Non solo Venezia

In visita guidata tra le meraviglie della Serenissima

Dopo un periodo un po’ malinconico, non c’è niente di meglio che passare tre giorni a Venezia, città nella quale l’attenzione è catturata da mille spunti, inquadrature insolite e una luce particolare; davvero non c’è tempo per pensare ad altro se non ad immagazzinare il più possibile dell’esperienza di visita nella mente e negli occhi.
In compagnia delle due amiche di scuola e del cuore e facendo parte di un gruppo organizzato di 38 persone partiamo lunedì 19/9/2005 da Cremona alle 6.25 in treno per Brescia, dove troviamo la coincidenza per Venezia; l’Eurostar arriva a destinazione alle 9.50. Il rientro è previsto per mercoledì 21/9 con partenza da Venezia alle ore 18.48 e arrivo a Cremona alle 22.28.

Suggerimenti: per la visita delle chiese esiste una card che ne raggruppa 15 e ha la validità di 1 anno, senz’altro consigliabile l’acquisto anche perché questi monumenti custodiscono numerose e notevoli opere artistiche.
E’ facilissimo reperire suggerimenti e consigli in Internet o sulle principali guide; l’unica cosa che mi sento di consigliare è di evitare di passare poche ore in città, ma è meglio decidersi, potendolo, per un soggiorno di qualche giorno per ammortizzare i costi e andare alla scoperta di quegli angoli che un turismo frettoloso ignora; infatti andando per esempio solo per una domenica si finisce per ritrovarsi sempre e solamente in piazza S. Marco o giù di lì.Lunedì 19/9
Deposti velocemente i bagagli, siamo pronti per iniziare la visita della città con la premessa non secondaria che per tutti si tratta di un ritorno. Attraversiamo il Canale di Cannaregio e percorriamo le caratteristiche calli del Ghetto, passaggi veramente stretti, delimitati da alte costruzioni che permettevano di ospitare sempre più persone, ultimi arrivati, innalzando piani alle abitazioni preesistenti; è rimasto nel Ghetto un unico negozio di pane e dolci ebraici; cinque sono le sinagoghe che tuttavia hanno scarsa visibilità esterna.
Di primo mattino proseguiamo con le visite guidate delle seguenti chiese:
* S. Alvise, che deriva il nome da Ludovico o Luigi D’Angiò, che divenne vescovo a 22 anni e morì nell’anno seguente. Decorata da G.B. Tiepolo, vi si trova il trittico cosiddetto della Via Crucis, con la splendida tela della salita al Calvario.
* S. Maria dell’Orto, già S. Cristoforo, della cui statua la facciata è ornata, deve la denominazione alla Madonna col Bambino, medievale, che si trova in sacrestia, ritrovata in un orto e ritenuta miracolosa. All’interno le opere del Tintoretto e il busto in terracotta ad indicare la sepoltura del pittore, e la pietra tombale del fratello.
* S. Maria dei Miracoli, edificio ricoperto da marmi dai colori delicati, deriva il nome dal quadro del ‘400 della Madonna ivi conservato e ritenuto miracoloso.
* S. Maria Formosa.
Delle ultime due chiese elencate ci limitiamo a vedere gli esterni.
Per la brevissima pausa pranzo giungiamo nelle vicinanze di piazza S. Marco ormai invasa dall’acqua alta, la prima della stagione. Per noi costituisce un diversivo non troppo spiacevole, tuttavia, non volendo, come alcuni turisti fanno, immergere le estremità direttamente in acqua, perdiamo un po’ di tempo in fila per salire sulle passerelle prontamente allestite.
Appuntamento con una seconda guida per la visita di Palazzo Ducale. Oltre all’itinerario tradizionale che ci conduce attraverso le sale, alla cui decorazione hanno lavorato i maggiori artisti veneti del momento, e dove si sono intessute le vicende della Repubblica, percorriamo un itinerario segreto estremamente interessante che consente di vedere i locali adibiti alla Cancelleria, agli archivi, la sala della tortura, i piombi ovvero le carceri che si trovavano proprio sotto il tetto e in cui fu imprigionato Casanova e la scala da cui fuggì. La guida non tralascia di narrare la storia leggendaria che gli consentì la fuga. Infine vediamo l’armeria e le capriate che prodigiosamente sostengono e collegano il tetto e il soffitto della sala del Gran Consiglio.

