Scarpinando in Val Badia - 1

Poche zone al mondo sono in grado di dare altrettante soddisfazioni a chi ami la sana pratica del camminare in montagna: vi portiamo con noi in una delle vallate più ricche di bellezza

 

“La montagna a cinque stelle: Alta Badia!”. Così Ricky ebbe a intitolare anni fa un resoconto su quella - il titolo non è esagerato - che può essere considerata l’eccellenza delle valli dolomitiche.
Per quanto mi riguarda, negli oltre trent’anni di frequentazione di quell’area (di volta in volta valli di Fassa, Gardena, Pusteria, Anterselva, Sesto, Aurina, Ridanna, ecc.) non avevo mai soggiornato in Val Badia pur avendone tratto una buona conoscenza per via delle escursioni di traversata che spesso partono da una località di una vallata e si concludono in un’altra: questa sorta di interconnessione del sistema sentieristico (oltre che delle piste da sci, aspetto che però io non pratico) è proprio una caratteristica del circondario dei passi dolomitici.
Quest’anno è stata quindi la prima volta che ho fatto base in Badia, per la precisione a Corvara, confermatasi strategicamente eccellente per chi - come me - si rechi in montagna principalmente per camminare, pur non trascurando gli aspetti di piacevolezza della località prescelta e un ragionevole conforto nell’alloggio.
In dieci giorni, dal 3 al 13 luglio 2010, ho effettuato una serie di escursioni di lunghezza e impegno variabili ma tutte di grande soddisfazione, anche grazie a una sequenza ininterrotta di giornate soleggiate. Come già evidente dal titolo di questo diario, la loro descrizione ne sarà il filo conduttore, con l’ausilio di un ampio corredo fotografico.

COME MUOVERSI
Già da qualche anno utilizzo con soddisfazione gli autopullman della STAT che congiungono Genova con le valli dolomitiche: al costo di 53 euro, si parte da Genova alle 6.00 con arrivo a Corvara alle 14.45. In macchina - a parte il fatto che non la possiedo né ho la patente - da solo non spenderei certamente meno; inoltre, visto che di solito le escursioni hanno inizio in un luogo e termine in un altro, in loco avrebbe scarsa utilizzazione, anche perché...
…Infine, esiste la Alta Badia Mountain Pass, tessera vantaggiosissima che raccomando. Al prezzo di 48 euro si acquista una card nominativa settimanale che comprende l’uso illimitato dei bus della SAD per l’area Valli e Passi Dolomitici / Bolzano, oltre a tutti gli impianti della Val Badia per 5 giornate a scelta: Plans-Frara, Boé, Vallon, Col Alt, Pralongià, Braia Fraida, Piz La Ila, Gardenaccia, Piz Sorega, Sponata, Santa Croce, La Crusc.
Altre formule sono:
- 4 giorni (di cui 3 per gli impianti) a 39 euro;
- 14 giorni (di cui 12 per gli impianti) a 94 euro;
- stagionale a 125 euro.
La convenienza mi sembra fuori discussione.

PERNOTTAMENTO
Dopo un periodo, dal 1978 al 1989, nel quale praticai la pensione completa per le esigenze di mia mamma che portavo con me, e un altro in cui mi orientai sulla mezza pensione, da qualche anno trovo più consona la soluzione del bed & breakfast che consente la massima flessibilità per chi viaggi da solo. In questo luglio 2010, ho fatto un ulteriore ritocco togliendo il breakfast e lasciando il solo bed. Dopo un sondaggio su internet, la mia scelta è caduta sul “Piz da Lec”, che offre le opzioni di albergo e di residence: per la seconda soluzione, consistente di un ampio monolocale con letto matrimoniale, bagno, cucina completamente attrezzata, terrazzino con vista sul Sassongher, ho speso 28 euro al giorno. Anche la posizione è perfetta, non più di 50 metri dalla fermata Col Alt degli autoservizi.

IN CUCINA
Per le colazioni, ho acquistato tutti gli ingredienti (tè, caffè, succhi di frutta, marmellata, biscotti, uova) il giorno del mio arrivo e approfittato della completa dotazione del mio monolocale.
Per i pranzi, quasi sempre sono stati gradito pretesto per una sosta in rifugio: non entro nel dettaglio, ma che siano canederli, pasta al sugo di funghi o cacciagione, uova con speck e patate, strudel o kaiserschmarren, raramente si rimane delusi da qualità e quantità.
Per le cene, ho sperimentato tre volte il ristorante Paolo del residence e due il Fornella che è proprio di fronte: ottimi entrambi. Nelle altre occasioni (magari avendo mangiato in abbondanza nella sosta rifugio), ho provveduto per conto mio, con una spaghettata o un’insalatona o una macedonia di frutta.

