Le cinque perle della Liguria

Trekking alla scoperta di una delle bellezze naturali liguri

Svegliarsi alle quattro di mattina non è facile, tanto meno per chi non è abituato alle levatacce mattutine e ha lavorato tutto il giorno precedente; il pullman però non aspetta, la partenza è alle cinque in punto e non si può certo fare la figura dei ritardatari!
Usciamo in strada e ad accoglierci c’è un cielo coperto da basse nuvole e le prime gocce di pioggia cominciano a scendere; non è esattamente il modo migliore per cominciare la nostra giornata di trekking, ma la speranza non ci manca ed il fatto che dobbiamo comunque percorrere 300 chilometri prima di metterci in cammino, ci rincuora un po’.
Già, perché questa volta il gruppo escursionistico a cui ci siamo uniti per questa domenica diversa dal solito ha deciso di allontanarsi parecchio da casa per poter percorrere a piedi un sentiero che si snoda fra uliveti e terrazzamenti, in una delle meraviglie del nostro paese: le Cinque Terre.

L’autostrada, vista anche l’ora, è libera e tutto sommato il tempo passa velocemente fra discorsi assonnati e qualche nota tecnica illustrata dall’organizzatore: all’arrivo ci attende una camminata approssimativamente di cinque ore (… qui il passo conta parecchio!) fra saliscendi immersi in una cornice naturale caratteristica e spettacolare, ovviamente sperando che il meteo ci assista.
Arriviamo a La Spezia, lasciamo l’autostrada per inerpicarci arrancando con il pullman per una via secondaria che oltrepassa il promontorio all’estremità del quale sorge Porto Venere fino a giungere in vista di Riomaggiore; qui il pullman si ferma e comincia l’avventura!
La brezza che proviene dal mare risveglia anche i più addormentati (come noi!) e, con un buon passo, aiutati dal fatto che è solo discesa, seguiamo la strada che ci porta fino al paese; dopo le prime soste per negozi, fotografie e angoli caratteristici, alle 9 e 30 arriviamo al “nastro di partenza” della nostra escursione: l’inizio della Via dell’Amore, il primo tratto di sentiero che ci porterà ad arrivare (si spera almeno!) fino a Monterosso, l’ultimo paese delle Cinque Terre.

Pagato il biglietto di pedaggio (3 € che, si legge sul retro, servono principalmente a tenere pulito ed in ordine il sentiero…) che ci consente il passaggio, cominciamo a salire i primi gradini che conducono alla via principale che percorreremo; c’è già chi si lamenta, inconscio che le scale, più o meno naturali, saranno la costante della giornata!

La via è agevole, larga, in parte scavata nella roccia a strapiombo sul mare.
Da un lato il panorama si preannuncia fantastico: il mare, che per chi lo vede solo d’estate in vacanza è sempre qualcosa di emozionante, da spettacolo di sé infrangendosi sugli scogli che sembrano proteggere la riva; dall’altro, invece, le cose non sono esattamente come ce le aspettavamo: il cemento la fa da padrone con grigie gallerie, panchine e ben poco di naturale…
Siamo un po’ delusi, la Via dell’Amore ci pare solo un pretesto commerciale per vendere gadget e magliette e non una bellezza naturale come ci aspettavamo di trovare; per fortuna le cose cambiano presto e già all’arrivo nel secondo paese, Manarola, si abbandona il cemento per immergerci nella Natura (proprio quella con la N maiuscola): ad attenderci fuori dalla galleria che conduce in paese c’è un magnifico albero di limoni e dai rami pendono i frutti nel pieno della loro maturazione.

E già cominciano le defezioni! Per poter sfruttare la meglio le possibilità turistiche della zona, da tempo è in funzione un rapido e comodo treno che unisce a La Spezia tutte le Cinque Terre; assolutamente non invasivo dal punto di vista ambientale dal momento che passa quasi tutto il tempo in galleria, questa sorta di metropolitana rurale fa la spola da una paese all’altro e chi già si sente stanco nonostante abbia fatto non più di 20 minuti di strada, si affida ad un mezzo di trasporto meno faticoso da utilizzare rispetto ai piedi.

Se il tratto della Via dell’Amore è stato una passeggiata effettuata in tutta comodità, la tappa successiva, che da Manarola ci porta a Corniglia, fa da riscaldamento per i muscoli; la strada si fa più accidentata e comincia a meritarsi il nome di sentiero che porta, con brevi ma non per tutti agevoli tratti di salita.
In fondo alla via si intravede il primo vero ostacolo della giornata: la strada, nell’ultima parte totalmente piana, si chiude con una serie di scale disposte l’una opposta all’altra che portano, non senza fatica, fino a Corniglia, il terzo paese delle Terre arroccato su uno sperone di roccia. Le case sono per la maggior parte nascoste dalla vegetazione e a spiccare sono solo pochi edifici ed il campanile della chiesa che risalta nel cielo limpido. Già, perché il tempo è stato clemente e non solo non piove, ma il sole sta anche accompagnando il nostro trekking regalandoci una bellissima giornata di primavera.

