La Romania, secondo me

La Romania, secondo me: Un’analisi personale sul fascino dell’Europa Orientale

Terra al di là della foresta, la Transilvania è legata a storie di castelli, lupi mannari e vampiri. Ma offre molto di più, a cominciare dall’opportunità di tuffarsi in un mondo remoto, attraverso antichi insediamenti romani e cittadine medioevali, e in un passato più recente che si ritrova nei villaggi rurali, che conservano l’aspetto e le tradizioni di almeno un secolo fa. Inoltre, la tormentata diversità etnica e culturale che risale alle tribù Ungheresi e Sassoni, passata attraverso il Regno Austro-Ungarico, rende questa regione e l’intera Romania, una terra di riscatto ed emancipazione, dopo il buio periodo della dittatura. Sulle orme di Dracula, sei giorni per esplorare e scoprire lo spirito e l’arte del popolo rumeno, il fascino e la favola, il mistero e la sorpresa.
 
Atterriamo all’aeroporto di Otopeni e andiamo subito a ritirare l’auto a noleggio prenotata dall’Italia. Prima però compriamo una carta sim per il tablet che ci servirà per le prenotazioni degli alberghi. La Compagnia Autonom, che vende su internet tramite Flexicar, ha prezzi concorrenziali: una vettura media costa circa 50 euro per 6 giorni! Il tragitto è lungo quasi 300 Km, abbiamo solo poche ore di luce e c’è traffico per uscire dalla cintura di Bucarest. Siamo diretti a Sibiu e sulla strada abbiamo due tappe che ci fanno già respirare aria di vacanza. Ci fermiamo a Curtea de Arges, una delle città più antiche della Romania, dove visitiamo il Monastero legato alla legenda di Manole, Maestro costruttore che aveva il compito di edificare la chiesa. Nonostante fosse uno dei più bravi della sua epoca, tutto ciò che veniva eretto di giorno, crollava di notte. Manole sognò che per portare a termine il monastero era necessario sacrificare la prima donna che il giorno dopo avesse portato del cibo ad un uomo, marito o fratello. Il giorno successivo l’architetto spiegò a tutti che per un’opera di tale importanza serviva un grande sacrificio. Ad ora di pranzo Manole riconobbe da lontano sua moglie incinta, l’unica donna a portare da mangiare al marito perché gli altri si erano premurati, nel frattempo, di avvisare mogli e sorelle. La donna venne murata all’interno dell’edificio, che il giorno dopo rimase miracolosamente in piedi. Alla fine dei lavori fu dato ordine di togliere l’impalcatura, mentre Manole era ancora sul tetto. Allora lui costruì delle ali con il legname rimasto e provò a volare, ma precipitò poco distante e morì. Si narra che la terra, addolorata per la sua scomparsa, fece spuntare un filo d’acqua, una lacrima e, da allora nel punto dove cadde, sgorga una fontana. La strada da Curtea de Arges al Monastero di Cozia scorre lungo il fiume Olt e conduce alla Chiesa dove riposa nel suo sonno eterno Mircea il Vecchio, il Principe della Valacchia che la fece costruire alla fine del 1300 e che conserva affreschi antichissimi. Accompagnati dalle sagome scure dei Carpazi che si stagliano all’orizzonte, arriviamo a Sibiu a ora di cena. Il battesimo culinario rumeno non ci delude e dalla vetrata del ristorante che dà sulla strada intitolata al rivoluzionario Nicolae Balcescu, cominciano a cadere i primi fiocchi di neve. Sotto la luce dei lampioni tra le case colorate ci sembra quasi di essere stati catapultati, in poche ore, in una fiaba. Dopo una dormita ristoratrice al tepore delle coperte della nostra camera d’albergo che è costata neanche 30 euro, scopriamo che la nevicata fuori stagione durante la notte ha imbiancato la città. Ci incamminiamo verso Piazza Huet per goderci lo stupendo panorama dal campanile della Chiesa Evangelica, alto 74 metri. La salita attraverso scale ripide e scricchiolanti rende ancora più apprezzata la conquista della vetta. Dalle finestre delle sette torrette scattiamo foto ai mille volti di Sibiu, circondata dagli alti monti. Dominiamo dall’alto le due piazze principali, la Piata Mare (Piazza Grande) e la Piata Mica (Piazza Piccola), situate nella parte della Città alta, che visitiamo appena scendiamo. Attraverso il Passaggio delle Scale ci dirigiamo poi verso la parte bassa che si è sviluppata nella zona compresa tra il fiume Cobin e la collina, attorno alle fortificazioni più antiche. Lo stile barocco si ritrova in molti edifici come il Museo Bruckental, la Casa Blu che porta sulla facciata l’antico stemma e la Casa Luxemburg. Le case sono basse con tetti molto inclinati e le strade sono stranamente lunghe e larghe per una città medioevale. Anche l’anima