Da non perdere

ESCURSIONI SCELTE

AVVERTENZA: le quote riportate sono quelle della carta escursionistica Tabacco 1:25000 foglio 07 Alta Badia Livinallongo o della guida e relativa mappa della Guida Escursionistica Alta Badia èdita da www.altabadia.org. Chiedo perdono per eventuali discrepanze.

1. DA CORVARA ALLA CASCATA DEL PISSADÙ
E’ la classica escursione da primo giorno, breve e senza grossi dislivelli, per acclimatarsi alla quota, rompere il fiato e sciogliere un po’ le gambe. Tempo impegnato: circa un’ora e un quarto la sola andata su un dislivello di 170 metri (da quota 1560 a 1730).
Subito dietro il mio residence scorre il fiume, che prima di confluire nel Rü Tort (Rü in ladino sta per rio) ha qui nome Rü de Pissadù proprio perché alimentato dalle acque di scioglimento che precipitano dal Gruppo di Sella. Lo si costeggia piacevolmente in sottobosco fino a risalire ad incrociare la carrozzabile e immettersi su una mulattiera segnalata “Cascate Pissadù - Wasserfälle - 28”. Avendo sempre sulla sinistra la base delle vertiginose pareti del Sella, si procede in falsopiano, si lascia sulla sinistra lo sbocco della Val de Mezdì (la cui testata è a una quota di oltre 1000 metri superiore, cioè ai 2871 del Rifugio Boé) e si giunge infine a un bel pianoro erboso, che è anche meta di scampagnate con panche e tavole.
Da qui, un tratto in leggera salita comprendente anche un ponticello porta con alcuni tornantini fra i mughi ai piedi della cascata: l’acqua, quest’anno particolarmente abbondante e impetuosa, precipita con più salti da una stretta forra e finisce nel Rü de Pissadù. Lo spettacolo è completato dall’incombente parete verticale della Torre Exner, sulla quale si scorgono i salitori della Ferrata Tridentina che sembrano tante formichine.
Il ritorno avviene per la stessa via.

2. DAL PASSO GARDENA A LA VILLA PER IL RIFUGIO PUEZ E LA GARDENACCIA
Subito una precisazione importante: contrariamente a quanto risulta in mappe anche recenti, che cioè la cabinovia in due tronchi Plans-Frara da Colfosco alla Baita Jimmy è attiva solo nella stagione sciistica, l’impianto è invece funzionante anche d’estate.
L’escursione può quindi prendere le mosse dalla suddetta baita a quota 2222 metri, esattamente cento metri sopra i 2121 nel Passo Gardena.
L’intero tratto fino al Puez coincide con l’Alta Via delle Dolomiti n. 2. Ci si inoltra subito nel Gruppo dei Cir, vero e proprio labirinto di rocce variamente modellate dalle infinite prospettive, mano a mano che si sale con vedute sempre più ampie sul Gruppo di Sella, il Passo Gardena e il Sassolungo. Si raggiunge la Forcella Cir (m.2469), oltre la quale il panorama cambia totalmente: in basso la Val Chedul che scende verso Selva, di fronte la muraglia dei Mont Dessura e verso la destra del senso di marcia la Forcella Crespeina (m.2528); la si raggiunge - dopo un tratto in falsopiano ai piedi del versante nord dei Cir - con un’ultima salita a zig-zag. Finalmente, eccoci al cospetto con il grandioso scenario dell’altopiano Gardenaccia / Puez, con l’omonimo rifugio già visibile sull’opposto versante della Vallunga per quanto ancora lontano.
Lasciando a destra la variante che tocca la cima del Sas Ciampac a m.2672 (preso nota per futura gita mirata!), ci si abbassa all’altopiano di Crespeina, ingentilito dalla chiazza azzurra dell’omonimo lago. Il successivo valico, la Forcella Ciampei a quota 2366, è un crocevia di più itinerari e luogo spettacolare che merita una sosta per i vasti panorami in ogni direzione: sulla sinistra si può scendere in Val Culea e poi in Vallunga, a destra si cala ripidamente al laghetto di Ciampei e, volendo, alla via normale di salita al Sassongher, mentre la nostra escursione prosegue verso nord e, dopo un tratto incassato in salita, ci si immette nel cuore della Gardenaccia. Il sentiero, qui a lungo pianeggiante in ambiente apertissimo, descrive un ampio arco offrendo attraverso diverse spaccature belle vedute sulla sottostante interminabile Vallunga finché, aggirata una spalla rocciosa, si giunge al pianoro erboso sul quale sorgono il vecchio e nuovo Rifugio Puez (m.2475) ai piedi delle cime omonime. Dalla partenza sono passate tre ore e mezza, comprensive delle varie soste contemplative e fotografiche.
Doverosa sosta pranzo di circa un’ora e si intraprende la via del ritorno: c’è ancora parecchio da sgambettare! Si ripercorre per un tratto il sentiero dell’andata, fino a un bivio con evidente segnalazione “Gardenaccia”. Ci fa lungamente compagnia, sulla sinistra, quella curiosità geologica che è il Col de la Soné, una piramide ghiaiosa quotata 2633 che sembra quasi un corpo estraneo nel contesto circostante.
Lo scollinamento definitivo avviene al Passo di Gardenaccia, punto più alto dell’itinerario (m.2548) e vero e proprio luogo magico dal quale non ci si staccherebbe mai: dietro di noi, l’altopiano Puez / Gardenaccia, fino al lontano ma inconfondibie Sciliar, a destra il Sassongher e lo spallone del Para da Giai, di fronte - al di là del solco della Badia - la lunghissima sfilata che comprende Sass d’la Crusc, Lavarella, Conturines, Lagazuoi, Tofane, Croda da Lago, Settsass, Antelao, Pelmo… basta così´
Ma l’estetica deve lasciare posto alla realtà pratica: è evidente che non arriverò in tempo all’ultima corsa della seggiovia delle 17.30 e mi aspetta una discesa di 1100 metri di quota. Ci si abbassa in un’alternanza di prato, mughi e massi di frana fra i quali non manca qualche tratto accidentato e ci vuole un’altra ora e un quarto per raggiungere il Rifugio Gardenaccia (m.2050). Sono le 17.15 e la stazione a monte della seggiovia dista da qui mezz’ora, nemmeno il caso di provarci, i tempi delle corse sono passati da un pezzo; un quarto d’ora di relax, cambio della maglietta fradicia, una birretta consolatoria e… giù per la direttissima, una gola scoscesa per fortuna agevolata da frequenti corrimano e gradoni in legno. Segue una lunga carrareccia nel bosco, un tratto monotono del quale a fine giornata si farebbe volentieri a meno che porta infine a La Villa.
Al netto delle soste, ho camminato per sette ore: ma ne è valsa la pena per la varietà del paesaggio e per il senso dei grandi spazi montani che pochi altri luoghi trasmettono in misura altrettanto potente.

