti la maledizione scadeva giusto lo scorso anno e quest’anno la Contrada della Torre è tornata alla vittoria dopo un lunghissimo digiuno (dal 1961, appunto).
Una vittoria cercata e invocata tanto a lungo che la gioia è stata esplosiva e i festeggiamenti andranno avanti per mesi e mesi.
E’ difficile per chi non sia nato e vissuto a Siena rendersi conto di cosa può significare il Palio per noi: il Palio è vita e morte, gioia e dolore, sacro e profano, gioco e fatica, luna e sole, cielo e terra.
E’ lo yin e lo yang dei Senesi e l’accostamento al tifo sportivo è non solo assolutamente inappropriato ma decisamente offensivo.
Si nasce in una Contrada e la Contrada ci accompagnerà per tutta la vita, sia nei momenti belli che nel dolore. La Contrada è orgoglio, famiglia, lavoro, solidarietà, svago, impegno.
Per noi il Palio dura tutto l’anno e qualcuno addirittura dice che il Palio è tutto quello che succede tra la Carriera di Agosto e quella del Luglio successivo, cioè lontano dai riflettori, dai turisti, dal resto del mondo.
Vincere un Palio è il sogno di ogni contradaiolo e io posso solo immaginare (per mia fortuna) cosa significhi attendere 44 anni, com’è successo ai contradaioli della Torre.
Più di metà del popolo della Contrada non aveva mai assaporato questa gioia e questo a dire il vero ci ha fatto assistere anche a gustose scenette.
Per esempio alla Capitana della Torre che, subito dopo la Corsa, chiedeva ai colleghi delle altre Contrade consigli sul da farsi dato che quella situazione le era del tutto nuova e inaspettata.
Oppure è capitato che un noto “torraiolo”, nell’euforia della vittoria, si rendesse conto di aver perso la dentiera: naturalmente ha continuato imperterrito a festeggiare!
Una consuetudine dei Contradaioli vincitori è quella di girare per la città nei giorni della Festa con un ciucciotto in bocca. Ritualmente la vittoria è infatti equiparata a un momento di rinascita e, di conseguenza, ci si sente tutti neonati!
Queste foto si riferiscono ad uno dei tanti cortei che si ripetono ogni giorno, nel tardo pomeriggio, e che dimostrano la voglia di giocare e di godere di questa festa da parte di grandi e piccini.
In particolare questo corteo prende spunto dal nome del cavallo vittorioso, Berio, che è anche il nome di un famoso musicista, e allora tutti a suonare e a cantare la propria felicità, portando a spasso il Drappellone, mostrandolo alla città come dei genitori orgogliosi mostrano il figlio appena nato.
Per una festa lunga 44 anni.