Il Monte Piana è una meta assolutamente consigliata per chiunque soggiorni nell’area Cortina - Misurina - Val Pusteria, ma anche nel più esteso ambito delle Valli di Trentino e Alto Adige. Irrinunciabile per gli appassionati dei luoghi della Prima Guerra Mondiale, risulterà istruttiva come testimonianza della dura vita di trincea e della vanità di tutte le guerre anche per chi non sia spinto da un interesse specifico.
La morfologia della montagna è particolare e sembra quasi un corpo estraneo rispetto ai gruppi dolomitici che la circondano. Si tratta infatti di un massiccio la cui sommità è un “panettone” erboso praticamente pianeggiante che presenta due cime, il Monte Piana a sud (m.2325) e il Monte Piano a nord (m.2320), denominazione data dagli Austriaci che la occuparono durante la Grande Guerra, divise dalla depressione denominata Forcella dei Castrati a quota 2201.
Sono due le motivazioni (entrambe ottime) per una visita non frettolosa:
1. panoramica: Monte Piana offre un panorama a 360° difficilmente riscontrabile da altri celebrati belvederi dolomitici. La vista spazia sul gruppo Popena-Cristallo, Tofane, Croda Rossa d’Ampezzo, Picco di Vallandro, gruppo Rondoi-Baranci, Tre Scarperi, Lastron dei Scarperi, Paterno, Croda Passaporto, Tre Cime di Lavaredo, Croda dei Toni, Cadini di Misurina, Antelao, Sorapìss.
2. storica: Monte Piana è oggi un vero e proprio Museo storico all’aperto, grazie a un volontariato impegnato dai primi anni Ottanta in avanti nella cura dei sentieri che toccano i luoghi occupati dai due eserciti che per due anni qui si fronteggiarono.
Da non perdere
LA GRANDE GUERRA
Una breve sintesi degli eventi bellici, evitando trattazioni approfondite e tecniche che esulano dallo scopo divulgativo di questo articolo. Per chi voglia saperne di più, esiste un’infinita letteratura, sia cartacea sia sul Web: molto documentato è il libretto di 184 pagine “Monte Piana - Storia, escursioni e paesaggio” di Walther Schaumann, reperibile in zona al prezzo di €14.
Alla dichiarazione di guerra dell'Italia all'Austria-Ungheria del 24 maggio 1915, del Monte Piana con le valli circostanti fu subito individuato l’alto valore strategico, destinandovi forti contingenti del Regio Esercito, principalmente plotoni di Alpini che vi si insediarono immediatamente.
Ben presto entrarono in azione le artiglierie austroungariche piazzate su Monte Rudo (gruppo dei Baranci) e su Monte Specie falciando, tra gli altri, alcuni Alpini impegnati nella costruzione della strada da Misurina; furono le prime vittime di una guerra di logoramento che fra il 1915 e il 1917 provocò circa 14.000 morti di entrambi gli schieramenti. Alla resa dei conti - come del resto accaduto in altri teatri di battaglia quali il Pasubio e il Lagazuoi - i due anni di guerra sul Monte Piana non portarono a sostanziali scostamenti della linea del fronte: i due contendenti si batterono su pochi chilometri quadrati di terreno, senza mai riuscire a sopraffare l’esercito nemico. Non a caso fu amaramente ribattezzato Monte Pianto.
Le postazioni italiane sul Monte Piana vennero abbandonate solo il 3 novembre 1917, destinate a rinforzare la linea del Monte Grappa nel tentativo di arginare la tragica offensiva austro-ungarica di Caporetto.
COME RAGGIUNGERE MONTE PIANA
Dall’estremità nord del Lago di Misurina, per la precisione dal piazzale antistante l’Hotel Genzianella e il campeggio, parte un servizio di gipponi a intervalli di 20 minuti fra le 9 e le 17 (€6 solo andata e €9 a/r) che in un quarto d’ora salgono al Rifugio Maggiore Angelo Bosi (m.2205): la strada di 6km su un dislivello di 560 metri, oggi asfaltata ma inibita al traffico privato, ricalca il tortuoso itinerario della strada militare costruita durante la Prima Guerra Mondiale, in certi tratti della parte superiore scavata nella roccia.
Ovviamente, nulla vieta di percorrerla a piedi.
Esistono altri due accessi più impegnativi, rispettivamente il Sentiero dei Pionieri da Landro (circa 3 ore, dislivello circa 900 metri, difficoltà EE) e il Sentiero dei Turisti n.6 da Carbonin (analogo dislivello, durata e difficoltà): entrambi sono parzialmente attrezzati ed è opportuno un cordino e due moschettoni per l’autoassicurazione agli infissi.
