Abbiamo iniziato a pensare al viaggio in Perù per il nostro matrimonio perché ci piaceva il Machu Picchu, pensando che avremmo integrato la tappa con qualche altra Regione del Sudamerica. Ma ben presto abbiamo scoperto che attorno al Machu Picchu esisteva un Paese straordinariamente ricco di posti da visitare, rovine da scoprire, paesaggi da ammirare, gusti da provare…
Abbiamo così scelto di rimanere solo in Perù e usare le nostre settimane di vacanza per visitarlo il più a fondo possibile, inserendo poi una piccola tappa per rifarci delle fatiche, una settimana di mare a Los Roques, in Venezuela. Abbiamo trovato un tour operator in internet, che ci è sembrata da subito affidabile e cordiale: www.peruresponsabile.it. Abbiamo concordato insieme le tappe e ci hanno organizzato giorno per giorno il viaggio, affidandoci alle cure di diverse guide locali (che parlano italiano) e che ci hanno portato a visitare i migliori ristoranti non turistici, e che con la passione per il loro Paese ci hanno passato tutto l’amore possibile per questa terra meravigliosa. Senza di loro non sarebbe stata assolutamente la stessa cosa.
Il nostro viaggio è iniziato a Lima, ovviamente, tappa obbligatoria, città in cui siamo tornati più volte nei nostri peregrinaggi per spostarci da una parte all’altra del Paese. Il nostro albergo era nella parte più residenziale, turistica e ben curata della metropoli (Miraflores), ma in generale non ci è piaciuta per niente. Il traffico è a dir poco allucinante, mai visto niente di simile in Europa; la città è molto grigia e caotica. L’unica parte carina è il centro, in cui è possibile anche trovare un caffè decente.
Ci siamo spostati poi verso Trujillo e Chiclayo, nel nord, con un primo assaggio di Panamericana, che ti lascia senza fiato per i paesaggi quasi lunari che ci sono sulla costa, per visitare alcuni tra i più bei siti archeologici che io abbia mai visto: Huaca del Sole e della Luna, Huaca Cao, Chan Chan, la Huaca dove è stato ritrovato il signore di Sipan…il nord è davvero magico, poco frequentato dai turisti, e i siti regalano un’atmosfera unica. La guida ci ha affascinato con il racconto della loro storia e ci ha fatto comprendere quante altre civiltà siano esistite oltre gli Inca, quale sia stato il loro sviluppo e quanto siano state importanti. Un vero peccato è lo scoprire che molti siti ancora non sono stati portati alla luce perché mancano i fondi e che sono stati rovinati dalle condizioni meteorologiche (il Nino è davvero devastante) o dai tombaroli.
Bellissimi in Perù anche i musei (oddio, non tutti…quello sul signore di Sipan è il migliore visto, curatissimo; quelli di Cusco lasciano abbastanza a desiderare). Nota super positiva: il cibo è SQUISITO e molto abbondante. Basti dire che siamo delle buone forchette, ma una colazione light e un pasto al giorno erano più che sufficienti per farci sentire sempre e comunque sazi. Carne, milioni di tipi di patate e di mais, frutta sconosciuta….e chi più ne ha più ne metta.
Dopo il viaggio al nord, ci siamo diretti verso la riserva naturale di Paracas, che ingenuamente pensavamo simile alle riserve naturali europee. E invece. Siamo rimasti senza parole di fronte al primo deserto della nostra vita: immenso, con scogliere sul mare, colori che al tramonto erano talmente belli da commuovere, ed un silenzio irreale. Certo poi averlo visitato con un 4x4 ed un folle come noi alla guida che aveva canzoni di Brusco nell’autoradio e ci faceva salire e scendere dalle dune...è stato il top. Non avremmo potuto desiderare di meglio! E la sera abbiamo bevuto il miglior Pisco Sour del mondo!! Il giorno dopo abbiamo visitato le Isole Ballestas (riserva naturale per un tot di specie di uccelli….sinceramente una levataccia che mi sarei evitata). Abbiamo poi visitato le famose linee di Nasca, oggi molto più sicure che in passato. Costicchiano e conviene prenotarle con largo anticipo, ma valgono la pena…quando cominci a vederle…il fatto è che non si sa se aspettarsi un disegno di 20m o di 200m e quindi all’inizio identificare le figure non è così semplice; una volta che si hanno le proporzioni però lo spettacolo è sbalorditivo. Confermo il consiglio che avevo letto di non mangiare né bere troppo prima del decollo; l’aereo è molto piccolo ed effettua molte evoluzioni per far vedere bene i disegni. Lo stesso giorno delle linee abbiamo fatto la gita in dune buggy, molto divertente e PORTATEVI UNA GIACCA A VENTO!! Nonostante il super caldo diurno, la dune buggy ha solo un telaio, senza finestrini, e la sera il vento si fa davvero molto sentire. Occhio ai sassi. Abbiamo fatto anche il surf sulle dune…spettacolare!!! Ci si ritrova la sabbia OVUNQUE, ma è davvero divertente.
