Tunisia: le grandi oasi

Tra deserto, palmeti, miraggi e splendide città

Ci siamo soffermati in Tunisia per pochi giorni nel corso di un viaggio più prolungato in moto attraverso il Marocco, senza avere avuto quindi il modo di un maggiore approfondimento. E’ stato in pratica un “assaggio” in vista di un viaggio più esauriente.

Da non perdere

Lo sbarco a Tunisi, come negli altri porti nordafricani, è reso noioso dall’espletamento delle pratiche doganali, così, appena possiamo, puntiamo subito verso sud, percorrendo la GP3 in direzione Kairouan, città ricca di monumenti grandiosi, racchiusi lungo le possenti mura che la circondano. La prima cosa che si scorge, man mano che ci si avvicina alla città, è il minareto tozzo della grande moschea, sicuramente il monumento più importante della città.
Kairouan, essendo la quarta città santa dell’Islam dopo La Mecca, Medina e Gerusalemme, è il centro di culto dell’intera Tunisia, tanto da essere dispensati dal viaggio alla Mecca, se si visita sette volte la Grande Moschea. Trascuriamo così le medine, per il ricordo ancora fresco di quelle marocchine, e ci dedichiamo alla visita di questo imponente monumento. Il portale, il grande cortile interno in marmo e la sala delle preghiere, creano una perfetta armonia di linee e volumi.
Approfittando di una visita panoramica della città, ci dirigiamo verso lo splendido mausoleo di Sidi Sahab, sovrastato dal suo elegante minareto; questo mausoleo è anche chiamato "del barbiere", perchè la leggenda narra che il santo, compagno di Maometto, portava sempre con sé tre peli della barba del Profeta, tuttora custoditi all’interno del Mausoleo.
Molto caratteristico è il pozzo di Bir Barouta, la cui leggenda narra essere collegato direttamente con quello di Zemzem a La Mecca.
Proseguendo sulla GP3 in direzione Bir el Haley raggiungiamo Gafsa, da dove si inizia ad intravedere il classico scenario del deserto. Questa splendida oasi presahariana sembra ancor oggi risentire del trauma che la vide protagonista la notte tra il 27 e il 28 gennaio 1980, quando un "commando" libico si impadronì della città e la tenne in assedio per tre giorni. Nonostante gli anni, la città si presenta malinconica, e anche se molto caratteristica non ha niente da offrire ad eccezione delle Piscine romane, che attraggono ancora un gran numero di turisti, forse non per il loro splendore ma per i tuffi che i bambini locali, per pochi dinari, esibiscono nella poca, sporca e stagnante acqua rimasta.
L’atmosfera africana, si può dire inizi però da qui, infatti la GP3 diventa una strada che solca pianure aride fino ad arrivare a Tozeur, la capitale dei datteri, tant’è vero che essendosi svolto il viaggio in novembre abbiamo la fortuna di assistere ai festeggiamenti relativi al periodo della raccolta di questo frutto, peraltro squisito.
Tozeur, immersa in un immenso palmeto verde, si trova ai piedi del Grande Deserto di sale, Chott el Djerid: da qui attraversandolo si arriva a Kebili, ma noi per mancanza di tempo puntiamo ancora più a Sud verso Nefta, che per le sue innumerevoli moschee è chiamata la Kairouan del sud. Qui troviamo altri splendidi palmeti e belvedere “da cartolina”; dopo avere visitato la città, ci dirigiamo verso il confine con l’Algeria per addentrarci nel Chott. Il bianco unito ai raggi del sole dà origine ai cosiddetti miraggi, così numerosi che riusciamo anche a fotografare.
Dobbiamo così puntare nuovamente su Gafsa, per poi, grazie alla GP14, raggiungere Sfax, da dove, con la GP1, arriviamo ad El Jem, dove a distanza di parecchi km. si inizia a vedere il più grande colosseo d’Africa. Questo imponente anfiteatro, il sesto di tutto il mondo romano, insieme al museo del Mosaico, è sicuramente una delle cose da non perdere in Tunisia.
Cerchiamo un hotel nelle vicinanze di Tunisi, vista l’imminente partenza, arrivando così a Nabeul, splendida cittadina di mare che non ha nulla da invidiare alla vicina Hammamet.
In questa zona sulla costa logicamente la vita cambia, e di questo ci si accorge arrivando dal Sud: la ricettività alberghiera è elevata e qualitativamente superiore, così dopo aver mangiato del buon pesce e la classica pizza, puntiamo su Tunisi, facendo prima tappa a Sidi Bou Said, delizioso e pittoresco paesino arroccato su di una collina a picco sul mare, dove le case tutte rigorosamente bianche con i tetti e le finestre blu, la rendono molto simile ad un paese greco.
E’ sicuramente d’obbligo un caffè al Cafè Des Nattes, caratteristico bar locale, che una lunga scalinata bianca pone significativamente al di sopra della folla di visitatori. Attraversando Cathagine, ci dirigiamo verso il porto dove, dopo la consueta coda dovuta alla flemma con cui si sbrigano le formalità doganali, ci imbarchiamo sperando di non incontrare una volta in Italia l’inverno rigido che renderebbe faticoso il rientro.
La Tunisia offre molto di più di tutto quanto sopra, ma quattro giorni sono già troppo pochi per visitare quello che abbiamo raccontato, così sicuramente torneremo per vedere tutto quello che non siamo riusciti a visitare in questo viaggio.

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