Mauritania e Senegal, le

Le infinite facce dell’Africa: lungo le piste dell’Ovest

Non è la prima volta che viaggio in moto in questo continente, anzi... Ma più passa il tempo e più mi accorgo che un viaggio in Africa con la moto "non si deve preparare", bisogna partire e come dicono i locali "In Shallah Allah" giorno per giorno affrontarlo sapendo da subito che l'itinerario è facile che venga cambiato, il budget venga sforato e che tutto quello che era stato minuziosamente preparato può subire variazioni incredibili: è detto però che non cambia il fascino di questo paese ed un viaggio in Africa con un proprio mezzo bisogna viverlo.
Itinerario
L'Africa, si sa, è un continente imprevedibile, affascinante per questo motivo, ma pur sempre imprevedibile. Il viaggio ci conduce a Dakar in Senegal attraverso Marocco e Mauritania e nonostante i mesi di preparazione per l'itinerario, le dogane, le piste, il denaro e tutto quello che concerne un viaggio via terra in Africa, la realtà e totalmente e nuovamente diversa.
Da non perdere
Il Marocco è pressochè un trasferimento perchè già visitato precedentemente in altri viaggi, anche se ci fermiamo a Kenitra dove ammiriamo il lago di Sidi Bourhaba, un bel parco con fenicotteri e altre specie di uccelli, la spiaggia di Mehdiya, poi a Marrakech dove è un piacere tornare in piazza Jamel Fna ammirando il minareto di Koutibia, e a Casablanca dove per la prima volta abbiamo ammirato la grande moschea di Hassan II, costruita in soli 5 anni da 5.000 uomini e costata 600 milioni di dollari. E anche Essaouira, con Cap Sim, una spiaggia con dune alte 10 metri che scendono a picco nell’oceano, e Tiznit per visitare il villaggio di Mirlheft affacciato sull’Oceano Atlantico.
È qui che iniziano le sublimi spiagge di sabbia finissima, alcune addirittura percorribili con la moto, che ci portano a Guelmin, la città degli “Uomini blu”, chiamati così a causa della polvere color indaco che, per ripararsi dal sole, si spalmano sulle zone del corpo non coperte da indumenti. Qui regna la tipica atmosfera sahariana, non a caso questo paese viene denominato Bab Sahara ovvero porta del deserto: da qui parte la P41, la strada che conduce in Mauritania. Il Marocco rimane comunque un bellissimo paese che difficilmente stanca chi lo visita.
La parte dell'ex Sahara Spagnolo è per me nuova e non poi così interessante: le città distano circa 400 km. tra loro e il paesaggio in questo lungo tratto di deserto non offre nulla di interessante, anzi è quasi monotono se non per qualche architettura modellata dal vento sulle sponde delle rocce che si affacciano sull’Oceano.
A causa delle tensioni, perlopiù impercettibili, pochi turisti si spingono in questo tratto di Marocco chiamato Polisario, ad eccezione di chi, come noi, ha come meta l' Africa nera. Il collegamento fra le principali città che sono Tan Tan, Layounne e Dahla scorre via veloce, poche situazioni colpiscono l'obbiettivo delle nostre macchine fotografiche, alcuni relitti di navi arenate e poi abbandonate spezzano la monotonia del paesaggio e la linearità delle lunghe spiagge atlantiche.
Le vere mete del viaggio in sè rimangono comunque la Mauritania e il Senegal. Il confine tra Marocco e Mauritania è già una sorpresa, intanto bisogna aspettare che si formi un convoglio (di solito il martedì ed il venerdì): a Dakla, da dove parte, bisogna espletare alcune pratiche (portare due foto, si perdono circa tre ore tra Gendarmeria, polizia e dogana). Il convoglio parte alle 15 circa (un circa molto approssimativo) e i 400 km. che separano Dakla da Nouadibhou prevedono una notte nel deserto. È bene attrezzarsi con un sacco a pelo o una tenda, al contrario potrebbe essere una notte "da dimenticare". I 70 km. che separano il campo dalla dogana sono di pista di sabbia e di pietre, un itinerario molto impegnativo, che si snoda attraverso la fatidica pista minata ben segnalata dai militari di stanza in questo tratto di deserto; io con il mio BMW GS 1150 carico e con passeggero ho impiegato tre ore. Da tenere in considerazione i 45° di agosto e le gomme stradali.