Nemmeno il tempo di riposarsi che siamo nuovamente in marcia per la prima vera tappa del nostro piccolo tour giornaliero; 150 metri di dislivello per un’ora e mezza di marcia (in verità poi il cammino si rivelerà più breve di circa 20 minuti ma, costante in queste situazioni, il passo di chi sta con te influisce notevolmente sui tempi) alla volta di Vernazza, il penultimo paesino che visiteremo.
Ci inoltriamo fra le vecchie case, in viottoli di pietra dove il sole non riesce a penetrare ed il cielo sembra dipinto su un telo sospeso fra le estremità degli alti muri delle abitazioni; attraversiamo il paese seguendo il percorso di alte mura di cinta che nascondono ulivi e limoni, arance e grosse piante grasse, fino a giungere all’ingresso del nuovo sentiero da seguire.
Le indicazioni dateci all’inizio dell’avventura non erano poi tanto lontane dal vero; ad attenderci non c’era infatti il comodo (ma orribile!) cemento del primo tratto, bensì un viottolo talmente stretto da costringerci a camminare l’uno dietro all’altro, una vegetazione a tratti invadente e da dover schivare con ardite contorsioni a causa anche del peso degli zainetti sulle spalle e… gradini, tanti gradini! Un signore incontrato per strada ci aveva preannunciato che sono circa 4200 i gradini da percorrere oltrepassando tutti i cinque paesi; ovviamente non avevamo dato troppo peso alle sue parole, accorgendoci poi che in verità la cosa non era da sottovalutare.
Il fatto è che questi gradini sono naturali, non creati appositamente dall’uomo, ma formati da rocce che “intralciano” il sentiero; questo vuol dire che non hanno una regolarità geometrica ma sono a distanze diverse, ad altezze anche molto dissimili e spesso, soprattutto nei tratti di discesa, presentano problemi di tenuta per gli scarponi.
A complicare il tutto, poi, il fatto che il sentiero è molto stretto e in alcuni tratti paurosamente a strapiombo sulla scogliera con un salto di molte decine di metri senza protezione alcuna ed è percorso in entrambe i sensi di marcia; spesso quindi capita di trovarsi a dover chiedere o dare strada ad altri escursionisti, magari, come molti, in gita con passeggino per il bimbo o frigorifero portatile “da vero italiano in vacanza”.
Lo spettacolo, però, ripaga di questi piccoli inconvenienti e della fatica del cammino.
Il sentiero attraversa uliveti dalle piante secolari e si apre su tratti di costa veramente spettacolari; il mare, poi, che qui è area protetta, ci mette del suo offrendo panorami da cartolina e colori indescrivibili.
Forse è il fatto che questa è la prima uscita dopo il “letargo” invernale, forse è la giornata calda e soleggiata, ma i profumi, i colori e panorami ci affascinano e ci emozionano profondamente.

Poco più di un’ora di cammino e arriviamo in vista di Vernazza e quello che possiamo vedere ci entusiasma molto!
Fra il fogliame scorgiamo un piccolo lembo di terra che si protende nel mare e all’estremità di questa penisola sorge una torre costruita in pietra che fa da culmine a un paesino di case piccole ed alte, edificate l’una vicina all’altra, con frequenti archi di sostegno che uniscono un’abitazione all’altra.
Fra le Cinque Terre è sicuramente la più caratteristica ed affascinante; ci fermiamo a pranzare, stanchi ma comunque contenti e soddisfatti per la camminata, seduti sulla banchina che separa e protegge il piccolo porto dal mare; dall’altra parte le onde si infrangono rumorose sulle pietre degli scogli e sulla parete di roccia su cui sorge la torre che da lontano avevamo scorto.
La visita alla torre è a pagamento e anche se l’ingresso non costa troppo, decidiamo di goderci il panorama della baia e del paese dal basso; attraversiamo la piazza, invece, per dare un’occhiata alla chiesetta di Vernazza, costruita interamente in pietra e che ci pare lo stesso bella e confortevole nonostante il predominante colore grigio.

Ci aspetta “l’ultima Terra” e l’ultima fatica della giornata, ma questa volta preferiamo il ben più comodo trenino alle quasi due ore di gradini e ad un dislivello di circa 260 metri. Le ultime compere e un po’ di immancabili souvenir e poi in stazione ad attendere il treno.

La stazione è all’ingresso del paese e in pochi minuti si raggiunge Monterosso, l’ultimo paese della giornata che delude le attese dopo lo spettacolo di Vernazza.
Se non si vedessero passeggiare sul lungomare distinti signori con scarponi e tenuta da montagna e se non si desse uno sguardo al calendario ricordandosi che siamo ancora in aprile, potremmo benissimo essere in una delle tante stazioni balneari dell’Adriatico: spiaggia colorata da salviettoni, gente che gioca sulla sabbia o che approfitta per prendere il primo sole, addirittura chi si spinge oltre e abbozza il primo bagno della stagione in un mare ghiacciato.

Non sappiamo resistere e abbandoniamo zaini e scarponi per rilassarci un po’ sul bagnasciuga e rigenerare i piedi, non abituati alla fatica della camminata e alla durezza degli scarponi da troppo non utilizzati, fra le onde che si infrangono a riva.

Il giorno volge al termine e con lui la nostra avventura fra le Cinque Terre; ci attende il trenino che ci porterà fino a La Spezia e da lì il pullman verso casa. Ad accoglierci un fortissimo vento freddo e le stesse nubi cariche di pioggia che avevamo lasciato prima dell’alba... era decisamente meglio restare in Liguria!Noi ci siamo arrangiati con panini portati direttamente da casa anche perchè, vista la natura del nostro piccolo viaggio, sarebbe stato quanto meno sconveniente abbuffarci con pasta al pesto e grigliata di pesce e poi riprendere il cammino ... :-þ
In ogni caso non abbiamo saputo resistere a due cose: la frutta, in particolare i limoni, e la focaccia, alle cipolle, olive o pomdodoro che fa golosa mostra di sè dalle vetrine dei mille forni presenti in ogni paesino visitato!

2 commenti in “Le cinque perle della Liguria
  1. Avatar commento
    simon.j
    22/04/2003 12:13

    Ciao, volevo farvi i miei complimenti.

  2. Avatar commento
    bebe
    22/04/2003 12:13

    il tratto di sentiero più bello è tra monterosso e vernazza!

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