3. A SPASSO SUL COL ALT
Dopo la maratona di ieri, che cosa c’è di meglio che una bella passeggiata defatigante fra meravigliosi prati fioriti, con vastissimi panorami e solo l’imbarazzo della scelta fra le tante baite in cui fare sosta´
Il Col Alt è una delle escursioni “classiche” da Corvara, adattissima ai bambini e ai modesti camminatori grazie ai dislivelli moderati e alla possibilità di “tarare” la durata della gita sulle proprie caratteristiche: nessun punto dell’altopiano dista infatti più di un’ora e un quarto dalle stazioni a monte dei quattro impianti di risalita che vi affluiscono.
Non descriverò quindi un percorso in particolare, dato che ciascuno può crearsi il proprio anche modificandolo in corso d’opera per esigenze quali stanchezza, fame, sete, mutare delle condizioni meteo o altro. Quale che sia l’itinerario, si ammireranno dalle varie prospettive magnifici panorami sul Sassongher, la Marmolada, il Gruppo di Sella, il Sass d’la Crusc / Lavarella / Conturines (come dire, l’eccellenza della montagna dolomitica), nonché sui paesi di fondovalle.
Trovo però utile riferire qualche notizia pratica, in primis l’elenco degli impianti, ricordando che la Mountain Pass (è proprio il suo bello!) consente di personalizzare “sul campo” l’itinerario, ad esempio salendo da una località e scendendo da un’altra, dove si troverà sempre un autobus che riporterà alla localtà di soggiorno.
1. Corvara - Col Alt in due tronchi (funivia+seggiovia), da quota 1550 a 2040;
2. Planac (3km a sud di Corvara in direzione del Passo di Campolongo) - Punta Trieste, da quota 1711 a 2028; in 20 minuti a piedi si sale a Pralongià;
3. San Cassiano - Piz Sorega, da quota 1524 a 2002;
4. La Villa - Piz La Ila, da quota 1427 a 2078; in stagione sciistica, la discesa è la famosa Gran Risa, un delle più prestigiose piste “nere” dell’ambito dolomitico.

Per altre escursioni e altri magnifici scenari della Val Badia e dei dintorni, appuntamento alla seconda parte del resoconto: stesso titolo e ovviamente stesso sito: Cisonostato!

 

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