La Mauritania è un “covo di ladroni”, come vengono definiti dai vicini, il Paese delle cose a pagamento, ma soprattutto delle cose ufficiose: è importante non fidarsi di nessuno. L'alternativa al treno per raggiungre Nouakchott rimane la costa, cioè la pista che attraversa il Parc d'Arguin. Questo parco è tra i più importanti al mondo per il bird watching, migliaia di specie di uccelli si possono ammirare nella stagione giusta, non in agosto perchè anche loro sono… “in ferie” in Europa. Ho letto di gente che ha percorso questa pista con Panda 4x4, con Golf vecchio tipo, con dei Peugeot di 10 anni; a noi sono stati presentati 585 km. di sabbia a 50°, pista degna di una Paris-Dakar o di un Rally dei Faraoni, certo affascinante come percorso, ma sempre con il cuore in gola, tanto più se non si è dei "manici" e si ha un BMW 1150 con gomme stradali (perchè mi era stato detto che questa pista era fattibile senza 4x4 e quindi i 5000 km. che ci separano da Dakar erano per lo più di asfalto).
“... il Sahara della Mauritania è un deserto sconosciuto, quasi dimenticato; da sempre crocevia di carovane e bande di predoni Mauri e Tuareg. Nasconde le testimonianze di un importante passato, dalle città nascoste, inghiottite dalle dune, agli antichissimi insediamenti neolitici che il processo di desertificazione sta cancellando, ad una costa dove la sabbia incontra le fredde onde dell’Oceano Atlantico.
Gli ultimi 180 km. si percorrono sul bagnasciuga della spiaggia, altro spettacolo mozzafiato ma bisogna transitare prima delle 17 per evitare la marea che potrebbe essere fatale per la moto. Una volta a Nouakchott, questi due giorni si ricordano con piacere e ci si scherza sopra, ma durante il tragitto si può rischiare anche grosso: chi volesse percorrere questa pista si prepari a una "due giorni" impegnativa. A cose fatte, incontrando altri turisti, ci siamo resi conto che è molto importante trovare una guida che conosca bene il percorso perchè in effetti la pista praticabile esiste e si puo percorrere effettivamente senza 4x4.
Prima di partire visitiamo nei pressi di Nouadibou la spiaggia di Cap Blanc, 20 km. dalla città verso sud; l'attrazione del posto, oltre alle scogliere che si affacciano altissime sull'oceano, sono le foche monache, una colonia di mammiferi simili agli elefanti marini, i cui 120 esemplari che vivono nei dintorni del faro sembrano essere gli ultimi presenti sul pianeta. E' bene recarsi alla spiaggia al mattino presto o al tramonto, viceversa durante il giorno le foche sono in acqua a pescare.
Da Nouakchott ci dirigiamo verso Rosso sul fiume Senegal; prima però è bene fermarsi a St. Louis, città del periodo precoloniale francese, che mantiene il suo fascino particolare dell'epoca ed è comunque un buon riferimento per smaltire le fatiche ed il caldo della traversata sahariana. La dogana a Rosso è particolare, bisogna attraversare il fiume Senegal con una piroga in partenza ogni 30 minuti: anche qui è inutile spiegare l'iter burocratico dei documenti perchè varia di giorno in giorno, da persona a persona e forse "anche dal tempo." Unico accorgimento, è importante arrivare con le vaccinazioni contro la febbre gialla e fare l'assicurazione per il Senegal che comporta il rilascio del Pass Avant, documento richiestissimo ad ogni posto di polizia: è la sostituzione del carnet, quest'ultimo neanche richiesto in Mauritania per la quale era obbligatorio.
Con il Senegal si entra nell'Africa vera, nella cosidetta Africa nera, quella dei paesaggi incredibili, dei colori intensi così come i profumi; le strade molto belle attraversano scene e scenari di vita quotidiana che ti porterebbero a guidare per mille km. Si attraversano paesaggi vivacissimi, la gente è cordiale, disponibile ed interessata nella giusta maniera. Non tutti hanno piacere di essere fotografati ed è bene chiedere prima.