Martedì 20/9
Il programma della giornata è veramente intenso; iniziamo con la visita dell’Accademia, dove necessariamente ci soffermiamo solo ad ammirare i grandi capolavori. Di Gentile Bellini, la processione della Confraternita di S. Giovanni; il ciclo di S. Orsola di Carpaccio; le Madonne di Giovanni Bellini; il ponte in legno di Rialto di Vittore Carpaccio; la saletta di Giorgione; l’ultimo Tiziano dipinto per la chiesa dei Frari.
Poiché non voglio né posso sostituirmi ad una qualsiasi guida, mi limiterò ad elencare le tappe successive della visita:
* la chiesa di S. Stefano degli Agostiniani, con un bellissimo soffitto ligneo a carena di nave, chiostro del XVI secolo e il campanile inclinato. L’omonimo campo ospita alcune opere di arte moderna, installazioni della Biennale.
* Gesuati ovvero S. Maria del Rosario con il soffitto che si deve a Gianbattista Tiepolo; la chiesa, che costituisce realmente un inno alla recita della preghiera del Rosario, con i tondi dedicati ai 15 misteri, custodisce una Madonna vestita, l’unica rimasta nelle chiese veneziane.
* S. Maria del Giglio con la fastosa facciata, sulla quale troneggiano i membri della famiglia Barbaro cui si deve la costruzione. Elementi estremamente originali della facciata sono le sculture in rilievo che illustrano le città fortificate in cui i Barbaro svolsero funzioni diplomatiche come Roma, Corfù ecc.
Costeggiamo il Teatro La Fenice e ne vediamo lo splendente ingresso.
Al pomeriggio:
* S. Sebastiano, la chiesa di Paolo Veronese
* Scuola dei Carmini. Scuole erano dette le Confraternite che furono numerose e fiorenti tanto da offrire importanti commissioni ai più celebri artisti dell’epoca. L’impianto della costruzione è sempre uguale ed è costituito da una grande sala a piano terreno che ospitava i pellegrini o la popolazione che veniva assistita, un’importante scalone (splendida la decorazione a stucchi dello scalone dei Carmini) che conduceva al piano nobile dove si trovava la sala riservata ai membri della Confraternita e che racchiudeva come uno scrigno prezioso le più importanti opere d’arte. Inizialmente ai Carmini le donne della Confraternita confezionavano, per sovvenzionare le opere di carità, gli scapolari che ricorrono nella decorazione e nell’affresco del soffitto del salone superiore capolavoro di G. B. Tiepolo. La tradizione e la devozione dello scapolare è tuttora conservata ed è possibile acquistarlo presso la chiesa degli Scalzi, che sorge vicino alla stazione.
* Il Campo S. Margherita è zona da sempre di mercato e curiosa è la lastra che riporta le misure delle differenti specie di pesce che si possono vendere.
* Scuola di S. Rocco, ospita uno dei cicli più importanti della pittura italiana, realizzato in oltre 20 anni dal Tintoretto. Curiosa la biblioteca in tromp-l’oeil con le sculture barocche del Pianta che firma in maniera curiosa la propria opera.
* S. Maria Gloriosa dei Frari, la chiesa scelta da Tiziano per esservi sepolto dopo che per la stessa aveva dipinto i capolavori dell’Assunta e della Madonna di Ca’ Pesaro. Il sogno del pittore non si è avverato perché essendo morto di peste fu seppellito in una fossa comune. In fondo alla chiesa si trova il mausoleo di Tiziano eretto nel 1836 e di fronte il monumento al Canova eseguito da allievi sulla base di un progetto preparato per la tomba di Tiziano. Canova è sepolto a Possagno, ma il cuore dell’artista è custodito in un’urna di porfido posta all’interno di questa piramide. Essendo un gruppo cremonese non possiamo proprio esimerci dal sostare davanti alla terza tomba dei Frari, quella di Claudio Monteverdi che si trova nella cappella dei Lombardi e che, a detta della nostra Guida, ha sempre un fiore fresco.
* Scuola di S. Giovanni: dotati di una buona dose di fortuna riusciamo a entrare nella scuola di S. Giovanni Evangelista attraversando lo splendido portale marmoreo sormontato dall’aquila; è il primo giorno di apertura!
Dopo cena non ancora paghe delle visite compiute raggiungiamo a piedi il ponte di Rialto e successivamente in vaporino arriviamo a piazza S. Marco per goderci lo spettacolo della piazza illuminata. Ci sono alcuni spettacoli musicali in piazza, c’è la luna piena e l’aria è mite, arriviamo fino al Ponte dei Sospiri. Sempre noi tre solidali e complici diamo ancora un rapido sguardo alla laguna e al profilo dell’isola di S. Giorgio e poi ci imbarchiamo di nuovo per raggiungere piazzale Roma. Il percorso del ritorno ce lo godiamo sedute all’aperto per vedere la meravigliosa sfilata dei palazzi del Canal Grande. Rientriamo in albergo a mezzanotte con la soddisfazione di aver trascorso una giornata che rimarrà nei nostri ricordi.