Nasca è stata la nostra ultima tappa costiera; con la Cruz del Sur (servizio di bus notturno) siamo arrivati ad Arequipa. Il bus si è rivelato anche più comodo dell’aereo intercontinentale per dormire! Ad Arequipa abbiamo visitato il convento di Santa Catalina, il museo della mummia Huanita…la città è carina, abbastanza grande e si mangia molto bene. Importante: rimanere in centro, la sera. Siamo poi passati a Chivay, in macchina, salendo fino a 5.000m; qui il mal d’altitudine ha cominciato un po’ a farsi sentire, ma non esageratamente. A parte un gran fiatone, siamo riusciti a mangiare e dormire tranquillamente. Stranissima la montagna, molto brulla e senza neve, con numerosi pascoli di lama e alpaca, molto diversa dai boschi e dai ghiacciai a cui siamo abituati. Abbiamo visitato il Canon del Colca con i suoi spettacolari e giganteschi condor e le terme di Chivay. Ottimi luoghi comunque per assaggiare le famose foglia di coca/bere il mate de coca e muna e per fare shopping di lana di alpaca!
Nei giorni successivi ci siamo spostati a Cusco, dove abbiamo passato qualche notte, perché da lì ci si poteva spostare per vedere molte “attrazioni”: Machu Picchu, Ollantaytambo, musei locali, Tambomachay, Puca Pucara…la città è molto carina ma superturistica, assomiglia ad un posto turistico occidentale. Vasta scelta di locali, ristoranti, ecc. buona anche la pizza! Abbiamo alloggiato al Caith, una struttura fondata da una italiana (la grandissima Vittoria) in cui trovano alloggio ragazze e donne che sono state strappate ad una condizione di schiavitù come collaboratrici domestiche e aiutano a gestire questo albergo. Il posto è davvero carino, comodo, si può cenare nella grande cucina con loro e l’atmosfera è proprio quella di casa: consigliatissimo. Da segnalare a Cusco anche il mercato di San Pedro e i suoi ottimi frullati di frutta.
Da non perdere assolutamente: Ollantaytambo (stupenda!), le saline di Maras e i terrazzamenti di Moray, nonché il posto più impronunciabile di tutto il Perù, ovvero Sacsayhuamán. Anche qui è importante avere una buona guida che sappia dove andare (spesso i posti non sono ben indicati) e che ti sappia raccontare la storia del posto, che altrimenti perderebbe gran parte del suo fascino, come ad esempio Qenqo, altro magico sito Inca.
Machu Picchu ovviamente merita una menzione a parte. Il viaggio con il trenino è bello per i paesaggi, mente la città di Aguas Calientes è davvero brutta: un’accozzaglia di ristoranti e negozietti per turisti e basta; è giusto una città dormitorio per chi va al più famoso sito Inca.
La sveglia conviene puntarla davvero presto e andare col primissimo bus disponibile, così non si perde tempo; il posto là è supera affollato, un bel po’ di coda per entrare, ressa. Da annotare che sul passaporto si può fare il timbro del sito! L’atmosfera è magica, irreale; quando siamo andati noi il tempo non era bello: nebbioso e piovoso, alle 06,30, ed eravamo arrabbiati perché non si vedeva nulla. Ma dopo un’oretta le nuvole hanno cominciato ad alzarsi lentamente, per svelare un paesaggio mozzafiato: montagne rigogliosissime (d’altronde si è vicini all’amazzonia), alta umidità, colori splendidi. La temperatura, nonostante i 2.500m, si è alzata parecchio. Bellissimi i lama e gli alpaca liberi e felici. Nel nostro biglietto era compresa anche la “scalata” dell’Huayna Picchu, una montagna laterale al sito, da cui si possono fare delle gran foto. Dicono di non tentare l’impresa se si soffre di vertigini, anche perché le protezioni laterali non sono granchè, ma io ne soffro parecchio e NON sono particolarmente allenata, ma sono riuscita ugualmente…o quasi. A dieci minuti dalla cima mi sono rifiutata di proseguire perché in effetti l’altezza era troppa per me, ma è stata una gran esperienza comunque. Importante: sull’Huayna Picchu sono ammesse 400 persone al giorno, quindi se si vuole salire occorre prenotare moooooolto tempo prima.
Ultima tappa peruviana: riserva amazzonica di Tambopata. Forse la tappa che ci è piaciuta di meno, un po’ per l’organizzazione un po’ raffazzonata dell’agenzia certe volte (non la nostra principale, ma quella a cui loro si sono appoggiati), un po’ perché abbiamo visto molte più diversità dall’Europa per esempio nel deserto o nei siti archeologici che non nella foresta. Certo, flora e fauna sono diverse, ma non così tremendamente differenti rispetto a quanto ci aspettassimo.
L’ultima settimana del nostro viaggio l’abbiamo passata all’arcipelago di Los Roques, ottimo per un po’ di relax, snorkeling e mare stupendo, nonché tanto pesce da mangiare! L’unica cosa negativa è il farsi il segno della croce quando si fa il viaggio da Caracas all’isola, perché l’aereo è davvero davvero piccolo.
Note generali: si mangia benissimo ovunque, dalla carne al pesce, alla frutta, ai mille tipi di patate e di mais, il Pisco Sour che purtroppo in Italia è poco diffuso, la Chicha morada (bevanda analcolica che sa di sangria, fatta col mais viola), il Caldo de Gallina, la carne di alpaca e di porcellino d’India, i frullati di frutta MAGNIFICI…la svolta poi è l’avere a disposizione guide locali, che ti portano nei posti non turistici e ti fanno conoscere il vero Perù. Insomma, dopo questo viaggio, ci si rende conto che non esiste solo il mal d’Africa, ma anche il mal di Perù!
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- 14/10/2014
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