moderna ed emancipata di Sibiu, però, è molto forte e si afferma attraverso il suo sviluppo economico e intellettuale. Non a caso nel 2007 è stata nominata capitale europea della cultura e, andando indietro nel tempo, la città annovera anche numerosi primati: ha avuto l’ospedale più antico, la prima scuola rumena, la prima farmacia, la prima cartiera, il primo teatro, il primo museo tuttora aperto al pubblico. Niente male come primo assaggio di Transilvania, ma ora dobbiamo metterci in macchina perché nel tratto dei 100 Km previsti per oggi ci sono altri posti da vedere. Il primo è il villaggio di Medias con la sua caratteristica torre e il secondo è la Cittadella fortificata di Biertas che fa parte del patrimonio Unesco. Lungo la strada è una continua scoperta di villaggi medioevali con chiese e campanili, circondati da aree rurali e boschi, fino ad arrivare a Sighisoara anch’essa dichiarata patrimonio dell’Umanità. Dopo aver parcheggiato la macchina nel cortile della nostra pensione, ci inoltriamo nella zona pedonale del borgo, perdendoci tra le viuzze acciottolate, le ripide scalinate e le piazzette nascoste. Le case degli artigiani, grazie ad una fondazione e la collaborazione del Governo rumeno, conservano ancora i laboratori e gli originali attrezzi da lavoro. Di fronte alla colorata Torre dell’orologio sorge la casa natale del Principe Vlad Tepes, ispiratore del famoso romanzo di Bram Stocker, Dracula. Dall’alto della Cittadella, seguendo una scalinata coperta da un tetto in legno, si gode la vista della città costruita sul fiume Tarnava, abitata un tempo dai Romani e successivamente dai Sassoni che ne hanno segnato il destino. Dopo aver respirato a pieni polmoni storia e tradizione, anche la seconda giornata volge al termine e davanti ad una buonissima pizza dal prezzo irrisorio, ci sentiamo pienamente appagati per la scelta di questa meta. L’indomani siamo diretti a Brasov e decidiamo di passare per Fagaras, famosa per la sua Fortezza. Appena usciamo dalla città la strada si fa subito sterrata e ci sembra di aver fatto improvvisamente un tuffo indietro nel tempo trovandoci in mezzo alle pecore, in fila dietro agli aratri e ai carretti con il fieno. Per fortuna il clima è cambiato, la temperatura si è alzata, ma i segni della pioggia hanno lasciato fango e pantano. La collina si fa dolce e lo scenario lascia ampio spazio al verde. All’interno della Cittadella di Fagaras non è rimasto granchè perché, ci spiegano, durante la guerra molte cose sono andate distrutte, ma ogni singolo dettaglio per la conservazione non è lasciato al caso e poi dall’alto delle mura il panorama sul fossato con i salici piangenti che arrivano all’acqua è veramente caratteristico. Dopo l’ultima deviazione per visitare la splendida chiesa fortificata di Prejmer, arriviamo a Brasov e ci rifocilliamo con una saporita zuppa nel pane a forma di zuppiera (breaded soup bowl). Abbiamo l'ennesima conferma che i prezzi sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli degli altri Paesi europei. Il nostro albergo, prenotato come al solito lungo la strada, è situato nella zona pedonale ed è molto comodo per raggiungere tutti i luoghi di interesse. Il simbolo della città è la Biserica Neagra, chiamata così per il colore dei muri esterni anneriti dalle fiamme del grande incendio del 1689. La Chiesa è il più grande edificio in stile gotico del sud-est Europa con una capienza di cinque mila persone. A poche centinaia di metri c’è la Piata Sfatului, Piazza del Municipio, che intanto è stato sostituito da un Museo. Fontane e fiori adornano l’area pedonale e tante persone si ritrovano qui per chiacchierare o bere qualcosa nei locali intorno. Ci addentriamo nel vecchio ghetto Schei delimitato dalla Porta omonima e dalla Porta Caterina. Le due vie d’accesso alla città un tempo segnavano il confine delle comunità rumena e sassone. Costeggiando le antiche mura si va verso la funivia che sale al Monte Tampa.Una scritta in stile holliwoodiano ne indica la sommità su cui si arriva anche a piedi con un trekking nel bosco. Dall’alto la visione d’insieme dell’intera regione è di forte impatto. C’è anche un altro punto panoramico dalla Cittadella Fortificata, al cui interno non è rimasto ormai nulla se non il custode che esige la mazzetta per lasciar passare. Dal lato opposto al centro città si staglia l’altro volto, decisamente meno attraente di Brasov, quello comunista e industriale. Il sole intanto sta tramontando e anche questa giornata ci lascia la sensazione di un tempo dilatato che sfuma