Curren s'Ardia! - Caddos galiardios
et cavalleris lean sa falada
a tottu cursa, a briglia abbandonada
pesende gloriosos Istendardos.
Faghen proas terribiles d'azzardos
pro cudda antiga fide ereditada
dae Santu Antine et cunsagrada
dae sos generosos coros sardos.
Et benin dae ogni idda 'e Sardigna
a bider s'Ardia, a bider s'ispettaculu
de custa antiga moda sedilesa.
E i sa idda 'e Sedilo benigna
et fiera rinnoat su meraculu
in custa festa 'e forza e de bellesa.
Sardegna centro-orientale, provincia di Oristano: qui, nell’altipiano del Guilceri, a 280 metri circa di altezza, in posizione equidistante tra Nuoro ed Oristano, sorge Sedilo, 3000 abitanti.
Ai più il nome forse non dice niente, se non a qualche appassionato di archeologia, che sa che questa è terra di importanti reperti nuragici.
Eppure Sedilo ospita ogni anno una delle feste più sentite da tutta la gente sarda, l’Ardia di San Costantino.
Fioccano subito le domande: “Ardia? Che significa?”
Il termine prende origine dalla parola dialettale “bardiare”, che significa montare di guardia girando, proteggere in arme.
Pare che la festa voglia rievocare la figura di Costantino Imperatore, che alla vigilia della vittoriosa battaglia contro Massenzio ebbe la visione della croce cristiana con la celeberrima scritta “In Hoc Signo Vinces” (sotto questo segno vincerai).
Alla vittoria di Costantino seguì l’editto di Milano, che riconobbe finalmente il culto cristiano.
“Ed il legame con la gente sarda”, vi chiederete?
Narra una leggenda che nel XVI secolo un sardo, di Scano Montiferro nei pressi di Sedilo venne catturato dai Mori mentre era dedito al lavoro dei campi e condotto in prigionia a Costantinopoli: in sogno ebbe la visione di Costantino, che gli promise la libertà; riuscì infatti a fuggire di prigione ed ebbe una nuova visione del santo che gli chiese di edificare in suo onore una Chiesa sulle pendici del monte Isei, a Sedilo.
Per celebrare il culto di San Costantino (per tutti qui “Santu Antinu”) ogni anno, il 6 e 7 luglio, viene celebrata l’Ardia, sfrenata e selvaggia corsa a cavallo, disputata da un centinaio di valenti e coraggiosi cavalieri: nei giorni stessi si svolge una sagra e contemporaneamente nel santuario ha luogo una folta migrazione di popolo, con gente che arriva in pellegrinaggio anche da molto lontano, a testimonianza della propria devozione e del fervore religioso.
La corsa è uno spettacolo: per farla breve, un fantino (detto “sa prima pandela”), scelto con grande onore dal Parroco, rappresenta la figura di san Costantino e porterà uno stendardo in broccato giallo.
Al suo fianco i fidati “sa segunda pandela e sa terza pandela” con uno stendardo rosso ed uno bianco, hanno il compito di “proteggere” san Costantino dall'ardore di circa un centinaio di cavalieri, che in una corsa sfrenata cercheranno a loro volta di superare “sa prima pandela”.
La corsa è ritmata dall'echeggiare degli spari di fucilieri scelti, dal vociare di una folla che non è protetta da transenne: la polvere, il sole cocente di Sardegna, l'odore della polvere da sparo, le urla dei cavalieri; tutto contribuisce a rendere la corsa pazza, sfrenata, avvincente, un vero atto di valore.
A corona di tutto ciò, parte integrante di tutto ciò, le cerimonie religiose ed una sagra, dove mercanti espongono le loro merci e dove l'odore del cibo cotto dai pellegrini e dalle bancarelle s'innalza nell'aria, a rendere questa festa di popolo ancora più calda e sentita.
il sogno ...........e tutto quello che riusciammmmmmmmo noi a relallllllizzzzzarrrrre
complimenti hai descritto benissimo s'ardia, chiunque si trovi in Sardegna in quel periodo consiglio una visita a Sedilo e dintorni.