IL RIFUGIO MAGGIORE ANGELO BOSI
Sul piazzale dell’attuale rifugio erano situate durante la Grande Guerra le baracche del Comando Italiano cui faceva capo quel settore del fronte, che comprensibilmente dopo il termine del conflitto andarono in progressivo degrado.
Nel 1962 Giovanni De Francesch, un appassionato della zona, acquistò il complesso e il terreno promuovendo la costruzione del rifugio dedicandolo alla memoria di Angelo Bosi, il Maggiore che nel 1915 perse la vita durante uno scontro su questa montagna.
Oggi il rifugio offre servizio di ristorante e di ospitalità con una ventina di posti letto.
Sulle pareti esterne dell’edificio sono affisse alcune lapidi commemorative, mentre all'interno è stato allestito un piccolo museo privato che espone reperti, fotografie e documenti della Grande Guerra.
A fianco del rifugio venne inoltre costruita nel 1963 una piccola "Cappella degli Eroi" dedicata ai caduti di Monte Piana.
Dal Rifugio Bosi ha inizio il percorso su sentiero, percorribile solo a piedi, che consente di visitare tutti i siti significativi del Museo all'aperto.
IL MUSEO STORICO ALL’APERTO
Il Monte Piana, teatro di uno scontro durato oltre due anni tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico, è oggi un vero e proprio Museo all'aperto: al contempo un percorso estremamente istruttivo sui campi di battaglia ed occasione per ammirare vastissimi panorami sui circostanti gruppi dolomitici.
Il "Museo Storico all'aperto di Monte Piana" fu allestito tra il 1977 e il 1981 su iniziativa del Colonnello viennese Walther Schaumann e grazie all’operato del gruppo "Amici delle Dolomiti" (Dolomitenfreunde) che provvide alla scrupolosa ricostruzione conforme all’originale di trincee, camminamenti, gallerie, postazioni dell'epoca. Periodicamente ne viene effettuata la manutenzione ad opera della "Fondazione Monte Piana", del "Gruppo Volontari Amici del Piana" e delle Associazioni degli Alpini. In particolare, ogni prima quindicina di agosto, intervengono ricostruendo fedelmente i tratti di muro a secco crollati durante l'inverno, ripristinando le strutture in legno pericolanti, provvedendo alla bonifica dai rifiuti nel rispetto di un sito classificato area protetta, curando la manutenzione dei sentieri e della segnaletica.
Nel 1988, in occasione del 70° anniversario della fine della Grande Guerra, sulla vecchia linea del fronte nei pressi della forcella dei Castrati, fu eretta la "campana dell’amicizia e della concordia" in memoria delle vittime di entrambi gli schieramenti, ma soprattutto come monito per le generazioni successive e per coloro - purtroppo oggi ancora molti - che continuano a reputare la guerra l’unico modo per risolvere le contese.
Il sentiero storico prende le mosse dal citato Rifugio Bosi e può occupare un tempo variabile fra le 2 e le 4 ore a seconda di quanto ciascuno intende soffermarsi sui reperti storici. I relativi 33 siti sono indicati, già da lontano, con paletti sormontati da un segnale tondo giallo che reca un numero progressivo e la descrizione: di volta in volta postazioni, trincee, imbocchi di gallerie, ricoveri, magazzini, osservatori, piazzole per artiglieria, capisaldi, ma anche luoghi per esigenze quotidiane quali rudimentali alloggi, cucine da campo, collettori per l’acqua piovana, posti di medicazione, latrine e così via.
In pratica, i siti dall’1 al 15 sono quelli occupati dall’esercito italiano, i successivi da quello austriaco: la convenzionale linea di demarcazione è la depressione della Forcella dei Castrati, dove le rispettive linee avanzate operavano davvero a distanza “di sguardo”.
Elencare qui tutti i 33 siti e descriverne le destinazioni d’uso sarebbe esercizio arido e sproporzionato al “taglio” di questa trattazione, anche perché, come accennato, ciascuno può personalizzare la visita in relazione al proprio livello di interesse: in questo il visitatore è facilitato da una segnaletica che, oltre a indicare i vari siti, è presente a ogni bivio evidenziando le varianti che presentino qualche difficoltà. Tutta la rete sentieristica è sicura grazie all’assiduo operato delle citate associazioni che ne hanno cura, tuttavia è opportuno un minimo di prudenza, in particolare in prossimità dei bordi dell’altopiano, all’imbocco delle gallerie, all’estremità settentrionale di Monte Piano costituita da un tavolato di roccia incisa da fessure spesso profonde e, ovviamente, in presenza di bambini che non devono mai essere persi di vista.