Con grande sorpresa scorgiamo nei pressi di Lougga un cartello con su scritto “Chez Ugo pizza e ristorante italiano”: la tentazione è forte, l'ora è complice e in un attimo siamo seduti ad un tavolo con davanti una pizza degna dell'aggettivo italiana. Il padrone milanese ci racconta del Senegal in particolare del sud, della Casamance dove sembra ci siano dei problemi interni, scopriamo poi dai locali che non è proprio così, e quindi è una zona visitabile e ricca di attrazioni naturali.
I cartelli con su scritto Dakar ci creano sensazioni contrastanti, da una parte il viaggio è arrivato al termine, dall'altra la consapevolezza di avere attraversato una parte di Africa nuova, non per ultimo il pensiero passa al mitico rally che ogni anno arriva al Lake Rose. Attraversiamo Thies, città famosa per i suoi arazzi che non possiamo visitare perchè la fabbrica è chiusa.
Arrivati a Dakar, città caotica all'inverosimile con molti ambulanti insistenti che ti offrono qualsiasi merce e servizio, il mio primo pensiero è quello di contattare lo spedizioniere per il rientro delle moto in Italia. Antrak Senegal è un ottimo riferimento per chi volesse intraprendere un viaggio da queste parti: quasi perplesso, in mezza giornata le moto sono nel container.
Rimangono 3 giorni da dedicare ancora a Dakar e dintorni. Ci organizziamo per un’escursione al delta del Sinè-Sallum, dove le acque dei due fiumi incontrano l'oceano Atlantico: con una piroga risaliamo il delta in direzione di Kaolak attraverso paludi, mangrovie, foreste, dune e isole di sabbia, durante il tragitto è possibile scorgere molti esemplari di pellicani giganti, fenicotteri e altri uccelli acquatici.
Tornati sulla Petite Côte, zona che racchiude le spiagge più belle del Senegal, visitiamo il villaggio dei pescatori di M'Bour e Sali Portugal verso il tramonto, quando è possibile vedere all'opera i pescatori che scaricano il pesce dalle piroghe stracolme. Lungo il percorso molte foreste di baobab, la pianta africana per eccellenza, caratteristica per essere vuota all'interno: ecco la risposta di tanto artigianato in legno, non di baobab ma di ebano. Molti sono i prodotti offerti dall'artigianato locale, dalle statuette alle maschere. Una deviazione anonima nei pressi di Rufisque porta a Lac Retba, più conosciuto come Lac Rose, nome derivante dal colore delle sue acque a causa dell'intensa presenza di sale, 38.5 kg. di sale ogni 100 di acqua. A parte il paesaggio, con dune di sabbia che scendono al lago accompagnate da palmeti mozzafiato, da dove anche qui è possibile ammirare il trattamento del sale scaricato dalle piroghe e asciugato al sole, questo posto è famoso perchè sede dell'ultima tappa della Paris – Dakar. Sfruttiamo tutto il nostro tempo fino all'ultimo visitando l'isola di Gorée, sita a 3 km. da Dakar: un traghetto 3 volte al giorno trasporta passeggeri sull’isola, tristemente famosa perché da qui mezzo secolo fa salpavano per l'America navi cariche di schiavi. E' un luogo molto tranquillo, di strade non asfaltate e senza traffico; rispetto alla vicinissima Dakar il tempo qui sembra si sia fermato.
L'avvicinamento alla terraferma segna per noi la fine del viaggio, negli occhi tante situazioni, alcune anche difficili, alle spalle un viaggio indimenticabile come tutti quelli in moto…
Qualcuno ha scritto che si possono percorrere milioni di km. in una sola vita senza mai scalfire la superficie né imparare nulla dalle genti appena sfiorate. Il senso del viaggio sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare ed è per questo che la quotidianità è e rimane la peculiarità di tutti i miei viaggi.
Note dolenti
Attenzione ad alcune imprecisioni della guida EDT, senza sminuirne la professionalità. Porto due esempi: non è vero che il treno che porta nell'Adrar parte tutti i giorni, o meglio non è vero che tutti i giorni è possibile caricare un automezzo. Il treno che va a Chom è il più lungo del mondo, 5 motrici e 3 km. di vagoni che trasportano il carbone; personalmente mi sono informato per caricare le moto, ma come ho detto non sempre c'è la "piatta" e i passeggeri sono ospitati in uno dei vagoni al posto del carbone.

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