Mercoledì 21/9
È il nostro terzo e ultimo giorno e climaticamente il migliore, la giornata più adatta per la nostra destinazione: le isole della laguna. Ci ritroviamo davanti al giardino Papadopoli per l’imbarco fissato alle 9.
Isola di Murano: occupata dalle fornaci dei vetrai qui trasferiti nel 1291 per allontanare il rischio d’incendi; del resto i veneziani si preoccuparono sempre molto del rischio del fuoco tanto da inventare il tipico camino rotondo che ormai sta sempre più scomparendo dal profilo della città. Visita dell’antica pieve Ss. Maria e Donato con pavimento e abside a mosaico e S. Pietro martire con la grande pala del doge Barbarigo di Giovanni Bellini e i dossali lignei della sagrestia. Passiamo il canale di Marabutto, l’isola di Burano e siamo a Torcello. Invasa dai turisti non è proprio come sognavo di trovarla dopo averne più volte visto l’immagine in bianco e nero sul volume “Venezia” del T.C.I., edizione 1978, con la seguente didascalia: “il campanile di Torcello nella remota solitudine della laguna”. In compenso però la salita sul campanile di S. Maria Assunta mi regala una splendida vista sulla laguna a 360°. Un’esperienza irrinunciabile!
A Burano sosta per un veloce spuntino e poi un giro ad ammirare le coloratissime case dei pescatori e delle merlettaie, che non vedo all’opera, considerato l’orario del pranzo, gli unici a girare sono i turisti alla ricerca di qualcosa da mangiare.
Ritornando a Venezia sostiamo nella silenziosa (questa si) isola di S. Francesco del Deserto. Il nome è dovuto proprio al fatto che S. Francesco di ritorno da un viaggio si sarebbe fermato sull’isola, all’apparenza deserta, presso alcuni monaci suoi seguaci che qui vivevano; tuttora vi sorge solo un Monastero abitato da cinque monaci. Visitiamo la chiesa e il chiostro e ci soffermiamo in un punto panoramico ad ammirare l’isola di Burano e il profilo di Venezia.
Durante il rientro a Venezia costeggiamo le isole della laguna (S. Michele, S. Lazzaro degli Armeni col campanile a cipolla, il Lido) e via via ci addentriamo nel panorama cittadino, scorrono: il sestiere di Castello, l’installazione luminosa della Biennale, i giardini, l’Arsenale, la scuola navale Morosini, la chiesa di Vivaldi, S. Giorgio Maggiore e il Redentore di Palladio, il bacino di S. Marco, la Salute, il Molino Stucky tutto ingabbiato.
E’ finito il nostro soggiorno, recuperiamo il bagaglio e raggiungiamo sempre e rigorosamente a piedi la stazione di S. Lucia con l’intima promessa di tornare presto.

Conclusione: sono rimasta piacevolmente sorpresa nel ritrovare la città più pulita e più accogliente. Molti ancora i turisti anche se erano giorni feriali e le scuole già riaperte e le attività riprese dopo la pausa estiva.All’arrivo alla stazione di S. Lucia ci dirigiamo immediatamente alla Casa S. Andrea che si affaccia sul canale di S. Chiara, nelle vicinanze di piazzale Roma, dove pernotteremo per due notti. (Indirizzo: S. Croce 495/B 30135 Venezia – tel. 041 2770945, fax 041 2776429, E-mail info@casasantandrea.it).Vocaboli veneziani
Imparo dalle Guide alcuni termini particolari:
* barena: isolotto di terra che affiora in laguna
* briccole: sono i pali infitti in laguna e uniti a tre. Delimitano i tratti navigabili e sono spessissimo trespoli per i gabbiani; la profondità media della laguna è di 30 - 40 cm., la profondità media dei canali è di 4 - 5 m.
* cavana: riparo per barche ricoperto ad arco; percorrendo il rio terrà si vedono tuttora gli archi delle cavane interrate
* forcole: scalmi delle gondole divisi in 6 parti che rappresentano i 6 sestieri in cui è suddivisa la città.
* squero: luogo dove si riparano le barche secondo la tradizione, ne è rimasto uno solo.

Acquisti: a Burano i tipici biscotti al burro a forma di esse o di ciambelline. Quanto ai merletti quasi non ho il tempo di soffermarmi ad ammirarli, ma mi consola il fatto di saperli fare.
Presso i Monaci degli Scalzi, oltre allo Scapolare è possibile acquistare l’estratto di melissa.

4 commenti in “Non solo Venezia
  1. Avatar commento
    Etta
    20/12/2009 10:02

    su tre giorni in totale non disponevo di più tempo, ma come dice il proverbio "piuttosto che niente, meglio piuttosto" e poi si può sempre tornare! Etta

  2. Avatar commento
    armando c.
    19/12/2009 19:05

    Se ho letto bene... Murano, Burano, Torcello e S. Francesco del deserto in un solo giorno? Scusate, ma nemmeno se mi pagano!!

  3. Avatar commento
    xaluvdsy yfweu
    25/08/2007 22:05

    juwvtmxc ulhbxgk pocsave voam vgyzwi bekmrviwq kqvnjafi

  4. Avatar commento
    occhidigatto
    09/12/2005 12:13

    Sempre precisissima la nostra Etta!!!! Complimenti anche x le belle foto...

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