già nel ricordo. Il quarto giorno inizia col sole, ma quando arriviamo a Bran le nuvole affollano il cielo. Il maniero, famoso per aver ispirato il romanzo di Dracula, sorge sull’antico confine tra Transilvania e Valacchia ed è arroccato su uno sperone di roccia che ne accresce l’alone di mistero e leggenda. In realtà il vero castello di Dracula è andato distrutto e quello di Bran ne rappresenta solo l’anima commerciale. A pochi chilometri un’altra scritta holliwoodiana attira la nostra attenzione: Rasnov. Qui si trova un’imponente cittadella fortificata alla quale si giunge con un trenino elettrico o con la funivia. Le ragioni della sua fama sono da ricercare nella gloria di essere stata espugnata solo una volta nella sua storia e nella presenza di un pozzo profondo 143 metri. La leggenda narra che durante un lungo assedio fu promessa la libertà a due prigionieri che erano stati incaricati di scavare per trovare l’acqua. L’opera venne completata dopo 32 anni di lavoro, ma i detenuti furono ugualmente uccisi. All’interno del sito sono state girate alcune scene del film “Ritorno a Cold Mountain” che lo hanno reso più famoso. Il colpo d'occhio è notevole: siamo circondati dalle alte montagne della catena dei Carpazi, meta di escursioni e sport invernali tra cui il salto dal trampolino con gli sci. Quando arriviamo a Sinaia comincia a nevicare. Visitiamo velocemente il Monastero che dà il nome alla città e poi andiamo verso il castello di Peles. La neve cade copiosa sulle statue del parco di Elisabetta e Carlo I: i monarchi che lo fecero costruire, scegliendo il progetto più originale e assumendo personale proveniente da vari Paesi, ognuno per le proprie eccellenze nazionali. Come il principe stesso racconta, durante i lavori si potevano vedere centinaia di costumi diversi e sentir litigare e cantare in 14 lingue! Il castello reale è circondato da un paesaggio fantastico, con giardini disposti a terrazze e tutt’intorno una fitta foresta. Sembra di essere in una di quelle sfere magiche che si scuotono per far rimescolare la neve. Il tour completo (che comprende piano terra, primo e secondo) permette la visita alle 160 camere, tutte lussuosamente arredate con una miscela di stili. Quando usciamo, camminando sotto la neve raggiungiamo in pochi minuti il Castello di Pelisor, in perfetto stile art nouveau, finemente arredato dalla Regina Maria, moglie di Ferdinando. Lasciamo Sinaia e il suo clima decisamente invernale e ci dirigiamo verso Bucarest, ma non prima di aver dato l’estremo commiato a Dracula, nel Monastero dove sono conservate le sue spoglie. La zona del lago Snagov è poco frequentata, la strada per arrivare al ponte e raggiungere l’isoletta su cui sorge la chiesa, è un labirinto popolato da zingari. Non è un posto molto raccomandabile soprattutto quando cala il buio, quindi abbiamo poco tempo. Il costo del biglietto per la chiesa è spropositato, ma ormai ci siamo. Salutiamo Vlad e i suoi segreti e in poco tempo raggiungiamo il cuore della Capitale. Il nostro comodo hotel, all’ingresso della zona pedonale, ha un servizio parking a pagamento e ne approfittiamo per lasciare la macchina fino alla partenza. Oggi abbiamo percorso circa 170 Km e, dopo una cena al Centro Storico, andiamo a riposare. Il nostro quinto giorno è dedicato alla visita di Bucarest, alle sue tante chiese, piazze ed edifici in stile liberty e nouveau. Visitiamo la Casa del Popolo, la sede del Parlamento, costruita dall’ex dittatore comunista Ceausescu e seconda al mondo per estensione dopo il Pentagono. Respiriamo l’aria di una moderna capitale europea in cui il vivace spirito culturale si sprigiona nei suoi 37 musei, 22 teatri, 3 auditorium e nelle numerose biblioteche pubbliche e nei tipici book-cafè. Anche la vita notturna offre opportunità per tutti i gusti. Diversi ristoranti e localini popolano la cittadella, abbiamo solo l’imbarazzo della scelta e nessuno ci delude. Ma non ci basta! Il giorno dopo, prima di partire, andiamo a visitare il mistico Monastero di Cernica costruito su un’isola del lago, il curatissimo Palazzo di Mogosoaia e il Parco di Herastraui, considerato il polmone di Bucarest. Dopo sei giorni e quasi mille chilometri è arrivato il momento della partenza. Riconsegniamo l’auto e andiamo al check-in. Dall’aereo l’ultimo sguardo è a questa terra che ci ha affascinato, trasportato indietro nel tempo e permesso di vivere la sua anima incantevole e gioiosa, come spiega l’etimologia del nome della sua capitale.
 

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